Di Travaglio, di Articolo Uno e della Sinistra. Quando “le parole uccidono”

Di Travaglio, di Articolo Uno e della Sinistra. Quando “le parole uccidono”

27 Luglio 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Di Travaglio, Articolo Uno e della Sinistra. Quando “le parole uccidono”. “Figlio di papà che non capisce un c.” L’ultima ‘travagliata’ è su Draghi ma gli si ritorce contro e pure a Speranza

Quando "le parole uccidono"

Quando “le parole uccidono”

 

Nb: questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2021 sul sito di notizie Tiscalinews.it

 

“Figlio di papà che non capisce un cazzo…” La  orribile frase di Marco Travaglio rivolta al premier

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La frase del direttore del Fatto quotidiano, Marco Travaglio (“Mario Draghi è un figlio di papà che non capisce un cazzo di sanità, di sociale, di vaccini”) è odiosa, oltre che volgare, non solo perché Mario Draghi ha perso il padre a 15 anni e la madre a 19, tanto che è stato cresciuto da una zia paterna ed ha avuto tutto tranne che una gioventù da ‘figlio di papà’ (andava a scuola dai preti, infatti), ma anche per l’aggressività gratuita, sproporzionata, di chi ama solo insultare e usare violenza – e quella verbale è pari a quella fisica – che non è accettabile neppure se fosse rivolta al proprio peggior nemico.

Bersani Speranza

Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani

Le giustificazioni di chi lo ospitava, la Festa nazionale di Articolo Uno (il movimento ‘di sinistra’ – sic – a sinistra del Pd guidato da Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani) sono imbarazzate, deboli, in una parola: assai loffie. Inoltre, indicano – insieme a un pubblico che applaude, ammicca, ride, gioisce, e per nulla protesta – una ‘regressione culturale’ di un pubblico ‘di sinistra’ che, a essere sinceri, ha dell’impressionante e sconcertante.

Draghi

Mario Draghi

Dal Pd, inoltre, non si leva una voce che sia una a difesa di Draghi – quelli di Art. Uno sono pure sempre degli ‘alleati’, perbacco!, proprio come i Cinque Stelle e il ‘faro dei progressisti mondiali’, Giuseppe Conte, di cui Travaglio è la mente e il braccio – e tantomeno si indignano quelli di Sinistra italiana di Nicola Fratoianni, sempre lesti a stracciarsi le vesti per ogni causa di ogni minoranza, per ogni sopruso contro chiunque ami e soffra, in questo maledetto Mondo, oppresso dal Cattivo Capitalismo. 

Pensiamo, a costo di risultare antipatici, cosa avrebbero detto – Speranza e molti altri – se le stesse testuali parole le avesse pronunciate Matteo Salvini o Giorgia Meloni. O c’è forse qualcuno che avrebbe davvero avuto il coraggio di parlare di una «uscita infelice»?

Ma vediamo “dati, causa e pretesto” della polemica che, da due giorni, infuoca i social.

 

Il ‘contesto’ e lo ‘sbobinato’ dell’oscena ‘travagliata’

Il libro di Travaglio

Il libro di Travaglio

Travaglio parla domenica, sotto un sole cocente, per presentare la sua ultima fatica letteraria, “I segreti del Conticidio” (tesi, assai ardita, del libro: un complotto ordito dai poteri massonici, con alla testa Draghi, gestito dal Quirinale con il supporto operativo della Cia e di servizi segreti deviati – quelli non mancano mai – ha armato la mano del killer Matteo Renzi, causando la morte del governo Conte due, che era amato da tutti, in Italia ed Europa, e stava facendo cose fichissime) alla festa nazionale di Articolo Uno che si sta svolgendo nel Parco Cevenini di Bologna, frazione di Borgo Panigale. Uno di quei posti dove, quando il ‘partito’ di casa era il Pci, si svolgevano mitiche feste dell’Unità. Di gente, in platea, ce n’era tanta, anche se di Articolo Uno, a livello nazionale, non si accorge praticamente nessuno (2,5% di media, nei sondaggi, e tanto basta).

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Il logo elettorale di Mdp-Articolo 1

Travaglio tira fuori la boutade, ovviamente non se ne pente, in platea tutti applaudono, molti ridono di gusto, la sua interlocutrice – la direttora del sito e responsabile comunicazione di Articolo Uno, Chiara Geloni – non dice ‘ah’, anzi: sorride e, più tardi, giustificherà in tutto e per tutto l’uscita di Travaglio. Subito, parte la polemica, ma prima proviamo a contestualizzare, dato che quei ‘furboni’ del Fatto, sempre a caccia di scoop, pensano, come sempre, di aver ragione loro: “Ecco cosa ha detto veramente (senza tagli) Marco Travaglio, attaccato strumentalmente da renziani e Lega” titola, stavolta un po’ dimesso, ilFatto.it, cercando di far passare Travaglio per la ‘vittima’ e non il ‘killer’.

