“Una telefonata ti accorcia la vita”. Fedez ‘canta’ contro Salvini e terremota la Rai

“Una telefonata ti accorcia la vita”. Fedez ‘canta’ contro Salvini e terremota la Rai

3 Maggio 2021 0 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

“Una telefonata ti accorcia la vita”. Fedez ‘canta’ contro Salvini e terremota tutta la Rai. Casus belli il ddl Zan…

NB: questo articolo è molto lungo, ma ricco di richiami e approfondimenti, nella speranza che venga ‘tollerato’ dai miei storici 25 lettori

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NB: questo articolo è stato pubblicato il 3 maggio 2021 sul sito di notizie Tiscali.it

Prologo&commento. Follie da Concertone. Il ddl Zan è il nuovo barometro per capire la ‘civiltà’ di un Paese…

fedez rai

La telefonata al fulmicotone di Fedez con i rappresentanti della Rai

 

La Rai. Salvini. Il ddl Zan. Gli equilibri politici. La maggioranza di governo che entra in crisi (tanto per cambiare). I vertici Rai che entrano nel panico (idem). La Lega che prende altre sberle (e fanno assai più male di quelle della Meloni). La sinistra democrat che si ‘nasconde’ e si fa ‘bella’ mettendosi dietro cantanti miliardari e protervi, anarcoidi e autoritari, sperando di ricavarne una qualche rendita di posizione (i soliti poveri illusi).

Una telefonata – quella ricevuta dai vertici Rai e registrata, in modo sostanzialmente proditorio e illegale, dal cantante Fedez (meglio noto, da anni, alle cronache, come ‘il marito della Ferragni’, la nota influencer, il cui solo merito è, appunto, di essere tale, la coppia è detta dei ‘Ferragnez’: in Gran Bretagna hanno una casa reale, noi abbiamo i ‘Ferragnez’, a ciascuno il suo) – allunga la vita, diceva una vecchia pubblicità della Sip (altro monopolio statale, nell’Italia che fu) ma in questo caso l’accorcia, e a tutti gli altri.

Il day after del Concertone: sul campo restano morti e feriti

The day after

Il day after del Concertone: sul campo morti e feriti

Il day after del ‘Concertone’ del Primo maggio è particolarmente infuocato né si era mai visto un Concertone – pur foriero, spesso, di polemiche – così rovente. E che nulla si dica e nessuno parli del lavoro, dei sindacati, dei precari e neppure, persino, degli altri cantanti cosa importa. Importa solo che Fedez si è ‘schierato’, tutti gli altri pure.

ddl zan

Ddl Zan

Il ddl Zan, teorico oggetto del contendere, è ancora fermo lì, nelle secche della commissione Giustizia del Senato. Certo, dopo questo putiferio potrebbe persino uscirne: Pd+M5s+LeU ne fanno e ne faranno una questione di ‘identità nazionale’. Insomma, il diritto di voto ai 16 enni o lo ius soli, o una nuova legge elettorale, o le

Grandi riforme, dalla riforma della giustizia a quella del fisco, o della Pa (ce le chiede tutte l’Europa, tali riforme), non passeranno mai, non certo in pochi mesi (ci vorranno, se va bene, anni), ma volete mettere con il ddl che punisce chi offende, anche solo con le parole, i diritti di omosessuali e transessuali? Eccola, la nuova frontiera del ‘socialismo’ formato ‘santa alleanza’ dei progressisti italiani, ed eccola la nuova frontiera dell’oscurantismo, formato destre sovraniste largamente intese (anche Forza Italia, per capirci, è contraria): il ddl contro la omotransfobia è il nuovo paradigma della civiltà di questo Paese. Mica la lotta alla pandemia, i vaccini, la ricostruzione economica. Quisquilie. Conta solo approvare il ddl Zan, e nel più breve tempo possibile, ovvio.

Draghi Fedez

Cosa dice, a tal proposito, Draghi? Urge che parli e che dica come la pensa

E cosa dice, a tal proposito, Draghi? Urge che parli e che dica come la pensa. Il Paese, tutto, attende, una parola definitiva del governo, sul ddl Zan. Perché non parla? Parli!

Poi, appunto, ci sarebbe la Rai, il caro, vecchio, ultimo carrozzone di Stato, eterno ‘ente’ lottizzato e ambito premio di lottizzazione, che ora, di nuovo – a ondate succede che si dica sempre, poi non si fa – tutti i partiti si stracciano le vesti perché non vogliono ‘lottizzarla’ (come hanno fatto tutti, fino a oggi, M5s in testa), ma vogliono ‘riformarla’. Il che, di solito non succede mai, ma stavolta si vedrà. Forse Fedez riesce nel miracolo.

Marco Pannella

Marco Pannella

 

Certo è che, più di Marco Pannella che, negli anni ’70, si scagliava contro la censura e la lottizzazione, ci voleva Fedez a urlare che in Rai c’è la censura per scoprire che, in Rai, si vive di equilibrismi, barocchismi e quieto vivere. A viale Mazzini volevan solo passare un Primo Maggio e un Concertone sereni, senza troppi guai e invece gli è scoppiata una mina tra le mani e ora molte teste cadranno, dai direttori di Rete al dg, forse, e i partiti lottizzeranno ancora, solo in modo diverso, magari in sottofondo il soundtrack sarà Fedez (o Achille Lauro o i Maneskine, fa lo stesso: conta solo non essere ‘omofobici’), e useranno il ‘caso’ per farlo al meglio. Ma, dette le opinioni, ora mettiamo in riga i fatti.

Fedez urla il suo rap contro la Lega e contro la Rai

Il twitt di Salvini a Fedez

Il twitt di Salvini a Fedez

E’ il Primo Maggio, molta gente in strada, poca gente davanti alla tv, che si può uscire. Il ‘Concertone’ del Primo Maggio sta scorrendo via abbastanza noioso (senza pubblico che urla, sgomita e applaude, perde tutto il suo appeal pure quello, maledetto Covid), anche la location è triste (la Cavea dell’Auditorium del Parco della Musica) e anche se c’è il live – con intermezzi e intervalli esterni: i famosi ‘contributi’ che uccidono il ritmo – una edizione così sottotono non si ricordava da decenni. La Nannini fa da spalla a tale Claudio Capeo, sconosciuto chansonnier francese di origini italiane, e insieme rovinano Volare di Modugno (amen), poi salgono sul palco Francesca Michelin e Fedez, cantano la canzone portata a Sanremo (non hanno vinto, erano i super-favoriti, Fedez non l’ha presa bene), sembra tutto tranquillo, insomma ‘fin qua tutto bene’, poi c’è il patatrac.

