Comunali/3. Bologna ‘la rossa’, e non più ‘grassa’, resterà tale. A Trieste la sfida è aperta ma il centrodestra parte in vantaggio

Comunali/3. Bologna ‘la rossa’, e non più ‘grassa’, resterà tale. A Trieste la sfida è aperta ma il centrodestra parte in vantaggio

26 Settembre 2021 2 Di Ettore Maria Colombo

Comunali/3. Bologna ‘la rossa’, e non più ‘la grassa’, resterà tale. L’uomo del ‘partitone’, Matteo Lepore, avrà la meglio, probabilmente già al primo turno, sull’inesistente candidato del centrodestra, Fabio Battistini. A Trieste, invece, la sfida è aperta tra il lettiano Francesco Russo e l’uscente Roberto Dipiazza, anche se il centrodestra parte in discreto vantaggio

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Elezioni comunali

 

Nb. questo articolo è stato pubblicato, in forma ridotta, sul sito Tiscalinews.it il 26 settembre 2021

 

Prosegue il mio viaggio personale per ‘Tiscali’ nelle città al voto

comunali tiscali

Prosegue il viaggio di Tiscali nelle città al voto

Prosegue il viaggio di Tiscalinews.it nelle città italiane al voto. Dopo aver analizzato la ‘gara delle gare’, quella nella capitale d’Italia, Roma (articolo uscito il 19 settembre 2021), e le due sfide nella ex ‘capitale’ del Regno d’Italia’, Torino, e nella (presunta) capitale ‘morale’, Milano (articolo uscito il 24 settembre), affrontiamo ora due sfide che possono apparire ‘minori’ (Bologna e Trieste), ma che non lo sono, mentre chiuderemo presto questo piccolo ‘viaggio’ nelle città e regioni al voto con la città di Napoli e con le elezioni regionali in Calabria, mentre in un altro articolo affronteremo il tema del ‘come si vota’ (legge elettorale e scheda elettorale) e i busillis legati a voto&pandemia (i cittadini devono presentarsi ai seggi muniti di Green Pass o tamponi, ma perché scrutatori e presidenti di seggio, invece, non devono esibirli?) ci occuperemo in altri articoli seguenti a questo. Ricordiamo anche che, negli ultimi 15 giorni di campagna elettorale, ormai agli sgoccioli, non è più possibile avvalersi dei sondaggi di opinione: gli ultimi noti sono nell’articolo del 16 settembre.

Qui i link agli ultimi articoli usciti finora sull’argomento delle elezioni amministrative: 

1. La sfida nella capitale d’Italia, Roma, con la sua sfida ‘a quattro’: 

Roma caput monnezza… La sfida a quattro nella Capitale dall’esito già scritto. Vincerà Gualtieri

2. La sfida nella ex capitale del Regno, Torino, e nella (ex) capitale ‘morale’, Milano: 

Comunali/2. Si vota a Torino e Milano. A Milano l’esito è scontato (rivincerà Sala), a Torino è incerto (ballottaggio sicuro)

3. Gli ultimi sondaggi in vista del voto alle amministrative: 

 L’ultimo sondaggio, quello di Noto. Comunali, il centrosinistra è avanti ovunque, il centrodestra arranca dappertutto

4. La posta in gioco alle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre 2021 viste ‘lato’ centrodestra: 

“Il terzo segreto di Fatima”. Il centrodestra ha ‘deciso’ che le amministrative le vuole perdere…

5. La posta in gioco alle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre viste ‘lato’ centrosinistra:

Guida al voto delle amministrative/1. Bentornato bipolarismo e centrosinistra in clamoroso vantaggio

 

comunali bologna

Una città che era ‘grassa’ e oggi è solo triste
(Basilica di S. Luca)

 

