Radiografia di un governo, il Conte II. Nomi, numeri, equilibri interni e primi problemi

Radiografia di un governo, il Conte II. Nomi, numeri, equilibri interni e primi problemi

7 Settembre 2019 1 Di Ettore Maria Colombo
radiografia

Radiografia del Governo Conte Bis

Pubblico qui, ad uso e consumo dei lettori del mio blog, un lungo articolo che passa ‘ai raggi X’ il governo Conte II. Nomi e numeri (per chi se li fosse persi…), equilibri interni in base al peso di partiti e correnti, ‘colore’ e gossip sul giorno del giuramento, i primi problemi e i primi dossier affrontati e da affrontare.

Il governo Conte II: date di nascita e di formazione

 

governo conte completo

Il Governo Conte Bis al completo

Il Governo Conte II è il sessantaseiesimo governo della Repubblica italiana e il secondo della XVIII legislatura, in carica a partire dal 5 settembre 2019, giorno del suo giuramento. Il prossimo lunedì 9 e martedì 10 settembre il governo Conte II chiederà il voto di fiducia in Parlamento, prima alla Camera e poi al Senato. Ove non la ottenesse, resterebbe in carica “per il disbrigo degli affari correnti”. Il governo Conte II è un governo di coalizione ‘tripartito’, in quanto nato da un accordo politico tra M5S, Pd e LeU. Tre partiti che alle elezioni del 2018 si erano presentati separatamente: l’M5S da solo, il Pd in una coalizione di centrosinistra e LeU in modo autonomo, diviso da questi.

Quirinale hall

La hall del Quirinale

In seguito alle consultazioni di rito effettuate al Quirinale (due i ‘giri’ di consultazioni) dal Capo dello Stato, emerge la possibile esistenza di una nuova maggioranza parlamentare tra i tre partiti citati, M5S, Pd e LeU.

dimaio zingaretti

Di Maio e Zingaretti

Dopo numerosi incontri tra il capo politico dei 5Stelle, Di Maio,il segretario del Pd, Zingaretti, e gli esponenti di LeU, nonché dopo gli incontri tra le delegazioni dei due partiti, avvenute a livello dei rispettivi capigruppo di Camera e Senato, il Capo dello Stato re-incarica Conte con l’obiettivo di formare un nuovo governo su diversa base parlamentare rispetto al precedente.

Giuseppe Conte ha ricevuto dal Presidente della Repubblica l’incarico di formare il nuovo governo il 29 agosto 2019, accettando con riserva e ha tenuto, dal 30 al 31 agosto le sue consultazioni con tutte le forze politiche. Il 4 settembre 2019 il presidente incaricato ha sciolto positivamente la riserva, comunicando la lista dei ministri. Il 5 settembre il governo ha prestato giuramento di fronte al Capo dello Stato e tenuto il primo consiglio dei Ministri.

 

Il governo Conte I, quello ‘gialloverde’, e la sua crisi

governo conte 1

Governo Conte 1

Il governo Conte II nasce dopo le dimissioni del Governo Conte I che è stato il sessantacinquesimo governo della Repubblica, il primo della XVIII legislatura, e che è rimasto in carica dal I giugno 2018 al 5 settembre 2019 per un totale di 461 giorni, ovvero 1 anno, 3 mesi e 4 giorni. Anche il Conte I era un governo di coalizione nato da un accordo politico tra M5S e Lega, che non si erano presentati insieme alle elezioni (anzi, si erano combattuti e la Lega faceva parte della coalizione di centrodestra).

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Salvini e la crisi di governo

Il governo Conte I era nato dopo una lunga crisi di governo (445 giorni, un anno e quasi tre mesi) che aveva portato a una situazione di stallo il Parlamento dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018. Conte aveva, in quell’occasione, ricevuto l’incarico di formare un nuovo governo dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 31 maggio 2018, il giorno stesso aveva proposto la lista dei ministri e aveva poi ottenuto la fiducia del Senato il 5 giugno 2018, con 171 voti favorevoli, 117 contrari e 25 astenuti, e il 6 giugno 2018 quella della Camera, con 350 voti favorevoli, 236 contrari e 35 astenuti.

Mattarella e Conte

Mattarella e Conte a colloquio

 

Dopo un anno e un mese di difficile e faticosa navigazione, nella serata del 20 agosto 2019 il premier Conte rimette il suo mandato nelle mani del Presidente della Repubblica, rassegnando così le dimissioni dalla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri. Il ‘contesto’ vede, dopo alcune settimane di tensione nella maggioranza gialloverde, l’8 agosto 2019, al termine di un voto parlamentare (al Senato) sulle mozioni sulla Tav (la Lega vota a favore, l’M5S contro), il segretario della Lega, Matteo Salvini, annunciare l’intenzione di ritirare il sostegno del suo partito al governo, sebbene appena tre giorni prima il governo avesse ottenuto la fiducia, sia al Senato che alla Camera, sull’approvazione del “decreto Sicurezza bis”. Salvini innesca così la crisi di governo e chiede la convocazione di elezioni anticipate. Il giorno dopo, il 9 agosto, il gruppo parlamentare della Lega presenta, sempre al Senato, una mozione di sfiducia nei confronti del premier, anche se gli esponenti leghisti mantengono tutti i loro incarichi nell’esecutivo, senza dimettersi, come di solito si fa quando un partito mette in crisi il governo (si chiama “ritiro della delegazione ministeriale”).

