Guida al voto delle amministrative/1. Bentornato bipolarismo e centrosinistra in clamoroso vantaggio

Guida al voto delle amministrative/1. Bentornato bipolarismo e centrosinistra in clamoroso vantaggio

21 Agosto 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Una guida al voto delle amministrative/1. Bentornato, caro, vecchio bipolarismo! Con i 5Stelle fuorigioco, torna la contrapposizione classica tra centrodestra e centrosinistra ed è il secondo a essere in vantaggio…

amministrative 2021

Nb: questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscalinews.it il 21 agosto 2021


Quando e dove si vota il prossimo 3 e il 4 ottobre

Amministrative il 3 e il 4 ottobre

Quando e dove si vota il prossimo 3 e il 4 ottobre

Le prossime elezioni amministrative (comunali e circoscrizionali) – le prime dell’era post-pandemica (o almeno così si spera…) si svolgeranno domenica 3 e lunedì 4 ottobre, con eventuale turno di ballottaggio per l’elezione diretta dei sindaci domenica 17 e lunedì 18. Lo ha reso noto il Viminale nei giorni scorsi, dopo che – per alcune settimane – si era acceso il dibattito tra i partiti su un possibile anticipo (lo chiedeva il centrosinistra) o un possibile posticipo (lo chiedeva il centrodestra) di una data che era nota, ma che era stata fissata solo informalmente. Alla fine, la Lamorgese ha tenuto la barra dritta.

Luciana Lamorgese

Luciana Lamorgese

I Comuni coinvolti saranno 1.352 (il 17,5% del complesso dei 7.904 comuni italiani), tra i quali 20 capoluoghi di provincia (Novara, Savona, Varese, Pordenone, Ravenna, Rimini, Grosseto, Latina, Isernia, Caserta, Benevento, Salerno, Cosenza, Carbonia) e ben sei che lo sono anche di regione (Trieste, Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli).
Si tratta, nello specifico, di 136 comuni sopra i 15 mila abitanti (il 10,1%) e di 1209 comuni sotto i 15 mila abitanti (l’89,9%). Insomma, tanta roba…
Infine, anche se non con un atto del Viminale, ma che sarà emanato da palazzo Chigi, per le elezioni suppletive uninominali a Siena e Roma-Primavalle, e dalla regione Calabria, per le Regionali (causa il decesso prematuro della ex presidente, Jole Santelli), si voterà nelle stesse date anche per le suppletive citate e in Calabria.

jole santelli

Jole Santelli

Qui un articolo sulle candidature finora annunciate per il seggio di Roma-Primavalle:

“Come un gatto in tangenziale” Le inutili candidature di Palamara e Trenta nel collegio di Roma-Primavalle
La presentazione delle liste, corredata dalla consueta raccolta di firme, dei candidati sindaci e dei candidati consiglieri va effettuata, presso il Viminale, entro e non oltre il 3 settembre e i partiti (specie il M5s) sono ancora molto indietro con le pratiche burocratiche, causa il periodo estivo ma anche a causa dei problemi interni ai singoli partiti e alle diverse coalizioni in campo. Certo è che, in molte città, il M5s non ci sarà…

Tanto per cambiare, scarsina la presenza di donne…

amministrative donne

Tanto per cambiare, scarsina la presenza di donne…

Saranno solo sei le donne candidate a sindaco, su 20 capoluoghi di provincia (e sei di regione), in cui sono già state definite le candidature. Appena sei su un totale di 47 aspiranti sindaci. Cinque candidate sindache sono del M5s che, almeno in questo caso, è avanti agli altri partiti: si va dalla sindaca uscente Raggi, a Roma, a Valentina Sganga a Torino e a Layla Pavone a Milano, fino alla esterna Gloria Lisi in quel di Rimini.
Contro appena una del centrodestra, Rosetta De Stasio, a Benevento, candidata da Lega e FdI, ma senza FI. Invece, sia il Pd – che si vanta di porre la ‘parità di genere’ al centro delle politiche dem – ne schiera zero, di donne, come pure Forza Italia, la sinistra-sinistra e i partiti centristi minori (Iv, Ac, etc.).

Alessandra Clemente

Alessandra Clemente

Morale, corsa tutta al maschile in quasi tutte le principali città al voto, tranne per le candidate dei 5Stelle e per Alessandra Clemente (movimento ‘Dema’ dell’ex sindaco De Magistris) a Napoli. Sfide tutte al maschile, tra le città al voto, anche a Savona, Ravenna, Novara, Caserta, Grosseto, Isernia, Carbonia e via giù giù per lo Stivale.

