Virus fino agosto, voto mio non ti conosco. Elezioni tutte rinviate: si va verso l’election day a ottobre

Virus fino agosto, voto mio non ti conosco. Elezioni tutte rinviate: si va verso l’election day a ottobre

21 Aprile 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

Virus tosto fino agosto, voto anticipato più non ti conosco. Elezioni rinviate, referendum pure, si va verso l’election day, ma tra le proteste dei governatori che volevano votare a luglio. La Politica rialza la testa

 

 

La crisi di governo ‘in guanti e mascherina’ non ci sarà, ma il Palazzo ha una voglia matta da ‘heri dicebamus’…

Palazzo Chigi

Palazzo Chigi

Lo scrivevamo già ieri e vale, a maggior ragione, pure oggi. Dopo la ‘fase uno’, quella del governo gialloverde, e la ‘fase due’, quella del governo giallorosso, partirà mai la fase tre, caratterizzata da un governo ‘arcobaleno’, nel senso di appoggiato da tutti i partiti, che sostituisca Conte? I giochi della politica si stanno freneticamente riaprendo tutti, ma una crisi di governo è implausibile e impensabile. Come pure eventuali lo sono elezioni politiche anticipate. Sono appena state rinviate in blocco, all’autunno, le regionali, le amministrative e il referendum, come vedremo.

presidente Mattarella telefono

Il Presidente Mattarella

Il Capo dello Stato non ci pensa proprio ad avallare l’idea di una crisi di governo “in guanti e mascherina”. L’ipotesi, come già detto (qui l’articolo di ieri pubblicato su questo blog che ne parlava:

“Acthung, banditen!”. Conte attacca la Germania e il Mes, ma apre a FI per sostenere il governo. M5S spaccati )) viene giudicata del tutto “irrealistica e improponibile” e viene derubricata con una frase che è una formula di pieno rito della Prima Repubblica, la ‘crisi al buio’, come si dice, idea dal Colle viene esclusa dal novero di ogni possibilità, oggi, e punto.

coronavirus

Il contagio da Coronavirus

Ma è anche vero che la politica italiana e i suoi protagonisti – sempre più ansiogeni e insofferenti alle ‘restrizioni’ da coronavirus, nel senso che come gli italiani devono restare ‘tappati in casa’ così i nostri politici non possono giocare al loro sport preferito, fare e disfare governi – torna a muoversi nella logica dell’heri dicebamus di crociana memoria. 

benedetto croce

Benedetto croce – heri dicebamus

Infatti evocando il filosofo liberale Benedetto Croce che proclamò, alla caduta del fascismo, il suo heri dicebamus (“Ieri stavamo dicendo”), perché, dopo vent’anni di dittatura fascista e di guerra, non vedeva la necessità di una ‘rottura’ politica-istituzionale e pensava che l’Italia potesse tornare alla ‘politichetta’ asfittica dello stato liberale post-unitario e pre-fascista – ecco che partiti e leader si riposizionano sul fronte ‘grandi manovre’, almanaccando di nuovi governi, governissimi, governi di ‘unità nazionale’ e altre amenità del genere. Inoltre, questa la verità, è la stessa attività politica ‘normale’ che torna a farsi sentire, con il suo solito carico e spartito di vecchi e nuovi problemi.

 

Nomine, elezioni, intrighi. La Politica torna a farsi largo

App immuni 1

Polemiche sulla App “Immuni”

Nomine negli enti pubblici, con relativa spartizione tra Pd, M5S e IvPolemiche sullapp ‘Immuni’ che, secondo Pd e FI, mette a rischio la privacy dei cittadini – e finalmente Pd e FI hanno ritrovato, forse, il filo del bandolo della difesa del diritto in una matassa ormai inestricabile di decreti e dpcm che violano pacchi di diritti. Giochi – assai pericolosi, tra i partiti della maggioranza come anche tra quelli dell’opposizione – sul Mes, in vista del Consiglio Ue ‘storico’, ‘decisivo’, quello del 23 aprile.

