Il Gran Ballo del Quirinale apre le danze. Istruzioni per l’uso e invitati (tanti…)

Il Gran Ballo del Quirinale apre le danze. Istruzioni per l’uso e invitati (tanti…)

10 Giugno 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Il Gran Ballo del Quirinale dichiara aperte le Danze. Istruzioni per l’uso e invitati (tanti) alla festa al Colle…

mattarella

Mattarella nega il bis e lancia la corsa al Colle. Unica certezza: l’incertezza

NB: Un sunto di questo articolo è uscito sul sito della rivista Reset, versione web (Resetonline), il 9 giugno 2021, ed è rintracciabile a questo indirizzo: “Gran Ballo del Quirinale. Sono aperte le danze”  

Qui un precedente articolo sulla corsa al Colle: Il “Grande Gioco” del Colle: Mattarella non concede bis, i partiti insistono. Salvini vuole Draghi. Tutti i candidati e i numeri della sfida

Mattarella sta per diventare ‘muto’ per una sua precisa scelta e non solo perché sta per iniziare il ‘semestre bianco’…

Mattarella

Mattarella sta per diventare ‘muto’ per una sua precisa scelta e non solo perché sta per iniziare il ‘semestre bianco’…

Sergio Mattarella sta per ‘esaurire’ i suoi discorsi, le sue esternazioni più politiche e le sue uscite pubbliche. Nel senso che il prossimo 3 agosto inizia il famoso ‘semestre bianco’, e cioè gli ultimi sei mesi del mandato presidenziale in cui il Presidente della Repubblica, per precisa scelta dei padri costituenti, non può sciogliere le Camere – arma di pressione sul Parlamento e suo vitale potere da quando esiste la figura del Capo dello Stato. E, in quegli ultimi sei mesi del mandato, Mattarella – così traspare dai refoli che arrivano dal Quirinale – entrerà in una sorta di auto-mutismo: un mutismo voluto e, appunto, imposto. Da se stesso, ovviamente, e non certo da altri.

australia

L’attuale inquilino del Colle si dedicherà a una serie di viaggi

L’attuale inquilino del Colle si dedicherà a una serie di viaggi, per lo più all’estero (a settembre, per dire, ne terrà uno assai lungo in Australia, poi tornerà negli Stati Uniti e in altri capitali europee).

Viaggi che sono ‘saltati’, negli ultimi due anni, a causa della pandemia, ma che Mattarella vuole compiere, prima di chiudere il suo settennato, per un senso di dovere verso le comunità italiane di oltreoceano e i capi di Stato cui li ha promessi e che, causa pandemia, ha dovuto sospendere.

Ma se Mattarella viaggerà tanto, parlerà poco. Di certo, non entrerà più in corpore vili della lotta politica, come pure ha fatto, seppur sempre centellinando e calibrando tutte le sue ‘uscite’.

La scarsa voglia di Mattarella a concedere un ‘bis’

Palazzo del Quirinale

Palazzo del Quirinale

Per quello che riguarda, in ogni caso, la possibilità di un ‘bis’ del suo settennato, come pure da molte parti gli chiedono e gli continuano a chiedere, Mattarella ha affrontato il tema in più occasioni.

Il punto è che sette anni al Quirinale sono più che sufficienti, ha più volte ribadito Mattarella. L’attuale inquilino del Colle – ex professore di diritto costituzionale ed ex giudice della Consulta, due elementi del suo curriculum da tenere sempre a mente se se ne vogliono capire le intenzioni – in modo ufficiale e per ben tre volte, ha detto, a chiare lettere, che non intende farsi rieleggere, neppure per poco (uno o due anni), alla sua attuale carica. Una richiesta insistita e ripetuta che arriva non solo dai partiti (il Pd sopra tutti), ma anche dalla società civile. Molti scienziati, attori, vip e personalità varie, infatti, gli hanno chiesto di restare dov’è, come pure molti cittadini con molte email, lettere, post sui social, etc.

