La ‘scuola cattolica’. Le ‘Connessioni’ di padre Occhetta e ‘dove è finito l’obolo di San Pietro?’

La ‘scuola cattolica’. Le ‘Connessioni’ di padre Occhetta e ‘dove è finito l’obolo di San Pietro?’

14 Settembre 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

“La scuola cattolica”… Le vivificanti e ‘sane’ ‘Connessioni’ tra Fede&Politica del gesuita padre Occhetta e il thriller di due giornalisti del Corsera: dove è finito “l’obolo di San Pietro”?

padre occhetta

Le vivificanti ‘Connessioni’ tra Fede&Politica del gesuita padre Occhetta

 

Nb.: questo articolo è stato scritto e pubblicato il 14 settembre 2021 in forma originale per il blog

 

“Ettore legge/5”. Due libri che parlano ‘di Chiesa’ (cattolica): il rapporto tra fede&politica nelle riflessioni acute di padre Occhetta e il libro su “l’obolo di San Pietro” di due giornalisti: dove sono finiti i soldi del Vaticano?

Ettore legge

Ettore legge

Per la nuova, quinta e penultima, puntata di “Ettore legge” parliamo di due libri che affrontano due temi molto diversi tra di loro ma in qualche modo anche ‘collegati’.

Il primo affronta l’antico e sempre valido e importante rapporto tra ‘fede&politica’, grazie all’ultimo libro di padre Francesco Occhetta, “Fede e Giustizia. La nuova politica dei cattolici” (Edizioni San Paolo, in edicola con il settimanale Famiglia Cristiana  a partire dal 16 settembre), in cui l’ormai ‘famoso’ – nel senso di noto anche al pubblico dei social e al pubblico televisivo – e brillante padre gesuita raccoglie 12 anni di studio e di esperienza nel campo sociale e politico e propone, come dice lui stesso, “diversi temi e un nuovo modello di formazione per ricostruire una classe dirigente” (un libro che, grazie alla cortesia dell’autore, qui anticipiamo prima che esca sia in libreria).

mercanti nel tempio

I mercanti nel tempio. Dove sono finiti i soldi dell’Obolo di San Pietro?

Col secondo parliamo di un argomento scabroso, che riguarda le ‘finanze’ del Vaticano, con il libro-inchiesta scritto da due giornalisti di economia e finanza del Corriere della Sera, Fabrizio Massaro e Mario Gerevini, “I mercanti nel tempio. Dove sono finiti i soldi dell’Obolo di San Pietro?”(Solferino editore, Milano 2021, 249 pp, 17 euro), già uscito.

 

Le quattro puntate precedenti della rubrica “Ettore legge”:

Ma ricordiamo qui, con un link alla categoria “Corner Books”, “I libri di Ettore”, i molti titoli già recensiti nella rubrica dall’incipit “Ettore legge”

La Chiesa è diventata una ‘minoranza’ e neppure tanto ‘creativa’: i cattolici italiani condannati all’irrilevanza?

Imma Battaglia

La leader dei diritti della comunità Lgbt Imma Battaglia

Parliamoci chiaro. Un po’ perché siamo in età di diritti Lgbtq+, ma anche di ‘impero’ del politically correct e pure della cancel culture, e quindi, se possono andare al macero le statue di Churchill e Colombo (Cristoforo), figurarsi di quale ‘pessima stampa’ può godere la Chiesa, sia sotto forma di Papato Universale che di vescovi. Infatti, ogni cosa – ‘santa’ o meno che sia – che fanno i ‘cattolici’ (papi, cardinali, vescovi, preti, fedeli, il famoso gregge) puzza, lontano un chilometro, di sacrestia, incenso (senza oro e mirra…) e di stantio lontano chilometri.

Benedetto XVI

Benedetto XVI

Sarà che siamo in un’epoca, ormai, ‘decristianizzata’, direbbe qualche intellettuale, in cui i cattolici sono – direbbe il papa emerito, Benedetto XVI, una ‘minoranza creativa’ (tradotto: non contano nulla e si sentono pure inutili e molto sotto assedio…).

