Diritti civili. Programmi a confronto. Al Pd, almeno su questo punto, piace “vincere facile”

Diritti civili. Programmi a confronto. Al Pd, almeno su questo punto, piace “vincere facile”

8 Settembre 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

Diritti civili. Programmi a confronto. Al Pd, almeno su questo punto, piace “vincere facile”. Le proposte dei principali partiti e coalizioni, ma se vince il centrodestra saranno tempi duri

diritti civili

Diritti civili. Programmi a confronto

 

Nb. Questa articolo è stata pubblicato il 10 settembre 2022 sul portale di notizie del gruppo Qn http://www.luce.lanazione.it

Quando, a un partito, come il Pd, piace “vincere facile”…

ti piace vincere facile

C’è una ‘gara’, in questa competizione elettorale, in cui al Pd piace “vincere facile”. Non è quella ‘vera’, cioè le elezioni politiche in quanto tali, quelle che si terranno il 25 settembre e che il Pd, perno della coalizione di centrosinistra (composta, oltre che dal ‘listone’ Democratici e Progressisti, anche da +Europa-Impegno Civico-Verdi e Sinistra Italiana) perderanno, invece, e pure in modo disastroso. La coalizione di centrodestra, avanti in tutti i sondaggi, infatti, le elezioni le vincerà, e pure a ‘mani basse’, come si suol dire, trasformando una maggioranza relativa in voti in una maggioranza assoluta in seggi.

congresso del pd

Ma, sui programmi presentati dai vari partiti e coalizioni, e in particolare sul tema dei diritti civili (diritti delle persone Lgbtq+, immigrazione, ius soli e ius scholae, legge su eutanasia e fine vita, coltivazione, uso domestico, della cannabis), non c’è storia. Agli occhi di chi ai diritti civili ci tiene e li difende, come siamo qui, ‘noi’ di Luce, poche storie. Il programma presentato dal Pd è quello migliore, il più completo e articolato e, anche, ovviamente, quello più ‘innovativo’. Ma, per rispetto della par condicio, meglio vederli e conoscerli tutti i programmi dei principali partiti, iniziando, ovviamente, proprio da quello dei dem, ma limitandoci solo strettamente a temi dei diritti. Non prima, però, di qualche riflessione di base.

 

“Rebus sic stantibus”: un Parlamento assai inerte, sui diritti civili, e il giudizio sullo stato dell’arte della professoressa Carla Bassu

La professoressa Carla Maria Bassu (classe 1979), studia e insegna Diritto Pubblico Comparato all'università di Sassari

La professoressa Carla Maria Bassu (classe 1979), studia e insegna Diritto Pubblico Comparato all’università di Sassari

Partiamo da una considerazione di tipo generale, grazie al parere della professoressa Carla Bassu, costituzionalista all’Università di Sassari, tra le più giovani, più brave più avvertite, su tali temi (sua l’idea ispiratrice della legge sul ‘doppio cognome’), oggi candidata con il Pd nel collegio uninominale del Nord Sardegna (Sassari): “La brusca interruzione della legislatura ha bloccato una serie di provvedimenti orientati ad allineare la normativa sui diritti al dettato costituzionale, garantendo un trattamento coerente con il principio di uguaglianza. Parità di genere, ius scholae, fine vita, diritti delle persone LGBT: il rischio è quello di regredire, su questi temi, ma non bisogna cedere perché i diritti devono essere consolidati ed estesi, riconosciuti (non concessi) a chi è discriminato irragionevolmente”.

ddl zan

Zan

In effetti, è andata proprio così: ddl Zan ‘morto’ al Senato, dopo una faticosa approvazione alla Camera dei Deputati. Legge sul fine vita che, in aula della Camera, neppure è arrivata a esaurire la discussione generale. Ius scholae che è rimasto, addirittura, chiuso nei cassetti della commissione Affari costituzionali di Montecitorio. Cannabis (coltivazione a uso terapeutico) idem con patate che non ha fatto neppure un passo dentro l’Aula. Insomma, una legislatura a ‘somma zero’, sul piano dei diritti civili in quanto tali. I quali, dalla legislatura precedente a quella che sta terminando (2018-2022), non sono mai riusciti a procedere. Per ritrovare una legge paritaria ed egualitaria bisogna risalire a quando, nel 2015, il governo Renzi varò, e portò a casa, la legge sulle unioni civili. Legge che, peraltro, senza il consenso degli allora partiti centristi (Ncd e Ala) non avrebbe mai visto la luce. anche se, va detto, proprio Iv di Renzi ha, in buona sostanza, affossato il ddl Zan al Senato, in quest’ultima legislatura ormai finita.

