Marino lancia cinque siluri: contro Renzi, il Pd, le inchieste, il Mondo intero e pure il Papa…

30 Marzo 2016 3 Di Ettore Maria Colombo
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                                                         Matteo Renzi parla alla Direzione del Pd.

1) IL ‘MARZIANO’ E’ RI-SBARCATO A ROMA…

“Se avessi seguito le indicazioni del Pd oggi sarei in galera!”. L’ex sindaco di Roma, il ‘marziano’ Ignazio Marino, ieri è tornato sulla scena pubblica con il botto, ma anche con tutti gli onori. Presentazione del suo libro, Un marziano a Roma, la citazione è dal famoso libro di Ennio Flaiano, alla Sala della Stampa Estera di Roma: parterre de roi, selva di telecamere e di giornalisti, esteri ed italiani (oggi si replica alla libreria Feltrinelli in galleria Sordi, la casa editrice sfrutta, giustamente, l’occasione). Marino ne ha per tutti, naturalmente, ma il suo primo e vero obiettivo è solo il Pd. E cioè il partito che lo ha prima destabilizzato, poi corroso, infine defenestrato da piazza Campidoglio in una torrida estate (luglio-settembre 2016) di meno di un anno fa. Marino non gliel’ha perdonata e, ora, con la campagna elettorale alle porte, una candidatura del Pd che, nonostante le primarie vinte da Roberto Giachetti su Roberto Morassut, stenta a decollare, e soprattutto tanti, troppi, avversari che si affollano – dalla temutissima grillina, Virginia Raggi, incubo di ogni democrat che si rispetti, ai nomi della singolar tenzone che sta avviluppando in uno spirito suicida il centrodestra romano (Giorgia Meloni, Guido Bertolaso, Francesco Storace, senza dire, ovviamente, di Alfio Marchini…) – davanti agli occhi di Renzi e rischiano di fargli perdere non solo Roma, ma anche l’onore del Pd, l’ex marziano è ridisceso sulla Terra, quella dell’Urbe, a prendersi molte rivincite, legittime o meno.

2) IL DURISSIMO ATTO DI ACCUSA CONTRO RENZI…

Al centro del racconto, un atto di accusa permanente contro il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, colpevole – tre volte colpevole – di avere orchestrato un golpe nei suoi confronti per rimuoverlo dalla carica di sindaco. Repubblica, che anticipa il libro, riporta un passaggio in cui Marino racconta della via d’uscita – o, meglio, stando alla sua versione dell’”offerta indecente” offerta dal Pd al sindaco, attraverso il vicesindaco e assessore dem Marco Causi, per uscire di scena: “Tu lasci Roma, vai a Filadelfia e spegni il cellulare. Così, per irreperibilità del sindaco, il governo dovrà nominare un commissario e sciogliere consiglio e giunta”. Insomma, si sarebbe trattato, per Marino, di un golpe, nemmeno tanto legalizzato, di fatto illegale. Marino, certo, ne ha per tutti: parla anche delle Olimpiadi, definendo la decisione di presentare la candidatura di Roma “una fuga solitaria” del premier eseguita senza coinvolgere il Comune. E a Giovanni Malagò e Luca Cordero di Montezemolo “imputa di avere incentrato il dossier olimpico sulla costruzione del Villaggio di Tor Vergata per soddisfare il consorzio di imprese che su quell’aerea vantano diritti di costruzione”. E proprio ai principali costruttori romani Marino rivolge accuse dirette e durissime. A Francesco Gaetano Caltagirone, editore del Messaggero di Roma come del Mattino di Napoli, imputa di avere “quasi sempre utilizzato i media che possiede per infangarmi”, mentre “dei fratelli Toti o Sergio Scarpellini, dice, “ho sempre avuto l’impressione che detestassero il rischio di impresa”.

