Germanicum rinviato a settembre. La maggioranza si ‘squaglia’ pure sulla legge elettorale e FI non porta il ‘soccorso azzurro’

Germanicum rinviato a settembre. La maggioranza si ‘squaglia’ pure sulla legge elettorale e FI non porta il ‘soccorso azzurro’

15 Luglio 2020 1 Di Ettore Maria Colombo

Nel silenzio generale, la riforma della legge elettorale sta per essere rinviata a settembre. Non solo la maggioranza si spacca, con Iv e LeU contrari, ma soprattutto l’opposizione di centrodestra si ricompatta. Il soccorso azzurro viene meno: FI opta per il maggioritario. Pd e M5s restano col cerino in mano. Il destino del Germanicum torna in bilico…

il cerino

Sulla legge elettorale in apparenza, non è accaduto nulla…

legge elettorale 1

Legge elettorale all’apparenza nulla è accaduto

All’apparenza, ieri, sulla riforma della legge elettorale, non è successo nulla. Anzi, meno di nulla. Uno stringato comunicato, a stento ripreso dalle agenzie di stampa, avvertiva, ieri pomeriggio, che “slitta” il timing della riforma della legge elettorale. Il testo base, spiegano le agenzie, che si trova a giacere, ormai da mesi, nei cassetti della I commissione Affari costituzionali della Camera (presidente il pentastellato Giuseppe Brescia) e che doveva essere adottato ieri, dalla maggioranza giallorossa, almeno in commissione, slitta a giovedì prossimo, 16 luglio. Due giorni in più, due giorni in meno, cambia poco, si dirà. Anche il termine per la scadenza degli emendamenti – quelli che vanno presentati per lo sbarco del testo in Aula – slitta: doveva essere giovedì, se il testo base fosse stato approvato ieri, e invece diventa martedì 21 luglio, alle 10.

etsi Deus non daretur
Così recita la nota che esce dall’ufficio di presidenza della ‘Prima’, come viene detta in gergo la commissione Affari costituzionali, in merito alla nuova legge elettorale, ai più nota come Germanicum e che, come tutte le altre proposte di legge che poi vedremo, parte da un assunto, il classico etsi deus non daretur (come se Dio non esistesse) dei teologi cattolici medioevali.

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Referendum Costituzionale

L’assunto è che il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari– che si celebrerà il 21 settembre, in regime di election day con le Regionali e le amministrative – segnerà la vittoria dei fautori del ‘taglio’ (-345 parlamentari, cioè per 400 deputati e 200 senatori) e la sconfitta del ‘no’ che vuole mantenere gli attuali 945. Insomma, tutte le proposte di legge si basano già, come se il referendum ci fosse già stato e scrivono che da assegnare ci sono solo 600 scranni.

Il Germanicum doveva andare in Aula già il 27 luglio, invece scompare dai radar. Se ne riparla a settembre…

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Il Germanicum doveva andare in Aula già il 27 luglio, invece scompare dai radar

Ma, in teoria, dal 27 luglio – così aveva chiesto, anzi imposto il Pd in sede di calendario dei lavori nella conferenza dei capigruppo – il ‘testo base’ della nuova legge elettorale, il Germanicum, dovrebbe già andare in Aula e lì essere votato, a colpi di maggioranza (peraltro assai divisa, sul punto), e invece non se ne farà nulla.
Innanzitutto, va detto che il sistema elettorale ‘nuovo’ che la maggioranza giallorossa si propone di varare e che è stato depositato in commissione lo scorso 10 gennaio, è un sistema proporzionale semi-puro, con sbarramento al 5%, senza voti di preferenza, ma su listini bloccati: prevede, per la Camera, 391 seggi assegnati con metodo proporzionale, uno sbarramento del 5%, e un meccanismo che permette il diritto di tribuna, cioè la possibilità di entrare in Parlamento ad alcune condizioni (3 collegi pieni vinti), anche se si resta sotto la soglia del 5%. Il Germanicum cancella i collegi uninominali del Rosatellum, ma di questo utilizza i 63 collegi proporzionali e le 28 circoscrizioni.
Il sistema è detto Germanicum, perché è copiato, in parte, dal modello elettorale in vigore in Germania, o Brescellum (dal cognome del presidente della ‘Prima’, Brescia, che a nome del ‘patto’ vigente tra Pd e M5s, lo ha elaborato).

