La coppia già scoppia. Il ‘nuovo’ M5s nasce dal divorzio con Casaleggio, ma l’unione di fatto Conte-Di Maio non funziona

La coppia già scoppia. Il ‘nuovo’ M5s nasce dal divorzio con Casaleggio, ma l’unione di fatto Conte-Di Maio non funziona

7 Giugno 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

La coppia già scoppia. Il ‘nuovo’ M5s nasce da un divorzio, quello con Casaleggio, ma l’unione di fatto tra Conte e Di Maio non sembra fatta per convolare a giuste nozze. Il rischio di nuove rivalità interne e le mosse dei dissidenti

M5s La coppia già scoppia.

La coppia già scoppia.

 

NB. Questo articolo è stato pubblicato il 7 giugno 2021 sul sito di notizie Tiscalinews.it

“La nuova casa è quasi pronta” annuncia il reggente Vito Crimi

Vito Crimi

Vito Claudio Crimi

La nostra nuova casa è quasi pronta, gli scatoloni sono arrivati a destinazione, ma prima che possa accogliere l’intera famiglia deve essere resa abitabile e accogliente: gli scatoloni vanno aperti e ogni cosa deve essere messa al proprio posto”, scrive tutto soddisfatto, sui social, Vito Crimi, attualmente capo politico del M5S (teoricamente ‘reggente’, pur se mai eletto). Crimi sottolinea anche, lirico, che “la famiglia del Movimento cambia casa, non cambiano le nostre radici e le sfide per il futuro”.

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Il giornalista Massimo Bordin

In ogni caso, spetta a lui – quello che il mai troppo compianto direttore di Radio Radicale, Massimo Bordin, definì “un gerarca minore” (tale era e tale è sempre rimasto, Crimi, nella complicata geografia interna pentastellata) – l’onore e l’onere di spiegare quali saranno i passaggi che entro fine mese porteranno alla votazione dello Statuto e poi all’elezione del nuovo leader del nuovo Movimento.

Un voto dall’esito scontato che vedrà Giuseppe Conte essere incoronato a guida del Movimento che ormai rapidamente cambia veste e si avvicina sempre più a un partito con tanto di ‘segretario nazionale’, ‘segreteria’, ‘organismi dirigenti’, etc, oltre che sede finalmente fisica e non virtuale.

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Davide Casaleggio

Ma se, come dice Crimi, “la nostra nuova casa è quasi pronta”, mancano ancora troppi dettagli, anche se siamo solo al giorno dopo l’addio di Davide Casaleggio – patron dell’associazione Rousseau, e figlio di Gianroberto, a cui si deve, con Beppe Grillo, la nascita del primo M5s, quello delle origini.

La sospensione dei servizi di Rousseau e il passaggio dei dati con un costo molto superiore ai 250 mila euro di cui si è parlato…

giuseppe conte

Giuseppe Conte

L’associazione Rousseau ha reso noto di aver sospeso i servizi della piattaforma online e l’ex premier, Conte, ha spiegato di aver ricevuto la lista degli iscritti al Movimento, fino a ieri in possesso dell’associazione di Casaleggio e al quale il Garante della Privacy aveva intimato di consegnarla al più presto al Movimento 5 Stelle (l’ultimatum era di cinque giorni e scadeva oggi). Conte, e Crimi, ma anche un manipolo di avvocati, hanno trattato, per mesi estenuanti, con Casaleggio e con Rousseau, pagando, secondo le indiscrezioni dell’ultima ora, ben più dei 250 mila euro di cui si era parlato a ieri., perché il Movimento si sarebbe sobbarcato anche le spese legali pregresse, per avvocati e notai, che ammontano almeno ad altri 200 mila euro. Un conto salato che serve a Conte per ripartire da zero.  

garante privacy

Ora, per i grillini inizia il lavoro più complicato: controllare tutti i dati, gestirli e pensare a chi dovrà occuparsi della nuova piattaforma. E qui il capo politico reggente del Movimento ha spiegato che “per quanto riguarda la prossima votazione in rete, invece, ci avvarremo del supporto di una società esterna specializzata”. La “nuova casa“, in ogni caso, sarà molto diversa dalla ‘vecchia’, Rousseau. L’architettura interna sarà semplice e saranno meno le funzioni disponibili: prevedrà solo il voto on-line e una pagina in cui far conoscere i progetti del M5s, compreso il sistema delle ‘restituzioni’

