“Fritto Misto”.  I sottogruppi del Misto alla Camera dei Deputati resuscitano partiti morti. Tre ex M5S fanno rivivere Ap di Alfano

“Fritto Misto”. I sottogruppi del Misto alla Camera dei Deputati resuscitano partiti morti. Tre ex M5S fanno rivivere Ap di Alfano

4 Giugno 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

“Fritto Misto”. Il gruppo Misto partorisce tanti (troppi) sottogruppi. La cosa curiosa, e a tratti ilare, succede a Montecitorio: tre ex deputati M5s fanno rivivere il partito (estinto) di Alfano (Ap) con relativi diritti, visibilità e prebende. La denuncia del professor Curreri e la ‘non risposta’ della Camera dei Deputati

 

L’Italia apre e la Camera chiude. Da ieri “Transatlantico closed”!

Transatlantico_vuoto

Il Transatlantico di Montecitorio è deserto…

Tre deputati ex grillini (Rospi, Nitti e Zennaro, stile ‘ itre dell’AveMaria’) resuscitano un partito morto, Ap di Alfano. E’ possibile? Sì, tutto è possibile, a palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati. Un luogo magico, e mitico, storico e poetico, dove succede, a partire da ieri, che il Transatlantico – luogo di scambio e di conversazione tra i politici e i giornalisti dalla nascita del Palazzo, a metà ‘800 e che è rimasto interdetto a tutti solo durante il fascismo – venga chiuso e i giornalisti parlamentari, come anche tutti gli altri habitueé del Palazzo (dipendenti ai gruppi, addetti stampa, etc, tranne commessi e funzionari), vengono allontanati e tenuti a distanza (nel cortile…) perché, appunto, bisogna rispettare il ‘distanziamento sociale’ imposto dai nuovi tempi del Covid19 e l’unico modo che alla Camera, pensa che ti ripensa, hanno trovato per ‘distanziare’ 630 anime belle (i deputati della Repubblica) è quello di ‘occupare’, manu militari, il Transatlantico e farlo diventare una propaggine dell‘aula, impedendo quindi – ovviamente – che tutti gli altri (non deputati) vi entrino. Con l’eccezione dei commessi, ‘polizia’ interna della Camera, e dei funzionari alti in grado e rango, i quali sono gli unici, durante una seduta parlamentare, che hanno diritto e dovere di stare in Aula. 

Angelino Alfano

Angelino Alfano

Insomma – com’è, come non è, sarà giusto, sarà sbagliato – la Camera ha deciso di ‘chiudere’ le porte mentre il Paese e lo Stato, quello italico, ha deciso di riaprire! Ma Montecitorio, e non solo il Transatlantico, è anche un luogo dove, se non hai qualche ‘Virgilio’ che ti conduce nei meandri del Regolamento, rischi di ‘perderti’. Noi, per fortuna, oggi abbiamo trovato il nostro, di Virgilio.

 

Tre grillini sbattono la porta M5S e s’iscrivono al gruppo Misto.

In teoria, sarebbe una ‘non notizia’ e invece è un fatto politico…

sbattere la porta

Tre grillini sbattono la porta M5S e s’iscrivono al Misto

“Lo scorso 6 maggio è stata autorizzata, in seno al gruppo Misto della Camera dei deputati, la costituzione della componente politica denominata Popolo Protagonista -Alternativa Popolare (il nome vi ricorda qualcosa? Ce l’avete sulla punta della lingua e non vi viene? Primo indizio: Ap fa rima con AA, Angelino Alfano, vedremo dopo come e perché…, ndr.), cui hanno aderito i deputati (ex M5s) Gianluca Rospi, Michele Nitti e Antonio Zennaro “ scrive in una lettera aperta e indignata a Roberto Fico il prof. Salvatore Curreri, valente costituzionalista di nobile schiatta sicula.

Salvatore Curreri

Salvatore Curreri

I tre deputati, tutti eletti nelle liste del M5s, nel 2018, avevano già lasciato il loro gruppo ‘di elezione’ (il 3 e 21 gennaio e il 23 aprile) per iscriversi al gruppo Misto, ma senza aderire ad alcuna sua componente politica”, continua sconsolato Curreri, invece ora si costituiscono in sottogruppo: “emerge come si tratti di componenti politiche prive della legittimazione politico-elettorale prevista dal Regolamento e quasi sempre nemmeno poi presentatesi alle successive elezioni politiche. Ciò ad ulteriore dimostrazione del loro essere – ci sia consentito il termine – meri club di deputati“. 