Sarà che, volendola buttare in Politica, da quando è finita l’egemonia della Dc, meglio noto come il partito ‘dei cattolici’ (lo era, in realtà, anche il PPI di don Luigi Sturzo, non lo divenne mai, invece, il PPI post-1994 di Mino Martinazzoli, Pierluigi Castagnetti, etc.), il peso politico della Chiesa – quella universale e soprattutto quella nazionale, la Cei – è stata condannata, all’irrilevanza politica (al netto della singola ‘fiammata’ da interventismo cattolico della Cei di Ruini che guidò il residuo esercito di fedeli alla vittoria sul referendum sulla fecondazione assistita, 2005). Una irrilevanza, specie dopo il ‘tramonto’ della stagione dei movimenti (Cl, ma anche Acli, Mcl, Focolarini, etc), che fa sì che, ormai, quando la Chiesa ‘parla’ di faccende politiche interne, cioè nazionali, non se ne accorge quasi nessuno.

ddl zan

Ddl Zan

Certo, quando una nota della Santa Sede, che esplicitava la contrarietà del Vaticano al ddl Zan, in quanto violerebbe il Concordato Stato-Chiesa (firmato nel 1929 e modificato nel 1984) e i Patti lateranensi, molto se n’è parlato e discusso, ma in termini di ‘odiosa’ ingerenza delle ‘gerarchie’ nelle faccende interne di uno stato indipendente e sovrano (come se il Vaticano, dal canto suo, e per quanto piccolo, non lo fosse…), come se la Chiesa, e il Vaticano, fossero diventati un ‘orpello’ di un Paese ‘laicista’, più che ‘laico’. Una qualche eco l’ha avuta anche la recente visita del leader della Lega, Matteo Salvini,  al numero tre delle gerarchie vaticane, monsignor Gallagher, benedetta anche dal segretario di Stato, monsignor Paolo Parolin, ma si tratta di ‘fiammate’ momentanee. 

Che triste fine, per un Papato millenario che ha fatto la Storia dell’Europa e dell’Italia (anche impedendo, va detto, per secoli, la sua ‘unità’) e per ‘legioni’ di fedeli che, ormai, si sono ridotti, come i partecipanti alle feste dell’Unità del Pd, a un manipolo di vecchietti e di vecchine che ancora vanno a messa in chiese desolate e vuote.

Eppure, il Vaticano, e la Chiesa, ‘tirano’ ancora, fan parlare di sé, producono vampate polemiche come se, sul soglio di Pietro, sedesse Papa Pio IX o Papa Pio XII e come se il mondo cattolico fosse un coacervo di reazioni tradizionalisti e bigotti, famelici e avvelenati contro ogni ‘modernità’, ostili a ogni ‘modernismo’, refrattari al Progresso.

La ‘scuola (e la religione) cattolica’ sono davvero la sola fonte di ogni male, di ogni vizio, di ogni colpa italica?

la scuola cattolica di Edoardo Albinati

“La scuola cattolica” di Edoardo Albinati

Scorrendo, per dire, un romanzo, “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati (Rizzoli 2016), tornato agli onori delle cronache perché è diventato un film di Stefano Mordini (Warner Bros, 2021), dal titolo omonimo, entrambi assai discussi. “La scuola cattolica”, il libro (del film ancora non sapremmo dire) è ambientato a Roma, negli anni Settanta. Un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in poco tempo quel rifugio di persone rispettabili – e a la page – della ‘Roma bene’ viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell’epoca, il delitto del Circeo, che insanguinò non solo la Città eterna, ma anche le pagine dei giornali, delle tv (e, oggi, si sarebbe detto, dei social…) per anni, anzi decenni, fino ad arrivare sino a noi.

Nel suo romanzo, La scuola cattolica (un ‘mattone’ di 1.291 pp., Rizzoli 2016, vincitore del premio Strega) lo scrittore romano Edoardo Albinati, ambienta molte delle sue numerosissime digressioni nell’ambito di una Chiesa cattolica vista sempre come oppressiva e soffocante, matrigna e non madre: si interroga sul senso della religione e sulla figura di Gesù, Satana e di tutti i Santi.