I semi di Pollicino. Le due nuove società web dei Cinque Stelle

Matteo Pucciarelli

Matteo Pucciarelli giornalista

Ma tra le righe del provvedimento del Garante della Privacy dello scorso primo giugno c’era un passaggio che indirettamente rivelava – ha scoperto Matteo Pucciarelli su Repubblica – chi saranno i gestori della nuova piattaforma del M5S dopo la rottura con l’associazione Rousseau. “Il Movimento, nell’affermare di avere provveduto alla nomina di nuovi soggetti quali responsabili del trattamento (Corporate Advisor s.r.l., Isa s.r.l. e Notaio in Roma dott. XX), ha altresì illustrato precise modalità tecniche di trasferimento dei dati in questione”, era scritto. In buona sostanza: i 5 Stelle hanno definito gli eredi di Rousseau, i nuovi ‘responsabili del trattamento’ dei dati degli iscritti. Si tratta di due società che, a dire il vero, non sembrano essere specializzate nel brand della ‘democrazia diretta’.

Tutt’altro. La prima, che in realtà si chiama Corporate Advisors – Trust company, ha sede a Roma e ha un solo dipendente… Quanto alla seconda, si chiama Isa srl, capitale sociale di 100 mila euro, ha sede a Viterbo, ed è focalizzata nel campo dei software per la sanità.

M5s fine e rinascita

M5s fine e rinascita

In entrambi i casi, niente a che vedere rispetto al fare visionario di Gianroberto Casaleggio e alle ambizioni del figlio. Ma del resto il modello di gestione del neo-Movimento di Giuseppe Conte sarà completamente diverso rispetto al passato. Ci saranno mansioni e compiti diversi, specifici e separati tra diverse società e fornitori di servizi. La politica insomma resterà nettamente separata dagli affari tecnici. Per il M5S è la fine di un’era e di un’ambiguità organizzativa che negli ultimi mesi si è trasformata in una guerra senza quartiere tra il partito e la piattaforma milanese.

La nuova piattaforma (lenta) e il nuovo voto (bulgaro)

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Stefano Ceccanti

Crimi assicura che “in tempi rapidissimi sarà disponibile anche l’interfaccia web, cioè una pagina da cui effettuare il login e poter visualizzare, modificare, cancellare i propri dati o effettuare richieste, nonché procedere a nuove iscrizioni”. Per quanto riguarda invece il trasferimento dei dati degli iscritti dalla vecchia alla nuova piattaforma, il capo politico ‘reggente’ avverte: “L’inserimento in questo nuovo ambiente di gestione di una mole così elevata di dati – quasi 300 mila record – è una operazione che richiede accuratezza, tempi congrui, e molte verifiche”. Morale, si va per le lunghe e non potrebbe che essere così. A ieri, infatti, era stato trasferito il 10% dei file, come in un download da pc d’anteguerra, con dei tempi a dir poco biblici, con la previsione di chiudere tutto il ‘trasferimento’ quando sarà lanciato il voto sul nuovo Statuto, ma non è affatto detto che le cose vadano davvero così. 

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Prof. Salvatore Vassallo

La verità è che i dettagli, nella democrazia interna di un partito, sono tutto. Per dire, nel Pd, per studiare Statuto e primarie, nel 2008, misero all’opera due teste d’uovo, Ceccanti e Vassallo: il risultato fu arzigogolato, ma a prova di riuscita, buona, per democrazia interna e comprensibilità.

Le ‘vie nuove’ del M5s sono ancora in via di definizione, ma almeno, una volta definita la querelle con Rousseau, ora l’ex premier può riprendere le fila del dialogo con i parlamentari, cercando di sedare malcontenti e malumori. Ma nel progetto di rinascita bruciano ancora le parole con cui Davide Casaleggio ha voluto sotterrare la ‘nuova’ creatura: “la mela è caduta molto lontana dal cesto“, avrebbe quasi voluto dire con parole d’altri tempi.

“Neppure mio padre vi avrebbe riconosciuto”. Davide Casaleggio e Beppe Grillo sono entrambi lontani, per motivi diversi, dal M5s

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“Neppure mio padre vi avrebbe riconosciuto”. Davide Casaleggio e Beppe Grillo sono entrambi lontani, per motivi diversi, dal M5s

La parola fine viene incisa sul Blog delle Stelle: “Questo Movimento non lo avrebbe riconosciuto nemmeno mio padre”. Con queste parole Davide Casaleggio si “disiscrive” dal Movimento. E’ il termine – disiscriversi – che il figlio del co-fondatore Gianroberto ha utilizzato per dire addio alla creatura, nata nel 2009, voluta e sognata fortemente da suo padre insieme a Beppe Grillo.

