Amministrative. Le ‘guerre’ che piacciono ai partiti. Pd e M5s riappacificati, centrodestra in pezzi

Amministrative. Le ‘guerre’ che piacciono ai partiti. Pd e M5s riappacificati, centrodestra in pezzi

5 Aprile 2022 1 Di Ettore Maria Colombo
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Amministrative. Le ‘guerre’ che piacciono ai partiti. Pd e M5s riappacificati, centrodestra in pezzi

 

Nv. questo articolo è stato pubblicato il 5 aprile 2022 sul sito di notizie Tiscalinews.it

 

Disuniti a Roma, ma uniti nei comuni. Pd e M5s si rincorrono mentre il centrodestra litiga

Pd e M5s si rincorrono

Pd e M5s si rincorrono

Per una di quelle contraddizioni di cui è fatta la storia politica italiana, mentre Pd e M5s se le danno di santa ragione sul piano nazionale (aumento delle spese militari, modo di stare nel governo Draghi, pacifismo e interventismo, etc) sul piano locale vanno d’amore e d’accordo. D’altro canto, mentre in tutti i sondaggi il centrodestra, se fosse unito, sarebbe trionfante, Lega e FI da una parte e FdI dall’altra risultano sempre più divisi e litigiosi con il risultato –prevedibile e possibile – di perdere le prossime elezioni amministrative anche se, sommati, a livello nazionale vincerebbe le elezioni politiche contro qualsiasi altra coalizione di ogni tipo. Senza dire del fatto che il centrodestra è diviso, sull’atteggiamento verso il governo, con Lega e FI in maggioranza mentre FdI è all’opposizione, mentre in teoria Pd e M5s stanno dalla stessa parte (in maggioranza di governo e con ministri) ma è sempre come se M5s stesse all’opposizione e il Pd perennemente al governo mentre, dall’altra parte, a volte FdI sembra più governativa e responsabile della Lega, che al governo ci sta.

Insomma, un vero e proprio gioco degli specchi. Ma meglio procedere con ordine, specie quando ci si addentra in materia incandescente e, allo stesso tempo, in un ginepraio come le comunali.

 

Il via libera del governo all’election day per il 12 giugno: la soddisfazione della Lega, ma…

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Il via libera del governo per l’election day per il 12 giugno

Innanzitutto, va detto che c’è il via libera all’election day, deciso dal cdm per il 12 giugno: riguarda il primo turno delle elezioni amministrative e i cinque referendum sulla giustizia (ballottaggi eventuali 15 giorno dopo, ma solo per i comuni sopra i 15 mila abitanti). Una vittoria della Lega che chiedeva l’election day sui referendum su cui ha raccolto le firme insieme ai radicali al fine di agguantare il quorum. I ballottaggi delle comunali si svolgeranno, invece, il 26 giugno. In entrambi i casi (primo e secondo turno) si voterà solo di domenica, altra novità. Per le amministrative i votanti sono circa 8 milioni e mezzo di abitanti. I comuni in cui si rinnova il sindaco sono 982, di cui 22 sono capoluoghi di provincia (tra cui Alessandria, Belluno, Como, La Spezia, Lucca, Messina, Monza,Oristano, Padova, Parma, Taranto e Verona) e 4 capoluoghi di Regione (Genova, Palermo, L’Aquila e Catanzaro).

Election Day una vittoria per la Lega

Election Day una vittoria per la Lega

I quesiti referendari, i soli ammessi dalla Consulta, a febbraio sono cinque: la riforma del Csm, l’abolizione della legge Severino, i limiti agli abusi della custodia cautelare, la separazione delle funzioni dei magistrati e la loro equa valutazione. Il 22 febbraio la Camera aveva approvato quasi all’unanimità un ordine del giorno della Lega per l’election day. Tre i motivi della richiesta dell’accorpamento: evitare la doppia chiusura delle scuole, aiutare il raggiungimento del quorum per i referendum (validi solo se si recano alle urne il 50% più uno degli aventi diritto, ma alle elezioni politiche), il risparmio delle spese per i seggi. La decisione è ovviamente applaudita da Matteo Salvini: “Sono contento perché hanno ascoltato la richiesta della Lega. Votando insieme per i sindaci e i referendum si risparmiano 200 milioni. Chiederemo che vengano usati per tagliare ancora i costi delle bollette della benzina” chiosa Salvini.