Il gruppo Misto è la Cayenna, ma vi succedono ‘fatti’ politici: possibili intese tra il gruppo di Toti, gli ex azzurri e… Calenda

 

Ed ecco che si materializza il miracolo che fa diventare una non notizia (tre grillini se ne vanno e sbattono la porta del partito che li ha eletti) una notizia che può avere anche forti ricadute politiche.

Infatti, in ballo ci sarebbe – ma questo lo vedremo presto in un altro articolo dedicato al tema – la possibilità che nasca un nuovo gruppo parlamentare ‘a cavallo’ tra i totiani (sottogruppo nel Misto con il nome di Noi con l’Italia – Alleanza di Centro – Usei – Cambiamo, 11 deputati iscritti), azzurri scontenti della deriva di FI filo-salviniana e meloniana (quindi provenienti soprattutto dall’area che da capo a Mara Carfagna) e vari peones sparsi in vari gruppi e sottogruppi, specie nel Misto.

La possibilità politica, e non solo tecnica, che si apre è che questo gruppo si leghi – udite, udite! – ad Azione civile di Carlo Calenda (a oggi conta su un solo parlamentare, l’ex dem Matteo Richetti, iscritto al gruppo Misto del Senato) per dare vita a un nuovo soggetto politico neocentrista, forse in aiuto e complemento al governo Conte e alla sua maggioranza parlamentare, forse e più probabilmente, invece, in antitesi a esso, e cioè all’opposizione, il che però vorrebbe dire che un tale ‘gruppone’ toglierebbe proprio al governo numeri preziosi, in Parlamento, redendolo ballerino. 

Tutti movimenti e manovre possibili e fattibili soprattutto nel gruppo Misto, un gruppone che di deputati, al suo interno, ne conta ben 41 così ripartiti: 17 non iscritti ad alcuna componente, 11 di Cambiamo, 3 iscritti a ‘Dieci volte meglio’ – vedremo poi quest’altra follia di un partito che non esiste più da diversi mesi! – 3 di Più Europa – Centro democratico e 3 del Maie, gli italiani all’estero.

Ma come è possibile – si chiede Curreri sul piano e nella logica stringente del diritto costituzionale – che “componenti politiche prive della legittimazione politico-elettorale prevista dal Regolamento della Camera e quasi sempre nemmeno poi presentatesi alle successive elezioni politiche” arrivino in dote, come i re magi, ai tre ex deputati grillini, portando loro ragione sociale, simbolo e nome che arrivano da un partito centrista defunto? E’ possibile, ma per capirlo bisogna armarsi di pazienza.

 

“Cos’è il genio?” I ‘tre amigos’ Rospi, Nitti e Zennaro ce l’hanno. I tre ex grillini riescono nella nobile impresa di resuscitar i morti

Gastone Moschin, il Melandri di "Amici miei"

Gastone Moschin, il Melandri di “Amici miei”

Cos’è il Genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione” dice Gastone Moschin in Amici miei di Mario Monicelli. I tre (ex) geniali deputati pentastellati, sfruttando le pieghe del Regolamento della Camera, hanno avuto l’ideona e gli è riuscito il colpo gobbo e pure il colpo grosso: resuscitiamo un partito morto, tanto ce lo danno, e il gioco è fatto.

Infatti, con un po’ di inventiva e tanta tattica parlamentare, a ogni (grande) problema il genio italico – specie quello che alligna nei Palazzi della Politica – trova una (piccola) soluzione. Insomma, “a mali estremi, piccoli rimedi”, come scriveva lo scrittore e arguto polemista Giuseppe Pontiggia.

Ma “che c’azzeccano” degli ex pasdaran di Beppe Grillo – i tre ex grillini – con Alfano? Il ‘vaffa’ e il ‘quid’? I giacobini della ‘lotta alla Casta’ con uno dei massimi rappresentanti della Casta?