Poi, Casaleggio ha rincarato la dose con un’intervista rilasciata oggi al quotidiano La Stampa: “Regole violate. Impossibile proseguire. Conte è diventato premier grazie al mio vecchio M5s. Abbiamo dato a migliaia di sconosciuti l’opportunità di rivestire ruoli prestigiosi e impensabili. Ed è successo anche con l’Avvocato del Popolo. Ma ormai troppe persone hanno iniziato a ritenersi più importanti di altre. Quello che ha ucciso il Movimento è stata la paura di perdere posizioni acquisite. Mio padre sarebbe stato molto meno paziente di me e sarebbe andato via molto prima” dice, in sintesi, Casaleggio jr. 

Ma non è solo un addio personale. L’imprenditore milanese si era allontano da molto tempo, almeno da quando nel 2018 disse che il Movimento non era pronto per diventare forza di governo e il comico genovese gli rispose con un “Eh, ma belin…”. Con l’addio di Davide Casaleggio viene segnata la vera linea di demarcazione, tra un prima e un dopo il M5s. E il dopo è un dopo senza più i padri fondatori.

Con Beppe Grillo, inoltre, sempre più lontano, ammaccato da vicende di famiglia che lo hanno visto crollare nell’indice di gradimento, anche tra i suoi parlamentari, che non lo invocano più come l’oracolo. I tempi del “decide Beppe” e “vediamo cosa dice il blog” sono ormai un ricordo lontano.

Conte Casaleggio Rousseau

Conte Casaleggio Rousseau

Così come la fiducia riposta in Davide è svanita. Il figlio di Gianroberto, con grandi difficoltà, ha provato dal 2016 a raccogliere l’eredità del padre. Ha creato la piattaforma Rousseau che sarebbe servita a realizzare quella democrazia diretta che Casaleggio senior immaginava già in un video dal titolo: “Gaia: The future of politics”, in cui profetizzava un nuovo ordine mondiale, che dovrebbe avverarsi il 14 agosto 2054, quando dovrebbero esserci le prime elezioni via Internet per proclamare “Gaia, il governo mondiale in cui partiti, religioni e ideologie spariscono” (sic). Ma questo sogno palingenetico in breve tempo è diventato, dentro il Movimento 5 Stelle, una commedia all’italiana

E la storia si è conclusa solo un minuto prima di finire in aula di tribunale, con un accordo economico alla cui conclusione ha lavorato anche Beppe Grillo. Molto attento a tutti gli aspetti legali che ancora lo coinvolgono, essendo formalmente il Garante del Movimento e pur comparendo il meno possibile.

600euro

I parlamentari verseranno alla piattaforma Rousseau 250 mila euro al posto dei 450 mila euro dovuti e Davide Casaleggio consegna loro l’elenco degli iscritti al Movimento 5 Stelle per migrare su un’altra piattaforma ed eleggere Giuseppe Conte come capo del M5s. Da ieri, dunque, Casaleggio non è più il custode unico dei dati più segreti, delle votazioni, perfino delle mail dei parlamentari, i quali in passato hanno denunciato addirittura di “essere stati spiati” da Rousseau.

Ciro - video Shock di Beppe Grillo

Ciro – video Shock di Beppe Grillo

Ma è la fine anche di Beppe Grillo che – per quanto si sia dimostrato il più governista di tutti – è una figura ingombrante per ciò che rappresenta nell’immaginario, cioè colui che era alla testa dei cortei del “Vaffa day”, il primo nel 2007. Ma  l’altro padre del Movimento 5 Stelle si è dovuto e voluto mettere di lato. Il video in cui accusa la ragazza che ha denunciato per stupro il figlio Ciro e i suoi amici non è piaciuto all’Italia intera ma soprattutto al M5s. Le strade tra l’Elevato e i parlamentari si sono separate. Quelle tra Beppe e Davide non si sono mai incontrate. E neppure tra Casaleggio e Conte.

