NEW!!! Quel ‘comunista’ di Scelba… Il centrodestra ‘non’ vuole applicare la sua legge, nel Pd riescono a trasformare la Meloni in ‘vittima’

NEW!!! Quel ‘comunista’ di Scelba… Il centrodestra ‘non’ vuole applicare la sua legge, nel Pd riescono a trasformare la Meloni in ‘vittima’

12 Ottobre 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

NEW!!! Sullo scioglimento di Forza Nuova, il governo “sta riflettendo”, dice il premier Draghi. Nel frattempo, il Parlamento discetta su (inutili, pleonastiche, spesso insulse, vuote e retoriche, come quelle della destra) mozioni di indirizzo al governo che non servono, di fatto, a nulla, se non a rinfocolare la discussione tra fascismo e antifascismo, neofascisti neri e anarchici rossi che interessa solo storici, politologici e giuristi. Ma i No Pass e No Vax, oltre ai fascisti vecchi e nuovi, sono il pericolo ‘vero’: da loro possono arrivare nuovi problemi e guai, per l’ordine pubblico, in vista del ‘Green Day’ del 15 ottobre, come i portuali di Trieste…. In ogni caso, volevate sapere del dotto e ‘poco ‘storico’ dibattito parlamentare? Eccolo, pur per sommi capi. Segue l’articolo ‘su Scelba&dintorni’ aggiornato.

Nb: una parte dell’articolo è stato pubblicato sul Quotidiano Nazionale ale il 13 ottobre 2021

Il governo ‘attende’ la magistratura che ‘attende’ “Forza Nuova”. Intanto neofascisti, portuali e matti vari stanno per bruciare, di nuovo, l’Italia in vista del 15 ottobre…

Studenti in corteo a Torino, bruciata la gigantografia di Draghi

Una gigantografia di Mario Draghi data alle fiamme dagli studenti che stanno manifestando in corteo a Torino, 11 Ottobre 2021. Davanti alla sede del Miur, in corso Vittorio Emanuele, è stata bruciata anche una bandiera dell’Europa, Torino, 11 ottobre 2021 ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

Il governo Draghi ha messo a lavorare i tecnici (giuristi e costituzionalisti di fiducia: non lo dicono neppure agli amici, ma ci sono il professore Francesco Clementi e il deputato dem Stefano Ceccanti) per capire come procedere allo scioglimento di Forza Nuova, anche senza una sentenza della magistratura, ma – sempre il governo – preferibilmente auspica che la procura di Roma prenda presto provvedimenti e decisioni tali da ‘spianargli’ la via per lo scioglimento (la Procura di Milano, invece, fa orecchie da mercante e fa sapere che “la situazione è sotto controllo con i normali mezzi di polizia”) e tutto questo mentre la manifestazione dei portuali – di Trieste e non solo – promessa per il 15 ottobre, a Trieste e in altre piazze, rischia di incendiare ancora di più il clima che, nel Paese, non è certo dei migliore, specie tra i lavoratori privi di Green Pass, la cui obbligatorietà è prevista che entri in vigore proprio a partire dal prossimo 15 ottobre. 

La “via maestra” che suggerisce la legge Scelba è, in ogni caso, quella di decretare lo scioglimento di un movimento/partito neofascista solo ‘dopo’ la sentenza di un magistrato. Si può operare anche senza, ma non è mai stato fatto, nei tre casi in precedenza. Draghi, a domanda, risponde che attende questo: “C’è una sentenza della magistratura che sta lavorando. Noi stiamo riflettendo. Vedremo il da farsi”

Qui un articolo di Claudia Fusani, pubblicato oggi sul sito Tiscalinotizie.it che, invece, sostiene che lo scioglimento di Forza Nuova potrebbe arrivare con effetto immediato: 

https://notizie.tiscali.it/politica/articoli/Forza-nuova-sciolta-subito/

Intanto, però, il caso Forza Nuova arriva in Parlamento. Mercoledì 19 ottobre la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, riferirà sugli scontri di sabato prima alla Camera e poi al Senato. Il 20 ottobre, a Palazzo Madama, si discuteranno le quattro mozioni presentate da Pd, M5s, Leu e Italia viva per chiedere al governo lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste in base alla legge Scelba (la n. 645 del 1952). E, lo stesso giorno, il 20 ottobre, ci sarà analoga discussione alla Camera, dove le mozioni sono altrettante (quattro). Ma in entrambi i rami del Parlamento ad arrivare ‘primi’ sono stati i democrat – presi, ormai, dal sacro fuoco dell’antifascismo militante (una ‘riscoperta’ degli ultimi mesi, abbandonato per anni), cui gli altri partiti di ‘sinistra’ (LeU, M5s, etc) e centristi si sono solo accodati.

radiografia politica

La radiografia politica dei gruppi nel Parlamento oggi

La ‘corsa’ alle mozioni in Parlamento e un dibattito finto, para-ideologico, stucchevole e para-storiografico…

Solo che la divisione tra le forze politiche scoppia subito, diventa palese, e stavolta corre lungo il ‘vecchio’ asse destra/sinistra e pure fascismo/antifascismo, persino dentro e fuori quello che, ai tempi della Prima Repubblica, si chiamava ‘arco costiuzionale’ tra chi era antifascista e chi no. Il centrodestra annuncia una mozione “contro ogni violenza e totalitarismo” e si chiede perché il Pd non voglia sottoscriverla. I democrat, neo antifascisti doc, ribattono che “qui si sta discutendo di Forza Nuova e di neofascisti, non di altro. Se non vi è chiara la ‘matrice’ fascista ve la spieghiamo noi”.

