Riforme, Berlusconi riapre la porta. Via al ‘mini-patto’ del Nazareno: “Italicum e Senato, se cambiano le votiamo” Torna in auge Verdini?

22 Giugno 2015 0 Di Ettore Maria Colombo
Renzi, Grillo e Berlusconi.

Renzi, Grillo e Berlusconi.

ROMA –  «SE IL PD presentasse in Parlamento qualche miglioramento della legge elettorale o della riforma costituzionale, noi voteremmo a favore di quella norma come voteremmo qualsiasi provvedimento da chiunque proposto che giudicassimo positivo per il Paese». Lo dice, in un’intervista al Giornale in edicola oggi, il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi. In una domenica sonnacchiosa, la notizia viene annacquata dal Cav con una serie di considerazioni sull’universo mondo: «Noi e la Lega andremo insieme alle prossime elezioni», «nascerà un nuovo contenitore di centrodestra», «FI è e resterà all’opposizione», «non ci sarà nessun Nazareno bis», etc..
LA TRADUZIONE, però, resta quella: sono pronto a riaprire il Patto del Nazareno, pur se in formato mini. Obiettivo: correzioni e aggiustamenti di rotta su due temi: riforma della legge elettorale (l’Italicum, in teoria approvato in via definitiva, legge dello Stato con tanto di firma di Mattarella) e la riforma costituzionale (riforma del Senato, a partire dalla sua elettività, il ddl Boschi, fermo invece al Senato per una, faticosa, IV lettura).
Miglioramenti grandi o piccoli? Di certo fondamentali per i due ex contraenti del Patto medesimo. Renzi e Berlusconi, appunto. Infatti, cambiare l’Italicum vuol dire introdurre l’apparentamento tra il primo e il secondo turno, favorendo i piccoli partiti a coalizzarsi. Conviene a un Pd, oggi in pericoloso calo, che ha bisogno come il pane di ritrovare alleati e conviene a una FI che ha bisogno di aggregare il centrodestra e circoscrivere l’ascesa della Lega di Salvini. Un cambio disastroso, invece, per l’M5S che verrebbe tagliato fuori di default da ogni possibile ballottaggio, arrivando – di fatto – sempre e solo terzo in quanto non coalizionabile.
Anche riformare l’elettività del Senato, facendolo tornare a essere, in parte elettivo, pur se resta da capire come, conviene a entrambi i contraenti del ‘mini-Nazareno’. Infatti, Renzi e Berlusconi così facendo, potrebbero andare a urne anticipate, appagando gli appetiti dei rispettivi senatori, oggi assai terrorizzati all’idea di scomparire per sempre dalla scena.
Infine, la nuova disponibilità di Berlusconi a trattare con Renzi sulle riforme ha anche un risvolto interno a FI. Appare, infatti, almeno ai punti, una vittoria della linea Verdini, padre putativo del Nazareno, contro la linea Brunetta, teorico della guerra oltranza a Renzi, ma pure del peso che ancora ha l’asse Confalonieri-Letta. Sarebbero stati loro a riuscire a trattenere per la collottola Verdini da una scissione che, fino a ieri, appariva scontata e che, anzi, sarebbe dovuta concretizzarsi ad horas, con tanto di nuovi gruppi autonomi che stavano  per formarsi, dopo settimane di incubazione, sia alla Camera che al Senato. Sul fronte Renzi, al contrario, è già pronto il grido di dolore della sinistra dem interna: «Se il Pd torna a dialogare col Cav, o anche solo con Verdini e i suoi, noi diremo no e poi no».


NB. Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2015 a pagina 9 del Quotidiano Nazionale.