Il ‘dispiacere’ di Fico davanti alle parole di Casaleggio

Roberto Fico

Roberto Fico

Infine, ieri, a scoppio ritardato, arriva l’anatema contro il figlio del Fondatore, con Grillo, del M5s anche da parte di un ‘ortodosso’ casaleggiano della prima ora, custode del M5s delle origini, da sempre vicino a Casaleggio, padre e figlio. E’ proprio Roberto Fico a parlare, infatti, di “dispiacere per la rottura” ma anche di “necessità di proseguire nel cammino in un modo diverso, saldo nei valori e nuovo nei metodi e nei modi”. Per il presidente della Camera, che fino a ieri non si era espresso, “quello che ora viviamo è un giro di boa indispensabile per poter andare avanti e fronteggiare le sfide di un mondo e una società che evolvono” perché “non può esistere un movimento politico uguale a se stesso per sempre: bisogna sapersi rinnovare e imparare dal passato per costruire un futuro migliore”. Insomma, anche Fico si schiera, in modo netto, dalla parte del ‘nuovo’ Movimento di Conte e Di Maio e chiede “ai colleghi parlamentari di non far prevalere rendite di posizione”, un warning per tutti loro. 

Il più sollevato di tuti, ovviamente, è Conte, ma tanti sono i guai…

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La fine del rapporto M5s Rousseau, Conte e Casaleggio Jr

Il più sollevato dalla separazione consensuale con Davide Casaleggio è, ovviamente, l’ex premier. “M5s forte delle sue radici, entra in una nuova storia. Giugno segna l’inizio del nostro ‘secondo tempo’. Si voterà statuto e leader”, esulta Conte, che però ora dovrà tenere unito il Movimento.

Deve evitare la scissione. Deve tenere a bada quelli che provano insofferenza per il governo Draghi e per un’alleanza che va dal Pd a Forza Italia passando per la Lega. La stessa alleanza osteggiata da Casaleggio e da Di Battista, che proveranno a suonare le loro sirene per i tanti delusi, eletti e miltanti.

Conte si è dato un mese di tempo (e diverse kermesse) per dare finalmente il via al lancio di un profondo restyling del Movimento

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Un mese per il nuovo M5S, per permettere agli iscritti di dire la propria su Statuto e Carta dei Valori, prima del voto online e della scontata incoronazione di Giuseppe Conte leader

Ma servirà almeno un mese, al nuovo MoVimento 5 stelle, per permettere agli iscritti di dire la propria su Statuto e Carta dei Valori, prima del voto online e della scontata incoronazione di Giuseppe Conte leader. Dopo aver incassato i dati degli iscritti, dunque, l’ex premier ora ha fretta, anche perché consapevole che ora si muove comunque in quel campo minato che sono i gruppi parlamentari.

Se il cronoprogramma non verrà disatteso, sarà una convention con tutti i crismi, certamente a Roma, a sancire l’era del nuovo M5S di Conte. Insomma, la pandemia è finita e anche i Cinque Stelle vogliono di tornare nelle piazze provando a riprendere un ruolo nel panorama politico. Il cronoprogramma di Conte prevede l’avvio del progetto politico entro fine giugno, con il voto su Statuto e Carta dei Valori, il voto (scontato) sul leader, un tour estivo in cui Conte presenterà il nuovo progetto politico e avvierà una raccolta fondi per il rilancio del partito, e una nuova kermesse a settembre, prima delle comunali. 

Conte riunisce i parlamentari, ma rinuncia al seggio. Il nuovo organigramma della comunicazione, Casalino in testa…

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Davide Crippa

Ma il rischio di nuove lotte di potere all’interno dei Cinque Stelle è alto. Conte, che ha il sostegno di un Beppe Grillo in rigoroso silenzio dopo il video sulla vicenda del figlio Ciro, vuole un restyling profondo, una sorta di anno zero, ma la partita è difficile e l’avvicinarsi delle elezioni amministrative prima e politiche poi – con la compilazione delle liste e il nodo del terzo mandato – complicherà di più le cose.

Non a caso è prevista, a breve, una riunione con i parlamentari, forse già domani, per parlare proprio dello Statuto, della Carta dei Valori, e delle prossime tappe in vista, amministrative in testa.

rocco casalino

Il ritorno di Casalino nello staff comunicazione M5s

Conte vuole anche far saltare la testa dell’attuale capogruppo alla Camera, Davide Crippa, che si è da poco rifiutato di firmare un cospicuo contratto di consulenza per la comunicazione a Rocco Casalino, rimasto senza stipendio dopo aver smesso di fare il portavoce dell’ex premier, ma che Conte vuole accanto a sé a tutti i costi. Ettore Licheri, capogruppo al Senato, invece, per Conte resterà dov’è. 

Maria Chiara Ricciuti Conte

Maria Chiara Ricciuti e Conte

Di certo la scelta dei nuovi capigruppo di Camera e Senato avverrà in modo nuovo. Conte sta pensando di inserire una norma per cui sarà il capo politico, cioè lui, a proporre dei nomi che l’assemblea dei deputati e dei senatori sarà chiamata a confermare. Infine, in discussione è anche il ruolo di Vito Crimi, che molti accusano di molte cose e cui i parlamentari chiedono un passo indietro. 

