Corsa al Colle 21. Il Pd, tetragono, insiste su Draghi, M5s nicchia. Il premier, per ora, fa il Cincinnato..

Corsa al Colle 21. Il Pd, tetragono, insiste su Draghi, M5s nicchia. Il premier, per ora, fa il Cincinnato..

24 Gennaio 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

Il Pd, tetragono, insiste su Draghi, a dispetto dei ‘santi’, ma i 5Stelle scartano di lato e Conte nicchia. Draghi, nel frattempo, fa il Cincinnato a Città della Pieve ma muove le sue pedine. Pd-M5s-LeU voteranno scheda bianca, alla prima chiama. Chi è il candidato Riccardi. Un profilo

Lucio Quinzio Cincinnato

Lucio Quinzio Cincinnato

Nb: i due articoli che seguono sono stati pubblicati sul Quotidiano nazionale del 24 gennaio 2022

Letta candida Draghi a Presidente della Repubblica

Letta candida Draghi a Presidente della Repubblica

Letta candida Draghi a Presidente della Repubblica

La candidatura di Draghi resta in campo, diciamo che al momento è sullo sfondo. Si devono consumare prima una serie di passaggi politici”. Un big del Pd, al termine dell’assemblea dei grandi elettori dem con Enrico Letta, riassume così gli umori del suo partito, segretario in testa. Il quale Letta, ieri sera, va a Che tempo che fa, da Fabio Fazio, e si mostra ottimista (“Troveremo la soluzione nelle prossime 48-72 ore”), dice che “Draghi è una delle ipotesi sul tavolo” e che “ne parlerò con il centrodestra per capire se il loro no è ultimativo”, ma soprattutto avverte: “l’unica maggioranza che c’è è quella che sostiene Draghi”. “La soluzione perfetta sarebbe il Mattarella bis”, continua a dire, “ne parlerò con Salvini”, annunciando anche che lo vedrà oggi, il leader della Lega.

Il Presidente Mattarella

Il Presidente Mattarella

Il no di Salvini a Casini e, formalmente, a Draghi non fa, dunque, demordere i dem. L’incontro Letta-Salvini (da entrambi smentito ieri) si terrà, dunque, ma soltanto oggi.

Letta ha dato un timing in assemblea: bisognerà aspettare almeno fino a martedì o mercoledì per arrivare a stringere. Ergo, si vota scheda bianca. Nel mezzo, il timore principale per i dem è che il centrodestra avanzi, nella famosa ‘rosa’, ancora coperta, un nome “insidioso” che potrebbe ‘tentare’ l’M5S, rompendo il fronte.

Dario Franceschini

Dario Franceschini

Del resto, resistono i distinguo anche nel Pd. Viene confermata l’ostilità dell’area Franceschini alla candidatura Draghi. Letta vuole tenere unito il fronte giallorosso. Anche la stessa decisione di andare sulla scheda bianca alla prima votazione “per dare un segno di disponibilità e apertura” sarà comunque condivisa in una nuova riunione che si terrà questa mattina tra Pd, M5S e Leu, dopo il vertice che si è tenuto già ieri mattina.

Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio

Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio

Intanto, la candidatura di Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, è durata lo spazio di un mattino. “Non è un candidato di bandiera, ma il nostro candidato ideale”, dice Enrico Letta: vuol dire che non sarà né l’uno né l’altro. Letta, intanto, vaticina la fine prematura della ‘rosa’ di Salvini: “La rosa farà la fine della candidatura Berlusconi”, dice con gran disprezzo.

Giuseppe Conte

Letta, si è assicurato che, da parte di Conte e dei 5Stelle, non vi siano veti su Draghi

Letta, si è assicurato che, da parte di Conte e dei 5Stelle, non vi siano veti su Draghi, che avrebbe non solo il favore di Di Maio, ma pure di Grillo, e nella riunione dei grandi elettori dem fa tre nomi: Riccardi, “profilo ideale”, ma da schierare solo in funzione anti-Salvini, Mattarella (“la sua elezione fu un capolavoro politico”, riconosce, anche se il merito fu di Renzi) e, ovviamente, quello di Mario Draghi. Di lui dice che “Siamo tutti consapevoli del ruolo fondamentale che Draghi sta svolgendo, in Italia, in Europa e nel mondo”. Lo mette in cima al suo intervento, Letta, e rilancia un patto di legislatura che tenga “insieme l’elezione del presidente della Repubblica, l’azione dell’esecutivo e le riforme”.