Facce di Salvini

Le espressioni di Salvini durante il discorso di Giuseppe Conte

 

Il 20 agosto, Conte riferisce al Senato in merito alla crisi di governo in atto, annunciando le proprie dimissioni e anche se, nel corso del dibattito, la Lega ritira la sua mozione di sfiducia, Conte decide ugualmente di porre fine all’esperienza di governo, formalizzando le sue dimissioni la sera stessa al Quirinale.

Tecnicamente, dunque, nell’aula del Senato, il 20 agosto si era discusso sulla base delle comunicazioni dello stesso premier, cui non era, però, seguito un voto dell’Aula: ascoltato il dibattito, Conte è salito al Colle per rassegnare le sue dimissioni. Il governo Conte I, dunque, non è mai stato tecnicamente sfiduciato, ma si è dimesso sua sponte (si tratta, dunque, di una crisi ‘extraparlamentare’). Insomma, il governo Conte I non è stato battuto da un voto in Parlamento, ma si è dimesso spontaneamente né la Lega ha mai ritirato la sua delegazione al governo, aprendo una crisi ‘formale’. Il governo Conte I è restato in carica per il “disbrigo degli affari correnti” fino al 5 settembre, giorno in cui ha prestato giuramento il governo Conte II.

Come, dai colori tradizionalmente adottati dai due partiti, il governo Conte I era chiamato dalla stampa “governo giallo-verde”, il Conte II è definito “governo giallorosso”.

Radiografia di un governo. Dicasteri, uomini e ‘portafogli’…

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Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro

 

Il nuovo governo guidato da Giuseppe Conte, sostenuto da una maggioranza Pd-M5S-Leu, conta in totale 21 ministri, di cui un terzo (solo 7) sono donne, e un sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro (M5S) che sarà affiancato, ma senza poter prendere parte al cdm, dal segretario generale di Palazzo Chigi, Roberto Chieppa, uomo di fiducia dello stesso premier.

Lamorgese al posto di Salvini

Luciana Lamorgese agli Interni al Posto di Matteo Salvini

 

Per quanto riguarda i ‘portafogli’ (cioè i ministeri di spesa) dieci componenti del governo sono targati Movimento 5 stelle (sei ‘con portafoglio’ e quattro senza), nove Pd (5 con portafoglio quattro senza), uno Leu (Roberto Speranza, la Salute) e uno, la Lamorgese agli Interni, è un tecnico.

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Fioramonti all’Istruzione

I ministri ‘ereditati’ dal Conte I sono quattro (Di Maio, Costa, Bonafede, Fraccaro), ma solo due hanno conservato la stessa delega (Costa e Bonafede) mentre per due ex membri del governo non ministri quella attuale è una promozione: per Fioramonti (Istruzione) si tratta di un ‘avanzamento di carriera’ (nel Conte I era viceministro all’Istruzione) così come per Vincenzo Spadafora, che da sottosegretario alla presidenza del Consiglio diventa ministro a Sport e Giovani, mentre invece per Riccardo Fraccaro si tratta di un, pur se parziale, ‘declassamento’ (da ministro ai Rapporti con il Parlamento a sottosegretario a palazzo Chigi), incarico che però gli permette di restare nel cdm.

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I ministri silurati Grillo, Toninelli e Trenta

 

Esclusi, ovviamente, i sei ministri della Lega, non sono stati riconfermati, nel passaggio dal Conte I al Conte, quattro ministri dei 5Stelle: Elisabetta Trenta (ministero della Difesa; Danilo Toninelli (Mit); Alberto Bonisoli (Beni culturali); Giulia Grillo (ministero della Salute).

Nei dicasteri chiave ci sono il leader Cinque Stelle, Luigi Di Maio, agli Esteri, Roberto Gualtieri (Pd) all’Economia, Alfonso Bonafede (M5S), confermato alla Giustizia, un tecnico all’Interno, il prefetto Luciana Lamorgese.

Il resto della squadra è composto, per il Pd, da Lorenzo Guerini (Pd) alla Difesa, Dario Franceschini (Pd) alla Cultura, che prende anche la delega al Turismo, dalla vicesegretaria dem Paola De Micheli alle Infrastrutture e Trasporti, Teresa Bellanova (Pd) alle Politiche agricole, ambientali e forestali. Confermato nello stesso dicastero Sergio Costa (M5S), all’Ambiente. Il capogruppo Cinque Stelle al Senato, Stefano Patuanelli, va allo Sviluppo Economico,Nunzia Catalfo(M5S) al Lavoro e Politiche sociali, l’Istruzione, Ricerca e Università va a Lorenzo Fioramonti (M5S), i Rapporti con il Parlamentoa Federico D’Incà (M5S), a Paola Pisano (M5S) l’Innovazione, Fabiana Dadone (M5S) alla Pubblica amministrazione. Tra i ministeri senza portafoglio, Francesco Boccia(Pd) agli Affari regionali e alle Autonomie, Vincenzo Spadafora (M5S) allo Sport e alle Politiche giovanili, Elena Bonetti (Pd) alle Pari Opportunità e alla Famiglia, Vincenzo Amendola (Pd) agli Affari europei, Giuseppe Provenzano (Pd) al Sud.