Sento – ribatte il leader della Lega, Salviniche c’è qualcuno che vuole mettere fuori legge forze politiche, ma chi parla di fascismo deve ricordarsi che proprio il fascismo nacque mettendo fuori legge chi non la pensava come loro”. Per Salvini, improvvisato professore di Storia contemporanea, “fascismo e comunismo sono stati sconfitti dalla storia, non tornano più”. Giorgia Meloni, dopo le polemiche relative alle sue parole sulla “matrice” degli scontri (la Meloni non sapeva, o non voleva sapere, quale fosse, sta’ benedetta ‘matrice’, come se Forza Nuova fosse priva di colore…), ammette che a Roma si può parlare di “fascismo” (evviva!) ma respinge ogni accusa di ambiguità sul tema. “A Roma – sottolinea la presidente di FdI – era Forza Nuova, certo, una matrice fascista, a Milano erano anarchici, di matrice antifascista. La violenza è sempre violenza o va condannata solo da una parte?”.

Per Forza Nuova, aggiunge la Meloni, “la legge italiana dice che la competenza sullo scioglimento di organizzazioni eversive o contrarie all’ordinamento è del Viminale, con o senza la magistratura. Se ci sono gli strumenti per scioglierla, che la sciolgano! Ma il precedente di votare a maggioranza nel Parlamento lo scioglimento di organizzazioni che stanno fuori dal Parlamento è un precedente che non avallo”. Insomma, la Meloni è antifascista a modo suo: alcuni fascisti sono cattivi, altri ‘buoni’ (vecchia, furba, teoria, quella del fascismo ‘buono’ che tanti lutti ai liberaldemocratici degli anni 20 addusse). 
Per il segretario del Pd, Enrico Letta, però, tali parole rappresentano una sorta di “equilibrismo” opaco: Perché Salvini e Meloni non riescano a condannare e basta” la violenza fascista “senza fare distinguo o dire ‘ma anche’?” la domanda. “Mi ha colpito molto – dice Letta, cogitabondo – il dibattito tra chi dice no alla violenza squadrista, ma no anche ad altro, e mi suscita angoscia e tristezza”.

Povero Enrico, “è triste” (eppure ha appena conquistato uno scranno in Parlamento: ora è ‘onorevole’). Magari dovrebbe intristirsi pure per le corbellerie dette – e mai rimbrottate – dal suo vicesegretario, Provenzano, che è riuscito a trasformare la Meloni in una ‘vittima’ della propaganda antifascista. Oppure per un antifascismo a ‘corrente alternata’ che il Pd – figlio spurio del Pci-Pds-Ds, partitone che aveva tanti difetti, ma che sull’antifascismo non cedeva mai, di un millimetro – ha tenuto, negli anni. 

“Il passato che non passa” (neppure tra i partiti politici) e la bislacca riproposizione della teoria dell’arco costituzionale (casomai, nella Prima repubblica, il partito davvero escluso era il Pci)

Il Duce ovvero Benito Mussolini

Il Duce ovvero Benito Mussolini

In Parlamento, dunque, fioccano le mozioni parlamentari su fascismo/antifascismo come se fossimo a un seminario ‘storiografico’ sulla sorta d’Italia, in un ‘passato che non passa’. Quello che riguarda la storia d’Italia. Presentate da praticamente tutte le forze politiche (Pd-LeU-M5s-Lega-FdI), è comunque su di esse che si accende lo scontro politico. Va detto che si tratta, appunto, di mozioni parlamentari e non di proposte di legge (che c’è già, ed è la legge Scelba), ma solo di come applicare quella legge.

E va anche detto anche che tutte le mozioni, fioccate, in due giorni, sia alla Camera che al Senato (a vincere la gara è stato, lunedì, il Pd), non verranno discusse prima del 20 ottobre. Subito dopo, cioè, che la titolare degli Interni, la ministra Lamorgese, avrà risposto all’informativa urgente sugli scontri e le devastazioni di sabato scorso. Tocca anche dire che la divisione, tra i vari gruppi, corre lungo un arco – politico e costituzionale – ‘antico’ e che riporta in auge i tempi della Prima Repubblica, quelli in cui vigeva la teoria – mai formalizzata, dal punto di vista politico, ma solo politologico, epperò concreta del cd. “arco costituzionale”. In pratica, tutti i partiti che avevano fatto la Resistenza e scritto la Costituzione (e pure votato per la Repubblica, contro la Monarchia) potevano governare – in pratica, dalla Dc fino al Pci, passando per demolaburisti, liberali, repubblicani, azionisti, socialisti – mentre quelli che, queste cose, non le avevano fatte, anzi vi erano contrari (fascisti e monarchici) no, non potevano.

Ora, qui anche i giovani dirigenti dem che si piccano di conoscere la Storia patria, non la raccontano giusta. Infatti, durante la Prima Repubblica, la teoria dell’arco costituzionale era una fictio iuris: il Pci – tranne nei governi ‘eccezionali’ di Cnl, dal 1945 al 1947, per tre governi, ma tutti a guida De Gasperi – non governava mai, le Sinistra unite neppure. Stavano, poco serenamente, all’opposizione. Non a caso, la unica teoria politica seria e valida era la conventio ad excludendum la quale, in buona sostanza, diceva che tutti i partiti politici ‘democratici’ potevano governare, solo il Pci NO: era ritenuto, né più né meno, ‘democratico’ sul piano formale, ma ‘antidemocratico’ e ‘sovversivo’ sul piano sostanziale. Lo stesso Pci visse l’adozione della legge Scelba tra mille sospetti, paure, fastidi…: temeva gli si potesse rivoltare contro. Insomma, i comunisti erano sempre sul ‘chi vive’, timorosi di poter finire, di nuovo, ‘fuori legge’,  come durante il fascismo, come succedeva, contestualmente, nella Grecia dei colonnelli o nella Spagna di Franco. E, quando ‘governarono’ (sempre tre anni, durante i governi di ‘solidarietà nazionale’, delle astensioni o ‘della non sfiducia’, tutte e tre le volte votando o meglio astenendosi -sui tre governi a guida Andreotti) lo fecero per ‘interposto organo costituzonale’: il Pci, all’epoca, ‘governava’ la Camera, con Ingrao e poi Jotti, ma neppure il Senato, non certo con ministri, sottosegretari, etc. che non avevano (il compromesso storico, il sogno di Enrico Berlinguer, e la politica dell’inclusione di Aldo Moro è tutt’altra storia, spezzata). 