Fedez fa una lunga tirata politica e attacca la Lega e pure la Rai. Un discorso che aveva annunciato e che, nel pomeriggio aveva già suscitato la reazione preventiva della Lega e di Matteo Salvini più, appunto, la telefonata ‘censoria’ degli organizzatori e della Rai.

Annuncio di tempesta. Fedez e Salvini si ‘minacciano’ (e, insieme, si blandiscono) in via preventiva sui social

fedez contro salvini vice direttrice rai 3 ilaria capitani concerto primo maggio

Fedez e la telefonata

Ma Salvini, avendo tanti difetti ma non essendo ancora stupido (Fedez ha milioni di follower, per non dire della Ferragni, due mostri sacri: altro che Grillo, o il Pd, e neppure la Meloni, c’è da averne paura) aveva cercato di parare subito il colpo: “prendiamoci un caffè e parliamone” era stato il calumet della pace offerto da Salvini a Fedez. Il quale ha risposto, però, dissotterrando l’ascia di guerra contro di lui e contro tutto il suo partito.

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Salvini prova a blandire Fedez, la Lega invece minaccia (la Rai) e mette le mani avanti: scrive con una nota firmata da tutti i senatori e deputati membri della commissione di Vigilanza Rai che “se Fedez userà a fini personali il concerto del I maggio per fare politica, calpestando il senso della festa dei lavoratori, la Rai dovrà impugnare il contratto e lasciare che i sindacati si sobbarchino l’intero costo dell’evento”.

L’artista, inoltre, sempre prima della sua esibizione, attacca pure la Rai, stavolta su Instagram: “E’ la prima volta che mi succede di dover inviare il testo di un mio intervento perché venga sottoposto ad approvazione politica, approvazione purtroppo che non c’è stata in prima battuta o meglio, dai vertici di Rai3 mi hanno chiesto di omettere dei partiti e dei nomi e di edulcorare il contenuto. Ho dovuto lottare un pochino, ma alla fine mi hanno dato il permesso di esprimermi liberamente. Come ci insegna il Primo Maggio, nel nostro piccolo dobbiamo lottare per le cose importanti. Ovviamente da persona libera mi assumo tutte le responsabilità e le conseguenze di ciò che dico e faccio”.

Fedez ‘fa i nomi’ (di tutti i leghisti omofobi) dal palco

Ostellari e Salvini

Ostellari e Salvini

Insomma, quando arriva sul palco è già bello carico. E così, Fedez, nel momento del massimo ascolto del Concertone, alle otto e mezza della sera, sale sul palco e punta il dito contro la Lega (e la Rai). Il principale destinatario delle sue accuse è il senatore leghista Mauro Ostellari, reo di ostacolare il ddl Zan, poi l’attacco è a tutta la Lega, di cui Fedez cita frasi omofobe con nomi e cognomi. Una sorta di litania del pensiero omofobo dei leghisti che, in effetti, messi in fila, uno dietro l’altro, fa impressione.

Ma presto l’attacco di Fedez diventa una polemica contro la Rai

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Ma, come si diceva, nel paniere della bile rovesciata dal palco da Fedez, ci finisce di mezzo pure la Rai. “Oggi – dice il ‘Ferragnez’, microfono in mano, vestito verde militare (fuori, a Roma, fa freddo, e piove pure), il piglio a metà tra ‘Dibba’ e Che Guevarami hanno chiesto come fosse la mia prima volta al Primo Maggio. Effettivamente è la prima volta anche di dover inviare un mio discorso perché doveva essere messo al vaglio della politica. Approvazione che in prima battuta dai vertici di Rai3 non c’è stata, perché mi hanno chiesto di omettere i riferimenti ai partiti, ai nomi dei politici. Ho dovuto lottare un pochino e alla fine mi hanno dato il permesso di dire ciò che dico, assumendomene le responsabilità. E comunque il contenuto è stato definito dalla vicedirettrice di Rai3 (trattasi, come vedremo meglio dopo, di Ilaria Capitani, ndr.) ‘inopportuno’!”. Basta? No.

Il ko definitivo di Fedez è rivolto al ‘sonnecchiante’ Ostellari

Pietro Grasso, ex presidente del Senato

Pietro Grasso, ex presidente del Senato

Fedez ne ha anche per il premier Draghi che, a suo dire, tratta il mondo del calcio meglio di quello dello spettacolo perché – sostiene – ha criticato il tentativo della SuperLega (si vede che al ‘divo’ Fedez i ‘super-ricchi’ piacciono) e invece resta muto sui concerti e spettacoli live. Infine, prende di mira e di petto il presidente della commissione Giustizia al Senato, il leghista Andrea Ostellari, il quale, peraltro, è finito in quel posto per sbaglio. Al ricambio biennale delle presidenze di commissione, doveva diventare l’ex presidente del Senato, oggi senatore di LeU, Pietro Grasso, il presidente della commissione Giustizia del Senato, ma Iv fece lo scherzetto all’allora maggioranza giallorossa, votò con la destra e, zac, è arrivato Ostellari, che era tutto contento, ma da ieri lo sarà meno.

Fedez: Ostellari, non sei Beyoncé

Fedez: Ostellari, non sei Beyoncé

Fedez, peraltro, al “sonnecchiante Ostellari” come lo definisce lo attacca a tormentone virale sui social già da tempo: “Ostellari, non sei Beyoncé. Non puoi fare come ti pare. Ricordatelo, ripetitelo prima di andare a letto. Non sono Beyoncé” è il Fedez-rap.

Il sonnecchiante Ostellari – tuona dunque Fedez – ha deciso che un disegno di legge già approvato alla Camera e di iniziativa parlamentare, quindi massima espressione del popolo (come se gli altri disegni di legge che poi citerà non lo fossero altrettanto, ndr.), come il ddl Zan può tranquillamente essere bloccato dall’iniziativa di un singolo, dalla voglia di protagonismo di se stesso. Ma d’altronde Ostellari fa parte di uno schieramento politico che negli anni si è distinto per la sua lotta all’uguaglianza. Vorrei decantarvi un po’ di loro aforismi, se posso”, aggiunge prima di farli a pezzi.