 

La battaglia del centrodestra: votare il lunedì

battaglia del centro destra

La battaglia del centrodestra: votare il lunedì

Ma al centrodestra non basta. Lega e FI, promotori dei cinque referendum sulla giustizia, temono comunque una bassa, se non scarsa, affluenza ai quesiti referendari nei tanti comuni italiani dove non si vota (50 milioni su 60…). Ergo, l’ultima battaglia del centrodestra “di governo” si scatena attorno all’ election day. Lega e Fi ritengono che si possa fare di più. E chiedono di tenere aperti i seggi anche lunedì mattina.

lunedì

Bene la scelta di accorpare alle elezioni amministrative i referendum sulla giustizia, ma ora è opportuno un provvedimento per consentire il voto anche di lunedì“, dicono fonti della Lega.

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi, che sostiene con forza i referendum, interviene in prima persona: “È indispensabile un decreto che estenda gli orari di votazione anche alla giornata di lunedì, come spesso si è fatto in passato. Abbiamo il dovere di combattere l’astensionismo e di favorire la massima partecipazione dei cittadini al voto”. Il Viminale fa sapere di non avere pregiudiziali, ma si ricorda che la celebrazione delle elezioni in un solo giorno, per ragioni di risparmio, è stata decisa con una legge del 2013. Sono state fatte delle eccezioni, l’ultima delle quali nell’autunno scorso, quando fu il Comitato tecnico scientifico a consigliare di tenere aperte le urne anche il lunedì mattina, per evitare assembramenti e la diffusione del Covid. Servirebbe un nuovo decreto legge, motivato, per estendere una volta di più la durata del voto. E servirebbe l’unanimità di tutti i gruppi. Per ora, Pd e M5s si oppongono, FdI ignora o snobba il tema. La previsione è che si finirà per votare in un giorno solo, domenica.

 

Dove si vota: 980 comuni, 8 milioni di abitanti

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Dove si vota: 980 comuni, 8 milioni di abitanti

Le prossime Amministrative coinvolgono circa 980 Comuni, tra cui 4 capoluoghi di regione (Genova, Palermo, Catanzaro e L’Aquila) e 22 capoluoghi di provincia (Alessandria, Asti, Barletta, Belluno, Como, Cuneo, Frosinone, Gorizia, La Spezia, Lodi, Lucca, Messina, Monza, Oristano, Padova, Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Verona e Viterbo). Per i Comuni della Valle d’Aosta le urne sono anticipate al 15 maggio (ballottaggio il 29 maggio), per quelli del Trentino Alto Adige al 29 maggio (ballottaggio il 12 giugno). In particolare, si vota in 982 comuni, 758 comuni appartenenti a regioni a statuto ordinario e 224 a regioni a statuto speciale. Superano i 100.000 abitanti le seguenti città: Genova, Messina, Monza, Palermo, Padova, Parma, Piacenza, Taranto e Verona.  Il comune più piccolo alle elezioni è Biello (Bergamo) che conta solo 75 abitanti.

 

Il paradosso del ‘campo largo’: sul piano nazionale stenta, nei comuni invece regge…

Conte pretende “rispetto” dal Pd

Conte pretende “rispetto” dal Pd

A Roma i rapporti tra Pd e M5S non stati mai stati così tesi ma sul territorio il ‘campo largo’ c’è. Mentre Conte pretende “rispetto” dal Pd perché “siamo seri e non vogliamo far cadere il governo” mentre i dem rispondono che “i 5S sono degli irresponsabili che vogliono far cadere il governo” (cioè l’esatto opposto) e gli animi ogni giorno che passa si accendono sempre di più, tra i ‘giallorossi’.