coronavirus parlamento agile

Serve un “Parlamento agile”

Polemiche su come deve e può lavorare il Parlamento in tempi di coronavirus, tra distanziamento sociale, guanti, mascherine e presenze contingentate di deputati e senatori: il Parlamento Ue vota e tiene le sue sessioni ‘a distanza’, quello di Westminster, cioè della democrazia più antica del mondo, ha iniziato a farlo, così pure altri Parlamenti Ue. Solo il nostro continua, imperterrito, con i vecchi soliti riti, nonostante la campagna per il ‘voto a distanza’ lanciato da un pacchetto di mischia di veri onorevoli ‘innovatori’ e trasversali ai vari partiti (Ceccanti Pd, Magi +Eu, Baldino e Brescia M5s). 

lega fratelli simboli

Lega e Fratelli d’Italia

Polemiche ancora più attuali data la contingenza politica: si è capito che la Lega e FdI torneranno a fare il loro mestiere di intransigente opposizione, ostruzionismo compreso, facendo vedere i ‘sorci verdi’ ai giallorossi. Ecco perché, di rimando, il governo e la maggioranza stanno, pian piano, accantonando e spostando in là nel tempo una serie di scadenze legislative che, fino a ieri, apparivano ‘improrogabili’: voto sullo scostamento dal pareggio di bilancio (serve la maggioranza assoluta dei componenti: quorum obbligato per validare la votazione e non facile da raggiungere, di questi tempi), dl liquidità per le imprese, dl ‘aprile’ – che ormai è già diventato il decreto ‘maggio’ perché prima del prossimo mese non vedrà ancora la luce – conversione in legge di decine di dpcm. 

election day

Election day

Infine, il rinvio delle elezioni amministrative, regionali e, con tutta probabilità, del referendum, a un election day che, ‘se tutto va bene’, si terrà non prima di metà settembre, quando riapriranno le scuole, quindi realisticamente a metà di ottobre, sempre che non vi siano “contagi di ritorno” e nuovi blocchi alla circolazione delle persone, o nuovi lockdown, del Paese. Insomma, iri è stato il ‘D-Day’ del ritorno della Politica con la P maiuscola, o minuscola. Politica che, sentendosi rinfrancata, rialza la testa e si sente di poter tornare a dire la sua.

 

Il virus allenta la morsa, Regioni a macchia di leopardo

4 maggio

Il 4 maggio, giorno in cui il lockdown dovrebbe finire

Da un lato, il virus allenta la sua morsa letale – per la prima volta, in due mesi, si registra una diminuzione del numero dei malati: sono 108.237, 20 meno di ieri – e, dall’altro, le proiezioni dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute sulle venti Regioni italiane fanno capire che, ‘se tutto dovesse andare bene’, le prime regioni a raggiungere gli zero casi dovrebbero essere Basilicata e Umbria mentre le regioni del Centro-Nord sarebbero le ultime che potranno farlo. Il che vuol dire che le ‘riaperture’, a partire dall’ormai fatidico 4 maggio, giorno in cui anche il lockdown dovrebbe finire, andranno di pari passo: prima le regioni più ‘sane’, poi via via le altre fino alle più ‘infette’ (Lombardia e Marche, la quale, incredibilmente, ‘vince’ la gara su Piemonte e Veneto).

Il cdm decide per la prorogatio degli attuali presidenti, sindaci e consigli fino ad agosto. Election day in autunno?

prof. Francesco Clementi

Il prof. Francesco Clementi

Ma le regioni italiane non andranno ‘a macchia di leopardo’ solo sul tema che più interessa agli italiani – le ‘riaperture’, appunto – ma anche ai loro molteplici appuntamenti elettorali. Il guaio è che, ormai, ai governatori italiani – che si sentono sempre più, come nota il costituzionalista Francesco Clementi, con perfida arguzia, “tanti governatori del Texas profondo” – non va mai bene nulla di quello che fa il governo, siano essi di centrodestra o di centrosinistra, figurarsi una scelta – per loro vitale – come la data per le imminenti elezioni che devono riconfermarli, o meno, nell’incarico.

