Migranti, il governo Conte sfida la Ue: l’Italia non può essere l’unico porto di approdo

Migranti, il governo Conte sfida la Ue: l’Italia non può essere l’unico porto di approdo

19 Luglio 2018 0 Di Ettore Maria Colombo

Migranti, il governo Conte sfida la Ue: l’Italia non può essere l’unico porto di approdo

Il governo italiano invia una lettera, formalmente spedita dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, al Comitato politico della Ue per cambiare la filosofia della missione militate Sophia. I dubbi e le resistenze degli altri partner europei. Intanto Salvini continua la sua polemica con la ong Open Arms e continuano gli arrivi e gli sbarchi.

 

conte salvini di maio

Ettore Maria Colombo – ROMA – 19 luglio 2018

L’Italia del governo Conte vuole cambiare, a partire dalla gestione della missione di ambito Ue Sophia, che guidiamo, l’intera filosofia delle operazioni militari di ‘ricerca e soccorso’ che la Ue mette in atto, da molti anni, nel mare Mediterraneo. A partire dalla logica del “porto sicuro” di primo approdo che, come si sa, coincide troppo spesso e volentieri – per Salvini – con i porti italiani. Una logica che non solo Salvini ma l’intera maggioranza gialloverde non è più disposta, ormai, ad accettare.

“Gli ultimi episodi (di sbarchi di migranti, ndr) che abbiamo vissuto – dice dall’Azebairgian, dove si trova in visita di Stato insieme al presidente della Repubblica Mattarella, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, annunciando di aver scritto in merito all’Alto rappresentante della Politica estera Ue, Federica Mogherini – e la risposta di altri Paesi dimostrano che è cambiata l’atmosfera. “Abbiamo fatto un formale passo nel Comitato politico e di Sicurezza (Cops, in sigla, opera in ambito Ue, ndr) – continua Moavero – per chiedere che non sia più l’Italia l’unico porto di approdo per le persone salvate nella nostra zona di responsabilità (la cosiddetta Sar, Search and Rescue, ndr)”.

Salvini, ovviamente, ne è felice: “Condivido alla lettera le parole di Milanesi” ha detto ieri. Molto meno ‘felici’ sono gli altri Paesi della Ue: nella riunione di ieri del Cops diversi Paesi hanno avanzato dubbi e perplessità sul punto sollevato dal governo italiano e difficilmente il Comitato, che decide all’unanimità, darà il suo ok, a meno che, in un prossimo vertice Ue, non si chiama alla radice l’approccio che l’Unione segue sul tema degli sbarchi dei migranti dai tempi del regolamento di Dublino (firmato dal II governo Berlusconi).

Certo è che il governo Conte ha avviato una vera e propria offensiva diplomatica, in Europa, sul tema dei migranti. L’ambasciatore alla Ue, Luca Fraschetti Pardo, ha informato i partner europei di Sophia che Roma non è più “nella posizione di condividere le procedure stabilite prima dalla missione Triton e ereditate dall’Operazione Sophia”. Traduzione dal ‘diplomatese’: l’Italia non vuole più essere l’unico porto di sbarco per tutte le operazioni di Sar. Operazione a guida italiana, Sophia ha sostituito, negli anni, le missioni Mare Nostrum (solo italiana) e Triton (2014-2017, di ambito Ue) e, in teoria, si chiama “EunavforMed”. Lanciata nel maggio 2015 e affiancata, negli anni, da altre due operazioni di ambito Ue – Poseidon, che opera nel Mediterraneo orientale, e Themis (nata per aiutare l’Italia dopo la chiusura  prima di Mare nostrum e poi di Triton) – Sophia opera nel Mediterraneo centrale “per smantellare le reti di trafficanti di esseri umani”, finanziata dal bilancio dei singoli stati che vi partecipano e non dal bilancio della Ue, dal 2016 fino a giugno, ha salvato ben 44.810 persone.

E così, mentre la nave della Ong Open Arms si dirige, con tutto il suo carico e strascico di polemiche tra Salvini e la ong spagnola, verso la Spagna (ieri il titolare del Viminale ha detto: “Che se ne vadano in Spagna e ci restino pure…”) e soprattutto mentre un’altra nave, con 40 migranti a bordo, vaga per il Mediterraneo (partito dalle coste libiche e diretto verso l’Italia, è stato bloccato al largo della Tunisia), l’Italia prende  un’iniziativa politica risoluta quanto difficile. Infatti, la disdetta di fatto degli accordi Sar metterebbe le basi perché la chiusura dei porti italiani non possa essere considerata illegale, in violazione agli accordi presi in sede Ue, e porrebbe la Ue di fronte alla necessità di concordare procedure di soccorso, e quindi di accoglienza, differenti.

Intanto, Salvini è, come sempre, infaticabile: ieri sera, appena sbarcato all’aaeroporto di Roma perché rientrato dalla sua visita di Stato lampo in Egitto dove ha incontrato il premier El Sisi e molti altri esponenti e ministri del suo governo – ha tenuto una conferenza stampa lampo alla sala stampa di Montecitorio per dire, in buona sostanza, tre cose: 1) “l’Egitto è un  partner affidabile e da lì non parte nessuno”; 2) “lavoriamo per la stabilizzazione della Libia, ma con i nostri tempi e non con quelli che vuole dettare la Francia”; 3) “per azzerare i morti dobbiamo azzerare le partenze”.

NB: Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio a pagina 10 del Quotidiano Nazionale.