“Oggi, dal punto di vista del godimento dei diritti cittadini e non cittadini sono quasi del tutto assimilati: libertà civili e diritti sociali sono infatti prerogativa di tutte le persone. Solo i diritti politici sono ancora riservati ai cittadini, a prescindere che questi partecipino e contribuiscono attivamente alla vita della comunità e questo è davvero contraddittori”, prosegue il ragionamento la professoressa Bassu.

 La cittadinanza è uno status giuridico cui corrispondono diritti e doveri che si riconosce a chi appartiene a una determinata comunità. In concreto, criteri di assegnazione dovrebbero essere specchio di un consolidato senso di appartenenza fondato su indicatori precisi: lingua, principi e valori costituzionali. A chi padroneggia l’italiano come madrelingua, frequenta le scuole e i luoghi di aggregazione del luogo in cui cresce, assorbendo gli insegnamenti che la società è capace di dare, la cittadinanza va riconosciuta e non concessa”, chiude la Bassu, parlando, in questo caso, del cd. ‘ius scholae’.

 

I tre pilastri del programma del Pd di Letta sui diritti civili

Enrico Letta

Enrico Letta

Ma veniamo ai programmi, partendo dal Pd. Quando Enrico Letta ha presentato alla stampa il programma del Pd (estensore il professor Antonio Nicita), ribattezzato ‘manifesto’ per l’Italia del 2027 (sic), ha lanciato questo slogan: “Diritti. Ambiente. Lavoro. Tre pilastri che tengono dentro alcuni temi fondamentali per modernizzare il Paese”. Il programma elettorale del Pd punta forte, dunque, sulla tutela dei diritti e contiene i principali cavalli di battaglia del centrosinistra: l’approvazione del ddl Zan e del matrimonio egualitariola garanzia dell’applicazione della legge 194 sull’aborto, l’introduzione dello Ius scholae e della legge sul fine vita, la legalizzazione dell’autoproduzione di cannabis per consumo personale nell’ambito delle politiche di contrasto alle mafie. Perché – ha detto Letta – “se vincono queste destre saranno l’Italia e i diritti degli italiani ad andare indietro”. Tre i ‘pilastri’ fondamentali: sviluppo sostenibile e transizione ecologica e digitale; lavoro, conoscenza e giustizia sociale; diritti e cittadinanza. Ci occupiamo, qui, ovviamente, solo dei diritti, intesi come diritti civili e non di tutti gli altri.

 

Diritti civili ‘a gogò’… Il Pd tiene alle sue battaglie storiche, ma sono un libro dei sogni, a pensare a come sarà il Parlamento

costituzione

La Costituzione

“Nel solco degli artt. 2 e 3 della Costituzione”, scrive il Pd nel programma, “dobbiamo superare la contrapposizione tra diritti civili e diritti sociali. La scelta è tra un’Italia ripiegata su sé stessa e un’Italia aperta alle differenze”. L’obiettivo, dunque, è dare al Paese “leggi di civiltà affinché siano riconosciuti e tutelati i diritti basilari di milioni di persone”. Come si è provato a fare, senza successo, nel corso della legislatura, quando il Pd, su tali temi, si è pure assai speso.

LGBT

piena eguaglianza delle persone LGBTQI+

Il Pd si impegna a promuovere la piena eguaglianza delle persone LGBTQI+ attraverso il varo della legge contro i crimini d’odio (il cosiddetto Ddl Zan) e l‘introduzione del matrimonio egualitario, ormai riconosciuto in 130 Paesi di cui 17 europei (in sostanza: le nozze gay). A portare a compimento la legge sul fine vita. E naturalmente ad approvare lo Ius Scholae per dare la cittadinanza ai figli degli immigrati che studiano in Italia da almeno cinque anni.