Bologna arrogante e papale, Bologna la rossa e fetale” la descriveva, e la cantava, il Sommo Poeta, Francesco Guccini, si appresta a svolgere le più inutili elezioni comunali della sua storia che, affonda, in quanto a comune, al Medioevo. La città  Romando Prodi come del cardinale Zuppi – ex prete di strada, berretta rossa grazie a papa Francesco – ma anche la città di Lucio Dalla, Gianni Morandi, Stadio, Carboni, Stato sociale e molti altri (Guccini non è bolognese), insomma una città che mischia l’alto e il basso, il sacro e il profano, l’Università più antica del mondo e i locali universitari più alla moda e, ancora, impregnati di cultura guachiste intelletto’, del Circolo della Caccia e dei suoi tortellini come delle birre consumate fino a notte al Pratello, del Pci che, qui, faceva e disfaceva mondi e carriere come pure del cattolicesimo democratico elitario e persino di un fascismo becero, violento, cattivo, oltre che di un cattolicesimo a tratti reazionario, è diventata una città più triste e opaca che vivace e intraprendente. La gara a sindaco rispecchia con fedeltà la mutazione genetica di una città ‘grassa’, Bologna, quanto spenta, invecchiata quanto bolsa.

Una ‘gara’ alla carica a sindaco di fatto inutile e sonnacchiosa…

Una ‘gara’ alla carica a sindaco di fatto inutile

Una ‘gara’ alla carica a sindaco di fatto inutile

Una gara che, di fatto, non esiste, tra un candidato sindaco che non c’è, l’imprenditore destrorso Fabio Battistini, voluto e imposto da Giorgia Meloni, e un candidato di centrosinistra che ‘c’è’ fin troppo, Matteo Lepore. Uomo del ‘partitone’ rosso che, a Bologna, ancora conta e pesa, legato alla vecchia – e mai dismessa – filiera che, sgranata come un rosario, si declina così: Unipol-Coop-Arci-Anpi, Lepore è assessore uscente della giunta guidata da Virginio Merola. Il sindaco uscente che, dopo due mandati, neppure volendo (e, sotto sotto, pur volendo), si sarebbe potuto ricandidare. Lepore ha prima sconfitto la ‘renziana’ e ‘forestiera’ (due atout imperdonabili, a Bologna), perché sindaco di San Lazzaro, paesone alle porte della città, Isabella Conti, in modo netto e privo di appello (59,6% a 40,4%). Una macchina schiacciasassi, Lepore, che però godeva dell’appoggio del Pd locale e nazionale.

 

La vittoria alle primarie di Lepore in stile Kgb e le ‘epurazioni’…

La vittoria alle primarie di Lepore in stile Kgb

La vittoria alle primarie di Lepore in stile Kgb

Il guaio è che, dopo, le ha sbagliate tutte e solo l’inesistenza e l’inconsistenza del suo avversario, Battistini, gli permette di andare verso una fin troppo facile vittoria, molto probabilmente già al primo turno. La prima mossa di Lepore è stata ‘l’epurazione’ di tutti gli (ex) renziani che, alle primarie, avevano avuto l’ardire di sostenere la Conti, la quale, capita la mala parata, non si è candidata ma neppure si è schierata contro, restando leale all’esito delle primarie (perse): gli ex assessori, cioè suoi ‘compagni’ in giunta, Aitini e Gerli sono stati ‘segati’, cioè non ricandidati, e come loro tutti i democrat ‘sospetti’ e ‘in odore’ di renzismo. Una operazione chirurgica, stile Kgb dei ‘bei’ tempi del Pci, cui però – va detto – gli ex renziani, oggi raccolti sotto le insegne di Base riformista, non hanno opposto che qualche flebile protesta, flatus vocis.

Ora, è vero che, come dice Romano Prodi, che “alle primarie deve scorrere il sangue”, il che è pure effettivamente accaduto, il guaio è quando ‘il sangue’ continua a scorrere pure dopo le primarie.

Romano Prodi

Romano Prodi

Certo è che, nella città che ha ospitato la Festa nazionale del Pd (di fatto, un piccolo, grande, insuccesso di pubblico, specie ai dibattiti, ‘animati’ da pochi vecchietti presenti in sala…) e che ha avuto una storica e nobile tradizione di comunismo ‘emiliano’ (voleva dire, in buona sostanza, essere ‘rossi’ fuori e ‘bianchi’ dentro: comunisti nel nome, ma riformisti e realisti nella sostanza), il cui unico interprete è rimasto l’attuale presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini (non a caso assai lontano dalla filiera di Merola-Lepore), per i dem che non si dichiarano apertamente ‘comunisti’, o che non si producono in auto da fé, le strade e le candidature restano tutte sbarrate.