franceschini ministro

Il Ministro beni culturali Dario Franceschini

Il Pd, soprattutto, aveva una gran fretta di votarla, almeno in un ramo del Parlamento, la nuova legge elettorale, con l’obiettivo di avere ‘una pistola carica puntata sul tavolo’ (parola, pare, del capodelegazione dem, Franceschini). Ma anche i 5Stelle, divisi al loro interno su tutto ma non sulla spasmodica ricerca di un sistema elettorale, uno qualsiasi, che li faccia ‘perdere meno’, quando mai si andrà a votare, volevano forzare la mano e adottare il nuovo proporzionale. Inoltre, avere ‘la pistola carica sul tavolo’ era anche un modo per ‘spaventare’ le riottose truppe parlamentari di entrambi i partiti. Un modo, in buona sostanza, per dir loro: “guardate che, se non fate i bravi e non vi bevete tutti, ma proprio tutti, i provvedimenti del governo, andate a casa. La legge elettorale è pronta, manca solo il voto del Senato. Fatevi due conti, se fate scherzi, vi portiamo alle urne…”.

cortile di Montecitorio

Palazzo Montecitorio – Cortile d’onore

Ma sono successi, sotto traccia, una serie di fatti ‘nuovi’. Non solo Iv e LeU, contrari a uno sbarramento troppo alto, ma pure Lega e FdI sono saliti sulle barricate, contro il nuovo sistema a impianto proporzionale, riproponendo chi il Mattarellum (la Lega), chi un Rosatellum rovesciato (FdI), ma soprattutto è venuto meno il ‘laisser faire, laisser passer di Forza Italia. Gli azzurri sembravano orientati a dare il via libera al proporzionale di Pd-M5s, con l’idea di ‘liberarsi’ del cappio del centrodestra, e, invece, ecco la ‘notizia’ che Tiscali.it ha appreso ieri, nel cortile d’onore di Montecitorio, dove i deputati parlano e fumano, fumano e parlano (troppo): FI sta per presentare un testo di impianto iper-maggioritario, cioè un altro Rosatellum ‘rovesciato’.

A ‘far paura’ a Pd-M5s non è stata Iv o Leu, ma lo strappo di FI che cambia idea all’improvviso: ora boccia il Germanicum

marco di maio

Marco Di Maio

Hanno capito che ‘non era aria’ ed era meglio soprassedere, Pd e M5s, dunque, non per la ‘fiera’ opposizione, dentro la maggioranza di governo, di Italia Viva, pronta a fare le barricate, per mere ragioni di bottega, contro il ritorno in auge del proporzionalismo. Il renziano Marco Di Maio ora invoca “il più ampio consenso possibile che, in una fase come questa, deve maturare tra tutte le forze politiche, non solo quelle di maggioranza” (consenso che, a oggi, non c’è) anche se, appena quattro mesi fa, aveva messo la sua firma, accanto a quelle di Fiano (Pd) e Brescia (M5s), sul ‘patto’ di maggioranza che prevedeva, appunto, il Germanicum.

matteo renzi

Renzi si è accorto che, nei sondaggi, Iv non si schioda mai dal 3% dei voti

Solo che, poi, Renzi si è accorto che, nei sondaggi, Iv non si schioda mai dal 3% dei voti e allora ha deciso che, sulla legge elettorale, la palla andava ‘buttata in tribuna’. Ha detto un ‘no’ secco al proporzionale, si è messo a parlare del “modello del sindaco d’Italia” (per farlo servirebbe una riforma costituzionale e, come si dice a Roma, ‘ciao core’) e, soprattutto, ha chiesto a Berlusconi di rifiutarsi di avallare la tenaglia Pd-M5s sul proporzionale e di sfilarsi, dandogli manforte. Va detto, appunto, che c’è riuscito.