Va anche detto, però, che il programma elettorale del Pd non menziona esplicitamente il riconoscimento dei figli delle coppie dello stesso sesso, che in Europa è stato quasi sempre introdotto con l’approvazione del matrimonio egualitario, estendendo i diritti/doveri genitoriali, compresa l’adozione alle coppie dello stesso sesso. Le unioni civili si differenziano dal matrimonio egualitario proprio perché non li prevedono, oltre a voler rimarcare una differenza di status più generale (nel dibattito del 2016 sulla legge Cirinnà, parlamentari di varie forze politiche insistettero sulla volontà di non equiparare le coppie gay alla famiglia “tradizionale”). Nel 2016 il Pd seguì la linea del suo allora segretario Matteo Renzi che tolse l’adozione del figlio del partner dalla legge, ritenendola troppo divisiva. E se è vero che il Pd ha, come partito, promosso e sostenuto il Ddl Zan sull’omotransfobia non sono mancati ‘dissidenti’.

PD Monica Cirinna cartello

Monica Cirinnà

Le istanze della comunità Lgbt+ hanno infatti tradizionalmente diviso le due anime del partito: quella cattolica erede della Dc-PPI-Margherita più cauta, se non apertamente contraria e quella di sinistra, erede del Pci-Pds-Ds, invece, favorevole. Una divisione che si ripropone oggi a proposito del riconoscimento dei figli delle coppie dello stesso sesso, delle adozioni gay, della semplificazione dell’iter per il cambiamento di genere sui documenti e delle terapie farmacologiche per gli adolescenti transgender che, infatti, non compaiono nel programma. Una ‘divisione’ che si riflette nelle candidature: a Padova, per esempio, sono candidati nel collegio plurinominale Alessandro Zan, promotore della legge contro l’omotransfobia e sostenitore del riconoscimento dei figli delle coppie gay e lesbiche, e in quello uninominale Giampiero Della Zuanna, che nel 2016 aveva proposto una versione della legge sulle unioni civili che escludeva esplicitamente la genitorialità e che intendeva punire con il carcere le coppie gay che avevano figli con la maternità surrogata. Le ‘solite’ contraddizioni tipiche del mondo dem…

 

I programmi degli altri piccoli partiti di centrosinistra, i ‘nanetti’

La deputata del M5s, Caterina Licatini

La deputata del M5s, Caterina Licatini

Non troppo dissimili sono i programmi degli altri partiti della coalizione di centrosinistra, da IC (Impegno Civico) di Luigi Di Maio e Bruno Tabacci, partito moderato ma che ha, al suo interno, deputate – oggi ricandidate – come Caterina Licatini, in Sicilia, che molto si sono spese per l’approvazione della legge sulla cannabis a uso terapeutico (la ‘modica quantità’).

Riccardo Magi

Riccardo Magi, deputato

O come, ovviamente, +Europa, che vede nel deputato uscente Riccardo Magi uno degli alfieri sia della pdl sulla cannabis (a prima firma Magi-Licatini) sia di quella sul fine vita, battaglia che, fuori dal Parlamento, è stata a lungo impugnata dai Radicali, da cui Magi viene, e da associazioni come la ‘Luca Coscioni’, il cui portabandiera (politico) è l’ex deputato del Pr Marco Cappato. Per non dire, ovviamente, dell’ala sinistra della coalizione, i Verdi-SI di Bonelli e Fratoianni, che, su questi temi, si sentono ‘più avanti’ di tutti.

 

Il Terzo Polo sui diritti civili è a corrente alternata o intermittente

calenda renzi

Calenda e Renzi

«È necessario approvare quanto prima una legge contro l’omotransfobia, istituire l’Autorità Nazionale Indipendente per la Tutela dei Diritti Umani, rafforzando contestualmente le politiche attive contro le discriminazioni in capo alla Presidenza del Consiglio, e adottare iniziative di prevenzione e contrasto di ogni linguaggio d’odio» è scritto nel programma dell’alleanza di Matteo Renzi e Carlo CalendaIl Terzo Polo dice, dunque, sì alla legge contro l’omotransfobia, ma non fa menzione del riconoscimento dei figli delle coppie dello stesso sesso, né del matrimonio egualitario o dei diritti delle persone transgender.

Unioni Civili

Renzi, quando era presidente del Consiglio e segretario del Pd, ha promosso la legge sulle unioni civili

Renzi, quando era presidente del Consiglio e segretario del Pd, ha promosso la legge sulle unioni civili. Dopo essersi inizialmente detto a favore della stepchild adoption (una forma di riconoscimento limitato per i figli delle coppie dello stesso sesso), ha poi deciso di espungerla dalla legge, sostenendo che altrimenti sarebbe stato impossibile trovare i voti per approvare le unioni civili, il che era oggettivamente vero.

italia viva

Italia Viva ha votato il Ddl Zan alla Camera, ma quando il ddl è arrivato al Senato ha sì cercato un compromesso con il centrodestra, ma di fatto interrompendo l’approvazione della legge. Il Ddl fu poi affossato a voto segreto con una quarantina di franchi tiratori del centrosinistra e reciproche accuse tra i partiti di tutto l’emiciclo.