Resta che la teoria dell’arco costituzionale – ma a metà, un po’ come voleva lui, a la carte – l’ha risollevato, dopo essere stato sepolta dalla Storia, il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano, che ha deciso, in perfetta solitudine, che FdI “non ne fa parte”, procurandosi l’ira funesta della Meloni, che lo accusa di voler “sciogliere l’opposizione”. Nel Pd si è fischiettato e fatto finta di niente, ma in tanti si son messi le mani nei capelli.

“Volete voi sciogliere Forza Nuova? Sì, no, forse… ma vogliamo ‘sciogliere’ pure No-Tav, anarchici, centri sociali!”. La tartufesca Destra italiana vuole ‘annacquare’ le mozioni, ma soprattutto non riesce a fare ‘pace’ con la storia d’Italia e con il fascismo…

Berlusconi Salvini Meloni

Berlusconi Salvini Meloni

Non che il centrodestra aiuti la sinistra nel dimostrare un piglio e cipiglio democratico. Infatti, tornando all’oggetto del dibattito parlamentare (lo scioglimento di Forza Nuova) si vede subito come da una parte si pongono i partiti ‘eredi’ della tradizione antifascista (Pd-LeU-Iv-centristi, ma anche i 5Stelle, e questa è una novità) che chiedono lo scioglimento sic et simpliciter di Forza Nuova, come di tutte le altre organizzazioni di stampo neofascista, giudicandole, di fatto, “eversive dell’ordine costituzionale che è antifascista nella sua radice”. Dall’altro lato, si pone, invece, il centrodestra, stavolta compatto: Lega e, soprattutto, Fratelli d’Italia (erede diretto di An, ma pure e soprattutto dell’Msi, quello di Giorgio Almirante, repubblichino che servì, non pentito, Mussolini fino alla Repubblica di Salò e oltre), ma anche – e questa è di certo una novità – Forza Italia. Partito che, con Silvio Berlusconi, sembrava aver abbracciato un’impostazione antifascista netta (chi si ricorda il suo 25 aprile ad Onna con l’Anpi?).

I tre partiti del centrodestra chiedono, invece, nelle loro mozioni, la condanna “di ogni violenza e di ogni totalitarismo”, sulla falsariga di mozioni presentate, e votate, dentro il Parlamento europeo. I problemi, in merito a queste, però, sono due. Le violenze le ha compiute una organizzazione di chiaro stampo neofascista (Forza Nuova), già più volte condannata e perseguita per le sue violenze, sempre di matrice neofascista (come pure, peraltro, Forza Nazionale, poi sciolta, Casa Pound, etc.). Inoltre, appunto, l’ultimo dei rari casi (solo tre) di scioglimento di un movimento para-fascista (Fronte Nazionale, gli altri due furono Ordine nuovo e Avanguardia nazionale, ma negli anni Settanta), avvenuto sulla scorta della Scelba, è stato fatto nel 2000, ma la Scelba ha colpito, non a caso, sempre e solo ‘a destra’. In buona sostanza, mai la legge Scelba è stata usata per sciogliere partiti o organizzazioni della sinistra extraparlamentare, eversiva e/o persino armata (Br, Nap, Ao, Lc, etc.) semplicemente perché la Scelba non lo prevede di ‘chiudere’ o ‘vietare’ organizzazioni ‘di sinistra’.

La Scelba – e, tantomeno, la Mancino (legge del 1990 che condanna l’odio razziale e antisemita) – non servono, all’uopo, neppure volendo. Ma se anche per sciogliere formazioni di destra neo-fascista sarebbe meglio sempre farlo previa sentenza di un giudice, come si legge proprio sempre nella legge Scelba, il centrodestra pensa di potersi dimostrare ‘creativo’ punendo e sciogliendo, anche a sinistra (anarchici, rossi, etc). Non a caso, il governatore della Liguria, Toti, dice che “sarebbe meglio ripassare Costituzione, leggi e Parlamento. Non si scioglie un partito senza la sentenza di un giudice”. Già, vero. Peccato che il centrodestra vorrebbe ‘sciogliere’ anche quello che non può, la sinistra comunista. Certo, è stato – per lungo tempo – il suo sogno, è comprensibile, ma dovrà pur farsene una ragione.

Oppure, possono vincere le elezioni, prendere il Potere e introdurre una nuova legge Salvini-Meloni che dica così: “sono vietate tutte le organizzazioni con finalità eversive e terroristiche di ispirazione comunista, neocomunista, anarchico-insurrezionalista, socialista, liberal-democratica, azionista, popolare. Sono tollerate tutte le medesime organizzazioni di matrice nazista, fascista e neofascista. In fondo, ‘so ragazzi’….”.. 