Nicola Zingaretti e Matteo Ricci

Il governatore del Lazio Zingaretti e il responsabile dei sindaci dem, Ricci

A tal punto che entrambi i partiti iniziano a predicare di voler tornare a un sistema elettorale di tipo proporzionale (ieri lo dicevano, tra gli altri, per il Pd, il governatore del Lazio Zingaretti e il responsabile dei sindaci dem, Ricci) che sarebbe una sorta di ‘ognuno per sé e Dio per tutti’, una politica dalle ‘mani libere’ in cui ogni partito si presenta al voto senza alleanze (né alleati) proprio a certificare l’impossibilità di stringere una vera alleanza politica tra i due partiti. Invece, a livello locale, almeno nei comuni sopra i 15 mila abitanti, il sistema a doppio turno e iper-maggioritario tipico del sistema elettorale delle elezioni comunali funziona e va benissimo ai due ‘non alleati’ (almeno così sembra) sul piano nazionale. Insomma, Pd e M5s, nei comuni, sembrano andare d’amore e d’accordo, almeno in molti, mentre si fa molta più fatica a registrare unità e alleanze del Pd con i centristi (Iv, Azione, altri) e, a maggior ragione, dell’asse Pd-M5s-LeU con questi ultimi che tendono a scivolare verso destra o a cercar di formare un polo centrista autonomo. L’altra doverosa notazione è che, alle comunali, sono i 5Stelle che, quasi ovunque, scelgono di appoggiare i candidati dem, non vale il viceversa.

 

Il centrodestra, invece, è in pieno caos…

caos

Il centrodestra, invece, è in pieno caos…

Nel centrodestra, invece, è ormai in voga il ‘tutti contro tutti’. Lega e FI marciano, più o meno convinti (specie i liberal e moderati azzurri) verso la federazione unica, FdI gioca una partita per conto suo e non solo perché sta all’opposizione.

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Dietro il grande freddo tra Giorgia Meloni gli altri leader del centrodestra ci sono trattative congelate, dispetti, colpi bassi e reiterate minacce di divorzio. Una coalizione, nella perenne attesa di un vertice risolutivo a livello nazionale, ma che è andata in tilt in tutt’Italia, da Verona a Palermo.

Il caos Sicilia

Il caos Sicilia

Il caos Sicilia – Faide su faide si consumano, in questi giorni. Il caso siciliano è emblematico delle divisioni: in questo momento per la guida del Comune capoluogo dell’Isola ci sono cinque candidati di area: Francesco Scoma (Lega), Carolina Varchi (Fdi), Roberto Lagalla, espressione dell’Udc, Salvatore Lentini, esponente degli autonomisti di Raffaele Lombardo, l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, pronto a scendere in pista per FI. A questi andrebbe aggiunta l’eurodeputata Francesca Donato, uscita a settembre dalla Lega e ora vicina a Italexit di Paragone e fiera no-Vax (sic). A Palermo tutto è bloccato perché in autunno ci saranno le Regionali in Sicilia e Fdi chiede un via libera alla ricandidatura del governatore Nello Musumeci che gli alleati non vogliono concedere – il coordinatore azzurro Micciché, che gioca spesso di sponda con i centristi di Iv, vorrebbe lanciare la sua di candidatura a governatore.

federico sboarina sindaco di verona in diretta su rtl 1025 adobbiamo superare laemergenza sanitar social site

Federico Sboarina

I veti incrociati. Per ripicca, denunciano fonti qualificate di Fi, Meloni non sblocca le candidature di coalizione a Parma e Catanzaro. Malgrado i “civici” Pietro Vignali e Valerio Donato siano già in campo con l’imprimatur degli azzurri e della Lega. Nel frattempo, in questo gioco di veti incrociati, il sindaco uscente di Verona, Federico Sboarina di Fdi, è di nuovo in corsa con l’appoggio pure della Lega ma non di Forza Italia. Che ancora non ha deciso il da farsi, anche se è tentata dallo schierare il proprio simbolo sotto il nome di Flavio Tosi.