Chi è il ‘sonnecchiante’ Ostellari e l’iter faticoso del ddl Zan

Andrea Ostellari

Ma chi è Andrea Ostellari? Senatore leghista, 47 anni, avvocato cassazionista, sposato con due figli e, soprattutto, presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama

Ma chi è Andrea Ostellari? Senatore leghista, 47 anni, avvocato cassazionista, sposato con due figli e, soprattutto, presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama.

Padovano, nato a Campo San Martino nel 1974, «marito, papà di Mario e di Benedetto, avvocato», come si presenta sui social, Andrea Ostellari ha fatto la classica carriera politica del leghista cresciuto sul territorio: ha iniziato da consigliere comunale a Curtarolo, nel 2016 è segretario provinciale della Lega Nord di Padova (nel frattempo prende un incarico, poi rimesso, alla guida di Busitalia Veneto, del gruppo Fs), nel 2018 viene eletto senatore nelle liste del Carroccio. Gode della fiducia di Salvini, che nel 2000 lo mette alla guida del partito in Emilia-Romagna come commissario. È stato anche relatore della legge sulla legittima difesa. Poi, il golpe in commissione Giustizia et voilà!

Ed è lì che la legge Zan contro l’omofobia si è incagliata. Approvata alla Camera, due mesi fa, la legge ha bisogno del via libera definitivo in Senato per diventare effettivamente tale vigendo, come si sa, in Italia, il bicameralismo perfetto. Ma qui i lavori procedono a rilento, anche perché Ostellari ha continuamente rinviato l’iter di questa legge, contestata  apertamente dal centrodestra: «Troppo divisiva per la maggioranza», spiegava Ostellari, passando di rinvio in rinvio e lasciando il ddl Zan in un cassetto. Gli attacchi di Fedez non sono nuovi, ma parte di una battaglia personale – e di molti altri artisti e cantanti – contro Salvini (e pure contro Ostellari) che ormai va avanti da tempo.

Fedez e Alessandro Zan

Fedez e Alessandro Zan

 

La verità è che il ddl Zan era finito nel dimenticatoio. Ma dopo l’aggressione di due gay a Roma si era tornati a parlarne a inizio aprile con la mobilitazione di cantanti come MahmoodFedez, Elodie, Nina Zilli, Loredana Bertè, Achille Lauro, i Maneskin, ma anche di attori come Alessandro Gassmann o chef come Carlo Cracco e Massimo Bottura che hanno diffuso appelli a favore del disegno di legge. La norma prende il nome dal deputato del Pdd che ne è il relatore: estende alle manifestazioni d’odio fondate sull’omofobia e sulla transfobia alcuni reati già previsti nel codice penale. Gli articoli 604-bis e 604-ter, nello specifico, puniscono la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa. L’estensione dei reati riguarda però solo l’istigazione a delinquere e gli atti di violenza, non la propaganda. In pratica, chi commette reati motivati da «stigma sessuale», in particolar modo nei confronti delle persone omosessuali e transessuali, rischia fino a quattro anni di reclusione. Dopo l’approvazione alla Camera, però, il ddl era fermo al Senato.

La legge Zan, alla fine, è stata calendarizzata, ma solo a fine aprile e solo a maggioranza (composta da Pd-M5s-LeU-Iv, la vecchia ‘giallorossa’), e l’esame al Senato è iniziato ma è stato proprio Ostellari a prendersi l’incarico di relatore: l’intento del centrodestra è quello di modificare l’impianto della legge, oltre ad allungare i tempi, per questo la nomina del leghista a relatore ha suscitato nuove polemiche.

La notizia dell’ultima ora: il ddl Zan ‘pronto’ per andare in Aula

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La notizia dell’ultima ora: il ddl Zan ‘pronto’ per andare in Aula

Intanto, però, il pressing per approvare il ddl Zan non si ferma. Sabato prossimo ci sarà una manifestazione a Milano dei “Sentinelli “con il sindaco Beppe Sala e dal titolo (e hashtag): “tempo scaduto”. E sabato 15 a Roma ci sarà un sit in nazionale per i diritti civili e contro l’omotransfobia.

Ma intanto in Parlamento, Andrea Ostellari, il presidente leghista della commissione Giustizia del Senato – al centro della polemica dopo essersi autoproclamato relatore del ddl – ha messo in calendario il primo dibattito parlamentare sulla legge per il 6 maggio. Ma invita a cambiare il testo  perché la legge Zanè scritta male, parla di famiglia e di libertà, temi su cui non si scherza”.

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Poi aggiunge: “Non è uno scontro tra buoni e cattivi”, annuncia una mossa a sorpresa: “Anche la Lega ha un testo per contribuire a sconfiggere ogni discriminazione” e detta il timing: “Prima si farà la relazione su tutti i provvedimenti in esame, poi si apre la discussione, quindi le audizioni (in base alle richieste dei gruppi) e infine gli emendamenti prima del voto in commissione”. Salvini stesso indica un testo di tre articoli che inasprisca le pene per chi discrimina, ma“senza entrare nella discussione che riguarda le idee, senza che nessuno mi possa processare dandomi del retrogrado per questo”. 

Contrattacca la dem Monica Cirinnà: “È una vergogna, Ostellari vuole fare melina. Non può fare il relatore e neppure il presidente della commissione, non essendo super partes”. E la capogruppo a Palazzo Madama, Simona Malpezzi risponde: “Salvini non ha letto bene, il ddl Zan non processa le idee, ma punisce i crimini d’odio. È un problema per te e per la Lega tutelare i diritti?”. 

simona malpezzi

Simona Malpezzi

Il Pd ne ha fatto, ormai, un punto d’onore: la legge va approvata e in fretta. Il segretario Enrico Letta twitta: “E’ necessario ricordare che il ddl Zan è del Pd”. È la risposta a chi accusa i dem di inerzia sui diritti civili. “Niente affatto, noi ci occupiamo di pandemia, di Recovery Plan e insieme di diritti civili. Gli attacchi contro di noi sono pretestuosi”, dice intervenendo sul web a un incontro con il Pd romano. Prende posizione sulla vicenda Rai-Fedez, schierandosi con il cantante e ringraziandolo.  

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Salvini e Meloni

Se Salvini e Meloni puntano a fare della legge Zan una tela di Penelope, i dem con 5 Stelle, Leu e Italia viva rilanciano e studiano il pallottoliere del Senato. Pensano cioè di portare il ddl direttamente in aula, blindando la maggioranza. Se in commissione ci sarà, come è plausibile pensare, boicottaggio e ostruzionismo, da parte del centrodestra, allora la palla può passare ai capigruppo e poi all’aula. 