Cosa ha detto Travaglio? riportiamolo per intero, ovviamente la parte che più interessa.

Travaglio è tutto preso a illustrare la tesi di fondo del suo libro, il ‘Conticidio‘, e arriva a sostenere che il governo precedente, il Conte due, era tutto di “figli del Popolo” (sic):

CONTE BIS 1 1

Governo conte bis

“È interessante vedere proprio anche la composizione sociale dei ministri (del Conte due, ndr.): non c’era mai stato un governo con dei ministri quasi tutti figli del popolo e quasi nessuno figlio di papà. Io ho fatto una breve lista perché mi aveva dato lo spunto Speranza un anno fa alla festa del ‘Fatto’: effettivamente è impressionante, tutti figli di gente umile, normale. Quindi gente che anche per estrazione sociale è più propensa ad ascoltare le voci che vengono dal basso che non quelle che vengono dall’alto.

roberto speranza ministro salute

Roberto Speranza Ministro della Salute

E il problema è che quel governo era popolare per estrazione ma era popolare anche per la popolarità che aveva. Il presidente del consiglio era il presidente del consiglio più popolare degli ultimi venticinque anni (come risultava dai sondaggi fatti da ‘Repubblica’). E i ministri come Speranza erano ai primi posti della graduatoria della popolarità. E quindi voi capite per quale motivo invece di dire “sono popolari” si dice “sono populisti”: perché “popolare” è un pregio, “populista” è un difetto (l’”ismo” è sempre deteriore, no?). E’ per quello che lo hanno buttato giù. Poi non è che non hanno fatto degli errori, secondo me li hanno fatti e nel libro li ho elencati, ma non li hanno mandati via per i loro errori; li hanno mandati via per i loro meriti. E hanno messo al loro posto l’esatta antitesi, che è un figlio di papà (Mario Draghi, ndr.), un curriculum ambulante, uno che – visto che ha fatto bene il banchiere europeo – ci hanno raccontato che quindi è competente anche in materia di sanità, di giustizia, di vaccini eccetera. Mentre, mi spiace dirlo, non capisce un cazzo! Né di giustizia, né di sociale, né di sanità. Mi dispiace dirlo: capisce di finanza, ma non esiste l’onniscienza, o la scienza infusa. E non ha neanche l’umiltà perché a furia di leggere che è competente su tutti i rami dello scibile umano si è convinto di essere competente su tutti i rami e quindi non chiede consiglio. E pensa che pensa che per convincere i no vax a vaccinarsi basta dirgli “se non vi vaccinate morite tutti”. Ma conoscete un no vax che si convince di fronte alla propaganda terroristica e menzognera? Quando tutti sanno che purtroppo stanno morendo anche persone vaccinate? Che il vaccino non ti immunizza dal contagio? Che se sei vaccinato puoi contagiare ed essere contagiato… Allora abbassa un po’ trinchetto, cala… Racconta la verità, e di’ che il vaccino diminuisce le possibilità, le abbatte, e non le elimina. Perché se parti con la propaganda terroristica e falsa, il no vax non lo prendi. Il no vax lo puoi prendere (soprattutto quello che è no vax per paura e non per ideologia) se lo persuadi con una comunicazione morbida e non con una comunicazione terroristica, non col bazooka”.

No green pass day

No green pass day

Al netto del fatto che Travaglio sta dicendo che, in pratica, i ‘no vax’ hanno le loro buone ragioni e che contro di loro si fa “propaganda terroristica e menzognera” (altro tema su cui andrebbe aperta una discussione, con quelli come Travaglio…), pur riportando le parole del discorso per intero, il direttore del Fatto non ne esce affatto bene, anzi. 

 

La polemica divampa su Twitter, ma montata da Iv

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Passano poche ore e già Twitter erutta fuoco contro Travaglio. A onor del vero, da Iv – dal capogruppo al Senato, Davide Faraone, fino al leader, Matteo Renzi, passando per gli altri big (Ettore Rosato, Michele Anzaldi, etc.) – ci salgono in groppa ben felici di poter cogliere in castagna il loro nemico pubblico numero uno. Anzi, infiammano loro la Rete.