Amalia Bruni

Amalia Bruni

Il Pd si difende dicendo che “in Calabria candidiamo una donna” (è la ricercatrice Amalia Bruni, possibilità di vittoria zero), ma, in Calabria, si è passati per la bellezza di tre rinunce (due di candidati maschi e uno di un’altra donna). Nel centrodestra si arrampicano sugli specchi: FdI rivendica “la unica presidente di partito donna” (la Meloni) e la Lega “l’unico governatore donna” (la Tesei, in Umbria). Difese puerili. La verità è che, pur in epoca di ddl Zan, la parità tra i sessi resta ancora un lontano miraggio. Ma passiamo a esaminare la situazione politica e gli schieramenti in campo.

Bentornato, caro, vecchio bipolarismo!

Bentornato, caro, vecchio bipolarismo!

Bentornato, caro, vecchio bipolarismo!

Bentornato, caro, vecchio, bipolarismo all’italiana! Considerato che i 5Stelle, al netto di un nuovo capo politico eletto in via plebiscitaria dagli iscritti, sono fuorigioco di fatto ovunque – tranne nelle città, grandi e medie, dove si limitano a svolgere il ruolo di portatori d’acqua, per quanto scarsa e mefitica, di Pd e centrosinistra – la sfida delle prossime amministrative torna ad assumere il volto, classico e rassicurante, del bipolarismo all’italiana. Quello che ha imperato durante tutta la Seconda Repubblica, senza dire che, almeno a livello amministrativo, nella Prima vigeva il bipolarismo pure allora: Dc e alleati laici minori contro Pci-Psi e pezzi vari di sinistra.

Giuseppe Conte - M5s

Giuseppe Conte – M5s

Insomma, almeno stavolta gli elettori avranno davanti a sé una scelta chiara: volete voi votare, certo, il vostro sindaco uscente, vostro beniamino, o il suo ben noto sfidante, ma volete voi, anche, dare una mano a sostenere e rilanciare il centrosinistra di Enrico Letta (e, in parte, il M5s di Giuseppe Conte) o il centrodestra della triade, sempre litigiosa, Salvini-Meloni-Berlusconi? Messa così, oggettivamente, è una scelta facile.

“Clamoroso al Cibali!”. Il centrosinistra parte in vantaggio praticamente dappertutto…

cibali
L’altra novità – e questa si che ha del clamoroso, come diceva Sandro Ciotti:clamoroso al Cibali!” – è che il centrosinistra, almeno nei grandi centri, quelli che, giornalisticamente e mediaticamente parlando ‘fanno’ l’intera partita, non solo è aiutato dai favori del pronostico, ma parte in testa e nettamente in tutti i sondaggi.
Il che, se si considerano i rapporti di forza delle due coalizioni, a livello nazionale, è cosa assai curiosa perché la somma del ‘nuovo’ centrosinistra (Pd-M5s-LeU-frattaglie sparse) non supera, a spanne, il 35% dei consensi mentre quella del centrodestra (Lega-FdI-FI più altre forze minori) veleggia tra il 45% e 47% dei consensi, sfiorando in alcuni casi anche il 50%.
Ora, è vero che il centrosinistra ha una ‘tradizione’ amministrativa più antica e più nobile ma in fondo, di solito, il centrodestra non amministra poi così male. Senza dire che, ormai, governa quasi tutte le regioni d’Italia, tanto che si fa prima a dire dove non governa (Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Campania) e che ha vinto tutte le elezioni regionali dal 2018 in poi.

Roberto Occhiuto

Roberto Occhiuto

Non a caso, in Calabria, unica regione dove si vota per le Regionali, il centrodestra – che ha pure azzeccato il candidato, Roberto Occhiuto, a fronte di un centrosinistra diviso e logoro – non teme rivali o rimonte e vincerà in gran carrozza. Eppure, il dato di eventuali elezioni politiche si ribalta nelle città, almeno in quelle più grandi (nelle piccole e medie il discorso è diverso).
Il ‘culo’ di Letta: buoni candidati e coalizione unita

