Pronti, via! Parte l’iter per il congresso del Pd

Pronti, via! Parte l’iter per il congresso del Pd

20 Novembre 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

Pronti, via! Parte l’iter per il congresso del Pd. L’assemblea nazionale approva la norma ‘salva-Schlein’. Intanto, però, Bonaccini si candida…

Pronti, via! Parte l’iter per il congresso del Pd

Pronti, via! Parte l’iter per il congresso del Pd

 

Nb: questo articolo è pubblicato  per il sito Tiscali.it uscito il 20 Novembre 2022

Le decisioni dell’Assemblea nazionale del Pd: un compromesso arrivato dopo molti mugugni

Elly Schlein 2014

La vera outsider è la ‘pasionaria’ Elly Schlien

La ‘notizia’ non è certo che, nell’assemblea nazionale che si è tenuta ieri a Roma, sono passate, e pure a stragrande maggioranza (553 sì, 21 no e 36 astenuti su 610 votanti, ma su una platea congressuale di quasi mille componenti) le modifiche allo statuto del Pd che consentiranno il taglio dei tempi del congresso anticipato del Pd (doveva tenersi a marzo, è anticipato a febbraio), e pure la norma ‘salva Schlein’ che permetterà a chi non è iscritto al Pd di partecipare al congresso sia nel senso di poter votare che di farsi votare. 

peppe provenzano

Peppe Provenzano

E’ stato un vero compromesso, come è emerso con chiarezza dal dibattito dell’Assemblea. “Ci sono stati dei dissidi, dobbiamo dirlo tra di noi“, ammette il vice-segretario Peppe Provenzano. Del resto, lo stesso segretario dem aveva subito rivolto un chiaro appello al Parlamentino dem: “Vorrei fosse la giornata dell’orgoglio del Pd”. 

enrico letta

Enrico Letta

Per Letta, “per decidere insieme c’è bisogno di grande responsabilità e capacità di voler bene alla comunità”. A far capire la fatica del momento, un altro passaggio della relazione del segretario: “Svolgerò il mio ruolo come promesso. E’ importante che ci sia qualcuno che si assume le responsabilità, che si prende critiche e fischi, in un momento di sconfitta è un passaggio chiave”. 

Alla fine la ‘sforbiciata’ al timing del congresso è passata tra distinguo e mugugni vari. Anche se si tratta di “un accorciamento esclusivamente del voto, sia degli iscritti che delle primarie, che mantiene in vita la fase costituente”, come ha specificato il segretario. 

Dario Franceschini

Dario Franceschini

In soldoni, candidature entro il 27 gennaio, dibattito sulle piattaforme entro il 12 febbraio e primarie il 19 febbraio. Le scintille in Assemblea non sono mancate anche sull’odg anti correnti presentato da Marianna Madia e Lia Quartapelle, alla fine non messo ai voti ma “assunto” con un impegno di Letta, con la responsabile Esteri (Quartapelle) che ha attaccato Franceschini.

 

La sinistra del partito non ci sta e si lamenta…

Gianni Cuperlo

Gianni Cuperlo

In Assemblea a lamentarsi è stata soprattutto la sinistra del partito. “Si poteva immaginare una fase costituente vera, si sta scegliendo una via mediana. Lo capisco ma non sempre è la soluzione migliore“, ha detto Gianni Cuperlo. “La nostra dannazione è sempre scegliere la via di mezzo. Abbiamo salvato il tempo della costituente, le date, ma non sono sicuro che abbiamo salvato questo processo”, ha sentenziato, da par suo, Provenzano puntando il dito: “Alcuni di noi aspettano solo questa conta”.

Alessandro Alfieri

Alessandro Alfieri

Ma anche Base riformista ha votato il dispositivo congressuale senza entusiasmi particolari: “E’ un compromesso, anche abbastanza deludente“, si spiega il vice-presidente del gruppo al Senato, Alessandro Alfieri, suo portavoce, che dice: “Votiamo con senso di responsabilità. Ora speriamo che i candidati scendano presto in campo per dare al Pd speranza e orgoglio”. 

Le posizioni silenti dei vari candidati in campo

Paola De Micheli (Pd)

Paola De Micheli (Pd)

i candidati, più o meno annunciati, sono stati i veri protagonisti della riunione. Alcuni collegati da remoto. Altri, come Paola De Micheli, in presenza. Tutti silenti ma nessuno mani in mano, con la corsa alla leadership di fatto già partita. 

