“Allarmi son fascisti?!”. Il giorno più ‘nero’ di Giorgia Meloni

“Allarmi son fascisti?!”. Il giorno più ‘nero’ di Giorgia Meloni

13 Agosto 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

“Allarmi son fascisti?!”. Il giorno più ‘nero’ di Giorgia Meloni. Le polemiche sull’incombente, forse prossimo, presidenzialismo con l’avviso di sfratto a Mattarella lanciato da Berlusconi. E la durissima polemica della senatrice Segre sulla ‘fiamma’ tricolore nel simbolo di Fd

“Allarmi son fascisti?!”. Il giorno più ‘nero’ di Giorgia Meloni

“Allarmi son fascisti?!”. Il giorno più ‘nero’ di Giorgia Meloni

 

Nb: questi due articoli sono stati pubblicati, in forma molto più succinta, sulle pagine del Quotidiano Nazionale il 13 agosto 2022

 

Berlusconi manda un avviso di sfratto al Colle. “Noi faremo il presidenzialismo, quindi Mattarella si dovrà dimettere”… Poi ritratta, in parte, ma ormai la frittata è stata fatta…

Berlusconi manda un avviso di sfratto al Colle

Berlusconi manda un avviso di sfratto al Colle

“Ma volete veramente che Mattarella diventi come Scalfaro fu per Berlusconi?! Siete pazzi!” avrebbe detto, a Giorgia Meloni e ai suoi alleati, e pure urlando, al telefono, uno dei più stimati ‘consiglieri’ della medesima e pure degli altri.

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Il Quirinale, ieri, è finito in un vero ‘twitt storm’, meglio nota, in altri tempi, come la ‘tempesta perfetta’. In pratica, Berlusconi ha chiesto a Mattarella di ‘sloggiare’, dal suo incarico, non appena il presidenzialismo, in Italia, sarà “cosa fatta” grazie alla indubitabile, per lui, vittoria del centrodestra alle prossime elezioni politiche. In effetti, facendo due (facili) calcoli, se la coalizione di centrodestra di Lega-FI-FdI-centristi prendesse, come dicono i sondaggi, il 46-48% dei voti avrebbe ‘solo’ il 58-60% dei seggi, causa l’effetto maggioritario distorcente del Rosatellum, ma se sfondasse il ‘muro’ del 49-50% dei voti, potrebbe superare il 62-64% dei seggi.

Berlusconi ha chiesto a Mattarella di ‘sloggiare’

Berlusconi ha chiesto a Mattarella di ‘sloggiare’

Il che, in soldoni, vuol dire avere i due terzi dei voti, in entrambe le Camere, per cambiare la Costituzione a proprio piacimento, e approvare una riforma dello Stato di tipo presidenziale (o semi, si vedrà) senza neppure il fastidio di dover passare per il referendum confermativo che, se non si raggiunge tale maggioranza (i 2/3 dei seggi) viene richiesta, in base alla Costituzione. In buona sostanza, tempo 2/3 anni (serve una ‘doppia lettura’, in copia conforme, alla Camera come al Senato) e ‘il gioco’, volendo, è fatto…

 

Il Colle, da giorni, è in vacanza e tace ma vede, legge, osserva e, a volte, alza il sopracciglio…

Presidente Mattarella

Il Presidente Mattarella

Il Colle, in questi giorni, è ‘in vacanza’. Il Capo dello Stato, tra un messaggio e l’altro (ieri quello per la strage di Sant’Anna di Stazzema, strage effettuata dai nazisti con la complicità dei fascisti, quando uno dice le coincidenze della Storia), si è preso qualche giorno di ferie, nella sua Palermo.
Ridotte al minimo le visite ufficiali (non è proprio il caso, di questi tempi, con un governo in carica solo per “il disbrigo degli affari correnti”, la guerra in Ucraina, i venti di guerra a Taiwan, etc.: ce ne sarà solo una in Albania, a settembre), dal Quirinale, si capisce, non esce neppure il fiato. E, ovviamente, quando il ‘Capo’ non c’è, il Colle – cioè i suoi responsabili di ogni ordine e grado – tacciono. In modo stretto e pure impenetrabile.

