Italia a rischio crisi (economica). Lo scontro, più che su Siri, è sulla prossima manovra di bilancio

Italia a rischio crisi (economica). Lo scontro, più che su Siri, è sulla prossima manovra di bilancio

28 Aprile 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Italia a rischio crisi, ma Standard&Poor’s non ci declassa

 

Standard Poor’s

Standard&Poor’s non ci declassa.

 

L’agenzia di rating Standard&Poor’s ha confermato il rating del debito italiano a due gradini sopra il livello spazzatura (BBB, con outlook negativo) e, di fatto, ha ‘graziato’ l’Italia, evitando, appunto, di declassarla. Il premier Conte gioisce, ma c’è molto poco di cui stare allegri.

La decisione di Standard&Poor’s di non infierire in corpore vili ha evitato il downgrade, in linea alle previsioni della vigilia, ma esprime giudizi negativi sui fondamentali della nostra economia (debito e crescita) e su quelle che definisce le “controriforme” che hanno portato l’Italia alla recessione.

 

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Quota 100

 

Il riferimento, neanche troppo velato, è a ‘quota 100’, accusata di avere un “basso impatto” sulla nuova occupazione, e al reddito di cittadinanza che potrebbe rappresentare un “disincentivo” alla ricerca del lavoro. Inoltre, sul fronte dei conti pubblici, il giudizio sull’operato del governo è molto severo: “L’esecutivo ha interrotto il processo di consolidamento dei conti pubblici”.

 

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Attenzione allo Spread!

 

In compenso, dopo le incertezze dei mercati per tutta la settimana, che avevano portato lo spread a sfondare quota 270, venerdì i mercati stessi hanno fiutato il giudizio ‘conservativo’ sull’Italia e il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi è scesa a quota di sicurezza, 260 punti.

 

I ‘fondamentali’ dell’economia italiana restano molto fragili

 

debito pubblico italiano

Debito pubblico italiano

 

La posizione ‘prudente’ di Standard&Poor’s, però, non risparmia pesanti osservazioni sull’economia italiana portata in recessione ‘di fatto’ dalla marcia indietro sulle riforme e dalla scarsa domanda estera. Non a caso, l’agenzia di rating riduce la crescita del Pil da 1,1% allo 0,1% (la previsione del governo è dello 0,2%) e segnala che il debito pubblico è in crescita (131,7 miliardi nel 2019 contro i 132,6 del governo), che il deficit supera ogni previsione (2,6% il rapporto deficit/Pil nel 2019, contro il 2,4% previsto dal governo) e si registra un “marcato deterioramento” delle condizioni finanziarie delle banche”.

 

I giudizi delle “quattro sorelle”, le agenzie di rating

 

agenzie di rating

Agenzie di rating

 

Tra le cause di debolezza dell’Italia e del suo ingresso in recessione a partire dalla metà dell’anno scorso, S&P punta l’indice sull’”indebolimento della fiducia degli investitori” provocato dalle misure dell’esecutivo che hanno portato al “ribaltamento o alla compromissione delle precedenti riforme strutturali in campo economico, come quota 100” e dell’aumento del deficit.

Lo scorso 26 ottobre, S&P decise di soprassedere al taglio del rating, lasciando il giudizio di “tripla B”, solo “due gradini” sotto la soglia dei junk bond, ma riducendo l’outlook, cioè la prospettiva, da “stabile” a “negativo”. Giudizio che è stato riconfermato ieri. Moody’s fu più severa: sempre nell’autunno del 2018, declassò il rating dell’Italia da Baa2 a Baa3, lamentando la mancata crescita e l’assenza delle riforme. Poi, il 15 marzo, ‘graziò’ l’Italia e rinviò la pratica al prossimo autunno.

Con mano leggera si è mossa anche Ficht, la terza ‘sorella’ delle agenzie di rating, che il 22 febbraio scorso confermò il suo giudizio sull’Italia con la “tripla B” (due gradini sopra il livello di “titoli spazzatura”) e l’outlook negativo, segnalando il rischio di nuove tensioni dentro l’esecutivo.