Poi, Letta – che chiede ai suoi grandi elettori “unità e fiducia in un momento così difficile” perché “abbiamo l’opportunità di dimostrare che non siamo una classe di ragazzini della scuola materna. Siamo adulti, dobbiamo essere degni” – parla del fronte comune con i 5 Stelle e Leu: “Con i 5stelle e Leu insieme possiamo essere incisivi. C’è un rapporto positivo, costruttivo. Insieme abbiamo deciso di parlare con tutti i partiti. Un percorso per un nome condiviso”.

matteo ricci

Matteo Ricci

Il mood dei dem, dunque, resta quello: Draghi e ancora Draghi, obbligando tutti a finire su di lui. E il responsabile Enti locali del Pd, e sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, traccia anche quella che, a suo dire, sarà la strategia che seguirà il Pd: “più Salvini dice di no a Draghi, più noi dobbiamo insistere. I 5Stelle ci stanno. I centristi pure. Draghi ha già i numeri in Parlamento per passare al quarto scrutinio. Poi, vedrete, ci arrivano tutti”.

Ma Conte si smarca da Letta: aperti al centrodestra

Ma Conte si smarca da Letta: aperti al centrodestra

Ma Conte si smarca da Letta: aperti al centrodestra

A stretto giro, però, arriva la controreplica di Giuseppe Conte, che parla all’assemblea dei Grandi elettori del M5s, e non è positiva, sul nome di Draghi, anzi, tutt’altro: “Abbiamo sviluppato un ragionamento politico che parte da un presupposto: non poniamo veti a personalità che rispondono al profilo che abbiamo più volte detto. A differenza di Pd e Leu, non abbiamo remore a considerare una candidatura che venga dal centrodestra, ma diciamo che non è questo il momento di affidarsi a candidati di bandiera, che rischiano di non rientrare in quel quadro che abbiamo definito”.  “Non ci sentiamo di attribuire patenti di legittimità a qualsivoglia forza politica. Ci confrontiamo fermo restando che abbiamo principi e valori che orientano la nostra azione”, ha proseguito. Obiettivo di una “politica responsabile” è quella di “garantire la continuità del governo”, ma insomma è chiaro che vuole lasciare Draghi dov’è, a Chigi, e rilancia pure Riccardi. Insomma, il rischio di una divaricazione pesante, con Pd-LeU, al netto delle parole, c’è. 


Intanto, Draghi, nel suo eremo di Città della Pieve, fa il novello Cincinnato e aspetta le mosse altrui…

Mario Draghi e la moglie Serenella a fare la spesa

Mario Draghi e la moglie Serenella a fare la spesa

Ieri Mario Draghi ha passato, novello Cincinnato, una giornata in famiglia, cioè in Umbria, nella sua casa di Città della Pieve. Di mattina ha portato il cane a farsi una passeggiatina, poi è rientrato nella sua abitazione di campagna. La moglie, Serenella, in tarda mattinata, è stata vista fare spesa in un supermercato del borgo umbro.

L'insalatiera dove apporre la scheda

L’insalatiera dove apporre la scheda dopo aver votato per il presidente della Repubblica

Una giornata, e una domenica, ‘normale’, come tante, per riposarsi un po’ dagli impegni di governo. Peccato che coincida con la vigilia della prima votazione per il nuovo presidente della Repubblica. Il silenzio del premier perdura, ed è così fitto, che – a ieri sera – non era neppure dato sapere se Draghi resterà in Umbria anche oggi o se farà ritorno a Roma, come è più probabile, per seguire le votazioni che si susseguiranno. 