campagna elettorale

Ribadito il punto – e cioè che il Capo dello Stato, quando si apre una campagna elettorale, ‘tace’ e che ‘parlerà’ solo dalle consultazioni per formare il nuovo governo uscito dalle urne, in poi – è pur vero che, al Colle, tutto si vede e osserva.
E, ogni tanto, si sospira o si alza il sopracciglio, specie, di questi tempi, quello ‘destro’. E’ stata già notata, per dire, la ‘infelice’ proposta, da parte del centrodestra, e in special modo da parte del leader della Lega, Matteo Salvini, a incaponirsi, per più giorni, a voler ‘annunciare’ quella ‘lista’ dei ministri del futuro governo che, Costituzione alla mano, va prima sottoposta e concordata con il Presidente della Repubblica. Dopo il voto, cioè, e non certo ‘prima’. E, già qui, la leader di FdI, Giorgia Meloni, ci aveva dovuto mettere del bello e del brutto per convincere i suoi smaniosi alleati che “no, non è il caso, meglio parlare dopo…”. Senza dire del fatto che, e pure questo non è un mistero per nessuno, il centrodestra non ha mai ‘amato’, ma esattamente proprio come Conte e i 5Stelle, l’attuale Capo dello Stato, al punto di vedersi ‘obbligato’ a rieleggerlo obtorto collo, cioè senza mai averlo voluto per davvero e solo perché non c’erano, ormai, più alternative.

 

Dopo le gaffe di Salvini, la frittata di Silvio…

Dopo le gaffe di Salvini, la frittata di Silvio…

Dopo le gaffe di Salvini, la frittata di Silvio…

Ma, ieri, ecco la nuova frittata, questa però di dimensioni ‘cosmiche’. Insomma, un disastro. Silvio Berlusconi, leader di FI, si sveglia presto e, intervistato da radio Rtl 105, alle 8 del mattino, spiega che, con la indubitabile vittoria elettorale del centrodestra, “si farà il presidenzialismo, dunque Mattarella dovrà dimettersi”. Le parole esatte di Berlusconi, in realtà, sono queste: “Spero che la riforma costituzionale sul presidenzialismo si farà” (sic, ndr.). Berlusconi evoca, però, anche le dimissioni di Mattarella come passo necessario se la riforma passasse, pur senza escludere che lui stesso potrebbe ‘risalire’ al Colle, “se fosse il più votato dai cittadini”. Che è come dire: tanto, il più votato, sarei io, ovvio…

 

La sinistra grida all’attentato alla Costituzione e Berlusconi ‘rettifica’, ma non smentisce…

maurizio lupi

Maurizio Lupi

Apriti cielo. Tranne gli azzurri e il ‘povero’ Maurizio Lupi, che lo difendono, gli avversari lo attaccano a testa bassa e tra gli alleati cala il gelo.

mattarella

Il Presidente Mattarella

La sinistra accusa subito Berlusconi di aver voluto dare un “avviso di sfratto” a Mattarella e di volere in sostanza “attentare alla Costituzione”. Seguono infinite polemiche e – parziale – marcia indietro del Cavaliere, che peraltro detesta farle, il quale prova a precisare che “non ho mai attaccato il presidente Mattarella, né mai ne ho chiesto le dimissioni”. Segue autodifesa: “Ho detto una cosa ovvia e scontata. Una volta approvata la riforma costituzionale presidenziale, prima di procedere all’elezione diretta del nuovo capo dello Stato sarebbero necessarie le sue dimissioni”. Ecco, appunto, un altro modo per dire: confermo tutto.

