Cinque Stelle molto decadenti. Grillo impone silenzio a tutti, ma la sentenza che decapita il M5s lascia morti e feriti sul campo

Cinque Stelle molto decadenti. Grillo impone silenzio a tutti, ma la sentenza che decapita il M5s lascia morti e feriti sul campo

9 Febbraio 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

5Stelle molto decadenti. Grillo impone di “rispettare le sentenze” e chiede silenzio, ricacciando indietro la eccessiva sicumera di Conte. Il M5s sta morendo a colpi di sentenze dei giudici e i rischi per il Pd e per il governo aumentano

5Stelle molto decadenti

5Stelle molto decadenti

 

Nb. questo articolo è stato pubblicato il 9 febbraio 2022 sul sito di notizie The Watcher Post

 

Grillo intima tutti a partire dai suoi di “rispettare le sentenze”

Grillo intima tutti a partire dai suoi di “rispettare le sentenze”

Grillo intima tutti a partire dai suoi di “rispettare le sentenze”

Quando il gioco si fa duro, entrano in gioco i duri. Il fondatore, Beppe Grillo, di fronte al caos che investe il Movimento, ‘decapitato’ nei suoi vertici dalla sentenza del Tribunale di Napoli, prende la parola di mattina presto e dice ‘stop’.

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Azzerata la carica di Conte

A seguito dell’ordinanza del Tribunale di Napoli VII Sezione Civile in data odierna che ha sospeso, ai sensi dell’art. 23 c.c., le delibere impugnate del Movimento 5 Stelle del 3 agosto 2021 di modifica dello statuto e del 5 agosto 2021 di nomina del Presidente, ha acquisito reviviscenza lo Statuto approvato il 10 febbraio 2021” scrive, in perfetto burocratese, Grillo. In pratica è stato mandato in frantumi tutto il percorso intrapreso in questi mesi da Conte, sospendendolo dall’incarico di presidente e annullando il nuovo Statuto M5s (agosto 2021). Grillo scrive sui social in burocratese, ma lo fa proprio per stare dentro una querelle squisitamente legale anche se dalle forti conseguenze politiche. “Le sentenze si rispettano. La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata” è la sua sola chiosa politica.

Grillo chiede ‘silenzio’ a tutti. Le parole ‘avventate’ di Conte

Grillo chiede ‘silenzio’ a tutti. Le parole ‘avventate’ di Conte

Grillo chiede ‘silenzio’ a tutti. Le parole ‘avventate’ di Conte

Il giorno dopo la notizia dell’ordinanza che ha sospeso in via cautelare le modifiche allo statuto del M5s e la successiva nomina a presidente di Giuseppe Conte (più tutti i suoi vice), lo scorso agosto, Grillo è costretto a tornare in campo e ‘sporcarsi le mani’. L’ex premier condivide subito il post di Grillo sulle sue pagine social e annulla la sua prevista partecipazione a Porta a Porta, da Vespa, dopo che, invece, il giorno prima si era presentato, come nulla fosse, negli studi di ‘Otto e mezzo’ de La 7, ospite di Gruber.

In questo momento non si possono prendere decisioni avventate – prosegue la saggia nota del garante del M5s, un breve, peraltro, intervento – Promuoverò un momento di confronto anche con Giuseppe Conte. “Nel frattempo, invito tutti a rimanere in silenzio e a non assumere iniziative azzardate prima che ci sia condivisione sulla strada da seguire”, conclude Grillo. Intanto, è stata convocata per ieri sera, alle ore 21, l’assemblea del gruppo M5S della Camera. All’ordine del giorno della riunione ci sono “riflessioni politiche”, ma non si potrà che parlare della scure che ha decapitato i 5Stelle. Insomma, tanto per cambiare, di fatto, Grillo sconfessa Conte e la sua eccessiva sicumera.

Conte aveva parlato subito e con eccessiva sicumera…

Conte aveva parlato subito e con eccessiva sicumera…

Conte aveva parlato subito e con eccessiva sicumera…

Conte, infatti, nel tardo pomeriggio di lunedì, dopo un vertice con l’ex capo politico reggente Vito Crimi e il notaio, aveva assicurato che si sarebbe trovata una soluzione in breve tempo. E poi in serata, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La 7, aveva spiegato serafico: “A questa sospensione si risponde con un bagno di democrazia. Erano già in programma delle modifiche dello statuto, si aggiungerà una ratifica da parte di tutti gli iscritti, anche quelli che lo erano da meno di sei mesi, senza aspettare i tempi di un giudizio processuale”.

Vito Crimi

Vito Crimi

Anche Vito Crimi aveva annunciato la stessa linea – “credo che si procederà a una nuova votazione, secondo le indicazioni del giudice” – linea che d’altronde era stata annunciata in una nota ufficiale del M5s: le modifiche statutarie sospese saranno rimesse al voto e questa volta parteciperanno tutti gli iscritti, compresi gli esclusi. Il comunicato ricordava inoltre che il provvedimento del Tribunale di Napoli “non ha accertato l’invalidità delle delibere adottate, ma dispone, in via meramente provvisoria, la sola sospensione’ delle suddette delibere”.