Il ‘culo’ di Letta: buoni candidati e coalizione unita

Il ‘culo’ di Letta: buoni candidati e coalizione unita

Morale, quello che nel Pd chiamano già il famoso “culo di Letta” – che si è trovato a gestire nomi e candidature quasi nessuna decisa da lui, arrivato a febbraio, ma che gli permetterà di intestarsi le relative vittorie – consiste in due potenti fattori: aver tenuto unito il fronte del centrosinistra (dai famosi e tanto abusati ‘civici’ e ‘centristi’, Iv compresa, tranne a Roma, fino alle frange della sinistra radicale, Sinistra italiana e Verdi, nessun partitino dall’1 per cento manca all’appello…) ed essersi ritrovato nomi magari non eccelsi, ma buoni o, quantomeno, decenti e dignitosi al via.

amministrative sartori

La candidatura alle amministrative del ‘capetto’ delle Sardine, Mattia Sartori, che correrà nel Pd per uno scranno da consigliere comunale

Certo, a Torino Lorusso è un normale funzionario di partito e, a Bologna, Lepore è un assessore, non particolarmente eccelso, della giunta uscente, ma gli avversari non solo temibili e il ‘partitone’ – che, specie a Bologna, ancora conta e pesa – tiene ancora. Ciliegina sulla torta, a Bologna, come rivelava ieri il Quotidiano nazionale – Resto del Carlino, la candidatura del ‘capetto’ delle Sardine, Mattia Sartori, che correrà nel Pd per uno scranno da consigliere comunale (e qui scatta immediata la strofa di ‘Compagni di scuola’ di Antonello Venditti: “Compagno di scuola/Compagno di niente/ ti sei perso nel fumo delle barricate/ o sei finito in banca pure tu?” Beh, Sartori, è passato all’incasso: da movimento ‘de sinistra’ e di contropotere dovrà accontentarsi del gettone da consigliere comunale, del resto, di qualcosa bisogna pur vivere, a questo mondo…).

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Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala

Ma a Milano si ricandida un nome blasonato come quello del sindaco uscente, Beppe Sala, che più di tanto non ha fatto rimpiangere l’astro nascente (e poi presto auto-ritiratosi) di Pisapia, che non teme rivali (men che meno Bernardo…) e a Napoli, dietro la candidatura di un nome alto e importante, quello dell’ex ministro ed ex rettore a capo della Crui, Gaetano Manfredi, San Gennaro ha persino fatto ‘o miracolo’ di ricompattare Pd e M5s (cosa non avvenuta in nessuna altra città grande, tranne poche piccole) e di ottenere un’alleanza organica per le comunali che il responsabile Enti locali del Pd, Francesco Boccia, chiama pomposamente “Nuovo Ulivo”, ma che, al netto di Napoli, replica solo a Bologna.

Il vero rebus è uno solo, quello di Roma…

Roma caput mundi
Certo, c’è il vulnus rappresentato da Roma, un vero grandebusillis. Letta non voleva candidare Gualtieri e ha fatto di tutto per lanciare il suo predecessore, Nicola Zingaretti, ma i 5Stelle – nonostante le promesse – non hanno saputo o voluto far ritirare Virginia Raggi dalla sua corsa, minacciando persino di far cadere la giunta del governatore che, in Lazio, si regge con lo sputo.

Patrizia Prestipino

Patrizia Prestipino

Inaspettatamente, però, la campagna di Gualtieri – che deve fronteggiare pure la discesa in campo, per primo rispetto tutti gli altri, di Carlo Calenda, ha preso quota e spessore, nei mesi. La deputata romana, Patrizia Prestipino, mai tenera e un ottimo polso delle famose periferie, non ha dubbi: “sarà Gualtieri ad andare al ballottaggio e sarà lui a vincere contro il centrodestra”.
Professioni di eccessivo ottimismo? Forse, certo è che per Letta già spedire Gualtieri – che l’altro giorno ha presentato un buon programma, specie sui rifiuti e sulle opere – al ballottaggio sarebbe un successo, vederlo vincere sarebbe un trionfo. Anche perché, avendo già in tasca le scontate vittoria di Bologna e Milano, ha ottime chanche di vincere Napoli (nonostante la presenza dell’incognita Bassolino, che si auto-ricandida) e rischia qualcosa soltanto a Torino. Insomma, per Letta e per il Pd si preannuncia un netto successo e, per la sua segreteria, un’assicurazione sulla vita perché, poi, nessuno si sognerà mai di mettere in discussione un segretario che ha appena vinto le comunali nelle maggiori città e, se tutto va come deve andare, al netto del ciclone su Mps, sta per essere trionfalmente eletto ‘nuovo’ deputato dem nel collegio di Siena.