Rospi Nitti e Zennaro

Rospi Nitti e Zennaro

Nulla, ma i tre amigosRospi, Nitti e Zennaro (tre cognomi e un unico destino: portare cognomi indimenticabili) – sono in tal modo riusciti nel capolavoro che scandalizza tanto il povero prof. Curreri, novello Catilina della Res Publica, e cioè ‘far rivivere’ un partito – partito, però, si fa per dire – che credevamo morto e sepolto da vari anni, Alternativa Popolare (ex Ncd) di Alfano.

movimento 5 stelle boom

M5s perde altri pezzi

E così, i tre ex pentastellati, fuoriusciti dal M5s (non sono i primi, non saranno gli ultimi: il Movimento, in tre anni di legislatura, ha perso 32 parlamentari, 20 deputati e 12 senatori: da soli, potrebbero costituire un gruppo a sé stante…), hanno pensato bene di costituirsi in sottogruppo nel Misto grazie a un ‘cavillo’ regolamentare: si sono raccolti sotto il nome di un partito defunto, Ap.

 

Le ‘scatole cinesi’ del Pd di Renzi. Ap stava in Cp che stava in…

scatole cinesi

Le scatole cinesi del Pd

La neonata componente politica Popolo Protagonista-Alternativa Popolare si può costituire alla Camera grazie al fatto che Alternativa popolare, formazione creata da Alfano nel 2017, ha partecipato alle elezioni politiche del 2018 all’interno della lista Civica popolare, a sua volta una delle liste e listarelle che componevano il centrosinistra, insieme a Insieme-Psi-Verdi e a LeU (cartello di SeL-SI/Mdp/altri), volute dal Pd di Matteo Renzi per sfruttare al meglio le pieghe dell’attuale legge elettorale, il Rosatellum, e cioè per raggranellare un po’ di voti e collegi in più.

Liste che ebbero, però, una sola, piccola, controindicazione: raccattarono pochissimi voti, tranne LeU, che superò la soglia di sbarramento del 3%, nella parte proporzionale, e che incassarono degli eletti (pochi) solo nei collegi uninominali e solo grazie al fatto che il Pd aveva piazzato alcuni dei loro candidati in collegi blindati. Insomma, non se n’era accorto nessuno – tranne il paziente e certosino studioso dei simboli elettorali, Gabriele Maestri, sul suo sito www.isimbolidelladiscordia.it – ma la ‘pulce’ (il simbolo di Ap) era compreso nella ‘peonia’ che componeva il soggetto politico ‘Civica e Popolare’, atomo a sua volta generato da neutroni e neutrini assortiti: Ap, IdV, Centristi per l’Europa, Unione per il Trentino, Italia Popolare, etc etc.etc.

 

Ap di Alfano non esiste più ma i suoi eredi ‘gemmano’ sottogruppi

Paolo Alli

Paolo Alli

Una volta morta e defunta Ap e tornato alla ‘società civile’ Alfano, restava però in piedi il suo ‘Presidente’ e legale rappresentante, Paolo Alli, oggi europarlamentare del PPE. Il quale Alli, in buoni rapporti con Rospi – sensibile, non si sa perché, da ex grillino, ai “valori fondanti del PPE” – ha di buon grado, e sicuramente per una alta scelta valoriale, ceduto il simbolo della ‘pulce’ che era contenuto in Cp. La cosa doppiamente curiosa è che la stessa Civica e Popolare – che si era costituita in sottogruppo al Misto – è esplosa. Come un atomo impazzito, i suoi unici tre eletti (Lorenzin e Toccafondi alla Camera, Casini al Senato) sono finiti, in un novello bing-bang, chi a Iv (Toccafondi), chi al Pd (Lorenzin) e chi nel gruppo Autonomie del Senato (Casini). Insomma, Cp come ‘atomo’ non esiste più, ma il ‘neurino’ del ‘neutrone’ Ap è sopravvissuto e produce i suoi effetti.

Morale: un partito che esiste più (Ap) né s’identifica con nessuno dei tre deputati che compongono la sotto-componente del Misto dei tre ex grillini che ha fatto rivivere Ap ha concesso loro l’utilizzo del simbolo, con annesso il potere di ‘derogare’ alle regole del Misto (e della Camera) e di costituire, in esso, tanto di ‘sottogruppo’.

 

Il costituzionalista Curreri scopre il misfatto e indignato scrive: “Presidente, perché permette il proliferare di tali gruppuscoli?”

il prof Salvatore Curreri

Il prof Salvatore Curreri

La ‘prima cosa bella’ è che, appunto, ad accorgersi della piccola ‘notizia’ non è stato un giornalista politico, ma un costituzionalista serissimo e di provata vaglia, il prof Salvatore Curreri, da Palermo, che ha scritto, al presidente della Camera, Roberto Fico, una lettera aperta, oltre che assai indignata – lettera a oggi priva di risposta – sul ‘mercimonio’ che avviene nel Misto tra gruppi, sottogruppi, privi di ragioni ideali ma ricchi di prebende che, grazie al Regolamento, essi ottengono.