Sempre nell’ambito della riorganizzazione dello staff comunicazione, sarà reintegrata negli uffici dei gruppi parlamentari alla Camera l’ex capo ufficio stampa di palazzo Chigi, Maria Chiara Ricciuti, e al Senato l’addetto ai social media Dario Adamo, supervisionati sempre da Casalino, sul fronte delle tv. 

Dario Adamo e Giuseppe Conte

Dario Adamo e Giuseppe Conte

Conte, però, ha già detto di voler rinunciare al seggio che si è liberato con la nomina della pentastellata Elisabetta Del Re a rappresentante della Ue in Sahel, sia perché non sente l’urgenza di entrare a Montecitorio dalla porta di servizio sia perché, da candidato, sarebbe in corsa lo stesso giorno in cui Virginia Raggi e Roberto Gualtieri si sfideranno per la carica di sindaco di Roma, senza dire che il collegio che si è ‘liberato’, quello di Roma Primavalle, è insidioso (l’M5s vinse di un soffio). 

La prossima convention e il nuovo Statuto del nuovo Movimento

lo statuto

La prossima convention e il nuovo Statuto

Lo Statuto, almeno, è quasi pronto. Con la linea dello sviluppo sostenibile – non solo ambientale ma anche socio-economico – a farla da padrona. Ecco perché Conte lavora alla sua incoronazione che si realizzerà con un voto ‘bulgaro’. Conte non si può permettere nulla di meno, ergo sfidanti, anche ‘finti’, stile primarie dem al comune di Roma, non ve ne saranno – e si pensa a una vera e propria convention – per di più ‘in presenza’: in piazza o in un palazzetto – per presentare la nuova guida dei 5Stelle.

Ma, per presentare il nuovo Statuto, serve “un preavviso di convocazione di almeno 15 giorni dalla data della convocazione” e, prima di questa, le nuove regole vanno illustrate agli iscritti. Da tempo Conte pensa a una kermesse ‘in presenza’ negli studi di Cinecittà, con inteventi video di attivisti e portavoce, ma ora che quasi tutta l’Italia è entrata in zona bianca, si sta valutando l’idea della piazza, anche se non è ancora stata decisa quale. 

Le possibili conseguenze (negative) sul governo Draghi

Mario Draghi

Mario Draghi

Ma l’arrivo formale di Conte avrà conseguenze sia sull’alleanza con un Pd abituato finora a un Movimento di fatto in macerie sia sull’equilibrio interno della maggioranza del governo Draghi. E, complice la crescente insofferenza interna ad alcune scelte dell’esecutivo, il pressing del Movimento sul governo è già cominciata a salire. A iniziare da riforme come quelle sulla giustizia e il fisco che vedono il rischio di uno scontro nella maggioranza e che potrebbero subire un qualche rallentamento. Anche perché l’ex premier vorrà, certamente, dire la sua.

Se, dunque, a trattare con Draghi sarà, d’ora in avanti, l’ex premier, a nome del Movimento, con tanto di incontro vis a vis che presto si dovrà tenere, tra i due, e che dovrà sanare le difficoltà al dialogo, che ci sono state, tra Draghi e il capo-delegazione del M5s al governo, Stefano Patuanelli, mentre rimane buono il rapporto tra l’attuale premier e Di Maio.

I tre dossier che vengono ritenuti più urgenti, per l’M5s, sono il lavoro – in particolare legato alla fine del blocco dei licenziamenti e all’occupazione -, l’ambiente – le scelte del ministro Cingolani sulla “transizione ecologica” non piacciono ai 5Stelle – ma anche la scuola e, in più, il conflitto di interessi appena sancito nel decreto Semplificazioni, secondo cui controlli e verifiche anti-corruzione passeranno dalla gestione dell‘Anac agli uffici del ministero della Funzione pubblica

L’intervista di Conte: “alcune decisioni ci hanno disorientato”

Monica Guerzoni

Monica Guerzoni

Prova ne è, di questa insoddisfazione di Conte e del Movimento verso il governo Draghi, che oggi, con un’intervista al Corriere della Sera, rilasciata a Monica Guerzoni, il capo in pectore del Movimento dice che “alcune decisioni del governo ci hanno disorientato, ma continueremo a sostenerlo. Ci saremo, al governo, in modo leale, senza no pregiudiziali, ma casi come il condono fiscale e l’emarginazione dell’Autorità anticorruzione provocano un disagio. Poi su se stesso alla guida del Movimento Conte aggiunge: “Non sarò un uomo solo al comando. Con me ci saranno nuove figure e nuovi ruoli”. Infine, Conte smentisce  di “voler correre per un seggio alla Camera” e che “il limite del secondo mandato sarà affrontato in seguito, con il Codice etico”.

