Migranti, arriva un altro barcone. Nuova tensione nel governo Conte tra Salvini e Di Maio

Migranti, arriva un altro barcone. Nuova tensione nel governo Conte tra Salvini e Di Maio

14 Luglio 2018 0 Di Ettore Maria Colombo

Pubblico qui due articoli sull’ennesimo barcone in rotta verso l’Italia e ormai già arrivato vicino all’isola di Pianosa, isole Pelagie.  Il primo è di cronaca, il secondo analizza le tensioni tra Salvini da una parte, il Colle, l’Anm e anche Di Maio dall’altra parte. 

Migranti, arriva un altro barcone. Nuova tensione nel governo Conte tra Salvini e Di Maio

Aggiornamento delle ore 13 del 14 luglio 2018.

E’ stato completato il trasbordo dei 450 migranti che erano a bordo del barcone a largo di Linosa: 176 persone sono infatti sul pattugliatore Protector, inserito nel dispositivo Frontex, e altre 266 sul Monte Sperone della Gdf. Otto persone, tutte donne e bambini, sono invece state già trasportate a Lampedusa a bordo di motovedette della Guardia Costiera per motivi sanitari.

Il governo italiano è intervenuto dopo un lungo braccio di ferro con Malta, che aveva preso in carico il coordinamento del soccorso senza però mandare navi e senza rendersi disponibile ad accogliere sull’isola i migranti. Ora il destino dei migranti è nelle mani dei ministri Salvini e Toninelli che dovranno decidere su un eventuale sbarco in un porto italiano.

Il ministro dell’Interno ha informato della situazione dei migranti a bordo delle navi della Gdf e di Frontex il premier Conte ribadendo la sua linea: nessun porto italiano per i migranti. “Occorre un atto di giustizia, rispetto e coraggio per contrastare i trafficanti e stimolare un intervento europeo”, avrebbe sottolineato Salvini a Conte, insistendo sull’opportunità che alle due navi venga data indicazione di fare rotta verso Malta o la Libia. Dunque, avrebbe ribadito, non verrà dato accesso ai porti italiani.

1. Arriva un altro barcone con 450 migranti.

Il Viminale: “I nostri porti sono chiusi”, ma la nave arriva in Sicilia.

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I 67 migranti sbarcati a Trapani dalla nave militare Diciotti

Ettore Maria Colombo – ROMA – 14 luglio 2018

«IL BARCONE di ferro – recita l’ultimo aggiornamento comparso sul cellulare del ministro dell’Interno alle 9.18 di ieri sera – che porta con sé circa 450 migranti, partito dalla Libia (si pensa da Zuara) e che è stato segnalato stamane all’alba in acque Sar maltesi, sta navigando a una velocità di 7-8 nodi in direzione della Sicilia». E ancora: «Nelle ultime ore ha corretto la rotta, dirigendosi verso Lampedusa, entrando nella Sar italiana. Alle 21.01 è stato avvistato a 5 miglia a sud-est dell’isola di Linosa». Mai, forse, sia il leader della Lega, Matteo Salvini, che i suoi più fidati colonnelli (i sottosegretari Molteni e Candiani) avrebbero pensato, in anni lontani, quelli della Lega delle origini, che i destini di un leader e di un’intera forza politica, sarebbero stati decisi dalle centinaia di migranti che potranno (o, più probabilmente, non potranno) sbarcare sulle coste siciliane.

MA IL DESTINO è beffardo e così eccoci alla stranezza di un governo, in teoria «gialloverde», in pratica a guida Salvini, che si gioca tutto sui migranti. Nella fattispecie di ieri, si tratta di quelli del barcone di ferro libico, una grossa imbarcazione a due piani carico di circa 450 migranti che, dalle acque libiche, si è diretto verso Nord: prima verso Malta, poi verso l’Italia. Salvini la mette giù dura e subito, non appena viene avvertito, dice: «Sappiano Malta, gli scafisti e i buonisti d’Italia e di tutto il mondo che questo barcone in un porto italiano non può e non deve arrivare. Abbiamo già dato». Per una volta, i grillini non sono da meno, nel fare la faccia feroce: «Malta faccia il suo dovere» twitta il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. Anche la Farnesina prende posizione e sembra quasi una dichiarazione di guerra: intima, con una nota ufficiale, al governo maltese «un intervento immediato in soccorso del barcone», ribadendo che il porto di sbarco «deve» essere maltese.

Al di là del caso politico, però, resta il dramma umano di 450 poveri cristi in fuga dall’Africa. Le notizie, in ogni caso, arrivano sempre dal Viminale. Questa la ricostruzione: un vecchio barcone, un peschereccio di circa 20 metri, è partito dalla Libia, probabilmente da Zuara. Per alcune ore, verso le 4 del mattino, sembrava diretto verso Malta e che lì dovesse approdare. La Guardia costiera maltese, però, prima promette (alla Farnesina) di intervenire, assicurando soccorso navale e aereo, poi chiede l’intervento di quella italiana. Infine, in serata, la beffa: un tweet del portavoce del governo maltese, Kurt Farrugia, subito ritwittato dal premier, Joseph Muscat, dice: «Contattate, le persone a bordo hanno detto che volevano procedere verso Lampedusa». E, ovvia, arriva anche l’excusatio non petita: «Malta ha soddisfatto tutti gli obblighi previsti dalle convenzioni internazionali». Tradotto: abbiamo fatto il nostro, ora ce ne laviamo le mani.