Il doppio obiettivo strategico di chi spinge per il bis

bis

Il doppio obiettivo strategico di chi spinge per il bis

L’obiettivo politico per cui Mattarella dovrebbe accettare il bis è duplice. Da un lato mantenere la permanenza a palazzo Chigi dell’attuale premier, Mario Draghi, dargli modo di completare le riforme del PNRR, tenendo coesa la larga e complicata maggioranza che lo regge (dall’asse Lega-FI a quello Pd-LeU passando per M5s) e dall’altro impedire elezioni anticipate che cadrebbero nel bel mezzo dell’esecuzione del Recovery Plan, a primavera del 2022, un anno prima dalla scadenza naturale.

Mario Draghi

Mario Draghi

L’obiettivo sarebbe di garantire la ‘transizione’ di una legislatura che ha già conosciuto tre governi e tre maggioranze di segno diametralmente opposto (gialloverde, giallorossa, giallorossaverdeazzurra) verso le nuove Camere che, nel 2023, quando e se la legislatura si chiuderà in modo ‘naturale’, vedranno entrare in vigore la riforma del taglio del numero dei parlamentari. Nel 2023, infatti, i cittadini eleggeranno un Parlamento a 600 membri (400 deputati e 200 senatori) e non più a 945 (630 deputati e 315 senatori, più gli attuali sei senatori a vita) in base alla riforma costituzionale fortemente voluta dai 5Stelle ed entrata in vigore. Insomma, un Parlamento di fatto ‘delegittimato’ chiede a Mattarella di restare per evitare che un nuovo Presidente (magari proprio Mario Draghi) si trovi costretto, come primo atto, a sciogliere le Camere, a ‘mandare a casa’ i suoi parlamentari e, anche, che un Presidente eletto sulla base del plenum attuale (1009 ‘Grandi elettori’) si trovi, troppo presto, a fare i conti con un Parlamento decurtato nei numeri che potrebbe non ritenersi pienamente rappresentato da un Presidente eletto con i vecchi numeri, gli attuali (945 e non 600 parlamentari).

Tre volte, in pochi mesi, Mattarella ha detto no alla rielezione

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Mattarella ha ribadito il NO

Obiettivi politici ‘di sistema’ anche ‘nobili’ ma che vedono Mattarella, all’idea del bis, irremovibile. Finora, già tre volte Mattarella ha detto ‘no’ in modo palese. Nel discorso di Capodanno (“quello che inizia sarà l’ultimo anno del mio mandato”), quando ha parlato davanti a tutti i cittadini. A febbraio scorso, ricordando la nascita di un suo predecessore, Antonio Segni, e riprendendone il messaggio inviato alle Camere nel 1963, ha ribadito con un messaggio tutto rivolto, stavolta, al mondo politico: “sette anni sono abbastanza per assicurare la continuità dello Stato”, il concetto ripreso da Segni.

Nel messaggio inviato alle Camere il 17 settembre 1963 da Antonio Segni, il presidente sardo, infatti, aveva espresso “la convinzione che fosse opportuno introdurre in Costituzione il principio della “non immediata rieleggibilità del Presidente della Repubblica”, come annotava, nel richiamarlo, Mattarella.

Antonio Segni

Antonio Segni

In quell’occasione Segni definiva “il periodo di sette anni sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato”. Inoltre – aggiungeva Segni – “la proposta di modificazione vale anche ad eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del Capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione”. Di qui l’affermazione, sottolineava invece Mattarella, che “una volta disposta la non rieleggibilità del Presidente, si potrà anche abrogare la disposizione dell’articolo 88 comma 2 della Costituzione che toglie al Presidente il potere di sciogliere il Parlamento negli ultimi mesi del suo mandato”. Per Mattarella, come per Segni, una disposizione, il semestre bianco, che “altera il difficile e delicato equilibrio tra poteri dello Stato e può far scattare la sospensione del potere di scioglimento delle Camere in un momento politico tale da determinare gravi effetti”.