 

Meloni e Salvini: l’inedito ruolo di ‘pompieri’

Meloni e Salvini: l’inedito ruolo di ‘pompieri’

Meloni e Salvini: l’inedito ruolo di ‘pompieri’

La Meloni – ribadito, in chiaro, l’utilità di una riforma definita “seria ed economica” (sic) perché “grazie alla stabilità si riesce a dare fiducia agli investitori” – si mette le mani nei capelli e fa intervenire, a batteria, tutti i suoi, con il (vano) obiettivo di ‘sopire, troncare, troncare, sopire’ di manzoniana memoria. Stavolta prudentissimo, il senatore di FdI, Ignazio La Russa dice: “Non voglio polemizzare con Berlusconi, ma credo che sia prematuro discutere oggi del tema Mattarella”.

il senatore di FdI, Ignazio La Russa

Il senatore di FdI, Ignazio La Russa

Persino Salvini e la Lega si rendono conto del danno (enorme) combinato da ‘zio Silvio’ e fanno parlare il saggio Calderoli che arzigogola sui precedenti costituzionali: “abbiamo tagliato i parlamentari, ma mica abbiamo dichiarato il Parlamento illegittimo…”. Come a dire, tranquillo, Sergio, che ti lasciamo dove stai.. Ma, oramai, la frittata è fatta e tutti ci saltano su.

 

Le reazioni (indignate) del Pd, 5Stelle, etc…

Roberto Fico

Roberto Fico

Il presidente della Camera, Roberto Fico, s’indigna subito: “Il nostro presidente della Repubblica ha un mandato di sette anni. Qualcuno se ne dovrebbe fare una ragione e non trascinare le istituzioni in campagna elettorale”.

Letta non è furibondo, di più

Letta non è furibondo, di più

Al segretario del Pd, Enrico Letta, non par vero: “Berlusconi dimostra che la destra è pericolosa per il Paese” dice, buttandosi a corpo morto. Poi, non contento, aggiunge: “Questa è una destra che vuole sfasciare il sistema perché, dopo aver fatto cadere Draghi, è un preavviso di sfratto”, fino a interpretare le parole del Cavaliere come “un’evidente autocandidatura” al Colle e che per l’Italia il presidenzialismo “è l’errore profondo”.

Di Maio

Di Maio

Non va per il sottile nemmeno Luigi Di Maio – lo stesso che, nel 2018, di Mattarella chiedeva, e pure a gran voce, l’impeachment… – “Adesso capiamo che Berlusconi vuole fare il presidenzialismo per buttare giù Mattarella – attacca direttamente il Cav. Sta venendo fuori la maschera del centrodestra, a loro non sta bene nemmeno avere il garante della Costituzione”.

Conte, dal canto suo, prova a pacificare i parlamentari

Conte Giuseppe

Usa la stessa metafora della ‘maschera’ il leader del M5s, Giuseppe Conte. A suo dire, la riforma del centrodestra “prefigura un semplice accordo spartitorio: Giorgia Meloni premier, Salvini vicepremier e ministro dell’interno” (non si capisce cosa c’entri il nuovo governo con una riforma sul presidenzialismo, ma vabbé). E conclude, un po’ minaccioso pure lui, “non permetteremo che le istituzioni siano piegate alle fameliche logiche spartitorie della destra”.

Carlo Calenda

Carlo Calenda

Il più tranchant, al limite dello sgarbo, è il tweet di Carlo Calenda: “Non credo che Berlusconi sia più in sé. Non è Mattarella a doversi dimettere, ma tu a non dover essere eletto”. Povero Silvio…

 

L’allarme lanciato dal professor Ceccanti: “il combinato disposte” di proposte ‘orbaniane’

