Goal arcobaleno. Più di Zan, per ora, poté Ciampolillo! Il ddl Zan passa il primo step

Goal arcobaleno. Più di Zan, per ora, poté Ciampolillo! Il ddl Zan passa il primo step

15 Luglio 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

“Goal arcobaleno!”. Più di Zan, per ora, poté Ciampolillo… Il ddl Zan passa il primo step, ma la battaglia sarà lunga. L’Aula è già un Vietnam

ddl zan

Il ddl Zan passa il primo step, ma la battaglia sarà lunga

 

Nb. Questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscali.it il 15 luglio 2021

 

Ciampolillo ‘segna’ al 90esimo: ddl Zan salvo in corner!

Ciampolillo Zan

Ciampolillo ‘segna’ e salva il ddl Zan in corner!

“Ciampolillo! Ciampolillo! Entra in aula, dribbla i commessi, e gooooalll!!!”. Eh, sì, per ora – fine del primo tempo – centrosinistra pro-Ddl Zan contro centrodestra anti-Ddl Zan (Iv nel mezzo, tipo: un po’ gioco con una squadra, un po’ con quella avversaria) è finita 1 a 0 per la squadra vestita con i colori dell’‘arcobaleno’ (of course) contro la squadra ‘gialla’ (i colori del Vaticano…) con un goal al 90esimo: corner e rete di Ciampolillo. Ma, appunto, è solo il primo tempo. Fuor di metafora calcistica, ieri il ddl Zan ha seriamente rischiato di finire ‘sotto’ e non ci è andato per un pelo, cioè per un voto (è finita 136 a 135, il voto), quello del prode senatore Alfonso Ciampolillo che dice: “Ho salvato il ddl Zan? Pare proprio che sia così”, gongola con aria seria con i cronisti commentando il suo gesto eroico. Peraltro, anche stavolta vota al fotofinish: una coazione a ripetere…

 

Cosa sono e perché si votano le sospensive e le pregiudiziali su cui il ddl Zan ieri ha rischiato grosso

DDL zan

Ddl Zan, il Senato boccia la sospensiva per un solo voto

Si votavano le ‘sospensive’, una di quelle cose astruse ma che si votano sempre, a inizio di ogni dibattito in Aula su ogni legge, e che si votano a ruota delle ‘pregiudiziali’ (di costituzionalità). Le questioni pregiudiziali e sospensive si votano, su ogni testo di legge, prima che inizi la discussione generale, e hanno carattere ‘incidentale’: vuol dire che la discussione non può proseguire prima che si sia votato su di esse.

ddl zan

Ddl Zan

Le seconde sono chiare, come dice il nome stesso: la pregiudiziale si chiede se una legge è ‘costituzionale’, se rispetta cioè i principi della Carta e si vota in prima battuta. Seguono le sospensive: è la richiesta che la discussione di un ddl iscritto all’ordine del giorno venga rinviata in commissione. Sono una tipica arma che usano sempre mettere in campo le opposizioni, a ogni inizio seduta e su ogni disegno di legge e di solito finiscono sempre bocciate. Si presuppone, infatti, che la maggioranza sia tale, cioè ‘maggioranza’.

Attenzione, però: se sei a favore delle pregiudiziali o delle sospensive voti ‘sì’, se sei contrario voti ‘no’. Quindi i ‘no’ sono quelli dei pro-Zan e i ‘sì’ quelli degli ‘anti-Zan’. La cosa, in effetti, ricorda un po’ i voti sulla piattaforma Rousseau dei bei tempi andati: per dire ‘no’ dovevi votare ‘sì’ e per dire sì votare no, come notava, stupito, lo stesso Grillo.

Ivan Scalfarotto

Ivan Scalfarotto

Inoltre, le pregiudiziali e le sospensive si votano a scrutinio palese: trucchi e voti segreti, dunque, che pure ci saranno eccome, sul ddl Zan, non sono ammessi e permessi. Ma è stato un terno al lotto lo stesso, il voto di ieri al Senato su sospensive e pregiudiziali. E non è un caso che l’Aula, da due giorni, ribolle di tifo da stadio (nonostante la presidente Casellati abbia ammonito: “guardate che gli Europei sono finiti!“): è una bolgia, uno stadio, un circo, con accuse, contro-accuse, urla, insulti, fischi, applausi, insulti, etc. Lo diceva, il sottosegretario all’Interno Ivan Scalfarotto, (“Io il ddl Zan lo voterei così com’è, ma non ha i numeri”): l’iter del ddl Zan rischia di diventare un Vietnam per i proponenti.