Draghi dixit: simul stabul, simul cadent (la mia corsa al Colle e il mio governo)

Draghi dixit: simul stabul, simul cadent (la mia corsa al Colle e il mio governo)

Il problema non è solo capire se Draghi si candida o meno, al Colle, ma anche cosa accadrebbe al governo che dovrebbe sostituirlo. Problemi di rango costituzionale (l’interim del ministro più anziano) e, soprattutto, di tipo politico. I partiti e i leader non sono d’accordo su chi eleggere al Quirinale, figurarsi sul tanto ventilato ‘patto di legislatura’ che dovrebbe garantire il governo.

matteo renzi

Matteo Renzi – Italia Viva

E, nonostante FI e Lega dicano che deve stare a palazzo Chigi, la sua resta una candidatura forte. Ma, come ha ben argomentato Matteo Renzi, pesce pilota utilissimo a decrittare cosa succede, “al Quirinale non si va contro i partiti”. “Penso che la candidatura di Draghi – aggiunge il leader di Iv – possa stare in piedi solo che abbia questo elemento politico. Al Quirinale ci vai soltanto con un’iniziativa politica”.

Tradotto, significa che le forze politiche dovrebbero trovare una intesa ampia, tanto da comprendere un accordo sulla natura del futuro governo, cioè quello che manca.

In ogni caso, con i partiti ancora nel pieno dell’impasse, i primi tre scrutini saranno inutili e anche Draghi, che non parla con i leader, si prepara a ‘uscire’ dal IV scrutinio in poi, quando basta avere la maggioranza assoluta (505 voti).

L’impressione è che Draghi voglia diventare presidente della Repubblica senza dover dire ‘grazie’ a nessuno, centrodestra e centrosinistra, tanto che non telefona a nessuno. L’altra impressione è, però, che a Draghi si arriva solo se ci si incarta su tutti gli altri nomi e, dunque, si finisca a Draghi per ‘disperazione’.

Grillo

Beppe Grillo

“Se Salvini non vuole Casini, allora si andrà su Draghi” ragiona un esponente centrista, anche se Salvini dice che “toglierlo da Chigi è pericoloso”. Il Movimento 5 stelle resta diviso tra chi ritiene necessario che Draghi resti a palazzo Chigi e chi, invece, pensa che occorra salvaguardare il Paese, anche a costo di mandarlo al Colle. Non solo Luigi Di Maio, e tutti i suoi (60 Grandi elettori circa su 230) vedrebbero bene questa strada, ma anche Beppe Grillo, pur lontano da tutti i giochi e preso dalle sue grane giudiziarie, si sentirebbe più ‘rassicurato’ dall’ascesa di Draghi al Quirinale.

Da Enrico Letta, invece, arriva una dichiarazione da Giano bifronte

Da Enrico Letta, arriva una dichiarazione da Giano bifronte

Da Enrico Letta, invece, arriva una dichiarazione da Giano bifronte: “siamo tutti consapevoli del ruolo fondamentale che Draghi sta svolgendo, in Italia, in Europa e nel mondo, è importantissimo”, parole che dicono tutto e niente, tranne il solito refrain: Draghi va comunque ‘salvaguardato’. Poi, però, in serata, di fatto lo ‘candida’ al Colle. 

Il Presidente Mattarella, chiamato sempre in causa per un Bis

Il Presidente Mattarella, chiamato sempre in causa per un Bis

Infine, gira la voce di un ‘ricatto’, poco in stile con l’uomo: se non sarò io, non mi sentirei garantito da nessun altro Presidente della Repubblica, tranne Mattarella. Il che vorrebbe dire dimissioni vere e ritorno stabile in Umbria. Le elezioni politiche, a quel punto, sarebbero praticamente inevitabili, senza Draghi né al Colle né a Chigi. Che è anche un modo come un altro per dire ai peones: è senza di me al Colle che rischiate che la legislatura finisca, ergo eleggetemi…


Fede e politica. Chi è Andrea Riccardi, il fondatore di Sant’Egidio, candidato non di bandiera di M5s-Pd

Fede e politica. Chi è Andrea Riccardi

Fede e politica. Chi è Andrea Riccardi

 

Nb: questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2022 sul sito di Quotidiano nazionale, Qnet

Andrea Riccardi il candidato del centrosinistra per il Quirinale

Andrea Riccardi il candidato del centrosinistra per il Quirinale

E dunque, potrebbe essere Andrea Riccardi il candidato del centrosinistra per il Quirinale, anche se solo come candidato di ‘bandiera’, cioè nelle prime tre votazioni, senza alcuna chance di vero successo. Il nome del fondatore della Comunità di Sant’Egidio si affaccia mentre si avvicina l’avvio (domani) delle votazioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Proposto, in prima battuta, dal Movimento 5S, sarebbe stato accolto di buon grado anche dal Pd, che però parla solo di “profilo ideale”.