Le scelte dissennate del centrodestra e i suoi leader

Berlusconi_Meloni_Salvini

I tre leader del centrodestra: Berlusconi, Meloni e Salvini

Ma se, per vincere, il centrosinistra ‘qualcosina’ di buono, stavolta, l’ha fatta, il centrodestra – novello campo d’Agramante della politica italica – in compenso ha fatto solo una serie di disastri e, dunque, rischia di uscirne con le ossa più rotte.
Colpa di scelte dissennate che il centrodestra ha compiuto, incaponendosi – specie Salvini, ma anche Meloni, e pure Berlusconi – praticamente ovunque su dei nomi ‘civici’ che si stanno rivelando dei veri flop, in alcuni casi apertamente imbarazzanti (vedi Michetti, quello di ‘Ave, Cesare!’ a Roma, ma anche di Bernardo a Milano, quello con la pistola), in alcuni casi totalmente avulsi e lontani dalla loro coalizione da essere stati sul punto di esserne espulsi (Maresca a Napoli) o talmente ignoti e ignorati dai loro concittadini da non avere alcuna chanche (Battistini a Bologna) mentre solo a Torino l’imprenditore Paolo Damilano è dato, da mesi, in salita e con discrete possibilità di farcela, anche se l’avversario (Lorusso) del Pd è già temibile.

Paolo Damilano

Paolo Damilano candidato del centro destra a Torino

Una cupio dissolvi che interroga i vertici di Lega e FdI e, soprattutto, due leader, Salvini e Meloni, che non perdono un giorno per darsi sulla voce, cercare di rubarsi voti come se fossero follower e che un Berlusconi sempre più stanco e apatico non riesce più a tenere insieme. Del resto, anche il ‘tormentone’ sulla ‘Federazione’ o ‘partito unico’ del centrodestra ricorda tanto quei balocchi con cui la sinistra si è divisa e rovinata per decenni, oltre che alienarsi le simpatie degli elettori, tra ‘Ulivi’, ‘Unioni’, ‘Federazioni’, etc.
Un disastro in piena regola che non riesce a trovar capaci gli uomini migliori del centrodestra, che pure ci sono, ma che per adesso e finora ha prodotto candidati imbarazzanti o non all’altezza (Michetti e Bernardo), ignoti ai più (Battistini) o inutilmente protervi (Maresca) e che, dunque, porterà quasi sicuramente il centrodestra, pur forte nei numeri, a non fare un passo in avanti, anzi, probabilmente, a toglier voti alla coalizione.

Infine, c’è quel che resta dei Cinque Stelle…

M5s fine e rinascita

M5s fine e rinascita

Resterebbe da dire dei 5Stelle, ma c’è davvero poco da dire. In moltissimi centri, anche storici e importanti, neppure si presenta, specie al Sud, dove nel 2018 aveva fatto incetta di voti stile Dc. Per dire, non ci saranno liste e candidati sindaci targati M5s a Benevento, Caserta, e altre città.

valentina sganga m5s

Valentina Sganga

A Torino candida una consigliera comunale uscente, Valentina Sganga, mai entrata in partita. A Milano, Conte e i referenti locali ancora oggi si baloccano se scegliere Elena Sironi, beniamina degli attivisti locali o Layla Pavone, nel cda del Fatto quotidiano (e, guarda caso, Conte sostiene la seconda…) ma, in ogni caso, senza avere alcuna chanche di alcunché. A Bologna, l’appoggio del M5s alla corsa di Lepore è e sarà del tutto ininfluente.

Layla Pavone

Layla Pavone

A Roma, la Raggi ha una grande opportunità: non solo non andare al ballottaggio, ma arrivare buona terza, cioè ultima, dopo Gualtieri e persino dopo Carlo Calenda. A Napoli, per quanto Manfredi sia amico di Conte, la forza dei 5Stelle vale, se bene, meno del 10%, ma forse potrebbe essere determinante a vincere, considerata la sicura dispersione di voti, a sinistra, tra quelli per Bassolino e quelli x la candidata di “Dema“, cioè di De Magistris.

francesco guccini

Francesco Guccini

Magra consolazione per un Movimento che, alle Politiche del 2018, prese il 33% dei voti, oggi è quotato intorno al 15%, se si votasse le Politiche, e in molte città del Nord oscilla tra il 3% e il 5%. “Ed è la morte un po’ peggiore” cantava Guccini.