Si trattascrive e denuncia Curreri in un articolo per il sito Internet www.costituzione.info , uno di quei siti che pochi ‘malati’ (i costituzionalisti Ceccanti, Clementi, e pochi altri malati del diritto…) leggono e consultano normalmente – di una decisione che, in base all’articolo 14.5 del Regolamento della Camera, spetta esclusivamente al suo Presidente, il quale può autorizzare la formazione di componenti politiche in seno al gruppo Misto composte da meno dieci deputati purché vi aderiscano deputati, in numero non inferiore a tre, i quali rappresentino un partito o movimento politico, la cui esistenza, alla data di svolgimento delle elezioni per la Camera dei deputati, risulti in forza di elementi certi e inequivoci, e che abbia presentato, anche congiuntamente con altri, liste di candidati ovvero candidature nei collegi uninominali (art. 14.5 del Regolamento della Camera)”.

Nonostante la chiarezza di tale disposizione – nota Curreri con l’indignazione del siciliano retto – non sono pochi i casi in cui il Presidente, profittando di tale potere esclusivo, ha autorizzato la costituzione di componenti politiche in seno al gruppo Misto da parte di deputati eletti in altre liste in rappresentanza di partiti o movimenti politici non presentatesi alle elezioni della Camera dei deputati”.

 

La storica ‘cattiva abitudine’ della Camera di permettere che nascano ‘sottogruppi’ legati a partiti inesistenti o morti

Roberto Fico

Roberto Fico

Segue – sterminato – elenco di casi in cui, non solo in questa, ma anche nelle passate legislature, sono nati dei sottogruppi (dentro il Misto, che è già un mega ‘sottogruppo’ di suo) che, a dirla tutta, non sarebbero mai dovuti nascere, ma che tutti i presidenti della Camera degli ultimi decenni (Casini, Bertinotti, Fini, Boldrini e, ovviamente, anche Roberto Fico oggi) hanno avallato, permesso, consentito. E ‘senza giusta causa’. Infatti, un ‘sottogruppo’ che nasce in Parlamento non deve essere ‘realmente’ legato a un partito o gruppo o movimento politico regolarmente presente alle ultime elezioni politiche, con relativa rappresentanza parlamentare e simbolo esistente, come dice la legge, ma può anche collegarsi a un ‘partito’ del tutto privo di eletti, da anni inesistente o già defunto. Una ‘cattiva abitudine’, come si vede, assai radicata, al netto delle diverse matrici culturali e politici dei Presidenti (Casini centrista, Bertinotti e Boldrini di sinistra radicale, Fini ex missino, Fico grillino…): nessuno vuole estirparla. Ovviamente, alla Camera, per costituire un gruppo politico bastano 20 deputati, come ha fatto Iv scindendosi dal Pd: il partito è neo-nato in questi mesi, ma alla Camera, per aver diritto a posti, finanziamenti, visibilità e tempo di parola non deve essere collegato a un bel nulla, cioè a nessun simbolo elettorale precedente, bastano i suoi 27 onorevoli.

 

Al Senato, invece, si suona e anche da molti anni tutt’altra musica: Iv di Renzi, senza il Psi di Nencini, sarebbe finito nel Misto

musica

Al senato suona tutt’altra musica – Foto di Mabel Amber da Pixabay

Al Senato, invece, si è fatto un considerevole passo in avanti con la riforma del Regolamento approvata nel 2017 quando il presidente del Senato era Pietro Grasso (LeU) e il capogruppo del Pd era Luigi Zanda, oggi tesoriere dem. Furono loro due a volere fortemente la – sana e giusta – norma che non solo un sottogruppo, ma anche un gruppo in quanto tale, anche se conta 10 senatori (il numero minimo per poter costituire un gruppo autonomo, numero che alla Camera invece sale a 20 deputati) non può nascere, a meno che non sia legato o non si leghi a un gruppo politico (partito, movimento, etc.) che, alle ultime elezioni politiche, NON solo si sia presentato (‘so’ boni tutti’, si dice a Roma), ma che abbia anche conseguito degli eletti e sia operante.