Qui un articolo che spiega come si è formata – e su quali uomini e di quali partiti conta – la squadra del sottogoverno (sottosegretari e viceministri): Promossi&bocciati. Il risiko del sottogoverno fa “vittime eccellenti” dentro M5S e Pd

 

Due dicasteri in più rispetto al Conte I e i ‘rientri’ eccellenti

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Il ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano

 

Rispetto al governo Conte I, che contava 19 ministri, se ne aggiungono quindi due (entrambi senza portafoglio): il ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione (Paola Pisano), fortemente voluto dallo stesso Conte, e il ministro per le Politiche giovanili e lo sport (Vincenzo Spadafora, che già deteneva la delega per le Politiche giovanili da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, insieme a Pari opportunità e servizio civile, nel Conte I). La delega allo Sport era invece detenuta dall’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti (Lega).

 

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Il ministro per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti

Nasce poi il ministro per le Pari opportunità e la famiglia (Elena Bonetti): nel Conte I la competenza sulla Famiglia era affidata, con quella sulle Disabilità, prima al ministro Lorenzo Fontana – poi passato agli Affari europei per la nomina di Paolo Savona alla presidenza Consob – avvicendato da poco da Alessandra Locatelli (entrambi erano della Lega).

I ‘rientri’ nella compagine di governo sono tutti di parte dem – al netto di Di Maio, Bonafede, Costa e Fraccaro, più Fioramonti promosso ministro, cinque di parte 5Stelle – sono tutti di parte dem.

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Ministro beni culturali Dario Franceschini

C’è l’ex segretario del Pd, Dario Franceschini, che ritrova le deleghe a Cultura e Turismo già ricoperte per quattro anni e in ben due governi, quelli di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Ma Franceschini aveva ricoperto ruoli anche nei governi di Enrico Letta, Massimo D’Alema e Giuliano Amato ed è, nel Conte II, il ministro con il maggior numero di incarichi governativi alle spalle.

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La ministra all’Agricoltura, Teresa Bellanova

Renziana doc, era stata vice-ministro all’Economia nei governi di Renzi e Gentiloni e, prima ancora, sottosegretaria alle politiche Sociali, la ministra all’AgricolturaTeresa Bellanova. Anche Paola De Micheli, vicesegretaria del Pd, indicata per il dicastero dei Trasporti, era già stata componente dei governi Renzi e Gentiloni con incarichi da sottosegretaria alle Finanze e a Palazzo Chigi (con Gentiloni), l’ultimo dei quali commissario straordinario al terremoto.

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Il Ministro alla Difesa Lorenzo Guerini

Già sindaco di Lodi e attuale presidente del Copasir, carica che dovrà lasciare per incompatibilità, Lorenzo Guerini prende la delega ‘di peso’ alla Difesa, ma non era mai stato ministro. Alla terza legislatura come deputato, Francesco Bocciaottiene il ministero senza portafogli per gli Affari Regionali e le Autonomie, lui che per due volte è stato candidato Pd alle primarie del centrosinistra per governare la Puglia. La moglie, Nunzia De Girolamo, è stata ministro all’Agricoltura nel governo Letta in quota alfaniana (Ncd).

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Debutto al Mef per Roberto Gualtieri

Debutto al Mef per Roberto Gualtieri, storico ed eurodeputato alla terza legislatura. Sono stati ‘pescati’ fuori dal Parlamento, invece, quattro neo ministri: Luciana Lamorgese, prefetto di Milano, che va agli Interni (ma che era stata capo di gabinetto del ministro Angelino Alfano); Giuseppe Provenzano, vice direttore dello Svimez, che prende la delega al Mezzogiorno; Paola Pisano, assessore all’Innovazione della giunta M5s di Chiara Appendino a Torino e docente nella stessa materia nell’ateneo sabaudo, diventa titolare dell’omonimo ministero; mentre la nuova ministra della famiglia, Elena Bonetti, è professoressa associata di Analisi matematica all’Università di Milano.

 

Vicepremier no, ma ‘capo-delegazione’ sì, per M5S e Pd

Pd e M5S

Pd e M5S

Nessun vicepremier, invece, come era stato annunciato, pur dopo molte tensioni e discussioni, ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio – che è stato il nodo da sciogliere fino alle ultime battute nel vertice notturno del 4 settembre a Palazzo Chigi, il giorno prima della salita al Colle di Conte – è Riccardo Fraccaro, Movimento 5 Stelle.

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Di Maio e Franceschini

Ma in un governo che ha tanto puntato e discusso sui vicepremier, sono stati stabiliti i due ‘capo-delegazione’dei due principali partiti, Dario Franceschini per il Pd e Di Maio per l’M5S. E chissà che non rinasca una ‘creatura’ da prima Repubblica com’è stato il Consiglio di gabinetto. Negli anni Ottanta era formato dai capi delegazione e dal presidente del Consiglio (il ricordo si perde nell’ultimo governo Andreotti, l’VIII) per dare una prima valutazione delle misure più importanti di un governo. Quasi la fotocopia dei due vicepremier (Salvini e Di Maio) del primo governo Conte.

 

Il ‘peso’ dei partiti: 10 M5S, 9 Pd, uno a LeU e un tecnico

 

Dieci, nove e uno: sono i primi numeri del governo Conte bis e riflettono i rapporti di forza interni alla maggioranza. M5S, il socio più forte, ottiene dieci ministri, il Pd, socio di minoranza, ne ha nove, dieci con un ministro di LeU.

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Governo conte bis

Il governo Conte bis, infatti, frutto di un delicato e difficile accordo raggiunto tra il Movimento 5 Stelle e il Pd – ma anche con l’ingresso di Liberi e Uguali – è composto da un totale di 21 ministri. Di questi otto sono senza portafogli (quattro al Pd e quattro all’M5S), 13 con portafoglio (sei all’M5S, cinque al Pd, uno a LeU e un tecnico). In totale, sui ministri ‘con portafoglio’ dieci ministri sono in quota ai 5 Stelle, nove al Pd, uno a LeU e uno è un tecnico. Sette sono donne, di cui soltanto quattro con portafoglio (Lavoro M5S, Infrastrutture e Agricoltura Pd, Interni tecnico).