3) NON SI CANDIDERA’ MA POTREBBE INDICARE DI VOTARE LA M5S RAGGI…

E così, la giornata di Marino il Distruttore, non solo non è finita, ma non è neppure iniziata, quando l’ex sindaco – tra un intervista e una presentazione, una comparsata in tv e un’anticipazione del suo libro-verità, parla ‘anche’ a Radio Capital, prendendo tempo sulla sua possibile candidatura: “Credo che in questo momento i partiti non hanno più la dignità per esprimere una candidatura in una città come Roma. Spero in un movimento e una mobilitazione civica che offra l’opportunità ad un candidato di governare la città. Io non ho detto che mi ricandido. La mia candidatura sarà tema di dibattito nelle prossime ore”, dice Marino, lasciando tutti con il fiato sospeso, specie il candidato di Sel-SI,. Stefano Fassina, che invece spera e prega che si ritiri e lo appoggi, senza fargli troppo male. “Non ho detto né sì né no, non è questa la sede per fare annunci e io non faccio balletti. Comunque, n è detto che poi sarò io – aggiunge Marino – In Italia abbiamo superato i 60 milioni di abitanti e sono sicuro che tra loro c’è una donna o un uomo che sono all’altezza della guida di Roma, ma il lavoro iniziato per qquesta città va completato. Non ci sono unti del Signori, ma spero ci possano essere candidati di statura molto più elevata di quelli che si sono presentati finora”, conclude sibillino. Poi, alcuni suoi ex collaboratori che hanno lavorato con lui lasciano trapelare una mezza verità o, meglio, uno scenario da incubo, specie per Giachetti e il Pd di Renzi: “Marino, quasi sicuramente, non si candiderà, lasciando a piedi tutti quelli che hanno creduto in lui, ma il vero coup de theatre per provare ad ammazzare definitivamente il Pd nella Capitale e infilzare Renzi, cercando di fargli male anche a livello nazionale, potrebbe essere un altro: aspettare, silente, il lavacro del primo turno e, di fronte alla probabile alternativa, al ballottaggio, tra Giachetti e Raggi dare indicazione di voto per la grillina, facendo pesare se stesso per farla vincere e uccidere il Pd…”.

Non a caso, anche in chiaro, durante la conferenza stampa, Marino sbaglia – di certo non per errore o sbadataggine – il nome proprio di Giachetti, che chiama ‘Riccardo’ e non ‘Roberto’ e di cui dice: “Non lo conosco personalmente, mentre Virginia Raggi (M5s) sì”. Il che avvalora la tesi dei suoi…

4) I CINQUE SILURI CONTRO RENZI E QUALCHE SILENZIO DI TROPPO…

Ecco perché, dunque, nel frattempo, sono già tutti partiti i siluri di Marino contro il Pd di Renzi: di ieri, di oggi e, se possibile, pure quello di domani. “Se avessi seguito tutti i consigli del Pd forse mi avrebbero messo in cella di isolamento”, il primo. Ma soprattutto Marino attacca, duramente, Renzi secondo siluro: “Roma bisognava sganciarla dalle lobby, mentre Renzi preferisce sedersi a tavola con le lobby. Avevo grandi aspettative – lo sferza Marino – nei suoi confronti nel momento in cui lui aveva un ruolo politico nazionale. Pronunciava parole in cui mi riconoscevo, come quelle sulle liberalizzazioni delle aziende che al Comune non servivano o sulle scelte delle persone da fare sulla base dei curricula. Da quella affermazioni siamo passati alle scelte dei direttori Rai e delle reti. Se l’avesse fatto Berlusconi molti giornali si sarebbero ribellati”, l’affondo ancora più pesante. Poi, quarto siluro,  ripercorre i due anni e poco più del suo mandato, dalle primarie vinte con tanto di incoronazione nel 2013 fino allo scandalo degli scontrini che ha provocato il terremoto in Campidoglio e le sue dimissioni. E qui, però, Marino si fa muto, anzi fa il pesce in barile: gli sono arrivati avvisi di garanzia per gli scontrini, ma lui non spiega nel dettaglio, non risponde nel merito. Si limita ad accusare, ancora una volta, Renzi: “Ritengo di non aver nulla di più da spiegare di quel che ho fatto. Quando verrò chiamato spiegherò a proposito di questi 12 mila euro che mi vengono imputati. Mi piacerebbe che la stessa trasparenza venisse utilizzata dal capo del governo che – leggo sui giornali – ha speso in un anno come presidente della Provincia di Firenze (che è più piccola della Capitale) 600 mila euro in spese di rappresentanza, rapidamente archiviate dalla magistratura contabile”. Non basta. Nuovo (ultimo e quinto) attacco frontale a Renzi: “Parigi riceve dal governo nazionale 1 miliardo all’anno per gli extra costi della città. Londra riceve 2 miliardi. Occorrono investimenti su Roma, ma bisogna amarla la Capitale: il nostro capo del governo non ama Roma”.

5) GLI ALTRI SILURI LANCIATI CONTRO IL PD (ORFINI, CAUSI, ZINGARETTI)…

Non mancano, ovviamente, le difese a spada tratta di – tutte, ma proprio tutte – le scelte fatte fino all’ultima, quella che lo ha condannato, di fatto, all’auto-espulsione: “Per l’ultimo rimpasto di giunta (quello di luglio 2015, con l’estromissione di Sel, ndr.) mi sono fidato dei consigli di Matteo Orfini che sosteneva di averne discusso con il capo del governo. Io ho condiviso questa scelta e me ne assumo la responsabilità, non mi aspettavo che alcuni degli assessori nominati fossero arrivati lì con il compito di guastatori”. E qui Marino mette in mezzo, nel calderone delle accuse, pure Orfini.