 

Tutti gli errori, volontari e non, delle Sardine e del loro leader

Movimento delle Sardine

Le Sardine

Poi, Lepore ha infilato, nelle liste dem, come ‘indipendente’, il leader delle Sardine, Mattia Santori, che si è prodotto in una serie di gaffe (alcune gustose, altre dannose) impareggiabili: ha attaccato gli ex renziani del Pd a testa bassa (e fin qua, ci sta), si è ritirato in un eremo, invece di fare campagna elettorale, quasi schifato da essa, ha lanciato l’idea dello “stadio del fresbee”, etc., e infine, appena l’altro ieri, ha fatto il capolavoro.

Mattia Santori

Mattia Santori

Santori ha dapprima pubblicato un video, girato in via Saragozza, per denunciare la situazione del traffico, ma, quando gli è stato fatto notare che l’aveva ripreso andando sulla corsia preferenziale in contromano, lo ha cancellato dai suoi social. Una doppia gaffe, e una risata che lo seppellisce. 

 

Lo ‘strappo’ tra Lepore e il mondo prodiano: il caso Grandi…

Matteo Lepore

Matteo Lepore

Un gesto goffo che fa il paio con uno drammatico e che ha prodotto il ritiro dalla corsa, addirittura, del capolista di Lepore. Infatti, di pochi giorni fa è la notizia del ritiro di Roberto Grandi dalla corsa a Palazzo d’Accursio, ritiro che ha aperto una grossa ferita nel centrosinistra bolognese. L’ex prorettore, ad oggi capolista per Lepore, che nel 2020 era alla guida del mezzo che investì la bicicletta del 18enne Matteo Prodi, pronipote dell’ex premier Romano Prodi, ha deciso mercoledì scorso di farsi da parte: anche se eletto, si dimetterà subito dal consiglio comunale. Un gesto di rispetto per la famiglia del ragazzo, deceduto in seguito all’impatto, dopo che il cugino, Lorenzo Prodi, aveva giudicato “inopportuna” la candidatura di Grandi. Ma anche un segnale che, a Bologna, città di Romano Prodi, come di Beniamino Andreatta, trentino di nascita ma bolognese d’adozione e da poco ricordato in pompa magna da Mario Draghi in persona, “chi tocca i fili (familiari) ‘muore’…”.

CHI TOCCA I FILI MUORE

“Chi tocca i fili” ‘muore’

Lo strappo creato dal passo indietro del professore massmediologo fatica a rimarginarsi. Matteo Lepore ha riconosciuto a Grandi un grande valore e ripreso la campagna elettorale, come se niente fosse successo. Dall’entourage di Prodi assicurano che nessun problema politico si è creato tra il Professore e il candidato del Pd. Lepore, che dice di aver fondato la sua Fabbrica del programma in omaggio all’Ulivo, assicura di mantenere buoni contatti con l’ex premier, ma insomma non è stato di certo un bel vedere e la ‘freddezza’ di Prodi, sul candidato, si percepisce.
Senza dire del fatto che molti esponenti della ‘Sinistra’ chiedono a Grandi di ripensarci e che, dunque, anche dopo il voto, sarà un problema, la – sicura, in quanto è il capolista – sua elezione.

