“Su la testa!” e ‘giù’ le antiche promesse. Il Movimento diventa come tutti gli altri e prende i soldi della Politica. Di Battista ne lancia uno ‘nuovo’

“Su la testa!” e ‘giù’ le antiche promesse. Il Movimento diventa come tutti gli altri e prende i soldi della Politica. Di Battista ne lancia uno ‘nuovo’

1 Dicembre 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

“Su la testa!” e ‘giù’ le antiche promesse… Il Movimento diventa come tutti gli altri e prende i soldi della Politica. Intanto, Di Battista ne lancia uno ‘nuovo’, di Movimento…

Di Battista ne lancia uno 'nuovo', di Movimento...

Di Battista ne lancia uno ‘nuovo’, di Movimento…

 

Nb: pubblico qui due articoli usciti il primo, quello su Conte e il 2xmille, sul Quotidiano Nazionale il I dicembre 2021 e il secondo, quello sul partito di ex M5s, pubblicato sul sito del Quotidiano Nazionale (Qnet) il 30 novembre 2021 

 

Il M5s con una mano fa ‘na cosa de sinistra’ e con l’altra una ‘de destra’…

Il M5s con una mano fa 'na cosa de sinistra' e con l'altra una 'de destra'...

Il M5s con una mano fa ‘na cosa de sinistra’ e con l’altra una ‘de destra’…

Il M5s con una mano fa una cosa ‘de sinistra’ (“il Reddito di cittadinanza deve andare anche agli stranieri con cinque anni di residenza in Italia”) e con l’altra fa una cosa ‘de destra’. “Per il Colle, il M5s dialogherà con tutti, anche col centrodestra” – dice Giuseppe Conte, intervistato da Giovanni Floris a ‘Di Martedì’ (la 7) – “questo è doveroso, ma non vuol dire che voteremo il loro candidato di bandiera”, cioè il Cavaliere, alias Silvio Berlusconi, specifica Conte per mettere a tacere i malumori dei suoi, in vista della ‘corsa al Colle’. Ma il M5s, ieri, ha anche compiuto una svolta assai radicale.

La base M5s ha così dato il via libera alla possibilità che anche l’ex Movimento, oggi un ‘partito’ a tutti gli effetti, approfitti del 2x1000

La base M5s ha così dato il via libera alla possibilità che anche l’ex Movimento, oggi un ‘partito’ a tutti gli effetti, approfitti del 2×1000

Ma, dato che, in Politica, come nella vita, c’è sempre una “prima volta”, bisognava far sì che la ‘prima volta’ fosse davvero felice, piena, eclatante. La base M5s ha così dato il via libera alla possibilità che anche l’ex Movimento, oggi un ‘partito’ a tutti gli effetti, approfitti del 2×1000 (l’ultima forma di finanziamento indiretto alla Politica rimasto in piedi dopo la fine di quello diretto, decretata in modo assai improvvido dal governo Letta, correva l’anno, ormai lontano, 2013…) con un rotondo 72% di votanti. Conte se ne compiace. La paura, in effetti, era tanta. Per dire, erano tanti i parlamentari pentastellati che si erano dichiarati contrari alla decisione di far cadere anche l’ultimo tabù – il finanziamento ‘indiretto’ alla politica – di un ‘non partito’ nato, nel 2009, per “lottare contro la Casta”, “abbattere la Partitocrazia” e, soprattutto, “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”, consapevoli che, come disse Giorgia Meloni, “il tonno ora siete diventati voi”.

“Il tonno siete diventati voi!”, diceva loro Giorgia Meloni. I 5S, a corto di vil denaro, prenderanno il 2xmille

"Il tonno siete diventati voi!", diceva loro Giorgia Meloni. I 5S, a corto di vil denaro, prenderanno il 2xmille

“Il tonno siete diventati voi!”, diceva loro Giorgia Meloni. I 5S, a corto di vil denaro, prenderanno il 2xmille

Ma tant’è. La sede, nuova ‘di pacca’, costa tanto, le spese salgono in modo vertiginoso, le offerte dei militanti sono sempre minori e i parlamentari (troppi) non versano quanto dovuto nelle casse. Urgeva correre ai ripari e Conte, giustamente, lo ha fatto. Certo è che il cambio è epocale, i malumori si sovrappongono ai dissapori interni e il ‘garante’ di un Movimento che, ormai, stenta a riconoscere, Beppe Grillo, era ed è rimasto silente ma non è un segreto per nessuno fosse contrario.