“Dallli addosso a quel ‘comunista’ di Scelba!”… Il centrodestra ‘non’ vuole applicare la sua legge, ma un pezzo della Sinistra riesce nell’abile impresa di trasformare la Meloni in ‘vittima’ del Sistema. Le difficoltà giuridiche (serve una sentenza) che si presentano per sciogliere Forza Nuova in base alla legge Scelba del 1952 e come ovviare al problema

Nb: questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2021 su “Luce!”, portale sui temi della coesione, inclusione e diversità sociale, del gruppo Quotidiano Nazionale

https://luce.lanazione.it/quel-comunista-di-scelba-il-centrodestra-non-vuole-applicare-la-sua-legge-mentre-un-pezzo-della-sinistra-trasforma-la-meloni-in-vittima/

Una classe politica sempre ‘un passo indietro’ al Paese reale. Piccola premessa sulle follie del neofascismo

roma

Una classe politica sempre ‘un passo indietro’ al Paese reale. Piccola premessa sulle recenti follie del neofascismo italico

Dato che la classe politica italiana è sempre un passo indietro rispetto a quanto accade nel Paese, neppure nel caso del rigurgito di un vero e pericolo estremismo di destra neo-fascista – oltre che di rabbia anti e no Green Pass, no-vax, etc. – riesce a ‘sintonizzarsi’ con quanto oggi accade in Italia, figuriamoci a stare ‘un passo avanti’.
Ma procediamo con ordine e inquadriamo il tema, anche se, va premesso, il ginepraio legislativo e costituzionale è assai complesso (e controverso), quindi toccherà essere, tra le tante, assai noiosi.
Come si sa, le violenze di piazza che hanno messo a soqquadro il centro di Roma sabato, con tanto di raid ‘squadristico’ alla sede della Cgil, in via corso d’Italia – uno di quegli atti che sembra preso, paro paro, da una cronache delle violenze delle squadracce fasciste contro le Camere del Lavoro e contro le sedi dei partiti antifascisti – agli inizi degli anni Venti, agli albori di quella che diventerà il regime fascista e antecedenti (1921-1992) o simultanee rispetto alla marcia su Roma (1922) e all’instaurazione della dittatura fascista (1922-1925, leggi fascistissime) – ha messo al centro dell’attenzione del governo come del Parlamento – già lunedì è stato presentata una mozione in merito dal Pd, cui si sono, tanto per cambiare, accodati i 5Stelle – la possibilità/necessità di sciogliere, d’imperio, Forza Nuova e altre simili organizzazioni di estrema destra. Il che, però, come vedremo, non è cosa facile, tanto che lo stesso palazzo Chigi ha ‘messo al lavoro’ una squadra di giuristi e costituzionalisti perché le leggi attuali, che pure ci sono (la legge Scelba del 1952, che vieta la ricostituzione del partito fascista, e la legge Mancino del 1991 che condanna l’odio razziale) ‘non bastano’. Entrambe, cioè, non sono, sufficienti ad ovviare al ‘problema’ e, in ogni caso, abbisognano, in via ordinaria, di una sentenza della magistratura per poter operare, soprattutto nel caso di applicazione della Scelba, il che vuol dire che bisogna ‘attendere’ che arrivi la – assai auspicata, nei palazzi della Politica – sentenza della magistratura a fare da ‘sponda’.
Ma se le leggi fanno le leggi, ma come le pentole non fanno i ‘coperchi’, la Politica – tanto per cambiare – sbarella e non si dimostra all’altezza né sul fronte del centrodestra né al centrosinistra.

I chiari segnali lanciati contro i ‘neri’ da Draghi e da Mattarella

Mattarella Draghi

I chiari segnali lanciati contro i ‘neri’ da Draghi e Mattarella

Ieri, da Palazzo Chigi e dal Quirinale, sono arrivati due messaggi che vanno letti insieme. Di mattina Mario Draghi ha reso omaggio alla sede della Cgil, presa d’assalto dai violenti No Green pass di sabato, abbracciando Maurizio Landini in una visita irrituale, di persona mentre i sindacati – quelli confederali, tutti – hanno convocato a Roma una manifestazione in solidarietà alla Cgil per sabato prossimo, il 16. Iniziativa sindacale che già suscita le proteste del centrodestra perché cade a ridosso dei ballottaggi che si terranno nei giorni seguenti e che, secondo loro, ‘inquina’ il silenzio elettorale.

mattarella a berlino con angela merkel

Mattarella a Berlino con la Merkel

Sergio Mattarella, che si trovava in visita ufficiale a Berlino, ha spiegato in modo chiaro agli osservatori europei: Il turbamento c’è, la preoccupazione no. Si è trattato infatti di fenomeni limitati, che hanno suscitato una fortissima reazione dell’opinione pubblica” (il che, però, a dirla tutta, non è che proprio appare così vistosa, la ‘fortissima’ reazione dell’opinione pubblica…).

sinistra

Enrico Letta

Eppure, la polemica tra i partiti è molto, anzi fin troppo, vivace e, oggettivamente, fuori sincrono. Enrico Letta, come ripetuto oggi a la Stampa, vorrebbe che si sciogliesse Forza Nuova. Ma un tweet “scivoloso” del vicesegretario del partito Provenzano è stato interpretato da tutto il centrodestra, come poi vedremo, come un tentativo di mettere “fuori legge” Fratelli d’Italia. Così, ieri, in serata, una telefonata fra Berlusconi, Meloni e Salvini ha sancito una linea comune: se si decide per una legge, si deve estendere lo scioglimento a tutte le formazioni eversive, estremiste e violente. Tutte, comprese, dunque, quelle ‘comuniste’ (peccato che i comunisti italiani la Costituzione italiana abbiano contribuito a scriverla, i fascisti no), ‘anarchiche’, ‘terroristiche’ ed ‘eversive’ di ogni foggia e colore…

Studenti in corteo a Torino, bruciata la gigantografia di Draghi

Una gigantografia di Mario Draghi data alle fiamme dagli studenti che stanno manifestando in corteo a Torino, 11 Ottobre 2021. Davanti alla sede del Miur, in corso Vittorio Emanuele, è stata bruciata anche una bandiera dell’Europa, Torino, 11 ottobre 2021 ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