Anche la quarta ‘sorella’, la canadese DBRS è pessimista: il rating attuale è BBB High, ma almeno l’outlook è stabile. La partita, però, è stata solo sospesa e, in autunno, tutte le “quattro sorelle” torneranno a pronunciarsi, sull’Italia.

 

L’Italia, per ora, ha avuto fortuna, ma quanto durerà?

 

emblema Italia

Emblema dell’Italia 

 

Le maggiori agenzie di rating, incluse Moody’se Fitch, si sono mosse su una linea da quieta non movere, ma una volta scavallate le elezioni europee, quando a giugno il governo gialloverde (se sarà ancora in piedi) comincerà ad impostare la legge di bilancio 2020, il redde rationem sarà inevitabile. La procedura d’infrazione per debito eccessivo è stata evitata, in sede di commissione Ue, lo scorso autunno, è vero, ma ci è voluto lo zampino di Mattarella che ha ‘triangolato’ con Visco e Draghi).

Lo spread  ha rinculato dalla vetta (330), ma continua a restare alto (media di 250 punti, fino a 270 punti base). Anche le previsioni – catastrofiche – per l’esito delle aste dei titoli di Stato in gennaio, il primo mese senza l’ombrello di Francoforte (il famoso QE, Quantitive Easing), dopo tre anni di massicci acquisti mensili, sono state smentite, ma il quadro economico peggiora ogni mese.

E la fortuna, si sa, non è eterna. Nuvole nere si addensano sulla economia europea coi paesi fragili i più a rischio. Nel comunicato che accompagna la decisione di confermare il rating, Standard&Poor’s sottolinea due punti: il virtuale azzeramento della crescita italiana allo 0,1% e il rischio di aumento dello stock di debito.

Un Paese con un alto debito che non cresce è un paese da ‘allarme rosso’, per le agenzie di rating. Lo spread, già alto (sui 250 punti base) presto tornerà a salire. L’emergenza finanziaria incombe.

 

Il nostro Paese è entrato in ‘recessione tecnica’

 

Tributi tasse e imposte

Gravosi impegni economici

 

La nostra economia è scivolata in uno stato di recessione tecnica proprio per colpa dei gravosi impegni economici presi dal governo e che rischiano di mandare in tilt i conti. Per Standard&Poor’s il deficit salirà al 2,6%, superiore rispetto a quello indicato dal governo italiano nel Def (2,4%), una stima che già fa storcere la bocca a Bruxelles, che già ha dovuto digerire la salita rispetto al 2,04% di dicembre. E poi c’è il debito, il tallone d’Achille del nostro Paese da sempre ed elemento ultra-sensibile per l’Europa e per gli investitori: crescerà, toccando il 131,7% del Pil nel 2019, secondo le stime del governo e al 132,6 secondo S&P.

 

Debito e deficit troppo alti: il rischio stagnazione

 

manovra economica

Manovra Economica

 

Le attese, per il 2019, di S&P sono dunque quelle di una stagnazione. Il Pil crescerà solo dello 0,1% in termini reali, riflettendo “un effetto di riporto negativo” del calo della seconda metà del 2018. La crescita riprenderà nel 2020, ma solo intorno allo 0,6%, mentre nella zona euro l’incremento del Pil sarà più del doppio, pari all’1,4%. Uno stallo critico con il rischio che le nuove politiche potrebbero “aumentare la rigidità del mercato del lavoro”, spiega ancora l’agenzia.

Il rischio del downgrade, che porterebbe l’Italia a un solo gradino dal livello spazzatura, quello dell’inaffidabilità, resta. Se il debito e il deficit dovessero schizzare ancora, tutte le agenzie di rating sono pronte a declassare l’Italia.

 

Quale governo farà la manovra economica d’autunno?

