Zitto zitto, quatto quatto, lo ius soli (sotto forma di ius culturae) avanza in Parlamento…

Zitto zitto, quatto quatto, lo ius soli (sotto forma di ius culturae) avanza in Parlamento…

19 Agosto 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Zitto zitto, quatto quatto, lo ius soli avanza, in Parlamento… Ma se ha una chanche è nella forma dello ius culturae. La convergenza politica tra ‘giallorossi’ e azzurri è nei fatti, resta da convincere Giuseppe Conte…

Ius Soli, legge attuale

Ius Soli, legge attuale

 

NB: l’articolo è stato scritto per il portale  su diversità, inclusione e coesione Luce.lanazione.it

 

Afghanistan, Olimpiadi e ‘clima’: cosa è cambiato, nel Paese, a favore di una legge sulla cittadinanza

Ius Soli

Ius Soli

Zitta zitta, quatta quatta, una legge – mai approvata in più legislature, in cui pure ci si è provato, quella sullo ius soli (o, meglio, come vedremo, ius culturae: differenza non da poco) – inizia a fare proseliti, in Parlamento. Sarà ‘colpa’ della tragedia afghana, con centinaia – e, forse, migliaia – di profughi che hanno un disperato bisogno di protezione umanitaria in quanto in fuga dai talebani. Sarà ‘colpa’ dei successi olimpionici dell’Italia che hanno portato alle luci della ribalta (vedi il caso Desalu) immigrati di seconda e terza generazione, atleti formidabili, che hanno penato fino ai 18 anni e più per vedersi riconosciuta la cittadinanza italiana. Sarà stata la conseguente, e imperiosa, richiesta del presidente del Coni, Giovanni Malagò, di dare vita a uno speciale ius soli sportivo.

Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, chiede lo ius soli ‘sportivo’

Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, chiede lo ius soli ‘sportivo’’

Sarà che il ‘clima’ politico, nel Paese, sembra davvero cambiato, come dimostrano, peraltro, anche le 500 mila firme in calce al referendum sull’eutanasia (e, paradossalmente, anche le altrettante 500 mila su quello sulla giustizia). Certo è che una forma o l’altra di ius soli avanza. Ma a che punto è, come iter politico e legislativo?

Qui un articolo che parla dei due referendum, quello sull’eutanasia e quello sulla giustizia: 

La referendite è la nuova moda dell’estate. I referendum su eutanasia e giustizia stanno per cambiare volto al Paese

 

Cosa sono lo ius soli e lo ius sanguinis per la legge

Cosa sono lo ius soli e lo ius sanguinis

Cosa sono lo ius soli e lo ius sanguinis

Prima, però, alcune doverose precisazioni. Lo “ius soli” fa riferimento alla nascita sul “suolo”, cioè sul territorio dello Stato e si contrappone, nel novero dei mezzi di acquisto del diritto di cittadinanza, allo “ius sanguinis“, imperniato invece sull’elemento della discendenza o della filiazione. Per i paesi che applicano lo ius soli (tra cui l’Italia) è cittadino originario chi nasce sul territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori.

Claudio Martelli

Claudio Martelli

La legge 91 del 1992, meglio nota come legge Martelli, indica il principio dello ius sanguinis come unico mezzo di acquisto della cittadinanza a seguito della nascita, mentre l’acquisto automatico della cittadinanza iure soli continua a rimanere limitato ai figli di ignoti, di apolidi, o ai figli che non seguono la cittadinanza dei genitori. La disciplina contenuta nel provvedimento varato dal Consiglio dei ministri del 4 agosto 2006, però, introduce una nuova ipotesi di ius soli proprio con la previsione dell’acquisto della cittadinanza italiana da parte di chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui uno almeno sia residente legalmente in Italia senza interruzioni da cinque anni al momento della nascita. Altri modi per acquistare la cittadinanza sono la “iure communicatio“, ossia la trasmissione all’interno della famiglia da un componente all’altro (matrimonio, riconoscimento o dichiarazione giudiziale di filiazione, adozione), il “beneficio di legge“, allorché, in presenza di determinati presupposti, la concessione avvenga in modo automatico, senza necessità di specifica richiesta, e, infine, la “naturalizzazione“. Questa comporta non una concessione automatica del nuovo status ma una valutazione discrezionale da parte degli organi e degli uffici statali competenti.