Diversi giornali, Stampa compresa, inoltre, riportano la foto in prima pagina dei manifestanti dei comitati di base a Torino che bruciano l’immagine di Draghi in piazza. E da quelle parti nessuno ha dimenticato l’appoggio dei 5 Stelle alle violenze dei No Tav in Val di Susa. Insomma, ‘questo o quello per me pari sono’, dice il centrodestra, nascondendo il problema del rigurgito neofascista.

no vax no mask

I tentativi di infiltrazione dell’estrema destra e il pericoloso ‘ribellismo’ delle gang giovanili

A proposito di allarme, infine, il Viminale – dopo i vistosi ‘buchi’ nell’ordine pubblico che hanno caratterizzato le manifestazioni di sabato scorso, buchi che, però, sono ‘colpa’ di Questore e Prefetto di Roma – studia le mosse per i prossimi giorni che non saranno proprio una passeggiata. Infine, nelle chat dei No Green pass si registra un tam tam per un crescendo di azioni sempre più violente che mettono nel mirino giornali e giornalisti, nuova&antica ‘bestia nera’ della galassia della destra radicale come dei movimenti no-vax. Resta che le risposte dei partiti sono inadeguate.

Il centrodestra, di fatto, si rifiuta di applicare la legge che porta il nome di un noto campione dell’anticomunismo, Mario Scelba…

Scelba Mario

Il centrodestra, di fatto, si rifiuta di applicare la legge che porta il nome di un campione dell’anticomunismo, Scelba…

Infatti, di fronte alle violenze di sabato scorso, contro la sede della Cgil (e non solo: dopo gli assalti alla sede della Cgil e a Montecitorio, sabato notte è scoppiato il caos anche al pronto soccorso del policlinico Umberto I di Roma), e mentre il governo e il Parlamento si apprestano a varare un provvedimento di scioglimento di Forza Nuova(responsabile, non da sola, delle violenze e di un ‘nuovo squadrismo’ davvero inquietante), il centrodestra si rifiuta di applicare – proponendo di scrivere una nuova leggecontro tutti i movimenti estremisti di destra e di sinistra”, contro Forza Nuova e organizzazioni simili (Fronte Nazionale, Casa Pound, Militia Chiristi, etc.), una legge – la ‘legge Scelba’ (la numero 645/1952) – che vieta l’apologia di fascismo e la ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del disciolto Pnf (partito nazionale fascista). Atti che vengono qualificati come reati in una legge scritta e introdotta da Mario Scelba, storico ‘campione’ dell’anticomunismo.

Giorgia Meloni

La leader di Fdi Giorgia Meloni

Una posizione, quella del centrodestra – il quale, sul punto, ha ritrovato la compattezza perduta – che fa a pugni con ogni ragionevolezza (politica, giuridica e costituzionale) e, anche, con il volere del governo Draghi e direttamente del premier.

Meloni Lamorgese Salvini

Meloni Lamorgese Salvini

“È violenza e squadrismo ma la matrice non la conosco”, dice la Meloni (cioè: matrice ignota…). Salvini, leader della Lega, invece, preferisce criticare il Viminale: “Gli scontri confermano una volta di più l’inadeguatezza della Lamorgese” (che, però, con la gestione dell’ordine pubblico a Roma non c’entra…). Morale, bisognava bastonare di più i no Green pass, dicono, ma lasciar perdere ‘i fasci’.

Scalfarotto, sottosegretario all’Interno (Iv) offre la notizia: “Il governo sta valutando lo scioglimento di Forza Nuova

Ivan Scalfarotto

Ivan Scalfarotto

Eppure, è notizia di oggi, e la offre, ai microfoni di Radio 24, il sottosegretario all’Interno, Ivan Scalfarotto (Iv), che “il governo sta pensando allo scioglimento di FN in base alla legge Scelba, con una (inappuntabile) motivazione: Noi in questi anni abbiamo sempre pensato che fossero quattro nostalgici che andavano a Predappio (dove è sepolto Mussolini, ndr.). Non è così. E’ tutto tranne che folclore, è giusto valutare se sciogliere Forza nuova. Il tema del neofascismo è un tema politico e criminale molto serio che ha addentellato le curve calcistiche, che prova ad infiltrarsi o si infiltra nei partiti politici, c’è stata un’inchiesta giornalistica (quella di Fanpage, ndr.) su cui non si è fatta ancora chiarezza, noi ospitiamo l’unico giornalista d’Europa, Paolo Berizzi (di Repubblica, ndr.) sotto scorta per minacce da parte dei neofascisti. Tutto questo ci fa capire che non è folclore”.

Paolo Berizzi

Paolo Berizzi

Poi, certo, il centrodestra capisce, con ritardo, che a limitarsi a schierarsi contro le ‘violenze’ “da qualsiasi parte appartengano e vengano” o il dire “noi siamo contro la violenza, però” o che “a Milano le violenze erano degli antagonisti di sinistra e degli anarchici” (i quali, nella tormentata storia d’Italia, tornano sempre assai ‘comodi’), come dice, oltre alla Meloni, pure Salvini, è una posizione anti-storica, ridicola e che ‘spaventa’ persino il proprio, di elettorato, composto per lo più da elettori moderati, non certo radicali o, ancor meno, ‘fascisti’…

rampelli fabio

Fabio Rampelli (FdI)

E così anche un esponente di FdI che da una storia di destra radicale viene, il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, ci mette la pezza, a modo suo: “C’è una mozione (quella presentata e già deposita dal Pd, ndr.), noi siamo favorevoli anche se bisogna fare attenzione perché quando ci sono questi contenitori le persone che sono malintenzionate, come i dirigenti di Forza Nuova, siano maggiormente controllabili. Io penso che la magistratura, come la legge italiana (la legge Scelba, appunto, ndr.) prevede, abbia tutti gli strumenti per stabilire se una formazione debba essere sciolta o no, forse dovremmo affidarci alla magistratura perché esiste una legge che andrebbe rispettata. Il governo, in quanto tale, non credo abbia particolari strumenti per sciogliere Forza Nuova, c’è una mozione parlamentare, ci sarà una discussione, e noi abbiamo già detto che voteremo si alla mozione, questo non ci toglie la libertà di giudizio su questo che per noi è un atto squisitamente propagandistico”.
Insomma, il buon Rampelli si arrampica sugli specchi (non ci sono elementi per sciogliere FN, ma voteremo sì alla mozione parlamentare che la vuol sciogliere), ma resta il punto: la reazione, soprattutto di FdI, ma pure di Lega e persino di FI è tiepida, bonaria, un colpo al cerchio e uno alla botte, in una chiara e, forse, colpevole, causa i troppi ‘scheletri nell’armadio’, sottovalutazione.

