Cento anni di Montecitorio. La democrazia parlamentare ha una lunga storia, a volte anche tragica

Cento anni di Montecitorio. La democrazia parlamentare ha una lunga storia, a volte anche tragica

20 Novembre 2018 0 Di Ettore Maria Colombo

Pubblico qui un articolo sulla storia dei cento anni dell’Aula di Montecitorio, tra storia e memoria. Ringrazio, per la preziosa e utilissima traccia, il collega dell’Ansa, e suo cronista politico-parlamentare, Francesco Bongarrà

 

 1. Una giornata ‘ordinaria’ quella di oggi alla Camera? No, oggi no…

 

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L’emiciclo di Montecitorio

Oggi, alla Camera dei Deputati, è una giornata come le altre, almeno in teoria. Si discuteva il dl anti-corruzione, detto anche ‘spazza-corrotti’ (sic)in Aula, decreto fortemente voluto dal governo gialloverde e, per la precisione, dal guardiasigilli Alfonso Bonafede. Maggioranza e opposizione se le danno di santa ragione, come sempre avviene, di fatto, legislatura dopo legislatura, era politica dopo era politica. Oggi, però, non è stata, in realtà, una giornata come un’altra, in Parlamento. Infatti, di mattina, si sono tenute le celebrazioni per i cento anni di inaugurazione del ‘nuovo’ (cioè dell’attuale) palazzo di Montecitorio da quando è diventato la sede ufficiale della Camera dei Deputati.

 

Il 20 novembre 1918 si tenne, infatti, la prima seduta della Camera dopo la fine della Grande Guerra, nella nuova Aula progettata dall’architetto Ernesto Basile. A cento anni da allora Montecitorio ha celebrato l’evento con una cerimonia, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del presidente emerito, Giorgio Napolitano, e del presidente della Camera, Roberto Fico. “Il Parlamento sia sempre di più la casa di tutti gli italiani”, ha detto Fico. Parole non scontate, considerando che i guru dei 5Stelle (Davide Casaleggio Beppe Grillo) se proprio non lo vogliono ‘chiudere’ lo vogliono, quantomeno, ‘superare’, come hanno detto in più occasioni.

 

2. La manifestazione ufficiale. L’Aula della Camera ha compiuto cento anni.

 

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I bersaglieri italiani durante la guerra di Libia (1991-1913)

La manifestazione è stata trasmessa in diretta sulla Rai, sul canale satellitare Rai e sulla web-tv della Camera. Erano presenti anche il premier, Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, oltre a molti esponenti di maggioranza e opposizione e, ovviamente, quasi tutti gli ex presidenti della Camera viventi come Luciano Violante e Pier Ferdinando Casini, Laura Boldrini, Gianfranco Fini e l’ex presidente del Senato, Piero Grasso. La cerimonia è iniziata con l’Inno di Mameli mentre, tra i banchi di solito riservati ai deputati, c’erano anche tanti giovani che hanno partecipato, insieme ai parlamentari, alle celebrazioni. “Credo che celebrazioni come questa servano proprio a non dimenticare e non dare mai niente per scontato – ha detto il presidente della Camera, Fico-. Non dare per scontata mai la democrazia e il fatto che viviamo in pace, non è scontato il sistema di valori su cui poggia la nostra Repubblica, non è scontato il nostro tenore di vita. Perciò tutti insieme dobbiamo lottare per cercare di mantenere forte e salda la democrazia che non è mai scontata nel nostro Paese e nel mondo”. Fico ha voluto anche ringraziare “ancora il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che questa mattina è stato qui con noi e tutte le persone che ci hanno ascoltato. Voglio dire loro che la Camera dei deputati è sempre con voi e cercherà di lavorare al massimo nell’interesse della collettività e del bene comune e rispettando sempre il prossimo ed empatizzando (sic) sempre con il prossimo. Questo è il motivo per cui siamo qui per legiferare”.

 

Poi la parola è passata agli storici: il professore Alessandro Barbero, dell’Università di Vercelli, che ha ricordato gli eventi della Prima guerra mondiale, la professoressa Simona Colarizi, dell’Università La Sapienza di Roma, sull’epoca del fascismo, e lo scrittore Paolo di Paolo che ha letto dei brani sulla storia della Camera con l’ausilio di vari video. Il ministro Fraccaro, invece, ha usato parole più classicamente ‘grilline’ dicendo che “a un secolo di distanza dalla prima seduta nell’Aula progettata da Ernesto Basile, la Camera dei Deputati può e deve aprirsi sempre più ai cittadini”.

 

Sono stati, infine, ripercorsi, attraverso i filmati della Rai, gli eventi storici più significativi della storia del Parlamento italiano, dall’avvento del fascismo al rapimento di Aldo Moro con l’intervento in Aula di Enrico Berlinguer, l’elezione della prima donna presidente della Camera, Nilde Iotti, nel 1979.E, ancora l’appello-denuncia di Bettino Craxi sulla questione morale nel 1992 mentre infuriavano i processi di Tangentopoli, fino ai giorni nostri con l’elezione del l’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e subito dopo con l’elezione dell’attuale presidente della Camera, Fico.