Matteo Ricci sindaco di Pesaro

Matteo Ricci

Matteo Ricci, a riunione in corso, ha annunciato un evento per venerdì prossimo a Roma sulle sue proposte per il Pd. Dario Nardella, ormai da giorni, ha convocato una assemblea pubblica il 27 novembre. Di Stefano Bonaccini si attende l’annuncio della discesa in campo per oggi in un evento nella ‘sua’ Campogalliano, come diremo: “E’ una delle ipotesi in campo“, dicono i suoi. 

dario nardella

Dario Nardella

In streaming anche Elly Schlein, forse obiettivo di un passaggio del discorso di Cuperlo: “Non accetto che questa sia considerata una bad company e che il bene sia solo fuori da noi“.

"E' il comma Schlein", sentenzia, sconfortato, un delegato, lasciando l'Assemblea

“E’ il comma Schlein”, sentenzia, sconfortato, un delegato, lasciando l’Assemblea

Di sicuro, però, se la deputata dem vorrà candidarsi da oggi in poi potrà utilizzare le modifiche appena approvate che assegnano ai “cittadini” che dichiarano di partecipare alla costituente lo status di iscritti. “E’ il comma Schlein”, sentenzia, sconfortato, un delegato, lasciando l’Assemblea. 

Oggi Bonaccini lancia la corsa a leader dem

bonaccini

Il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini

Ma la notizia – ieri anticipata dal Quotidiano Nazionale, che ne ha scritto per primo sugli altri – è che oggi il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, lancia ufficialmente la sua corsa a nuovo leader dei dem da quel di Campogalliano (Modena), dove è nato e dove ha mosso i primi passi, oltre ad aver lanciato da lì e per ben due volte la candidatura a governatore. 

andrea rossi

Il fidato braccio destro, Andrea Rossi

Definita anche la squadra di lavoro di Bonaccini: in prima fila ci sono Andrea Rossi, organizzatore dei territori, fidato braccio destro del governatore, Luigi Tosiani, segretario regionale del Pd emiliano, coordinatore della mozione sui territori, e Davide Baruffi, sottosegretario alla Presidenza della Regione, neo-coordinatore della campagna. 

segretario provinciale del Pd Luigi Tosianisegretario provinciale del Pd Luigi Tosiani

Il segretario provinciale del Pd Luigi Tosiani

Stefano Bonaccini (nativo di Campogalliano, paesino di 8500 anime della provincia di Modena, classe 1967) si candida dunque a diventare leader del Pd, anche se – così recita lo Statuto del Pd – il segretario è, a sua volta, il candidato premier. Ma anche lui sceglie un luogo evocativo, il suo paese, per lanciare la scalata a un partito ‘terremotato’ da tutti i punti di vista (consensi, credibilità, etc). 

Davide Baruffi

Davide Baruffi

Lo stesso luogo – Campogalliano, appunto – dove Bonaccini divenne, giovanissimo, assessore e poi iniziò la sua scalata dentro il Pd emiliano. Lo stesso dove, nel 2014, aveva lanciato la sua candidatura a governatore dell’Emilia-Romagna. Regione vinta due volte: la seconda, nel 2020, contro una destra, allora di marca leghista, montante, che non passò, quella volta, il Rubicone, cioè il fiume che, come Cesare di ritorno dalle Gallie, oggi Bonaccini vuol passare. 

Il Pd e la sinistra, nel 2020, sembravano sconfitti in partenza, invece le elezioni le (ri) vinse lui. Ne uscì pure un libro, “La destra si può battere” – titolo che, a leggerlo oggi, appare preistorico – e, da poco, Bonaccini ne ha scritto pure un altro, L’Italia che vogliamo, manifesto programmatico per il Pd e, già che c’era, anche per tutta l’Italia.  

 

Un partito da conquistare, due miti da sfatare

bandiera PCI

Bandiera del PCI

Bonaccini vuol compiere un identico iter, ma nel frattempo c’è un partito tutto da conquistare. Non è né sarà facile. Un vecchio adagio in voga dai tempi del Pci dice che “dall’Emilia vengono solo buoni amministratori, non segretari di partito”. 

Pierluigi Bersani

Pierluigi Bersani

L’altro problema è che Bonaccini – mai stato un ‘renziano’, in vita sua, al massimo è un ‘bonacciniano’ proprio come Bersani diceva di sé (“sono moderatamente bersaniano…”) – è considerato, dalla sinistra interna, una sorta di ‘cavallo di Troia’ del re degli Unni, Renzi-Attila, che vorrebbe tornare a dettar legge, dentro il Pd. Favolette buone, al massimo, per i gonzi che, però, dentro l’attuale Pd – dove l’aria ‘de sinistra’ è tornata a spirare, e pure forte – fanno ben presa. 