IL BARCONE, alle 22 di ieri, si trovava 5 miglia a sud-est di Linosa, non più a Lampedusa. È l’isola più piccola delle Pelagie e il centro di Contrada Imbriacola, formalmente chiuso per lavori di ristrutturazione da mesi, ha già quasi esaurito la sua capienza (96 posti). Ma, durante la notte, alcuni pescatori l’imbarcazione con il suo carico di migranti, tra cui donne e bambini, l’hanno avvistata allontanarsi dall’isola seguendo una rotta non lineare ma sempre puntando alla Sicilia. In zona anche due motovedette della Guardia costiera che per ora non hanno l’ordine di intervenire. Ma Salvini è «pronto a tutto», tanto che si starebbe vautando anche l’idea di usare una nave militare, caricare i migranti e fare rotta verso Malta.


2. L’asse Mattarella-Di Maio scuote il governo,

ma si passa dal “Tutti contro Salvini” al “Tutti con Salvini” che apre un nuovo fronte. Resta la tensione con il Colle. Ira dell’Anm.

Mattarella Sergio Viminale

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Ettore Maria Colombo – ROMA – 14 luglio 2018

«IL BICCHIERE lo vedo mezzo pieno», dice ai suoi Matteo Salvini dopo l’ennesima giornata campale: «I migranti della Diciotti sono sbarcati, è vero, ma io ce l’ho messa tutta e non ho ceduto». D’altronde, si fa notare al Viminale, «alla fine sarebbero sbarcati comunque, anche senza il pressing del Quirinale e di Palazzo Chigi…». Il leader leghista è convinto di essere riuscito ad «abbassare i toni» della polemica con il Colle, ma riconosce che, con l’M5S e Di Maio, «la partita resta aperta». In ogni caso, aggiungono i colonnelli leghisti più fidati, «Matteo ha mostrato, ancora una volta, che solo lui ha i muscoli. Toninelli e gli altri ministri si sono tutti allineati a lui..».

E così, in meno di un giorno, si è passati dal «tutti contro Salvini» (sul caso Diciotti) al «tutti con Salvini» (sul barcone maltese). Tutti tranne l’Anm, che attacca il titolare del Viminale («basta interferenze nel lavoro dei pm»), e Mattarella. Ma anche qui, cioè in merito alla posizione anti-salviniana del Capo dello Stato, va notato che i consiglieri del Colle hanno passato ore a cercare di «sopire, troncare», per dirla con Manzoni, la portata dello scontro, lamentandosi del fatto che la telefonata dell’altra sera di Mattarella a Conte per sbloccare la situazione della Diciotti non sia rimasta «riservata».

Mattarella, ovviamente, si è mosso in parte perché colpito dalla vicenda umanitaria, ma soprattutto per il suo ruolo costituzionale: il governo si era cacciato in una situazione pericolosa in cui si stava verificando un vero e proprio scontro tra corpi dello Stato (ministri tra loro, ministro e giudici, etc.). Certo è che quando, ieri mattina, senza che neppure si fosse ancora posata la polvere dello scontro della notte precedente tra Salvini e Mattarella, è scoppiata l’ennesima emergenza sbarchi, il governo si è ricompattato intorno a Salvini. Infatti, sulla sorte del barcone di legno che arriva da Malta e che, non intercettato dalla Guardia costiera maltese, ora punta su Lampedusa, il governo Conte fa muro. Moavero Milanesi, ministro degli Esteri tecnico ed europeista, fa scrivere una durissima nota al governo maltese in cui lo «diffida» dal non recuperare il barcone che navigava nelle acque Sar maltesi. Persino il ministro alle Infrastrutture, Toninelli, che con Salvini si sta scontrando un giorno sì e l’altro pure, verga un tweet ‘salviniano’ («Malta faccia il suo dovere»), invocando «la legge del mare», quella che, però, l’Italia sta violando costantemente da quando il governo gialloverde è in carica.

Salvini, schiacciato il giorno prima dalla triangolazione Colle-Conte-Di Maio, ci si butta a pesce: «Sappiano Malta, gli scafisti e i buonisti che questo barcone in Italia non sbarcherà mai. Abbiamo già dato, capito?». Poi, già che c’è, nega anche lo scontro con Mattarella («niente da chiarire») e si dice solo graziosamente «disponibile» a fornire «informazioni» al capo dello Stato, se proprio necessario.

CERTO, resta Luigi Di Maio: l’altro vicepremier, sempre più «nervoso» e «insofferente», così viene descritto – Salvini gli ha tolto visibilità anche nel giorno di una battaglia storica, quella dei vitalizi – fa sponda con il Colle chiedendo «rispetto» delle decisioni del capo dello Stato. Poi arriva persino a ribattere a muso duro a chi gli chiede «se Salvini ha esagerato»: «Non me ne frega niente» la risposta, ma, più che schierarsi con Mattarella, non fa. Infine, ci sono Pd e Leu che, con il segretario Martina e vari esponenti di Leu, chiedono le dimissioni di Salvini. Ma si tratta, purtroppo, di vox clamans in deserto.

 

NB: I due articoli sono stati pubblicati il 14 luglio 2018 a pagina 2 e 3 del Quotidiano Nazionale. 

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