“Andiamo su Tik Tok!”. Lega e azzurri sbarcano sui social

“Andiamo su Tik Tok!”. Lega e azzurri sbarcano sui social

4 Settembre 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

“Andiamo su Tik Tok!”. Lega e azzurri sbarcano sui social alla (disperata) ricerca del voto dei ‘giovani’, che sono tanti (4 milioni) e che votano per la prima volta, sia alla Camera che al Senato. Ma le strategie di comunicative ‘nuove’ serviranno davvero a partiti ‘deboli’ perché in crisi di consensi e con tante ‘grane’?
Le strategie dei tre leader e qualche numero.
In fondo, un’intervista a Roberto Esposito (DeRev): “Meloni la migliore, Calenda troppo sarcastico. I politici sono sbarcati su Tik tok

“Andiamo su Tik Tok!”

“Andiamo su Tik Tok!”

Nb: questo articolo si compone di tre parti. La prima è uscita sul sito di notizie ‘Tiscalinews.it’ il I settembre, la seconda è un’analisi per il sito di Qnet, speciale Elezioni, ed è uscita il 5 settembre, la terza è un’intervista uscita su Qn il 30 agosto

 

Perché tutti i leader ‘sbarcano’ su Tik tok…

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Perché tutti i leader ‘sbarcano’ su Tik tok…

Ma perché i principali leader in campo per le elezioni del prossimo 25 settembre (Meloni, Salvini, presto anche Berlusconi, da un lato, ConteCalenda e Renzi, ma presto anche Letta, dall’altro) hanno deciso di ‘sbarcare’ su Tik tok?

Ovviamente, per ‘accalappiare’ quanti più giovani possibile e cercare di trasformare le loro dirette live – che prima si limitavano ai social ‘tradizionali’ (Facebook, Twitter, Instagram) – in macchine ‘acchiappa-voti’, specie dei giovani.

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I partiti, dunque, hanno tutti ‘scoperto’ TikTok, dove la maggior parte degli utenti ha tra 16 e 24 anni

I partiti, dunque, hanno tutti ‘scoperto’ TikTok, dove la maggior parte degli utenti ha tra 16 e 24 anni. Non deve sorprendere, anzi: è normale.

Twitch logo

Ma ci riescono? Solo in parte e alcuni per nulla. Certo, quadrate legioni di spin doctor sono pronti a spiegare come si veicola meglio il messaggio e non solo su Tik tok, dove in questi ultimi giorni impazzano Salvini, Meloni, Berlusconi, ma anche Conte, ormai impazzano, ma anche su social come Twitch o Snapchat.

 

Gli impietosi giudizi di una giovane ‘tiktoker’

Gli impietosi giudizi di una giovane ‘tiktoker’

Gli impietosi giudizi di una giovane ‘tiktoker’

Ecco un aneddoto, senza presunzione statistica. Figlia 13enne non politicizzata e TikTok user, e anche figlia di un ad di una importante società ‘big data’, MariaVittoria racconta, meglio di un giornalista, con ironia graffiante e giudizi impietosi, come i politici stanno usando il social.

GIorgia Meloni TikTok 3

Giorgia meloni Tik Tok

La Meloni (che adorava per i remix e video di “sono Giorgia”) ha sbagliato tutto. Quei messaggi (devianze, etc.) l’hanno portata al massacro. Basta vedere i commenti, cioè altri video che commentano la leader di FdI. Ora girano video del genere “non votate Giorgia Meloni”. Lei è simpatica, ma ha ‘toppato’ toccando temi che scottano per i ragazzi, dalle sensibilità diverse”.

giuseppe conte tik tok

Giuseppe Conte Tik Tok

*Conte. Parlava proprio della Meloni. Lo seguono molti perché ha indovinato il punto di critica. Ma è noioso, sembra un professore”.

Berlusconi su Tik Tok

Berlusconi su Tik Tok

*Berlusconi. “Fa ridere! Un “signore” che fa video così su Tik Tok! È “andato virale” (went viral) ma sui commenti (23mila in 10h!) è tutto uno scherzo (leggere per credere, si ride molto).

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Account Tik Tok di Salvini

*Salvini. “Parla come se fosse in tv. Non capisce come dovrebbe fare le cose su Tik Tok. Molti commenti positivi ma non sono i soliti utenti di Tik Tok ma gente arrivata qui solo per questo”.

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Calenda&Renzi. “Non mi sono mai apparsi”.

Calenda&Renzi. “Non mi sono mai apparsi”.