Stefano Ceccanti

Stefano Ceccanti

Il professore di diritto costituzionale, ‘ma anche’ deputato del Pd, Stefano Ceccanti, ‘dottor sottile’ in queste e altre materie, come sempre, la mette giù in parte in maniera più argomentata, ma in realtà anche più dura di tutti gli altri leader. “Cosa succede – scrive in una nota Ceccanti – se si mettono insieme, come è giusto fare, le proposte costituzionali di Meloni sul primato del diritto interno su quello dell’Unione, che scardinerebbe il mercato unico e che servirebbe a sganciarsi dagli standard dello Stato di diritto posti dall’Ue, con le dichiarazioni di stamani di Berlusconi, che parla del tutto genericamente di presidenzialismo, senza chiarire pesi e contrappesi, né la volontà di discutere con le altre forze politiche, ma essendo precisissimo solo su una norma transitoria che dovrebbe far decadere prima possibile Sergio Mattarella, eletto solo da pochi mesi? L’insieme delle proposte, il loro ‘combinato disposto’, chiarisce bene il significato di ognuna, dà una chiara idea ‘orbaniana’ di democrazia illiberale. Questo ci spiega non solo quello che si vorrebbe fare a Costituzione modificata, ma allude anche e soprattutto a quello che si immagina già di fare a Costituzione invariata, esasperando i conflitti con gli organi di garanzia. Per questa ragione è fondamentale in una situazione come questa non disperdere il voto su opzioni minoritarie e testimoniali, ma concentrare i consensi sulla coalizione del Pd”. Ora, al netto del – propagandistico – appello al voto di Ceccanti, in effetti c’è di che riflettere…

 

Il presidenzialismo, antico sogno della destra

presidenzialismo

Però, non sono un mistero per nessuno anche altre cose. Che il ‘sogno’ di Berlusconi sia, da sempre, il presidenzialismo (lo dice dal lontano 1995), tanto da campeggiare nei vecchi programmi di FI. Che Fratelli d’Italia abbia presentato svariati disegni di legge, in Parlamento, sul tema, e che abbia voluto metterlo al terzo punto del programma elettorale del centrodestra, pur se con una formula vaga che dice tutto e niente (“elezione diretta del presidente della Repubblica”). E che, pure alla Lega, il ‘disegno’ di un’Italia ‘presidenziale’ vada più che bene, purché accompagnata da una riforma ‘federalista’ (solo Umberto Bossi, ai tempi, ne diffidava). Etc.

Umberto_Bossi_Lega_Nord

Umberto Bossi, fondatore della Lega Nord

Ma come sempre, in Politica, “il tempo è tutto”. E i ‘tempi’ dettati da Silvio Berlusconi, ieri, sono stati decisamente sbagliati. Un vero disastro. Nel centrodestra lo sanno tutti, ma nessuno osa dirlo.

 

Il giorno più ‘nero’ di Giorgia Meloni…

Il giorno più ‘nero’ di Giorgia Meloni…

Il giorno più ‘nero’ di Giorgia Meloni…

Il 18 agosto, in ogni caso, resta un giorno ‘nero’, per Meloni (Giorgia), leader del partito in testa a tutti i sondaggi e, forse, prossima presidente del Consiglio, sempre che il centrodestra vinca le elezioni e che Sergio Mattarella sia dell’avviso, dato che, fino a quando l’Italia resta ciò che è, cioè una repubblica ‘parlamentare’, l’incarico per formare il governo ‘nuovo’ lo assegna il Colle e, poi, il governo così formato deve ottenere la fiducia in entrambi i rami del Parlamento italiano.

Giorgia Meloni e Sergio Mattarella

Giorgia Meloni e Sergio Mattarella

Prima Berlusconi, con il suo avviso ‘di sfratto’ a Mattarella, ove il centrodestra, vincendo le elezioni, portasse a casa il presidenzialismo (o il semi-presidenzialismo, ancora non è chiaro su quale esatto progetto di riforma costituzionale si ‘attesterà’, in futuro, il centrodestra, sempre che abbia i due terzi, obbligatori, dei seggi, per cambiarla a suo piacimento, la Costituzione…), che ha causato un sacco di grattacapi, a ‘Giorgia’, come vedremo meglio, e con dovizia, più avanti.

