“Bologna la rossa e fetale…”. Scontro interno al Pd tra la renziana Conti e l’ortodosso Lepore. I rischi per Letta

“Bologna la rossa e fetale…”. Scontro interno al Pd tra la renziana Conti e l’ortodosso Lepore. I rischi per Letta

17 Maggio 2021 0 Di Ettore Maria Colombo

“Bologna la rossa e fetale…”. Scontro tutto interno al Pd per le primarie prima e le comunali poi a Bologna tra il candidato del ‘Partitone’ Lepore e la ‘renziana’ Conti. Letta, se vince la Conti, rischia di perdere comunque. Il quadro dei candidati (e dei guai) centrosinistra e centrodestra nelle maggiori città.

Bologna Piazza Maggiore

Bologna Piazza Maggiore – Ph.@bolognacasamia

NB: la prima parte di questo articolo è stata pubblicata sul Quotidiano nazionale del 17 maggio 2021.

L’ultima parte (quella sul centrodestra) sempre sul Quotidiano Nazionale ma del 17 maggio 2021.

La parte centrale di questo articolo è stata invece scritta in forma originale per questo blog

Letta e il “dilemma del prigioniero”…

Enrico Letta

Enrico Letta

Se Letta vince a Bologna non ha vinto lui, ha vinto il partitone bolognese. Ma se a Bologna le primarie, e poi le elezioni, le vince la Conti, le ha perse Letta. Se poi, Dio non voglia, il Pd perde Bologna, la perde Letta, Bologna, mica il partito… Sembra il dilemma del prigioniero: qualsiasi porta apri per scappare per te finisce male” è la sintesi un colonnello ex renziano del Pd abituato alle citazioni colte e raffinate. In effetti, a Bologna si registra un vero paradosso, per la leadership del Pd.

Graffito di Guccini a Bologna

“Bologna la rossa e fetale” come la descriveva il poeta locale, Francesco Guccini

Bologna ‘la rossa’ – “Bologna la rossa e fetale” come la descriveva il poeta locale, Francesco Guccini, un cantautore, in teoria, ma assurto alla gloria del ‘Poeta’, aggiungendo, nella sua icastica descrizione, “la grassa e l’umana”, e soprattutto “Bologna per me provinciale Parigi minore” – non è nemmeno ipotizzabile perderla, alle elezioni amministrative che si terranno a metà ottobre nelle città italiane.

Bologna “rossa e fetale” torna a essere un rischio per il Pd

Giorgio Guazzaloca

Giorgio Guazzaloca, fu il primo sindaco di Bologna non di sinistra

Come Roma, più di Milano, anni luce da Torino e Napoli, Bologna è considerata ‘imperdibile’: la sola volta che successe, una buia notte del 1999, fu un cataclisma cittadino, regionale e nazionale che travolse e atterrò l’allora dirigenza del Pds, sconfitta dal ‘macellaio’ civico Giorgio Guazzaloca.

Silvia Bartolini

Silvia Bartolini

Ma quella fu una decisione suicida del Pds di allora che candidò una giovane e sconosciuta dirigente, Silvia Bartolini, in base al dogma – nazionale e locale – della sinistra post-comunista di allora (“Tanto a Bologna vince chiunque si candidi…”).

bonaccini stefano

Stefano Bonaccini

Oggi, invece, è tutto diverso. Il Pd può ‘perdere’ Bologna come ha rischiato di perdere la Regione. Solo la pazienza, e la tenacia, del governatore, uscente e trionfalmente riconfermato, il dem Stefano Bonaccini, e la sua capacità di costruire una coalizione larga, solida, convincente, e i frutti della sua buona amministrazione, hanno fermato, a gennaio del 2020, l’allora marea montante delle destre sovraniste guidate in battaglia da Matteo Salvini e rappresentate da Lucia Borgonzoni, a sua volta sconfitta da Virginio Merola alle comunali bolognesi del 2016 con un sonoro 54,6% contro 45,4%.

