“Il terzo segreto di Fatima”. Il centrodestra ha ‘deciso’ che le amministrative le vuole perdere…

“Il terzo segreto di Fatima”. Il centrodestra ha ‘deciso’ che le amministrative le vuole perdere…

10 Settembre 2021 2 Di Ettore Maria Colombo

“Il terzo segreto di Fatima”… Il centrodestra ha ‘deciso’ che le amministrative le vuole perdere… Candidati inadatti, gaffeur e che finiscono ‘sotto’ in tutti i sondaggi. Centrosinistra davanti almeno nelle grandi città che andranno al voto

Il centrodestra ha ‘deciso’ che le amministrative le vuole perdere

Il centrodestra ha ‘deciso’ che le amministrative le vuole perdere

Nb: questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscalinews.it il 10 settembre 2021

Centrodestra in affanno in tutte le grandi città. Centrosinistra davanti dappertutto, o quasi…

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Per uno di quei misteri gloriosi che ricorda, per chi è cattolico, il ‘terzo segreto di Fatima’, quello che ancora aleggia in un alone di mistero (e, si sa, Matteo Salvini è un devoto cattolico) il centrodestra – la coalizione più forte e sempre in crescita, in tutti i sondaggi, a livello nazionale, cioè la coalizione composta da Lega-FdI-FI-Coraggio Italia-Udc e che ‘vale’, ove si votasse alle elezioni politiche, tra il 45% e il 47% dei voti, a livello nazionale, in tutte le rilevazioni, da un anno a questa parte – ha ‘scelto’, dopo lunghe e animate discussioni, i peggiori candidati possibili, per le prossime elezioni amministrative. Lo ha fatto, almeno, nelle grandi città al voto (Milano, Bologna, Roma, Napoli, con l’eccezione di Torino e, forse, di Trieste), regalando al centrosinistra – che ha scelto candidati non straordinari, ma appena appena ‘decenti’, molte chance di vittoria (tutte da confermare, ovvio, perché i voti si ‘pesano’ solo dentro le urne). Con l’eccezione della regione Calabria, dove il centrodestra vincerà senza problemi la corsa, con l’attuale, ma uscente, capogruppo di Forza Italia, Roberto Occhiuto, ma della corsa alla Regione Calabria ci occuperemo in un prossimo articolo dedicato ad hoc a questa.
Intanto, potete trovare qui, in un mio precedente articolo, una panoramica delle elezioni comunali (amministrative, regionali, suppletive in 2 collegi uninominali al voto a ottobre)

Guida al voto delle amministrative/1. Bentornato bipolarismo e centrosinistra in clamoroso vantaggio

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Resta che un centrosinistra scollacciato e, da tempo, ammaccato, che si presenta a volte alleato ai 5Stelle (a Bologna e a Napoli) e, a volte, invece, diviso dai 5Stelle (a Torino e a Roma), e presente nel formato ‘classico’ Pd-LeU-sinistra/sinistra-moderati – gode, ad oggi, di una primazia e, probabilmente, otterrà un ‘successo’, almeno nelle principali città, quelle su cui gli occhi di tutti sono puntati (nei piccoli e medi centri, si vota in 1100 comuni, è tutta un’altra storia) che, agli occhi degli osservatori, appare, ancora a oggi, insperato e insperabile. Ora, stante che il centrosinistra è ‘storicamente’ capace di produrre, quando si tratta di votare per i sindaci (ma non per i presidenti di Regione, ormai…), il ‘meglio di sé’ e può ancora vantare una classe dirigente locale sperimentata, capace, preparata, a volte pure invidiabile, resta il punto.

Un assurdo e spericolato ‘calcolo’ politico?