Parole che guardavano lontano e spiegano come sarebbe saggio rimettere mano ad alcuni aspetti della Carta, magari quando i tempi saranno meno sincopati di quelli di oggi e parole che spiegano anche perché Mattarella non ha mai inviato messaggi alle Camere. Se ancora ci arrovelliamo su un messaggio del 1963 è perché nessuno li ha mai ascoltati ed è un esercizio di stile poco utile scriverli.

Ma soprattutto parole che chiarivano, casomai ce ne fosse bisogno, che sarebbe tempo sprecato chiedergli, quando scadrà tra un anno il suo mandato, se non ritenga ‘utile’ fare un bis.

A maggio, infine, parlando ai bambini di una scuola elementare di Roma, Sergio Mattarella ha detto, con un sorriso un po’ triste: “Tra otto mesi potrò riposarmi. Sono vecchio”.

sandro_pertini_pipa_montagna

Il presidente Pertini in montagna con la sua pipa in mano

Il 23 luglio Mattarella compirà 80 anni, eppure Sandro Pertini fu eletto Presidente a 82 anni e Napolitano fu rieletto che ne aveva già fatti 88. Ma restare al Colle altri due anni (fino, cioè, alle Politiche del 2023) vorrebbe dire ‘scavallare’ la durata del mandato dei giudici della Consulta, la crica che, tra le istituzioni repubblicane, dura di più. Un ‘tempo’ politico che Mattarella ritiene eccessivo.

Napolitano

Giorgio Napolitano

La Costituzione, però, non vieta espressamente la rielezione. Sull’argomento, semplicemente, tace, ma che i padri costituenti non volessero che un Presidente diventasse ‘un monarca repubblicano’ è cosa nota. Finora vi è stato un solo bis, quello di Napolitano, dal 2013 al 2015, ma Mattarella non ama affatto i bis, e ritiene quella del mandato del presidente della Repubblica un mandato ‘a termine’. 

“Ora tocca ai giovani”. Mattarella festeggia il 2 giugno

Mattarella 2 Giugno

“Ora tocca ai giovani”. Mattarella festeggia il 2 giugno

Ora tocca a voi giovani”. Anche nel discorso tenuto il 2 giugno scorso per festeggiare la festa della Repubblica, a distanza di 75 anni dalla nascita, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto mandare un messaggio molto chiaro: “tocca a voi scrivere la storia della Repubblica”. Perché se è vero che, come ha detto il presidente della Repubblica, citando Francesco De Gregori, “La storia siamo noi. Nessuno si senta escluso” e che “solo uniti si riparte dopo il Covid”, il futuro sono i giovani. “Tocca a loro. Tocca a voi”, ha detto. Un messaggio subliminale che, pur senza parlare di politica, Mattarella ha voluto, di nuovo, dare sul tema della sua successione. E un anniversario, quello dei 75 anni della nascita della Repubblica, che Mattarella ha voluto festeggiare – dopo che l’anno scorso si è presentato, in splendida solitudine, davanti all’Altare della Patria con una fotografia che ha fatto il giro del mondo – in formato ridotto (nessun ricevimento per le Alte cariche dello Stato nei giardini del Quirinale il primo giugno, nessuno sciamare della gente negli stessi giardini, lo stesso giorno, nessuna sfilata militare, ma il saluto alle Armi tutte schierate sì), ma comunque in modo forte, pieno, evocativo.

Obiettivo, ricordare il referendum del 2 giugno 1946, che scelse la forma repubblicana, ma anche i valori fondanti e le idee base della Repubblica, con un ruolo particolare e speciale, quello delle donne. Mattarella, infatti, ha ricordato le tante donne – citandone alcune (Lina Merlin, Nilde Jotti, Liliana Segre, Luana D’Orazio, Samantha Cristoforetti) – tra quelle che hanno illustrato l’Italia.

E se, stavolta, toccasse proprio a una donna andare al Colle?

