Tormentone legge elettorale. Torna la voglia di proporzionale. Il Pd lo lancia, M5s ci sta, il centrodestra ci pensa

Tormentone legge elettorale. Torna la voglia di proporzionale. Il Pd lo lancia, M5s ci sta, il centrodestra ci pensa

4 Maggio 2022 0 Di Ettore Maria Colombo

Tormentone legge elettorale. Torna la voglia di proporzionale. Il Pd, stavolta unito, lo lancia. L’M5s ci sta. Il centrodestra esita, ma ci pensa

Sistemaproporzionale

Tormentone legge elettorale. Torna la voglia di proporzionale

 

 

Nb: questo articolo è stato pubblicato il 4 maggio 2022 sul sito di notizie Tiscalinews.it

 

Ah, che bello, il caro vecchio proporzionale!

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Facsimile scheda elettorale Mattarellum

Ah, il caro, vecchio, sistema proporzionale! Dopo anni (anzi, decenni) di ubriacatura da maggioritario (prima con il Mattarellum, l’unico sistema maggioritario che ha retto al vaglio di tutte le sentenze della Consulta, poi con il Porcellum, dichiarato incostituzionale nel 2015, infine con l’Italicum, legge elettorale da guinness dei primati: bocciata dalla Consulta prima ancora di essere sperimentata e, dunque, mai adottata), un forte vento proporzionalista spira tra molti – se non tutti – i partiti politici italiani, a sinistra (soprattutto) come anche a destra (un po’ meno).

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Non si tratta del ricalco del proporzionale della Prima Repubblica che presentava una soglia di sbarramento infinitesimale

Certo, non si tratta del ricalco del proporzionale della Prima Repubblica che presentava una soglia di sbarramento infinitesimale (meno dell’1%, nel concreto, cioè circa di 800 mila voti validi) e un sistema di selezione della classe dirigente che avveniva attraverso le tanto vituperate – ai tempi di Tangentopoli – preferenze, giudicate (a torto o a ragioni) una delle principali cause della corruzione del sistema politico italiano e che furono abbattute dal primo referendum elettorale, a prima firma Segni, nel 1991, cui poi seguì l’abbattimento definitivo del sistema elettorale in uso nella Prima repubblica coi referendum del 93. In questo caso, infatti, le liste bloccate(almeno per i capolista) resterebbero in piedi, come pure verrebbe garantita una piena alternanza di genere e, infine, la soglia di sbarramento sarebbe molto più alta: al 3%, come minimo, se non già al 5%. Una soglia di sbarramento che taglierebbe fuori, anche a causa del taglio del numero dei parlamentari (a partire dalla prossima legislatura passeranno da 945 a 600, cioè ben -345, un taglio netto che comporterà collegi elettorali abnormi, soprattutto al Senato) formazioni politiche anche di peso e anche se votati da più di uno o due milioni di elettori (dipenderà dall’affluenza).

Un testo pronto già c’è, il Brescellum

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Giuseppe Brescia, ed il Brescellum

Ma, al netto delle tecnicalità (il testo da cui partire, in ogni caso, c’è: è quello del presidente della Prima commissione della Camera, Brescia, del M5s, che prevede un sistema alla tedesca, detto Germanicum o Brescellum, con il 5% di sbarramento e una scelta ancora aperta tra listini bloccati e preferenze), le ragioni del ritorno in pompa magna del proporzionale – almeno nei pour parler dei partiti – è data da una conflittualità, quella interna alle coalizioni, sia di centrodestra che di centrosinistra, che renderebbe assai arduo, con l’attuale sistema elettorale (il Rosatellum, dove il 36% dei seggi vengono scelti attraverso collegi uninominali maggioritari), mettersi d’accordo a monte, dentro le coalizioni.

Le contrapposizioni interne alle coalizioni

Le contrapposizioni interne alle coalizioni

Le contrapposizioni interne alle coalizioni

Come si sa, infatti, sia il centrodestra che il centrosinistra sono attraversati da liti e contrapposizioni interne sempre più virulente. Nel centrodestra, la Meloni toglie spazio – e consensi – soprattutto alla Lega e si pone come leader di tutta l’area, candidandosi a governare. Solo unendosi, Lega e FI potrebbero sopravanzarla, nei voti, ma al netto del fatto che rischierebbero grosso (e, comunque, di soccombere lo stesso, nel primato del primo partito) spartirsi i collegi, già da ora, risulta un’impresa improba, figurarsi farlo tra un ‘polo’ formato da Lega-FI e uno da FdI e liste minori, oltre che sulla base di sondaggi sempre aleatori.