E’ come se il centrodestra avesse deciso a priori che le prossime amministrative ‘non’ vuole vincerle, ma perderle, e si appresta, dunque, a prendere una sonora batosta, almeno in questi cinque grandi centri, tutti capoluoghi di regione. Con la fissa – fallace di suo – di ‘pescare’ nella fantomatica ‘società civile’, sono stati pre-scelti tutti candidati gaffeur, inadatti, assai ‘spompi’. Si nasconde, dietro questa strategia suicida, forse, un calcolo politico che prescinde dalle liti – non ancora sopite – tra i due leader del centrodestra, uno al governo (Salvini) e una all’opposizione (Meloni), mentre il terzo (Berlusconi) resta, malato e ‘alla finestra’, ma che riguarda forse un – assurdo – ‘calcolo’ politico: perdere le elezioni comunali, almeno nelle grandi città, far vincere il centrosinistra, illuderlo che, in questa scia, potrebbe vincere pure le politiche e ‘allettarlo’ a chiudere al più presto la legislatura, in modo anticipato, nel 2022, spedendo Draghi al Quirinale (non essendo possibile, in natura, alcun governo ‘largo’, dopo il suo), e precipitare a elezioni politiche anticipate in cui, stante tutti i sondaggi, il centrodestra, anche ‘grazie’ all’attuale legge elettorale, sarebbe vincente in modo certo? Possibile, forse, ma improbabile. E, dunque, che cosa realmente accade? Vediamolo.

Candidati sbagliati, approssimativi, gaffeur…

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Testa di Minerva

Le candidature del centrodestra – uscite dalla ‘testa di Minerva’ dopo lunghi mesi di dissidi feroci, lancinanti discussioni, ‘vedo e non vedo’, stop and go, dispetti incomprensibili – sono quanto di peggio lo stesso centrodestra, che pure di amministratori validi ne ha eccome – potesse mai esprimere.
A Roma, il ‘tribuno’ Enrico Michetti, che ormai fugge in modo regolare e sistematico da ogni confronto con i suoi agguerriti competitor, o si alza e se ne va, anche perché vi rimedia solo pessime figure, sta dando, da mesi, il peggio umanamente possibile.

Michetti, con la sua ‘retorica’ da “Imperatore” romano perde voti sia a destra che al centro…

michetti amministrative

Michetti, con la sua ‘retorica’ da Impero romano perde voti sia a destra che al centro…

Tra richiami all’antica Roma imperiale (sic) di Cesare Augusto, Traiano e Adriano (manca solo, in effetti, Nerone, peraltro imperatore screditato ingiustamente, come scrive, nel suo ultimo libro, Alberto Angela…), candidati dell’ultra-destra, no vax, no Green Pass e no tutto (mancano solo i ‘terrapiattisti’…) finiti nelle sue liste ‘civiche’ o in quelle dei partiti che lo sostengono, soprattutto la Lega e FdI, Michetti è riuscito ad alienarsi, in un colpo solo, le simpatie dei moderati (sempre di più si sente dire in giro di militanti, dirigenti e persino parlamentari di FI che, nel segreto dell’urna, voteranno per il ‘moderato’ Carlo Calenda), a non sfondare nelle periferie, dove il centrodestra, da anni, ormai, predomina, in termini di voti assoluti – e dal far fuggire il classico ‘generone’ romano che, schifato dai suoi modi ‘burini’ e dalle sue uscite fantasmagoriche, ma del tutto prive di contenuto, si sta orientando sempre su Calenda o pure su Gualtieri, come hanno dimostrato ben due cene offerte dalla ‘Roma bene’ e dai suoi vip in quel buen retiro radical chic che è Capalbio.

Gualtieri, pur legnoso di suo, ce la potrebbe fare…

Roberto Gualtieri

Roberto Gualtieri

E questo nonostante il fatto che, almeno in teoria e di sicuro ai nastri di partenza, erano il centrosinistra e i 5s a essere in affanno. Prima con la rinuncia a correre di Zingaretti, poi con la discesa in campo di Gualtieri – tignoso quanto legnoso – che Letta non voleva candidare, infine con l’handicap della mancata alleanza con i 5Stelle, che puntano le loro residue speranze sulla sindaca uscente, Virginia Raggi, che però – tra commissariamenti, strade dissestate, buche, rifiuti per strada, cinghiali e piccioni in libertà – oggettivamente, di speranze di arrivare al ballottaggio, proprio non ne ha.

