Quirinale NEW/2. Numeri da sapere su Grandi elettori, gruppi, maggioranze, franchi tiratori

7 Gennaio 2015 0 Di Ettore Maria Colombo

In breve, ecco alcuni numeri da sapere sulle prossime elezioni per il Quirinale. NB. Numeri di Grandi elettori, maggioranze possibili e franchi tiratori sono aggiornati a oggi, 7 gennaio 2015, grazie agli schemi dei giornali di questi giorni e ai siti ufficiali di Camera e Senato. che riportano la composizione dei gruppi. I delegati regionali vengono nominati dai consigli regionali sulla base delle elezioni regionali più recenti. 

 

 

Il 'tetto' del Quirinale.

Il ‘tetto’ del Quirinale.

I ‘Grandi elettori’. Il collegio elettorale che elegge il presidente della Repubblica è molto speciale sin dalla sua composizione. Consta, ad oggi, di ben 1009 ‘Grandi Elettori’. I parlamentari sono 951, così suddivisi: 630 deputati e 321 senatori. Di questi últimi 315 sono i senatori eletti e cinque senatori a vita già in carica (quattro nominati da Napolitano: Cattaneo, Piano, Rubbia, Monti e uno, Ciampi, in qualità di ex presidente della Repubblica) cui si aggiungerà’ un ‘nuovo’ senatore a vita, il sesto, Napolitano, dal giorno stesso in cui rassegnerà le sue dimissioni. Ai 951 parlamentari vanno aggiunti i 58 delegati eletti da ognuna delle 20 Regioni (tre per ogni regione, tranne la Valle d’Aosta che ne ha uno) in base ai risultati delle elezioni più recenti (l’elezione avviene dentro i rispettivi consigli regionali).
Quorum. E’ fissato dalla Costituzione all’art. 83: maggioranza di due terzi (degli aventi diritto, cioè’ dei 1009 Grandi elettori) nei primi tre scrutini (pari a 673 voti), maggioranza assoluta (505 voti) dal quarto scrutinio in poi.
Consistenza dei vari gruppi. Il Parlamento è molto cambiato, dal 2013 a oggi. Vediamo come e perché. Il gruppo Pd, già forte di suo, è quello cresciuto più di tutti, salendo da 430 delegati a 446 delegati, grazie ai molti ingressi provenienti da Sel e Sc e alla conquista di ben 5 regioni (Abruzzo, Calabria, Piemonte, Sardegna, Friuli). Il gruppo di Forza Italia è crollato dai 211 delegati dell’allora Pdl ai 143 attuali. Un altro gruppo che è collassato è quello dell’M5S: dai 162 delegati del 2013, l’M5S è sceso a 137. Terremoti anche nei gruppi minori. Scelta civica, da 69 delegati, si è frantumata: sono solo 32 i ‘civici’ attuali. Si è semidissolto pure il gruppo Popolari per l’Italia, crollato da 28 a 13 unità. In area centrista infatti va registrata l’altra novità. Ncd, nato dalla scissione del Pdl, che da solo aveva 63 delegati, è salito a 77 delegati grazie alla fusione con l’Udc (Area Popolare). Questo per restare ai partiti maggiori. Tra i gruppi minori figurano: i 15 senatori di Gal, vicini a Forza Italia, i 31 delegati dell’area Autonomie-Estero-Psi-Pli, che votano sempre col governo, 11 non iscritti ad alcuna componente e, di solito iscritti al Misto di Camera e Senato, gli ormai già 23 ex grillini fuoriusciti dall’M5S. Infine, ci sono gli altri gruppi di opposizione. La Lega Nord ha 39 delegati, Fratelli d’Italia 9, SeL 34 (-12 dal 2104).
Maggioranze teoriche, ma possibili. La maggioranza di governo ha, sulla carta, i numeri per eleggersi il nuovo Presidente della Repubblica da sola. Infatti, sommando i delegati di Pd (446), Area popolare (77), Autonomie-Psi (30), Popolari (13) e Sc (32), il totale recita 598 grandi elettori. Un numero di voti ben superiori, dal IV scrutino, alla maggioranza semplice (505). La somma di maggioranza di governo (598 voti) e FI (143) fa addirittura 741 voti. Cifra astronomica che consentirebbe, con un accordo di ferro tra Pd-FI (patto del Nazareno) e alleati minori di governo, a partire da Area popolare, di eleggere il Capo dello Stato già nei primi tre scrutini (675 voti il quorum) a colpo sicuro. Basti pensare che Napolitano fu rieletto con ‘soli’ 738 voti. Il patto del Nazareno versione stretta (Pd+FI) ha invece 589 voti (446 del Pd e 143 di FI). Pochini se si introduce l’altro elemento in campo, quello dei ‘franchi tiratori’.
I ‘franchi tiratori’. Tutti questi calcoli scontano infatti la molto concreta fronda di quasi duecento (e oltre?) ‘franchi tiratori’ provenienti dalle fila di tutti tali partiti. E così divisi: se Renzi può’ contare, nel Pd, di uno zoccolo duro di 250 grandi elettori circa su 446, i dissidenti democrat godono di numeri variabili che vanno dai 150 ai 200, nelle previsioni più nere. Così’ suddivisi: 25-30 dalemiani, 60-80 bersaniani, 10 civatiani, 20 area Cgil, 10 di Fioroni, 10 malpancisti a vario titolo. Più’ una cinquantina di parlamentari che, a seconda del momento e della convenienza, potrebbe passare dalla maggioranza alla minoranza. Dentro FI ci sono i 40-50 parlamentari ribelli guidati da Fitto e sempre più’ numerosi. 20-30 i centristi inquieti presenti in Area popolare, dieci i centristi tra Sc e Popolari. Senza contare il pacchetto dei 20 grillini usciti gia’ dall’M5S è un’altra ventina di grillini dissidenti ma ancora oggi iscritti al partito di Grillo. Ma una maggioranza ‘alternativa’ M5S+Sel+dissidenti Pd (anche fossero 200!) non ha alcuna possibilità’ di eleggere un Capo dello Stato: arriverebbe, al massimo, a 380 voti. in ogni caso, nessuna maggioranza di governo, nella storia repubblicana, ha avuto così tanti grandi elettori, almeno sulla carta e almeno ai blocchi di partenza. Ribadiamo: 598 Grandi elettori solo considerando la maggoranza ‘stretta’ (quasi cento in più sul quorum necessario dal IV scrutinio), 741 se si allarga la maggioranza a FI (+240).


NB. I numeri principali contenuti in questo articolo sono stati pubblicati in un pezzo uscito il 30 dicembre 2014 per Quotidiano nazionale (https://www.quotidiano.net)