“Tanti auguri!”il Paese può attendere. Il Parlamento chiude per ferie (20 giorni)

23 Dicembre 2015 0 Di Ettore Maria Colombo

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MENTRE il caso banche impazza, i risparmiatori infuriati protestano fin sotto il Parlamento (da ieri vuoto), la commissione d’inchiesta prenderà il via solo con l’anno nuovo e le istituzioni più in vista, dal governo a Bankitalia alla Consob, sono nella bufera, il Parlamento chiude i battenti per ferie.
L’onorevole deputato o senatore, si sa, non è fatto per i turni lunghi (e massacranti) di lavoro parlamentare. Quando la seduta si protrae, come durante la discussione delle leggi più contestate, e si va per lunghe (magari in ‘notturna’, fino a tarda sera, o in seduta ‘fiume’, cioè ininterrotta), il parlamentare sbuffa, si spazientisce, fuma nervosamente, si attacca al telefono, sposta aerei, treni, incontri. Per fortuna, a un certo punto, arrivano le agognate ferie. Mai come quest’anno, il Parlamento ha conosciuto un sano periodo di riposo, refrigerio di mente e corpo.
IERI, dopo la ‘maratona’ dello scorso week-end sulla legge di Stabilità, la Camera ha dato il via libera al collegato ambientale, poi, zac!, tanti cari auguri e “tutti a casa”. I deputati resteranno in vacanza per 19 giorni consecutivi : certo, a voler toglier di mezzo festivi, sabati e domeniche sono ‘solo’ dieci, ma comunque prima dell’11 gennaio (cinque giorni dopo l’Epifania, che di solito «tutte le feste si porta via»…) Montecitorio resterà un luogo deserto e silenzioso. Quel giorno si riprenderà con un bestseller: le riforme istituzionali.
Va ancora meglio al Senato: sempre ieri, fulmineo via libera alla Stabilità e vero blitzkrieg sulla riforma Rai (approvato per alzata di mano: nessuno, cioè, ha chiesto «l’appoggio» per il voto elettronico che serve per verificare il numero legale) con tanti saluti e auguri a tutti in un clima felice e rilassato, quasi ridanciano. Risultato: 20 giorni di ferie che si riducono a undici se si conteggiano solo i giorni feriali. Si riparte il 12 gennaio (nel pomeriggio, si capisce: con calma) discutendo le norme sugli appalti.
DICE: «ma hanno lavorato tutto l’anno! Meritano un po’ di riposo!». Ecco, magari per altri mesi è stato vero, ma dicembre 2015 verrà ricordato come un mese-pacchia, almeno dai deputati. Dal 4 al 14 dicembre, infatti, complice il ponte dell’Immacolata, Montecitorio ha chiuso i battenti. Alla Camera non s’incontrava anima viva: 582 deputati su 630 in ferie, tranne, si capisce, i poveri 48 sfortunati che compongono la commissione Bilancio. Loro e solo loro hanno passato notti insonni, in compagnia di funzionari e commesssi, ad esaminare la legge di Stabilità che, come si sa, va approvata entro Natale e che poi è dovuta tornare al Senato (il quale non ha cambiato una virgola) per essere approvata ieri in via definitiva.
Grillini, SeL-SI e Fratelli d’Italia avevano, in realtà, chiesto di «lavorare ad oltranza» (si può se si tratta di leggi non riguardanti «spese») ma non c’è stato niente da fare. La presidente, Laura Boldrini, si è subito risentita per le polemiche ed ha ricordato a tutti che «le commissioni bicamerali (Copasir, etc.) hanno tenuto regolari sedute», ma s’è trattato di bazzecole. Morale: i deputati, in tutto il mese di dicembre, hanno lavorato dieci giorni…
INFINE, il capolavoro. L’elezione dei tre giudici mancanti della Consulta. Non ci si riusciva da mesi, ma i presidenti delle Camere, il 14 dicembre, hanno annunciato «sedute ad oltranza» a ogni fine seduta regolare di Camera e Senato per tutti i giorni a venire. E così, in un battibaleno, il giorno dopo, 15 dicembre, le Camere si sono magicamente messe d’accordo: i tre giudici sono stati eletti. L’alternativa, con la Stabilità alle porte, era di arrivare troppo “sotto” Natale con relativo ingorgo e rischio di drammi familiari. E Natale, si sa, è sacro. Per ogni buon italiano che si rispetti. Figuriamoci per ogni deputato che «tiene famiglia».
Avvertenza ai naviganti (e navigati) parlamentari: alle prossime elezioni non fatevi mettere in commissione Bilancio, rischiate di dover cantare messa e portare la croce. Chiedete la più riposante commissione Agricoltura, o simili.


NB: Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2015 a a pagina 6 del Quotidiano Nazionale