Albinati riflette anche sull’educazione che gli è stata impartita, di cui ricorda la repressione sessuale subita dall’assenza di femmine (eccetto, sottolinea, la Vergine Maria a cui “l’Istituto San Leone Magno” da lui frequentato e sfondo del racconto del libro era devoto), la discriminazione che percepì più avanti provenendo da una scuola d’élite in cui si pagava una retta alta e l’educazione antiquata ricevuta in cui le materie erano subordinata all’insegnamento religioso.

L’idea che Albinati esprime in prima persona (essendo il romanzo autobiografico e fin troppo denso di verbosi interventi dell’autore) è che il cattolicesimo italiano sia stato un cattolicesimo fin troppo ‘particolare’ che ognuno ha interpretato a suo modo per trarne gli scopi più diversi e che sottende l’ipocrisia di quei preti che, con le loro regole ferree, dominavano il comportamento dei ragazzi pur pronunciando a parole sentenze di carità in difesa degli ultimi e dei più sofferenti.

Una pedagogia ‘cattolica’ che, per l’autore, non gli avrebbe dato gli strumenti per capire la radicale trasformazione sociale che si ebbe tra gli anni ‘60 e ’70 e poi ’80 e che non giovò certo al compagno più grande che fu tra i protagonisti del massacro del Circeo.

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Chissà, forse Fedez dedicherà una canzone al Ddl Zan

In pratica, è come se il massacro del Circeo fosse ‘colpa’ dell’educazione ‘cattolica’ e repressiva ricevuta. Un assurdo teorico e moralistico (questo sì) che neppure Fedez&co., oggi alfieri del ddl Zan contro la transfobia, oserebbero pensare, prima che dire, ma tant’è, ormai “le cose vanno così, come devono andare” cantavano i Csi, ex Cccp, il cui cantante, Giovanni Lindo Ferretti, padre del punk italiano, detto per incidens, a un certo punto della sua complicata vita si convertì alla fede cattolica e si ritirò nello stesso eremo e convento di don Giuseppe Dossetti, padre della ‘sinistra’ dc e di quel cattolicesimo sociale che tanto ha dato, al Paese, e ha contributo a renderlo forte, maturo, evoluto. Una storia, quella del cattolicesimo, variegata e sfaccettata, di cui si è però persa per strada, negli anni, grandezza e complessità, risultati e forza vitale, ma che non può certo essere ‘ridotto’ a una macchietta, come nel libro di Albinati.

 

“Perinde ac cadaver”. I gesuiti e l’azione politica in Italia

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Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc

 In un mondo, quello cattolico, ormai sempre più ‘povero’ di iniziative che sappiano parlare alla Politica – si aggirano, certo, partitini cattolici, dall’Udc di Lorenzo Cesa alla Dc di Rotondi, o esperienze che si richiamano a don Luigi Sturzo degli ex dem Beppe Fioroni e Lucio D’Ubaldo, un neo-PPI, nel centrosinistra, o il movimento di ‘Demos-Democrazia solidale’ della comunità di Sant’Egidio, ma parliamo di percentuali risibili – si staglia, con forza, il lavorìo ai fianchi del mondo giovanile messo in campo, da decenni, dai padri gesuiti, quelli che – come insegnava il loro fondatore, padre Ignazio di Loyola nel ’500, sono fedeli alla Chiesa come al Papa ‘perinde ac cadaver’.

Frati francescani

Frati francescani

Agli inizi degli anni Novanta, forzando su una tradizione che voleva uscire ‘da sinistra’ dalla crisi della Dc come alla crisi della Prima Repubblica e, dunque, dall’impegno politico ‘diretto’ dei cattolici, fu il tempo della scuola di Politica di padre Sorge e padre Pintacuda – ma anche di esperienze sociali e di laicato cattolico come le Acli, la Lega dei cattolici democratici, i Cristiano-sociali, etc. – poi vi fu un lungo silenzio, rotto solo dal pacifismo ‘irenico’ ed ‘ecologico’ dei frati francescani del Sacro convento e dall’interventismo ‘intermittente’ della Cei, ormai ritiratasi totalmente dentro se stessa. Oggi i padri gesuiti sono tornati a far parlare di sé e a ‘fare’ proposte politiche. Uno su tutti, si staglia in questo panorama, ed è la figura del giornalista, e padre gesuita, Francesco Occhetta.