Emma Bonino

Emma Bonino

Si fanno molti ipotesi e molti nomi, dunque, se Mattarella – come sembra – non concederà alcun bis, tra cui molti sono nomi di donne, appunto. L’ex premier Romano Prodi, ha lanciato l’idea di una candidatura femminile per il Colle: “Può essere anche il caso che arrivi una donna, perché non c’è mai stato un presidente della Repubblica donna e penso possa essere una bella prospettiva. Prendiamo tutte le esperienze del passato, nella maggior parte dei casi c’è stata una sorpresa”.

Marta Cartabia

La Guardasigilli, Marta Cartabia

Ma chi potrebbe essere questa donna? Qualche nome è stato già fatto, da quelle più quotate come l’attuale Guardasigilli, Marta Cartabia, alla leader storica dei Radicali e di Più Europa, Emma Bonino, già altre volte lanciata nella corsa al Quirinale, ma che ora preferisce non partecipare perché “nella vita come in politica esiste un tempo per ogni cosa”, ha detto qualche giorno fa in un’intervista.

Lorenza Carlassare

La giurista Lorenza Carlassare

Tirate in ballo sono anche la presidente del Senato Elisabetta Maria Casellati e la giurista Lorenza Carlassare, che piace molto ai 5S, o Anna Maria Tarantola, ex presidente Rai ed ex dirigente della Banca d’Italia, perfetta candidata draghiana, a Elena Paciotti, prima donna presidente dell’Anm.

 

L’agenda setting si chiede agitata: “chi, dopo Mattarella?”

Mattarella

Il Presidente Mattarella

Resta, però, ‘il’ problema’: chi dopo Mattarella? Sul taccuino sono segnate due date clou. Il 3 agosto inizia il ‘semestre bianco’ (gli ultimi sei mesi del mandato presidenziale in cui un Presidente non può sciogliere le Camere) e, il 3 febbraio 2022, finisce formalmente il settennato dell’attuale Capo dello Stato. Poco prima di quella data, a gennaio, dovranno essere aperte le urne per eleggere il suo successore, chiunque sia. Certo è che il ‘gran ballo del Quirinale’ è iniziato e tanti sono gli ‘invitati’.

draghi salvini

Draghi & Salvini

Ma chi, dopo Sergio Mattarella? Mario Draghi, come vuole e dice, a ogni più sospinto, Matteo Salvini, che pensa e spera che, in questo modo, caduto il governo guidato dall’attuale premier, si vada il prima possibile al voto anticipato? L’attuale ministra alla Giustizia, ed ex presidente della Consulta, Marta Cartabia, che sarebbe anche la prima donna a salire al Colle, come sperano e tifano il mondo cattolico (Vaticano in testa) e gli azzurri, un nome che non dispiace al Pd?

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Il presidente del Senato Elisabetta Maria Casellati

O una personalità di centrodestra (la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, o Marcello Pera), come vorrebbe Giorgia Meloni? O Silvio Berlusconi, come sogna – più che lui stesso – un pezzo di centrodestra che lo vuole ‘giubilare’?

ROMANO PRODI

Romano Prodi

Un Veltroni, o un Franceschini, o un Gentiloni o un Sassoli, o magari ancora lui, Prodi, come fanno voti nel Pd, dove si spera ancora di poter ‘piazzare’ al Colle uno dei loro? Giuseppe Conte per toglierlo di mezzo dalla leadership dei 5Stelle come sognano dentro il M5s quelli che vogliono liberarsene? Pierferdinando Casini come crede di riuscire a fare e brigare Matteo Renzi? Per ora, è un quien sabe? (chi può saperlo?). Certo è che alcuni candidati sono più ‘plausibili’ di altri e, soprattutto, sia Draghi che… Mattarella stesso restano i due candidati più accreditati alla corsa, volenti o nolenti che siano.