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Enrico Letta

Nel centrosinistra, l’idea programmatica lanciata dal segretario del Pd, Enrico Letta, quella del ‘campo largo’ che vada dalla sinistra di LeU ai moderati di Renzi, Calenda e Bonino passando per i 5Stelle, oltre che per il Pd, viene contestata, praticamente, da tutti i contraenti: sia i grillini, che non ne vogliono sapere di allearsi con renziani e calendiani, sia questi ultimi che di stare nella stessa coalizione con i pentastellati non se lo sognano neppure. Insomma, far convogliare i voti di elettorati così eterogenei e distanti tra di loro (sulla guerra, sull’economia, sui temi ambientali) rappresentata, ad oggi, una pia e flebile illusione.

Ecco perché, soprattutto a sinistra, si parla tanto di ‘ritorno al proporzionale’, ma anche a destra – specie sul lato Lega e FI – si inizia a ragionarne.

Il Pd rilancia, tutto unito, il proporzionale

Il Pd rilancia, tutto unito, il proporzionale

Il Pd rilancia, tutto unito, il proporzionale

Ovviamente, però, è soprattutto nel Pd che se ne parla ed è da lì che parte la spinta al ‘ritorno’ al proporzionale. Nel Pd, come si diceva, dunque, cresce la spinta al proporzionale. Un passo decisivo è stato compiuto in un seminario interno e – a porte chiuse – del gruppo alla Camera, promosso da Matteo Orfini, leader dei Giovani turchi e uno dei più coriacei proporzionalisti con il suo braccio destro, Fausto Raciti, che ha già presentato una proposta di legge sull’argomento.

Marco Meloni

Marco Meloni, coordinatore della segreteria nazionale del Pd

Presenti tre ministri dem (Lorenzo Guerini, Andrea Orlando e Dario Franceschini), leader delle tre aree o correnti interne più forti (rispettivamente, Base riformista, Dems e Area dem) e soprattutto Marco Meloni, coordinatore della segreteria nazionale del Pd, braccio destro di Enrico Letta.

Matteo Orfini

Matteo Orfini

Gli interventi dei big sono stati tutti “in sintonia” con quello introduttivo di Orfini: “Costruire un sistema politico in cui sia valorizzato il principio della rappresentanza è fondamentale – ha detto il deputato dem – Il proporzionale può essere una soluzione. Questo non significa che non esistono più i poli e i campi, ma le singole forze politiche, liberate da vincoli pre-esistenti possono misurarsi con gli elettori sulla base di un profilo identitario per poi, in base al consenso, cercare di governare insieme. Non viene meno la prospettiva del campo largo, chiosa Orfini.

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Non è proprio così: il campo largo verrebbe meno eccome, proprio perché ognuno cercherebbe voti per sé, e contro tutti gli altri partiti, anche quelli dello stesso ‘campo’, dividendo soprattutto Pd e M5s, ma tant’è. Senza dire del fatto che molti – sia dentro il Pd che dentro i 5s – pensano che sia molto meglio, dati gli attuali forti dissensi tra i due partiti (sul pacifismo, sull’ambientalismo, etc.) “marciare divisi per colpire uniti” piuttosto che logorarsi e litigare in un’alleanza ‘innaturale’.

Il placet del Nazareno e della segreteria Letta

Letta e Zingaretti

Letta e Zingaretti

Enrico Letta, che ha avviato la sua segreteria sponsorizzando il maggioritario e la scelta bipolare, rispolverando lo spirito ulivista – con un cambio di rotta, rispetto alla strada del proporzionale imboccata dal predecessore, Nicola Zingaretti – da tempo si dice disponibile a discutere sulla legge elettorale, ma limitandosi a definire “pessima” quella attuale, il Rosatellum.

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Giuseppe Conte

La virata dem piace a Giuseppe Conte.Sulla legge elettorale chiedo che la soluzione sia il proporzionale: noi l’abbiamo sempre sostenuta. Su questo mi sembra che nel Pd ci siano aperture, bisogna vedere se ci saranno i numeri“.

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Largo del Nazareno, ove ha sede il PD

L’apertura della segreteria dem al ritorno al proporzionale è confermata dalla “soddisfazione per l’iniziativa” di Orfini espressa dal Nazareno, che descrive la presenza di Meloni per quello che è, come un “imprimatur” di fatto del segretario: “Anche su un punto divisivo come la legge elettorale – viene spiegato proprio da Meloni – il partito si dimostra molto unito e compatto sull’avvio di un confronto che, al di là del modello, potrebbe restituire una legge che coniughi rappresentanza e governabilità”.