 

 

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Lega e M5S

 

 

La domanda, davanti a questi numeri, che fanno tremare le vene nei polsi, passa, però, dal quadro macroeconomico a quello politico. Chi scriverà la manovra economica per il 2020? Il governo Conte e la sua maggioranza gialloverde? Conviene davvero, soprattutto alla Lega, farsene carico e poi andare al voto a inizio del 2020 dopo aver varato una manovra economica che, di fatto, avrà stremato gli italiani? Non è meglio andare subito all’incasso, votando a inizio autunno, tra settembre e ottobre, e poi – dalla posizione di forza di un governo di centrodestra con la Lega egemone – andare a scontro con l’Ue, ma forti del consenso popolare, alla guida di una maggioranza saldo e con Salvini premier? E anche ai 5Stelle non conviene cercare il ‘tutto per tutto’, il ‘o la va o la spacca’ nelle urne? Tanto, ‘dopo’, davanti agli italiani, se si dovrà varare comunque una manovra di sacrifici, si può sempre dar la colpa alla ‘perfida’ Ue…

 

Il governo Conte non cadrà sul caso Siri

 

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Il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Armando Siri (foto Ansa)

 

Alla fine, il busillis che riguarda le sorti della legislatura è tutto qui. Difficile pensare, infatti, che il governo possa cadere per il ‘caso Siri’, come chiedono, con insistenza quotidiana, i 5Stelle e come gli chiederà di fare Conte lunedì o martedì prossimo, al rientro dal viaggio in Cina e prima di quello in Marocco. O se, invece, debba rimanere al suo posto, come pensa e continua a dire Salvini.

 

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Matteo Salvini e Luigi Di Maio

Certo, la vicenda ha già provocato e provocherà ancora di più, nelle prossime settimane, uno ‘scossone’, alla maggioranza (e, anche, ai rapporti personali tra Di Maio e Salvini, ormai compromessi) che non sarà di poco conto. Probabilmente Siri verrà ‘dimissionato’ da Conte, Salvini minaccerà sfracelli, dirà che “il patto di lealtà” si è rotto, ma il governo resterà in sella almeno fino al 26 maggio, giorno in cui si terranno le elezioni europee e si stabiliranno nuovi rapporti di forza, dentro la maggioranza.

 

I rischi e le necessità di una manovra ‘monstre’

 

reddito di cittadinanza

reddito di cittadinanza

 

Il vero oggetto del contendere, dopo le elezioni europee, dunque, sarà ‘quale manovra economica varare e chi la farà. Si parte dai due provvedimenti-cardine dei gialloverdi (reddito di cittadinanza e quota cento) da rifinanziare (servono, in pratica, 20 miliardi, a spanne) e dall’altro le clausole di salvaguardia (aumento dell’Iva e delle accise) da evitare come la peste. Così, almeno dicono e assicurano Di Maio e Salvini, mentre il ministro dell’Economia, Tria, ha fatto più volte capire, anche in audizioni pubbliche, che un aumento ‘selettivo’ dell’Iva lui lo metterebbe in campo.

 

Ministro Tria

Ministro Tria

 

Solo che per disinnescare l’Iva servono almeno 23 miliardi (una specie di mini-manovra che vale almeno 0,3% sul Pil), il che vorrebbe dire che la prossima manovra economica dovrebbe lievitare fino alla cifra monstre di 40/43 miliardi e questo senza neanche avere un euro per fare null’altro. Insomma, si tratterebbe di varare una manovra ‘in deficit’.

 

Il ‘severo giudizio’ dell’Europa sta per arrivare…

 

 

commissione europea

 

Ma, davanti all’Italia, c’è il moloch della commissione Ue. Il 7 maggio arriveranno, da Bruxelles, le previsioni primaverili della Commissione su tutti i paesi dell’Eurozona e, il prossimo 5 giugno, la pubblicazione dell’annuale Country Report della Ue potrebbe dare l’avvio a una nuova procedura di infrazione per debito eccessivo in base all’articolo 126.3 del Trattato della Ue, operazione già minacciata, e poi ritirata, in passato.