In ogni caso, la finestra elettorale unica decisa per le amministrative dal Consiglio dei ministri cade tra la metà del mese di settembre e la metà del mese di dicembre, ma l’idea del Governo è quella di concentrare le elezioni a fine settembre (domenica 20 o domenica 27, al massimo i primi di ottobre), evitando cos’ di rischiare nuovi rinvii dettati dalla possibile seconda ondata del CoVid-19.

 Gli organi elettivi regionali a statuto ordinario il cui rinnovo è previsto entro il 2 agosto 2020 – si legge nella nota di Palazzo Chigi diramata dopo il cdm che ha dato il via libera al rinvio delle consultazioni elettorali di primavera – dureranno, dunque, in carica cinque anni e tre mesi”, con una prorogatio di governatori e consigli regionali di tre mesi, e le elezioni si svolgeranno “nei sessanta giorni successivi a tale termine o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori”. Conti alla mano, le elezioni si svolgeranno entro il 1 novembre in una data compresa tra metà settembre e metà ottobre.

autunno

In autunno si voterà

In autunno si voterà, quindi. in sette regioni (c’è anche la Valle d’Aosta) e in un migliaio di comuni, tra cui i capoluoghi Agrigento, Andria, Aosta, Arezzo, Bolzano, Chieti, Crotone, Enna, Fermo, Lecco, Macerata, Mantova, Matera, Nuoro, Reggio Calabria, Trani, Trento e Venezia.

 

La spiegazione di D’Inca: “accorpiamo e risparmiamo”

Federico DIncà ministro per i Rapporti con il Parlamento

Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento

Il ‘gatto sornione’ e regista di tutta l’operazione, e cioè Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento e le riforme, la scelta del cdm la motiva con queste parole: “A causa della difficile situazione legata al Covid-19, il Consiglio dei ministri ha ritenuto opportuno posticipare anche le prossime elezioni amministrative e regionali, così come già previsto per il rinvio del referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari. In questo modo si garantirà al meglio il diritto dei cittadini alla partecipazione democratica, ma anche le esigenze delle amministrazioni regionali e comunali per contrastare l’epidemia”. “Del resto – prosegue D’Incàlo svolgimento delle elezioni richiede non solo che sussistano condizioni di sicurezza sanitaria il giorno fissato per il voto, ma anche che sia assicurato il pieno ed effettivo esercizio dei diritti politici nella fase precedente, durante la quale si raccolgono le firme per presentare le candidature e si svolge la campagna elettorale. Condizioni non compatibili con la convocazione di elezioni prima di settembre”. “Per questo – osserva D’Incàla durata degli organi regionali di Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto, fissata in 5 anni, viene allungata di ulteriori 3 mesi, così che gli attuali organi regionali possano rimanere in carica. La scadenza degli organi regionali è pertanto prorogata dal 31 maggio al 31 agosto. Le regionali saranno indette dai presidenti regionali al più presto per domenica 6 settembre e, al più tardi, per domenica 1° novembre. Le amministrative si terranno tra 15 settembre e 15 dicembre”.

anno scolastico

Un minore impatto sull’anno scolastico 2021

A seguito del decreto, dunque, – conclude D’Incà che prova a ‘nascondere’ la notizia alla fine del comunicato – si apre la possibilità per una convocazione di tutte le consultazioni elettorali per la seconda metà di settembre in un unico ‘Election Day’ che consentirebbe di raggruppare tutte le consultazioni elettorali in un’unica data. In questo modo si metterebbe al centro la salute dei cittadini, oltre a rendere possibile un risparmio economico per le casse dello Stato, garantendo anche il pieno esercizio dei diritti politici e provocando un minore impatto sull’anno scolastico 2021, dal momento che le scuole, come sappiamo, sono in gran numero una sede di seggio”.