Lepore vincerà, ma che pena e che gara inutile, a Bologna

Rosalba Carbutti

Rosalba Carbutti – ll Resto del Carlino

Morale, come scrive la collega Rosalba Carbutti, su Il Resto del Carlino, il giornale ‘leader’ della città, “Nella città rossa, come ancora qualcuno la chiama, il centrosinistra ha il vento in poppa. Letta è venuto più volte per abbracciarlo e il favorito, in campo da un anno, studia da sindaco da dieci visto che ha fatto due mandati a Palazzo d’Accursio e ha battuto sul campo la Conti. Simbolicamente, per i bolognesi di fede Pd ortodossa, ha respinto l’avanzata renziana”.

fabio battistini

Fabio Battistini

Del resto, il rivale, Fabio Battistini – nota la Carbutti – non solo è partito svantaggiato (qui il Pd alle Regionali prese il 40%), ma si è pure dovuto arrangiare con una campagna lampo a causa di un estenuante tira e molla dei partiti del centrodestra. Lui, che rivendica il suo civismo di imprenditore cattolico, appoggiato da Lega, Fd’I, Forza Italia, Popolo della famiglia e la civica ‘Bologna ci piace’, per ora ha lanciato alcune proposte choc, come spostare il vanto di Lepore, il cinema più bello del mondo di Piazza Maggiore, e pure l’Università, fuori dal centro”.

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Il senatore di Forza Italia Andrea Cangini

Il centrodestra avrebbe potuto candidare proprio l’ex direttore del Carlino e del Qn, oggi senatore di FI Andrea Cangini, ma veti incrociati tra Lega-FdI-FI hanno fatto sfumare una scelta civica e moderata che avrebbe attratto consensi specie al centro, ‘sguarnito’ dal ritiro della Conti. Senza dire che la scelta di Lepore di legarsi mani e piedi all’alleanza con gli ‘inutili’ – nel senso di assai ininfluenti e ridotti a percentuali minime, in città – 5Stelle e di spostarsi tutto ‘a sinistra’ (che, però, invece ancora conta, con le sue liste), ha sì messo insieme un po’ tutti, ‘stile Ulivo’ – una coalizione a sette teste che spazia dal Pd ai socialisti che corrono con Volt, alla sinistra-sinistra (Coalizione civica ‘Coraggiosa’ – Art. 1), Verdi, M5s, più la lista del sindaco e della Conti, ha lasciato insoddisfatti e inconsolabili molti ‘ambienti’ moderati (commercianti, industriali, ceti borghesi).

Meloni Salvini

I due ‘gemelli diversi’ della destra italica – Meloni e Salvini

Il centrodestra ha provato a lanciare fuochi d’artificio con i leader nazionali che sbarcano in città. Ma la discesa in campo di Matteo Salvini (due volte sotto i portici) e di Giorgia Meloni serve più per affermare la leadership nel centrodestra che provare ad arginare Lepore.
Battistini, difatti – scrive sempre la Carbutti all’ultima incursione del leader leghista si è fatto ‘di nebbia’ (espressione bolognese per intendere ‘eclissato’, ndr.). E chissà se presenzierà al comizio della leader di Fratelli d’Italia. Forza Italia, non essendo riuscita a far candidare il senatore Cangini come sindaco, punta al risultato minimo: rientrare a Palazzo d’Accursio” (sic).

 

Gli altri candidati alle comunali di Bologna, i ‘nanetti’…

Gli altri candidati alle comunali di Bologna

Gli altri candidati alle comunali di Bologna

Ma alle Comunali bolognesi non ci sono solo Lepore e Battistini. Otto in tutto sono i candidati, compreso il ‘No Vax’ Andrea Tosatto (Movimento 3 V), Luca Labanti(Movimento 24 agosto) e ben tre liste di sinistra-sinistra. Come da tradizione, non si sono messe d’accordo e così Rifondazione gioca alla Sinistra Unita con il Pci candidando una ex grillina (Dora Palumbo), il Partito comunista dei lavoratori balla da solo con Federico Bacchiocchi (spuntato a sorpresa) mentre Potere al popolocandida l’agguerrita Marta Collot, portavoce nazionale di Pap, che ha come capolista lo scrittore Valerio Evangelisti. C’è, infine, pure un terzo polo, con l’ex Pd, ex Fd’I, ex FI, Stefano Sermenghi, appoggiato anche da Italexit di Paragone (no vax e no-Euro).