 

L’Aula è un Vietnam: due giorni di voti sul filo di lana

guerra in Vietnam

L’Aula è un Vietnam: il voto sul filo di lana

Infatti, già l’altro ieri, sulle pregiudiziali, è finita non tanto male per le opposizioni di centrodestra (136 sì e 124 no, cioè con soli 12 voti di scarto), poi si è arrivati a ieri , quando il voto sulle sospensive stava per affossare, per sempre, il ddl Zan: 136 no contro 135 sì, con Iv – tutti presenti e compatti i suoi 17 senatori – che, almeno stavolta (e come già aveva fatto sulle pregiudiziali di costituzionalità) ha votato compattamente con il centrosinistra. Ma per quanto tempo ancora continuerà a farlo?
Immediatamente, i cronisti sono corsi a spulciare i tabulati per vedere chi aveva votato cosa, ma anche i presenti e gli assenti. Erano 12 gli assenti ingiustificati: 4 di FI, 3 della Lega e 5 del M5s, mentre sui banchi del Pd c’era il tutto esaurito.

Meloni

Giorgia Meloni

Tutti presenti pure i senatori di Giorgia Meloni, che a fine votazione non nascondono l’irritazione per le defezioni di Lega e FI (7 in tutto) che ieri mattina avrebbero fatto la differenza. Il dubbio che viene è che si tratti di una strategia del centrodestra: consiste nel prendere tempo, lasciare il ddl Zan a marcire nell’aula del Senato (il voto finale, prima di settembre, potrebbe non arrivare: ci sono molti emendamenti da discutere, articolo per articolo, il calendario è occupato da altri decreti, poi c’è la pausa estiva) e concordare con Letta una ‘pax armata’ che, per il Pd, avrebbe però il sapore della resa.

In ogni caso, tutti si ritrovano davanti a una sarabanda di numeri difficile da controllare e che farà tenere il fiato sospeso a ogni votazione, a partire da martedì prossimo, quando si entrerà nel vivo della discussione generale.

Tra i soccorritori che hanno consentito al ddl Zan di sopravvivere c’è – come si diceva – l’ex M5s Lello Ciampolillo del Misto che arriva sul filo del tempo (come vedremo tra poco, un suo vezzo, ormai, per i voti in Aula).

Patuanelli

Stefano Patuanelli

Come last minute si materializza il ministro pentastellato Stefano Patuanelli. Il gruppo Misto, che conta 46 senatori, più due senatori a vita (i senatori a vita in tutto sono sei: due non iscritti a nessuna componente e altri due nelle Autonomie), è in realtà spaccato e ha votato così: 14 voti a favore (7 ex M5s e 7 ex FI), delle pregiudiziali (era un sì, quindi) e 23 contrari (15 ex M5s, 5 LeU, 1 Maie, 1 +Europa, 1 ex Pd) alle pregiudiziali. Come spaccato è, si sapeva, il gruppo delle Autonomie: vede 2 favorevoli e 4 contrari.

 

I conti complicati dalla conta dei presenti e degli assenti

einstein lavagna i conti

I conti complicati dai presenti e dagli assenti

I conti sono molto complicati dal fatto che, in teoria, bisognerebbe ragionare come se l’aula fosse ‘piena’ (si chiama, appunto, ‘plenum’) e da lì calcolare il quorum (cioè la maggioranza che, però, su una legge ordinaria, è semplice: basta prendere un voto in più degli altri, e tanti saluti). Ebbene, su un plenum di 321 senatori i numeri dicono questo: 38 senatori dem a favore (ma con un dissenso che, sui voti segreti, potrebbe arrivare a cinque senatori, tutti ‘papabili’ tra i 16 di Base riformista), 75 del M5s a favore (con cinque possibili ‘defezioni’), cui vanno aggiunti, in teoria, i 17 senatori di Iv, che potrebbero spaccarsi tra favorevoli e contrari al di là dell’indicazione del capogruppo.