L’intervista di Giuseppe Conte al Corriere della Sera la trovate cliccando qui

giuseppe conte

Giuseppe Conte

Qui un articolo sulla possibile candidatura di Conte a RomaPirandello o dei 5Stelle. La guerra con Casaleggio continua, i guai e gli abbandoni interni pure. Conte in mezzo al guado

Insomma, il rapporto tra il Movimento e il governo si fa sempre più faticoso e complicato. Potrebbero avere ragione quelli che sostengono che il più insofferente del governo Draghi sia proprio l’ex premier e che non veda l’ora di provocarla lui, la crisi, contro il successore di se stesso a palazzo Chigi. Un uomo che non ha mai amato e che, come birilli, ha fatto piazza pulita di tutti i suoi uomini nei servizi, segreti nelle partecipate, nelle strutture, etc. Ma oltre al partito dei ‘ministeriali’ (Di Maio, D’Incà e Patuanelli) e al partito dei ‘dissidenti’ già usciti (Lezzi, Toninelli, Trenta) e quelli rimasti dentro, c’è anche il partito dei ‘dimaiani’ nei 5Stelle. E un ruolo, quello di Di Maio, sempre più delicato.

Il rischio di nuove rivalità tra Conte e Di Maio: chi è ‘il vero Capo’?

Il rischio di nuove rivalità tra Conte-Di Maio

Il rischio di nuove rivalità tra Conte-Di Maio

Un divorzio, quello tra il ‘nuovo’ M5s di Conte e quello ‘vecchio’, o ‘delle origini’, di Casaleggio, è stato sancito con l’accordo tra M5s e Rousseau, ma una coabitazione forzata, una sorta di ‘coppia di fatto’, è e sarà quella che dovrà ora reggere l’M5s. Da un lato, il leader in pectore, Giuseppe Conte, che sarà votato sulla ‘nuova’ piattaforma digitale da parte degli ‘iscritti’, quelli ‘vecchi’. Dall’altro c’è Di Maio.

Conte tesse la sua tela con il Pd e con il fronte giustizialista

Gaetano Manfredi

Gaetano Manfredi

Conte tesse la sua tela soprattutto in direzione di un’alleanza, quella con il Pd, con cui cerca di stringere i bulloni più che può, ma con alterne fortune. A Napoli ci è riuscito (l’ex ministro ed ex rettore della Crui Gaetano Manfredi, che era assai perplesso, lo ha convinto più lui di Enrico Letta, nella decisione di ritornare sui suoi passi e di scendere in campo), ma a Roma, dove Virginia Raggi si è ricandidata, no, non è riuscito a farla desistere. A Torino neppure, a Milano Sala gli ha detto picche e a Bologna non è certo una sua decisione l’attesa dell’esito delle primarie del Pd per fare l’alleanza.

goffredo bettini

Goffredo Bettini

Inoltre, Conte ha perso alleati persino nel Pd. Letta non lo vede più “leader naturale dei progressisti italiani, europei e mondiali” come lo vedeva, invece, Zingaretti, con cui andava d’amore e d’accordo. E non c’è più, in plancia di comando, Goffredo Bettini – che ormai era più l’ideologo suo che di Zingaretti, oltre che il teorico dell’alleanza strategica Pd-M5s – e che gli ha dato, proprio in questi giorni, gran dispiaceri: firmare e annunciare la bontà dei referendum sulla giustizia di Lega e Radicali.

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Alfonso Bonafede

Conte è, invece, legatissimo alla ‘linea’ Bonafede, suo ex ministro guardasigilli, sulla riforma della giustizia, osteggia quella targata Cartabia (che è l’attuale guardasigilli di Draghi), ha vissuto malissimo la svolta garantista di Di Maio e rivendica il diritto a lottare per la “giustizia denegata”.

marta cartabia

Marta Cartabia

Un modo anche per solleticare il mondo giustizialista del Fatto quotidiano (Travaglio si è schierato apertamente per Conte e contro Casaleggio nella diatriba che li ha visti, per mesi, su fronti opposti) e dei giudici alla Davigo, ma anche l’elettorato, quello ‘storico’ grillino, giustizialista di default.