 

Chi è padre Francesco Occhetta, gesuita e non solo

Chi è padre Francesco Occhetta, gesuita e non solo

Chi è padre Francesco Occhetta, gesuita e non solo

Impossibile parlare dell’ultimo libro di padre Occhetta, però, senza raccontare prima ‘chi è’. Classe 1970, novarese, una sorella e tanti nipoti, gesuita dal 1996, padre Occhetta, per paradosso, ha ‘scoperto’ la ‘vocazione’ alla Politica in anni precedenti alla sua ‘conversione’ religiosa, essendo stato, dal 1990 al 1995, consigliere comunale di un piccolo comune, Romentino.

Ignazio di Loyola

Ignazio di Loyola

Laureato in Giurisprudenza, ovviamente con tesi sulla Compagnia di Gesù e le sue ‘costituzioni’ – ed è inutile, qui, ricordare tutta la ‘letteratura’ sulla compagnia fondata da Ignazio di Loyola, su cui sono stati scritti centinaia di libri, fatti decine di film (Mission, ovviamente, il più famoso), redatti migliaia di articoli, senza dire, come si sa, del fatto che proprio l’attuale Papa è gesuita… – baccalaureato in Filosofia, con una originale tesi su “contrattualismo e neo-contrattualismo, da Rousseau a Rawls” (pensatori e filosofi che più ‘illuministi’ e ‘laici’ non si può immaginare), specializzato in diritti umani come in teologia, specializzato in teologia ‘morale’ alla Pontificia Università Gregoriana (tesi sui “Principi etici della Costituzione italiana”), giornalista prima pubblicista e poi professionista, impegnato nell’Ucsi (che raggruppa i giornalisti cattolici), redattore prima di Aggiornamenti Sociali e poi, soprattutto, della prestigiosa e storica rivista dei Gesuiti, “Civiltà cattolica” (quella che, come si sa, da quando esce, esce solo dopo l’imprimatur del Papa…), professore presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale, ma anche impegnato nel mondo del volontariato in carcere, al Centro Astalli, all’ospedale ‘Bambin Gesù’ di Roma, Occhetta è una personalità poliedrica che è un piacere ascoltare a messa, alla Chiesa del Gesù.

 

La sua creatura, ‘Connessioni’, fatta da giovani entusiasti

Comunità di Connessioni

Comunità di Connessioni

L’ultima ‘creatura’ della poliedrica e multiforme attività didattica, pedagogica, sociale, morale e, anche, politica, di padre Occhetta è una comunità di giovani e giovanissimi– tutti attivi, in gamba, pieni di rigore e, insieme, di entusiasmo – che si chiama “Connessioni” e le cui multiformi attività si possono scoprire al suo bel sito Internet https://comunitadiconnessioni.org. Sito che, ad agosto, mi ha fatto l’onore di chiedermi conto della situazione politica italiana, in un’intervista che trovate a questo link:

Tre interviste tre: Ettore Rosato (Iv, sull’attualità), Ermete Realacci (Symbola, sul clima) e al sottoscritto (per Connessioni)

“Il percorso di formazione politica – spiegano quelli di ‘Connessioni’ – offre ai giovani del nostro Paese un luogo di incontro, di confronto e di dialogo sulle sfide della società e della politica. Il nostro impegno è “pensare politicamente” i temi della democrazia alla luce dei principi costituzionali e dell’antropologia dell’umanesimo integrale”.

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Ciro Cafiero

Ogni anno, a Roma, Comunità di Connessioni organizza cinque incontri formativi e un incontro istituzionale, con cui termina il suo percorso annuale. “Nel corso degli anni – spiegano i ragazzi, presidente Ciro Cafiero, direttore padre Occhettaabbiamo avuto tanti ospiti di grande rilievo: ministri, esponenti della società civile e delle associazioni di categoria, magistrati, docenti dell’Università ed esponenti dell’associazionismo”.