Tanto è vero, questo, che Renzi – il quale di senatori ne aveva ben più di dieci (oggi sono 17) quando da mesi meditava la scissione dal Pd di Zingaretti, alla fine del 2019 – riuscì nell’impresa solo perché il buon Riccardo Nencini, allora segretario del Psi, si era presentato alle elezioni con la lista Italia Bene Comune-Verdi-Psi e aveva un vero eletto (lui medesimo, Nencini). Senza l’aiuto – e anche il simbolo – del glorioso e antico Psi, il buon Renzi – uno che, di suo, socialisti e comunisti li seppellirebbe sotto tonnellate di m. (cioè di liberismo) – il gruppo al Senato non lo avrebbe neanche potuto mettere in piedi. Ergo, il suo potere di ‘ricatto’ sul governo Conte sarebbe stato pari allo zero virgola. Alla Camera invece – dove fanno come gli pare perché, nella folle idea di autarchia, più che di autonomia (si chiamano interna corporis) del Parlamento, ogni Camera può fare il contrario dell’altra – nema problema: sono bastati 20 deputati e un simbolo nuovo, Iv, per dare vita al gruppo.

 

“Cherchez la femme!”. Il motivo è sempre lo stesso: i ‘piccioli’, oltre a garantirsi un po’ di visibilità e il famoso ‘diritto di parola’

chercehez la femme

Cherchez la femme

L’indignazione di Curreri nello scrivere la sua lettera aperta al presidente Fico per chiedergli di porre fine a tale cattiva e ‘disonesta’ pratica – anche se sa che non riceverà giustizia perché, come già si sentì rispondere in passato, “un singolo cittadino NON è un corpo dello Stato e l’istituzione Camera parla solo con chi riconosce suo pari, non con i singoli” (sic) – si sente salire di rigo in rigo, esonda e tracima, in un crescendo: parla di “componenti politiche prive della legittimazione politico-elettorale prevista dal Regolamento e quasi sempre nemmeno poi presentatesi alle successive elezioni politiche. Meri club di deputati – è la scudisciata di Curreri – creati per tre tipi di concorrenti ragioni:

  1.  politiche, per la ovvia visibilità in tal senso acquisita rispetto all’anonimo status di parlamentare iscritto al gruppo Misto non aderente ad alcuna componente politica;
  2.  regolamentari, legate ai tempi riservati alle componenti politiche del Misto nella discussione parlamentare;
  3.  finanziarie, dato che ciascuna componente politica è pro quota destinataria delle dotazioni e dei contributi assegnati dalla Camera al Gruppo Misto (art. 15.3 Regolamento CdD); inoltre i partiti politici che fanno riferimento ad una componente politica interna al gruppo Misto possono accedere al finanziamento privato fiscalmente agevolato e alla ripartizione annuale delle risorse derivanti dalla destinazione volontaria del 2 per mille dell’IRPEF (artt. 10.2.a) 149/2013 come convertito con legge n. 13/2014).

Ecco, appunto, ‘li sordi’, come si dice a Roma, sono il punto, ma anche – e non ultima – un po’ di visibilità, quella che il deputato peone anela da anni, cerca disperatamente e, altrettanto disperatamente, non ha. In buona sostanza, se fondi un sottogruppo ottieni a) visibilità; b) tempo di parola in Aula (diretta tv annessa); c) finanziamenti al sottogruppo e persino al 2xmille ai partiti.

 

Ap, il partito creato (e poi affondato) dal ‘quid’ di Angelino Alfano

alternativa popolare alfano

Alternativa Popolare di Angelino Alfano

Un partito – più partitino che partito, veleggiava sul 3% circa – quello dell’Ncd (Nuovo centrodestra) e poi Ap (Alternativa Popolare) fondato nel 2015 e guidato per anni, fino al 2018, dall’ex pluri-ministro (di Berlusconi, alla Giustizia, per il centrodestra, di Letta e Renzi, agli Esteri, col centrosinistra) Angelino Alfano. Meglio noto come “il ragazzo senza quid” come lo bollò, una volta per sempre, Silvio Berlusconi che, come tutti i Crono che mangiano i figli, prima se lo era allevato e cullato e poi lo aveva scaricato, disconosciuto e rinnegato, affibbiandogli cotanto epiteto.

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Silvio Berlusconi

Oggi Alfano – cui il Pd vietò la ricandidatura alle Politiche del 2018 perché ritenuto troppo compromesso con la passata gestione (cioè Renzi negò un posto da deputato a uno che, per anni, aveva tenuto in piedi il suo governo) – è tornato al suo primigenio mestiere, quello di avvocato: lavora in uno studio milanese quotato, si occupa di diritto internazionale e ha imparato l’inglese.