Alessandra Maiorino

Alessandra Maiorino

C’è anche da registrare una scaramuccia tra il Pd e i 5Stelle. Alessandra Maiorino infatti, la senatrice grillina che ha anche organizzato un flash mob social per la legge Zan, non apprezza il tweet di Letta che rivendica ai Dem l’iniziativa contro l’omofobia: “Non si appropri di un tema di civiltà, che è trasversale e farlo non è una mossa politicamente intelligente”. 

Elio Vito

Elio Vito – Forza Italia

La fotografia politica è quella del muro contro muro tra le forze che stanno nella stessa maggioranza. I giallo-rossi da  un lato e la Lega dall’altro, a cui si è aggiunta Forza Italia, che con Tajani è schierata per il No al ddl Zan. Ma sono molti i liberal forzisti a favore del ddl Zan, a cominciare da Elio Vito che sabato prossimo sarà a Milano sul palco dei Sentinelli. 

Marilena Grassadonia 

Marilena Grassadonia

Sinistra italiana con Marilena Grassadonia chiede che ciascun cittadino si faccia partigiano della legge contro l’omofobia: “Lasciate da parte i timidi sì, è l’ora del coraggio”. Lo stesso di Fedez? Mah. 

Certo è che Fedez ne aveva per tutti, anche per Draghi e il Papa…

Jacopo Coghe ed il suo Twitt

Jacopo Coghe ed il suo Twitt

Fedez, nell’attaccare Ostellari, se la prende con la presunta necessità del Senato di concentrarsi su questioni ‘più serie’ rispetto al ddl Zan, come se il Senato non formulasse un calendario dei lavori che rispecchia le esigenze e le richieste di tutti i gruppi parlamentari: “Si sono occupati di etichettatura del vino, della riorganizzazione del Coni, dell’indennità per il bilinguismo dei poliziotti di Bolzano, del reintegro del vitalizio di Formigoni, evidentemente più importante dei diritti di tutti e di persone (gli omosessuali e i trans, ndr.) che vengono continuamente discriminate fino alla violenza”.

Fedez vs. Pillon

Fedez vs. Pillon

Infine, la chicca. La presa di posizione del vice-presidente di ProVita,l’ultra-cattolico e antiabortista, Jacopo Coghe, amicone del leghista Pillon (Simone, senatore, uno dei più feroci oppositori del ddl Zan, leghista su posizioni omofobe davvero pesanti, ndr.) è stato il primo a esprimersi contro il ddl Zan ma non si è accorto che il Vaticano ha investito milioni di euro in un’azienda che produce la pillola del giorno dopo. Cercavate il nemico altrove ma non vi siete accorti che il nemico ce l’avevate in casa. Che brutta storia”. Insomma, nel mazzo ci finisce pure il Vaticano che, per spirito caritatevole e perché l’attuale Papa è aperto, misericordioso, ospitale, forse non querelerà contro accuse così infamanti, teorie di ‘complotti’ buone sulle vecchie Torri gemelle, altri tempi.

Salvini e la Rai provano una prima (debole) reazione a Fedez…

Alessandro Zan, il papà della legge contro l’omotransfobia

Alessandro Zan, il papà della legge contro l’omotransfobia

Il deputato del Pd Alessandro Zan (primo firmatario della legge, eletto con LeU, poi traslocato armi e bagagli nel Pd, è veneto e anche fieramente omosessuale, uomo mite) non sta nella pelle, ovviamente e subito ringrazia con un post su Facebook. Zan parla di “coraggio” di Fedez che “ha dato voce a tutte quelle persone che ancora subiscono violenze e discriminazioni per ciò che sono. Il Senato abbia lo stesso coraggio ad approvare subito una legge per cui l’Italia non può più attendere. Grazie”.

Pannella contro il divorzio

I Radicali negli anni Settanta a favore del divorzio e dell’aborto

Del resto, la sua legge è, ormai, diventata – nel mondo del pop come del rock, del rap e pure del trap, ma soprattutto nel mondo dei social e, ancora di più, nel mondo dei vip – più importante, decisiva e storica di quelle promosse dai Radicali negli anni Settanta a favore del divorzio e dell’aborto, con relativo e titanico dispendio di energie per due referendum che, all’epoca, fu difficilissimo (e sorprendente) vincere, anche perché i partiti laici erano a favore, ma il Pci non ci credeva tanto, restò assai prudente mentre, ovviamente, Dc e Msi erano per negarli.  

Salvini, in serata, cerca di mantenersi calmo con un post su Facebook in cui, tra le altre, scrive: “Chi aggredisce un omosessuale o eterosessuale, un bianco o un nero, un cristiano o un buddhista, un giovane o un anziano, rischia fino a 16 anni di carcere. È già così. Re-invito Fedez a bere un caffè, tranquilli, per parlare di libertà e di diritti”.

concerto primo maggio

In serata arriva anche la reazione della Rai, che si difende dall’accusa di censura: “Rai 3 e la Rai sono da sempre aperte al dibattito e al confronto di opinioni, nel rispetto di ogni posizione politica e culturale. È fortemente scorretto e privo di fondamento sostenere che la Rai abbia chiesto preventivamente i testi degli artisti intervenuti al tradizionale concertone del Primo Maggio, per il semplice motivo che è falso, si tratta di una cosa che non è mai avvenuta. Né la Rai né la direzione di Rai 3 hanno mai operato forme di censura preventiva nei confronti di alcun artista del concerto” dicono da viale Mazzini.

E continuano: “La Rai mette in onda un prodotto editoriale realizzato da una società di produzione in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil, la quale si è occupata della realizzazione e dell’organizzazione del concerto, nonché dei rapporti con gli artisti. Il che include la raccolta dei testi, come da prassi”. Insomma, provano a scaricare le colpe. 

Ilaria Capitani vs. Fedez

Ilaria Capitani vs. Fedez

Ma la contro-replica, un vero fallo di reazione, di Fedez non si fa attendere e stende la Rai: il cantante-influencer irrompe su Twitter pubblicando la telefonata intercorsa con la vicedirettrice di Rai 3, Ilaria Capitani, telefonata che registra senza dirlo, ovviamente, all’interessata, la Capitani: “La Rai smentisce la censura. Ecco la telefonata intercorsa ieri sera dove la vice direttrice di Rai 3 Ilaria Capitani insieme ai suoi collaboratori mi esortano ad ‘adeguarmi a un ‘SISTEMA’‼!” urla Fedez, stavolta via social.