Italia viva renzi

Matteo Renzi

In ogni caso, Bonaccini, che ha rivoluzionato il look (occhiali a goccia, muscoli scolpiti, pizzetto alla moda, fino ad aver cambiato la foto su WA: ha messo quella di lui, giovanissimo, coi capelli), ha solidi rapporti con la base del partito come con gli industriali, i sindacati, le coop, piace alla gente che piace (giornali, intellettuali, etc.), sa bene che deve scrollarsi di dosso entrambe le brutte nomee. 

E così riparte da Campogalliano dove il suo fidato braccio destro, Andrea Rossi, oggi deputato – uno silenzioso, lavoratore, sempre un passo indietro, insomma: l’organizzatore tipo – è andato a tenere un sopralluogo, nei giorni scorsi, notato e beccato dalla Gazzetta di Modena. Prima alla Bocciofila ‘Tre olmi’ (anche qui il parallelo con le ‘bocciofile’ di Bersani balza all’occhio) e alla sezione dem di Campogalliano dove si terrà un’assemblea di partito che vedrà il governatore intervenire, parlare e lanciarsi in via ultimativa. 

Fare dell’Italia “una grande Emilia-Romagna”

emilia romagna

Oggi, perciò, ecco il lieto annuncio. Il ‘Bonaccia’ c’è, si candida a guidare un Pd ormai stremato e a rimetterlo in carreggiata. L’obiettivo di massima è far dell’Italia “una grande Emilia-Romagna”, cioè un posto dove le cose funzionano e dove le persone godono di uguali diritti e uguali servizi. 

base riformista 1

L’obiettivo di minima è conquistare un Pd preda di un ‘correntismo’ esasperato, quasi patetico. Certo, una corrente che appoggia la sua corsa c’è e si chiama Base riformista, quella di Guerini, ma lui non vuole farsi ‘dominare’ dalle correnti e baserà la sua corsa su una rete territoriale fatta di circoli dem, ‘buoni amministratori’ (molti sindaci stanno già con lui, da Bergamo a Brescia, da Rimi a Bari, altri ancora presto arriveranno, come pure diversi governatori: Giani, Toscana) e militanti che, da tempo, il Pd lo hanno lasciato. 

andrea orlando

Andrea Orlando

Una sorta di corsa da ‘orgoglio Pd’, un ‘Pd pride’, più che un ‘Occupy Pd’, da mesi assai in voga. Ovviamente, la sua corsa andrà a cozzare contro quella di un’altra emiliana (italo-svizzera-Usa, per la verità), Elly Schlein, che pure si candiderà e che godrà dell’appoggio di pezzi di partito dem: la sinistra, deprivata, ormai, di un suo campione, Andrea Orlando (il quale, però, dicono in molti, potrebbe comunque essere assai ‘tentato’ da una candidatura o corsa in solitaria) ma anche Area dem di Dario Franceschini, più i giovani under 40 di Brando Benifei, i compagni di Articolo 1. 

La candidatura di Schlein e quella degli altri

Elly Schlien

Elly Schlien

Elly Schlein, in realtà, tarda ancora, a formalizzarsi, ma non arriverà entro molto: la neo-deputata attendeva solo che il regolamento congressuale le garantisse di correre, e ora è così. In realtà sono in campo altri due candidati minori (Paola De Micheli e Matteo Ricci) e un altro si ‘scalda’ in panchina: il campione della sinistra interna, Andrea Orlando, che deve decidere il da farsi. Cioè se candidarsi in proprio o appoggiare la corsa di Elly. Un busillis non di poco conto. Se Orlando, forte di una sua corrente, ben ramificata, si candida, toglie voti e spazio alla pasionaria dei diritti. Se non lo fa, gli tocca fare il comprimario.

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Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca (Fabio Cimaglia / LaPresse)

Altre candidature, all’orizzonte, non se ne vedono compresa quella del governatore campano, Vincenzo De Luca, che ama solo far parlare di sé. Invece, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che presto terrà un incontro nazionale con la sua rete di amministratori, il prossimo 26 novembre, potrebbe convergere su Bonaccini, in cambio della promessa di diventare presidente del Pd.

Intanto, si vanno ‘posizionando’ le correnti

Ceccanti Stefano

Stefano Ceccanti

Le correnti, intanto, si vanno posizionando. Se Base riformista sta, stabilmente, su Bonaccini come pure l’ala liberal (Stefano Ceccanti ama autodefinirli “i menscevichi contro i bolscevichi”) potrebbero arrivare pure i Giovani turchi di Orfini e l’agguerrito gruppo di donne dem(Prestipino, Fedeli, Moretti) che ha chiesto, con forza, l’anticipo del congresso, su Bonaccini. 