Inoltre, Conte ha pochi amici dentro le truppe parlamentari: i peones sono in rivolta, attendono da mesi parole chiare sul tetto del doppio mandato (che chiedono, ovviamente, di abolire), non vogliono pagare l’obolo al nuovo partito come ieri non volevano pagare l’obolo a Rousseau, ma nel cambio ci hanno pure perso (erano 300 euro al mese prima, sono mille ora…), infine non hanno alcuna certezza di riavere lo scranno.

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Il problema, ovviamente, è tutto in casa del M5s

L’M5s nei sondaggi è crollato al 15% dal 33% preso alle elezioni e, al prossimo giro, si voterà con il taglio dei parlamentari, così fortemente voluto proprio dai 5Stelle, a regime: meno posti, diciamo un centinaio circa sui trecento attuali. Senza dire del fatto che, rispetto al governo Draghi, le truppe pentastellate – che vivono con crescente e agitato malumore un premier e partiti che prendono decisioni “sulla nostra testa” – imputano a Conte praticamente di tutto, una cosa e il suo contrario: essere troppo ‘condiscendente’ con Draghi e insieme volerne marcare le distanze, non voler rompere definitivamente con il governo aprendo una crisi dagli esiti imprevedibili e, allo stesso tempo, non ottenere abbastanza da Draghi in fatto di posti di potere, scelte, nomine. Insomma, Conte dovrà cantare la messa e portare la croce, dentro il nuovo Movimento, e non sarà facile.

Infine, eventuali sconfitte, o veri e propri rovesci, alle prossime elezioni, a lui saranno attribuiti. Come pure nuove fuoriuscite dai gruppi del M5s.

Di Maio ‘ex’ leader del Movimento? No, lo è ancora…

Di Maio

Luigi DI Maio

Dall’altra parte, c’è Luigi Di Maio. L’attuale ministro degli Esteri è un ‘ex’ leader per modo di dire. Già capo politico del M5s, uno dei tre fondatori della ormai ‘vecchia’ ‘Associazione Movimento 5 Stelle’ – che ne deteneva simbolo, dati, piattaforma, tesoreria – composta da tre persone: Beppe Grillo, lui e Davide Casaleggio (che aveva ereditato la carica da Gianroberto), candidato premier del Movimento ben due volte (2013 e 2018), già vicepresidente della Camera, ministro in ogni governo che si è susseguito in questa legislatura (Lavoro e Sviluppo economico nel Conte I gialloverde, Esteri nel Conte II, idem ora che, però, a capo del governo c’è Draghi), patron di una corrente che raggruppa molti parlamentari e truppe sul territorio, dimessosi da capo politico, non da ‘capo’ effettivo del M5s.

Il ritratto di… un perfetto democristiano…

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Raffaele Marmo

Questa rinnovata centralità di Di Maio l’ha notato, in modo critico, ma arguto, il vicedirettore di Quotidiano Nazionale, Raffaele Marmo, disegnando le amicizie che il ministro degli Esteri coltiva (Enrico Letta, ‘ma anche’ Guerini e Franceschini nel Pd, Giorgetti ‘ma anche’ Salvini nella Lega, la Carfagna ‘ma anche’ Brunetta e la Gelmini tra gli azzurri…) e il suo perenne fare e disfare la sua tela. Segnali che fanno di Di Maioun perfetto dc” che va d’accordo con tutti, “dalla sinistra al Vaticano” e che, dunque, potenzialmente potrebbe fare di tutto. ‘Moderare’ il Movimento o… spostarlo a sinistra.

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Luigi Di Maio

Di Maio, peraltro, oggi è più forte di ieri, quando guidava anche formalmente il M5s ma aveva molti avversari interni. Tra i molti che aveva contro ci sono tanti esponenti di primo piano del Movimento che se ne sono andati sbattendo la porta (gli ex ministri Lezzi, Toninelli, Trenta), lasciandogli campo libero, mentre i suoi due storici rivali, Roberto Fico e Ale Di Battista, non sono più tanto ‘nemici’.

Fico e Di Battista non sono più nemici di Di Maio, Conte sì…

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Fico e Dibba non sono più nemici, Conte sì…

Con il primo, Fico, storico rappresentante dell’ala ‘ortodossa’ e di sinistra del M5s Di Maio ha stretto un patto di ferro. Silenziosamente sono loro due che lavorano per riposizionare il Movimento.