La nostra proposta di formazione, oltre che a trasmettere competenze e strumenti di approfondimento, coltiva anche la dimensione spirituale per ritrovare un orizzonte di senso e le ragioni del proprio impegno” conclude la ‘Comunità’ di Connessioni. Incontri a cui la partecipazione è libera e gratuita (fino a massimo di 100 persone), basta un’e-mail da spedire a connessioni.formpol@gmail.com e una breve “lettera motivazionale”. Una realtà che, come ho avuto modo di vedere, è ricca, vivace, poliedrica e stimolante.

Un ‘balsamo’ per chi, come me, si occupa di ‘Politica’ di ‘Palazzo’, nefandezze comprese, mentre, tra i ragazzi di ‘Connessioni’, si respira tutt’altra aria: libera, aperta, di dialogo e parola, pur se, ovviamente, ‘cristianamente’ formata.

 

Padre Occhetta, autore dalla prolifica attività editoriale

Padre Occhetta, autore di prolifica attività editoriale

Padre Occhetta, autore di prolifica attività editoriale

Ma padre Occhetta è anche un autore di saggi, assai prolifico, oltre che, ovviamente, dotto e che produce sempre spunti e riflessioni stimolanti.

In “Ricostruiamo la Politica. Orientarsi nel tempo dei populismi” (Edizioni San Paolo, 2019), padre Occhetta si interroga sulle caratteristiche dei populismi europei e sulle riforme mancanti al Paese, ma anche su quale contributo possono dare i credenti e la Chiesa alla vita pubblica del Paese. Una ‘bussola’ per orientarsi, tra fede e politica.

In “Le politiche del popolo. Volti, competenza, metodo” (Edizioni San Paolo, 2020), Occhetta approfondisce le categorie di popolo e giustizia, di spiritualità e comunità applicate alla Politica per ‘offrire’ ai territori e alle diocesi un metodo formativo concreto, ormai collaudato con centinaia di giovani, quello di Connessioni, con al centro le politiche della città e politiche dell’Ue.

Mariella Enoc

Mariella Enoc

Poi, vi sono, nella sua prolifica produzione, saggi su alcune figure di gesuiti famosi e conosciuti (Ignazio di Loyola, Matteo Ricci) e meno (santi ‘veri’ e santi ‘laici’) fino all’ultimo libro uscito, “Il dono e il discernimento. Dialogo tra un gesuita e un manager” (Rizzoli, 2021), libro scritto a quattro mani con la manager Mariella Enoc, la donna che papa Francesco ha di recente confermato alla presidenza dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Lo stesso Bergoglio l’ha definito “una leonessa” e anche la stampa – nazionale e internazionale – ne parla spesso come di una “lady di ferro” e di una “donna tenace”. Formule che, però, ci restituiscono solo una parte della caratura umana e professionale di una delle più notevoli manager italiane in campo sanitario.

A emergere, nel libro scritto a quattro mani, tra aneddoti e immagini memorabili, è il profilo di una manager che è stata capace di non conformarsi alla cultura dominante che vede nel dirigente una persona chiamata solo a far quadrare i conti, a discapito di tutto il resto. Il risultato è un volume denso e avvincente, che riesce a offrire il contorno di una vita attraverso le scelte che l’hanno strutturata e le riflessioni che l’hanno ispirata per offrire al lettore la possibilità di interrogarsi su temi ‘umani’ e la vita ‘sociale’.

“Fede e Giustizia. Per un nuovo impegno dei cattolici”. Il nuovo libro di padre Occhetta ‘illumina’ e fa capire come dovrebbe orientarsi un nuovo movimento cattolico…

Fede e Giustizia. La nuova politica dei cattolici

“Fede e Giustizia. La nuova politica dei cattolici”

Ma è in “Fede e Giustizia. La nuova politica dei cattolici” (Edizioni San Paolo, Milano 2021, 158 pp., in edicola da giovedì con il settimanale Famiglia cristiana) che padre Occhetta squaderna un vero e proprio ‘progetto’ politico di impegno per i cattolici italiani che fa leva proprio sulla comunità di giovani che anima, ‘Connessioni’.