 

Giudizi, ripetiamo, privi di valore statistico, ma offerti da una giovane, bravissima, tiktoker user.

 

Se i ‘boomers’ cercano di parlare agli ‘Z’…

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Se i ‘boomers’ cercano di parlare agli ‘Z’…

Certo è che se l’obiettivo dei partiti è solo quello di ‘accalappiare’ il voto dei giovani, ‘sbarcare’ su un social di tendenza non basta. leader, e a maggior ragione i loro partiti, sono tutti composti, e ‘tarati’, su segmenti elettorali più ‘anziani’ di età. Pensionati, appunto, ma anche insegnanti, lavoratori pubblici, autonomi, professionisti, etc..

‘Parlano’, cioè, normalmente alle stesse persone, ‘persone mature’, cioè ‘di mezz’età’ che sono loro stessi e appartengono – agli occhi dei giovani di oggi – alla cd. Generazione dei ‘boomer’ che, nati negli anni Sessanta/Settanta, hanno goduto gli ultimi fuochi di lontani ‘miracoli economici’.

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I “sessantottini”

Ma i giovani ‘d’oggi’ non sono più i “giovani con le magliette a strisce” che, negli anni Sessanta, fecero da incubatori alla generazione del ’68 (i ‘sessantottini’, oggi in veste di ‘nonni’).

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E neppure alla generazione degli anni Ottanta, quelli del ‘riflusso’ e dell’esplosione del ‘privato’ – oltre che dell’ideologia del ‘neo-liberismo’ – che, al massimo, dei ragazzi d’oggi sono i ‘padri’ e, ovviamente, anche le madri. Quella che, sempre con un linguaggio che ama le ‘lettere’ al posto delle definizioni, era considerata e nota come la ‘generazione X’. Oggi, invece, si parla di ‘generazione Z’ (dove la ‘Z’ sta per zeta), per indicare i nati tra il 1997 e i primissimi anni 2000, che, per la prima volta, andranno a votare.

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Lontani dalle ‘logiche’ di Palazzo, ma molto vicini e ‘sensibili’ ai diritti civili e sociali

Lontani dalle ‘logiche’ di Palazzo, ma molto vicini e ‘sensibili’ ai diritti civili e sociali (soprattutto i primi: ddl Zan, fine vita, cannabis, ambiente, o l’attivismo per i diritti Lgbtq+), troppo spesso bollati come ‘apatici’, indifferenti o disinteressati alla ‘cosa pubblica’, sono in ‘prima linea’ quando si tratta di scendere in piazza o ‘far girare’ una petizione. Sul clima – la famosa ‘generazione Greta’ (Thunberg) – o sui diritti, ‘istruiti’, in quest’ultimo caso, dalle loro ‘icone’ di riferimento mediatico (attori, cantanti, vip, etc) – dai ‘Ferragnez’ a Elodie, dai trapper (nuova formula musicale del rap), dai Maneskin ad altri.

greta

Greta

Insomma, per molti degli appartenenti alla ‘generazione Z’ il loro ‘primo voto’ rappresenta, da un lato, una responsabilità pesante e, dall’altro, ovviamente, c’è il rischio di una forte astensione anche tra le loro fila. Il loro modo di ‘informarsi’ è ‘su misura’ dei social. Passa soprattutto per Instagram, ma integrando i ‘vecchi’ social (Facebook/Twitter, pochissimo usati dai giovani) con ‘fonti’ di informazione per nulla tradizionali. Compresi, tanto per capirci, i siti dei principali giornali, le loro versioni on-line, che nessuno dei giovani della generazione ‘Z’ legge, figurarsi se accende la tv per guardare un tg o un talk show.  

 

Le ‘fonti di informazione’ dei giovanissimi

Michela Grasso

Spaghetti Politics, blog della 22 enne Michela Grasso

Come assai note start-up che producono notizie e approfondimenti sui temi di più stretta attualità (politica ed economica) con infografiche molto accattivanti, molti dati e un linguaggio ‘diretto’. Parliamo di Will Ita, Torcha e Fattanza, quelli che vanno più per la maggiore, tra i giovanissimi, ma anche di Spaghetti Politics, blog della 22 enne Michela Grasso (237 mila follower su Instagram), Apriteilcervello (714 mila follower), pagina di un ragazzo pugliese “antifascista, antirazzista e Lgbtq supporter” come si proclama. Il tratto comune è il ricorso a meme, gif e, ovvio, all’umorismo tagliente. Poi, naturalmente, ci sono i famosi influencer. Ma spostano davvero voti?