Ma chi è Andrea Riccardi?

Ma chi è Andrea Riccardi?

Ma chi è Andrea Riccardi? Barba bianca ed eloquio fluente, sguardo magnetico, solidi studi alle spalle e lunga frequentazione del Vaticano – di cui è storico e studioso insigne e brillante – Riccardi è soprattutto il vertice di quella diplomazia ‘parallela’ (agli Stati, ma anche al Vaticano) che ha caratterizzato la vita e le opere della comunità di Sant’Egidio, da lui fondata. Di orientamento progressista, cattolico-sociale, più che cattolico-democratico, Riccardi ha sempre coltivato eccellenti rapporti con il mondo e i partiti del centrosinistra, senza dire del fatto che, nella città di Roma e non solo, la sua comunità di Sant’Egidio è una vera ‘autorità’ e una lista ispirata ai principi della comunità (“Demos-Democrazia solidale”) si è presentata più volte, a Roma e non solo, in coalizione con il Pd e con altri partiti del mondo del centrosinistra. 

Riccardi, nato a Roma nel 1950, vanta innanzitutto una lunga carriera accademica come professore ordinario all’università. Ha insegnato, come professore ordinario, Storia Contemporanea all’Università di Bari, alla Sapienza e alla Terza Università degli Studi di Roma e ha ricevuto molte lauree honoris causa.

Papa Francesco e Andrea Riccardi

Papa Francesco e Andrea Riccardi

Ma il nome di Riccardi è legato in particolare alla Comunità di Sant’Egidio, fondata nel 1968, nelle temperie degli anni della contestazione giovanile ma anche del Concilio Vaticano II. Nata come realtà romana, è diventata progressivamente una ‘famiglia internazionale’. Oltre che per l’impegno sociale e i numerosi progetti di sviluppo nel Sud del mondo, è conosciuta per il suo lavoro a favore della pace e del dialogo. In particolare, Riccardi ha avuto un ruolo di mediazione, in prima persona, in diversi conflitti e ha contribuito al raggiungimento della pace in alcuni Paesi, tra cui il Mozambico, il Guatemala, la Costa d’Avorio, la Guinea. La rivista “Time” nel 2003 lo ha inserito nell’elenco dei trentasei “eroi moderni” d’Europa, che si sono distinti per il coraggio e impegno umanitario.

Riccardi e Papa Wojtyla

Riccardi e Papa Wojtyla

Ma, come dicevamo, Riccardi, che ha firmato articoli per un lungo elenco di testate, si distingue anche come studioso della Chiesa in età moderna e contemporanea, così come del fenomeno religioso nel suo complesso. Lungo l’elenco di libri da lui scritti ed editati. Nel 2011 ha pubblicato “Giovanni Paolo II. La biografia”, (San Paolo) che traccia un quadro completo di questa grande figura del Novecento e, nel 2013, “La sorpresa di papa Francesco” (Mondadori) che analizza i primi mesi del pontificato collocandolo davanti le sfide del mondo globale. Il 21 maggio 2009 ha ricevuto il Premio Carlo Magno, che viene attribuito a persone e istituzioni che si sono particolarmente distinte nella promozione di una Europa unita e nella diffusione di una cultura di pace e dialogo.

Riccardi e Monti

Riccardi e Monti

In ambito istituzionale, ha fatto parte del governo Monti, ricoprendo dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013 l’incarico di ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione (con deleghe alla famiglia ed alle pari opportunità). Il 22 marzo 2015 è stato eletto Presidente della Società Dante Alighieri, la sola carica che, a tutt’oggi, ancora ricopre.