Poi, sui suoi attuali rapporti (o, meglio, ‘non rapporti’) con il Pd osserva (ennesima bordata…): “Io ho la tessera del Pd dell’anno 2015. Quest’anno non l’ho ancora rinnovata, ma l’anno non è ancora terminato. Io mi sento democratico nell’animo, non rinuncio all’idea che anche in Italia possano esistere finalmente due forze, conservatori e riformisti. Il Pd che ho fondato io è diverso dal partito che c’era, che aleggiava in questa città a ottobre e novembre, un partito dove tutti i circoli sono stati chiusi, dove c’è un commissario, dove i consiglieri comunali hanno ricevuto l’ordine di dimettersi senza venire in aula a confrontarsi con il loro sindaco. Il Pd non esiste” conclude…. Non solo. Per Marino – attacco a Renzi al cubo – “in questo momento abbiamo non un governo di centrosinistra, ma di centrodestra, con Alfano e Lorenzin di Ncd e, al Senato, con l’appoggio di Verdini”.

A distanza ravvicinata arrivano, ovviamente, anche le repliche dei diversi protagonisti romani e laziali del Pd tirati in ballo da Marino: il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, accusato da Marino di aver rallentato, se non addirittura boicottato, l’azione di cambiamento della sua giunta, dice: “Non ho letto il libro. Ho letto dello stadio della Roma e voglio chiarire che la Regione è ancora in attesa del progetto dello stadio. Non sono abituato a dire sì o no in assenza di progetti”. “Offeso e rattristato” si dice il deputato dem Marco Causi per le accuse mossegli: “La frase che mi contesta Marino non l’ho mai usata. Si tratta di un falso falso che mi offende e mi rattrista”.

6) UN EVERGREEN, LE ACCUSE SU MAFIA CAPITALE…

Sull’inchiesta che ha terremotato la città di Roma e, anche, tre quarti del Pd capitolino, facendone finire in galera diversi esponenti, e cioè l’inchiesta giudiziaria di ‘Mafia Capitale’, Marino dice: “Quando iniziò la vicenda nel dicembre 2014 ed era evidente che né io né la mia Giunta avevamo nulla a che fare con quel mondo, l’allora vicesindaco Luigi Nieri mi chiese ‘perché non ti dimetti adesso, verrai rieletto a furor di popolo nella primavera 2015’. Io ho ragionato come avrei fatto in sala operatoria: ero vicinissimo a chiudere per la prima volta il bilancio preventivo del 2015 entro il 2014 e dovevo buttare la città in una campagna elettorale solo perché io ne avrei avuto un grande vantaggio? Ho scelto di chiudere il bilancio 2015 entro il dicembre 2014”. Poi Marino ne ha anche per il suo successore ‘tecnico’, il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca: “E’ stato indicato monocraticamente da un capo del governo non eletto dal popolo. Non posso giudicarlo, le azioni del prefetto sono riconducibili al governo, è semplicemente un esecutore”.

7) NON CONCEDE NESSUNA GRAZIA, NEMMENO AL PAPA NELL’ANNO SANTO …

Marino, infine, offre la sua versione pure sulle gelide parole del Papa dirette contro di lui nel viaggio di ritorno dagli Usa dopo le polemiche sul suo viaggio da ‘imbucato’ nella delegazione papale a Philadelphia (“Sia chiaro, Marino non l’ho invitato io!”, aveva sillabato ai giornalisti papa Bergoglio in aereo di rientro dagli Usa), ma anche qui l’ex sindaco ha la sua lettura: “Ho avuto una piacevole conversazione con Papa Francesco durante la quale ho ripercorso in termini severi la mia visione dei fatti. Non va attribuito a lui ciò che va attribuito a Renzi e al Pd, anche se alcuni hanno voluto interpretare le sue parole come un via libera contro Marino per potersi liberare di questa figura scomoda. L’incontro si è tenuto a febbraio. Abbiamo stabilito che avrei raccontato gli incontri avuti con lui e che lui avrebbe letto il testo prima della pubblicazione”. Morale: finirà che Marino, con il suo libro-verità, finirà per inguaiare pure il Papa.

Un vero Diavolo, più che un Marziano…


NB. Questo articolo è stato pubblicato il 31  marzo 2016 sulle pagine di Quotidiano.net (http://www.quotidiano.net)