Carlo Calenda

Carlo Calenda

Per non dire della, fin troppo prematura, discesa in campo dell’‘azionista’ Carlo Calenda, ex ministro, uomo moderato e tecnocratico di suo, in gara da mesi, che ruba voti un po’ ovunque, a destra come a sinistra, rischiando di buttare giù gli altri candidati. Risultato: se Gualtieri, quello con più chanche, rispetto a Raggi e Calenda, arriverà, pur se da‘secondo’, dietro Michetti, al ballottaggio, è assai probabile che, poi, lo ‘spareggio’ lo vinca lui.

E se la Meloni volesse, davvero, ‘perdere’, a Roma?

Meloni

Giorgia Meloni

E addio ai ‘sogni di gloria’ della Meloni e della destra, di cui però si dice anche che ‘non’ vuole vincere, né governare, Roma, con uno come Michetti, per non finirne schiacciata e depressa, a livello di sondaggi nazionali, come accaduto ai 5S con la Raggi. Meloni che punta, invece, tutte le sue carte su quando, nel 2022, si aprirà la sfida, con un ‘successore’ di Zingaretti (ancora non scelto: forse il suo assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, forse la pasionaria pentastellata, oggi assessore, Paola Taverna), per la guida della Regione Lazio. Una sfida su cui Meloni e FdI puntano tutte le loro carte e pensano di candidare l’attuale capogruppo alla Camera, Francesco, detto ‘Lollo’, Lollobrigida.

A Napoli Maresca ‘non c’è’, Manfredi, invece, sì…

Catello Maresca

Il Magistrato antimafia Catello Maresca

A Napoli, il candidato del centrodestra, il pm, ora in congedo, Catello Maresca prima è arrivato a un passo dal rinunziare alla candidatura (non voleva le liste di partito che lo avevano scelto…) e, poi, a ‘schifare’, letteralmente, le stesse liste ‘di partito’ che lo hanno scelto, poi ha iniziato una campagna elettorale incolore e insapore, in cui né c’è né si vede: uomo ‘freddo’ in una città ‘calda’.

Gaetano Manfredi

Gaetano Manfredi

E’ surclassato dal candidato dei giallorossi, Gaetano Manfredi, che – pure essendo un ex ministro e un ex rettore, ex capo della Crui – si sta dimostrando presente, sempre sul pezzo, attento a non compiere passi falsi né gaffes, persino empatico e piacevole nel presentarsi. E questo nonostante la ‘concentrazione’ di liste – e di candidati a sindaco – che la sinistra/sinistra, tanto per farsi del male e tanto per cambiare, gli ha squadernato contro: l’ex ‘re’ di Napoli, e ‘viceré’ della Campania, Antonio Bassolino, la candidata donna della ex lista di Luigi De Magistris (letteralmente ‘scappato’ dalla città), altri candidati di una sinistra extraparlamentare e radicale, minuscola, divisa, ma pronta a togliere voti e a dare fastidio a Manfredi a ogni passo. Forse Manfredi dovrà andare al ballottaggio, ma poi dovrebbe vincere, su Maresca, in scioltezza.

A Milano Bernardo, il ‘candidato con la pistola’, non piace, Sala, invece, è considerato una garanzia

Luca Bernardo

Luca Bernardo

Anche a Milano, la candidatura del medico ospedaliero Luca Bernardo si è rivelata subito un handicap, per il centrodestra, più che un surplus. Tra le polemiche sul ‘candidato con la pistola’ (portata fin dentro il suo ospedale…), la competizione al fulmicotone tra le liste di FdI e della Lega, che si sfidano all’ultimo sangue su chi dovrà avere la primazia della lista più votata (il direttore di Libero Vittorio Feltri capeggia quella di FdI, una donna quella della Lega: diciamo pure che, tra i due, non c’è gara…), la campagna elettorale di Bernardo non decolla.