Federico Fornaro

Il capogruppo di Leu, Federico Fornaro

Neppure, a far cambiare idea a Pd e M5s, sull’eccessiva accelerazione, che è già diventata una frenata, è stata l’ostilità di LeU. Federico Fornaro, capogruppo di LeU e grande esperto di sistemi elettorali (giorni fa girava con in tasca il Pdf del sistema elettorale della Repubblica Cecoslovacca del …1921, “sistema che fece mettere agli atti dell’Assemblea costituente il fine giurista Costantino Mortati in un dossier ricco di formidabili spunti”… – sic), non aveva firmato quel patto di maggioranza a causa della soglia di sbarramento (il 5%) che riteneva troppo alta e che si è impegnato, come un leone, a abbassare “almeno al 4%” (“non possiamo escludere dalla rappresentanza due milioni e rotti di elettori italiani!” è da sempre il grido di battaglia di Fornaro).

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Gino Bartali, ‘tutto sbagliato, tutto da rifare’

Pd e M5s, con il supporto del gruppo delle Autonomie-Svp erano convinti di ‘avere i numeri’ per forzare e portare in Aula il testo della riforma elettorale grazie ai voti di FI. Si erano convinti, cioè, che il ‘soccorso azzurro’ che lo stesso Berlusconi, ormai invocato da tutte le parti e da tutti i suoi (ex) nemici storici (Prodi, D’Alema, De Benedetti…), si è impegnato a dare quando arriverà al voto in Parlamento il Mes, e che i suoi ‘ammiccamenti’ a un possibile governo ‘di tutti’, in nome del bene del Paese, si sarebbe ‘esteso’ anche alla legge elettorale. “Con i voti di FI siamo a posto” si erano detti dem e grillini. E, invece, niente. O meglio, come direbbe Gino Bartali, ‘l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare…’.

Il ‘Rosatellum ‘rovesciato’ proposto dagli azzurri (e anche da FdI) contro il ritorno al Mattarellum avanzato dalla Lega

rosatellum
Arriva, infatti, proprio ieri, la ferale notizia che, dopo la Lega e dopo FdI, anche Forza Italia – dove pure è infuriata una dura battaglia tra i teorici del maggioritario, come Sisto, vicini a Salvini, e i fan del proporzionale, come Brunetta, Cangini e Polverini, vicini alla Carfagna, i quali pero’ ad oggi l’hanno persa – sta per depositare una sua proposta di legge che, peraltro, ricalca molto quella di FdI e che vede, anche in questo caso, gli azzurri molto più in sintonia con i meloniani che con i leghisti. Si potrebbe definire, la proposta di FI, un Rosatellum ‘rovesciato’, cioè un sistema elettorale che prevede, a differenza dell’attuale (64% di proporzionale e 36% di collegi maggioritari), una componente al 60% di collegi uninominali ‘all’inglese’ e una parte proporzionale di recupero di circa il 40% dei voti.

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Il logo storico del Carroccio

Meno ‘spinta’ della proposta della Lega, dunque, che propone, e ha già depositato, il ritorno in auge del Mattarellum (75% di collegi uninominali maggioritari e solo il 25% di recupero proporzionale), il sistema elettorale che avanzerà FI, depositando la sua proposta in commissione, è invece molto simile alla proposta della Meloni. Fratelli d’Italia propone di ‘togliere’ alla parte proporzionale il numero dei parlamentari tagliati, penalizzando quest’ultima, ma neppure troppo e, soprattutto, vuole assegnare, a chi ottiene il 40% dei voti, il 54% dei seggi, cioè una maggioranza assoluta netta.

Per la maggioranza la notizia è un pugno nello stomaco

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Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia

Certo è che la proposta di legge degli azzurri, per ora ancora non formalizzata e non depositata, in I commissione, ma di cui Tiscali.it è venuta a conoscenza e che verrà presto formalizzata da Francesco Paolo Sisto, è calata come un pugno nello stomaco dei grandi partiti della maggioranza. E se è vero che, in commissione, Pd-M5s-Svp hanno i numeri per far passare la loro proposta (24 membri su 47 totali), dentro l’Aula, coi voti segreti, rischiano il bagno di sangue.
E’ chiaro – si sono detti, nei loro conciliaboli, Pd e M5s – che senza i voti di FI, oltre che con Iv e LeU contro, il proporzionale finisce impallinato, in Aula, al primo voto a scrutinio segreto. Meglio rimandare, per ora, poi vedremo”.

