La rivincita dei ‘professorini’. Stefano Ceccanti si riprende il suo collegio uninominale di Pisa, un ritratto del prof. e un’intervista
22 Agosto 2022 1 Di Ettore Maria ColomboSommario
La rivincita dei ‘professorini’. Stefano Ceccanti si riprende il suo collegio uninominale di Pisa a scapito di Nicola Fratoianni dopo tante proteste e tanto clamore. Un ritratto del prof. ‘ceccantibus’ e un’intervista
Nb. L’articolo è pubblicato, sia sul web di Qnet che (ma solo l’intervista) sulla versione cartacea del Quotidiano nazionale il 22 agosto 2022
Il prof. Ceccanti si ‘riprende’ il suo collegio…
Dopo notti insonni, dubbi, tormenti, telefonate, pressioni (per lui) e fastidi (contro di lui), il professor Stefano Ceccanti ha riavuto il ‘suo’ collegio. Quello uninominale di Pisa-Fucecchio (si chiama, in gergo tecnico, ‘U04’ e sta all’interno della 12 circoscrizione della Toscana), da cui era stato ‘espropriato’ dal ‘bel Nicola’ (alias Nicola Fratoianni, una prima vita nel Prc, una seconda in SeL-LeU, una terza, quella attuale, oggi, da ‘capetto’ di SI, una sorta di partito ‘personale’ ma che si è federato con i Verdi di Angelo Bonelli, altro micro partitino personale, entrambi assai famelici, però’, in quanto a richiesta posti). Un collegio, peraltro, incertissimo. Nei sondaggi il centrosinistra è dato ‘sotto’, pur se di pochi punti, e, quindi, ancora tutto da ‘prendere’. Come lo è, per capirci, per l’ex capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, candidato nello stesso collegio, pur se il Senato ha territorio più grande.
Il ‘prof’ Ceccanti era stato ‘scippato’ dal suo collegio ‘naturale’, dove era stato eletto nel 2018, per ragioni superiori di ‘coalizione’: dare un seggio ai famelici ‘nanetti’ alleati del Pd che muoiono dalla paura di misurarsi nel voto sul proporzionale e hanno preteso è imposto al Pd di avere collegi ‘blindati’, cioè di sicura elezione, anche perché la granitica certezza di fare il 3% non l’hanno neppure loro stessi che però ne sono arci-sicuri)
Il collegio, Ceccanti se lo ‘ritrova’, alla Camera, di cui era, peraltro, era deputato uscente (XVIII legislatura), dopo essere stato anche senatore, mentre Fratoianni lo ‘perde’. Il leader di SI sarà candidato solo all’interno della lista Vedi-SI o ‘cocomeri’. Ergo, se la lista dei ‘cocomeri’ non farà il 3%, non sarà eletto da nessuna parte…
Chi è e da dove viene il ‘professor’ Ceccanti
Una lunga militanza nel cattolicesimo democratico (Fuci, movimenti giovanili ed ecclesiali) ma anche in politica (il primo Ulivo, infine il Pd), già senatore e già deputato, esimio costituzionalista (che insegna all’università La Sapienza di Roma), il prof. è meglio noto, negli ambienti parlamentari, come ‘Ceccantibus’. Molti suoi colleghi e tanti giornalisti, quando si tratta di leggi elettorali, costituzionali, decreti legge, etc. lo compulsano avidamente, essendone digiuni. E lui impartisce, con modestia e pazienza, en plein air del Transatlantico della Camera, le sue ‘lezioni’. Benvoluto da tutte le correnti, pur appartenendo a Base Riformista (Lotti&Guerini), stimato da amici e avversari, ‘Ceccantibus’ è una macchina da guerra. Presenze in Parlamento da record (99%), relatore di molte pdl, cura una rassegna stampa, che sforna ogni mattina, seguitissima.
Consultato e auscultato, è benvoluto pure sul Colle più alto, che – nel suo piccolo – ha ‘contribuito’ a far eleggere, facendo crescere il nome di Mattarella scrutinio dopo scrutinio in modo indefettibile.
Un ‘caso’ che da locale è subito diventato nazionale
Attivissimo, ipercinetico, social compresi, Ceccanti era stato di fatto, messo ai margini la fatidica notte del 15 agosto, quando sono uscite le liste del Nazareno. Lo avevano infilato quarto, nel listino proporzionale. Di fatto, era ‘ineleggibile’.
Ma il suo è diventato subito un caso ‘nazionale’ e non solo ‘locale’. Si era mobilitato, per lui, mezzo mondo: riformisti, liberal, soprattutto ‘catto-dem’ (cattolici democratici), tra cui l’influente (in Vaticano) padre gesuita Francesco Occhetta con una martellante campagna, specie sui social. E’ servita, però, una settimana di estenuanti trattative, tira e molla a non finire e la costante ‘attenzione’ del Nazareno e dello stesso segretario dem, Letta.
La cui ‘attenzione’ si era trasformata in ‘preoccupazione’ (alta), causa l’obbligo, già di non poco conto, di ‘recuperare’ Enzo Amendola (in Lucania) e Sensi (in Campania), anche grazie ai giovani improvvidi candidati dem, messi capolista nei listini bloccati, ma colti con le mani nel sacco dell’antisemitismo e filo-bolscevismo, da Raffaele La Regina a Marco Sarracino. Ma soprattutto dopo la ‘storiaccia’ del caso Roma, che restituiva l’immagine di un partito ‘malato’.