 

Cronistoria di un partito (Ncd-Ap) che aveva più ministri che voti

piazza orologio roma

Piazza dell’Orologio in Roma, sede di AP

Di Ap e di Alfano si erano definitivamente perse le tracce. Anche i suoi pochi superstiti arrivati in Parlamento sono stati eletti grazie ai voti del Pd (Gabriele Toccafondi, ciellino, ex sottosegretario di Renzi, oggi trasmigrato in Iv; Beatrice Lorenzin, passata, invece, dentro il Pd), per la precisione in alcune listarelle collegate (Insieme-Verdi-Psi), o ai voti degli azzurri (l’ex ministro Maurizio Lupi, oggi anche lui nel Misto e in un sottogruppo, ‘Noi per l’Italia’; il senatore e professore Gaetano Quagliariello, rimasto in FI). Insomma, di Ncd-Ap non esiste più nulla, in circolazione, solo un sito fermo al 2018 e tantomeno la sede. Il partito di Alfano l’aveva voluto prendere in un bellissimo, e costosissimo, palazzo di piazza dell’Orologio, lungo via del Governo Vecchio: una zona tranquilla e discreta del centro di Roma che, per alcuni anni, era letteralmente impazzita a causa delle auto blu che sfrecciavano, sgommavano e non trovavano mai parcheggio (la via è stretta) dato che, appunto, Ncd-Ap era un partito di ‘ministeriali’: aveva, cioè, più ministri (Lorenzin, Lupi, Alfano) che voti.

I tre ex pentastellati hanno preso in ‘prestito’ un nome che, con la loro storia, ‘non c’azzecca’ un bel nulla, come direbbe Tonino Di Pietro. Un partito-sigla elettorale non solo defunto, Alternativa Popolare (Ap), ma che – evoluzione del primigenio Ncd (Nuovo centrodestra), a sua volta scissione (ma qui si risale al Paleozoico…) del Pdl (Partito delle Libertà) – era stato fondato con atto d’imperio quando il ‘privo di quid’ (Berlusconi dixit) nel 2015 ruppe con Forza Italia e con Berlusconi.

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Enrico Letta, ex premier del Pd

All’epoca, successe che Alfano voleva continuare a sostenere il governo guidato da Enrico Letta (governo nel quale Alfano, scarso nelle lingue straniere quasi quanto Di Maio, era ministro) mentre Berlusconi, che era stato sottoposto – summus ius, summa iniura – alla ‘decadenza’ da senatore, causa effetti della legge Severino, tolse l’appoggio al medesimo governo di cui pure, dall’inizio della legislatura (2013) faceva parte. Dopo, Alfano volle continuare a governare lo stesso pure con Renzi – che aveva, come si sa, defenestrato Letta i una notte – e solo grazie ai suoi voti – e poi a quelli di Ala fondata da Denis Verdini al Senato, che permise l’ok alla legge sulle unioni civili mentre Ncd-Ap di Alfano non ne voleva sapere e si opponeva, ma questa è un’altra storia – il governo dell’ex Rottamatore si reggeva e si resse per anni, altrimenti sarebbe andato ‘a casa’ e pure anzitempo. 

Ma i tre ‘amigos’ (Rospi, Nitti, Zennaro) non sono i primi (né saranno gli ultimi) a usare escamotage.

 

Ma ecco spuntare un altro caso che grida vendetta: “10 Volte Meglio!”, una lista mai nata e ora sciolta che però ancora ‘vive’…

XVIII Legislatura

XVIII Legislatura

Nell’attuale legislatura, la XVIII, sono già nate ben tre componenti politiche composte da meno di dieci deputati, il numero minimo necessario per avere diritto a ‘fare’ gruppo. La prima – il Movimento Associativo Italiani all’Estero (di tre deputati, nata nel 2019) – “soddisfa i requisiti regolamentari richiesti” – nota Curreriperché composta da un deputato (Borghese) che rappresenta il corrispondente movimento (MAIE) presentatosi (per la circoscrizione estero) alle elezioni della Camera dei deputati”. Non così si può dire per le altre due componenti politiche: Sogno Italia – 10 Volte meglio! (costituita il 18 aprile 2019 da tre deputati: Benedetti, Caiata e Vitiello) e ora, appunto, per i tre ex grllini di Proposta Popolare – AP…

In entrambi i casi, peraltro, si tratta di componenti politiche formate da deputati eletti nelle liste del M5sche si sono potute costituire perché dichiaratesi rappresentative di partiti o movimenti politici in effetti presentatisi alle ultime elezioni politiche, ma senza conseguirvi alcun eletto e che ora sono composte da deputati che si sono candidati e sono stati eletti in altre liste. Costoro – scrive Curreri‘sfruttano’ denominazioni di altre formazioni politiche presenti alle elezioni per costituirsi in componente politica autonoma”.