Polemica al fulmicotone tra influencer

Se ne dubita, e assai. Per dire, la polemica tra Ferragni e Meloni sull’aborto l’ha vinta ‘Giorgia’ come abbiamo avuto modo di spiegare, e con dovizia di particolari, in un articolo uscito qui che riprendeva un nostro articolo su ‘Luce’

 

(https://www.ettorecolombo.com/2022/08/30/la-marea-nera-in-arrivo-conculchera-persino-il-diritto-allaborto-polemica-al-fulmicotone-tra-influencer/ – E anche qui:

https://luce.lanazione.it/politica/diritto-aborto-scontro-ferragni-meloni/ ).

 

Le proposte dei partiti ‘a favore’ dei giovani e lo ‘sbarco’ di tutti i leader su Tik tok e altrove

leader

E se l’obiettivo è ‘accalappiare’ i giovani, è anche vero che scrivere ‘belle’ proposte non basta, bisogna anche farle conoscere al pubblico giovanile e, appunto, anche sui mezzi di comunicazione considerati ‘non tradizionali’, per i partiti e i leader, mediamente tutti ‘maturi’, cioè persone ‘di mezz’età’ che, sia uomini che donne, appartengono – agli occhi dei giovani ventenni – alla cd. Generazione dei ‘boomer’, cioè i nati negli anni Sessanta/Settanta, gli ultimi a godere gli ultimi fuochi di passati ‘miracoli economici’ che, ormai da più di vent’anni, non esistono più.

ivan grieco

Ivan Grieco

Certo, quadrate legioni di spin doctor sono pronti a spiegare come si veicola meglio il messaggio, ai leader. Si pensi soltanto ai leader nazionali che costantemente vanno a farsi intervistare su Twitch da Ivan Grieco (210 mila follower) o agli approfondimenti quotidiani di Rick DuFer con il suo Daily Cogito (167 mila iscritti) e Alessandro “Shy” Masala con il suo Breaking Italy (756 mila iscritti) su YouTube, “apprezzati da un pubblico che magari non legge i giornali, ma è disponibile a informarsi attraverso video e podcast”, notava, giorni fa, il giornalista (e collega) David Allegranti, sul sito di Qnet.

David Allegranti

David Allegranti

“La brevità e la rapidità della campagna elettorale balneare 2022” – seguita Allegranti – costringe i leader di partito ad attrezzarsi in fretta, forse persino a essere un po’ ingenui, nei modi e anche nei contenuti”. Nel 2019 Matteo Salvini sbarcò su TikTok, ma fu oggetto di molte critiche. Adesso sono arrivati anche gli altri. C’è Carlo Calenda e c’è Giuseppe Conte. Persino Silvio Berlusconi presto, con il primo video su TikTok.

barack obama

Barak Obama

Essere ovunque, però, non è un’invenzione comunicativa di oggi. Barack Obama, negli Stati Uniti, durante la sua presidenza, utilizzò tutti i social e le piattaforme più popolari di allora, come nel famoso video su Buzzfeed per lanciare la sua campagna sul Medicare. “Obama, celebrity simpatica e dotata di autoironia, riusciva a far parlare di sé ogni giorno”, ha detto una volta il professor Gianpietro Mazzoleni, autore insieme a Roberta Bracciale di un saggio per il Mulino dal titolo “La politica pop online. I meme e le nuove sfide della comunicazione politica”.

politica

“Insomma – chiude il suo ragionamento David Allegranti – la politica cerca costantemente di attirare i giovani, soprattutto quando c’è una campagna elettorale. Al netto, tuttavia, dei social media usati per apparire come “uno di noi”, da usare con moderazione per non sembrare una macchietta, la domanda resta sempre una  si può fare offline: belle queste proposte, ma chi paga?”.

 

Un bacino potenziale di 6 milioni di elettori, di cui 3,8 milioni alla ‘prima volta’ per il Senato

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Un bacino potenziale di 6 milioni di elettori, di cui 3,8 milioni alla ‘prima volta’ per il Senato

E, guarda caso, non è affatto un caso se i politici – e i loro social media manager – stanno così tanto con il fiato sul collo dei giovani e persino dei giovanissimi. Gli ‘indecisi’ sono soprattutto quelli compresi nella fascia d’età tra 18 e 25 anni, la – ormai famosa e stracitata – ‘generazione Z’.