Con il secondo non si amano (non si sono mai amati), ma si rispettano: “Dibba” è andato via dal M5s, è sempre più vicino all’associazione Rousseau, potrebbe capeggiarne un nuovo M5s delle origini – così almeno spera Casaleggio – e, forse, anche liste autonome alle amministrative, ma per ora non ha intenzione di mettersi a ‘sparare’ contro Di Maio (e, se è per questo, neppure contro Conte).

Spera, piuttosto, Dibba, che il M5s si decida a ‘mollare’ Draghi per la reunion con gli attuali fuoriusciti. In quel caso, le strade sue e di Di Maio s’incrocerebbero ancora, e in modo polemico, e brusco (mentre con Conte potrebbe persino ricucire), ma per ora ‘Dibba’ sta alla finestra, e non è un pericolo. Invece, Conte, per Di Maio, lo è, un pericolo. Se prende troppo potere, finirebbe per esautorare Conte. Se è troppo debole, rischia di passare più per il burattino di Conte come si diceva che Grillo e Casaleggio senior lo fossero di lui quando era il capo politico del M5s.

Come sarà la ‘coabitazione’ forzata dei due rivali?

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Walter Veltroni e Massimo D’Alema, fratelli coltelli del vecchio Pci-Pds-Ds

Il punto ora diventa ‘come’ sarà la ‘coabitazione’. Perché Conte ha dalla sua parte il nome (di ex premier), i sondaggi (che ancora lo danno molto in alto), una vasta popolarità e la forza della novità, dentro il M5s (anche se ‘nuovo’, ormai, Conte proprio non è). Ma Di Maio ha l’esperienza, le relazioni, la forza e la sagacia per imporsi come ‘vero’ leader, se solo volesse farlo.

Insomma, come ai tempi del Pci-Pds-Ds, quando Veltroni e D’Alema si facevano la guerra infinita – uno segretario e l’altro capo corrente, o uno al governo e uno al partito, a seconda, come due eterni duellanti – anche dentro il Movimento potrebbe andare in scena lo stesso film. Una dicotomia e una rivalità preoccupante, se non squassante, che potrebbe lacerare, più di quanto non lo sia, l’M5s.

Grillo

Beppe Grillo

Beppe Grillo, invece, fondatore e garante del Movimento, ha ben altri guai per la testa (il rinvio a giudizio del figlio Ciro e dei suoi amici per stupro di gruppo, un’accusa a dir poco infamante) e dato che il ‘divorzio’ con Casaleggio è cosa fatta, è e sarà la rivalità tra Conte e Di Maio il futuro del M5s. In realtà, pur se latente, è una rivalità che già è venuta fuori e ha diviso il Movimento in ‘dimiaiani’ e ‘contiani’ nella polemica sul garantismo (le scuse di Di Maio a Uggetti e il rinculo di Conte sulla giustizia), ma presto può esplodere. Una cosa che, nei partiti di tutte epoche non porta mai bene.

E’ in arrivo il Contro-Movimento legato a Casaleggio e Dibba

Nicola_Morra_M5S

Il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra (M5S)

Ma ad esultare per la definitiva rottura tra M5s e associazione Rousseau non solo solo i ‘contiani’, i ‘dimaiani’ e i ‘fichiani’, l’ala ‘sinistra’ del Movimento guidata da Roberto Fico, ma pure i ‘casaleggiani’.

Barbara Lezzi

Barbara Lezzi

In molti danno per scontata la nascita di un ‘Contro-Movimento’. Nicola Morra e Barbara Lezzi, ex dissidenti espulsi all’atto di nascita del governo Draghi, hanno già annunciato la nascita di un nuovo soggetto politico che potrebbe unire le sue forze con l’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio.

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M5s perde altri pezzi

Si tratta di 30 espulsi, tra Camera e Senato, e di truppe sui territori (consiglieri comunali e regionali) che contestano soprattutto l’alleanza con il Pd. L’obiettivo è provare a mettere in campo, dove si può, liste ‘di disturbo’ al M5s official in vista delle elezioni amministrative d’autunno, ma è solo dopo il voto che si getteranno le basi per un percorso di ampio respiro che porti alle future elezioni politiche e che possa aggregare tutte le voci che “si sentono di incarnare i valori originali del Movimento”. Solo allora si capirà se il fronte si allargherà, coinvolgendo non solo Davide Casaleggio, ma pure Ale Di Battista. 

Nelle truppe parlamentari sarà invece decisiva la scelta sul limite dei due mandati e il problema delle restituzioni per capire quanti resteranno nel Movimento e quanti invece trasmigreranno altrove.