Carlo Calenda

Carlo Calenda

Calenda ha espresso forti dubbi sul ddl Zan, sul riconoscimento dei figli dei padri gay e sulle richieste del movimento transgender di facilitare l’iter per il cambio di genere sui documenti (è vicino alle femministe si oppongono alla maternità surrogata e diritti delle persone trans). Ad Azione hanno aderito le due ministre di FI Mariastella Gelmini e Mara Carfagna: nel 2016, quando ancora militavano in Forza Italia, furono tra i 10 parlamentari del partito che votarono a favore della legge sulle Unioni Civili. 

Mara Carfagna

Mara Carfagna

Mara Carfagna in questa legislatura ha firmato una legge per rendere la maternità surrogata un reato universale: renderebbe perseguibili in Italia i padri gay che hanno figli con la gestazione per altri fatta nei Paesi dove è legale (Canada e Usa).

 

I 5Stelle ai diritti civili pensano assai poco, ma hanno sostenuto molte proposte in merito (ius scholae, cannabis) in Parlamento

Giuseppe Brescia

Giuseppe Brescia

Nonostante il forte impegno di molti parlamentari (in testa a tutti il presidente della I commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati, Giuseppe Brescia, non ricandidato dai 5s perché ha raggiunto il tetto del limite dei due mandati), l’immagine dei 5Stelle di Giuseppe Conte non ha mai, storicamente, brillato sul tema diritti civili.

Eppure, nel programma dei 5Stelle, è proposto il “matrimonio egualitario e una legge contro l’omotransfobia. Educazione sessuale e affettiva nelle scuole”. Matrimonio egualitario sì, dunque, come quello del Pd, ma non si fa menzione del riconoscimento dei figli delle coppie gay e lesbiche né dei diritti delle persone transgender. Il Movimento ha sostenuto il Ddl Zan, mentre ha avuto una posizione più altalenante sulle unioni civili e sulla ‘genitorialità gay’ e lesbica.

ddl zan

Ddl Zan

Il matrimonio egualitario sta, peraltro, nel programma dei 5 stelle dal 2014, quando l’84 per cento degli iscritti votò a favore delle nozze gay in una consultazione online del Movimento. Ma di fronte alla possibilità di riconoscere i figli delle coppie gay e lesbiche, anche solo nella forma limitata della stepchild adoption, il partito lasciò «libertà di coscienza» ai suoi parlamentari, sostenendo di fatto lo stralcio della genitorialità dall’allora proposta di legge Cirinnà. Poi, nel 2016, al momento dell’approvazione definitiva, non ha votato la legge sulle unioni civili, disertando la seduta, ufficialmente per protestare contro la scelta di un maxiemendamento al testo.

Il centrodestra, in compenso, ai diritti civili non ci pensa neppure

diritti civili

Il centrodestra, però, non ci pensa neppure…

Se le elezioni le vincerà, come è altamente probabile, il centrodestra, è assai difficile che, sul tema dei diritti civili, si registrano dei significativi avanzamenti, e su molti temi, dato che, dal ddl Zan al fine vita e molto altro, il centrodestra, in Parlamento, si è sempre opposto in modo strenuo a quelle leggi. Ma vediamo le posizioni dei tre principali partiti.

 

IL PROGRAMMA DI FRATELLI D’ITALIA.

 

fratelli ditalia

Se nel programma comune della coalizione di centrodestra non c’è nessun riferimento ai diritti lgbt+, invece, nel programma di Fratelli d’Italia si parla di diritti lgbt+ nella sezione dedicata alle libertà (e non in quella sulle famiglie). Sarebbe un buon segno. C’è scritto, nero su bianco, che FdI si impegna al «contrasto a ogni discriminazione basata sulle scelte sessuali e sentimentali delle persone, mantenimento della legge sulle unioni civili, ribadendo il divieto di adozioni omogenitoriali e la lotta ad ogni forma di maternità surrogata, nell’interesse supremo del minore».