 

Cosa c’è davvero dietro alle motivazioni di D’Inca: vantaggi immediati e non di poco contro per Pd e M5S

referendum

E’ evidente, però, che le parole di D’Incà hanno effetti politici immediati che sostanzialmente sono, di fatto, tre. Il primo risultato riguarda il referendum sul taglio del numero dei parlamentari (da 945 a 600), che non abbisogna di quorum: legato a elezioni importanti come le regionali e le comunali (si voterà in più di mille comuni, ovviamente qui s’intende il primo turno, non i ballottaggi), vedrà molto probabilmente la prevalenza dei ‘sì’, cioè dei favorevoli al taglio del numero dei parlamentari mentre, con una data ad hoc, il fronte del ‘no’ al taglio della Casta aveva una chanche di giocarsi almeno e davvero la partita. In questo modo, il fronte del Sì, praticamente composto dai soli 5Stelle, che tutti gli altri sono assai tiepidi, ha già vinto.

Scuole appena riaperte

Con le scuole appena aperte e che devono ripartire al meglio, è ovvio che si voterà non prima di metà ottobre

Inoltre, dire che si voterà a metà settembre è una finzione. Con le scuole appena aperte e che devono ripartire al meglio, è ovvio che si voterà non prima di metà ottobre, il che vuol dire far dispiegare gli effetti della ‘manovrona’ economica, almeno a livello di annuncio, dando un discreto ‘aiutino’ ai partiti che reggono la maggioranza di governo, cioè principalmente i due partiti maggiori, Pd e M5S.

M5S PD

Pd e M5S

Infine, l’election day aiuta a tenere su la partecipazione – che si prevedeva, altrimenti, molto bassa – e può favorire sempre i partiti dell’attuale maggioranza di governo che, orbi di consensi, da un voto meno largo e più ‘militante’, quello degli arrabbiati di centrodestra, ne verrebbero sicuramente penalizzati. Insomma, il governo, via D’Incà, con una decisione incassa ben tre risultati a suo favore.

 

Ai governatori non va bene nulla di quanto fa il governo, figurarsi se poteva andare bene l’election day: chi sono i ‘quattro moschettieri’ che volevano votare a luglio

4 moschettieri

Chi sono i ‘quattro moschettieri’ che volevano votare a luglio

Insomma, per le Regioni chiamate a rinnovare le proprie Giunte e Consigli regionali (sono sei: Liguria, Veneto, Marche, Toscana, Campania, Puglia, in più c’è la Valle d’Aosta) non sarà possibile, quindi, andare al voto a luglio come prevedeva una delle ipotesi in campo girata prima del cdm e che vedeva il sì di molti dei governatori interessati, almeno quattro di loro su sei regioni al voto.

Stizziti, infatti, quattro di loro – subito ribattezzati ‘i quattro moschettieri’ – emettono una nota assai polemica: “Ribadiamo la necessità di garantire agli elettori l’inalienabile diritto a esprimersi nei tempi più rapidi possibili, compatibilmente con l’andamento dell’epidemia. Pertanto, ritenendo, per quanto è possibile prevedere oggi, che l’estate sia la stagione più sicura dal punto di vista epidemiologico, ribadiamo la necessità di allargare la finestra di voto, come da noi richiesto, al mese di luglio”. Firmato, nero su bianco, dai presidenti di Liguria, Giovanni Toti (centrodestra), Campania, Vincenzo De Luca (Pd), Puglia, Michele Emiliano (Pd), Veneto, Luca Zaia (Lega).

luglio

Sulla finestra di luglio c’era stato un esito positivo dopo un consulto con molte delle Regioni che andranno al voto. Spiace che il Governo abbia approvato un diverso decreto senza ulteriore confronto”, intignano i quattro governatori. “In ogni caso è comune intendimento delle nostre Regioni convocare i cittadini al voto nella prima data utile consentita dal provvedimento del Governo”, affermano Toti, Zaia, De Luca e Emiliano sempre nella stessa nota.