Senatore Davide Faraone

Senatore Davide Faraone

La polemica, infatti, scoppia quando il renziano Davide Faraone attacca il giornalista, perché – dice “siamo abituati alle volgarità, alle offese e agli insulti di quest’ominicchio del giornalismo italiano, ma davvero ieri ha superato il limite della decenza”. In un crescendo rossiniano che trova spazio sul file postato su Twitter, tutti i big renziani attaccano Travaglio, la giornalista Geloni e il ministro Speranza per non avere contestato le affermazione del direttore del Fatto. E il pubblico per avere applaudito. Viene anche ricordato, come già detto, e a più riprese, che il presidente del Consiglio è rimasto orfano di padre a 15 anni e la madre è morta cinque anni dopo. Insomma, Iv ci sguazza.

travaglio renzi

Travaglio criticato anche da Matteo Renzi

Matteo Renzi, infine, presentando il suo, di libro, “Controcorrente”, prima a Pescara (Abruzzo) e poi a Termoli (Molise) – dove peraltro si nota in prima fila l’europarlamentare di FI, ras di preferenze del Molise, Aldo Patriciello, nonché ‘re’ delle cliniche Euromed, in via di rapido avvicinamento a Iv attraverso la sua lista regionale “RIALZATI MOLISE” – segna un goal a porta vuota scagliandosi contro le “parole offensive e deliranti che dimostrano come il direttore del Fatto sia semplicemente un uomo vergognoso. Stupisce che ancora venga pagato per insultare tutti a reti unificate. Solidarietà al presidente”.

La Lega si tuffa e chiede le dimissioni di… Speranza

Lorenzo Fontana lega

Lorenzo Fontana

Renzi vuole cacciare Travaglio dalla tv, la Lega vuole cacciare, come si sa, Speranza, ministro e leader di Articolo Uno, dal governo, e non da oggi. Dal vicesegretario Lorenzo Fontana ai capigruppo di Camera e Senato, Molinari e Romeo, partono caldi inviti a Speranza: “rifletta sul suo ruolo e ne tragga le conseguenze, si dimetta”, come se Draghi lo avesse insultato lui, Speranza, che però manco c’era, al dibattito, e non Travaglio.  

Lorenzo Fontana dice: “La presa di distanze di speranza dai pesantissimi insulti rivolti da Travaglio a draghi è quasi peggio degli insulti stessi. Per non perdere la poltrona, Speranza ha bollato come ‘infelici’ le parole di Travaglio. Infelici anche gli applausi a scena aperta dei suoi compagni che lo ascoltavano. Domandiamo a Speranza che senso abbia stare al governo se i suoi applaudono convinti agli insulti del direttore del fatto. Si dimetta”. Un’assurdità palese, quella di Fontana, anche perché le dimissioni di Speranza, che ricopre il delicato incarico alla Salute ed è stato confermato lì proprio da Mattarella (Draghi avrebbe operato altre scelte, a dirla tutta), aprirebbero una voragine, nel governo, e una conseguente crisi di governo e maggioranza, con relativi danni ‘anche’ per la Lega. 

Le reazioni di Articolo Uno sono pavide e corrive

Il Prof. Romano Prodi

Il Prof. Romano Prodi

Il guaio è, però, che le reazioni dei massimi dirigenti di Articolo Uno latitano per ore, un giorno intero, poi arrivano, ma sono timide, imbarazzate, deboli. Proprio Speranza, domenica sera, era sul palco con Romano Prodi per discutere, pensoso, sul “Mondo che cambia”: non dice una parola. Poi, il giorno dopo, costretto a parlare dalle critiche che montano e tracimano, si limita a un moscissimo “frase infelice che non ci rappresenta”.

E poi: “Articolo Uno sostiene convintamente l’azione del governo”. Come se si trattasse di qualche deputato bersaniano che ha fatto finire ‘sotto’, per un voto, la maggioranza.

chiara geloni

Chiara Geloni

Assurde e quasi peggiori del danno, le repliche della responsabile del sito e di Art Uno, Chiara Geloni. La stratega della comunicazione bersaniana si dimostra poco ‘stratega’ e poco ‘strategica’: “Alle feste di partito, soprattutto se le intitoli #quellocheciunisce, inviti anche persone che non la pensano del tutto come te. Altrimenti sapevi già la risposta”, scrive su Facebook (il problema è che lei, per tutta l’intervista, è schieratissima con Travaglio: ergo, la pensano allo stesso modo, come si vede dal giudizio sul governo Conte bis). Poi intigna: “Al pubblico non viene chiesta la tessera di Articolo Uno all’ingresso e il pubblico applaude chi vuole e quando vuole. Aggiungo, viene o non viene. Ieri c’era tantissima gente”. Come dire: di solito da noi non viene mai nessuno, se c’era tanta gente non erano ‘i nostri’. Il che, messa così, è anche assai puerile. E in ogni caso un ‘moderatore’ modera, anche e soprattutto le reazioni del pubblico, se incivili.