Nel 2016 i tre deputati di Fratelli d’Italia non hanno partecipato al voto sulla legge sulle unioni civili: il partito le aveva nettamente osteggiate, chiedendone il ritiro. Oggi invece ne propone il «mantenimento» così com’è (una posizione ribadita di recente proprio da Giorgia Meloni).

meloni

Giorgia Meloni

Ma Fratelli d’Italia si è sempre opposta alla legge contro l’omotransfobia, ha promosso mozioni parlamentari contro l’educazione sul genere e l’omoaffettività nelle scuole, dice no alle adozioni per le coppie lgbt+ e i single (posizione ribadita in campagna elettorale) e al riconoscimento dei figli delle coppie lesbiche e gay. La leader Meloni ha firmato una proposta di legge per perseguire penalmente i padri gay che hanno avuto figli all’estero con la maternità surrogata e si è scagliata pubblicamente contro la “lobby lgbt” e contro “l’ideologia del gender”.

 

IL PROGRAMMA DI FORZA ITALIA

Bandiera di Forza Italia

Nel programma comune della coalizione di centrodestra, ripreso da Forza Italia sul suo sito non c’è nessuno riferimento ai diritti lgbt+. FI si è opposto al Ddl Zan sull’omotransfobia, accusandolo di essere una legge liberticida. Nel 2016 Silvio Berlusconi ha inizialmente osteggiato la legge sulle unioni civili, ma ha poi lasciato libertà di coscienza, anche grazie alla sua compagna di allora, Francesca Pascale, poi dichiaratasi lesbica, sposata con la cantante Paola Turci e diventata una delle più strenue oppositrici del centrodestra.

 

IL PROGRAMMA DELLA LEGA.

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Anche qui non c’è nessun riferimento ai diritti lgbt+ nel programma comune della coalizione di centrodestra. Nel programma del partito della Lega c’è invece, scritta, una netta opposizione ai diritti lgbt+: «La famiglia va anche tutelata con politiche valoriali che ribadiscano il suo ruolo primario nella società. La famiglia è quella composta da una mamma e un papà e non da un “genitore 1 e 2”» si legge, e impegna anche lo Stato a combattere «la decostruzione dell’identità sessuale», le «imposizioni ideologiche come l’indottrinamento gender sui minori e il cambiamento di sesso», a «condannare pratiche come la maternità surrogata, rendendola reato internazionale, proseguendo la strada tracciata da Matteo Salvini con la presentazione di un disegno di legge di iniziativa popolare in Cassazione». La Lega promette: «Contrasteremo misure come il Ddl Zan per l’introduzione del concetto di “identità di genere” e la privazione delle libertà di opinione e di parola». Nel programma del partito compaiono inoltre la «Difesa dei ruoli diversi ma complementari tra madre e padre, in contrapposizione alla cultura del “genitore 1 e 2”», il «contrasto all’ideologia di genere e alla fluidità in più settori della società (scuola, sport, carceri, documenti pubblici)» e la «tutela della donna, del suo ruolo e delle misure a suo favore rispetto alle prevaricazioni delle “teorie gender”», oltre alla premessa di «un’attenta opera di monitoraggio su: progetti didattici, percorsi di educazione civica, corsi per docenti, documenti ministeriali sensibili, fino alla recente diffusione della “carriera alias” procedura che introduce il concetto della fluidità di genere e determina una palese forzatura giuridica» contro quello definito «un tentativo di “colonizzazione ideologica” attraverso la cosiddetta teoria gender».

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Simone Pillon

La Lega si è opposto alla legge sulle unioni civili, al Ddl Zan e all’educazione di genere e all’affettività nelle scuole. Nelle file leghiste milita, tra l’altro, quello che è forse il politico più attivo sul fronte cosiddetto «no gender», il senatore Simone Pillon e cofondatore del Family Day. Pillon, su questi temi, esibisce la sua consonanza con il premier ungherese Viktor Orbàn (deferito dall’Unione europea alla Corte di giustizia dell’Ue per le violazioni ai diritti delle persone lgbt+): “Ieri con #ViktorOrban abbiamo parlato anche della battaglia contro il #gender.

Premier Orbán Coronavirus Ungheria

Il premier ungherese Viktor Orban

Nella costituzione ungherese ora si legge “il diritto dei bambini a un’identità corrispondente al loro sesso alla nascita” e “La madre è una donna, il padre è un uomo”. Lo dovremmo fare pure noi” twittava, ad aprile scorso, il senatore leghista. E, alla fine, con un governo che sarà di centrodestra, non è detto che tutto questo non si faccia davvero.