 

Gli ultimi sondaggi pubblicati su Bologna da You trend

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Sergio Cofferati, ex leader della Cgil

Andasse davvero come dicono i sondaggi, sarebbe la vittoria più netta di sempre a Bologna, almeno da quando i sindaci si eleggono direttamente. Persino meglio di Sergio Cofferati, nel 2004, col suo 57,4% di ‘riscatto’ dall’onta di Giorgio Guazzaloca, primo sindaco di centrodestra nel dopoguerra sotto le Due Torri (1999). Matteo Lepore non solo vincerebbe al primo turno, secondo il sondaggio YouTrend per il gruppo Gedi, ma raggiungerebbe subito il 60,1%, in vantaggio di quasi trenta lunghezze sul civico del centrodestra, Fabio Battistini, che arranca al 32,5%. Un successo che premia l’alleanza giallo-rossa Pd-M5S, con l’M5s seconda forza, all’8,1% e un Pd che sfonda il 40,1%, arrotondando pure il 39% delle Regionali che incoronarono Bonaccini nuovo governatore.

Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend

Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend

Ma il direttore di YouTrend, Lorenzo Pregliasco, raffredda la febbre da laboratorio giallo-rosso: “grossa parte del successo di Lepore dipende da un buon giudizio sul governo della città perché Merola chiude dieci anni di mandato infatti sfiorando il 70% di giudizi positivi“. E poi perché “Bologna fatica a essere modello, visto che è una città diversa da tutte le altre. È almeno 20 punti più ‘a sinistra’ del resto del Paese”. Insomma, l’alleanza del Pd con l’M5s sarebbe ‘inutile’, anche se, dice Pregliasco, “il M5S potrebbe intestarsi di esser stato ‘quasi’ determinante per la vittoria al primo turno. Senza l’8,1% del M5S Lepore sarebbe al 52% col ballottaggio a rischio”.

Resta invece l’incognita della sinistra-sinistra. Tutte le altre cinque liste in appoggio a Lepore sono infatti stimate all’11,2%, ma dentro questo dato ci sarebbe anche Coalizione Civica, la lista (promossa anche dalla vicepresidente della regione, Elly Schlein) che nel 2016, da sola, prese il 7%, e che ora vorrebbe superare il 10%. Così come tutto da scoprire è il risultato della lista civica sponsorizzata da Isabella Conti, infarcita di ex renziani dem.

Elly Schlein

Elly Schlein

Il centrodestra è più impegnato nella competition interna, con Fratelli d’Italia che s’avvicina sempre di più alla Lega, che nella promozione del suo candidato. Il partito della Meloni starebbe, in città, all’11,9%, con un balzo di quasi dieci punti dal 2,4% delle scorse comunali, ma resterebbe alle spalle del partito di Salvini, che conserva il 16,3%: in calo dalle Regionali, quando a Bologna raggiunse il 18,4%, ma in forte crescita su cinque anni fa, quando era al 10,3%. La rilevazione di YouTrend valuta poi una partecipazione al voto del 60% circa, in linea con quella di cinque anni fa, “Ma il rischio di una smobilitazione dell’elettorato di centrodestra – ammette Pregliasco senz’altro c’è. Se la partita è chiusa, molti potrebbero restare a casa”. Bologna, la ‘ex’ dotta, ormai si può dire ‘la sonnacchiosa’.

Trieste, è davvero una vittoria ‘impossibile’ per il centrosinistra?

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Trieste, vittoria ‘impossibile’ del centrosinistra

Per un di quegli ‘accidenti’ della Storia patria che possono accadere solo in un Paese ‘matto’ come l’Italia la sola competizione, nelle sei grandi città – nonché tutti capoluoghi di regione – che andranno al voto il prossimo 3 e 4 ottobre, in cui il centrodestra dovrebbe godere di vittoria ‘sicura’ è il capoluogo della Venezia-Giulia, la città di Trieste, dato che in tutte le altre città il centrodestra o ha già la sconfitta ‘in tasca’ (Milano, Bologna, Napoli), o stenta da morire (Roma, con serio rischio di perderla, alla fine) o se la gioca all’ultimo voto, ma trema (a Torino).