Ai pentastellati vanno sei ministeri: Esteri (Di Maio, il ministro degli Esteri più giovane della storia, a soli 33 anni), Lavoro (Catalfo), Sviluppo economico (Patuanelli), Giustizia (Bonafede), Ambiente (Costa), Istruzione (Fioramonti).

Al Pd invece vanno cinque ministeri: Economia e Finanze (Gualtieri), Difesa (Guerini), Politiche agricole, alimentari e forestali (Bellanova), De Micheli (Infrastrutture e Trasporti), Beni e attività culturali con competenza sul turismo (Franceschini).

Un solo ministero per Leu, la Salute (Speranza), un portafoglio dal forte peso sociale ma anche politico e che dovrebbe aiutare la solidità del governo, specie al Senato. E un solo ministro dal profilo ‘tecnico’, l’Interno, (Lamorgese), prefetto di carriera, una tessera chiave in qualsiasi esecutivo, ancor più nell’era del “dopo-Salvini”.

Nel precedente esecutivo, il Conte I, i ministri dell’M5S erano otto (ne acquista, quindi, due in più) e i ministri della Lega sei (il Pd ne ha tre in più), mentre i ministri tecnici erano tre (Tria, Moavero e Savona) e ora ce n’è uno solo. Per quanto riguarda la partita dei viceministri e dei sottosegretari, tutta ancora da fare e da giocare, rimando a un prossimo articolo, sempre su queste pagine: 

ecco l’articolo sulla squadra del sottogoverno con l’analisi del peso totale di ogni partito dentro l’esecutivo Promossi&bocciati. Il risiko del sottogoverno fa “vittime eccellenti” dentro M5S e Pd

 

Il peso delle correnti dei due partiti (M5S e Pd) al governo

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Il peso delle correnti dei partiti M5S-Pd

Ma non ci sono solo il peso e le presenze dei due partiti a ‘segnare’ la nascita del nuovo governo, ma anche quelle delle correnti di entrambi. Vediamola una per una.

Federico D’Incà

Federico D’Incà

Dentro i 5Stelle ,i ‘dimaiani’ tengono le loro posizioni, ma i ‘fichiani’ guadagnano terreno. La presenza di Federico D’Incà ai Rapporti con il Parlamento, molto stimato anche dai dem, fa quasi pensare ad un solido asse ritrovato da Di Maio con il presidente della Camera, Roberto Fico. E anche se D’Incà è un fichiano eterodosso (era a favore delle Olimpiadi invernali, in quanto trentino, e delle Autonomie), tra gli ortodossi fichiani, va aggiunta la presenza di Fabiana Dadone alla Pa, che però è anche molto amica di Di Battista e, a sua volta, molto stimata per come ha svolto il compito di relatrice sul ddl Fraccaro. Meno legato alle anime del M5S è Lorenzo Fioramonti, che tuttavia negli ultimi mesi si è distinto come anima critica del governo gialloverde e che pure è vicino a Fico.

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Stefano Patuanelli, capogruppo al Senato dell’M5S

Stefano Patuanelli, molto stimato per la conduzione del gruppo al Senato, è un ‘dimaiano’ centrista e moderato. Oltre a Fraccaro e a Bonafede, una dimaiana doc è la Catalfo, ‘madrina’ del reddito di cittadinanza, mentre la Pisano, ex assessore della giunta Appendino, è legata all’alta società della Torino bene, oltre che a Casaleggio e Cost aè considerato un ‘tecnico’ molto vicino a Grillo.

Come pure lo è Spadafora, grillino moderato che viene dalla Margherita e coltiva ottimi rapporti con i dem, a partire da Franceschini, tanto da organizzare molte delle cene-trattativa che hanno dato vita al nuovo governo.

Di maio Conte giuramento

Governo Conte Bis, giuramento Di Maio

Nello schema di Di Maio, questa è la convinzione dei suoi fedelissimi, il capo politico ha ottenuto un ruolo di altissimo prestigio – come ministro degli Esteri – che al tempo stesso gli permetterà di non tralasciare le dinamiche più legate a un Movimento in fase di ricostruzione. Del resto, ragionano i ‘dimaiani’, al Mise e al Lavoro il leader del M5S ha scelto due esponenti di fiducia, Patuanelli e Catalfo ed è riuscito a mettere un suo fedelissimo, Fraccaro,“a guardia” di Palazzo Chigi.