Per Conte, invece, è una boccata d’ossigeno: nonostante la scelta fosse stata già decisa agli Stati generali, cioè molti mesi prima del suo arrivo alla guida dei Cinque Stelle, a lui è toccato metterci la faccia. E il rischio che il voto on-line di ieri si trasformasse in un referendum sul nuovo corso – e, quindi, sulla sua leadership – c’era tutto. Tutto fila liscio, però: a dire di sì alla proposta di aderire al versamento volontario, da parte dei cittadini, nella dichiarazione dei redditi (il 2xmille, appunto) sono 24.360 iscritti su 33.967 votanti – molto pochi – mentre solo 9.531 (18%) sono i contrari.

Un voto di pochi intimi per una decisione molto importante

il senatore Primo Di Nicola

il senatore Primo Di Nicola

Un’importante partecipazione, che rappresenta un ottimo segnale per tutti noi”, esulta Conte, forzando, però, la mano sui dati. Alle urne virtuali si collega solo il 25,7% dei 131.760 aventi diritto. Inoltre, chi aveva espresso parere negativo alla vigilia non cambia idea dopo il voto, come il senatore Primo Di Nicola, che – dice secco – “rispetta la decisione della maggioranza”, ma rimarca che “il finanziamento della politica in Italia è e resta una ferita aperta” e lamenta la mancanza di “un dibattito adeguato”. Ma dove andranno a finire le nuove risorse? Conte spergiura che serviranno “per rafforzare l’azione politica sui territori, elaborare nuovi progetti per essere vicini ai bisogni e alle richieste delle persone, a livello nazionale e locale”.

M5S Michele Gubitosa

M5S Michele Gubitosa

E con lui si schierano i vicepresidenti, a partire dal campano Michele Gubitosa, astro nascente di un Movimento ‘collettore’ di voti (e di preferenze). E se un altro dei cinque vicepresidenti, Riccardo Ricciardi, continua a dire che “Abbiamo dimostrato ancora di ‘essere altro’, la nostra storia è e sarà sempre nel segno della partecipazione”, all’orizzonte si profilano altri scogli da superare. Il fuoco di fila di chi vive il M5s come ormai assimilato al sistema dei partiti tradizionali è iniziato. Nei prossimi mesi, resta solo un ultimo tassello della storia a ‘cinque stelle’ da mettere in discussione: il tetto dei due mandati. Sarà quello il vero test sulla tenuta della nuova leadership. I parlamentari se lo aspettano tutti, vecchi e nuovi. Resta invariato, invece, la regola delle restituzioni mensili dei portavoce eletti. Quelle che non arrivano, ecco perché il M5s official è stato quasi ‘costretto’ ad adeguarsi a tutti gli altri partiti italiani…


“Su la testa!”. “Dibba” fonda un nuovo partito con gli ex grillini, quelli della prima ora contrari al governo Draghi. Contro Conte e il ‘vecchio’ M5s la sfida sarà un western…

"Su la testa!". "Dibba" fonda un nuovo partito con gli ex grillini

“Su la testa!”. “Dibba” fonda un nuovo partito con gli ex grillini

 

Conte dixit: “Non farsi gli auguri è un tantino esagerato”…

Conte dixit: “Non farsi gli auguri è un tantino esagerato”…

Conte dixit: “Non farsi gli auguri è un tantino esagerato”…

Arrivare al punto di non scambiarsi gli auguri di buon Natale mi sembra esagerato” dice il leader del ‘nuovo’ M5s Giuseppe Conte. Il riferimento, formale, è alla polemica innescata dalle nuove ‘linee guida’ della commissione Ue sulle festività e sul genere (pare che espressioni come “Maria”, nel senso della madre di Gesù, o ‘buon Natale’, siano offensive: non rispettano i ‘non cristiani’, sic…), ma quello sostanziale potrebbe essere, invece, tutto interno al magico mondo del Movimento.

M5s fine e rinascita

M5s fine e rinascita

Grillo non fa gli ‘auguri’ a Conte. Conte non fa gli ‘auguri’ a Dibba. Di Maio non li fa a nessuno.

Que pasa? O, meglio, che succede? Succede che, nello stesso giorno, arrivano due annunci (e, anche, due notizie) fresche fresche, nuove nuove. Il primo è che ‘bastian contrario’, dopo aver stracciato la tessera del M5s da quando appoggia il governo Draghi, Alessandro Di Battista, dopo aver tanto tentennato, pensato e ripensato, sta per lanciare, stavolta davvero, un ‘nuovo’ partito, varcando il Rubicone e ributtandosi in politica.