Marco Travaglio Chiara Geloni alla festa di Articolo Uno

Marco Travaglio Chiara Geloni alla festa di Articolo Uno

Geloni nel merito insiste: “Può anche capitare di usare un’espressione infelice, ma ‘figlio di papà’ non è un commento sul padre della persona di cui si parla, e il contesto in cui è stata detta era una riflessione sull’origine sociale e familiare dei due premier”. Tradotto: dare del ‘figlio di papà’ a uno cui il padre è morto da giovane è una carineria, un vezzo. E infine, “Travaglio non ha detto ‘Draghi non capisce un cazzo’ ma che a suo giudizio Draghi è competente di finanza ma non capisce un cazzo né di giustizia né di vaccini”. Insomma, la Geloni giustifica Travaglio in tutto e per tutto, anzi va persino oltre: di fatto, ‘non capisce un cazzo’ (di giustizia e vaccini) è espressione, per lei, più che lecita (sic). Come dire, impunemente, Bersani ‘non capisce un cazzo di politica’ (interna) o D’Alema ‘non capisce un cazzo di politica’ (estera) e poi attendere le gentili reazioni di Articolo 1. 

arturo scotto

Pilatesca e simile a una bugia pietosa la difesa di Arturo Scotto

Pilatesca e simile a una bugia pietosa la difesa di Arturo Scotto, di solito ragazzo intelligente, tra i maggiori dirigenti di Articolo Uno: “Travaglio ha presentato un libro con il suo punto di vista, non diciamo a nessuno cosa dire e non dire”. Si evince che al prossimo libro di un negazionista dell’Olocausto sarà dato libero accesso alla Festa perché, appunto, ‘a nessuno diciamo cosa dire’…

Penose, infine, le ‘eccezioni di Tomaso Montanari, illustre critico d’arte, commentatore di cose politiche per importanti giornali e televisioni, editorialista del Fatto, che ha passato il pomeriggio su Twitter difendendo l’esattezza della definizione «figlio di papà», in quanto Draghi sarebbe stato compagno di classe di Luca di Montezemolo e Luigi Abete. Come se aver frequentato un liceo della ‘Roma bene’ fosse, di suo, ammissione di colpa. 

La violenza verbale è uguale e peggiore quella fisica

nanni moretti

Nanni Moretti

Il problema è la violenza verbale, e quasi ‘fisica’, della frase di Travaglio all’indirizzo di Draghi, che viene giustificata e tollerata da Articolo Uno. Eppure, chi è alfiere del ddl Zan e di molti altre leggi ‘di civiltà’ (ius soli, etc.) dovrebbe saperlo bene che – come diceva Nanni Moretti – “le parole fanno male, le parole sono pericolose, uccidono”. Altrimenti, perché prendersela con Salvini o la Meloni ogni volta che incitano con ‘parole di odio’?

travaglio cartabia

Marta Cartabia cui Travaglio tre giorni fa ha dato della “deficiente”

Ma restando agli ‘amici’ de il Fatto, va ricordato che quel giornale è addirittura arrivato a definire la riforma della Giustizia un “decreto salvaladri“, come quelli di Berlusconi, mettendo in prima pagina titoloni contro il presidente del Consiglio e contro il ministro della Giustizia, raffigurata con l cappello da somaro con le orecchie d’asino e il naso lungo alla Pinocchio. Cartabia cui Travaglio tre giorni fa ha dato della “deficiente”.

Siamo dunque dentro quel preciso mix di rovesciamento della realtà e hate speech che consente a Travaglio di presentare Draghi come l’incompetente – a paragone di Conte! – e al tempo stesso di associarlo a ogni possibile stereotipo capace di suscitare l’ostilità del pubblico («figlio di papà» che «non capisce un cazzo», a meno che non si parli di «finanza», in quanto ex «banchiere europeo»), esattamente come con Marta Cartabia (incapace di distinguere «un tribunale da un phon») e con ogni altro bersaglio gli sia mai capitato a tiro. “Proprio come Donald Trump quando se la prendeva con Nancy Pelosi – portavoce dei democrat Usa – chiamandola «Crazy Nancy», nota Francesco Cundari sul giornale on-line LInkiesta di questa mattina in un commento ai fatti che coglie nel segno (qui il link: https://www.linkiesta.it/2021/07/draghi-travaglio-conte/) perfettamente. 