Casaleggio e Rosseau

Casaleggio e Rosseau

Ma, fino al liberatorio voto su Rousseau, non è stato facile, per il capo politico, gestire una trattativa con un Pd che lo vedeva assai recalcitrante. La sua leadership ha camminato sui carboni ardenti, picconata dai post di Beppe Grillo e asfissiata dal pressing di chi, tra i parlamentari, voleva a tutti costi l’accordo con il Pd. L’era giallorossa, tuttavia, stravolge anche minoranza e maggioranza nei gruppi parlamentari con il rischio di creare un nuovo dissenso, stavolta fatto di militanti ‘puri’ o di chi, fino all’ultimo ha sperato in un recupero del rapporto con la Lega. Infatti, soprattutto al Senato, non mancano le fibrillazioni. Elio Lannutti è scettico. Gianluigi Paragone si è chiuso in un religioso silenzio social. E la scelta dei nuovi capigruppo (Francesco Silvestri è in pole alla Camera, Gianluca Perilli al Senato) potrebbe accrescere l’agitazione interna. Sarà un M5S al governo che punterà su binari totalmente diversi rispetto all’era gialloverde: il tema dell’immigrazione, di fatto, è stato lasciato al Pd (con Mit e Difesa in mano ai dem e il Viminale ad un tecnico) mentre restano, per il Movimento, alcune battaglie simbolo come quella del precariato dei docenti, dell’innovazione tecnologica o del salario minimo. E, sotto la spinta di Grillo, il M5S potrà tornare a puntare forte sull’Ambiente. Resta da vedere l’impatto che la rivoluzione al governo avrà su un consenso che in un anno si è dimezzato, anche se nel M5S si guarda con un certo ottimismo ai sondaggi con l’obiettivo di tornare a puntare all’elettorato moderato che l’ascesa di Matteo Salvini aveva quasi prosciugato.

francesco boccia

FRANCESCO BOCCIA

Per quanto riguarda il Pd, tutte le varie ‘anime’ o ‘correnti’ sono state accontentate. Gli occhi e le orecchie del segretario Zingaretti, che ha preferito restare fuori dal governo, saranno quelle di Francesco Boccia (ex lettiano, poi vicino al governo pugliese Emiliano, ora autonomo), da sempre teorico di un rapporto più stretto con i 5Stelle, e di Paola De Micheli (ex lettiana, ex bersaniana, ora passata con Zingaretti, nella cui segreteria è diventata una dei vice), messi agli Affari regionali e alle Infrastrutture (la seconda).

andrea orlando

Andrea Orlando

Dopo il ‘gran rifiuto’ di Andrea Orlando, che doveva diventare vicepremier o quantomeno ministro e che invece resta nel Pd come vicesegretario, per ora unico, per lui c’è Peppe Provenzano (già vicedirettore dello Svimez) al Sud. Enzo Amendola, agli Affari europei, triangolerà con Roberto Gualtieri al Mef (e con Paolo Gentiloni, diventato commissario Ue, ancora presidente del partito, carica che dovrà abbandonare, come quella di deputato) sui temi economici e nel rapporto con la Ue.

zingaretti nicola

Nicola Zingaretti


Sia
Amendola che Gualtieri vengono, alla lontana, dal Pci-Pds-Ds, ma Gualtieri era un dalemiano, poi vicino in parte a Renzi, ma uno di cui Zingaretti, oggi, si fida ciecamente, mentre Amendola è stato vicino, più di recente, a Marco Minniti e, soprattutto, fatto fuori da Renzi nelle liste alle Politiche. Altri due uomini su cui Zingaretti – che punta molto al rapporto con la Ue e alle leve dei ministeri economici (Mef, Infrastrutture, ma anche Agricoltura) – può di certo contare.

Il capodelegazione dem, Franceschini, ha ancora una sua – sempre più importante – corrente e, nonostante il ‘gioco di squadra’ fatto con Zingaretti (e con Renzi) durante la crisi di governo, gioca sempre, e soprattutto, per sé, ma non si possono tralasciare i suoi ottimi rapporti con il Quirinale.

Per quanto riguarda le minoranze, una casella è andata a Lorenzo Guerini (Difesa), già vicesegretario del Pd di era renziana, oggi coordinatore della corrente ‘Base riformista’ (renziani moderati) con Luca Lotti, in nome della difesa della pax interna con la minoranza più ‘responsabile’ mentre due posti sono andati a due renziane pasdaran. Uno, come era prevedibile, l’agricoltura, a Teresa Bellanova (ex dirigente della Cgil, uno dei più strenui difensori del Jobs Act), e uno, invece, a sorpresa, a Elena Bonetti (Pari Opportunità e Famiglia): ex dirigente dell’Agesci, cattolica ‘di sinistra’ (è favorevole alle unioni civili), è una delle animatrici dei ‘comitati civici’ Azione civile, base del (futuro venturo) partito di Renzi. Pronte a uscire a un cenno del loro vero ‘Capo’ (Renzi) sono comunque due donne molto in gamba e, nonostante le polemiche, faranno di certo bene entrambe. Ma, su di loro, il segretario Zingaretti non può contare. Il malumore dei renziani, e la ‘voglia matta’ di costruirsi in partito e gruppi parlamentari autonomi, monta ogni giorno.

Poche donne e molto Sud, ma è il governo più giovane

regioni sud

Le regioni del sud

Il Conte bis è il governo più giovane della storia repubblicana. Un record strappato per una manciata di decimali all’esecutivo di Matteo Renzi nato nel febbraio 2014. I ministri di Renzi avevano un’età media di 47,8 anni; quelli del secondo governo Conte ne hanno 47,4 mentre nel governo Conte I la media era di 50 anni. Il più giovane è Luigi Di Maio, 33 anni, che è anche il più giovane ministro degli Esteri della storia repubblicana. Fabiana Dadone, ministra alla Pubblica amministrazione, ne ha appena due di più, 35 mentre Provenzano è il più giovane ministro del Pd (37 anni). La più anziana è la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese: compie 66 anni l’11 settembre (nel Conte I il più anziano era Savona, 80 anni). Di fatto, è un governo di ‘quarantenni’(10 su 21). In generale, è di 49 annila media d’età delle donne del Conte II contro i 46 anni di quella degli uomini.