La seconda ‘fedezzata’ stavolta investe soprattutto i vertici Rai

censura

Il tornado Fedez, dunque, si sposta di obiettivo ma non d’intensità e, nel volgere di una giornata, quella post-concertone, non si concentra più sui contenuti del discorso di Fedez – la necessità di accelerare l’iter parlamentare del ddl Zan e le posizioni omofobiche della Lega – quanto sulle telefonate che ricevute prima di salire sul palco. Fedez racconta, come si diceva, di aver ricevuto una telefonata della Rai in cui gli si sottolineava “l’inopportunità” del suo discorso. Smentito dall’azienda, Fedez pubblica la conversazione, che in effetti c’è stata. E così iniziano a fioccare le richieste di dimissioni di chi ha avuto un ruolo nella vicenda, dalla Capitani fino, su su, all’ad Fabrizio Salini.

I Ferragnez

I Ferragnez

Insomma, il punto diventa un altro e la prospettiva pure: chi voleva censurare chi? La Lega o, anche, e sarebbe assai peggio, i vertici della Rai? L’accusa di censura brucia, e poi da quel pulpito, quello di un ‘Ferragnez’ è devastante. Assume subito le sembianze di uno scontro epocale perché mette a confronto, sull’idea di libertà d’espressione, il servizio pubblico contro gli influencer e la cassa di risonanza dei social. Vincono questi ultimi, ovviamente, e la caccia alle responsabilità ‘interne’ all’azienda è solo cominciata.

Le troppe gaffe di una Rai che ama ‘punire se stessa’…

Fabrizio Salini Ad Rai

Fabrizio Salini Ad Rai

Colpa anche della Rai, specializzata in gaffe al cubo e ai limiti dell’umanamente comprensibile. La polemica, infatti, per incapacità interne, da politica (anti-Lega) diventa un’accusa alla Rai solo dopo che Rai3 respinge sdegnata al mittente l’accusa di censura preventiva, sbugiardata dal cantante pubblica un video che riprende la telefonata.

La battaglia scavalla la notte, ma già nella mattina del 2 maggio la Rai interviene nuovamente e intigna, diabolicamente, nell’errore. Negare tutto, anche l’evidenza è l’ordine. La direzione di Rai3 “non mai chiesto preventivamente i testi degli artisti intervenuti al concerto del Primo Maggiorichiesta invece avanzata dalla società che organizza il concerto” è la nota ufficiale della Rai. Più tardi lo ripete con fermezza anche l’ad Fabrizio Salini, spiegando ‘”di non aver mai censurato Fedez né altri artisti né di aver chiesto testi per una censura di qualsiasi tipo. Questo deve essere chiaro, senza equivoci e non accettiamo strumentalizzazioni che possano ledere la dignità aziendale e dei suoi dipendenti. Di certo in Rai non esiste e non deve esistere nessun ‘sistema’ e se qualcuno, parlando in modo appropriato per conto e a nome della Rai, ha usato questa parola mi scuso. Su questo assicuro che sarà fatta luce con gli organizzatori”.

Massimo Bonelli

Massimo Bonelli

In effetti, nella telefonata che Fedez ha pubblicato su Twitter a parlare sono l’organizzatore della produzione Massimo Bonelli e l’autore capo progetto Massimo Cinque, che parlano delle loro responsabilità nei confronti di Cgil, Cisl e Uil come della Rai, rappresentata per la gestione del Concertone dalla Capitani, vicedirettore di Rai 3, e politicamente e storicamente vicina al Pd (era la portavoce di Veltroni sindaco di Roma) la quale si difende in modo secco, duro, vibrante, e pure con buone ragioni: “la telefonata è stata tagliata in alcuni passaggi fondamentali. Non ho mai chiesto di censurare nulla”.

E un comunicato Rai aggiunge: «In riferimento al video pubblicato sul suo profilo Twitter da Fedez, notiamo che l’intervento relativo alla vicedirettrice di Rai3 Ilaria Capitani (l’unica persona dell’azienda Rai tra quelle che intervengono nella conversazione pubblicata da Fedez, ndr.) non corrisponde integralmente a quanto riportato, essendo stati operati dei tagli». Insomma, la Capitani sarebbe vittima, a sua volta, di…censura…

E dunque ecco le ‘vere’ parole di Capitani: “Mi scusi Fedez, sono Ilaria Capitani, vicedirettrice di Rai3, la Rai non ha proprio alcuna censura da fare. Nel senso che la Rai fa un acquisto di diritti e ripresa, quindi la Rai non è responsabile né della sua presenza, ci mancherebbe altro, né di quello che lei dirà”. E infine: «Ci tengo a sottolinearle che la Rai non ha assolutamente una censura, ok? Non è questo [?] Dopodiché io ritengo inopportuno il contesto, ma questa è una cosa sua”. Prendere queste parole per una ‘censura’, francamente, è troppo anche per un filosofo illuminista del Settecento…. 

Tipa sveglia. Chi è la vicedirettrice di Rai 3, Ilaria Capitani

Ilaria Capitani

Vicedirettrice di Rai Tre, rete che storicamente trasmette il Concerto del Primo maggio, Ilaria Capitani

Vicedirettrice di Rai Tre, rete che storicamente trasmette il Concerto del Primo maggio, Ilaria Capitani, 54 anni, è dunque, con Salvini, la terza protagonista del triangolo delle Bermude che vede Fedez al centro e il ddl Zan, ormai, del tutto finito in secondo piano.

Prima di passare all’incarico dirigenziale, Capitani era caporedattrice del Tg2: con questa qualifica ha seguito per anni Palazzo Chigi. Lo sbarco in Rai era avvenuto nel 1991, lavorando con Aldo Biscardi al mitico show Il processo del lunedì. Poi, in occasione delle Olimpiadi di Atlanta, il passaggio alla testata giornalistica sportiva della Rai. E a ruota gli anni alla Tgr del Lazio, per poi arrivare a condurre “Cominciamo bene”.