Il democrat Provenzano, dal canto suo, vuole ‘sciogliere’ pure Fratelli d’Italia… La (antistorica) teoria dell’arco costituzionale

Peppe Provenzano

Giuseppe Provenzano

Dall’altra parte, c’è il vice-segretario del Pd, Giuseppe detto ‘Peppe’ Provenzano – leader della sinistra interna del partito ed ‘eletto’ da Enrico Letta a vicesegretario del Pd – che, con un semplice tweet, fa un ‘favore’ grande come una casa a Fratelli d’Italia, e alla sua leader, Giorgia Meloni. Infatti, Provenzano, ieri, si è prodotto in una sorta di ‘revanscismo’ di ‘sinistra’, e non di ‘destra’, sostenendo che Fratelli d’Italia, per le sue collusioni con la destra estrema e radicale e per la sua ambiguità (reale) nei confronti delle violenze squadriste di questi giorni (“Le condanno, ma non mi è chiara la matrice” ha detto la Meloni), “si pone fuori dall’arco costituzionale e democratico”. Una teoria, quella dell’arco costituzionale, che ai più giovani non dice nulla, ma che – nella Prima Repubblica – indicava tutti i partiti che avevano scritto la Costituzione e partecipato alla lotta di Resistenza (dai liberali ai repubblicani, dagli azionisti ai socialisti, dalla Dc fino al Pci), escludendone, però, il Msi-Dn in quanto ritenuto ‘erede’ del mai disconosciuto regime fascista (“rinnovare senza restaurare” era l’assai ambiguo slogan del suo fondatore, Giorgio Almirante).

Giorgio_Almirante_Msi

Giorgio Almirante, storico leader e fondatore del Msi

Tradotto, voleva dire che, al ‘gioco democratico’, il Pci e le sinistre, variamente intese, potevano partecipare, mentre la destra neo-fascista no, non poteva. Tanto che, per dire, alle consultazioni per formare un governo, l’Msi andava sì, ma era solo un esercizio retorico: era impossibile, cioè, che un governo nascesse con anche i suoi voti e, l’unica volta che successe (governo Tambroni, 1960), il tentativo venne subito stroncato sul nascere, anche se, va detto, mai l’Msi venne sciolto per legge.

Roberto Jonghi Lavarini

Roborto Jonghi Lavarini in una foto d’archivio. PINO FARINACCI/ ANSA

E così FdI, nell’angolo ormai da settimane – dopo l’inchiesta del giornale Fan Page-Piazza Pulita (La 7) sulle compromissioni e i ‘fondi neri’ (su cui, ora, indaga pure la magistratura milanese), di pezzi milanesi e nazionali del suo partito con il peggio del peggio del reducismo e nostalgismo ‘para-fascista’, quello del ‘Barone nero’ (sic) Longhi Lavarini e di ambienti dell’estrema destra (milanese e non solo) che si ‘divertono’ a fare saluti romani, insultare ‘froci’, ‘negri’, ‘ebrei’, e a millantare rapporti con servizi segreti, logge massoniche e ambienti di destra radicale Ue – esce dal suddetto ‘angolo’ ed ecco che la Meloni può ergersi a ‘vittima’ di una ‘cospirazione’ anti-democratica che vorrebbe escludere “l’unica opposizione che c’è nel Paese, quella di FdI, dal normale ‘gioco’ repubblicano”.
Un regalo inaspettato e provvidenziale, quello di Provenzano alla Meloni, la quale sentitamente ‘ringrazia’ e che fa mettere le mani nei capelli ai riformisti del Pd che ora si chiedono se “Peppe è scemo o ci fa, nel fare questo regalo alla Meloni”. La replica di Provenzano è fin troppo ‘facile’: “Non ho mai chiesto di sciogliere Fratelli d’Italia, non sono così ‘scemo’, sostengo però che si pone fuori dall’arco costituzionale e democratico, con le sue posizioni e le sue collusioni” (Provenzano rifiuta, ovviamente, la patente di ‘scemo’ che qualcuno – non certo noi – gli affibbia dentro il suo partito…).

italia viva
Anche Scalfarotto, essendo di Italia viva, non perde l’occasione di segnare un goal a porta vuota, aggiungendo, sempre ieri, a Radio 24 che: “Non mi trovano d’accordo le parole di Provenzano. Non credo che Giorgia Meloni voglia fare la marcia su Roma” per poi però aggiungere che “certo è che la Meloni dovrebbe o potrebbe prendere le distanze da certe frange e da certi fenomeni in modo più netto e sbaglia a dire che non conosce la matrice, o dice fascisti o no”.