La posizione di Ceccanti, che peraltro è pisano doc, è rimasta in bilico fino a ieri pomeriggio, provocando non pochi mal di pancia dentro il Pd toscano e nazionale. A Pisa, in tanti avevano espresso dubbi e perplessità sulla candidatura del leader di SU. “Non andremo a votare Fratoianni”, si diceva in questi giorni nella città della Torre. Per dire, il solo arrivo in loco di Fratoianni era stato contestato dall’intero Pd locale come pure da Antonio Mazzeo, presidente del consiglio regionale e punto di riferimento del Pd pisano.
In ogni caso, tutto è bene quel che finisce bene (per ora, dato che, poi, il collegio va pur ‘vinto’). Morale, alla fine, Ceccanti l’ha spuntata. Sempre che, si capisce, alla fine il collegio lo vinca. In ogni caso, lo abbiamo intervistato qui per QN.
L’intervista al professor Stefano Ceccanti: “L’elettore sa scegliere e sa distinguere. Ora, chi vuole votare per me, può farlo, altri non so”
Prof Stefano Ceccanti, il Pd – dopo le tante pressioni e i tanti appelli a suo favore, del mondo accademico, riformista, cattolico, e dopo la dura rivolta dei dem pisani – ha appena ‘recuperato’ il suo collegio, l’uninominale Camera 04 di Pisa. E così, alla fine, contenti tutti, sia lei che Fratoianni.
“Il problema non è chi accontentiamo, ma come formuliamo una proposta per gli elettori. Sono loro che dobbiamo accontentare. I partiti sono strumenti che formulano proposte per la politica nazionale, non possono essere autoreferenziali. Nicola Fratoianni è il segretario di un partito politico nazionale. Come tale è anzitutto candidabile come capolista nel proporzionale della lista a cui ha dato vita e in tanti collegi uninominali. Peraltro, lui stesso ha sostenuto la tesi che sarebbe stato preferibile non candidare i leader negli uninominali. Invece, un parlamentare uscente che ha lavorato in un determinato territorio è candidabile solo lì e, qualora sia ritenuto meritevole, è giusto che sia ricandidato solo lì. Mi sembra un’intesa a somma positiva. In fondo, così chi vuole Fratoianni lo vota nel proporzionale e non è alternativo al sottoscritto che sta solo nell’uninominale”.
Le pressioni, la vera e propria ‘sollevazione’ del Pd locale e dei pisani, l’hanno aiutata?
“Sì, perché si è capita la logica del collegio uninominale. Senza enfatizzare eccessivamente il ruolo del singolo candidato, bisogna però stare attenti: non è un ruolo assente. Andate a guardare il fac-simile della scheda: il nome del candidato nel collegio è il primo che compare tra quelli della coalizione, l’elettore parte da lì. Se trova qualcuno che ha conosciuto, e di cui non ha un giudizio a priori negativo, è un valore aggiunto che non c’è rispetto a uno sconosciuto. Questo hanno fatto valere i democratici pisani e anche molti cittadini. Sarebbe valso per entrambi, sia per me sia per Fratoianni, ma così appunto gli elettori che vogliono possono votare entrambi”.
Molti gli appelli per ‘ridarle’ un seggio, specie dal mondo riformista, liberal e cattolico. L’hanno stupita o ha solo ben seminato?
“Io posso solo registrare, ex post, l’insieme del movimento che si è creato, per un verso quello locale perché altrimenti, al di là del sottoscritto, sulla scheda elettorale non ci sarebbe stato nessun candidato di area Pd di Pisa, e per altro verso quello nazionale, che in effetti è andato oltre le aspettative. Le interpretazioni le affido a voi”.
Ma era così importante riaverla in Parlamento? Mancava solo in giro si dicesse che lei è il Concetto Marchesi di Togliatti, il Ruffilli di De Mita o l’Andreatta di Letta…
“Guardi, io mi ricordo sempre quello che mi disse un giovane sacerdote peruviano che conobbi a Pisa e che fa oggi l’arcivescovo a Lima, mons. Castillo, riprendendo un romanziere del Perù: “E’ meno quello che siamo della grande speranza che speriamo”. Se però facciamo capire almeno una piccolissima parte di quella speranza attraverso di noi, utilizzando le nostre competenze, forse siamo apprezzati oltre i nostri limiti”.
Quali battaglie vuol portare avanti se ‘passa’?
“Le priorità sono quelle del Pd, non personali. Di personale ci possiamo mettere la nostra specifica competenza dove siamo chiamati a lavorare. Mi piacerebbe che andassimo avanti con un aggiornamento ragionevole della Costituzione, spostando i poteri sul ruolo del Parlamento in seduta comune, a partire da fiducia, sfiducia e conversione dei decreti, e nel consentire alle persone, specie giovani, di votare dove vivono”.
Professore, una curiosità da ‘scienziato’. E’ conscio che il centrodestra vincerà le elezioni?
“Mi ricordo la valanga di voti e seggi che si prevedevano per la coalizione di centrosinistra di Bersani nel 2013, voti che poi non arrivarono. E l’elettorato è oggi molto più mobile di allora…”.
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Faccio il giornalista e mi occupo di Politica nazionale. Vivo a Roma. Il mio blog personale dove pubblico gli articoli che scrivo per Quotidiano Nazionale (Il Giorno - La Nazione - Il Resto del Carlino) è all'indirizzo web http:www.ettorecolombo.com