Tra riflessioni sulla leadership in politica, vista con l’occhio avvertito e lungo dei cattolici (e del gesuita…), riflessioni sulla “luce della Storia” che serve per ‘illuminare’ e interpretare il presente, arriva la pars costruens, dopo quella soavemente destruens, e cioè le ‘politiche’ per una nuova ‘formazione’ dei cattolici italiani che esce dalle ‘vecchie’ categorie del ‘centrismo’ politico (il vecchio Zentrum tedesco, la Dc, etc) per passare alla nuova proposta politica che vede nella scuola di ‘Connessioni’ il suo fiore migliore e che consiste nel non rimpiangere il ‘partito unico’ dei cattolici – ormai fuori tempo massimo – ma, nel riannodare il filo con il pensiero di Alcide De Gasperi (“pensare alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni”…), ritrovare la forza rigeneratrice di San Paolo (“spes contra spem”, la speranza contro ogni speranza) e tracciare le linee di un “nuovo impegno dei cattolici in Politica” che, anche alla luce dei rivolgimenti epocali causati dal Covid, possa rilanciare e rinnovare il monito di padre Bartolomeo Sorge, essere “lievito nella massa”, anche alla luce del nuovo impegno italiano in Ue, rifiutando ogni ‘adultescenza’ (il restare ‘eterni bambini’ in un modo terribilmente da ‘adulti’, severa ma stupenda parafrasi dei nostri tempi) e coniugare, nel ‘discernimento’, verità e libertà, legge e responsabilità, autorità e obbedienza, come la migliore tradizione dei gesuiti insegna, ovviamente al viatico delle encicliche e del pensiero di papa Francesco.

Roberto Ruffilli

Roberto Ruffilli

Con alle porte, ormai, le nuove ‘Settimane sociali’ che, ogni anno, la Cei indice per riflettere sullo ‘stato dell’arte’ della società italiana, e con – alle spalle – il ‘magistero’ laico di Mattarella e l’opera del  governo Draghi che sta conducendo l’Italia verso una nuova ‘rinascita’ economica – e, si spera, anche sociale – anche grazie ai fondi Ue del PNRR, la proposta politica di Occhetta si compone di vari fronti tra cui, non ultimo, la scelta di un sistema elettorale ‘non’ proporzionale ma per un sistema maggioritario a doppio turno (scelta ‘coraggiosa’, per i cattolici, storicamente affezionati al proporzionale puro), sulla falsariga delle considerazioni del politologo Roberto Ruffilli – poi barbaramente ucciso dalle Br nel 198? – nel suo “il cittadino come arbitro” e riprese, in parte, dal progetto di legge di riforma elettorale dei deputati dem Ceccanti e Parrini.

Un ‘centrismo’ politico si propone qui, per i cattolici, che però, per padre Occhetta, non vuol dire costruire un partito ‘di centro’ modesto, timido e balbettante, ma un movimento aperto, inclusivo e sfidante verso i poli attuali (centrodestra e centrosinistra) che, su vari temi, non soddisfano appieno le categorie politiche che ogni buon cattolico dovrebbe avere e affrontare e che un ‘luogo’ – spirituale, ma anche concreto e reale – come la comunità di ‘Connessioni’ crea e vivifica nell’azione politica quotidiana orientata e intesa, ovvio, in senso ‘cristiano’ e sociale.