“Dibba” lancia un nuovo partito: si chiamerà “Su la testa”…

“Dibba” lancia un nuovo partito: si chiamerà “Su la testa”...

“Dibba” lancia un nuovo partito: si chiamerà “Su la testa”…

 Si chiamerà “Su la testa” (come in un famoso film western, diretto da un genio, Sergio Leone, che raccontava della rivoluzione messicana, ma uscito nel 1971 parlava di quella ‘italiana’…) e si baserà, almeno a livello di ‘base’ parlamentare, sul ‘gruppetto’ degli ex parlamentari M5s che, oggi, vegetano dentro i due Gruppo Misto di Camera (in ben 15) e Senato (qui solo in cinque) dal nome provvisorio ‘L’Alternativa c’è”.

Alessio Villarosa, ex sottosegretario al Mef

Alessio Villarosa, ex sottosegretario al Mef

Fornisce il lieto annuncio Alessio Villarosa, ex sottosegretario del governo Conte due, che dice, ai microfoni di Radio Cusano Campus:Con ‘Su la testa’ le idee che hanno portato alla nascita del M5s abbiamo intenzione di strutturarle in un partito e a quel punto Alessandro Di Battista ne sarà un leader per natura, sarà lui il frontman”. “Se l’M5s con Conte tornasse quello di prima – spiega il deputato ex pentastellato, ora nel Misto – io lo voterei. Il problema è che le istanze con cui M5s è nato si sono completamente perse. Cambiare è corretto, ma passare dal nero al bianco senza riflettere sul grigio non è coerente”. “Questo è accaduto – secondo Villarosa perché si è accettata la sconfitta. Noi siamo entrati in Parlamento dicendo alcune cose, ma alla prima difficoltà molti hanno mollato e cambiato idea”.

Le battaglie (perse) di ‘Dibba’ e il suo tour che va avanti…

salvini

Matteo Salvini

E così Dibba, dopo la battaglia (persa) contro il Mes, dopo gli scontri all’arma bianca con Salvini, ai tempi del Conte Uno (persa), dopo le ennesime sparate contro tutto e tutti (da Berlusconi in giù), dopo il no al voto di fiducia a Draghi e al suo governo, dopo aver stracciato la tessera del Movimento, difendendo solo la ex sindaca di Roma, Virgina Raggi, come appoggio concreto, e fattivo, in campagna elettorale, ha deciso di iniziare a dire qualche ‘sì, ma seguendo il rituale storico dei partiti politici della ‘Casta’: la scissione, comprensiva di rango parlamentare.

virginia raggi

Virginia Raggi

Da fine ottobre, del resto, Di Battista ha iniziato il suo tour in giro per l’Italia intitolato “Su la testa”. L’obiettivo è dare l’avvio ad un “nuovo percorso politico (sic) attraverso un’opera di opposizione che giunga dall’esterno delle Istituzioni”. E proprio oggi Di Battista ha spiegato a Repubblica che proverà a fare “qualche semplice battaglia di legittima opposizione, in un Paese dove attualmente e pericolosamente l’opposizione non esiste.

Mario Draghi

Mario Draghi

Non esiste fondamentalmente neanche in Parlamento dove la Meloni teoricamente è all’opposizione, ma poi propone Mario Draghi come Presidente della Repubblica”. Insomma, a fare l’opposizione ‘anti-sistema’ sarebbe rimasto solo lui, ‘Dibba’ fuori da ogni asse destra/sinistra. Dibba ci crede e, in fondo, i sogni non costano nulla…

Il tentativo del ritorno del Movimento delle origini, in purezza

come dice Giorgia Meloni “il tonno siete diventati voi”

Come dice Giorgia Meloni, “il tonno siete diventati voi”

Insomma, siamo di fronte al tentativo di un ritorno ‘in purezza’, al Movimento delle origini, quello del ‘Vaffa’, della guerra alla Casta (chi non ricorda il famoso “Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno” cui Giorgia Meloni rispose con una frase icastica: “il tonno siete diventati voi”…), delle posizioni e strategie prese ‘in solitaria’.

I punti del nuovo partito che fonderà ‘Dibba’ si sanno già: no a un’alleanza con il Pd (come fu nel 2013, ma anche nel 2019), no a eleggere in modo condiviso un Capo dello Stato (come fu nel 2013 e nel 2015, con Napolitano prima e Mattarella poi), no ai finanziamenti della politica, di qualsiasi genere e dimensione, 2xmille in testa, no a ogni tipo di alleanza con altri, no, ovviamente, al “governo dei banchieri” (sic), quello attuale, a guida Draghi, no a superare il tetto dei due mandati, no alla Politica come ‘professione’ (lo insegnava Max Weber, ma tant’è).