Walter Veltroni

Walter Veltroni

Capitani è stata anche portavoce di Walter Veltroni mentre questi faceva il sindaco di Roma, ma l’esperienza fatta fu breve e poco felice. Subito dopo, il ritorno al servizio pubblico, per condurre il Tg Parlamento e diverse rubriche di approfondimento politico. Tosta, sveglia, brava, efficiente. La Capitani avrà altri difetti, ma il mestiere lo sa fare.

La ‘riforma’ della Rai e le prossime teste cadenti causa Fedez

game over

Certo è che il caso Fedez sembra davvero la pietra tombale sulla governance della Rai in scadenza e, come vedremo, in tempesta ormai da tempo. Game over, commenta un noto dirigente interno alla Rai che di polemiche travolgenti a Viale Mazzini ne ha viste e vissute parecchie. Telefoni roventi, reazioni social, lanci di agenzia. Il clima infuocato fa da contorno a un classico gioco già iniziato: lo scarico delle responsabilità.

Franco Di Mare direttore Rai3

Franco Di Mare direttore Rai3

Chi ha parlato con l’amministratore delegato Fabrizio Salini lo descrive furente, soprattutto per l’associazione della parola censura all’azienda che dirige. “Non sapeva, non avrebbe censurato nessuno”, spiegano persone a lui vicine. Azienda che dirigerà ancora per pochi mesi, che le speranze per il bis sono finite da tempo. Ora però resta la credibilità, resta l’uscita dalla Rai dopo l’ennesima polemica, una di quelle che lasciano il segno. Con una nota prova a cambiare tiro ma il game over è ufficiale. Al settimo piano è chiaro a tutti quando si leggono i commenti del ministro Di Maio e dell’ex premier Giuseppe Conte. Si schierano tutti con il rapper, attaccano di fatto la Rai e i dirigenti nominati in quota 5 Stelle. Lo stesso Conte che aveva difeso Salini dal salotto di Otto e mezzo, così come Franco Di Mare a Rai3, voluto dai pentastellati, e sostenuto anche da Di Maio, Spadafora e Casalino.

Marcello_Foa_Rai

Marcello Foa, presidente della Rai-tv

Il presidente Marcello Foa per tranquillizzare il mondo leghista se ne è lavato le mani dopo pochi minuti, tranquillizzando Salvini e gli esponenti del Carroccio che avevano spinto per la sua nomina. Non era conoscenza del testo, fa sapere Salini. E così il primo cerino finisce nelle mani di Franco Di Mare – direttore di Rai 3 ancora abbastanza fresco di nomina – che di certo non può scaricare le responsabilità solo sulla sua vice, la Capitani, né può dire di non sapere perché questo dimostrerebbe la sua mancata supervisione. E lasciare il cerino solo in mano all’organizzazione del concertone sarebbe troppo facile, ma anche l’ennesimo autogol: perché l’esterno Massimo Cinque, l’autore che si sente nella telefonata con Fedez, usa quei toni? Perché la situazione così delicata non viene gestita da rappresentanti della rete che invece intervengono solo in un secondo momento?

Massimo Cinque

Massimo Cinque

Il paradosso è che la censura, di fatto, non c’è stata. Fedez ha potuto dire quello che voleva, e lo ha fatto, al di là di qualche querulo consiglio degli organizzatori, rimasto del tutto inascoltato. Alla Terza rete la rabbia prende il sopravvento: la gestione della comunicazione ha fatto acqua da tutte le parti. Non si può affermare in una nota qualcosa che viene smentito a stretto giro con la pubblicazione della telefonata da parte dell’artista. Si può discutere sull’opportunità della registrazione e della sua pubblicazione (Fedez si è reso disponibile a fornire la versione integrale e lo farà) ma il problema resta e le frasi restano. Il contesto avrebbe fornito un quadro forse più soft, ma comunque inadatto.

Letta e Zingaretti stanno dalla parte di Fedez

Letta e Zingaretti stanno dalla parte di Fedez

Dal Pd chiedono dimissioni “di massa”, Enrico Letta si schiera contro la Rai. Al Nazareno nessuno si sorprende. I dem da mesi avrebbero voluto cambi al vertice, lo stesso Zingaretti aveva mostrato segni di forte fastidio. Il pretesto è servito, non per favorire l’uscita della governance, già scontata, ma per provare a cambiare gli equilibri del dopo, e così anche la partita delle nomine è già bella che iniziata.

Giulia Berdini contro Fedez

Giulia Berdini contro Fedez

Di Mare può salutare definitivamente la Terza rete, le manovre per farlo restare ora saranno inutili. L’attacco sui social della fidanzata del direttore, Giulia Berdini, è l’ennesimo punto a suo sfavore, l’ennesima invasione di cambio che lascia pochi margini. Ilaria Capitani, il vicedirettore di cui si parla da due giorni, rischia il posto. Ex veltroniana, un passato al Tg2, in quota Pd, è responsabile di una gestione controversa. Non pensare di poter finire in uno scandalo e di essere registrata da un cantante che vive la sua vita in diretta social, è considerata una mossa inspiegabile per chi dovrebbe conoscere le trappole del mestiere. E ora qualcuno deve pagare: sarà solo la Capitani o pure Di Mare?

Il dibattito in commissione di Vigilanza sarà a dir poco infuocato

Alberto Barachini

Il presidente del comitato di vigilanza Alberto Barachini

A fare chiarezza, sulla gaffe della Rai e sulle modalità con cui è stata ‘gestita’, o non gestito, il tornado Fedez , ci proverà la Commissione bicamerale di Vigilanza Rai: probabilmente martedì o mercoledì, ascolterà il direttore di Rai3 Franco Di Mare per avviare un’indagine, come ha chiarito il presidente Alberto Barachini (Forza Italia). Per ora ci si limita alla caccia grossa delle responsabilità (altrui).

Il Pd vuole che i vertici di Piazza Mazzini chiedano ‘scusa’ per la censura denunciata dal cantante mentre il Movimento 5 stelle è più tranchant: pretende le dimissioni dei dirigenti coinvolti, oltre a una riforma radicale della governance del servizio pubblico televisivo. Il Movimento chiede anche che sia calendarizzato il disegno di legge sulla riforma della Rai. Un altro è presentato peraltro anche dal Pd, in commissione al Senato, a prima firma della senatrice riformista Valeria Fedeli, in commissione Rai.

Riforma che, a occhio, non si farà mai perché a lottizzare, in Rai, sono sempre stati i partiti e i governi.