Flavio Tosi

Flavio Tosi

Le accuse che intercorrono tra Meloni e gli altri sono pesanti. “I miei alleati vogliono vincere o puntano solo a non far crescere Fratelli dì’Italia?”, si chiede la leader della Destra in grande ascesa nei sondaggi. Dalle parti di Arcore c’è insofferenza: “Fa la piccola fiammiferaia ed evidentemente finora questo atteggiamento ha pagato – replica una accreditata fonte di Arcore – Ma se una cosa non le va bene mette subito tutto in discussione: vuole far perdere il centrodestra?”.

basilicata

Basilicata, due rimpasti in 16 giorni

Basilicata, due rimpasti in 16 giorni. E sul territorio le ultime settimane sono state un calvario: alla vigilia di Natale Fdi e Lega hanno costretto alle dimissioni il sindaco forzista di Viterbo Giovanni Arena, reo di aver avallato un patto col Pd per le Provinciali. Fra gennaio e marzo invece lo psicodramma lucano: prima la Lega “scippa” il capogruppo di Fdi in consiglio regionale e ritira i suoi assessori dalla giunta di Vito Bardi, eletto in quota forzista. Poi, a metà marzo, il governatore rifà la giunta ma è il partito di Meloni a rompere perché vuole un assessore in più e minaccia la crisi. Così, nel giro di soli 16 giorni si passa dal Bardi bis al Bardi ter, con una mozione di sfiducia evitata per soli due voti.

Torino scontro in tribunale

Torino, scontro in tribunale. Dal dramma politico della Basilicata alla farsa piemontese, dove il centrodestra si incarta su una questione di poltrone. Va in scena la rielezione dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale e Fratelli d’Italia, partito della maggioranza che sostiene Alberto Cirio (Forza Italia), resta fuori. La delusione dei meloniani produce un atto inusitato: il capogruppo Paolo Bongioanni fa un ricorso al Tar denunciando l’illegittimità dell’elezione, a suo giudizio viziata da un voto fatto da remoto. Lo scontro, dal “parlamentino” di Torino, si trasferisce in tribunale. Finirà a carte bollate…
Ma vediamo le alleanze città per città, fermandoci ovviamente ai capoluoghi di regione e provincia.

 

Le alleanze nei quattro capoluoghi di regione

genova

Genova

GENOVA – Pd, Leu e 5 Stelle sostengono Ariel Dello Strologo, avvocato e presidente della Comunità ebraica di Genova, che sfiderà il sindaco uscente e ricandidato Marco Bucci, appoggiato dal centrodestra e non solo.

A Genova Carlo Calenda si è schierato con Bucci, senza però mettere il simbolo di Azione accanto a quelli del centrodestra. Italia Viva ancora non ha deciso. Bucci è il primo sindaco di centrodestra dal 1993 ed ha dalla sua la buona gestione della ricostruzione seguita al crollo del ponte Morandi, non solo come primo cittadino ma anche come commissario straordinario, Ma pesano le divisioni in Regione tra Toti e la Lega, ma anche con Fdi.

palermo

Palermo

PALERMO – Dopo mesi di stop and go, si è sciolto anche il nodo del capoluogo siciliano: i 5 Stelle sosterranno Franco Miceli, presidente dell’ordine degli architetti, civico proposto dal Pd. Iv corre da sola con il capogruppo al Senato, Davide Faraone, mentre Fabrizio Ferrandelli sarà candidato di Azione e di +Europa. Caos a destra, con almeno quattro o cinque candidati diversi.  C’è chi vorrebbe l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla (Udc), chi l’attuale presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, vero kingmaker sull’isola (è in ballo anche per le regionali) o l’ex presidente Francesco Cascio (Fi).

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L’AQUILA

L’AQUILA – Qui in campo c’è la parlamentare Pd Stefania Pezzopane che ha già aperto la campagna elettorale. Già sei le liste annunciate in sostegno della candidata dem: quella del Pd L’Aquila Coraggiosa, una lista di ispirazione socialista, L’Aquila Nuova Città Territorio, la lista Demos. Non pervenuti centristi e 5Stelle. Per il centrodestra il sindaco uscente, Pierluigi Biondi (Fdi), tenterà la riconferma, dopo il successo nel 2017 con il 53,5% dei voti.