La Ue, soprattutto, potrebbe imporre all’Italia un rafforzamento della già ingente manovra che il governo dovrà prevedere per il 2020. Infatti, il Def, varato dal governo il 30 aprile, non è ‘in linea’ con la Ue sul dato chiave del miglioramento del saldo strutturale, cioè al netto della congiuntura. Per il 2018 siamo migliorati ‘zero’ mentre la Commissione si aspettava un +0,3 punti.

aumento iva

Aumento dell’IVA

 

Quest’anno il quadro peggiora: l’Italia propone un microscopico miglioramento dello 0,07% di Pil mentre il ‘vademecum’ di Bruxelles ci chiede lo 0,42% (circa 7,5 miliardi). E, per il cruciale 2020, quello in cui dovrebbero scattare, se il governo non riuscirà a eluderle, le clausole di aumento dell’Iva, Bruxelles si prepara a chiedere un +0,6% (circa 10 miliardi) contro i 3,5 miliardi (lo 0,2% del Pil) ipotizzato dal governo nel Def. Insomma, tutto può succedere, anche che la Ue finisca nelle mani dei ‘sovranisti’, ma è più facile immaginare che la ‘politica del rigore’ europeo venga rafforzata, non ridotta.  

La manovra ‘lacrime e sangue’ che nessuno vuole fare

 

Carlo Cottarell

L’economista Carlo Cottarelli

 

Secondo le stime dell’economista Carlo Cottarellil rapporto deficit/Pil previsto per il 2020, potrebbe, per questi motivi, sfondare il tetto del 3,5%,violando cioè  tutte le regole europee dei trattati di Maastricht e procurandoci una sicura sanzione da parte della Ue per sfondamento dei parametri, con le ovvie e conseguenti ripercussioni sui mercati, sui titoli azionari, sullo spread.

Il rischio di una manovra ‘lacrime e sangue’– che difficilmente un governo populista potrebbe sostenere – è, dunque, alle porte. Senza dire che difficilmente Mattarella metterebbe la sua firma in calce a una manovra di almeno 40 miliardi che sfondasse in modo così macroscopico i parametri Ue, né Salvini Di Maio vogliono, ovviamente, farsene carico. Meglio, per entrambi, andare al voto.

   

Anche per Lega e 5Stelle “Follow the money”

 

Salvini Di Maio

Salvini e Di Maio

 

I due alleati, si sa, né la cosa fa più notizia, litigano ogni giorno e litigano su tutto, ma – come si dice nel giornalismo d’inchiesta anglosassone – “follow the money”, segui i soldi. Salvini senza dubbio, ma forse anche Di Maio, iniziano a pensare che ‘senza’ il rispettivo alleato di governo le cose andrebbero molto meglio: impostare una Legge di Stabilità in queste condizioni di perenne guerra guerreggiata interna sarebbe un’impresa titanica e rischia di essere anche vana.

Resta un punto. Quando votare? La Nota di variazione al Def va presentata e votata in Parlamento entro il 27 settembre e la legge di Stabilità va portata a Bruxelles, per farla ‘leggere’, entro il 15 ottobre, quando contestualmente, alle Camere, inizia e dura fino al 31 dicembre la “sessione di Bilancio”. Sembrerebbe non esserci spazi né date utili, per andare a votare, se non a metà settembre, sciogliendo le Camere, cioè, a inizio agosto.

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Mattarella – dicono in molti, ormai – si sarebbe già rassegnato: meglio votare in autunno, ma nella sua prima parte, cioè entro settembre proprio perché, dopo, appunto, inizia la sessione di bilancio, e poi avere un governo forte e stabile che scriva la manovra che portare avanti lo stillicidio di un governo ‘eutanasico’. Se ne vanno rendendo conto, ormai, ogni giorno di più, anche Lega M5S.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato, in forma ridotta, su Tiscali.it il 27 aprile 2019