Il vero paradosso, lo zenit del teatro dell’assurdo è, però, proprio la componente politica Dieci Volte Meglio dichiarata cessata il 18 dicembre 2019, cioè esattamente 20 giorni dopo aver ottenuto (il 27 novembre) quell’iscrizione nel Registro dei partiti politici che gli consente di accedere, anche se non costituita in componente politica, al finanziamento indiretto ai gruppi (art. 10.1 Reg. Camera).

luigi pirandello

Luigi Pirandello

Insomma, la componente “Sogno Italia- 10 Volte Meglio!” è stata dichiarata “cessata” dal Presidente della Camera già il 18 dicembre 2019, dopo la lettera con cui il Presidente e legale rappresentante del partito politico denominato “Dieci Volte Meglio” aveva comunicato di voler revocare dalla medesima data il consenso a essere rappresentato dalla tale componente politica, annunciando all’orbe terracqueo la sua volontà di estinzione. I tre deputati in questione, però, hanno fatto finta di niente, e qui siamo davvero molto oltre il buon Pirandello: il segretario di un partito che non è mai nato, non ha mai avuto un eletto alle elezioni, ha dichiarato che era morto né lo si poteva rappresentare in Parlamento, ma i tre deputati iscritti ‘tengono in vita’… un morto!

 

La verità intrinseca del gruppo Misto: è una Malebolge dantesca

malebolge dante

La verità del gruppo Misto: è una Malebolge dantesca

Il punto vero, però, è un altro e riguarda il gruppo Misto in quanto tale. Il guaio è che se – da un gruppo grande e di peso come quello del M5s, che regge le sorti del governo – finisci nel gruppo Misto, specie alla Camera dei Deputati, finisci in una Malebolge dantesca. Il Misto accoglie i più disparati transfughi della Camera dei Deputati: è una Cayenna, o isola di Montecristo, dove tutti i reietti, gli espulsi o scissionisti dei partiti con cui sono stati eletti e che non hanno i numeri per formare un gruppo parlamentare autonomo, si rifugiano. Spesso depressi e disperati di finire in quel ‘nulla’ cosmico che è il Misto. Del resto, per Costituzione, il parlamentare viene eletto “senza vincolo di mandato” (art. 67): tradotto in italiano, vuol dire che, se ‘cambia idea’, sono fatti suoi.

agostino depretis

Agostino Depretis

Il gruppo che lo ha eletto ne prende atto – a volte con dolore, altre volte, più spesso con gioia – e il deputato che, mettiamo, da destra vuole andare a sinistra (succedeva ai tempi di Agostino Depretis, il quale inventò e nobilitò la categoria nota come ‘trasformismo’:Chi sono io, per impedire, che un mio onorevole collega da destra vuol andare a sinistra? Mi felicito e lo accolgo”), dal centro vuole dirazzare all’estrema, e via declinando, può farlo. Solo che – qui scatta il dolore, la pena infinita, il disonore – succede che il deputato periclitante o trasformista non venga ‘accolto’ in altri gruppi politici regolarmente costituiti: non ha altra possibilità che quella di ‘confluire’ nel gruppo Misto.

Una Cayenna, appunto, di reietti e di reprobi. Personaggi in cerca d’autore che – tasto dolente, dramma reale – alle prossime elezioni nessuno ricandiderà perché, appunto, per tutti gli anni in cui sono stati ‘parcheggiati’ in Parlamento non sono stati né carne né pesce, soltanto tanti ‘fritti misti’.

 

Quale è il quarto gruppo più grande della Camera? E’ il Misto!

camera dei deputati

Il gruppo Misto, ad oggi, è però una vera e propria potenza: è il quarto ‘gruppo’ / non gruppo più grande della Camera dei Deputati. Conta, infatti, 41 iscritti, sopra di lui ci sono solo i 5Stelle (202 deputati, -20 da inizio legislatura, un salasso che non pare avere fine), la Lega (125), FI (955, che pure ne ha persi diversi) e il Pd (tracollato a 90 deputati causa i 25 fuggitivi per Italia viva).