Le donne sono 7 su 21, il 33%,due in più del Conte I (28%, 5 su 18), ma sul tema delle ‘quote rosa’ molti altri governi precedenti hanno fatto meglio. Il primato spetta al governo Renzi, il primo a rispettare la parità di genere (50% e 50%). Erano cinque le donne, su 18, nel governo Gentiloni e tre su 13 nel Berlusconi IV (2008-2011).

marta cartabia

Marta Cartabia, per 24 ore è stato il suo nome a primeggiare come Premier

E così, se per 24 ore l’Italia ha sfiorato l’idea di una donna premier (Marta Cartabia, ma a capo di un governo ‘elettorale’), il Conte bis si accontenta di avere la terza donna al Viminale nella storia della Repubblica: dopo Rosa Russo Iervolino (1998-1999) e Annamaria Cancellieri (2011-2013), tocca all’ex prefetto di Milano Luciana Lamorgese. Poca cosa, nell’Europa della cancelliera tedesca, Angela Merkel, della presidente di Commissione, Ursula Von der Leyen, e di Christine Lagarde che presto prenderà la guida della Bce. La fotografia dell’Italia negli anni, dal 1948, per quanto riguarda le donne al poterenon è edificante: su oltre 1.500 incarichi di ministro in 65 differenti governi, le donne ne hanno finora ricoperti 83, di cui 41 senza portafoglio.

Paola De Micheli (Pd)

Paola De Micheli (Pd)

Nessuna donna, dal governo De Gasperi V (1948) al primo governo Conte (2018), ha rivestito l’incarico di ministro dell’Economia e delle finanze o delle Infrastrutture e dei Trasporti, fino alla nomina, nel Conte bis, della democrat Paola De Micheli, che infrange questo triste record.

E’ anche un governo, il Conte II, geograficamente nato al Sud, che prevale con 11 ministri nati in regioni meridionali contro i sei lombardi che erano i più numerosi dei 18 ministri precedenti. Dalla Basilicata, e in particolare da Potenza, vengono due ministri (Lamorgese e Speranza). La regione più rappresentata è la Campania, con quattro ministri (Amendola, Costa, Di Maio, Spadafora). La Sicilia ne ha tre (Bonafede, Catalfo, Provenzano); due per Basilicata (Lamorgese e Speranza), Puglia (Boccia e Bellanova), solo due per Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte.

Lo zodiaco dice che è un governo ‘di terra’: sette i segni riconducibili all’elemento, sei di acqua, quattro ciascuno per aria e fuoco. I segni zodiacali più rappresentati sono il cancro, il capricorno e il leone: tre ciascuno.

nosocia

La Lamorgese non ha account social

Alla Lamorgese, che subentra a Matteo Salvini, spetta un’altra ‘chicca’: è l’unica della squadra di governo a non essere social: non ha un profilo Twitter né Facebook.

Inoltre, spulciando tra i curricula dei nuovi ministri, cinque su 21 non hanno una laurea in tasca (Di Maio, passato da ingegneria a giurisprudenza prima di farsi risucchiare dal Movimento; Vincenzo Spadafora; Enzo Amendola e Nunzia Catalfo, entrambi diplomati al liceo scientifico, Teresa Bellanova, che ha solo la terza media).

Infine, tra i mestieri spopolano gli avvocati e i professori universitari, in tutto sette. Per il resto, si spazia tra un ingegnere (Stefano Patuanelli) e una manager (Paola De Micheli), una sindacalista (Teresa Bellanova) e una selezionatrice di personale (Nunzia Catalfo, considerata la ‘madre’ del reddito di cittadinanza). Il più eclettico resta Luigi Di Maio passato da webmaster a giornalista sportivo, da steward al San Paolo a manovale nell’azienda del padre.

 

La cerimonia d’insediamento: “Sorridi, sei su Instagram!”

Mattarella Conte giuramento

Il presidente Mattarella e Giuseppe Conte che giura

Quando, il 5 settembre, davanti a Sergio Mattarella, arriva per giurare il ministro degli Esteri Luigi Di Maio,il premier Giuseppe Conte si lascia sfuggire una strizzata d’occhio. Poi gli stringe la mano con entrambe le sue, il più caloroso tra i saluti ai propri colleghi di governo. E’ questo il gesto che riassume il senso politico e forse il sollievo per un’operazione riuscita, contro il tempo e contro le previsioni: a nemmeno un mese dall’apertura della crisi, i 21 ministri del Conte bis sono saliti al Quirinale per giurare davanti al presidente della Repubblica. Molti, in una sala degli Specchi gremita di cronisti e dalla temperatura rovente, data la mattinata di fine estate, sottolineano il clima “più sobrio e istituzionale” rispetto al giuramento del primo governo Conte, l’1 giugno 2018.

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La cerimonia d’insediamento: “Sorridi, sei su Instagram!”

I vestiti e le posture sono perlopiù quelli giusti: tra gli abiti e i tailleur scuri spiccano solo il blu elettrico del ministro per le Politiche agricole, Teresa Bellanova, che causerà un’ordalìa di stupide polemiche sui social, il color crema deltailleur scelto dalla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, e il bianco del ministro per l’Innovazione, Paola Pisano, che – un po’ troppo informale per l’occasione istituzionale – indossa una camicia bianca, un pantalone largo con fantasia optical e sandalo rosa.  Tre donne ministre sono in total blackFabiana Dadone, con giacca smoking e gonna al ginocchio, Paola De Micheli (con scarpa di vernice) ed Elena Bonetti, la matematica di fede renziana.

roberto speranza e la cravatta rossa

Roberto Speranza e la cravatta rossa

 L’unica nota di rosso, nel vestiario del governo giallo-rosso, il più giovane della storia della Repubblica, è la cravatta del ministro della Salute, Roberto Speranza (LeU), pallido ed emozionato nel suo abito grigio scuro. Gli altri scelgono tonalità di blu o grigio. Il verde, sfoggiato un anno fa da Matteo Salvini, sembra essere completamente sparito dalla palette dei colori possibili.