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Catanzaro


CATANZARO –
Una coalizione larga che va dal Pd a De Magistris, 5 Stelle e Leu è in campo per il professore universitario, Nicola Fiorita. Lega e Forza Italia sosterranno il candidato civico sindaco Valerio Donato, candidato civico ex Pd.

 

Le alleanze nei 22 capoluoghi di provincia

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Le alleanze nei 22 capoluoghi di provincia

ALESSANDRIA – In campo per il centrosinistra c’è Giorgio Abonante, ex assessore, sarà sostenuto dal Pd, M5s, Moderati per Abonante, Europa Verde Alessandria, Lista Abonante per Alessandria e Alessandria Civica.
ASTI – Qui il candidato del centrosinistra è Paolo Crivelli, cardiologo ed infettivologo, specializzato in malattie tropicali a Liverpool, che ha alle spalle una lunga esperienza in Africa. Ci sarà anche un candidato ‘centrista’: Marco Demaria, musicista astigiano sostenuto da Azione, Italia Viva, +Europa e associazione Volt.
BARLETTA – Il capoluogo pugliese si è trovato sotto i riflettori nelle ultime settimane per essere finito al centro di uno scontro tra il Pd nazionale e il governatore Michele Emiliano. Il Nazareno aveva chiesto che si lavorasse per una coalizione modello ‘campo largo progressista’ ma il governatore ha candidato a sindaco la dem Santa Scommegna, proponendo una coalizione del Pd solo con i civici transfughi dal centrodestra. Intanto Francesco Boccia è stato nominato da Letta commissario del partito in Puglia.

BELLUNO – Nel capoluogo trentino, in assenza di novità, il centrosinistra potrebbe andare diviso: il Pd e due liste della maggioranza uscente hanno scelto l’ex-amministratore di Bim Gsp Giuseppe Vignato, che avrà anche un sostegno civico. La parte più di sinistra, invece, converge sul vicesindaco uscente, Lucia Olivotto.

COMO – Nel capoluogo lombardo lo schema cambia: il Pd infatti è in coalizione con i ‘centristi’ senza i 5 Stelle. In campo Barbara Minghetti sostenuta da Svolta Civica, Partito Democratico, Agenda Como 2030, Europa Verde e Como Comune.
CUNEO – Anche a Cuneo il Pd non sarà alleato con i 5 Stelle. “A Cuneo no. Lì la candidata di una coalizione moderata che ha condiviso l’esperienza del sindaco Federico Borgna sarà Patrizia Manassero”, ha detto il segretario regionale dem, Paolo Furia, ieri in un’intervista.

FROSINONE– Il candidato sindaco del centrosinistra è Domenico Marzi, già sindaco di Frosinone dal 1998 al 2007. Il candidato dal Pd sarà sostenuto da Articolo Uno, Italia Viva, Demos, Europa Verde, Socialismo Tricolore. Si attende la decisione di M5S.
GORIZIA – La candidata a sindaco Laura Fasiolo, già senatrice del Pd, avrà il sostegno dei 5 Stelle nella sfida all’uscente, Rodolfo Ziberna.
LA SPEZIAPiera Sommovigo, avvocata di 53 anni, sarà la candidata sindaco per la coalizione di centrosinistra sostenuta da Pd, LeAli a Spezia Lista Sansa, Movimento 5 Stelle.

LODI – E’ Andrea Furegato, il giovane candidato sindaco del centrosinistra: appena 25 anni. Ed è sostenuto da un campo ‘larghissimo’ con Pd, Movimento 5 stelle, Italia Viva, Azione e Articolo Uno oltre a numerose liste civiche.
LUCCAFrancesco Raspini, assessore uscente delle giunta Tambellini e vincitore delle primarie del centrosinistra contro Ilaria Vietina, è il candidato di una coalizione di cui fanno parte Pd, Sinistra Con, Lucca Futura ed Europa Verde-Verdi Lucca. Pochi giorni fa, Letta è stato a Lucca per sostenere la candidatura di Raspini.