Brando Benifei

Brando Benifei

Schlein, senza la sinistra (ancora in dubbio sul da farsi, tranne l’area di Peppe Provenzano che la sponsorizza apertamente), gode, ad oggi, solo dei favori di Dario Franceschini e della sua Area dem più un manipolo di giovani dei vari ‘Occupy Pd’ (quelli di Brando Benifei e non solo) che si sono materializzati e le Sardine di Mattia Sartori, il quale, a sua volta, si iscriverebbe al nuovo Pd, mentre bisognerà vedere su quale candidato si posizionerà Art. 1 di Speranza-Bersani-Scotto, i quali, sempre da ieri, potranno partecipare alla fase costituente come gruppo/partito organizzato. 

 

Il calendario del (tortuoso) iter congressuale

Il calendario del (tortuoso) iter congressuale

Il calendario del (tortuoso) iter congressuale

Tornando al – complicato – iter congressuale, approvato tra i distinguo e i mugugni di molti, specie della sinistra, il dispositivo di modifiche approvato ieri prevede: scelta del Comitato promotore che redigerà la ‘Carta dei Valori’ del nuovo Pd il 24 novembre (li decide la Direzione, i nomi), percorso costituente (fino al 22 gennaio), candidature da formalizzare entro il 27 gennaio, voto nei circoli (22 gennaio-12 febbraio), dove potranno votare, qui sta la novità, i non iscritti, confronto tra i primi due candidati usciti dal voto e, infine, primarie ‘finali’, quelle aperte, il 19 febbraio. Sempre non slittino dopo quella data, causa le elezioni regionali (Lazio e Lombardia) che già incombono pure sul futuro leader del Pd.

Tutte le tappe che porteranno al nuovo Pd

congresso del pd

Dopo l’ok dell’Assemblea nazionale alla modifica dello statuto Pd proposta da Enrico Letta, prende dunque ufficialmente il via il congresso del Partito democratico. Ecco le tappe principali.

GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE – La direzione nazionale sceglierà i componenti del Comitato costituente. Il comitato avrà il compito di redigere il ‘Manifesto dei valori e principi’ anche in base alle risultanze della ‘Bussola’, il vademecum fornito a chi ha aderito al percorso costituente. Il comitato potrà essere composto sia da iscritti che da non iscritti provenienti da tutti i mondi sociali: lavoro, associazionismo, cultura. La scelta dei membri rispetterà i principi della parità di genere e del pluralismo.

24 NOVEMBRE-20 GENNAIO – In questi mesi si concentra la fase costituente: “Nell’ambito del percorso costituente – si legge nel testo approvato dall’assemblea – i partecipanti saranno chiamati a esprimersi su una serie di nodi politici essenziali che dovranno riguardare i valori fondanti, la missione, la forma partito e le modalità di organizzazione dell’attività politica, la proposta politica del partito. A tale scopo la Segreteria nazionale, su mandato della Direzione nazionale, mette a punto strumenti che facilitino la partecipazione e la discussione nei circoli e consentano l’espressione della volontà di ogni singolo aderente al percorso, anche attraverso la promozione di assemblee aperte”.

20-22 GENNAIO – Si conclude la fase costituente con l’assemblea nazionale costituente che approva il ‘Manifesto dei valori e principi’.

27 GENNAIO – Data entro la quale dovranno essere presentate le candidature alla Segreteria. 

NORMA ‘SALVA SCHLEIN’ – I partecipanti al processo costituente “iscritti ai partiti e movimenti politici, alle associazioni e ai movimenti civici che con deliberazione dei propri organismi dirigenti aderiscano al processo costituente – si legge nella modifica allo statuto approvata dall’Assemblea nazionale – acquisiscono lo status di iscritti al partito nel momento in cui partecipano alle operazioni di voto nella prima fase congressuale ovvero all’atto della presentazione o della sottoscrizione di candidature al congresso“. E’ la cd. ‘salva Elly’.

27 GENNAIO-12 FEBBRAIO – Voto nei circoli degli iscritti e di chi ha aderito, iscrivendosi al nuovo Pd il 22 gennaio, al percorso costituente.

2 FEBBRAIO-19 FEBBRAIO – Confronto tra i candidati e, il 19, ballottaggio tra i due nomi che hanno ricevuto più voti per eleggere il segretario. 

VARIABILE ELEZIONI REGIONALI – Il calendario delle elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia potrà cambiare la data delle primarie. “Qualora eccezionali circostanze lo richiedano, ovvero in considerazione delle date in cui si terranno le elezioni regionali, e fermo restando il rispetto della fase costituente, la Direzione nazionale può stabilire modificazioni del calendario congressuale”, si legge nel dispositivo presentato all’assemblea dem. Morale, la fase finale, quella delle primarie aperte, può, volendo, slittare più in là del 19 febbraio 2023…