Gli unici strappi alla sobrietà sono i selfie, ormai di rito. Franceschini posta su Twitter quello della squadra dem. Di Maio, invece, stavolta sceglie una foto di gruppo più formale per presentare il team pentastellato nel suo post su Facebook.

Tutti i ministri, poco prima delle dieci, entrano a piedi alla spicciolata: Di Maio, in abito blu notte, mano nella mano con la fidanzata Virginia Saba, in tubino nero. Prima della cerimonia, sorridente e disteso, Di Maio chiacchiera con la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, seduta al suo fianco dove un anno fa c’era Salvini. L’ex prefetto di Milano è in blu scuro e risulta la più sobria di tutti contailleur con pantalone e tacco basso.

Tra i familiari che assistono seduti in sala c’è pure un ex ministro, Nunzia De Girolamo (titolare dell’Agricoltura nel governo Letta), elegantissima, in uno chemisieur nero morbido, scollato solo sulla schiena, e una borsa Bulgari bordeaux, moglie del neo titolare degli Affari regionali, Francesco Boccia, accompagnato anche dalla figlia Gea che tiene per mano all’ingresso del Quirinale.

Tornato alla guida del ministero della Cultura, Dario Franceschini appare quello più a suo agio di tutti, rilassato come chi è di casa: controlla il cellulare prima della cerimonia, ma è alla sua sesta esperienza da ministro.

conte eleganza

Conte è l’unico che arriva in macchina fin dentro il Quirinale. Lo stile è il solito: abito blu,pochette a quattro punte che spunta dal taschino, raffinato orologio al polso, per firmare il giuramento non usa la penna messa a disposizione di tutti i ministri sul tavolo di Mattarella ma estrae la sua stilografica personale, una Montblanc.

Montblanc

La Montblanc

Insomma, è lui, sempre posato, a mettere d’accordo stili e colori, dentro e fuori i Palazzi della Politica, as usual.

governo conte il giuramento di costa

Sergio Costa, generale di brigata dei Carabinieri Forestali, fa il saluto militare sbattendo i tacchi e giura con la mano sul cuore

Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, generale di brigata dei Carabinieri Forestali, fa il saluto militare sbattendo i tacchi e giura con la mano sul cuore. Il titolare della Giustizia, Alfonso Bonafede, si mette anche lui la mano sul cuore. Gli altri sfilano ordinatamente senza deviare dal protocollo. Poi foto di rito, una con tutti i ministri e una con le sette ministre, il brindisi in un’altra sala e il rompete le righe.

La cerimonia della ‘campanella’: Conte la passa a se stesso…

governo conte bis giuramento

Il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, agita la campanella a Palazzo Chigi, Roma, 5 settembre 2019.
ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

La scena si sposta a Palazzo Chigi, dopo una singolare cerimonia in cui Conte eredita da sé stesso la “campanella” che apre i Cdm e saluta frettoloso il leghista Giancarlo Giorgetti. Il primo Consiglio dei ministri dura oltre un’ora. Conte, ora più a suo agio nel ruolo di premier, regala battute per sciogliere le emozioni dei tanti debuttanti. Poi esordisce con un discorso in cui indica la discontinuità che vuole. Basta conflitti, basta scavalcarsi e non parlarsi: dialogate tra voi e parlate con la presidenza, sobri nelle parole e operosi nelle azioni, raccomanda. Ora si lavorerà come una vera coalizione.  Il premier raccomanda ai suoi ministri “leale collaborazione”, per archiviare la stagione gialloverde dei “conflitti” e delle “sgrammaticature istituzionali”.

Poi, come in ogni coalizione che si rispetti, prendono la parola, nel cdm, i capi delegazione di M5s, Pd e Leu. Di Maio e Franceschini concordano che d’ora in poi le leggi non saranno degli uni o degli altri ma condivise e promettono, a nome delle rispettive “delegazioni”, che ci si parlerà di più e si concorderanno le singole misure. Finita la stagione “dei bracci di ferro continui”, promette il dem Franceschini, “faremo sintesi e non competizione”. Sarà…

Parte il governo, ma i primi provvedimenti fanno discutere

Voltare Pagina

Il Conte II, però, vuole subito voltare pagina sul Conte I

Il Conte II, però, vuole subito voltare pagina sul Conte I. Lo fa con i volti e i toni dei nuovi ministri di Pd e Leu che affiancano una delegazione M5s molto rinnovata, ma soprattutto lo fa con i primi atti in Consiglio dei ministri.

salvini

Lo “schiaffo” politico a Salvini

Infatti, nel primo cdm, tutti insieme, premier e ministri, danno il primo “schiaffo” politico a Salvini, con la decisione di impugnare una legge regionale del Friuli Venezia Giulia, regione a guida leghista, per alcune norme “discriminanti” verso i migranti, che viola diverse competenze statali e mette a rischio i livelli essenziali sanitari, secondo il governo, suscitando le ire della Lega, dal governatore Fedriga a Salvini. Era un atto quasi dovuto, spiega il ministro per gli Affari regionali Boccia: il lavoro preparatorio era stato avviato dal precedente governo e i termini per impugnare scadevano venerdì, ma il gesto acquista già il sapore di una sfida alle politiche salviniane.