Gli elettori tra i 18 e 26 anni sono 9,9 milioni e 3,8 milioni coloro che per la prima volta votano al Senato. In totale gli aventi diritti al voto sono poco più di 51 milioni, in leggero calo rispetto al 2018, le donne sono 1,5 milioni più dei maschi.

scorcio aula senato

Stiamo parlando del 13% del corpo elettorale, di cui ben l’8% alla prima volta per il Senato, per quel che riguarda la platea degli ‘under 25’, cioè – escludendo quelli che hanno già compiuto 25 anni – quasi 4 milioni di ‘nuovi’ elettori che, per la prima volta, nella storia repubblicana, non solo voteranno, come di consueto, per la Camera.

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Il professore Stefano Ceccanti

Ma anche – ed è, appunto, una ‘prima’ assoluta – anche per il Senato, dopo una riforma costituzionale approvata, a scorcio di legislatura, grazie al solito ‘pacchetto di mischia’ di deputati che si occupano, da sempre, del ‘ramo’ suddetto (riforme), cioè Federico Fornaro (LeU), relatore della proposta, Stefano Ceccanti (Pd) e pochi altri che hanno permesso la bella innovazione.

 

Il ‘primissimo’ voto dei ‘veri’ diciottenni e un altro problema ancora, il voto dei ‘fuorisede’

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Inoltre, volendo ancora di più ‘parcellizzare’ il dato complessivo, in Italia, secondo l’Istat, nel 2022 compiono 18 anni 576.700 ragazze e ragazzi, l’1,1 per cento degli elettori. Con i loro fratelli più grandi, che a marzo 2018 non erano ancora maggiorenni e che, oggi, hanno tra i 19 e i 22 anni, i debuttanti alle elezioni politiche sono poco meno di 3 milioni, il 5,7 per cento. La repentina ‘chiamata’ alle urne è stata per tutti motivo di sconcerto, ma per loro di più perché le prime volte richiedono consapevolezza e cura.

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La leader di +Europa, Emma Bonino

Infine, problema nel problema, c’è pure il tema del voto degli studenti e/o lavoratori ‘fuori sede’. Un grido di allarme è stato lanciato soprattutto da alcuni piccoli partiti, da +Europa della Bonino, che va sempre molto forte nel voto ‘giovanile’, ma anche da formazioni ‘anti-sistema’ come Italexit o come le varie UP, ISP e altre ancora.

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Sono, infatti, quasi 5 milioni i cittadini italiani elettori – i quali, però, ovviamente, non sono ‘tutti’ giovani, anche se, per lo più, lo sono, ma non per forza ‘under 25’, più spesso ‘under 35’ – che, per poter esprimere il proprio voto, non potranno recarsi nei seggi del luogo ‘di vita’, per ragioni di studio (Università, Erasmus, stage, etc.) o lavoro (lavoratori all’estero, per lo più, ma pure lavoratori ‘full time’ lontani dalla residenza) e che, per votare, dovranno rientrare nel luogo dove, invece, hanno deciso di tenere la residenza. Solo gli studenti fuorisede sono circa 2 milioni, la stima totale arriva, più o meno, a 5 milioni.

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Italiani all’estero

Detto che, ovviamente, non è affatto questo il caso degli italiani all’Estero, che sono iscritti negli elenchi dell’Aire e che votano (per corrispondenza o recandosi ai seggi nelle ambasciate e consolati) nelle loro circoscrizioni di appartenenza (sono 5, il metodo di elezione è un proporzionale puro, eleggono 12 deputati e sei senatori, decurtati anche loro, dal 2018, dal taglio dei parlamentari, scesi a 600 totali), va anche detto, però, che su questo punto, però, il voto dei ‘fuorisede’ si fa notevole demagogia.

demagogia

Infatti, se è vero che la legge prevede pochissime deroghe, per il voto a ‘domicilio’ e non nel luogo di residenza (militari, forze dell’ordine, carcerati, ammalati in ospedali, preti e suore di ordini vari), è anche vero che, per chi deve tornare a votare, sono previste, da sempre, una lunga e buona serie di agevolazioni da usare su treni, navi, aerei. Tariffe ‘speciali’ che, con un piccolo sforzo, possono permettere ai ‘fuorisede’, se lo vogliono, di tornare ed esercitare le loro prerogative di cittadini consapevoli, anche perché, secondo la nostra Costituzione, il voto è un ‘dovere’ civico.