La ‘sindrome Guazzaloca’ agita il Pd locale (e nazionale)

Letta e Renzi

Letta e Renzi

Insomma, oggi, qualsiasi città è contendibile, pure Bologna. La fortuna del centrosinistra è che il centrodestra non ha uno straccio di candidato buono e conosciuto, stavolta: insomma, di Guazzaloca in giro non ce n’è e non se ne vedono all’orizzonte. Lega e FdI si litigano la candidatura e la nomina a sindaco, ma sanno entrambi, in partenza, che non riusciranno a vincere e ad espugnare Bologna.

La sfortuna del centrosinistra è che il Pd si è diviso come una mela e che anche solo l’idea di perdere Bologna fa tremare le vene nei polsi a tutti, dem locali e non. Peraltro, proprio il giorno dopo l’incontro fatidico tra Letta e Renzi – i quali non si parlavano dal celebre hastag #enricostaisereno di febbraio 2015 e che doveva servire ad appianare differenze, attriti, sospetti e non detti che tali sono rimasti – a quest’ultimo è venuta in mente la bella pensata.

Renzi, in sfregio a Letta, ha ‘lanciato’ la candidatura di Conti

italia viva

Bella pensata che consiste nell’aver lanciato, alle primarie bolognesi del Pd e del centrosinistra, che si terranno il 20 giugno e che erano da tempo certe, uno dei (pochi) fiori all’occhiello di Italia Viva, la sindaca di San Lazzaro, paesone alle porte del capoluogo emiliano, Isabella Conti, che dal Pd è trasmigrata in Iv perché, per amministrare (bene) il suo comune, si è dovuta scontrare duramente con i ‘poteri forti’ bolognesi a partire dalle Coop.

Isabella Conti

Isabella Conti

Certo, la Conti, immediatamente, ha provato a liberarsi delle ‘stimmate’ della renziana, presentandosi come candidata “indipendente”, che rivendica orgogliosa “io i condizionamenti non li subisco, la mia storia parla per me” (il che è pure vero). Ma se è duro, per la Conti, togliersi la patente di renziana, certo è che, dal canto suo, Enrico Letta, quella ‘fuga in avanti’ di Renzi, subito appoggiata dagli ex renziani presenti nel Pd, non l’ha mai digerita.

Letta si è schierato subito per l’ortodosso bolognese Lepore

Matteo Lepore

Matteo Lepore

Ecco, quindi, l’appoggio di Letta – pieno e leale, seppur freddo, cioè poco convinto: avrebbe preferito un nome più incline al rinnovamento – al candidato del ‘partitone’ bolognese, Matteo Lepore.

Virginio_Merola

Virginio Merola (Pd)

Ed è proprio sull’assessore uscente al Turismo della giunta di Virginio Merola – il quale, dopo due mandati, non si può ricandidare neppure volendo (e che, forse, avrebbe pure voluto ricandidarsi) che, insieme al ‘partitone’ bolognese, Letta ha investito il suo peso e la sua benedizione per continuare l’opera della giunta Merola e tenere alte le bandiere del partitone ‘rosso’. Morale, in spregio a Renzi e alle sue ‘manovre’, viva Lepore, è il refrain che arriva dal Nazareno.

Intanto, però, la candidatura della Conti macina consensi…

Alberto Aitini

Alberto Aitini

Il guaio è che la candidatura della Conti macina consensi e sostegni ogni giorno che passa. Prima si sono schierati gli ex renziani di Base riformista locali, capitanati da un altro assessore uscente, alla Sicurezza, Alberto Aitini, che doveva sfidare lui, Aitini, proprio Lepore, alle primarie interne, e che ora ha annunciato farà ticket con la Conti.

Andrea Marcucci

Andrea Marcucci

Poi è arrivata, con tutto il suo peso, tutta Base riformista di Lotti e Guerini, quella nazionale, che – con Andrea Marcucci, che ne ha parlato a Qn, altri – ha parlato di “candidatura di donna e riformista”.