5g golden power

Il cdm decide anche di esercitare il Golden Power

Il cdm decide anche di esercitare il Golden Power su quattro operazioni di 5G di Tim, Vodafone, Fastweb e Linkem (richiesta degli Usa). 

Ursula Von der Layen

Ursula Von der Layen

E viene anche formalizzata, in cdm, l’indicazione di Paolo Gentiloni (che si dovrà dimettere da deputato: è stato eletto in un collegio uninominale di Roma, dove si rivoterà) per la nuova commissione Ue. Plaude Ursula Von Der Leyen e si compiace per un governo più europeista Angela Merkel. A Gentiloni dovrebbe andare la delega agli Affari economici ma non è ancora detto sia così.

Angela merkel

Angela Merkel

Eppure, le interviste rilasciate in questi giorni da alcuni ministri (Boccia sulle Autonomie regionali, De Micheli su Autostrade e Orlando sulla Giustizia) creano le prime crepe, oltre che le prime tensioni interne tra Pd e M5S, e lasciano prevedere il solito gioco del ‘tira e molla’ tra i due partiti.

 

Conte al lavoro tra una telefonata di Trump e il discorso

Giuseppe Conte e Trump

Giuseppe Conte e Trump

Una telefonata del presidente Donald Trump per suggellare il sostegno degli Usa al governo italiano spezza le primissime ore di Giuseppe Conte alla guida del nuovo esecutivo. Il premier, in vista del voto di fiducia, è al lavoro sul discorso che terrà alla Camere. Un discorso che sarà di metodo e di sostanza e, non a caso, Conte nel corso della giornata vede due esponenti chiave del governo giallorosso: il titolare del Mef Roberto Gualtieri e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, a capo dei due dossier più delicati dei primi 100 giorni del Conte 2, quello economico e quello dell’immigrazione. Temi che, certamente, il premier approfondirà in un discorso dove chiamerà M5S e Pd a un clima di leale collaborazione per lui imprescindibile. Anche perché Conte è chiamato a diradare gli ultimi dubbi sul suo governo che ancora pendono su una parte, piuttosto minoritaria, del M5S.

Di MAio

Di Maio

Ma anche Luigi Di Maio, già al primo giorno da ministro degli Esteri, fa sentire la presenza sua e della sua squadra. Il capo politico del Movimento riunisce alla Farnesina tutti i titolari dei dicasteri pentastellati. Poi, la foto di rito pubblicata su Facebook e accompagnata da una didascalia che odora di auspicio: “Sono certo Conte che riuscirà ad essere garante anche di questo nuovo governo”. Il timore, in una parte del Movimento, è quello di avere un presidente del Consiglio che, in nome dell’equidistanza tra M5S e Pd, finisca per scontentare il suo primo partito sostenitore. Già nei prossimi giorni Di Maio ha intenzione di lanciare alcune proposte ‘tipicamente’ pentastellate.

Nulla filtra, al momento, ma i temi bandiera sono quelli di sempre: dal salario minimo alle energie rinnovabili e all’ambiente fino, chiaramente, al taglio dei parlamentari. Subito dopo la riunione con i suoi ministri, Di Maio si reca alla Camera, al palazzo dei Gruppi. Dove, nello stesso range temporale, si trova l’altro capo delegazione del governo, quello del Pd, Dario Franceschini. I due ministri, dopo poco più di un’ora, escono da due ingressi diversi, ma è probabile che nel palazzo dei gruppi abbia avuto luogo il primo, riservato, incontro tra Di Maio e Franceschini da quando il governo è in carica. Incontro che alcune fonti parlamentari confermano, al contrario delle fonti dem che lo negano.

arbitro

Il ruolo di arbitro di Conte

Del resto, in queste ore, la geografia del governo giallorosso sembra rispecchiare fedelmente il delicato equilibrio del governo, stretto tra Parlamento, Farnesina e Palazzo Chigi. Con Conte chiamato ad una doppia veste: quella di garante ma anche di interlocutore ben più forte rispetto all’era gialloverde. E, anche per smussare il ruolo di arbitro cui era costretto nello scorso esecutivo, non caso il premier vede uno schema a tre, con Pd, M5S e Leu. Schema pienamente rispecchiato nel primo Cdm, nel quale. Conte, con un dialogo ordinato ma deciso, ha intenzione di sfidare la Ue sui temi economici, proponendo un nuovo patto di stabilità che abbia la flessibilità come pernoe contando su un approccio con Bruxelles scevro dalla presenza della Lega. Con la quale, spiega un esponente del governo, c’era una differenza valoriale che andava oltre le divergenze politiche.

La Corte UE di

La Corte UE di Bruxelles

Differenza condivisa a Bruxelles. Per ora, il contesto internazionale sembra dar ragione al Conte 2. Un esempio? E’ possibile che, dopo la telefonata di oggi, Conte e Trump si incontrino in un bilaterale a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu di fine settembre. 

LAssemblea generale dellONU

Assemblea Generale dell’Onu

Ma prima di tutto sta per arrivare la prova del nove, quella del voto di fiducia delle due Camere. Lunedì si vota, alla Camera, la fiducia al nuovo governo e martedì toccherà al Senato.

 


 

NB: Questo articolo è stato scritto in forma originale per questo blog il 7 settembre 2019