Le proposte di legge sullo ius soli, mai arrivate ‘a dama’

ius soli

In pratica, l’ultima legge sulla cittadinanza, quella del 1992, prevede un’unica modalità di acquisizione, lo ius sanguinis (“diritto di sangue”): un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano. Un bambino nato da genitori stranieri, anche se partorito sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e solo se fino a quel momento abbia risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”.

Questa legge è, però, da tempo considerata carente perché esclude per diversi anni dalla cittadinanza e dai suoi benefici decine di migliaia di bambini nati e cresciuti in Italia e lega la loro condizione a quella dei genitori (il cui permesso di soggiorno nel frattempo può scadere e costringere la famiglia a lasciare il Paese).

Per queste ragioni nella legislatura precedente a questa, la XVII, è stata presentata una legge il cui titolo, “ius soli”, ne riassume la sostanza: un bambino nato in Italia diventa automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione europea, deve aderire ad altri tre parametri: deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale; deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge; deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.

I promotori della legge parlavano di ‘ius soli temperato’ per distinguerlo dallo “ius soli puro” in vigore negli Stati Uniti (chi nasce nel territorio di un certo Stato ottiene automaticamente la cittadinanza). La legge prevedeva anche un altro criterio per ottenere la cittadinanza, lo “ius culturae”: avrebbero potuto chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari o medie). I ragazzi nati all’estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico. Secondo i calcoli di diverse istituzioni, che si basano sui dati Istat, i minori residenti in Italia e figli di immigrati sono quasi un milione.

La legge che introduceva lo ius soli era stata approvata, in prima lettura, dalla Camera dei Deputati, il 13 ottobre 2015, con 310 Sì (Pd e sinistra), 66 no (Lega e Forza Italia) e 83 astenuti (M5s), ma non è mai riuscita a ottenere l’approvazione del Senato per la durissima opposizione della Lega e di Forza Italia, portata avanti con valanghe di emendamenti fino alle ultime settimane della legislatura. Per superare questo ostacolo, il governo – prima quello Renzi, poi quello Gentiloni – avrebbe dovuto porre la questione di fiducia e di conseguenza, non avendo i numeri per superarla, provocare la fine anticipata della Legislatura, ma dinanzi a questa prospettiva, il Pd di allora, a guida Renzi, ma anche l’allora presidente del Senato Grasso e capogruppo dem Zanda avevano deciso di privilegiare l’approvazione di un’altra legge, quella sul testamento biologico, su cui esisteva una potenziale maggioranza e che infatti è stata approvata in extremis.

Così l’Italia si trova a essere uno dei Paesi dell’Occidente più arretrato su questo terreno. Oltre negli Usa, lo ius soli vige (sia pure con diverse condizioni) nei maggiori Paesi Ue.

L’attuale situazione politica e legislativa, uno stallo

laura_boldrini_LeU

L’ex presidente della Camera, Laura Boldrini

Per anni, durante la XVIII legislatura, ormai giunta a meno di due anni dalla sua scadenza, nuove proposte di legge sullo ius soli non hanno fatto un passo in avanti: ferme nel loro iter – per ora ancora quello della Prima commissione Affari costituzionali della Camera, dove a mala pena si è tenuto un ciclo di una ventina di audizioni di esperti – hanno ‘sonnecchiato’ nei cassetti delle commissioni e, solo negli ultimi mesi, per i motivi detti all’inizio, sono tornati a essere oggetto di dibattito pubblico.

Sono di fatto tre le principali proposte di legge che, pur depositate, non hanno finora fatto un passo avanti. La prima, a firma Laura Boldrini (ex LeU, oggi Pd) è un vero e proprio ius soli secco. La seconda, a firma Matteo Orfini (Pd) è un mix tra ius soli e ius culturae. La terza, a firma Renata Polverini (FI), è invece un più limitato ius culturae. Ma è proprio questa la proposta che può andare a dama. Stante che, ovviamente, l’opposizione della destra (Lega e Fratelli d’Italia) sarà durissima, fino all’ostruzionismo. 

Qui un articolo dove c’è un esame dettagliato delle tre proposte di legge in esame: 

Stranieri in patria… Lo ius soli sportivo, lo ius soli e lo ius cultura? Manca una maggioranza parlamentare per approvarli

Matteo Orfini

Matteo Orfini

Renata Polverini, ex sindacalista Ugl, ex “governatrice” del Lazio e ora deputata di Forza Italia, ha presentato una proposta di legge per i nuovi italiani, convinta che sullo “ius culturae“, o “ius scholae“, si possa trovare un accordo: “Berlusconi è un liberale e non ha mai chiuso su questo. Molti grillini sono d’accordo. Il Pd dal canto suo non deve irrigidirsi, solo così porteremo a casa la legge” diceva, pochi giorni fa, a Repubblica, aggiungendo anche che “Meloni sbaglia a inseguire Salvini sullo ius soli, potrebbe essere lei a determinare una posizione diversa nel centrodestra. Chissà non lo faccia!”.