 

La vittoria (scontata?) del sindaco uscente, Roberto Dipiazza

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La vittoria (scontata?) del sindaco uscente

Merito, in realtà, il successo già quasi acquisito, da parte del centrodestra, più che della coalizione, del sindaco uscente, Roberto Dipiazza. Imprenditore di professione, una vita in Forza Italia, partito da cui è uscito in anni lontani, ‘fascistone’ nei modi e nel piglio con cui governa la città, si ricandida a nome di una lista civica (più Lega-FdI-FI-etc-) e sembra avere, così dicono i sondaggi, vita assai facile sul candidato di un centrosinistra che, qui a Trieste, avrà anche governato, con Riccardo Illy, ma che ormai è ridotto ai minimi storici da anni.

 

Lo sfidante Francesco Russo, un lettiano ‘hombre vertical’

Francesco Russo

Francesco Russo

Il candidato che, come don Chisciotte contro i mulini a vento, ha deciso di provarci comunque è il mite Francesco Russo. Un uomo tutto d’un pezzo, quadrato, serio, perbene. E anche uno dei pochi ‘ex’ lettiani che, ai tempi, quando l’allora premier Enrico Letta venne defenestrato (da Renzi) da palazzo Chigi, invece di tradirlo – come fecero praticamente tutti i lettiani, teoricamente ‘fedelissimi’ al leader (inutile farne i nomi, Letta se li ricorda, anche se, ormai, li ha ‘riabbracciati’ quasi tutti…) e passare armi e bagagli altrove, rimase quello che era, un lettiano, cioè un moderato civico ed ex margheritino (a differenza di Enrico Letta, diventato invece un gauchiste iper-radicale…), Russo è rimasto lettiano, ‘nonostante’ Letta…

sinistra

Enrico Letta

Forse è stato il carattere – squisito e generoso – forse il passato che non passa – Russo fu il direttore di ‘360’, la prima scuola di politica fondata da Enrico Letta, e poi lo seguì ovunque – forse un senso di ‘cavalleria’ e rodomontico che, raro in politica, alligna in uno come Russo, certo è che, tra i lettiani fedeli, rimase solo lui, Franz, il triestino. Triestino lo è anche Ettore Rosato, oggi secondo di Renzi dentro Italia Viva, nonché vicepresidente della Camera, ma altri triestini di livello politico nazionale non ve ne sono.

Chi sono i candidati a sindaco e le loro liste a sostegno

roberto dipiazza

Roberto Dipiazza

Il sindaco uscente, Roberto Dipiazza, cerca il suo quarto mandato ricandidandosi a Trieste in quota centrodestra. Dipiazza, infatti, è già stato primo cittadino del capoluogo per due mandati consecutivi (dal 2001 al 2011) e poi di nuovo dal 2016 a oggi. Il suo sfidante diretto è Francesco Russo, che guida una coalizione di centrosinistra sostenuta, tra le altre liste, dal Partito Democratico e da Italia Viva. Il Movimento 5 Stelle, invece, ha candidato Alessandra Richetti ex presidente della VI circoscrizione del Comune.

Roberto Dipiazza. Il sindaco uscente di Trieste è stato il primo ad annunciare la candidatura. Imprenditore nel settore alimentare e da sempre nelle fila del centrodestra, Roberto Dipiazza è a caccia del suo quarto mandato. Negli anni ’90 ha aderito a Forza Italia da cui è fuoriuscito nel 2013, mentre oggi concorre alla carica di sindaco a capo di una lista civica che porta il suo nome. A sostenerlo, anche le liste di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi con l’Italia e Cambiamo Trieste.

Francesco Russo. Il centrosinistra, invece, schiera Francesco Russo. Il docente universitario e consigliere regionale Pd del Friuli è stato anche senatore per il Pd. Russo è molto vicino al segretario nazionale dem Enrico Letta e il suo nome ha incassato l’appoggio anche di Italia Viva. Oltre a PD e IV, la coalizione che lo sostiene è formata dalle liste Punto Franco, Trieste 21-26, Slovenska Skupnost, Uniti per un’Altra Città, Socialisti, Cittadini, Partito Pensionati e Partito Animalista Italiano.