E qui entriamo in un altro tema spinoso. Neppure nei mesi in cui è esplosa la pandemia Coronavirus, i cambi di gruppo si sono fermati. Una vecchia abitudine, che sta fortemente influenzando le dinamiche dell’aula. Il lockdown non ha cioè fermato il valzer parlamentare dei cambi di casacca. Da inizio 2020 ce ne sono stati 23 e ben 13 da quando è stato dichiarato lo stato d’emergenza.

Principale sconfitto di questa fase è il Movimento 5 stelle, che ha perso 18 parlamentari in tre mesi. Un elemento non da poco. Tra i tanti spostamenti alcuni hanno lasciato il segno. Su tutti l’espulsione di Raffaele Trano dal Movimento 5 stelle, dopo essere stato eletto presidente della cruciale commissione Finanze alla Camera dei Deputati con il sostegno dell’opposizione.

 

I dati di Openpolis. I cambi di gruppo nella XVII legislatura

openpolis

Logo del sito Openpolis

“Anche se comunque con dei numeri inferiori a quelli della scorsa legislatura, dalle ultime politiche abbiamo registrato un cambio di gruppo a settimana” scrive il sito di monitoraggio parlamentare – sempre preciso e accurato – di Openpolis.

In particolare durante l’esperienza del governo Conte II, complice la nascita di Italia Viva e la crisi del Movimento 5 stelle, il numero dei cambi di casacca ha avuto una crescita sostanziale. Non è un caso se oltre il 74% dei cambi di gruppo di tutta la legislatura è avvenuto dall’insediamento del Conte II. Un elemento non da poco, che ci fa comprendere quanto sia instabile l’attuale maggioranza di governo. Il 74,34% dei cambi di gruppo hanno avuto luogo dalla nascita del governo Conte II.

Nei primi 18 mesi di legislatura i cambi di gruppo al mese erano stati 1,61. Con l’inizio del governo giallo-rosso il dato è salito a 9. I 51 cambi di casacca di settembre 2019, principalmente dovuti alla costituzione dei gruppi parlamentari di Italia Viva, hanno dato il via ad un flusso costante di spostamenti all’interno di Camera e Senato, conclude il suo paziente monitoraggio il sito Openpolis.

 

I sottogruppi dentro il Misto? Sono il danno oltre la beffa…

gruppi sottogruppi

Usi e Abusi della casta

L’altro guaio è che, appunto, ci si può inventare dei ‘sottogruppi’ dentro il ‘gruppo’ (Misto). Nulla di male, si capisce: innanzitutto, si può fare, perché, poffarbacco, anche i reietti, gli esclusi, i dannati della Terra (cioè i parlamentari del Misto) hanno diritto a stare insieme, un po’ più vicini, un po’ meno soli, una volta che hanno trovato l’afflato giusto, l’idem sentire. In secundis – e qui invece siamo nel campo di quello che i pentastellati oggi ‘al governo’ del Paese (il governo Conte) e delle Istituzioni (il presidente della Camera Fico) avevano detto che avrebbero stanato e sterminato col lanciafiamme – e cioè nel campo degli usi&abusi della famigerata ‘Casta’.

Infatti, se costituisci un sottogruppo nel gruppo Misto hai diritto a molte cose: più tempo di parola, sia in aula che in commissione, più spazio per presentare emendamenti, più forza nelle dichiarazioni di voto sulle leggi e sui decreti (quelle che vanno in diretta tv e anche la mamma ti vede, se vuole, il guaio è quando non vuole), etcetera, etcetera. Compresi – insopprimibile diritti dei deputati, cavolo! – qualche euro in più, qualche segretaria in più, qualche funzionario e addetto stampa in più. E così, dentro il Misto, i sottogruppi fioriscono. Anche se, come direbbe Curreri, se ci fosse ‘un giudice a Berlino’, cioè sullo scranno più alto della Camera dei Deputati, quello di presidente, forse sarebbe ora di iniziare ad impedirlo specie quando i ‘sottogruppi’ fanno rinascere dei gruppi ‘morti’.

 

NB: L’articolo è stato pubblicato, in forma più succinta, sul sito di notizie Tiscal.it il 4 giugno 2020.