L’appello per il voto a luglio non è stato, però, guarda caso, sottoscritto dai due presidenti dem di Marche e Toscana, Luca Ceriscioli ed Enrico Rossi, che quasi sicuramente non verranno ricandidati. E si capisce, dunque, subito il motivo della protesta dei ‘quattro moschettieri’: lancia in resta, volevano sfruttare l’onda ‘corta’ del favore popolare. Già da mesi, tutti e quattro stanno sfidando il governo nazionale a colpi di ordinanze regionali, interviste tv e presenza sui social. E  ra volevano ottenere una facile rielezione, senza dover rischiare e misurandosi con antagonisti deboli, ma per farlo dovevano andare il voto il prima possibile, per evitare di essere scalzati dal loro ruolo attuale.

 

Il retroscena della decisione presa dentro il cdm:
Speranza spazza via i desiderata dei governatori

Speranza ministro salute

Il Ministro della Salute Speranza Roberto

Il testo del decreto, per come entrato in Consiglio dei ministri, prevedeva la possibilità di votare dal 12 luglio fino a novembre, ma lì si erano pronunciati diversi ministri contrari al voto in piena estate.

I dubbi dell’esecutivo sulla possibilità di far votare alcune regioni a luglio si sono trasformati, dunque, in uno stop. Durante il consiglio dei ministri vari esponenti del governo hanno bocciato il decreto arrivato sul tavolo dalla riunione, che prevedeva lo scenario di un voto a macchia di leopardo. L’idea originaria era quella di fissare al 2 agosto la proroga dei consigli regionali in scadenza, lasciando ai governatori la possibilità di decidere se indire il voto a luglio o a in autunno, tra settembre e ottobre. La finestra doveva essere quella delle otto settimane antecedenti il 2 agosto e dei sessanta giorni successivi. Questa strada, però, ha registrato, appunto, l’opposizione del ministro Speranza: “Davvero pensate una campagna elettorale a luglio?” è stato il senso dei ragionamenti del responsabile della Salute, secondo quanto riferiscono diverse fonti. E ancora: “teniamo chiuse le scuole e facciamo le campagne elettorali?”.

Di conseguenza, l’esecutivo ha scritto un meccanismo diverso: proroga al 31 agosto, possibili elezioni nelle quattro settimane precedenti e nei sessanta giorni successivi. La finestra elettorale, dunque, abbraccia questo arco temporale per le regionali: 9 agosto-1 novembre, ma è improbabile immaginare un voto sotto gli ombrelloni – i quali, peraltro, resteranno di fatto tutti chiusi…

Ecco perché il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà a Radio Uno Rai ipotizza un election day per votare nella stessa giornata Regionali, Comunali e referendum sul taglio dei parlamentaritra settembre e ottobre per risparmiare tempo e risorse” con queste precise parole: “Le regionali saranno indette dai presidenti regionali al più presto per domenica 6 settembre e, al più tardi, per domenica 1° novembre. Le amministrative si terranno tra 15 settembre e 15 dicembre”.

 

Doccia fredda sulle ambizioni di Zaia, De Luca, Toti, Emiliano

Una doccia gelata per le aspirazioni dei governatori Veneto, Liguria, Campania e Puglia, che sembravano decise a chiamare i cittadini alle urne in estate. Il doge veneto Luca Zaia, in particolare, aveva in mente di votare il 12 luglio. Una mossa che avrebbe comportato un’accelerazione brusca, con il consiglio regionale sciolto entra metà maggio, senza neanche la certezza della fine del lookdowne dell’inizio della fase due. Ma d’altra parte, sempre nelle ultime ore, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Andrea Martella (Pd) aveva ricordato a Zaia la necessità di assicurare ai cittadini “le condizioni sanitarie e di sicurezza” per svolgere al meglio le elezioni regionali.