 

Gli interventi dei big dem al seminario interno

Dario Franceschini

Dario Franceschini

Il filo rosso degli interventi al seminario è quello di riprendere la spinta per una riforma in senso proporzionale, pur nelle consapevolezza che “il sentiero è molto stretto”, per dirla con Guerini. Non solo per i tempi ma anche perché occorre lavorare per una maggioranza ampia.
Come possiamo fare? – si chiede Franceschini -. Intanto, serve una buona dote di realismo: la riforma elettorale non si fa con una maggioranza risicata, serve arrivarci con accordo, il più largo possibile. E la certificazione del farlo o no deve arrivare in Parlamento per mettere i partiti davanti a una scelta. Penso a Forza Italia“.

Bandiera di Forza Italia

“La proposta che facciamo sul proporzionale -argomenta Orfinila facciamo perché è una delle risposte alla crisi nel nostro paese. Serve una svolta che punti a ricostruire partiti degni di questo nome e rimettere al centro il ruolo del Parlamento“, tema “ancora più rilevante dopo taglio dei parlamentari. Il proporzionale metterebbe il campo largo nelle condizioni di esprimere ciascuno la propria identità per poi ragionare su come dare un governo al paese. E offriamo questa riflessione anche al centrodestra”.

Giuseppe Brescia

Giuseppe Brescia

Brescia dei 5 Stelle, relatore del testo per il proporzionale di cui si diceva prima, spiega di aver sperato che si riuscisse ad arrivare ad una riforma non nell’ultimo scorcio di legislatura: “Magari sono un sognatore ma speravo che con una maggioranza così allargata ci sarebbe stato un clima più disteso, ma così non è stato. Questa riforma non è M5S e non è mia, è il frutto del lavoro della maggioranza Conte bis“. Brescia chiede di ripartire da quel testo, il suo: “Dobbiamo fare sfruttare lavoro fatto per avere una speranza di fare in tempo”.

Dario Parrini

Dario Parrini

Aggiunge il dem Dario Parrini, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato: “Noi non possiamo fare un’altra campagna elettorale su competizioni tra coalizioni forzose” che poi “non reggono la sfida del governo” e anche se “la convinzione del Pd” sulla riforma “non basta” per approvarla “è importante che il Pd trasmetta agli altri partiti la sua convinzione”.

“Abbiamo visto di tutto: frammentazione, cambi di casacca, assenza di stabilità“, sottolinea ancora Franceschini e dunque “il buonsenso e la politica ci impongono di cambiare e non restare attaccati attorno a quando il Pd è nato”, un “bipartitismo” che non si è realizzato. “Oggi poi ci troviamo in un sistema in cui barriere invalicabili sono state tutte superate: la Lega ha mollato il centrodestra per andare al governo con i 5 Stelle, poi il Pd ha governato con i 5 Stelle e poi siamo finiti tutti insieme al governo“. Di fronte a quello che è successo “quali garanzie ci sono che le alleanze pre-elettorali non si scompaginino? Non è meglio allora una campagna elettorale vera e per poi formare in Parlamento, sulla base delle indicazioni degli elettori, una maggioranza?“. E quindi ecco l’appello rivolto da Franceschini al centrodestra: “I nostri avversari pensano che gli conviene votare con l’attuale legge perché così pensano di vincere le elezioni: non è così, non sta scritto da nessun parte”. Anzi, chiunque vinca “avrà una maggioranza molto risicata. Ce lo possiamo permettere? Io penso che lo dobbiamo spiegare: non conviene a noi ma al Paese”.

Lorenzo Guerini

Lorenzo Guerini

Invece, Guerini ribalta la ‘narrazione’ secondo cui parlare delle ‘regole del gioco’ non sia una priorità ma è “discutere di un pezzo della democrazia del paese” e per questa va “tenuta alta l’asticella del dibattito” mettendo al centro il tema della rappresentanza di fronte a “settori di non partecipazione al voto sempre più elevati“. Quindi, “dare voce, istituzionalizzare la diversità. Infine, questo tipo di legge elettorale -conclude Gueriniè un modello funzionale alla ricostruzione dei partiti. Se alziamo l’asticella, credo che il sentiero stretto lo si può percorrere”.