Un’intervista a Roberto Esposito (DeRev): “Meloni la migliore, Calenda troppo sarcastico. I politici sono sbarcati su Tik tok

Roberto Esposito (DeRev)

Roberto Esposito (DeRev)

Parla Roberto Esposito, esperto di comunicazione web e social, CEO di “DeRev”, società di strategia e comunicazione digitale.

 

Anche il Cavaliere è sbarcato su Tik Tok. Gli altri ci sono già. È utile o controproducente?

Anche il Cavaliere è sbarcato su Tik Tok

Anche il Cavaliere è sbarcato su Tik Tok

“Non è né utile, né controproducente (a patto di saperlo fare), ma sì, conviene. Conviene perché TikTok è la piattaforma social maggiormente in crescita e perché è frequentata da giovani elettori che non accendono la tv e non usano Facebook. Ma conviene anche per posizionarsi e gettare le basi per un dialogo con chi voterà nei prossimi anni. Cominciare un percorso non è mai una cattiva idea”.

 

“Pancetta o guanciale?” ha suscitato mille ironie ma è diventata virale. Aiuterà Letta?

“Pancetta o guanciale?” ha suscitato mille ironie ma è diventata virale. Aiuterà Letta?

“Pancetta o guanciale?” ha suscitato mille ironie ma è diventata virale. Aiuterà Letta?

No, credo che questa campagna sia stata un azzardo e anche mal congegnato. E’ troppo dirompente e stona in maniera vistosa con il suo stile, talmente istituzionale da risultare spesso asettico e poco coinvolgente. E’ vero: i ‘meme’ l’hanno resa virale, ma quanti di chi lo prende in giro ha intercettato il messaggio? È passato il contenitore, non il contenuto”.

 

La Bestia verde di Salvini e la Bestia nera di Meloni. Chi vince la gara tra i due leader?

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Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia

 

Decisamente Giorgia Meloni. Da più di un anno ha cambiato marcia: è in crescita nei follower, ha fidelizzato la base, ha modificato lo stile e ingentilito i toni. Restando coerente sui temi, cerca di dare un’immagine di sé più istituzionale e composta. Salvini non ha cambiato nulla. Continua a fare comunicazione cercando di dire agli utenti quello che desiderano sentirsi dire pur di accaparrarsi like, i follower si sono assuefatti”.

 

Diversi social media manager sostengono che Conte sta lavorando bene sull’immagine social

Conte sta lavorando bene sull’immagine social

Conte sta lavorando bene sull’immagine social

Sono d’accordo. Conte ha avuto modo di costruirsi un’immagine composta e rassicurante durante la pandemia e ora sta gestendo questa ottima reputazione generale. Anche il M5s sembra stare meglio senza la Cosa di Grillo, ma entrambi devono fare i conti con i terremoti interni: i loro elettori sono disorientati dopo la scissione di Di Maio. Tolti i fedelissimi e i militanti che hanno già scelto di schierarsi, centinaia di migliaia di utenti oggi continuano a seguire in parallelo i protagonisti delle correnti, ricevendo messaggi contrastanti e incoerenti rispetto al passato. Il rischio è una mancanza di fiducia generale. Il fatto che, dall’inizio della campagna elettorale, sia Conte che Di Maio perdono follower su Facebook e Instagram, invece di acquisirli, ne è un segnale evidente”.

 

Il Terzo Polo vede Calenda onnipresente, oltre che rissoso, specie su Twitter. Gli conviene?

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l problema di Calenda non è la tendenza alla rissa, né l’onnipresenza, che invece, secondo me, paga. Il suo tallone d’Achille si chiama sarcasmo

Il problema di Calenda non è la tendenza alla rissa, né l’onnipresenza, che invece, secondo me, paga. Il suo tallone d’Achille si chiama sarcasmo che spesso sfocia in un’aggressività da bullo. Non lo capiscono tutti e gli utenti si buttano nella zuffa a sentimento. Twitter ha un pubblico di nicchia, in più lui ha una notorietà molto romanocentrica. Inoltre, comunica pure in un modo non intuitivo e corre il rischio di fare ‘tanto rumore per nulla’”.

 

Leader e partiti che uso hanno fatto dei social?

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I simboli dei social network più famosi

“Bene, ma non benissimo. Bene perché è la prima campagna elettorale in cui i leader stanno provando seriamente a raggiungere gli elettori via social media. Non benissimo perché, al di là di chi se la cava meglio, non vedo ancora campioni. E’ una classe politica poco capace di ascoltare e dialogare con i cittadini. Ma non solo sui social”.