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Andrea Martella-Pd

Sono pesati, dunque, i dubbi dell’esecutivo, la preferenza dei grillini per un election-day a settembre (anche per ragioni di risparmi), le resistenze del ministero della Salute e di altri ministri. Inoltre, il voto in estate avrebbe richiesto una marcia forzata: tra maggio e giugno sarebbe stato necessario chiudere candidature e le liste, in piena emergenza e durante il difficile tentativo di ripartenza. E poi ancora, come si sarebbero potuti garantire i comizi in sicurezza, con il virus ancora circolante in alcune aree del territorio nazionale? Di contro, chi voleva accelerare sottolineava il rischio di un nuovo picco dell’epidemia in autunno, mettendo a repentaglio un passaggio democratico ineludibile come quello elettorale, già rinviato di tre mesi.

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Il Ministro Lamorgese

Alle norme finali hanno lavorato la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, supportata dai ministri Francesco Boccia e Federico D’Incà. Fallisce, insomma, il pressing del leghista Luca Zaia e dei due dem Vincenzo De Luca e Michele Emiliano che avrebbero preferito il voto in luglio, per farsi subito riconfermare, mossi forse anche da ragioni politiche simili a quelle del ligure Giovanni Toti.

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Giovanni Toti

Toti voleva sfruttare i tempi strettissimi per evitare la spaccatura che va profilandosi nel centrodestra e che potrebbe mettere a rischio la sua stessa ricandidatura. E lo stesso vale per De Luca che per lunghi mesi ha dovuto contrastare l’ostilità della segreteria nazionale dem, orientata a un patto con i cinquestelle per la candidatura unitaria giallorossa del ministro M5S Sergio Costa.

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Sergio Costa

Per Zaia, invece, era soprattutto un problema interno al centrodestra: l’intenzione del ‘doge’ era quella di chiudere in fretta la partita veneta con elezioni il 12 luglio, per dedicarsi poi alla sfida nazionale per la leadership della coalizione cui è sempre più chiaro che vuole aspirare.

Luca Zaia

Il governatore Luca Zaia

Poi, la decisione del governo e il rinvio a settembre delle regionali, che a questo punto verranno fatte coincidere con le comunali e molto probabilmente anche col referendum costituzionale.

 

APPENDICE

Tutte le Regioni al voto e lo scontro tra i vari candidati

 

Il decreto del governo, approvato oggi in consiglio dei ministri, stabilisce che le elezioni regionali si potranno tenere già a luglio o in autunno tra settembre e ottobre. Sono sette le Regioni attese alle urne: Veneto, Liguria, Campania, Toscana, Marche, Puglia e Valle D’Aosta.

Ecco un vademecum sui possibili candidati nelle Regioni in cui si voterà.

zaia

Luca Zaia

Veneto: ora è governato dal leghista Luca Zaia, al suo secondo mandato, che correrà per cercare di ottenere il terzo mandato consecutivo e che preme per votare già il 12 luglio. Lo sfidante è Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova, che correrà per il Pd ma non sarà sostenuto né da Italia Viva né dal M5s. I cinquestelle hanno schierato infatti il loro senatore Enrico Cappelletti, uscito vincitore dalle regionarie sulla piattaforma Rousseau.

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Giovanni Toti

Liguria: l’attuale governatore è l’ex forzista Giovanni Toti, leader di un nuovo partito di centrodestra da lui fondato, “Cambiamo!”, che si ricandida per ottenere il secondo mandato. Anche Toti è in pressing per andare alle urne a luglio. In Liguria Pd e M5s si sono alleati dopo il voto sul blog, favorevole all’accordo, tra gli iscritti del Movimento. Ma il candidato ancora non c’è: l’emergenza coronavirus ha temporaneamente bloccato la trattativa congelando i contatti già avviati. Finora sono circolati i nomi del giornalista Ferruccio Sansa, del rettore dell’Università di Genova Paolo Comanducci e dell’avvocato Francesca Balzani, già vice sindaco di Giuliano Pisapia a Milano.