Insomma, per una intera giornata, i 5Stelle ‘official’ (ma poi sarà vero? Mica tanto, ormai) hanno pensato di potersela cavare con poco.

Un altro aspetto ancora riguarda la presentazione delle liste elettorali

Un altro aspetto ancora riguarda la presentazione delle liste elettorali

Un altro aspetto ancora riguarda la presentazione delle liste elettorali: “Questo è completamente estraneo alla causa, il M5s provvederà e farà per il meglio. E’ un aspetto che fuoriesce dal giudizio”, per l’avvocato del M5s Franco Astone.

Grillo, invece, spazza via le residue certezze dei capi e dei legali del Movimento e parla di situazione “complicata”, di sentenze che “si rispettano”

Grillo, spazza via le residue certezze dei capi e dei legali del Movimento e parla di situazione “complicata”

Grillo, invece, spazza via le residue certezze dei capi e dei legali del Movimento e parla di situazione “complicata”, di sentenze che “si rispettano” (un inno postumo al giustizialismo 5s) e intima a tutti di non prendere “decisioni avventate”. Grillo, insomma, che ha ancora un po’ di sale in zucca, si rende perfettamente conto che, al momento, in piedi e in sella c’è solo lui, che del Movimento è, appunto, il ‘garante’. Solo lui può indire nuove votazioni del comitato direttivo del M5S e, a cascata, del ‘nuovo’ leader. Perché nei fatti non esiste più lo Statuto né i vicepresidenti e i responsabili dei comitati, compreso quello di garanzia dal quale si è appena dimesso Luigi Di Maio, figurarsi il ‘presidente’.

La ricostruzione della sentenza di Napoli e i suoi effetti

La ricostruzione della sentenza di Napoli e i suoi effetti

La ricostruzione della sentenza di Napoli e i suoi effetti

Ma cosa è successo concretamente? Il tribunale di Napoli ha sospeso “in via cautelare” le delibere del 3 e 5 agosto scorsi, che avevano dato il via alla rifondazione dei 5 stelle, per la sussistenza di “gravi vizi nel processo decisionale”, pur senza venisse motivata l’urgenza della scelta (la decisione nel merito sarà presa tra venti giorni). Sotto accusa c’è l’esclusione dal voto, ad agosto scorso, di oltre un terzo degli iscritti e il conseguente mancato raggiungimento del quorum. Si tratta di 81.839 persone che erano iscritte da meno di sei mesi e che, ad agosto, non erano state ammesse alla votazione. In pratica, i giudici di Napoli hanno considerato tale esclusione un vulnus, ritenendola illegittima poiché ha “determinato l’alterazione del quorum assembleare”. Infatti, la modifica al regolamento risulta adottata sulla base di un’assemblea formata da 113.894 iscritti (quelli con più di sei mesi di anzianità) in luogo dei 195.387 associati iscritti a quella data. Quindi, oltre 80 mila attivisti sarebbero stati esclusi indebitamente dal voto. Un voto che, ora, per essere sicuri che sia ‘legittimo’ si dovrebbe ora tenere sulla piattaforma Rousseau per non incorrere in altre contestazioni legali, cioè proprio quella piattaforma, in mano alla Casaleggio&Associati di Davide Casaleggio da cui il M5s ‘nuovo’ di Conte si era distaccato al prezzo di dura guerra.

Per paradosso ora torna in campo la piattaforma Rousseau…

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L’Associazione Casaleggio e il ‘mito’ fondato di Rousseau

Una pronuncia, dunque, quella del tribunale di Napoli, che può rimettere in pista Rousseau. Nel provvedimento si fa riferimento alla possibilità che ci si avvalga della “pregressa piattaforma” come di altra “soluzione”, la cui individuazione “resta riservata agli organi dell’associazione”, scrive il presidente Scoppa. L’avvocato Borré, a nome dei ricorrenti, precisa: “Tutti gli iscritti possono-debbono passare per Rousseau anche solo per decidere di non avvalersene più. L’ho sempre pensato: per impiccare Rousseau toccava chiedere la corda a loro“. Sarebbe infatti impossibile reggere, politicamente, in attesa del processo di merito: già incardinato, può durare non meno di due anni.

E anche il giudizio sulla competenza, che si aprirà sempre a Napoli – il primo marzo, in questo caso dinanzi al giudice monocratico – e sul quale puntano molto gli avvocati del leader, non cambierebbe comunque la validità di questa pronuncia. Fatto sta che, da ieri, torna in “vita” lo statuto del febbraio 2021, quello che prevedeva l’insediamento di un Comitato direttivo (non più votato). E la parola passa al garante Beppe Grillo, che dovrebbe/potrebbe indire nuove consultazioni. Mentre all’orizzonte ricompare la possibilità di un re-impiego (magari l’ultimo) della macchina del consenso Rousseau, la piattaforma che pure è evocata negli atti.

sentenza napoli conte m5s

Sentenza M5S

Inoltre, spiega l’avvocato Lorenzo Borré, che ha patrocinato la causa dei tre militanti ricorrenti (Steven Hutchinson, Renato Delle Donne e Liliana Coppola), “Se dal Movimento cancelli l’assunto dell’uno vale uno nell’accezione più democratica, violando le regole che ti sei dato, colpisci al cuore la sua identità e invalidi il processo. Facendo un danno all’intera associazione, dunque a tutti gli iscritti“. E ora? “Ora il Movimento non ha più un capo. Ora può toccare solo a Grillo una mossa essenziale: aprire alle votazioni del comitato direttivo. La parola deve tornare al popolo pentastellato“, dice.