 

Alcune ‘note tecniche’ da sapere sulla corsa per il Colle: date, curiosità, tempi tecnici e politici di una elezione ‘misteriosa’

europa conte salvini

Salvini & Conte

Certo è che, a partire dal 3 agosto, quando inizierà il semestre bianco, ci si ritroverà in una situazione rischiosa: se qualcuno facesse cadere Mario Draghi – per esempio Matteo Salvini o Giuseppe Conte – e non si formasse una maggioranza alternativa, come assicurano invece nel Pd, a Mattarella non resterebbe che… allargare le braccia. Per sbloccare l’impasse politica che ne nascerebbe, infatti,  bisognerebbe attendere l’elezione del suo successore, ma nel frattempo il Paese resterebbe mesi e mesi senza governo, con il Parlamento bloccato, nell’impossibilità di approvare leggi o riforme.

mario draghi

Mario Draghi

Una catastrofe che sarebbe imputabile all’articolo 88 comma 2 della nostra amata Costituzione, quello che, appunto, ha decretato il ‘semestre bianco’.

Purtroppo, non è questo l’unica stravaganza di questa corsa al Colle. Per esempio, nemmeno si sa esattamente quando verrà eletto il tredicesimo presidente. La data è ballerina perché la norma è confusa. L’articolo 85 si limita a stabilire che “trenta giorni prima” della scadenza il presidente della Camera “convoca” il Parlamento in seduta comune e, in aggiunta, i delegati regionali. Tutti insieme eleggeranno il nuovo capo dello Stato. Dopodiché non è chiaro se nei trenta giorni antecedenti la fine del settennato le Camere dovranno per forza riunirsi o sarà sufficiente che  il presidente della Camera, Roberto Fico, imbuchi la lettera di convocazione. A sentire alcuni giuristi (come al solito in disaccordo tra loro) basterà la seconda delle due. Così perlomeno si è fatto l’ultima volta, nel 2015.

Prendiamo allora in mano il calendario. Mattarella giurò il 3 febbraio 2015, ergo la convocazione dovrà partire entro martedì 4 gennaio 2022. Per dare tempo alle Regioni di scegliere i loro rappresentanti, i delegati regionali, passeranno almeno una decina di giorni; dunque la prima votazione sul successore di Mattarella verrà a cadere verso la metà di gennaio. Ma la votazione potrebbe arrivare con due settimane di anticipo se Fico, interpretando in senso restrittivo la Costituzione, spedisse la lettera la vigilia di Natale e convocasse i “grandi elettori” prima della Befana.

roberto fico

Roberto Fico

Di certo c’è un’altra scadenza da tenere a mente: la sera del 2 febbraio 2022 Mattarella concluderà il suo mandato. Se nel frattempo il successore non fosse stato eletto – per colpa delle liti politiche, dei “franchi tiratori” o quant’altro – nessuno ha idea di cosa potrebbe accadere. Anche qui la Costituzione non dice niente. Per cui, in presenza del “buco nero”, qualcuno, sempre tra i costituzionalisti, ipotizza che Mattarella resterebbe provvisoriamente al suo posto in regime di “prorogatio”; altri lo escludono e ritengono che a controfirmare eventuali decreti legge o altri provvedimenti urgenti dovrebbe essere Elisabetta Casellati, presidente del Senato e seconda carica dello Stato. E c’è addirittura chi ipotizza un intervento della Corte costituzionale per dirimere la questione…

renato brunetta

Renato Brunetta

In compenso, la legge non lascia dubbi su cosa potrebbe accadere qualora al Quirinale venisse eletto l’attuale premier Mario Draghi. In attesa di conoscere la sorte del suo governo, al posto del presidente del Consiglio andrebbe il suo vice. Ma dal momento che di vice-premier non ce ne sono, la poltrona di presidente del Consiglio verrebbe occupata dal ministro più anziano. E chi è, nel governo in carica, il ministro più avanti con gli anni? Sorpresa: Renato Brunetta, che il 26 maggio spegnerà 71 candeline. Insomma, se Draghi vincesse la corsa al Colle, potremmo ritrovarci Brunetta alla guida del governo…

La legge dei ‘grandi numeri’: stavolta il centrodestra è davanti

la legge dei grandi numeri

La legge dei ‘grandi numeri’: stavolta il centrodestra è davanti

Per quanto riguarda gli equilibri politici del collegio dei Grandi Elettori, la ‘legge dei numeri’ dice che, almeno sulla carta, questa volta è il centrodestra a essere in pole position per eleggere il Presidente.