Un problema ‘giuridico’ non facile: come sciogliere Forza Nuova? Le puntute osservazioni del deputato dem Stefano Ceccanti…

Ceccanti Stefano

Il costituzionalista e deputato dem Stefano Ceccanti

Il ‘problema’, passando dal lato ‘politico’ del problema a quello ‘giuridico’, è che, tuttavia, una mozione parlamentare e neppure la legge ‘basta’, per sciogliere, oggi, Forza Nuova. Naturalmente, a inquadrare meglio di tutti il tema, c’è il costituzionalista ‘prestato’ alla Politica, e oggi deputato dem, Stefano Ceccanti. “Fermo restando – spiega in punta di diritto Ceccanti – che di questa ipotesi si parla non per l’orientamento ideologico (cosa che non sarebbe comunque possibile), che l’uso della violenza è evidentemente non una scelta di singoli ma del gruppo dirigente dell’organizzazione (non c’entra niente quindi obiettare che la responsabilità penale è personale) e che la mozione del Pd non chiede il decreto legge senza sentenza, è abbastanza surreale come la destra politica sia restia ad utilizzare la legge Scelba. Mario Scelba– ricorda, puntuto, Ceccanti – era un esponente sì antifascista e anti-monarchico della cosiddetta Prima Repubblica, ma anche uno dei più a destra che esistessero nella Democrazia Cristiana, oppositore strenuo al centrosinistra. Una destra democratica europea lo utilizzerebbe nel proprio pantheon senza temerlo” è il giudizio, sarcastico ma realistico, di Ceccanti.
Venendo al tema giuridico, “Per la precisione – spiega sempre Ceccantil’articolo 3 della legge Scelba 645/1952 prevede due soluzioni possibili per lo scioglimento di associazioni che siano sostanzialmente delle ricostituzioni del disciolto partito fascista, e quindi punite ai sensi della XII disposizione finale della Costituzione. La prima (non casualmente la prima, vista come la regola) è una sentenza della magistratura a cui faccia seguito un decreto ministeriale che ne trae le conseguenze. La seconda, che è concepita come eccezione emergenziale, è un decreto-legge non preceduto da sentenze. Per questo, in tutti e tre casi precedenti di applicazione della norma (lo scioglimento, due volte, di Ordine Nuovo e una volta di Avanguardia nazionale, formazioni della destra radicale negli anni Settanta, ndr.) è stata seguita la prima strada (quella del recepimento di una sentenza di un giudice, ndr.).
“Il Parlamento può quindi sollecitare una strada o l’altra o un’esigenza generica di applicazione della legge, ma in ultima analisi spetta al Governo valutare bene la strada da perseguire”.

Il giudizio del costituzionalista Francesco Clementi: “Il governo ha già gli elementi per ordinare lo scioglimento”

prof. Francesco Clementi

Il prof. Francesco Clementi

Invece, un giovane, e brillante, costituzionalista italiano, il professore Francesco Clementi, che insegna Diritto pubblico comparato all’Università di Perugia, non ha dubbi: “L’applicazione dell’art. 49 della Costituzione impone di tutelare anche movimenti come Forza Nuova che, infatti, si sono presentati alle elezioni, a differenza che in Germania, dove le regole sono assai più rigide” (in base alla Costituzione tedesca della Rft del 1949, poi recepita da quella tedesca nel 1991, vi è assoluto divieto di ricostituzione dei partiti nazista, fascista e ‘anche’ di quello comunista, ndr.), spiega Clementi, oggi intervistato sul quotidiano La Stampa, “ma – aggiunge – la XII norma transitoria e finale della Costituzione repubblica prevede e vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Tuttavia, l’applicazione di quella disposizione, ai sensi della legge Scelba del 1952, dice che il divieto scatta quando un movimento persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, ‘usando o minacciando la violenza quale forma di lotta politica, o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista’. Per quanto riguarda l’odio razziale, invece, entra in gioco anche l’art. 604 bis del codice penale. Nel 2000, con una sentenza di un giudice, il ministero dell’Interno ordinò lo scioglimento del Fronte Nazionale, sempre in base alla legge Scelba del 1952. Altri due precedenti riguardano entrambi gli anni Settanta. La prima volta accadde nel 1973 nei confronti di Ordine Nuovo, contro il quale intervenne il ministero degli Interni, senza una sentenza. Il secondo caso risale al 1976 e venne adottato nei confronti di Avanguardia Nazionale. Anche in quel caso si trattava di riorganizzazione del partito fascista. I casi di questi giorni – argomenta Clementi – imputabili a Forza Nuova rientrano chiaramente nelle fattispecie previste dalla legge Scelba, che vieta riunioni pubbliche di esaltazione del fascismo. Però, per metterli fuorilegge, non basta la mera rievocazione (del fascismo, ndr.). Per dirla più chiaramente, finché i seguaci di Forza Nuova si incontrano e cantano ‘Faccetta nera’ restano nell’alveo della libertà di espressione” (sic).
“Il confine oltre il quale FN si pone contro la Costituzione avviene quando si è davanti una chiara apologia di fascismo, cioè una pubblica esaltazione di fatti o metodi propri del fascismo. L’assalto alla sede della Cgil lo è perché vi è stato uso della violenza. Per come sembrano essersi svolti i fatti, il caso rientra nelle fattispecie previste dalla legge Scelba: manifestazione ripetuta, evidente, di metodi violenti. Per mettere fuorilegge FN vi sono, però, due strade: una sentenza di un giudice penale che certifichi la ricostituzione del partito fascista. In questo caso, il Viminale ordina lo scioglimento e la confisca dei beni, sentito il cdm. Il secondo caso è che il governo, di fronte al conclamato, evidente, manifestarsi delle ragioni indicate nella legge Scelba, può adottare un decreto legge di scioglimento senza attendere una sentenza di un giudice. Sulla base degli elementi fattuali di questi giorni, penso che il governo abbia tutti gli elementi per intervenire chiude Clementi, ma non è detto che stiano davvero così le cose o che, quantomeno, siano così semplici…