La pdl Polverini è la più facile e moderata da approvare

Renata Polverini

Renata Polverini

La norma contenuta nel ddl Polverini prevede – come spiega lei stessa – “Semplicemente la modifica della legge del 1992 sulla cittadinanza, aggiungendo un articolo, il 3 bis, in cui senza aspettare di avere 18 anni, i bambini nati in Italia da genitori immigrati e che abbiano conseguito un corso di istruzione primaria, possano diventare cittadini italiani. In pratica, si amplia la possibilità di cittadinanza consentendola dopo avere frequentato le scuole elementari. Sia da sindacalista che da presidente di Regione mi sono trovato a dovere rispondere a tante richieste”.

Sulla posizione del suo partito, Forza Italia, dice: “Forza Italia non la votò nella passata legislatura, ma non ci fu una chiusura. La posizione rigida della Lega ha portato adesso all’irrigidimento di FI. Però ricordo che Berlusconi da liberale quale è, non si è arroccato. E potrebbe lui stesso aiutare ad aprire una discussione sullo ius culturae”.

I 5Stelle, stavolta, aprono… Parla la Baldino

Vittoria Baldino

Vittoria Baldino – M5s

Una proposta, quella della Polverini, raccolta e rilanciata da Vittoria Baldino, capace e vigorosa capogruppo del M5s in commissione Affari costituzionali, che polemizza, indirettamente, con la posizione ‘ufficiale’ del Movimento, espressa dalla vicepresidente del Senato, Paola Taverna (“Non è una priorità del Movimento”) ribadendo che “i diritti sono sempre una priorità”, compresi quelli sulla cittadinanza, un grande tema irrisolto che non va affrontato solo a fini elettorali”.

Giuseppe Brescia

Giuseppe Brescia

La proposta della Baldino, appoggiata anche dal presidente della sua commissione, Giuseppe Brescia, è sempre lo ius culturae, ma Baldino e Brescia lo chiamano ius scholae, “ossia il diritto di acquisire la cittadinanza per i figli di stranieri che vivono in Italia dopo aver completato un ciclo di studi, senza dover aspettare come adesso il compimento dei 18 anni per poi far richiesta. Parliamo di circa 800 mila persone che vivono, studiano e lavorano nel nostro Paese, che parlano la nostra lingua, il nostro dialetto ma che non possono dirsi italiani a tutti gli effetti” spiega la Baldino a Repubblica.

All’interno della I commissione alla Camera e in quella Cultura c’è pieno accordo di tutti i componenti del Movimento” specifica la Baldino. Poi ricorda che, nella riunione dei gruppi parlamentari con il nuovo presidente del Movimento, Giuseppe Conte, ancora silente sul tema, “Non entrammo nel merito, ma è stata rappresentata la necessità di prendere posizione su ogni tema. Ora il nostro gruppo alla Camera, attraverso il capogruppo Davide Crippa, lo ha fatto. Così anche il Pd non ha più alibi: dobbiamo uscire dall’angolo per cui ogni volta si sbandiera il tema per dirsi contro o a favore dell’immigrazione. Parliamo ormai del presente, qui non si tratta di destra o sinistra, si tratta di affrontare la realtà del nostro Paese”.

Il Pd, ovviamente, è pronto “e da subito”

beatrice lorenzin

Beatrice Lorenzin

Tirato in ballo, il Pd non si tira certo indietro. L’ex ministro, Beatrice Lorenzin, ricorda come “Nel 2017 non c’erano i numeri per approvare definitivamente lo ius soli. Lo dissi. Ma ora non commettiamo errori: possiamo avere una nuova legge sulla cittadinanza che preveda lo ius culturae“. Convinta che “è il momento giusto”, la Lorenzin ricorda che “Adesso i ragazzi figli di immigrati, perfettamente inseriti nella comunità in cui vivono, si sentono rifiutati dalle istituzioni. Se non per altruismo, inoltre, facciamo la legge per egoismo. Abbiamo un tasso di denatalità tale, per cui non ci saranno più giovani continuando così. Se vogliamo investire sul futuro, dobbiamo farlo sui bimbi e sui ragazzi che costruiranno la società post Covid. Il Pnrr peraltro prevede miliardi di investimenti su educazione e formazione: lo ius soli, o meglio ius culturae, va affrontato subito. Non solo una nuova legge sulla cittadinanza è segno di civiltà, ma è una grande opportunità per l’Italia: non capirlo è cecità umana e politica”.