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Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala

I milanesi – gente concreta e che vuole certezze – sembrano molto orientati a tenersi stretti il sindaco uscente, Beppe Sala, che gli ha portato l’Expò, le Olimpiadi invernali Milano&Cortina e quel po’ di glamour internazionale che, a Milano, piace sempre.
E questo nonostante le ambiguità politiche di Sala che un giorno dice di stare nel Pd, un altro giorno lo critica e dice che ne uscirà, un giorno dice che si iscrive ai Verdi, il giorno dopo si scopre che, in realtà, non lo ha mai fatto, e insomma mantiene quel tasso di ambiguità necessaria per farsi benvolere un po’ da tutti, compresi i milanesi moderati e un po’ ‘bauscia’. Potrebbe, Sala, vincere direttamente al primo turno oppure stracciare Bernardo al ballottaggio, senza dire del fatto che la candidata dei 5Stelle, Layla Pavone, è già a percentuali da prefisso telefonico come, del resto, l’M5s in tutto il Nord.

Solo Torino e Bologna appaiono già assegnate

Matteo Lepore

Matteo Lepore

A Bologna, poi, il candidato del centrosinistra, Matteo Lepore, assessore uscente della giunta guidata da Virginio Merola, ma soprattutto uomo dei ‘poteri forti’ della città (Unipol, Coop, etc.), dopo aver stracciato la ‘renziana’ Isabella Conti nelle primarie e dopo aver condotto una ‘pulizia etnica’ di tutti gli ex renziani che ancora militano nel Pd, rifiutandosi di candidarli – specie gli assessori Aitini e Gieri – perché avevano osato appoggiare la ‘nemica’ Conti, si trova a giocare come l’Italia contro la Lituania. Un ‘5 a 0’ già, e in partenza, facilmente pronosticabile, quello di Lepore, e già al primo turno, e non certo perché i 5Stelle, deboli a Bologna come un po’ ovunque, hanno deciso di ‘appoggiare’ la corsa di Lepore, contro il candidato del centrodestra.

fabio battistini

Fabio Battistini

Anche qui la Meloni e FdI si sono intestarditi su un uomo vicino alla destra, Fabio Battistini, di professione imprenditore, che non essendo ‘riconosciuto’ come candidato utile, e valido, dagli altrettanto concreti bolognesi, perderà in modo rovinoso.
In realtà, dato anche la ‘rottura’ avvenuta, e conclamata, tra gli ambienti moderati (commercianti in testa) della città e la sinistra del ‘partitone’ Pci-Pds-Ds-Pd, una scelta saggia sarebbe stata, per dire, quella di candidare Andrea Cangini, attuale senatore di Forza Italia, ex stimato e amato, in città, direttore del Quotidiano nazionale – Il Resto del Carlino, ma né la Meloni né Salvini né pezzi di FI locali hanno voluto sentire ragioni, perdendo così la possibilità, convergendo sul suo nome, forse non di vincere, ma almeno di giocarsela, in una città ‘rossa’ ma che, ormai, è diventata pure ‘bianca’.

stefano lo russo

Il candidato sindaco del centrosinistra, Stefano Lorusso

Solo a Torino, in buona sostanza, il centrodestra nutre speranze di vittoria. L’imprenditore – sceso in campo in splendida solitudine da tempo – Paolo Damilano, con l’appoggio della coalizione, prosegue da mesi una campagna elettorale serena e, persino, ‘modesta’, ma sicura, calma, financo low profile, esattamente come sono i torinesi… Dall’altra parte, il centrosinistra è debole, diviso come un campo d’Agramante: ha scelto, alla fine, dopo primarie dalla partecipazione risibile, di convergere sul capogruppo comunale uscente del Pd, Stefano Lo Russo, uomo grigio e d’apparato, che non emoziona e che ha, però, questo va detto, la difficoltà di correre in una città che di votare ‘a sinistra’ l’ha abbandonata da un pezzo. Invece, i 5Stelle, data la non ricandidatura della sindaca uscente, Chiara Appendino, hanno buttato nell’arena la consigliera comunale Valentina Sganga, pure lei inchiodata a percentuali risibili. Almeno a Torino, il centrodestra può farcela, anche se forse soltanto al ballottaggio.