Elisabetta Gualmini

Elisabetta Gualmini

Poi sono arrivate figure di peso come l’europarlamentare, ed ex vicepresidente di Bonaccini, Elisabetta Gualmini, e un altro assessore, Marco Lombardo (“Isabella è una donna libera, riformatrice, autonoma. Legarne l’immagine alle mosse di Renzi è un sopruso all’intelligenza sua e nostra”).

Ernesto Carbone

Ernesto Carbone

Infine, ex deputati prodiani come Andrea Papini (Romani Prodi, per ora, si astiene dal dire ‘ah’, ma difficilmente prenderà posizione contro Letta tanto che, quando Papini ha fatto la sua uscita, i suoi hanno fatto notare che “è stato” prodiano, a dire che oggi non lo è più o che i prodiani non esistono…) ed ex renziani come Ernesto Carbone, che della Conti è diventato il capo macchina organizzativo.
Infine, persino il rappresentante dell’Ascom, la potente associazione dei commercianti bolognesi, nocciolo duro dei conservatori dell’altra Bologna, quella fuori dal circuito del partitone rosso, ha annunciato che andrà a votare Conti alle primarie, ha annunciato il suo direttore, Giancarlo Tonelli.

Il ‘partitone rosso’ e la sinistra si schierano tutti con Lepore

Mattia Sartori

Con Lepore si sono schierati anche le Sardine di Mattia Sartori

Con Lepore, invece, oltre al ‘partitone’ – la ancora potente macchina organizzativa del Pd – e ai ‘poteri forti’ (e ‘rossi’) della città, stanno tutti gli altri: da Unipol alle Coop, dalla Cgil all’Arci, si sono schierati anche molti altri pezzi della galassia della sinistra: le Sardine di Mattia Sartori, scrittori come Stefano Benni, più, ovviamente, Articolo Uno e Sinistra italiana e altri movimenti civici che, nel capoluogo felsineo, si presentano sotto le poco mentite spoglie di una “Coalizione civica”. Il tutto in nome, appunto, dell’anti-renzismo perché, come dice Lepore, “abbiamo fermato Salvini, fermeremo Renzi”.

Bugani

Max Bugani

Invece, i 5Stelle, per ora, (non) stanno a guardare. Se le primarie le vince la Conti hanno già annunciato che andranno da soli, se invece le vince Lepore sono pronti all’accordo con lui e con il Pd e già dal primo turno. Parola del potente ras locale pentastellato, Max Bugani, uomo di Raggi a Roma.

Le primarie del 20 giugno e il ‘rischio’ non calcolato per Letta

Primarie Bologna, la galassia Pd: una mappa fotografica per capire chi sta con chi

Primarie Bologna, la galassia Pd: una mappa fotografica per capire chi sta con chi

Il 20 giugno, a Bologna, dunque si tengono le primarie interne al centrosinistra: il ‘partitone’ aveva cercato di ‘limitarne’ l’apertura all’esterno con i soliti ‘barbatrucchi’ (la pre-registrazione e altre diavolerie per impedire un voto di massa e ‘libero’), ma alla fine non se n’è fatto niente.

Le primarie saranno ‘aperte’ e la sfida sarà sul filo di lana, tosta e combattuta. L’ultimo guaio (di Letta) è che se le primarie, e poi le elezioni, le vince Lepore, le ha vinte questi – e con lui il Pd bolognese – se invece le vince la Conti, le vince la renziana, cioè la sola donna candidata sindaca, per conto del Pd e Letta le ‘perde’ in ogni caso. Per lui e per la sua segreteria sarebbe un disastro dalle conseguenze, ad oggi, inimmaginabili e che ne potrebbero mettere in dubbio e in discussione la leadership.

La prima sfida dei due candidati alle primarie dem: tra Conti e Lepore confronto “all’americana” organizzato dai Verdi

La prima sfida dei due candidati

La prima sfida dei due candidati

Un confronto all’ ‘americana’ all’insegna del fair-play. E’ andato in scena così, ieri, domenica 16 maggio, il primo faccia a faccia della ‘generazione dei quarantenni’, tra l’assessore comunale alla Cultura del Pd, Matteo Lepore e la sindaca del vicino Comune di San Lazzaro, Isabella Conti, passata dal Pd a Italia Viva, entrambi in corsa alle primarie che, il prossimo 20 giugno, incoroneranno il candidato del centrosinistra alla successione di Virginio Merola come primo cittadino di Bologna.