Contrari compatti i 64 senatori della Lega e i 20 di FdI mentre sui 51 senatori di FI si stima che da due a cinque potrebbero essere i favorevoli. Sui 46 del Misto, poi, i conti si complicano assai: sicuramente a favore i 6 di LeU e i quattro di ‘Alternativa c’è’ (ex M5s), più un’altra ventina, potrebbero arrivare fino a 30. Sicuramente contrari in 6 (i 6 Coraggio-Cambiamo-Idea, cui si potrebbero aggiungere, forse, altri dieci ex M5s), ma con una decina di voti che ‘ballano’, pericolosamente, da una parte all’atra. Come pure ‘ballano’ i sì e i no dentro Autonomie: otto senatori, di cui sei a favore, due sicuri contro.

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La facciata principale di Palazzo Madama, a Roma, sede del Senato

In totale, sempre sulla carta, fa 156/160 voti per lo Zan e 153/159 contro, al netto dei sei senatori a vita. Ovviamente, però, se i 17 senatori di Iv si schierassero – in modo palese o dietro il voto segreto – contro il ddl Zan la partita sarebbe già finita: i contrari arriverebbero a 176/180 senatori contrari e fine dei giochi. E’ Iv l’ago della bilancia. 

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Roberto Calderoli

La verità è che a palazzo Madama i numeri traballano, i voti segreti – il ‘mago’ leghista degli emendamenti ne ha preparati un centinaio ‘mirati’ e quel mago si chiama Roberto Calderoli – e, dato che i presenti sono sempre meno degli effettivi, si inizia a fare la conta spulciando i tabulati. Resta che attorno allo Zan si raccoglie una maggioranza fragile messa in evidenza già con il voto palese. Figurarsi quando, a breve, si passerà ai voti segreti. Intanto gli iscritti a parlare per la discussione generale sono oltre 60, una ventina solo di FdI. Martedì prossimo alle 12 scade il termine per presentare gli emendamenti e, prima di allora, non ci saranno altri voti in aula, ma la tensione non cala.

 

La ‘pubblica gogna’: la dem Cirinnà contro Faraone di Iv

fedez

Avranno nome e cognome – sottolineano fonti del Nazareno facendo la faccia feroce – e finalmente tutti capiranno chi sono e da chi vengono le richieste”. Come dire: li additeremo al pubblico ludibrio (ergo, ai post di Fedez, da cui, sostiene Renzi, “il Pd prende ordini…”). E una pubblica gogna c’è già stata in Aula, in modo assai disdicevole.

Cirinnà Faraone

Scontro social tra Davide Faraone, capogruppo dei senatori di Italia viva, e la dem Monica Cirinnà, alfiere dei diritti Lgbtq

Uno scontro social tra Davide Faraone, capogruppo dei senatori di Italia viva, e la dem Monica Cirinnà, alfiera dei diritti della comunità Lgbtq, infatti, è passato dall’Aula del Senato ai social e in Aula ha fatto ritorno. Lei ieri ha girato, in Aula, un video di Faraone che batte le mani al leader leghista Salvini mentre questi parlava, e lo ha postato in rete. Faraone denuncia al presidente Casellati di essere stato “lapidato sui social” a causa di quella ripresa. In effetti, il video ha scatenato una mare di insulti, parolacce e minacce all’indirizzo del ‘renziano’ che, ieri, nell’aula del Senato ha lanciato una dura accusa: “Con quel video, fatto col suo telefono, mi ha reso oggetto di una lapidazione social”.

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Faraone dalla Casellati

Verrà aperta un’indagine e, assicura il presidente del Senato, Casellati: “Ieri non era un’Aula tranquilla, non so se la senatrice Cirinnà ha ripreso. Farò verificare attraverso le immagini e, se è successo, ci saranno conseguenze previste dal Regolamento”.

In effetti, come ai giornalisti, ai senatori – e pure ai deputati – è severamente vietato riprendere, filmare con i cellulari e fare foto dentro l’aula. Solo i fotografi accreditati, e che siedono, però, in ‘piccionaia’ (le tribune) possono farlo, non certo gli spettatori (giornalisti compresi) e, appunto, neppure gli onorevoli. Intanto Cirinnà si scusa in Aula, ma sottolinea: “Ho sbagliato a riprendere il collega Faraone benché questa sia una pratica ormai molto diffusa. Ammetto l’errore ma resta un mio giudizio politico. Ognuno è libero di applaudire ma ognuno è libero di dare il significato politico alle singole azioni”. Il che, però, è un po’ come dire ‘caro Davide, mi fai schifo e te lo voglio dire…’.