Poi, le polemiche scaturite dalle parole della senatrice a vita Liliana Segre, 91 anni ben portati e una mente lucidissima, oltre che inscalfibile. Partiamo, appunto, dalle parole di Liliana Segre.

 

“Togli la fiamma dal simbolo oppure non sei credibile”. L’attacco della senatrice Segre

Liliana Segre

Liliana Segre

“Nella mia vita ho sentito di tutto e di più, le parole, pertanto, non mi colpiscono più di un tanto. A Giorgia Meloni, però, dico questo: inizi dal togliere la fiamma dal logo del suo partito”. Ci mancava la senatrice a vita, testimone diretta della Shoah, nonché testimonial della medesima, Liliana Segre – che ieri ha voluto affidare il suo pensiero non a un giornale qualsiasi, ma a “Pagine ebraiche”, mensile ufficiale delle comunità israelitiche italiane – a complicare la vita a Giorgia Meloni. Cioè alla presidente di FdI, nonché vincitrice annunciata (così, almeno, dicono tutti i sondaggi) delle prossime elezioni. “Partiamo dai fatti, non dalle parole e dalle ipotesi” entra, in corpore vili (di FdI), la Segre.

ferragni Segre

Chiara Ferragni e Liliana Segre

In un messaggio indirizzato alla stampa internazionale – spiega la Segre, che da un po’ ha trovato pure nella icona social Chiara Ferragni una sua fervida sostenitrice e che, alla sua dolce età, va in giro nelle scuole italiana per rinfrescare la memoria su cosa sono state le leggi razziali (non solo quelle di Hitler in Germania, ma pure quelle, odiosissime, di Mussolini in Italia, 1938) – Meloni aveva tra l’altro sostenuto: ‘La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni, condannando senza ambiguità la privazione della democrazia e le infami leggi anti-ebraiche’. Parole che stanno suscitando molte reazioni, ma che se non sono accompagnate da fatti concreti non avranno nessuna consistenza reale”. Apriti cielo, in un clima già arroventato.

 

Stanno, forse, per tornare i fascisti da Marte?

Stanno, forse, per tornare i fascisti da Marte?

Stanno, forse, per tornare i fascisti da Marte?

Quello della campagna elettorale in cui la Sinistra alza e fa sventolare la bandiera dell’antifascismo ei giornali, sempre ‘di sinistra’, riempiono dotte paginate per spiegare, al colto e all’inclita, che, in buona sostanza, i ‘neo-fascisti’ di ieri sempre ‘fasci’ sono rimasti. Quelli dei tempi del Msi di Giorgio Almirante.

Giorgio_Almirante_Msi

Giorgio Almirante, storico leader e fondatore del Msi

Domande con tanto di ‘esame del sangue’, vivisezione e racconto, precisissimo, di tutti i ‘legami’ (neri) che FdI (e, così dicono, pure la stessa Meloni) manterrebbe con esponenti della ‘destra radicale’, da Casa Pound al Fronte nazionale, skin heads e simili, forti (si fa per dire) di una vera e propria ‘paccottiglia dell’usato’ che ancora si diletta di braccia alzate (e tese) nel saluto romano, busti del Duce, nostalgie per il regime fascista e pure la Rsi (Repubblica sociale italiana, i repubblichini) e, insomma, chi più ne ha ne metta nel (presunto) ritorno dei ‘fascisti’ che da Marte, dove sembrava fossero stati confinati (cfr. il film di Guzzanti, Corrado, “Fascisti su Marte”, un vero spasso), sembrano pronti a riconquistare se non proprio tutta la Terra, quantomeno la nostra povera Italia.