A chiamare al ‘duello’ dialettico entrambi sono stati i Verdi-Europa Verde di Bologna che, alla loro assemblea in calendario il 20 maggio, decideranno se partecipare al percorso delle primarie e quale dei due sfidanti sostenere. Moderati dalla capogruppo di Europa Verde in Regione, Silvia Zamboni, Conti e Lepore si sono confrontati rispondendo alle stesse domande – a loro ignote e poste alternativamente prima all’una e poi all’altro – con tre minuti a disposizione per ogni tema.

In un’ora e mezza abbondante i due hanno spaziato dall’’emergenza climatica alle strade da imboccare per la ripresa economica; dal verde pubblico alla mobilità di pedoni e ciclisti; dalla questione – piuttosto dibattuta – del Passante autostradale all’ipotesi dell’attivazione del tram in città sul fronte del trasporto pubblico locale, fino toccare la questione femminile, la sanità e il ruolo dei Verdi.

Bologna le torri

Le Torri di Bologna

Ognuno con la propria ricetta ma in modo ‘felpato’, senza sgarbi pur se in un momento, in vista delle primarie, di forte concitazione. “Mi candido a sindaco di Bologna – ha chiarito la Conti nell’appello conclusivo – perché Bologna è a un bivio, perché nella crisi post-pandemica noi possiamo rigenerare la città possiamo cambiare la marcia di questa città. Dovremo fare politiche di lungo respiro nelle infrastrutture e dovremo avere una politica autonoma e libera, perché è nella libertà che si trova la soluzione migliore. Abbiamo un potenziale pazzesco – ha concluso: non siamo una città da 7 più, siamo una città da 10 e lode e io voglio portarla i lì”. E se Conti punta sulla novità e sul cambio di marcia, Lepore sottolinea la bontà del lavoro svolto dall’Amministrazione di cui fa parte sottolineando la dimensione collettiva del ‘noi’ per una Bologna inclusiva. “Io – ha detto Lepore – mi propongo come un sindaco che nasce in questa città e vuole crescere i propri figli in questa città. Chi la ha governata in questi anni si è assunto delle responsabilità, e ha fatto parte di una squadra. Bologna è la città che può davvero realizzare il futuro verde, progressista, non solo dell’Emilia-Romagna ma di tutto il Paese. Per fare questo serve però un sindaco di strada, che abbia voglia di stare tra la gente e che conosca le persone con cui parla. La scelta vera – ha concluso Lepore – sarà tra un candidato che propone una squadra, un noi, una coalizione e un progetto invece che fa rima sempre con io”.

Le sfide nelle città: per il Pd il quadro è e resta critico

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Pd e M5S, il dialogo impossibile

Ma se da Bologna ci si sposta nelle altre città, si scopre che, per il Pd, il quadro non è idilliaco.

A spargere sale sulle ferite va anche detto che i casi in cui, in vista delle amministrative di metà ottobre, al Pd non ‘quadrano i conti’ si stanno moltiplicando in modo imbarazzante e grave: l’alleanza con i 5 Stelle non decolla praticamente da nessuna parte.

Gualtieri Vs. Raggi

Gualtieri Vs. Raggi

A Roma, come si sa, Zingaretti ha rinunciato a correre, il candidato ‘di rincalzo’, Gualtieri, è in campo, ma rischia di non arrivare al ballottaggio, e la sindaca uscente Raggi farà campagna dura, contro le destre ma anche contro il Pd, mentre il ‘terzo incomodo’, Carlo Calenda, toglierà di certo voti al Pd.

