Napolitano soddisfatto del voto resterà per tutto il semestre europeo. Quando, a inizio 2015, si dimetterà in pole position c’è’ Veltroni

Napolitano soddisfatto del voto resterà per tutto il semestre europeo. Quando, a inizio 2015, si dimetterà in pole position c’è’ Veltroni

27 Maggio 2014 0 Di Ettore Maria Colombo

Ieri, in teoria, è stata una giornata ‘normalissima’, per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, passata tra visite e ricevimenti ufficiali. Naturalmente, però, il Capo dello Stato ha letto e valutato i risultati del voto

quirinale colle

Il Colle, Quirinale

Al Quirinale ci si limita a segnalare la “serenità” della sua analisi del voto, ma la soddisfazione per un voto che rafforza l’europeismo dell’Italia e il ruolo dell’Italia in Europa è innegabile. Certo, al Colle “non si tifa per nessuno”, tantomeno ‘contro’ i partiti e i movimenti anti-europeisti, ma la “serenità” che trapela dal Colle è qualcosa di più di uno scampato pericolo. Ogni ipotesi di voto anticipato è stata scongiurata, i ‘nemici’ del Colle hanno perso fiato e forza, le illogiche richieste di impeachment pure. Il premier, Matteo Renzi, fa sapere, durante la conferenza stampa tenuta a palazzo Chigi, di aver “sentito Napolitano”. “Nella riservatezza”, chiosa, ma il contenuto del colloquio traspare, in filigrana, dalle sue stesse parole: “E’ evidente che insieme a Napolitano l’attenzione è sulla fase molto interessante che si apre per l’Italia: guida del semestre Ue, riforme”.
E, appunto, ‘riforme’ e semestre Ue a guida italiana indicano la rotta da seguire e da cui il Capo dello Stato non intende deflettere lungo il 2014. Non intende in alcun modo dimettersi ‘prima’ che l’Italia completi il suo turno di presidenza della Ue, è il concetto che trapela dal Colle: “Qualsiasi altro boatos su dimissioni anticipate sono del tutto privo di fondamento”. L’orizzonte temporale delle dimissioni è stato fissato, informalmente, dallo stesso presidente, alla prima metà del 2015, ma il mese esatto dipenderà da tanti e diversi fattori, interni e internazionali.

‘Prima’, però, il Colle vuole che le riforme tanto promesse e tanto attese si facciano per davvero. Per ‘riforme’ al Colle s’intende la doppia prima lettura della riforma del Senato e del Titolo V (meglio se ‘una’ prima lettura arriverà entro l’estate) mentre sulla riforma della legge elettorale regna già qualche interrogativo. Cosa accadrà, ‘dopo’ e quali sono i candidati ‘papabili’ per la successione?
Uno su tutti è Walter Veltroni. Piace a Renzi, per cui ha fatto una discreta, ma fitta, campagna elettorale, incentrandola tutta sulla figura di Berlinguer di cui ha da poco ricordato la vita e l’impegno con un film e un libro. Piace al centrodestra che non lo ha mai vissuto come un avversario troppo ostile ed è (ancora) un simbolo di rinnovamento sulla scia del nuovo Pd di Renzi. In caduta libera, invece, le quotazioni di Romano Prodi: ha troppi nemici fuori (Berlusconi) ma anche dentro la sinistra (tutta la vecchia guardia Pd) e sarebbe un nome troppo ‘divisivo’. Impossibile, infine, richiamare dal prestigioso incarico di guida della Bce Mario Draghi, che scade nel 2019.

L'ex leader e fondatore del Pd si sente pronto per il Colle...

L’ex leader e fondatore del Pd si sente pronto per il Colle…

Certo, a Renzi piacerebbe un nome del tutto ‘nuovo’, magari una donna, e pure il più ‘giovane’ possibile, ma se le riforme vanno e andranno avanti, come vuole e chiede Napolitano, dovrà accontentarsi del nome condiviso. Quello di Veltroni è, al momento, l’unico disponibile e dal buon identikit.


NB. Questo articolo e’ stato pubblicato il 27 maggio 2014 nelle pagine di politica nazionale del Quotidiano Nazione (Nazione – Giorno – Resto del C.).