 

La ‘giovinezza’ di Giorgia e il fiele di La Russa

Una giovane Giorgia Meloni e il Fronte della Gioventù

Una giovane Giorgia Meloni e il Fronte della Gioventù

La sinistra – Pd, alleati minori, ma pure i centristi – ovviamente, non perde occasione per ‘rimproverare’ – alla Meloni, come pure a FdI – i suoi (presunti) trascorsi neofascisti. Ora, al netto del fatto che la Meloni (classe 1977) non ha fatto in tempo, neppure volendo, a far politica nel Msi, tranne una breve parentesi nel Fronte della Gioventù, l’organizzazione dei ‘pulcini’ del Msi, resta che Pd e alleati, sulle parole della Segre, ci sono saliti in carrozza e ci sono andati a nozze.

la russa

Ignazio La Russa

Uno che, nel Msi di Almirante, ci ha passato, invece, la sua ‘migliore’ gioventù, quella dei tempestosi anni Settanta, il senatore, coordinatore e vicepresidente di FdI, Ignazio La Russa, prova a metterla così: “Con tutto il dovuto rispetto per la signora senatrice Segre che stimo, mi permetto di ricordare, a scanso di ogni equivoco che la Fiamma presente nel simbolo di Fratelli d’Italia, oltretutto senza la base trapezoidale che conteneva la scritta Msi, non è in alcun modo assimilabile a qualsiasi simbolo del regime fascista e non è mai stata accusata e men che meno condannata, come simbolo apologetico. Spero, inoltre, di non essere irriguardoso nel ricordare che il marito della stessa senatrice Segre, che ho personalmente conosciuto e apprezzato, si candidò con Almirante, sotto il simbolo della Fiamma, con la scritta Msi e senza ovviamente rinunciare alla sua lontananza dal fascismo”. Tradotto: a brigante, brigante e mezzo.

 

Resta il tema: la “fiamma che non muore”…

FDI

Resta il tema: la “fiamma che non muore”…

Resta, però, il ‘problema’. Nel nuovo simbolo elettorale che la Meloni presenta per le elezioni, non è ‘cresciuta’ solo FdI (almeno nei sondaggi), ma pure la fiamma in questione che, dal punto di vista grafico, è diventata assai più grandicella e sempre quello ricorda: il fascismo (e Mussolini).

Il Duce ovvero Benito Mussolini

Il Duce ovvero Benito Mussolini

La polemica, dunque, è sulla “fiamma che non si spegne”. Quella che compariva, fiammeggiante, con tanto di tricolore, nel simbolo originario del Msi. Fondato, nel 1946, da Giorgio Almirante (combattente e ‘reduce’ della RSI) e altri, stava a indicare, a imperitura memoria, il corpo ‘intatto’ del Duce (Marco Belpoliti ci ha scritto su un libro bellissimo, sul “Corpo del Duce”), Benito Mussolini, poi sepolto a Predappio, ma vilipeso, e appeso, a testa in giù, a piazzale Loreto (1945).

Gianfranco Fini

Gianfranco Fini

Fiamma che poi passò, più in piccolo, ma dritta per dritta, nel simbolo di Alleanza nazionale, il partito fondato nel 1995, con la ‘svolta di Fiuggi’, da Gianfranco Fini. Il quale Fini definì il fascismo “il male assoluto”, in una storica visita (2003) in Israele che fece epoca e pure una marea di polemiche (ma solo in Italia, si capisce) con parole in parte equivocate, ma poi riconfermate.

Guido Crosetto

Guido Crosetto

E fiamma che, infine, transitò nel simbolo di Fratelli d’Italia, quando (nel 2012) questi nacque perché la Meloni e altri (La Russa, Crosetto, ma non altri ‘colonnelli’ storici di An) non accettarono la nascita del Pdl. Un partito, FdI, che nacque rasentando il 4% dei voti, ma che, ora, nei sondaggi, veleggia verso il 25%, con la Meloni già ‘incaricata’ da futura premier. Sempre che, beninteso, a Mattarella vada bene, oltre che vada bene, nelle urne, a molti italiani.