Giacomo Portas

Giacomo Portas-Pd

A Torino, Pd e 5S non hanno trovato la quadra, nonostante l’intervento diretto di Conte a mettere pace: il Pd terrà le sue primarie, sempre il 20 giugno, dalle quali uscirà sicuro vincente il capogruppo in consiglio comunale, Stefano Lorusso, che ha il pregio di essere forte nel partito, ma debole in città sia per statura personale che per forza attrattiva. I Moderati di Giacomo Portas, per dire, che sono la seconda forza politica, in città, devono ancora decidere se appoggiarne, o meno, la corsa a sindaco.

Chiara Appendino sindaco di Torino

Chiara Appendino sindaco di Torino

I 5S di certo non appoggeranno il vincitore, anzi: certo, non possono ripresentare più la sindaca uscente, Chiara Appendino, pur gravata da due condanne (in primo grado) per i famosi disordini di Torino. La sindaca, di nuovo in maternità, infatti, non ha alcuna voglia di correre – come ha detto ieri in un’intervista al Corsera – ma vuole sbarrare la corsa al Pd con il rischio di far vincere il centrodestra.

Beppe Sala Sindaco di Milano

Beppe Sala Sindaco di Milano

A Milano è il sindaco uscente, Beppe Sala, che non vuole neppure sentir parlare di allearsi con i 5Stelle, ma almeno lui dovrebbe rivincere, e facilmente, la corsa a sindaco.

Fico

Il presidente della Camera, Roberto Fico, ormai ha deciso che non si candiderà

E persino a Napoli, l’unica città dove l’accordo Pd-M5s sembrava cosa fatta, è tornato tutto in alto mare: il presidente della Camera, Roberto Fico, ormai ha deciso che non si candiderà, ma i 5S non giurano più di appoggiare l’ex rettore ed ex ministro, Gaetano Manfredi, vicino al Pd, molto amico di Goffredo Bettini come di Giuseppe Conte, come invece ‘giuravano’ di voler fare fino all’altro ieri…

Gaetano Manfredi

Gaetano Manfredi

Il ‘non possumus’ dei 5Stelle di certo non aiuta Letta

logo m5s

Insomma, i 5stelle o andranno separati dal Pd – a Roma come a Torino e Milano – o devono ancora decidere cosa fare, oppure restano alla finestra, in attesa di sapere chi vincerà le primarie, come a Bologna: se vince Lepore, ci sono, pronti a sostenere il Pd, se vince la Conti invece, niet, no.

Un modo come un altro per aumentare i ‘guai’ del Pd e far rischiare a Letta di perdere le grandi città del Nord, del Centro e del Sud e, con esse, forse anche la sua leadership dentro il suo partito.


Centrodestra senza candidati a Roma come a Milano

 

Nb: questo articolo è stato pubblicato sul Quotidiano nazionale del 16 maggio 2021

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

Ah, se solo Silvio non stesse come sta (cioè male, ndr.)! – sospira il colonnello azzurro – Questa grana delle comunali l’avrebbe risolta lui con due telefonate ad Albertini e a Bertolaso e con la sua capacità di persuasione e di empatia. A questo punto, però, largo ai nostri uomini: Lupi a Milano e Gasparri a Roma. Candidati autorevoli e in grado di vincere” chiude e chiosa, gongolando, il colonnello azzurro. Già, il dato di fatto è che Berlusconi, convalescente, ma di certo ancora ammaccato, per ora è fuori gioco e non può intervenire, ma per una volta, però, non è fuori gioco il suo partito, Forza Italia.

Gabriele Albertini

Gabriele Albertini

La rinunzia, ormai ufficiale, di Gabriele Albertini a correre a sindaco di Milano e quella – più volte ribadita – di Guido Bertolaso a lanciarsi nel difficile e impervio agone romano, in vista delle elezioni amministrative del prossimo autunno, stanno mettendo nei guai più Lega e FdI che gli azzurri.

Guido Bertolaso

Guido Bertolaso

Da un lato, infatti, non ha pagato la politica delle troppe candidature avanzate e bruciate da parte di Salvini, che aveva puntato tutte le sue fiches su Albertini e Bertolaso. Dall’altro  c’è stata, troppo a luingo, la politica dei niet della Meloni ai candidati civici avanzati da Salvini (Albertini e Bertolaso).

