Ermini è il nuovo vicepresidente del Csm: come ci è arrivato e grazie a chi

Ermini è il nuovo vicepresidente del Csm: come ci è arrivato e grazie a chi

28 Settembre 2018 0 Di Ettore Maria Colombo

L’elezione di David Ermini, membro laico in quota Pd, alla carica di vicepresidente del Csm, l’organo di autogoverno dei giudici, organo peraltro presieduto dal Capo dello Stato, apre uno scontro politico di dimensioni mai viste prima.

Ermini_Mattarella

Il presidente del Csm David Ermini e il Capo dello Stato Sergio Mattarella

Infatti, sia il vicepremier Luigi Di Maio (“Il sistema è contro di noi”) che, soprattutto, il guardasigilli Alfonso Bonafede (“I giudici hanno deciso di fare politica”), rabbiosi per la sconfitta del loro candidato (Benedetti, membro togato targato M5S), si scagliano contro la nomina di Ermini, giudicandola un fatto “allucinante” perché “è un renzianissimo”. Uno scontro, quello tra Csm e Giustizia (nel senso del ministero di via Arenula), che non trova riscontro negli annali della Repubblica italiana.

Fino a ieri mattina non ci credeva neppure lui, a tal punto che ha dovuto improvvisarlo, emozionato e commosso, il discorso di insediamento.

David Ermini – classe 1959, nativo di Figline Val d’Arno, Firenze, di professione avvocato, deputato Dem da due legislature – è un renziano di ferro, ma dai modi gentili e ironici, che subito fa sapere di essersi “autosospeso” dal suo partito e di voler essere organo ‘terzo’. Certo è che, per la prima volta nella sua storia, il plenum del Csm, il massimo organo di governo della magistratura, presieduto dal Capo dello Stato, ha eletto al suo vertice un esponente (membro ‘laico’) che viene dall’opposizione. Per il Pd è un colpaccio insperato. A maggior ragione lo è per Matteo Renzi che, dopo aver avuto a lungo Ermini tra i suoi fedelissimi (ne era, quando la segreteria Renzi era operante, il responsabile della Giustizia), lo aveva ‘destinato’ al Csm profetizzandogli, già mesi fa, “un radioso avvenire”, per la precisione quando, nell’elezione dei membri ‘laici’ del Csm che effettua il Parlamento, proprio Ermini aveva battuto, tra i membri laici in quota Pd, il candidato sponsorizzato dall’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e cioè il professore e studioso di diritto, nonché molto di sinistra (scrive sul manifesto) Massimo Luciani.

 

Renzi, però, deve condividere il successo della nomina di Ermini a vicepresidente del Csm con Cosimo Ferri, fondatore e leader di Magistratura indipendente, componente di destra dei togati, che oggi fa il deputato dem, ma che è stato anche, a lungo, vicino a FI, oltre che ex sottosegretario nei governi Letta, Renzi e Gentiloni. Ferri ha ricompattato il fronte moderato dei togati contro la sinistra interna, sia quella storica, che fa capo ad Area (cioè la ex Magistratura democratica), che quella ‘nuova’, fondata da Piercamillo Davigo, che guarda da tempo e con interesse ai 5Stelle.

 

A far pendere l’ago della bilancia dalla parte di Ermini, infine, sono i voti dei due membri di diritto del Csm, il procuratore generale della Cassazione Mammone e il primo presidente della Cassazione, Fuzio, due voti su cui – si dice nei 5Stelle che schiumano rabbia – avrebbe ‘pesato’ la moral suasion di Mattarella per avere un Csm autonomo dalla polemica – infinita – tra giustizia e politica. Finisce con 13 voti per Ermini contro 11 voti a favore del candidato dei 5Stelle, appoggiato anche dalla Lega, Alberto Maria BenedettiIl pacchetto di voti di Ermini partiva da quota dieci: è la somma delle due correnti moderate e di centrodestra del plenum, Magistratura indipendente (5 voti), la corrente di Ferri, e Unicost (altri 5), storica componente di destra della magistratura, più, appunto, i voti dei due membri di diritto e quello dello stesso Ermini, che passa alla terza votazione (nelle prime due servivano i due terzi dei voti) mentre Benedetti si ferma a 11 voti.

Per il candidato dei 5Stelle votano lui stesso, i due membri laici pentastellati (Donati e Gigliotti), i consiglieri laici leghisti (Cavanna e Basile), ma soprattutto tutti e sei i togati delle correnti di centrosinistra, Autonomia e Indipendenza (2 voti), la corrente di Davigo, e tutta Area (4 voti) la storica ex Md, una volta vicina al Pd.

 

Il primo dato politico, manifesto, è che Ermini è stato eletto solo dai togati e che le toghe di sinistra gli hanno votato contro mentre i due consiglieri di Forza Italia (Lanza e Cerabona) si astengono su indicazione di Silvio Berlusconi che non voleva fare, dopo l’elezione di Marcello Foa a presidente della Rai del giorno precedente, in commissione parlamentare di Vigilanza della Rai, altri ‘favori’ all’M5S e alla Lega.

Il secondo dato politico è ‘coperto’: sembra che l’ex ministro alla Giustizia Orlando, molto legato a Cascini, leader di Area, abbia cercato l’intesa con i 5Stelle per un ribaltone anti-Renzi che non è andato a buon fine.

Subito dopo l’elezione, però, si scatena il putiferio politico. Davigo attacca la “diretta provenienza del vicepresidente dalla politica” e mette nel mirino Ferri, mentre Area giustifica il suo voto per un togato. Ma gli attacchi più virulenti arrivano dai 5Stelle. Il vicepremier Di Maio scrive su Facebook: il Csm “non è indipendente” e “Il Sistema è vivo e lotta contro di noi”. Il ministro alla Giustizia, Bonafede, raggiunge l’acme: “All’interno del Csm c’è una parte maggioritaria di magistrati che ha deciso di fare politica!”. “Dichiarazioni gravi e irresponsabili” per il Pd, come le bollano il segretario dem, Maurizio Martina, e i due capigruppo alla Camera e al Senato Graziano Delrio e Andrea Marcucci. Renzi, intanto, gongola di gioia. Il Colle è, invece, molto preoccupato: teme per l’indipendenza del Csm e che mancherà la necessaria ‘giusta distanza’ dalla politica. 


NB: Questo articolo è stato pubblicato sul Quotidiano Nazionale il 28 settembre 2018.