ITALIA VIVA

L’atmosfera al Senato, è sempre più incandescente, da quando Italia viva, almeno a parole, si è smarcata dal ‘patto’ che la teneva legata a Pd, M5s, e Leu che alla Camera ha portato all’approvazione del ddl Zan (era in sella, a novembre del 2020, il Conte due…).

 

Iv e Salvini vogliono ‘mediare’, Pd e M5s no…

ddl zan

Ddl Zan

I senatori renziani da giorni sostengono invece l’opportunità di una mediazione, il che significa modificare il testo, proprio quello che chiede anche la Lega: prima invocando un ‘patto’ per approvare, in commissione, il provvedimento e poi farlo marciare spedito in Aula e poi farlo ritornare alla Camera per licenziare le modifiche, poi con il ‘lodo Faraone’ (sugli artt. 1, 4 e 10, quelli già sollevati, nella sua nota allo Stato italiano, dal Vaticano), infine con gli interventi in aula di Renzi e Salvini.

salvini

Matteo Salvini

E se, ieri, Iv ha dato ancora una volta manforte allo Zan sulla proposta di sospensiva, in futuro potrebbe non farlo più. In questo senso si possono interpretare le parole del capogruppo di Iv, Davide Faraone: “Il Pd scenda dall’Aventino e cambi rotta altrimenti si va a fondo”. Anche Matteo Renzi mette in guardia: “numeri a rischio, a scrutinio segreto non passa”. “Per fare una legge – ironizza – non ci vogliono i like di Fedez, ci vogliono i voti in Parlamento”. Dalle fila della Lega arriva un altro altolà. Matteo Salvini, si rivolge direttamente al leader del Pd e afferma: “se Letta si ostina a non ascoltare niente e nessuno la legge è morta” e torna a proporre di eliminare “quello che divide”.

Andrea Marcucci

Andrea Marcucci

Anche per il dem Andrea Marcucci “per difendere il ddl Zan bisogna intervenire adesso”. Ma se Marcucci, ex capogruppo e di Base riformista, vuole l’accordo, voci su un possibile accordo Lega-Pd sono smentite dal Nazareno che scandisce secco “E’ tutto falso”. Anche Franco Mirabelli del Pd spedisce al mittente i tentativi di mediazione: “impossibile trovare quella sintesi invocata sul concetto d identità di genere, i punti di vista sono diversi”.

Alessandra Maiorino

Alessandra Maiorino

Per la Cirinnà il ddl Zanva approvato così come è perché protegge la dignità delle persone”. “Indignata e annichilita” si dice la senatrice M5s Alessandra Maiorino per le “fake news, una cortina di fumo tossica attraverso cui non si vede più la verità” (tipo la ‘nube tossica’ dei 5Stelle che, sulle unioni civili, cambiarono idea in una notte, nel 2015, e votarono contro la legge del governo Renzi: il ddl passò soltanto con i voti di Verdini).

“Così com’è”. La rigida scelta del Pd (e dei 5Stelle)

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Enrico Letta

In ogni caso, dentro quel catino infernale che è diventato il Senato della Repubblica, si vive, ormai, una situazione paradossale. Da una parte c’è il centrodestra che già assapora ‘l’odore del sangue’ e il gusto della vittoria, quello di aver portato al macero il ddl Zan contro l’omotransfobia. Dall’altra c’è il centrosinistra che, seppur scosso da divisioni e contrasti interni (i senatori di Base riformista, quelli cattolici e alcune senatrici vicine al pensiero femminista hanno espresso dubbi e perplessità sul ddl Zan) resta inchiodato alla decisione del segretario del Pd, Enrico Letta, del muro contro muro, anche a costo di vedersi bocciare il provvedimento.

Lorenzo Guerini e Luca Lotti

Lorenzo Guerini e Luca Lotti

Incredibile Letta – dicono dalle parti di Base riformista, la corrente dem di Lotti&Guerinila sua non è più una sfida politica ma alla matematica: i numeri di oggi dicono che il ddl Zan, così com’è non passerà, è già morto”.

salvini renzi

I due Matteo

Nel Pd monta la tempesta. Ieri la comunicazione dem è stata tutta incentrata sul segretario Letta che ha accettato di correre nel collegio di Siena per entrare in Parlamento (scoop del quotidiano La Nazione di lunedì scorso) Ma la partita che si sta giocando sul ddl Zan, se dovesse finir male, alla fine lascerà morti e feriti sul campo.