Diventerà, questa ‘traccia’ delineata da Occhetta, un ‘partito’ politico? Non lo crediamo, ma potrebbe diventare sì – e ce lo auguriamo pure – uno ‘spazio’ aperto di confronto e di dialogo che gli attuali partiti, se vogliono sopravvivere al loro rapido, e quasi definitivo, ‘essiccamento’ sociale, e anche ‘spirituale’, dovrebbero certo attingere…

“L’inchiesta sull’obolo di San Pietro e i fondi riservati del Vaticano” dei giornalisti del Corsera Massaro e Gerevini

Massaro e Gerevini

Massaro e Gerevini

Per quanto riguarda, invece, il libro di Massaro (qui ‘confesso’ che si tratta di un amico personale e anche di lunga data…) e Gerevini, entriamo in tutt’altro campo, non quello della Chiesa cattolica e della sua missione educatrice ‘universale’ di pace, amore, carità, ‘fratellanza’, ma quello della Città del Vaticano, dei suoi ‘corvi’ e suoi ‘misteri’.

Marcinkus

Il famigerato cardinal Marcinkus

Un argomento su cui esiste, da tempo, una vasta ‘letteratura’ che parte dalle inchieste sullo Ior del famigerato cardinal Marcinkus, passa per i romanzi di Dan Brown e arriva fino a una serie di numerose inchieste di diversi giornalisti e scrittori (Gianluigi Nuzzi, Carlo Marroni, etc.) che hanno messo in evidenza il lato ‘nero’ di un potere e gli intrecci tra soldi, affari, massoneria e… – purtroppo, aggiungiamo noi – il Vaticano.

Papa Francesco

Papa Francesco

Perché, dunque, aggiungere un altro tassello a una storia che, onestamente, non brilla per ‘pulizia’, anche se molto, papa Francesco, ha fatto per ‘rimettere in ordine’ le finanze dello Stato della Città del Vaticano e compiere ‘pulizia’ interna?

Perché il libro di Massaro e Gerevini, con uno stile secco e serrato, che nulla toglie alla crudità del racconto, ma anche senza ‘pregiudizi’ anti-cattolici e ‘laicisti’, affronta temi assai scabrosi, ma con misura, precisione, fonti documentali.

Si parla, nel libro, di finanzieri spregiudicati, cardinali, monsignori, funzionari della Santa Sede e di centinaia di milioni di offerte dei fedeli svanite tra investimenti temerari e commissioni pagate a intermediari affamati. È, cioè, questa, la prima inchiesta giornalistica sui fondi riservati del Papa: dal ‘giallo’ dei duecento milioni di dollari per comprare un palazzo a Londra alle rivelazioni del banchiere segreto del Vaticano.

Un tesoro nascosto – scrivono i due autori – fuori da ogni controllo contabile e amministrato da un gruppo ristretto di alti prelati e fiduciari, raccolti dietro un’insegna burocratica, quella di ‘Ufficio Affari Generali della Segreteria di Stato’. Quanti soldi erano custoditi nei conti segreti, specie in Svizzera? Come sono stati gestiti? Dove sono stati investiti? In che mani sono adesso? Chi se n’è approfittato? Papa Francesco sarà davvero riuscito a imporre pulizia e trasparenza ai vertici del Vaticano?” si chiedono gli autori del libro che risalgono la corrente e – grazie all’accesso a fonti inedite e testimonianze di insider vaticani, documenti interni della Segreteria di Stato, carte dell’inchiesta penale vaticana, si mettono sulle tracce di vicende sorprendenti come gli ‘affari’ con Lapo Elkann o il finanziamento del film su Elton John, i fondi a Malta, il salvataggio di una università in Giordania, un ‘piccolo’ broker che tiene in scacco la Santa Sede, lo scontro frontale tra Ior e Segreteria, costruendo una trama che sembra quella di una fiction televisiva.

“Dove sono finiti i soldi delle offerte del Papa?”

monsignor Angelo Becciu

Monsignor Angelo Becciu

E’, dunque, a questo interrogativo che provano a rispondere i due giornalisti del Corriere della Sera Mario GereviniFabrizio Massaro, nel libro-inchiesta “I mercanti nel tempo – inchiesta sull’obolo di San Pietro e i fondi riservati del Vaticano” (Solferino, Milano, 249 pp, 17 euro). Gerevini e Massaro ricostruiscono dall’origine la vicenda deflagrata con lo scandalo della compravendita del palazzo di Sloane Avenue a Londra da parte della Segreteria di Stato e finita al centro di un’inchiesta dei magistrati vaticani – quella su monsignor Angelo Becciu. Un processo che si è aperto il 27 luglio scorso (aggiornato, poi, al prossimo 5 ottobre) nella sala polifunzionale dei Musei Vaticani, allestita per l’occasione ad Aula di Tribunale, per il cardinale Giovanni Angelo Becciu e ad altri nove imputati – tra prelati, funzionari della Santa Sede e manager esterni – per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato vaticana, scaturito proprio dalle indagini sull’acquisto del palazzo di Sloane Avenue 60, a Londra, e poi allargatosi anche ad altre vicende.