transfobia
Morale, complice anche l’intasamento dei lavori dell’Aula (il 27 luglio sono calendarizzate, tra le altre cose, la legge sulla transfobia, cui verrà data priorità, la legge sulla separazione delle carriere e persino il conflitto d’interesse) e complice il ‘generale Agosto’ che manderà le Camere e i suoi parlamentari a godersi le loro meritate vacanze, “ne riparliamo a settembre, anzi direi dopo il 21 settembre”, sogghigna di malcelata soddisfazione un deputato dem esperto di questioni elettorali ma contrario, per principio, al ritorno in auge del proporzionale e legato al maggioritario.

Infatti, dopo le elezioni regionali, tutto potrebbe cambiare, anche dentro Forza Italia. Potrebbero vincere, in via definitiva, la partita, i maggioritaristi filo-leghisti e filo centrodestra (i vari Ghedini e Ronzulli, ma anche Gelmini e Bernini) oppure i filo proporzionalisti di area Carfagna, sancendo la rottura definitiva di FI con il centrodestra e il suo ovvio avvicinamento all’area di governo non solo sul Mes ma anche, appunto, sulla legge elettorale, madre da sempre di tutte le battaglie politiche e parlamentari… ovviamente molto, se non tutto, dipenderà da cosa vuole fare, da grande, Berlusconi…

La tensione nel governo si taglia a fette, meglio evitare…

M5S PD

Pd e M5S

Ma a indurre Pd e M5S a scendere a più miti consigli e a evitare di forzare la mano sulla legge elettorale sono anche tante altre cose e tanti altri, complessi, ragionamenti.
Il governo è alle prese con una grana enorme come quella della revoca delle concessioni autostradali ad Autostrade per l’Italia, uno sconquasso generale che dopo un cdm lungo una notte intera finisce con Cdp che si mangia Aspi e ne prende il controllo stile “esproprio proletario” o nazionalizzazione degna della Russia dei Soviet… La trattativa sul Recovery Fund, in Europa, è a rischio e, a breve, incombe il voto sul Mes e sul pacchetto di aiuti Ue.

MES

MES-fondo salva Stati

La terza manovra economica straordinaria che il governo si appresta a varare, quella di luglio (ma forse sarà varata solo ad agosto) sarà ancor più ardua delle precedenti, nel tentativo di mettere insieme i cocci della coalizione. Troppa carne al fuoco e tutta insieme. Sul Germanicum, meglio soprassedere. Magari, a settembre, Italia Viva e LeU otterrà la soglia di sbarramento al 4% e le loro critiche, e dissensi, rientreranno. Magari Forza Italia avrà cambiato idea un’altra volta…

Le regionali e il ‘sogno di mezza estate’ di Pd e M5s alleati

Osvaldo Napoli

Osvaldo Napoli

Infine, le elezioni regionali e amministrative incombono, a metà settembre, e l’alleanza tra Pd e M5s non decolla. Il rischio di una doppia sconfitta di entrambi si fa consistente. Meglio rimandare – come sul Mes, come su molto altro – a ‘dopo’ le elezioni regionali: sarà lì che si vedranno le convenienze di tutti, leader e partiti, anche perché i risultati “di lista, più che quelli dei governatori – nota l’azzurro Osvaldo Napoli – diranno dello stato di salute dei partiti”. “L’estate porterà consiglio” dice, sollevato, il deputato dem Stefano Ceccanti, che reputa il sistema proporzionale il ‘male minore’.

goffredo bettini

Goffredo Bettini

Un po’ come l’ideologo di Zingaretti, Bettini, che ‘vede’ la nascita di una coalizione futura, alle elezioni, tra “Pd-M5s-partito di Conte-liberaldemocratici” (non meglio specificati) che, però, rischia di rimanere il ‘sogno di una notte di mezza estate’ perché, a settembre, le elezioni potrebbero decretare il declino del Pd come di M5s con ‘tanti cari saluti’ anche al Germanicum.


NB: Questo articolo è stato scritto per il sito di notizie Tiscali.it