Letta non può cedere, perché non solo gli arriverebbero una valanga di maledizioni da parte di tutti quelli che da due anni hanno lavorato al disegno di legge, ma renderebbe a quel punto manifesta anche la sua debolezza politica per non esser riuscito a mettere sotto gli avversari, Matteo Salvini e Matteo Renzi in primis. E proprio verso Renzi, al Nazareno, si vive ‘in stato di perenne assedio’, rivalità, tensione, paura, odio. Come se ancora bruciasse la ‘ferita’ del 2015, il ‘disarcionamento’ da palazzo Chigi per mano sua. Salvini, ovviamente, gongola, e Renzi pure: “Gay e trans paradossalmente rischiano di essere colpiti e affossati da chi? Da quel Pd che ormai è diventato peggio dei grillini. E a me purtroppo fa male al cuore, perché mi sembra la sesta stella di Grillo più che il vecchio Partito democratico riformista che avevamo imparato a conoscere”.

 

Sempre lui, il prode Ciampolillo: ma chi è davvero?

Ciampolillo

Sempre lui, il prode Ciampolillo: ma chi è?

In ogni caso, almeno per ora, il ddl Zan può affrontare la discussione generale – ma si partirà da martedì prossimo, il tempo necessario per presentare gli emendamenti – con il sollievo generale dei suoi fautori in aula (Pd-M5s-LeU) e il disappunto dei suoi oppositori (il centrodestra), ma i proponenti se la sono vista brutta. Subito dopo, tutti a ringraziare, tanto per cambiare, il senatore Ciampolillo

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Governo conte bis

Sì, lui, il mitico ex senatore M5s, oggi nel gruppo Misto, che il giorno del voto di fiducia al governo Conte bis, il 20 gennaio scorso (ormai sembra passata un’eternità), permise all’ormai ex premier – seppur per poco, visto che il suo governo cadde di lì a breve (poi, come si sa, arrivò Draghi) – di sopravvivere a se stesso con 156 voti favorevoli, due sopra il quorum: il suo e quello di Nencini, entrambi rocambolescamente arrivati al fotofinish grazie a presunte ‘promesse’ di posti di governo e sottogoverno da parte di Conte, pur mai ammesse.

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Ciampolillo scrisse al ministro Speranza proponendo “la cannabis (sic) come antidoto al coronavirus”

Ciampolillo, che si era ‘dimenticato’ di votare alla prima chiama, corse trafelato in aula per votare alla seconda. Voto ammesso, pur tra le polemiche, al fotofinish. Poi provò a dare vita al gruppo dei ‘Volenterosi’ che dovevano sostenere un nuovo incarico a Conte, ma gli andò male, i ‘Responsabili’ mai nacquero e luì rinculò nel Misto. Ma è davvero un eroe. Candidato nella sua città, Bari, nel 2009, senza alcun successo, ma per ben due volte eletto senatore con i 5Stelle, Ciampolillo ne fu cacciato più di un anno fa, per la questione dei mancati rimborsi, e dovette traslocare nel gruppo Misto.

Ciampolillo Ulivo

Ciampolillo nel 2018 elesse, come sua residenza, ‘un albero’ per evitare che i suoi preziosi ulivi, infettati dalla Xylella, fossero abbattuti

Ma ‘Lello’, per gli amici, ha fatto parlare di sé molte volte: nel 2018 aveva annunciato di aver eletto, come sua residenza, ‘un albero’ per evitare che i suoi preziosi ulivi, infettati dalla Xylella, fossero abbattuti (l’albero, tuttavia, fu abbattuto), poi scrisse al ministro Speranza proponendo “la cannabis (sic) come antidoto al coronavirus”, sentenziò che “le mascherine non servono a nulla, al massimo fermano l’influenza, non il Covid”.

fedez legge zan

Chissà, forse Fedez dedicherà una canzone al Ddl Zan

Insomma, un vero ‘genio’ della Politica che, ieri, con il suo voto, ha salvato il ddl Zan da un lesto, e tragico e definitivo, affossamento in Aula. Chissà, forse Fedez gli dedicherà una canzone. Sempre che il ddl Zan vada in porto, si capisce.