Infatti, dentro un ‘collegio elettorale’ di 1009 ‘grandi elettori’ (composto, cioè da 630 deputati eletti, 321 senatori, di cui 315 eletti e sei senatori a vita, per un totale di 951 parlamentari, più 58 delegati regionali, tre per regione, due di maggioranza e uno di opposizione, tranne la Valle d’Aosta, uno solo), il centrodestra (la somma di Lega+FdI+FI+Udc+Cambiamo!+Noi con l’Italia+altri gruppi minori presenti nel gruppo Misto) ne ha 451 (413 parlamentari, cui vanno aggiunti 38 consiglieri regionali). Numeri così ripartiti: FI ha 140 parlamentari (88 deputati e 52 senatori), la Lega 196 (132 deputati e 64 senatori), Fratelli d’Italia ne conta 56 (36 deputati e 20 senatori), Noi con l’Italia ha cinque deputati, Cambiamo!-Idea (raggruppamento del governatore ligure Toti) ha 10 deputati e 6 senatori. 

Invece, l’alleanza giallorossa (Pd+M5s+LeU+SI+altri come Azione-+Europa, Centro democratico, Maie-Psi, oggi nel gruppo Misto, e contando anche) ne ha solo 442 (422 parlamentari cui vanno aggiunti 20 consiglieri regionali). Nello specifico, il M5s conta 238 parlamentari (163 deputati e 75 senatori), il Pd su 131 parlamentari (93 deputati e 38 senatori), LeU su 17 parlamentari (11 deputati e sei senatori, nel Misto) cui si aggiungono  i 10 deputati di Centro democratico di Bruno Tabacci e i 6 parlamentari di Azione+Europa+Radicali (4 deputati e 2 senatori). Anche aggiungendo, allo schieramento di centrosinistra, i 5 deputati Verdi-Eco (ex M5s), i 5 parlamentari del Maie-Psi (3 deputati e 2 senatori) e i 5 parlamentari delle Minoranze linguistiche (4 deputati e otto senatori, tra cui siedono, però, anche due senatori a vita, Bressa e Casini, quindi in realtà sono solo quattro senatori) si arriva a un massimo di 436 parlamentari cui vanno sommati i 20 consiglieri regionali per un totale di 446 ‘grandi elettori’. 

Sono, invece, 45 i parlamentari di Italia Viva (28 deputati e 17 senatori), di fatto l’‘ago della bilancia’, il gruppo di Renzi, a seconda con chi si schiererà,  mentre sono ben 123 i parlamentari del Misto (78 deputati e 45 senatori, in totale, cui vanno tolti, però, i 6 senatori di LeU) una ‘palude’ insondabile composta, in stragrande maggioranza, di ex pentastellati usciti dal Movimento 5 Stelle e una ‘palude’ che, comunque, registra la presenza di 23 deputati e 29 senatori ‘non iscritti’ ad alcuna componente più due senatori a vita che, a loro volta, a palazzo Madama, non sono iscritti ad alcuna componente. 

Serve la maggioranza qualificata dei tre quarti del ‘collegio elettorale’ solo nelle prime tre votazioni, dalla quarta votazione in poi basta, invece, ottenere ‘solo’ la maggioranza assoluta del collegio (505).

Per il centrodestra, l’antico sogno che in trent’anni di Seconda Repubblica non è mai riuscito a cogliere (le elezioni presidenziali erano sempre ‘sfasate’ rispetto alle Politiche che il centrodestra vinceva – 1994, 2001, 2013 – e sempre in linea con le vittorie del centrosinistra – 1996, 2006, 2013), e cioè di poter finalmente esprimere un proprio uomo (o donna) al Colle più alto, è un sogno a un passo, ma solo se resterà unito e saprà aggregare consensi. Il che, per il centrodestra attuale, non è facile…