Giorgia_Meloni_FdI

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia

E così, il partito che una volta era egemone, dentro il centrodestra e oggi ne è solo un comprimario, Forza Italia, torna a dire la propria. Non a caso, il coordinatore nazionale, Antonio Tajani, prende subito la palla al balzo e rilancia: “Lupi, a Milano, sarebbe un eccellente candidato. Ne parleremo con gli alleati. E, a Roma, se Bertolaso, che sarebbe un ottimo sindaco, non ci ripensa, dovremmo andare su un politico: penso al nostro Maurizio Gasparri, ma vedremo…”.

Antonio Tajani

Antonio Tajani

Ora, al netto del fatto che Gasparri viene dal mondo del Msi prima e di An poi (e proprio per questo è inviso alla Meloni) e che Maurizio Lupi viene sì dal mondo azzurro e centrista (ciellino, è stato anche dentro Ncd di Alfano), ma i suoi attriti con Salvini e la Lega lombarda ancora pesano, resta il punto.

Andrea Abodi

Andrea Abodi

FI ha candidati spendibili, anche tra i nomi dei ‘politici’, oltre che dei ‘civici’, Lega e FdI molti meno.

Simonetta Matone Magistrato

Simonetta Matone Magistrato

Anzi, ormai, nomi di civici ‘buoni’ Salvini e Meloni non li hanno proprio. A Roma, in realtà, dopo Abodi (imprenditore), FdI ha messo in circoli i nomi di Marchetti (avvocato) e Matone (magistrata), ma gli alleati hanno risposto ‘Marchetti chi?’ e amen. La ‘caccia’ al candidato romano è ripartita di nuovo. 

L’imprenditore Paolo Damilano

L’imprenditore Paolo Damilano

Si attende che la Meloni scelga un suo campione da proporre. In ogni caso, il vero busillis, per il centrodestra riguarda più Roma che Milano, oltre a Bologna. Nel capoluogo felsineo, infatti, il buio è pesto, riguardo alle candidature, con FdI e Lega ai ferri corti da mesi, e diversi nomi civici ormai sfumati. Va molto meglio a Torino, dove è in campo e da mesi l’imprenditore Paolo Damilano, e a Napoli, dove è in pista il magistrato Catello Maresca, entrambi con ottime chanche di vittoria finale anche perché il centrosinistra è in ambasce tra candidati deboli (Torino) o assenti (Napoli).

Catello Maresca

Il Magistrato antimafia Catello Maresca

Riguardo Milano, ieri Albertini – che in questi ultimi giorni aveva lasciato aperto uno spiraglio – ha annunciato il suo alea iacta est: si ritira per “diverse ragioni personali”. Piccolo contentino: la “definizione di una lista civica” fatta a suo nome e il lancio della candidatura del carneade Minoli.

maurizio lupi

Maurizio Lupi

Torna, dunque, prepotente, il nome di Maurizio Lupi. Leader di Noi con l’Italia, milanese doc (viene dalle periferie è da sempre il suo atout), ciellino e, storicamente, azzurro, Lupi è in gamba, ma la Lega frena sul suo nome. In alternativa Maurizio Ruggiero, ad di Melita Italia, che scalpita a bordo campo.

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Non fa nomi Salvini: si limita a un generico “troveremo un uomo o una donna all’altezza a Milano come a Roma il prima possibile”. Il tanto sospirato vertice dei tre big (Salvini, Meloni e Tajani) si terrà mercoledì e i tre ‘assicurano’ che i nomi buoni verranno fuori. Ma il vero busillis è e resta Roma.

rampelli fabio

Fabio Rampelli (FdI)

Tajani ha lanciato Gasparri, su cui però c’è il mezzo veto di FdI che potrebbe lanciare un suo uomo, il vicepresidente della Camera romano, Fabio Rampelli. Il paradosso è che il centrodestra, forte in tutti i sondaggi, rischia di perdere le amministrative per mancanza di candidati ‘degni’ al loro alto compito.