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Davide Casaleggio, a capo della “Casaleggio&Associati”

‘Sì’, invece, a una nuova ondata di referendum, dopo quello (vinto) sull’acqua pubblica nel 2011 e dopo il boom delle ultime proposte referendarie, sì alla guerra alla ‘partitocrazia’ come ai Pass (Green Pass, Super Green Pass), ‘nì’ sui vaccini e sì a un M5s che torni quello ‘delle origini’ e che si presenti sempre ‘in solitaria’ a ogni tipo di gara, dalle comunali alle regionali alle politiche. Un Movimento 4.0 che, molto probabilmente si ‘riallineerà’ alla Casaleggio&Associati, la ‘casa madre’ del Movimento delle origini, che tornerà sotto l’ala protettrice di Davide Casaleggio jr., che tornerà ad usare la piattaforma Rousseau, cui far decidere ogni atto politico (e ogni sospiro) e che, su posizioni in parte di destra radicale no vax e no Ue e in parte di sinistra radicale ‘no pasaran’ (i banchieri, le elites, i ricchi, il G7, etc.) darà filo da torcere, sui temi e nell’approccio, a un M5s ‘official’ a rischio di nuove emorragie e di nuovi abbandoni, in Parlamento, e di voti, nel Paese. Anche perché il Movimento ‘4.0’, alias ‘Su la testa’, si presenterà alle future elezioni politiche, quando ci saranno, e solo lì si vedrà quanti voti vale.

L’M5s ‘official’ è sempre più uguale agli altri

Beppe Grillo

Beppe Grillo

Ma se ‘questo’ è il progetto di Di Battista, dall’altra parte c’è un M5s ‘official’ sempre più simile ai partiti ‘tradizionali’, sempre più organico al ‘Sistema’ che voleva combattere e, anche, sempre più deficitario di parlamentari (che se ne vanno), di iscritti (idem) e di voti.

Un M5s che ha rotto con la piattaforma Rousseau, con la Casaleggio&Associati, con il Movimento delle origini, ma che vede ancora in Beppe Grillo il suo ‘garante’ e che è diventato un partito proprio come ‘tutti gli altri’. Il voto sul web che si è tenuto oggi, infatti, ha certificato, infatti, e con un abbondante 72% di ‘sì’ tra i votanti e iscritti, che anche il M5s accederà ai – tanto aborriti – fondi del ‘2xmille’, i contributi volontari dei cittadini (stile 8xmille) e l’unica forma di finanziamento diretto alla Politica che esiste da quando è stato abolito, nel 2013, il finanziamento pubblico che lo Stato (e non i cittadini) dava ai partiti politici. Il prossimo passo sarà, molto probabilmente, l’abolizione del tetto dei due mandati (non cumulabili in modo ripetuto), per i suoi eletti.

Dopo l’acquisto di una ‘sede’ fisica (lussuosa e assai costosa, in piazza del Parlamento), la ‘strutturazione’ in partito vero e proprio (con i vari organismi apicali: segreteria, direzione, responsabili regionali, provinciali, cittadini, etc.) e dopo il ‘divorzio’ da Rousseau (gli iscritti M5s votano, da quando hanno eletto Conte presidente, sulla piattaforma Sky Vote), mancava solo questo tassello per diventare un ‘partito’ come – o, forse, più – degli altri. Quelli tanti aborriti e vituperati.

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Foto Roberto Monaldo / LaPresse – Giuseppe Conte

E ahi voglia, Giuseppe Conte, nel commentare il voto di ieri, a dire che “utilizzeremo tali somme per rafforzare l’azione politica sui territori, elaborare nuovi progetti per essere vicini ai bisogni e alle richieste delle persone, a livello nazionale e locale” o che “Il Movimento 5 stelle è l’unica forza politica che restituisce alla collettività una parte degli stipendi dei propri parlamentari”. Certo, molti erano contrari, alla sua proposta, e lui temeva di perderlo, il referendum in Rete, tra gli iscritti, ma la verità è che il M5s ‘official’ è diventato un ‘partito’ come tutti gli altri. “Il tonno” di cui parlava Meloni. Si vedrà alle elezioni se Dibba e il suo M5s 4.0 avrà più fortuna. Di certo è ben più coerente.