Vincenzo De Luca

Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca

Campania: il presidente campano del Pd Vincenzo De Luca, che si è distinto in questi giorni per la sua tolleranza zero sul rispetto delle ordinanze anti-contagio, è in campo per il secondo mandato. Pure lui vorrebbe elezioni a luglio. Il suo sfidante di centrodestra è di nuovo, in teoria, Stefano Caldoro, che lo sconfisse nel 2010 conquistando la poltrona di palazzo Santa Lucia. Si ripropone dunque il duello De Luca-Caldoro: quest’ultimo, blindato da Silvio Berlusconi, ha ricevuto la ‘benedizione’ anche del leader della Lega Matteo Salvini, ma sorprese, dentro FI campana, dove la Carfagna non vuole Caldoro, possono ancora esserci. Il M5s ha candidato il ministro dell’Ambiente,Sergio Costa, dicendo di voler aprire l’alleanza ai dem, ma il Pd regionale ha rilanciato il nome del governatore. Anche in questo caso, però, le trattative sono in stand-by e il nome di un altro ministro, Gaetano Manfredi, ritorna a circolare.

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Il presidente della Regione Toscana, ed esponente di Mdp, Enrico Rossi

Toscana: l’attuale governatore ex dem, ora Mpd-LeU, Enrico Rossi non si ricandida per il terzo mandato. Il centrosinistra ha scelto di puntare Eugenio Giani, già presidente del Consiglio regionale toscano, mentre per il centrodestra correrà la leghista Susanna Ceccardi, oggi europarlamentare ed ex sindaca di Cascina. Il M5s invece punta sulla sua consigliera regionale Irene Galletti.  

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Luca Ceriscioli

Marche: dopo un lungo braccio di ferro con il suo partito, l’attuale governatore del Pd, Luca Ceriscioli, alla fine non si presenterà per un secondo mandato. I dem hanno scelto di puntare sul sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi, candidatura che però non piace a Italia Viva. Il partito di Matteo Renzi, infatti, ha proposto vari candidati, tra chi gli ex rettori dell’Università di Ancona e Camerino Flavio Corradini e Sauro Longhi, o in alternativa Roberto Oreficini, ex capo della Protezione civile delle Marche. Le trattativa sono ancora aperte, oggi. Il M5s corre da solo con Gian Mario Mercorelli. Nel centrodestra Fratelli d’Italia ha imposto agli alleati il suo cavallo, Francesco Acquaroli, tra molti mal di pancia.  

Michele Emiliano

Michele Emiliano

Puglia: lo sconto nel centrosinistra sul nome del candidato alla presidenza ha provocato una frattura pesante. Il Pd ha riproposto l’attuale governatore, Michele Emiliano, ma Italia Viva gli ha negato il suo sostegno, spalleggiata dalla nuova formazione di Carlo Calenda, Azione civile, anche se non hanno ancora annunciato il loro candidato alternativo. Acque agitate anche nel centrodestra, dove Giorgia Meloni punta tutto su Raffaele Fitto, ma Salvini ha intenzione di imporre un suo candidato. Tra i papabili c’è pure Massimo Casanova, eurodeputato leghista nonché indimenticato proprietario dello stabilimento riminese del ‘Papeete’. Il M5s candida la consigliera regionale Antonella Laricchia.

Renzo Testolin Union Valdôtaine

Renzo Testolin (Union Valdôtaine)

Valle d’Aosta: la regione è a statuto speciale e non doveva votare, ma si trova da mesi in una situazione d’impasse dopo le dimissioni, arrivate già a dicembre del 2019, del presidente della giunta, Roberto Fosson (Uv), indagato per voto di scambio e finito in un grosso scandalo regionale. La presidenza ad interim è passata all’assessore Renzo Testolin (Union Valdôtaine), che a febbraio 2020 ha decretato lo scioglimento del consiglio regionale, passati i 60 giorni previsti per dar vita a un nuovo esecutivo su cui le forze politiche locali non hanno trovato però l’accordo. Va ricordato che il sistema elettorale della Val d’Aosta, a differenza degli altri, è un proporzionale in cui si vota solo la lista e non il presidente: il governatore viene infatti eletto dal consiglio regionale.

 


 

NB: questo articolo è stato scritto e pubblicato in esclusiva per questo blog il 21 aprile 2020.