Bersani Renzi D'Alema

Bersani Renzi D’Alema

Inoltre, c’è da registrare pure il penoso silenzio di Bersani e D’Alema, con Renzi che li tira in mezzo e chiede loro di “prendere le distanze”. I due vecchi e forse un po’ stanchi leader non se la sentono di attaccare Travaglio e neppure di prendere le difese di Draghi: forse perché, entrambi, rimpiangono il Conte due, credono pure loro nel ‘conticidio’ ed erano, davvero, come qualcuno ha pure scritto, i ‘consigliori’, con Bettini, di Conte e di una strategia politica – cercare il voto di fiducia e la prova di forza o o forzare la mano al Capo dello Stato e precipitare il Paese a elezioni politiche anticipate assai rovinose. Forse perché, anche loro, come Conte, Draghi e il suo governo proprio non gli vanno giù.

Non a caso, la stessa kermesse prevedeva pure un significativo duetto tra Pier Luigi Bersani e Andrea Scanzi. Titolo del dibattito: «Quello che ci unisce: politica e non solo».

Ecco, il punto è proprio qui: ‘quello che li unisce’. Quello che unisce il partito fondato da Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema al mondo grillino e paragrillino, anche sui social, vale a dire proprio quelli che nel 2012 Bersani definiva «fascisti del web», identificando nell’antipolitica il principale nemico della «riscossa civica» che il Partito democratico si proponeva di suscitare, e prendendosela con «tanti osservatori e commentatori che metton tutto nel mucchio», descrivendo tutti i partiti come fossero cadaveri ambulanti.

A quei tempi, però, con indiscutibile precisione filologica, Bersani denunciava «un linguaggio che ricorda quello del 1919», riferendosi esplicitamente al primo fascismo. Un anno prima, in risposta a una domanda di Luca Telese, Massimo D’Alema scandiva: «Non parlo con la stampa tecnicamente fascista: non parlo, quindi, con Il Giornale, con Libero, con Panorama e con il Fatto» (tratto da il Fatto quotidiano, 22 luglio 2011).

Come nota sempre Francesco Cundari nel suo articolo sull’Inkiesta, c’è però “una differenza significativa che è giusto segnalare: in fondo, Travaglio e gli altri intellettuali del populismo italiano non hanno fatto altro che lanciare contro Renzi, con perfetta coerenza, le stesse accuse a suo tempo rovesciate contro D’Alema. All’epoca della Bicamerale parlavano di «Dalemoni», denunciando come un piano diabolico e para-eversivo il «patto della crostata» siglato dal leader della sinistra con Silvio Berlusconi. Nel momento in cui Renzi tentava la stessa strada, obiettivamente, non poteva stupire che il Fatto parlasse di «Renzusconi» e denunciasse come un piano diabolico e para-eversivo anche il «patto del Nazareno». Stupisce solo che lo facesse anche D’Alema.

Escluso dunque che i fascisti del web e il giornale tecnicamente fascista del 2011 siano cambiati radicalmente da allora, non restano che due possibili conclusioni: o non lo erano neanche prima, e Bersani e D’Alema sbagliavano a qualificarli così, o sono cambiati loro. In tal caso, però, bisognerebbe segnalare un ulteriore paradosso, perché vorrebbe dire che due dei dirigenti più impegnati nel combattere le derive populiste e antipolitiche della sinistra, per decenni, nella seconda parte della carriera avrebbero dato un significativo contributo a riportarla esattamente su quelle posizioni. Tra gli applausi, più che comprensibili, di chi su quelle posizioni è sempre rimasto” conclude Cundari.

goffredo bettini

Goffredo Bettini

Infatti, impressiona la reazione del pubblico della Festa nazionale di Articolo Uno: nel video, mentre Travaglio parla, si vede che è tutto un ridere, applaudire, darsi di gomito: segno di una preoccupante mutazione genetica, a sinistra. Una ‘sinistra’ che, proprio come il volgo di manzoniana memoria, ‘intende l’orecchio, solleva la testa‘, ma resta che ‘nome non ha‘ se non quello della mancanza di vergogna di fronte a tali cattive volgarità.

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Non rispondere allo stolto. secondo la sua follia, perché tu non gli debba somigliare. Proverbi 26:4.

Ps. La replica di Travaglio è sprezzante, al solito. Intercettato dall’Adnkronos, si limita a dire: “Non me ne frega niente. Come diceva Arthur Bloch, non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza…”. Peccato che la frase non sia dell’umorista e scrittore statunitense e neppure di Oscar Wilde, cui di solito viene invece attribuita, ma venga dritta dritta dalla Bibbia: “Non rispondere allo stolto secondo la sua follia, che tu non gli abbia a somigliare” (Proverbi, 26-4). Manco più le citazioni azzecca..