DirezionePd/1. Renzi sbriciola l’ipotesi di tregua: “Basta diktat della minoranza” Tesa Direzione del Pd: “;non voglio sentire critiche da chi non vota la fiducia o sfiduciatemi voi”

9 Giugno 2015 0 Di Ettore Maria Colombo

Ieri sera, alla Direzione Pd, è andato in onda ‘Matteo il Terribile’

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Un primo piano di Matteo Renzi

 

Infatti, quando Matteo Renzi sale sul palchetto della Direzione nazionale del Pd alle dieces de la tarde, causa prima il viaggio di ritorno dal G7 e poi la  contestazione di un folto gruppo di insegnanti precari appena fuori dal Nazareno che lo obbligano a entrare da un entrata secondaria, nemmeno inizia a parlare, e già tutti capiscono che l’antifona è quella. ‘Guerra’. Matteo, del resto, aveva già spedito, via sms, ai suoi fedelissimi (Boschi, Lotti, Giachetti e pochi altri, oltre a Guerini, ovviamente), un messaggio definitivo: “Stasera (ieri, ndr.) vado giù dritto per dritto, anzi: sarò cattivo”. Il premier attacca a muso duro i suoi contestatori, esterni e interni. Se la prende, all’inizio, con chi ha contestato il risultato del Pd alle elezioni e criticato la selezione di candidature “tutte scelte con le primarie, e se si fanno le primarie c’è uno che vince, poi il risultato si rispetta, non si scappa via con il pallone” (come ha fatto Pastorino, ndr.).

 

Renzi non vorrebbe fare alcuna ‘analisi del voto’ “perché preferirei di gran lunga parlare di politica” (cioè di riforme), dice, ma poi si lancia in una lunga, puntigliosa analisi del voto e conclude: “Abbiamo vinto le Regionali 5 a 2, abbiamo vinto dieci regioni in un anno e oggi governiamo 17 regioni su 20 e, in particolare, su tutto il Sud”. Poi Renzi passa in rassegna “le tre opposizioni che sono fuori di qui” e che, per lui, sono una peggio dell’altra. Tre opposizioni che il premier elenca e dipinge in modi diversi ma assai sprezzanti.
La prima, l’opposizione della “destra, che c’è, è tornata, manca di un baricentro, ma è guidata nei contenuti dal leghismo antieuro e di ritorno di Salvini”.
Poi c’è l’opposizione di Grillo, che Renzi liquida con poche battute e soprattutto il premier abbatte a colpi di maglio l’opposizione che chiama, con disprezzo, “l’opposizione asociale di Landini, che perderà sempre, ma che si mette insieme Piperno e Scalzone. E’ la storia di una sinistra che anche la sinistra che è qui dentro (quella che viene dal Pci-Pds-Ds, ndr.) ha sempre combattuto, che non può essere la vostra, ma che di certo non sarà mai la mia!”.
Liquidata l’opposizione ‘asociale’ di Landini, elogiato Marchionne, entrato nel merito di alcune riforme crucialie dei possibili ‘miglioramenti’ da apportare ad alcune di esse (scuola e Senato), ma con ritocchi solo parziali. Infine, l’ultima stoccata che anche è un uppercut al volto della minoranza: “basta diktat della minoranza o addirittura di una minoranza della minoranza (e qui ce l’ha per lo più con Fassina e D’Attorre, ndr.)! A me il confronto mi sta bene, ma sul merito, se invece ci si vuole inventare questioni di coscienza in fotocopia per bloccare le riforme, sappiate che non sono io quello, ve ne dovete trovare un altro”.
Infatti, ‘L’ultima minaccia’, come da titolo di vecchio film, di Renzi è proprio questa: “la mia segreteria e il mio temporaneo ruolo di premier hanno senso solo se si fanno le cose, e cioè le riforme. Il mio orizzonte temporale è il 2016 per i referendum sul Senato, il 2017 per il congresso del Pd e il 2018 per le elezioni Politiche”. “Non vi sta bene? Sfiduciatemi in Direzione e in Parlamento” è la sfida finale che Renzi lancia a una platea basita e che, specie in ambito minoranza Pd, si aspettava invece, se non un’offerta di pace, almeno una proposta di armistizio. Invece, il premier ci è andato giu’ duro.
Il dibattito va avanti fino all’una di notte, troppo tardi per registralo qui.
NB. questo articolo è stato pubblicato a pagina 3 del Quotidiano Nazionale il 9 giugno 2015.