Il problema, come sempre, “è politico”…

Giuseppe Conte - M5s

Giuseppe Conte – M5s

La verità è che tutto adesso dipende da Giuseppe Conte. Dipende, cioè, da quanto davvero il nuovo presidente voglia fare del Movimento 5 stelle una forza progressista, o invece sia ancorato ai dettami della vecchia comunicazione grillina. Quella che, come se avesse un senso – ma del resto con le stesse parole d’ordine si ‘difendono’ dalle accuse di insensibilità e chiusura ai ‘nuovi italiani’ anche la Lega e Fratelli d’Italia – mette nello stesso calderone la questione sicurezza e il diritto dei bambini che nascono o crescono in Italia a dirsi italiani.

letta

Enrico Letta

Ebbene, Enrico Letta ha recapitato agli alleati un messaggio chiaro: “non è una questione su cui il Pd intendo tornare indietro. A settembre chiederò di aprire un tavolo con tutte le forze di maggioranza. Lo ho chiesto a Forza Italia per l’immigrazione, lo chiederò al M5s sullo ius culturae”. Sarebbe questo il possibile punto di caduta per tutti: la cittadinanza legata alle scuole, a un percorso di integrazione avviato, la pdl Polverini anche nel tentativo di ‘staccare’ Forza Italia dal resto del centrodestra e avere i voti. Servono infatti numeri larghi, specie al Senato, per far passare una nuova legge sulla cittadinanza: il rischio di imboscate, grazie al voto segreto, resta infatti molto alto. 

salvini

Matteo Salvini

Come risponderanno i 5 stelle, però, dipende quindi in gran parte dall’ex premier che su questi temi non si è mai emancipato del tutto dall’immagine del suo primo governo, quando ha varato insieme a Matteo Salvini i decreti sicurezza, ma che ha sempre detto di avere in passato votato a sinistra e di guardare ora a quella parte di mondo politico.

Roberto Fico

Roberto Fico

Se Conte decidesse di aprire sullo ius culturae, troverebbe dalla sua parte il Movimento di sinistra: il presidente della Camera Roberto Fico e i parlamentari a lui più vicini, da Riccardo Ricciardi a Gilda Sportiello, dal presidente della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia (che propone, appunto, lo “ius scholae”) dal ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, a Vittoria Baldino e Michela Montevecchi, tutti parlamentari che sulle chat hanno protestato non poco per le parole della Taverna.

Luigi Di Maio M5s

Luigi Di Maio M5s

Gran parte dei 5 stelle ‘di destra’ ha già abbandonato il nuovo Movimento, ci sarebbe quindi da fare un ultimo passo verso la definizione di una nuova identità. Ma non è detto si trovi il coraggio. Storicamente, Luigi Di Maio e il gruppo di deputati a lui più vicino è sempre stato contrario ad ammorbidire la linea sui migranti. Il pretesto è sempre stato: non è una priorità. O anche, in passato, «questi temi vanno adottati in un’ottica europea». Come fa la sindaca di Roma, Virginia Raggi, che parla di “discussioni ricicciate da campagna elettorale”.

Stefano Buffagni

Stefano Buffagni

Ma ci sono ora parlamentari, anche tra i più alti dirigenti del M5S, che pensano sia necessario uscire dall’ambiguità e definire un percorso nuovo. Come ce ne sono altri che resisteranno: il settentrionale Stefano Buffagni ad esempio pensa che lo ius soli sia sbagliato e che lo ius culturae quanto meno non debba chiamarsi così. (sic)…

Ma che le cose stiano cambiando, lo si comprende dalle parole di Sergio Battelli, un tempo dimaiano, ora battitore libero, presidente della commissione per le Politiche comunitarie alla Camera: “Io sono assolutamente favorevole – dice oggi – non è una questione di priorità, va portato avanti in Parlamento insieme a tutto ciò che serve per la pandemia”. Insomma, un terreno più fertile, forse, rispetto ai tempi in cui contava molto l’opinione dei Casaleggio, prima il padre e poi il figlio, rigidamente contrari.

Ma è un terreno che se Conte vuole, deve coltivare. E, anche su questo, scegliere. A meno che, per una volta, per lui non scelga… Letta e non sia il Pd a imporsi al M5s.