Alessandra Richetti

Alessandra Richetti

Alessandra Richetti. A Trieste non è stato raggiunto un accordo tra il centrosinistra e il M5S che alle elezioni amministrative corre da solo con la sua candidata, Alessandra Richetti. Un successivo appoggio, tuttavia, non sarebbe da escludere in caso di ballottaggio. Attualmente presidente della sesta circoscrizione della città, Richetti è tecnico informatico presso l’Università di Trieste.

 

I candidati minori nella corsa a sindaco di Trieste

Tiziana Cimolino

Tiziana Cimolino

Tiziana Cimolino. L’area di sinistra esprime anche un’altra candidatura. Si tratta di Tiziana Cimolino, sostenuta da Sinistra in Comune e della lista dei Verdi di cui è leader per il Friuli-Venezia Giulia. Medico e da anni impegnata in movimenti per la difesa del territorio e delle persone più fragili, Cimolino è stata consigliera di circoscrizione e consigliera comunale di Forum Acqua bene comune.

Franco Bandelli

Franco Bandelli

Franco Bandelli. Tra i candidati civici nella partita elettorale di Trieste c’è Franco Bandelli. L’imprenditore si è sempre collocato nell’area di centrodestra. Bandelli, infatti, è stato esponente di Alleanza Nazionale con cui è diventato consigliere comunale nel 2001, mentre nel secondo mandato del sindaco Dipiazza è stato il suo assessore con delega ai Lavori pubblici.

Riccardo Laterza

Riccardo Laterza

Riccardo Laterza. Anche il più giovane candidato di Trieste si presenta con una lista civica. Adesso Trieste è il simbolo che sostiene il 28enne Riccardo Laterza. Impegnato in politica dal 2016, quando ha fondato il gruppo Tryeste, Laterza è ricercatore universitario politiche e pianificazione territoriale.

Aurora Marconi

Aurora Marconi

Aurora Marconi. Una sola lista per la candidata sindaca per Trieste Verde. Una carriera da traduttrice e interprete, poi l’impegno politico: Marconi è oggi consigliera della settima circoscrizione di Trieste. Al centro del sua campagna elettorale ci sono le questioni ambientali.

Arlon Stok

Arlon Stok

Arlon Stok. Podemo è la lista civica che appoggia la candidatura del 36enne Arlon Stock. Designer industriale, lavora in un’azienda locale e in passato ha diretto per 3 anni un’organizzazione no-profit. Con la sua candidatura a sindaco, Stock propone il rilancio ‘internazionale’ della città.

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Ugo Rossi

Ugo Rossi. Tra i giovani c’è anche Ugo Rossi, il candidato 30enne sostenuto dalla lista del Movimento 3V. Ingegnere, specializzato in materia ambientale, è anche presidente dell’associazione Hemp Revolution con cui si occupa di promozione sociale sul territorio. La lista ‘3G’ è pure no-vax…

Giorgio Marchesich

Giorgio Marchesich

Giorgio Marchesich. È un esponente dell‘indipendentismo triestino il candidato sindaco Giorgio Marchesich, sostenuto dalla lista della Federazione del Territorio Libero di Trieste. In passato, ha già avuto esperienze politiche prima come consigliere provinciale, poi come consigliere comunale tra il ’93 e il ’97, quando ha ricoperto l’incarico di presidente dell’assise cittadina per qualche mese.

 

Gli ultimi sondaggi su chi vincerà le elezioni comunali a Trieste

Gli ultimi sondaggi su chi vincerà a Trieste

Gli ultimi sondaggi su chi vincerà a Trieste

A contendersi la vittoria, dunque, sono la coalizione di centrodestra e il centrosinistra. La prima, in sostegno del sindaco uscente Roberto Dipiazza e la seconda del dem Francesco Russo.
Il mancato accordo con il Movimento 5 Stelle e la presenza di diversi candidati minori nell’area di sinistra potrebbe essere fatale già al primo turno per la coalizione di centrosinistra, anche se non si può escludere un eventuale ballottaggio. Gli ultimi sondaggi, pubblicati, davano in testa Dipiazza con una percentuale di voti che oscilla tra il 47% e il 51%. A seguire, Russo che otterrebbe tra il 34% e il 38% dei consensi. La candidata pentastellata, Alessandra Richetti, invece, si fermerebbe tra il 4% e l’8%. In caso di secondo turno, il sostegno di M5S e di altri candidati civici minori, potrebbe, però, azzerare il vantaggio che vede favorito Dipiazza (sperem…).