Cosa dice esattamente e a ‘cosa serve’ la legge Scelba del 1952

Cosa dice esattamente la legge Scelba del 1952

Cosa dice esattamente la legge Scelba del 1952

Nel testo della Legge Scelba (la n.645/1952), si dice, all’art. 3 (“Scioglimento e confisca dei beni”) che “qualora con sentenza risulti accertata la riorganizzazione del disciolto partito fascista, il ministro dell’Interno, sentito il Consiglio dei ministri, ordina lo scioglimento e la confisca dei beni dell’associazione o movimento. Nei casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo,s empre che ricorra taluna delle ipotesi previste all’art. 1,adotta il provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni mediante decreto legge ai sensi del II comma dell’art. 77 della Costituzione.
Solo che la seconda ‘via’, quella dello ‘scioglimento’ senza prima una sentenza di un giudice, è assai più ‘impervio’ perché presuppone una ‘minaccia’ imminente e diretta all’ordinamento democratico dello Stato che, oggettivamente, a oggi, non c’è.

Una legge molto poco usata e molto poco ‘pratica’ da usare…

forza nuova

“sciogliere’ Forza Nuova (et similia) non è così ‘semplice’

Insomma, ‘sciogliere’ Forza Nuova (et similia) non è così ‘semplice’ come sembra all’apparenza e strombazzare una mozione parlamentare, che è di semplice indirizzo, non basta affatto, è il punto.
Ecco perché sia il governo che il Parlamento si attendono – o, meglio, ‘sperano’ – che i giudici, si muovano e promuovano, tramite sentenza, una richiesta di scioglimento che, altrimenti, non è per nulla facile eseguire ‘subito’, ex abrupto, l’atto.
Non a caso, la legge Scelba è stata usata in pochi, estremi, casi (appena tre in 70 anni) mentre la legge Mancino sull’odio razziale non serve, né è utile, alla bisogna, perché punisce la propaganda antisemita, e prescrive pene, ma non ‘scioglie’. E se per ‘operare’ serve, in uno Stato ‘democratico’, attendere che la Giustizia faccia il suo (doveroso) corso, resta però il dubbio del perché la destra e anche il centrodestra facciano così ‘fatica’ ad accettare che venga messa in pratica e in atto una legge voluta dal feroce anticomunista Scelba

Ma chi era, per davvero, l’anticomunista Mario Scelba?

Ma chi era, per davvero, l'anticomunista Mario Scelba?

Ma chi era, per davvero, l’anticomunista Mario Scelba?

Ma chi era, davvero, Mario Scelba (1901-1991)? Siciliano, inizialmente seguace di don Sturzo, antifascista assai tiepido, lontano dalla visione politica del leader e premier di allora, Alcide De Gasperi – come, poi, soprattutto di tutti i tentativi della Dc di dare vita ai governi di centrosinistra (cioe’ con il Psi) – DeeGasperi che pure lo volle co se’ nel delicato ruolo di responsabile del Viminale, nevralgico per la Dc, ferocemente e caparbiamente anti-comunista, all’epoca, cioè nei primi anni Cinquanta, ministro dell’Interno nei governi a guida Dc e di orientamento centrista, cattolico e ultramoderato (fu anche presidente del Consiglio dal 1954 al 1955), Scelba fu, appunto, il più feroce dirigente ‘anti-comunista’ che la Dc di De Gasperi (e di tutti i leader seguenti) abbia mai annoverato.
Le opposizioni social-comuniste, allora unite, negli anni Cinquanta, avevano eletto proprio Scelba a loro bersaglio, bombardandolo di accuse, proteste, scioperi, anche ad personam.
Lo ‘scelbismo’ era sinonimo di svolta autoritaria, tentata o minacciata, e di repressione poliziesca attraverso il suo braccio armato, la ‘Celere’, cioè una polizia che, in piazza, menava e sparava e che proprio Scelba riorganizzò in modo ‘militare’, facendone un braccio del suo agire politico. Insomma, non si può certo dire che Scelba, passato alla Storia proprio per quella legge, fosse un ‘campione’ della Sinistra e dei suoi vari partiti. Anzi, lo stesso Pci aveva e nutriva molti sospetti e molti dubbi, rispetto alla legge Scelba, di cui chiese, non a caso, di ‘attenuare’ la portata perché temeva che, con la ‘scusa’ di sciogliere, o limitare, un rinascente partito fascista, si potesse fare lo stesso con il Pci. Insomma, Scelba dovrebbe stare, stabilmente, nel Pantheon del centrodestra, non della Sinistra…

La cattiva coscienza della Destra italica: il passato che non passa

La cattiva coscienza della Destra italica: il passato che non passa

La cattiva coscienza della Destra italica: il passato che non passa

Ora, che le destre italiane siano riottose a mettere in pratica, pur con tutti i suoi limiti, una legge che porta la ‘firma’ di Mario Scelba è una sorta di ossimoro della Storia che indica quanto ancora il centrodestra debba fare per venire ‘a patti’ con una coscienza, torbida, grazie alla quale gli viene sempre bene condannare ‘tutti’ i totatalitarismi (a partire dall’aborrito ‘comunismo’) e mai, da solo, il fascismo che tanti danni ha fatto al nostro Paese e al suo tessuto democratico. A tal punto che è servita una guerra di Liberazione, un referendum costituzionale per la Repubblica e un’Assemblea costituente, durata due anni, per scrivere una ‘nuova’ Costituzione democratica. Costituzione in cui il divieto di ricostituzione del partito fascista, sotto ogni forma, è scritto in modo chiaro e lampante, legge Scelba o meno (o più) che ci sia, per applicare tale principio. Solo chi non ha fatto i conti, fino in fondo, con la propria coscienza storica e politica non lo capisce o, peggio, finge di non saperlo. Come la Destra italiana che, sulla strada della consapevolezza di sé, ha chilometri da fare.