MESSINA – Sarà Franco De Domenica, segretario del Pd di Messina, a correre come sindaco della città, sostenuto oltre che dai dem da Articolo Uno, Cambiamo Messina dal Basso, IdeaMessina, MessinaAccomuna, Movimento 5Stelle, +Europa, Studenti e rete giovanile, Volt.
MONZA – Anche a Monza, come a Cuneo e a Como, Pd e M5S dovrebbero andare divisi. In campo ci sono Paolo Pilotto sostenuto da Pd, Italia Viva, Azione, Possibile, Lab Monza e eMonzAttiva), mentre il Movimento 5 Stelle avrà una sua candidata, Elisabetta Bardone.

ORISTANO – L’ex assessore e attuale capogruppo del Pd in consiglio, Efisio Sanna, sarà il candidato sindaco nel capoluogo sardo. Sarà sostenuto da Pd, Articolo Uno, Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana, Partito Socialista Italiano e Oristano Democratica e Possibile.

PADOVA – Un recente sondaggio lo dava oltre il 60%. Sembra avviato alla riconferma il sindaco uscente Sergio Giordani. Sostenuto da Pd, Italia Viva, Articolo Uno, Azione e i Verdi. Ancora incerto l’appoggio dei 5 Stelle. Diverse le civiche.

PARMA – Il centrosinistra si presenta unito a Parma con Michele Guerra, assessore del sindaco uscente Federico Pizzarotti, ex grillino. Guerra è sostenuto anche da Onda (+Europa, Radicali Italiani e Volt), Iv, La Sinistra coraggiosa (Coraggiosa, Articolo Uno e Sinistra Italiana), oltre che dalla storica lista civica di Pizzarotti. Il centrodestra punta al ritorno di Pietro Vignali, già alla guida della giunta dal 2007 al 2011.

PIACENZA – Gara interna al campo largo a Piacenza. La consigliera regionale Pd, Katia Tarasconi, sarà la candidata di una coalizione composta da Pd, Articolo 1, Coraggiosa, Psi, Azione, Italia Viva, Pc Volt. A capo della lista del Pd che la sosterrà, c’è l’ex ministra Paola De Micheli. Stefano Cugini, ex capogruppo del Pd, avrà l’appoggio di Alternativa Piacenza e M5s.

PISTOIA – Federica Fratoni, ex assessora regionale all’ambiente, è la candidata a sindaco al comune di Pistoia per il Pd, sostenuta da Italia Viva mentre la sinistra non ha sciolto la riserva.
RIETI – A Rieti il candidato è Simone Petrangeli che ha vinto le primarie. E’ sostenuto dal Pd e sinistra. I 5 Stelle non lo hanno ancora definito.
TARANTO – Rinaldo Melucci, Pd, è il sindaco uscente. È a capo di una coalizione che terrà insieme Pd, M5S, Articolo Uno ed altre forze del centrosinistra, partiti e liste civiche.
VERONA – Campo ‘larghissimo’ per l’ex-calciatore Damiano Tommasi. La candidatura di Tommasi è sostenuta da Pd, Più Europa, Psi, Europa Verde, Demos e il Movimento 5 Stelle. Dovrebbe starci anche Azione di Calenda.

Tommasi sfiderà il sindaco uscente, Federico Sboarina, eletto con la Lega e poi passato a Fdi. Se le liti nel centrodestra proseguiranno, non è escluso però che il Carroccio proponga alla fine un proprio nome: si parla di Roberto Mantovanelli, presidente di Acque Veronesi e che FI punti sull’ex sindaco leghista della città, Tosi.

VITERBO – Non è stata ancora chiusa la partita a Viterbo. La candidata in pectore del Pd è Alessandra Troncarelli, assessore regionale alle Politiche sociali, ma si affacciano altri nomi.