 

Una città mitteleuropea quanto ‘di confine’, il ‘non luogo’ Trieste

Una città mitteleuropea quanto ‘di confine’

Una città mitteleuropea quanto ‘di confine’

Tanti i problemi che vive una città come Trieste. Tra i problemi c’è, da subito, che provare a sostenere che Trieste– città dalle nobili e colti tradizioni austroungariche, di cui conserva un gusto retro’ nei modi degli abitanti e del vivere – sia, non solo formalmente, ma ‘politicamente’, e pure ‘storicamente’, il capoluogo di tre ‘regioni’ in una (il Friuli, terra di montanari, asini e alpini, la Venezia, ormai risucchiata da Venezia, e la Giulia, terra di confine con la Slovenia oggi, con la ex Jugoslavia ieri), cioè di tutto quello che di ‘furlan’ e non c’è in quel luogo da ‘Altrove’ che compone quelle terre e che, sulla carta, si chiama Friuli Venezia-Giulia (non a caso la sola regione italiana che porta un triplo nome e cognome…), è – se lo dici in Friuli – una sorta di bestemmia. Almeno in casa dei friuliani doc che non riconoscono a Trieste nulla più che il suo essere una sorta di ‘non luogo’ amministrativo, mentre ritengono la loro ‘capitale’ qualsiasi altra (Udine, per dire), ma non certo gli odiati triestini, i quali, tanto per capirsi, se la sono sempre scampata da tutte le tragedie capitate ai furlan (la Grande Guerra, l’emigrazione, la fame, il terremoto).

Del resto, che Trieste sia un ‘non luogo’ politico, oltre che geografico, lo dimostrano, da secoli, la storia e la letteratura. Città di porto e di mare, in una terra tutta chiusa tra le sue valli e montagne, città di confine in una terra dai ‘confini’ (interni) assai diversi, città mitteleuropea, colta e raffinata in una regione che, di raffinato, ha poco, il Friuli si ‘riconosce’ in Trieste come un milanese si può riconoscere in Roma o un sardo in Sicilia: semplicemente, non c’azzecca nulla.

trieste 1

Trieste

Eppure, per Trieste, liberata nella prima guerra mondiale dall’Impero austroungarico – sotto il quale i triestini vivevano benissimo, ricchi e felici – e riconquistata, pezzettino dopo pezzettino, dopo la Seconda, quando per dieci anni fu città ‘libera’ ma posta sotto amministrazione ‘controllata’ dagli anglo-americani, pur se con la menomazione dell’Istria e della Dalmazia (le famose terre irredente che accesero la fantasia e l’azione di D’Annunzio e dei suoi legionari di Fiume, come pure però la bieca retorica fascista), tanto si è combattuto e tanto sangue fu versato, nelle due Guerre Mondiali come nei dopoguerra. Lontana dall’Italia, come da Roma, anni luce, la città dello scrittore Italo Svevo (nome d’arte di Ettore Schmitz), Bobi Balzen, Claudio Magris, per non dire di Umberto Saba e James Joyce, e molti altri letterati che ‘annusano’ un’altra patria, “il mondo intero”, non certo la piccola ‘Italietta’, Trieste ha visto cantieri navali di pregiata fattura, il re di un caffè che è stato persino sindaco (Riccardo Illy) e generazioni di colti e raffinati intellettuali che andavano a bere drink al Caffè degli Specchi, con una saudade che sapeva più di Lisbona del Mediterraneo che di città italica, comprese le ex repubbliche marinare. Sarebbe bello vincesse Russo, che del Poeta, per quanto politico – ma un politico ‘riluttante’ – ha la tempra e l’animo, ma finirà per vincere Di Piazza.