In discussione ci sono reati che, a vario titolo, vanno dal peculato all’appropriazione indebita, dalla corruzione all’estorsione, su cui il cardinale si preannuncia “sereno” ma che vede tre giudici terzi esterni (tra cui l’ex procuratore capo di Roma, Pignatone) e il Vaticano ‘parte civile’, ma che sta facendo tremare le mura d’Oltretevere.

musei vaticani

Una sala dei Musei Vaticani

Tornando al libro, si tratta della prima inchiesta giornalistica sui fondi riservati del Papa, gestiti male e curati peggio, dal giallo dei duecento milioni di dollari per comprare gli ex magazzini Harrod’s alle rivelazioni del banchiere segreto del Vaticano.

Al centro dell’inchiesta, appunto, sta l’Obolo di San Pietro “il tesoro nascosto”. Era ora che qualcuno provasse a fare un po’ di chiarezza. Perché se, ormai da anni, gli affari del Vaticano occupano periodicamente le cronache giudiziarie– una storia infinita di cui si conoscono soprattutto i protagonisti: monsignori la cui vera vocazione è quella del broker, cardinali ormai sospesi a divinis che però poi celebrano messa – faccendieri cui dovrebbe essere vietato l’ingresso in sagrestia e che invece entrano ed escono dal Vaticano – restano alcuni enigmi ancora oggi ancora insoluti.

“Fare in modo che gli scandali emergano”…

scandali vaticano

“Fare in modo che gli scandali emergano”…

Il fatto che Massaro e Gerevini non siano cronisti della giudiziaria ma due esperti di banche e finanza permette di capire che si tratta di qualcosa di diverso rispetto quanto si è già letto sui giornali. In realtà, “I mercanti nel tempio” non è solo un’inchiesta. E’ soprattutto il racconto di una vera e propria indagine vissuta giorno per giorno in prima persona. Non senza colpi di scena come segnalazioni anonime che arrivano su indirizzi email riservati o incontri semiclandestini con informatori la cui attendibilità risulta subito da prendere con le pinze. Sì, senza dubbio è un’inchiesta ma ha un po’ il ritmo ben più gradevole del film poliziesco. E come per un film poliziesco non si può svelare chi sono le vittime e chi i colpevoli. Si rovinerebbe la sorpresa del finale. Ma, dopo aver letto “I mercanti nel tempio”, si possono fare alcune – amare – riflessioni.

papa francesco

Gli intrighi finanziari del Vaticano sono ormai endemici e ricorrenti

Gli intrighi finanziari del Vaticano sono ormai endemici e ricorrenti. Si potrebbe far tesoro del Vangelo secondo Matteo secondo cui è bene che gli scandali emergano (oportet ut scandala eveniant), ma a condizione, almeno dopo, di porvi rimedio.

Ma purtroppo, dallo IOR agli investimenti immobiliari a Londra, ogni volta che scoppia il ‘caso’, ci si limite ad allontanare qualche prelato o funzionario usando il rito del capro espiatorio, poi tutto sembra ricominciare come prima. Fino ad oggi. Con il processo a Becciu e la promessa del Papa – questo straordinario, eccezionale, Papa attuale – si spera che, davvero, si faccia una vera ‘pulizia’, dentro il Vaticano. Non foss per dare più forza a chi, come i gesuiti di padre Occhetta, lavorano invece, in modo pulito, onesto e genuino, per tenere alta la bandiera della fede e del suo ‘diritto’ di occuparsi di ‘politica’…