Ipocriti&farisei:le reazioni indignate della politica e dei partiti

Ipocriti e Farisei

Ipocriti e Farisei

Infine, c’è la politica tutta che deve ‘giustificare’ o l’ostilità al ddl Zan che tanto sta a cuore a Fedez oppure i ‘fischi per fiaschi’ presi per mesi (il Pd). Non si fa pregare e vede scendere in campo contro Viale Mazzini i suoi esponenti di primo piano, almeno nel campo ‘progressista’. Da Giuseppe Conte a Luigi Di Maio, da Enrico Letta a Nicola Zingaretti, da Andrea Orlando a Stefano Patuanelli parlano tutti, specie i dem e i 5Stelle. Tanto che alla fine Matteo Salvini, dalle cui parole tutto ha avuto origine, finisce col chiosare, abbastanza sollevato per non essere più, già ieri, nell’occhio del ciclone dell’ira funesta dei social: “Fedez e Rai 3, polemica tutta interna alla sinistra. Artista di sinistra, ‘censori’ di sinistra. Viva la musica e la libertà. Aspettiamo che qualcuno paghi e si dimetta”, conclude (sempre che, si capisce, si possa dire a Fedez ‘di sinistra’, manco fosse Guccini o De André o De Gregori…).

enrico letta 1

Enrico Letta

A prendere la parola sono, peraltro, eredi di partiti politici che la Rai la lottizzano da 50 o da 70 anni. Enrico Letta chiede “parole chiare dalla Rai di scuse e di chiarimento. Poi voglio ringraziare Fedez”, dice. Crede di aver fatto al meglio il suo compito, Letta, ma sui social ‘tutte le vacche sono grigie’ e tutti, più o meno, ce l’hanno ‘coi politici’ che “non hanno fatto nulla e ora vogliono censurare”.

E così, il numero uno del Nazareno prova a correre ai ripari: pubblica un tweet in risposta a coloro che esaltano Fedez per la difesa del ddl Zan contro ‘l’inerzia’ della politica. “Mi pareva superfluo fare un tweet così. Ma vedo che è necessario; il ddl Zan si chiama così da Alessandro Zan, deputato del Pd. E il testo è stato calendarizzato al Senato, dopo l’approvazione della Camera, su iniziativa del Pd”, scandisce, ma serve a poco. Il Pd scontenta i lavoratori che erano la sua base sociale, non parlando di lavoro, e non conquista le minoranze sensibili ai diritti civili che pensano abbia fatto ‘troppo poco’.

Giuseppe Conte sta con Fedez, nessuna censura

Giuseppe Conte sta con Fedez, nessuna censura

Giuseppe Conte – che rivendica, con i 5Stelle, una lunga ‘amicizia’ con Fedez, su Facebook spiega: “Io sto con Fedez. Nessuna censura”. Poi dice che “questo è il momento giusto per riformare la Rai e sottrarla alle ingerenze della politica”. Conte spiega anche che idea ha sul futuro del servizio pubblico: “Se non riformiamo a fondo la governance non realizzeremo mai le premesse per operare l’auspicata rivoluzione. L’intervento più radicale impone di istituire una Fondazione che offra le necessarie garanzie di autorevolezza e pluralismo e diventi l’azionista di riferimento della Rai”.

Di MAio

Luigi Di Maio

Il ministro degli esteri Luigi Di Maio ricorda, molto auto-compiaciuto, che “Conosco Fedez da tempo, oltre ad essere un cantante, di grande talento, è una persona che in tutto quello che fa ci mette sempre il cuore”. Poi dice: “un paese democratico non può accettare nessuna forma di censura”.

I partiti si scagliano sul ‘cavallo morente’: “basta lottizzazione!”

foto cavallo viale mazzini

Il Cavallo Rai appena restaurato

E, a fare chiarezza, dunque, ci proverà proprio la Commissione di Vigilanza sulla Rai: probabilmente martedì o mercoledì, ascolterà il direttore di Rai3 Franco Di Mare per avviare un’indagine, come ha chiarito il presidente Alberto Barachini. Per ora ci si limita alla caccia grossa delle responsabilità.

Il Pd vuole che i vertici di Piazza Mazzini chiedano ‘scusa’ per la censura denunciata dal cantante mentre il Movimento 5 stelle è più tranchant e pretende le dimissioni dei dirigenti coinvolti, oltre a una riforma radicale della governance del servizio pubblico televisivo.

Per quanto riguarda la denunciata ‘censura’ di Fedez al Concertone, da parte leghista si annuncia, invece, una interrogazione in commissione Vigilanza. Gli ex lumbard -sarebbero stati loro ad ‘avvertire’ i vertici Rai dell’intemerata che Fedez avrebbe poi fatto in diretta – chiederanno pure un accesso agli atti per leggere il contratto con la società che ha organizzato l’evento, valutare una segnalazione all’Agcom per quanto accaduto e chiedere eventualmente agli uffici legali della Rai di intervenire per tutelare l’immagine dell’azienda e del vice-direttore di Rai3 Ilaria Capitani, tirata in ballo da Fedez. Salvini ricorda che la Capitani è stata “portavoce di Veltroni, sindaco Pd di Roma” (ma è stato un’altra vita fa). “Anche ieri sono stati evidenti i danni della sinistra lottizzatrice” prova a dire Salvini, ributtando la palla nella metà campo avversaria. “Il prossimo amministratore delegato sia interno e meritevole, senza tessere, parentele o amicizie importanti e sponsor di sinistra” la richiesta.

bellanova italia viva mai con salvini

Teresa Bellanova

La libera espressione delle proprie opinioni non può e non deve mai essere limitata. E questo è ancor più vero per la rete del servizio pubblico, che deve più di altri garantire i principi e le libertà fondamentali della nostra Repubblica”, protesta il sottosegretario di Italia viva alle Infrastrutture, Teresa Bellanova. Pure lei chiede il change ai vertici della Rai: “Mi auguro che si possa al più presto procedere con un cambio di vertici. Gli attuali si sono dimostrati drammaticamente non all’altezza”.

Loredana De Petris

Loredana De Petris

Il tentativo di censura operato dal servizio pubblico nei confronti di Fedez è una cosa molto grave. Richiama metodi e abitudini del passato che credevamo sepolti. Sia la vicedirettrice di Raitre che ha chiesto a Fedez di non esprimere in libertà le proprie opinioni sia i vertici del servizio pubblico dovranno chiarire e risponderne in commissione di vigilanza” chiede la capogruppo di Liberi e uguali al Senato e membro della vigilanza Rai, la ‘pasionaria’ Loredana De Petris.