Zingaretti

Nicola Zingaretti

Per Zingaretti è molto “utile un appuntamento come questo” anche perché c’è “urgenza di fare una scelta”: “A questo punto c’è bisogno di una cronologia perché siamo arrivati alla vigilia delle elezioni“, incalza l’ex-segretario appoggiando una riforma in senso proporzionale.

andrea orlando

Andrea Orlando

Per Orlando, “il proporzionale consente di aderire alle spinte delle società e di farle convogliare in alleanze dopo il voto” e questo non significa, osserva, “abbandonare la vocazione maggioritaria”, ma piuttosto evitare alleanze ‘forzose’ che poi non reggono. “La questione – continua Orlandonon è avere il governo giorno la sera delle elezioni. Non mi importa di avere un governo la sera stessa del voto, se poi cade dopo 6 mesi. Meglio averlo 20 giorni dopo, ma che poi dura per una legislatura. Io penso che lo spazio sia stretto ma che bisogna provare a percorrerlo”.

Matteo Ricci sindaco di Pesaro

Matteo Ricci sindaco di Pesaro

Anche da parte dei sindaci del Pd arriva subito un plauso. Come dice Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e capofila dei primi cittadini dem, “Bene che tutte le aree del Pd convergano sull’adozione del sistema elettorale proporzionale con sbarramento. Lo chiediamo da tempo come sindaci del Pd. Assicura rappresentanza e non danneggia la governabilità. Ora accelerare l’iter della legge in Parlamento e stanare gli altri partiti” che poi è, appunto, il vero tema della questione: per ora infatti, gli altri non rispondono.

Ora si attende la risposta del centrodestra…

ANDREA MARCUCCI

ANDREA MARCUCCI

Ma se la posizione del Pd, questa volta, è chiara – oltre che, per una volta, perfettamente unitaria – il problema è la risposta che darà il centrodestra. Il senatore dem Andrea Marcucci non ha dubbi: “dopo quanto ha detto Giorgia Meloni alla sua convention, Salvini non l’ha ancora capito? Beh, dovrebbe pensarci davvero, al proporzionale”.

Giorgia Meloni

La leader di Fdi Giorgia Meloni

Insomma, se ciascun partito corresse per sé alle politiche che ci saranno tra dieci mesi, rompendo la dittatura delle coalizioni, restituendo ai cittadini la scelta degli eletti anche un centrodestra oggi litigioso e diviso potrebbe approfittarne. Anche perché, se le garanzie di alleanze pre-elettorali che tengano poi, dopo il voto, sono pari a zero, tanto vale andare secondo la vecchia regola ‘ognun per sé e Dio per tutti’.

logo fdl

Fratelli d’Italia

Certo, a Fratelli d’Italia conviene molto di più una legge elettorale con una forte correzione maggioritaria come l’attuale e di certo la Meloni si metterebbe di traverso, a un ritorno in pompa magna del sistema proporzionale, ma alla Lega – per non parlare di FI – oggi in crisi nei sondaggi e che non avrebbe di certo la primazia nella coalizione, non conviene affatto capitalizzare un numero di collegi inferiori a quelli che potrebbe prendere con un proporzionale perché basati su rapporti di forza che la vedono, oggi, sfavorita.

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Logo LeU

Senza dire del fatto che le correnti ‘moderate’ e ‘governiste’ della Lega, come di FI (l’ala liberal) potrebbero coronare il sogno di un ennesimo governo di unità nazionale anche nella prossima legislatura (magari sempre guidato da Draghi) se nessuna coalizione, eleggendo il Parlamento con un sistema proporzionale, avesse la forza e i numeri per governare. Paradossalmente, a mettersi contro, sulla strada del proporzionale, sono anche alcuni piccoli partiti.

ITALIA VIVA

LeU vuole uno sbarramento più basso (non oltre il 3% dei voti) e Italia Viva, che ieri ha parlato con Ettore Rosato (padre dell’attuale sistema elettorale, il Rosatellum) parla del proporzionale come “l’esatta antitesi della governabilità” e che “non si può dividere il Paese sulla legge elettorale”. La verità è che Iv teme uno sbarramento alto (al 5%) mentre nell’attuale Rosatellum è fisso al 3%. Puri calcoli di bottega, dunque. La riforma del sistema elettorale farà strada? E’ ancora troppo presto per dirlo, ma le basi sono state gettate. Se da Lega e Fi arrivasse un vero sì, un sistema proporzionale potrebbe vedere la luce anche solo in pochi mesi, cambiando per sempre il sistema politico italiano.