Infine, il legale ci tiene a ricordare che “Grillo, in un comunicato del 29 giugno 2021, disse che le votazioni vanno fatte su Rousseau perché è questo che prevede lo statuto che è tornato in vigore. Lui scrisse proprio questo per evitare impugnazioni. Quindi a mio avviso la nuova votazione andrà fatta sulla piattaforma Rousseau, lo dico da soggetto assai distante da Casaleggio“.

Di Maio resta silente mentre Di Battista parla, parla…

Di Maio resta silente

Di Maio resta silente

Certo è che la decisione del giudice della settima sezione civile del tribunale di Napoli, Gian Piero Scoppa, ha provocato un ulteriore terremoto in una fase già molto delicata per il M5s, tra la faida interna aperta da Luigi Di Maio, che nei giorni scorsi si è dimesso dal comitato di Garanzia, per riprendersi le ‘mani libere’ nella guerra che gli ha mosso Conte, che lo accusa di voler dare vita a una ‘corrente’ (che ha già) e di averlo ‘tradito’, dopo lo scontro interno sulla partita del Quirinale, e decisioni strutturali sempre più urgenti (primo fra tutti la regola del tetto dei due mandati che agita, sottotraccia, i parlamentari).

Il ministro degli Esteri, per ora, non si muove. Di Maio ha scelto un profilo attendista: non ha intenzione di gettare benzina sul fuoco in una fase delicatissima. Il titolare della Farnesina non ha fretta nemmeno di risolvere il conflitto con Conte. «Il tempo è un problema dell’ex premier», dicono i dimaiani che rigettano le illazioni su una sentenza da lui ‘ispirata’ visto che è stata presa da un tribunale di… Napoli (sic).

Dibba

Alessandro Di Battista

Ma se Di Maio tace, Alessandro Di Battista punge. L’ex deputato, pedina importante nelle ultime settimane (si parla di un suo riavvicinamento al M5s), evoca Gianroberto Casaleggio sui social, facendo scattare la reazione rabbiosa del gruppo parlamentare. «Come si permette?», è uno dei commenti più teneri nei confronti dell’ex esponente del direttorio. Se non è l’anno zero per il Movimento poco ci manca: diviso al suo interno, con un leader «congelato» dal tribunale e con un orizzonte poco chiaro. Non a caso in serata, cominciano a farsi più insistenti voci di addio di alcuni pentastellati. Pronti all’addio sarebbero tra i 5 e i 10 parlamentari, tutti però solo in via ipotetica. Ma c’è il timore che la discussione possa proseguire (e allargarsi) nei prossimi giorni. «Ormai viviamo alla giornata», commenta amaro un parlamentare pentastellato.

Renzi sfotte, nel Pd non sanno con chi parlare nel Movimento

Matteo Renzi appoggerà Letta

Matteo Renzi

Ma mentre Matteo Renzi infierisce in corpore vili (“Conte ha scritto lo Statuto dei Cinque Stelle con la stessa chiarezza con cui scriveva i Dpcm: il risultato è l’esplosione del Movimento. E questa volta non c’è stato nemmeno bisogno di combatterli: fanno tutto da soli”), il problema, in casa, ce lo ha pure il Pd. Delusi, e parecchio, dall’asse che Conte ha cercato di rimettere in piedi con Salvini, durante la partita del Colle, al Nazareno, ora, per costruire il ‘campo largo’, non sanno più con chi parlare.

Mario Draghi

Mario Draghi

Con Di Battista no di certo, fiero contestatore di Draghi, con Conte si sono scottati durante le trattative per il Quirinale ed è sempre tentato dal mettere in crisi il governo, ma anche Di Maio – che i suoi colleghi ministri (da Franceschini a Guerini e persino a Orlando) giudicano, ovviamente, molto più ‘affidabile’ – non sanno quanto realmente possa vincere la sfida dentro il M5s dunque, anche per il Pd è un guaio. Resterebbe Grillo, che sembra voler riprendere le rendini del Movimento una volta per tutte. Quel Grillo che chiama il Pd ‘Pdmenoelle’ per dirne della vicinanza inciucista con la destra e con FI e che, contro il Pd, ha tuonato per anni e decenni. Le 5Stelle, ormai implose ed esplose, non sono più una certezza per nessuno, né il Pd né Draghi, ma la loro esplosione definitiva può causare seri danni alla navigazione del governo e degli alleati.