La nuova Urania nascerà nell’agro pontino… La prima opera di (pura?) fantascienza dello scrittore Antonio Pennacchi

3 Maggio 2014 0 Di Ettore Maria Colombo

“La Colonia – si legge sul sito Internet dell gruppo (quasi un ‘caffé letterario’ solo che 2.0…) Anonima Scrittori , sito di cui consigliamo seguire sempre le tracce perché lì, tra tweet, post e link, si trova molto del meglio in circolazione, oggi, nel panorama letterario italiano, asfittico e noioso per storia e per definizione – è un lembo di terra ai confini della galassia”.

 

“I suoi abitanti, pochi, nel deserto e lontani dal mare, sono costretti a vivere secondo princìpi ferrei – continua – . Tutto è regolato da un fantasmagorico potere, invisibile, globale e realissimo, quello della Federazione. Sui giorni e le ore dei coloni aleggia un clima plumbeo talvolta interrotto dai rari e improvvisi quanto fugaci arrivi di un circo. Due divieti assoluti vigono sui coloni: non possono far uso di tabacco e utilizzare petrolio. A spezzare questo clima, a infrangere le due proibizioni, pensano tre bambini in fuga e una donna curiosa e vagheggiante di nostalgia per suo padre. Basterà poco per risvegliare l’ingegnosità, la brama di conquista e di progresso − in realtà mai sopiti del tutto − dei coloni, e il loro desiderio di ribellione”.
Così si ‘chiude’ (e sembrava per sempre) il prologo di un’idea di libro che, nato nel 2007 su sollecitazione di Graziano e Massimiliano Lanzidei dell’Anonima Scrittori in una sorta di laboratorio di scrittura collettiva via web che produrrà, a fasi alterne, due capitoli – uno dei quali pubblicato con il titolo di Cronache da un pianeta abbandonato (sulla rivista letteraria “Nuovi Argomenti”, n. 42, 2008) – e i materiali per un terzo, ma che poi vide esaurirsi la sua spinta inerziale, se non fosse arrivato un autore poliedrico e dalla mente fervida come Antonio Pennacchi.

 

Lo scrittore Antonio Pennacchi al suo tavolo di lavoro.

Lo scrittore Antonio Pennacchi al suo tavolo di lavoro.

Infatti, neppure i nostri ‘venticinque lettori’ di manzoniana memoria, qualora di trovino di fronte a un tale incipit (trattasi, in realtà, di abstract, concetto un po’ diverso…), quello di Storia di Karel (Bompiani, Milano, pp. 352, Euro 18,50), non penserebbero mai che, un po’ ‘banalmente’, il ‘tema’ del libro in questione tratti dell’ennesimo romanzo di fantascienza, magari edito dalla ‘mitica’ collana ‘Urania’ che, nell’Italia degli anni Quaranta e Cinquanta, importò e fece conoscere la prima e migliore letteratura del genere in questione, quella di Oltreoceano. E’ così’. La ‘sorpresa’ sta tutta non solo in un plot (che, in questo caso, sarebbe meglio definire ‘gnommero’ di gaddiana memoria e presto si capirà perché…) narrativo originale e gustoso, ma nello stesso nome del suo autore e creatore. Si tratta qui, infatti, della trama – raccontata per sommi capi, chiaramente – di uno scrittore che risponde, al secolo, al nome di Antonio Pennacchi.

Classe 1950, nativo di Latina, cuore dell’Agro Pontino di mussoliniana forma e struttura, città dove ancora oggi abita e città che ne ha, soprattutto, segnato per sempre l’opera, oltre che la vita, Antonio Pennacchi è stato – ed è – tante cose. Operaio in fabbrica a ‘turni di notte’ fino a cinquant’anni che, a un certo punto, si è ‘scoperto’ scrittore talentuoso e irruento (opera d’esordio Mammut, rifiutato 55 volte da 33 editori, prima di essere accettato da Donzelli 1994, editore con cui pubblicherà, nel 1995, Palude), autore di libri densi e decisivi come Il fasciocomunista (Mondadori, 2001), forse il suo romanzo più famoso, oltre che schiettamente autobiografico e da cui è stato tratto un film felice e famoso, Mio fratello è figlio unico, o di saggi di assoluto fascino narrativo come Shaw 150. Storie di fabbrica e dintorni (2006), Fascio e martello. Viaggio per le città del Duce (Laterza 2008), Canale Mussolini (libro con cui ha vinto il Premio Strega nel 2010), romanzo-saggio che narra tutta la storia della bonifica dell’Agro pontino.

Marito, padre e nonno amorevole (due figli e due nipoti femmine) come pure intellettuale ‘impegnato’ sì ma a modo suo (fascista prima, comunista poi, a un certo punto finiano che si candida alle comunali di Latina con Fli), Pennacchi e’ uno scrittore abbastanza presente, se non ‘onnipresente’. Nei talk show come sulle pagine culturali e non dei giornali per la foga (e la qualità) delle sue polemiche (artistiche, politiche, sociali, etc.), oltre che nelle classifiche dei libri di successo dove, quasi ogni anno,u a sua opera non manca mai. poteva mai, uno’ come Pennacchi, mancare all’appuntamento con un genere letterario (per quanto da sempre sottovalutato, come genere…) come quello della fantascienza? No, certo che non poteva.

Ecco, dunque, che arriva in libreria Storia di Karel a firma, appunto, Antonio Pennacchi. Un romanziere-saggista-polemista focoso e infuocato che torna al romanzo con uno ‘sguardo sul futuro’ (fantascientifico) che si abbatte, tuttavia, impietoso sul nostro presente dimesso e depresso, ma per lanciare un grido di speranza. E che riesce, in questo modo, ad animare un mondo fantastico, popolandolo di personaggi indimenticabili, straordinari, malinconici, sognatori, burberi, eccessivi, sempre e comunque troppo umani. Si va dall’intellettuale Karel all’inventore Foost, dal reverendo Jacob alla flessuosa Ursula, da Erika che ha un marito in cerca di miniere perdute a Sophie, che dal marito è abbandonata. Storia di Karel ha tutta la sensibilità romantica di Antonio Pennacchi, impiantata in un mondo che rende omaggio ai grandi autori della fantascienza, e non solo. Autori-culto che, per Pennacchi come per tutti gli amanti del ‘genere’, hanno i nomi ‘immortali’ di Ray Bradbury, autore di un vero libro-cult (per Pennacchi e non solo) Cronache marziane, Isaac Asimov e molti altri scrittori di fantascienza. Senza dimenticare un ‘passato’ – quello della storia d’Italia – che, nel ‘futuro’ di Pennacchi, ritorna fisso e inamovibile, oltre che minaccioso e turbolento, dal fascismo all’Eni.Un ritorno al futuro, appunto, che sa tanto di ‘fanta-storia’ della nostra Italia.


NB. Questo articolo e’ stato pubblicato sulle pagine culturali del quotidiano Libero nel mese di dicembre del 2013.
il sito ufficiale dello scrittore Antonio Pennacchi