Matteo Salvini va in tv, ospite di Barbara D'Urso

Matteo Salvini va in tv, ospite di Barbara D’Urso

Dal canto suo, Matteo Salvini va in tv, ospite di Barbara D’Urso (ma su Canale 5), per cercare di spiegare il senso della contrarietà della Lega al disegno di legge Zan sull’omotransfobia, ma poi prende le distanze dai consiglieri del suo partito, citati dal rapper nel suo monologo, definendo “disgustose” le frasi contro gli omosessuali. Insomma, dà un colpo al cerchio e uno alla botte.

Giorgia Meloni

La leader di Fdi Giorgia Meloni

Da Forza Italia, si rivendica il diritto di criticare il ddl di iniziativa Pd. “La cosa divertente della vicenda del concerto del I maggio è vedere il cortocircuito di certa sinistra che si straccia le vesti sulla censura ma poi, di fatto, sponsorizza proposte di legge che limitano la libertà d’espressione”, tuona, invece, da par suo, Giorgia Meloni.

“Fuori i parlamentari dalla Vigilanza se non c’è la riforma”.La ‘mossa’ di Letta agita i sonni dei vertici di viale Mazzini

Roberto Fico

Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, prende posizione

Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, prende posizione; in un’intervista a Repubblica, spera che sul terreno dei diritti “questa legislatura possa fare uno scatto ulteriore e forte“, ma quel che è successo al Concertone del Primo maggio, cioè proprio la polemica scaturita dalle accuse alla Rai del cantante Fedez, deve servire – secondo il presidente della Camera – a fare una riflessione ulteriore: “La cultura della lottizzazione deve essere superata sia dentro la Rai che fuori. Nelle stanze dei partiti come in quelle dei tg. Altrimenti, le dichiarazioni di queste ore sono inutili“.

Fedez

FEDEZ ovvero Federico Lucia

Fuori i partiti dalla Rai diventa, dunque, il nuovo grido di battaglia di partiti, da sempre, ‘lottizzatori’. Il giorno dopo il polverone sollevato dalle dichiarazioni del rapper Fedez sulla censura preventiva subita al Concertone del 1° maggio, il leader del Pd, Enrico Letta, invoca «un cambio di passo, una fortissima discontinuità» nelle imminenti nomine dei componenti del consiglio di amministrazione della Rai. Come? Lasciando fuori dal cda parlamentari in carica o ex. «Il criterio sia il curriculum», è la sfida «forte e ambiziosa» che Letta lanciata alle altre forze politiche.

Daniele Franco

Il Ministro Daniele Franco

Ma per fare questo serve che il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia, Daniele Franco, siano «sulla stessa linea», ammette il segretario del Pd. Del resto, Letta legge la polemica di queste ore come «l’ennesima conferma del fallimento della gestione Rai» nata durante il governo M5S-Lega cioè agli albori di questa legislatura.

I ‘giochi’ per il rinnovo del Cda, però, si erano già aperti…

rinnovo cda rai

I ‘giochi’ per il rinnovo del Cda RAI, però, si erano già aperti…

La sfida del segretario del Pd cade, però, quando una parte dei giochi per il rinnovo del Cda della Rai è stata già fatta. Questa settimana saranno resi noti i nomi dei candidati al cda, i cui curricula sono stati depositati alle Camere. La legge vigente assegna a queste la prerogativa di scegliere, dall’elenco, quattro componenti. Altri due membri, scelti dalla medesima lista, sono individuati dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Economia e, tra questi, c’è anche l’amministratore delegato. L’ultimo membro è scelto dai dipendenti della Rai. L’indicazione di Letta spiazza i candidati «politici», già compresi in quei curricula, che i partiti si apprestavano a sostenere e mette ali all’ipotesi che i prossimi vertici possano essere tecnici.

Tinny Andreatta

Tinny Andreatta

Negli scorsi giorni si è parlato di Tinny Andreatta (viene dalla Rai, oggi è a Netfix, dove si occupa di produzioni tv, è brava e competente, oltre che figlia di Beniamino Andreatta, mentore politico di Enrico Letta, e sorella del politologo Filippo Andreatta) o Paolo Del Brocco, come ad, e di Ferruccio de Bortoli o Paola Severini Melograni, come presidente.

il ministro del Welfare, Andrea Orlando

Il ministro del Welfare, Andrea Orlando

Ma ieri, come si è visto, si è registrata anche la richiesta dell’ex premier Giuseppe Conte, leader in pectore del M5S, di «riformare la governance della Rai», tenendo fuori i partiti, tramite una fondazione, idea che, forse non a caso, è quanto contenuto in una proposta di legge del Pd, rilanciata ieri dal suo primo firmatario: il ministro del Welfare, Andrea Orlando, rimasto vicino a Conte. «E se passassimo ai fatti? — commenta il leader del sindacato interno, Usigrai, Vittorio Di Trapani -. I partiti che ieri si sono indignati chiedano la calendarizzazione immediata dei disegni di legge che cambiano la governance Rai». Gli attuali vertici Rai, di cui alcuni partiti hanno chiesto le dimissioni, si sono difesi addossando la responsabilità della lamentata censura alla iCompany, organizzatrice del concerto: «In Rai non esiste e non deve esistere nessun “sistema” e se qualcuno – ha detto l’ad Fabrizio Saliniparlando in modo non appropriato per conto e a nome della Rai, ha usato questa parola mi scuso».

iCompany, organizzatrice del concerto

iCompany, organizzatrice del concerto

E così ora, l’ad Salini promette che «sarà fatta luce con gli organizzatori del concerto, che la Rai acquista e manda in onda fin dalla sua prima edizione, per capire come sia stato possibile soltanto ipotizzare un’aberrazione del genere e se esistano delle responsabilità aziendali».

fedez lega

Fedez e la Lega di Salvini

Fioccano intanto le ricostruzioni su quanto avvenuto: la prevalente vuole che ad allertare iCompany e la vicedirettrice di Rai3, Ilaria Capitani, siano stati esponenti leghisti che, già il pomeriggio di sabato, battibeccavano via social con Fedez, «consigliandogli» caldamente di non intervenire su temi politici.

Il problema è che il ‘sistema’, nella Rai, esiste da tempo. Il tornado Fedez riuscirà mai a scardinarlo?

 

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