valentina sganga m5s

Valentina Sganga

Infine, ci sarebbe Trieste, dove se la giocano il forte candidato, nei sondaggi, e sindaco uscente, Roberto Di Piazza, e il candidato del centrosinistra, Francesco Russo (uno dei pochi lettiani rimasti tali, negli anni…), che – da uomo mite ma coraggioso – sfida la destra in una città tanto bella e intellettuale quanto… di destra…
Forse, volendo essere ‘cattivi’, il centrodestra, le prossime amministrative, ‘vuole’ perderle, per produrre lo stesso, distorto, effetto ottico che, nel 1993, vide l’alleanza dei Progressisti capitanata dal segretario dell’allora Pdl Achille Occhetto vincere tutte le principali città d’Italia con i suoi sindaci (da Venezia con Cacciari a Roma con Rutelli, etc.) e, poi, illusa di vincere pure le politiche, correre al voto, che si tenne agli inizi del 1994, e perdere rovinosamente le elezioni politiche. Mutatis mutandi, potrebbe accadere lo stesso…

Elezioni amministrative 2021, i principali sondaggi

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Un simbolo dei sondaggi

Ma vediamo ora cosa dicono i sondaggi sulle comunali a pochi mesi dalle elezioni (si vota, come si sa, il 3 e 4 ottobre, per il primo turno, i ballottaggi si terranno 15 giorni dopo), consultando soprattutto il principale sondaggio uscito, in questi giorni, sui giornali, quello di consorzio ‘Opinio’ – RAI che raggruppa ben tre istituti di sondaggi: istituto Piepoli, istituto EMG e istituto Noto sondaggi.

ROMA. E’ in testa al primo turno il candidato del centrodestra, Michetti, dato tra il 29% e il 33% dei consensi. Seguono Gualtieri (PD) tra il 22% e il 26% e il sindaco uscente Virginia Raggi tra il 19 e il 23. A ruota c’è Calenda, dato tra il 15% e il 19%. Altri candidati stanno, tutti, al 5-9% mentre la quota di indecisi è valutata intorno al 16%.

MILANO. Sembra che Beppe Sala dovrà sudare poco per avere la meglio su Bernardo. Alcuni sondaggi danno addirittura in testa Bernardo, Demopolis invece vede Sala in leggero vantaggio con il 45% dei voti, seguito da Bernardo con il 40. Terzo Paragone con il 10%. Il consorzio Opinio-Rai vede Sala in testa, forte del 44-48%, Bernardo al 38-42%, la Pavone al 3-5%, surclassata da molti altri candidati ‘minori’, tra cui Paragone (8-12%) mentre gli indecisi sono ‘forti’ (al 20,3%).

TORINO. Il candidato del centrodestra, Damilano è dato favorito al primo turno (42-46%) mentre il candidato del centrosinistra Lorusso (39-43%) sarebbe favorito a ballottaggio perché la Sganga è data al 7-11%. Gli altri candidati sono al 4-8%, indecisi al 20%.

BOLOGNA. Matteo Lepore, candidato del centrosinistra, è avanti, forte dell’alleanza tra Pd e 5 Stelle con uno stellare 56-60% (e vittoria, quindi, al primo turno). Segue Battistini, scelto dal centrodestra, appena al 35-39%. Altri candidati al 4-8%, indecisi al 17,4%.

NAPOLI. Situazione analoga a Bologna, con il candidato di PD e 5 Stelle, Gaetano Manfredi, avanti e favorito per la vittoria, forse già al primo turno. Manfredi è dato al 42-46%, Maresca del centrodestra al 27-31% e Bassolino al 16-20%. L’assessora uscente, Alessandra Clemente, sponsorizzata dal sindaco uscente Luigi De Magistris è data a un buon 6-10%. Briciole agli altri candidati (0-3%) e indecisi alti (22.4%).