 

3. Appena ‘cento anni’. E quante ne hanno viste passare, i mobili del Basile…

 

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Nilde Jotti (Pci), la donna più votata per il Quirinale, e Tina Anselmi (Dc)

L’Aula di Montecitorio, dunque, ha compiuto cent’anni. E’ passato esattamente un secolo da quando, il 20 novembre 1918, per la prima volta Giuseppe Marcora – allora presidente della Camera dei Deputati, Camera ‘popolare’, cioè elettiva, perché l’altra Camera, il Senato, era ‘Camera regia’, cioè composta da eletti nominati dal re – disse “La seduta è aperta” nello stesso Emiciclo che ancora oggi accoglie i deputati e che è stato progettato da Ernesto Basile. L’architetto palermitano era un campione del liberty mediterraneo: disegnò uno per uno tutti i mobili, persino le maniglie delle porte e gli attaccapanni del maestoso ampliamento del palazzo il cui cantiere era durato ben dieci anni, e cioè dal 1900 al 1910 con i consueti – anche allora! – scandali e polemiche per appalti e spese…

La Grande Guerra era finita da appena due settimane quando i deputati del Regno di Savoia abbandonavano l’Aula Comotto – piccola, gelida d’inverno e bollente durante i mesi estivi al punto da causare diversi malori – per trasferirsi in un emiciclo nuovo, ampio e dall’acustica perfetta, quello attuale. Un ambiente immenso, dove c’era posto adeguato non solo per i deputati ma anche per il pubblico, per i giornalisti parlamentari che seguivano le sedute da dentro l’Aula e non dalle tribune parlamentari, dove siedono, invece, ora, e per i diplomatici stranieri che, in un tempo in cui non c’era la televisione e neppure la radio, dovevano andare di persona a seguire i dibattiti più importanti per informarne le Cancellerie di riferimento.

Il colpo d’occhio era (e resta) spettacolare. Il velario vitreo del Beltrami avrebbe dovuto essere inizialmente sormontato da una cupola simile a quella del Pantheon, poi mai realizzata perché richiamava troppo le chiese in un tempo in cui per i cattolici vigeva ancora il ‘non expedit’ (ai cattolici era stata infatti vietata, dall’occupazione di Roma del 1870 di partecipare alla vita politica del Regno d’Italia). La decorazione è austera e notevole: non solo per le boiserie liberty ma anche per il fregio del Sartorio(che gira per 110 metri quadri intorno all’Aula raffigurando la storia d’Italia con 285 figure gigantesche di uomini ed animali su 450 metri di tela), e per il pannello bronzeo del Calandra, dal titolo “La glorificazione della dinastia sabauda”, posto – ancora oggi! – sopra il banco della presidenza.

L’Aula Basile, oggi impavesata di bandiere tricolori per la cerimonia commemorativa con Mattarella, è – e resta – per l’Italia il simbolo stesso della democrazia, ma è anche l’icona di quel ‘Palazzo’ che il Movimento Cinque Stelle nella sua prima campagna elettorale, quella del 2013, minacciava di aprire “come una scatoletta di tonno”.

 

4. I drammi dell’aula Montecitorio: dai ‘manipoli’ di Mussolini alla Repubblica

 

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Aldo Moro in carcere in mano alle Brigate rosse (1978)

Insomma, l’Aula di Montecitorio è stata, nel bene e nel male, il palcoscenico di tutti i momenti topici di un intero secolo, di battaglie politiche non di rado sfociate in ‘tumulti’ con calci e pugni, ed il seggio elettorale di tutti i presidenti della Repubblica italiana. Ed ha vissuto anche momenti drammatici, i più oscuri della storia d’Italia. Come quando, solo pochi anni dopo l’inaugurazione, con l’avvento del fascismo subito dopo la marcia su Roma (1922) e la costituzione del primo governo Mussolini, quello che ancora non era ‘il Duce’, ma ‘solo’ il Capo del Governo vi fece risuonare parole passate, tristemente, alla Storia: minacciava – Mussolini e di fatto poi così fece – di trasformare quell’aula in un “bivacco di manipoli”. Sempre in quell’Aula risuonò la denuncia del deputato socialista, Giacomo Matteotti, contro i brogli alle elezioni del 1924, e – dopo il suo brutale assassinio voluto da Mussolini – vide la secessione dell’Aventino, quando tutte le opposizioni rifiutarono di partecipare ai lavori dell’Aula e si ritirarono in una sala attigua al primo piano in segno di protesta.

Nel 1929 il Parlamento venne trasformato nella Camera dei Fasci e delle Corporazioni, libere elezioni non si tennero più. Bisognerà attendere il crollo del regime fascista (1943) e la faticosa riconquista della libertà e della democrazia attraverso la guerra di Liberazione (1943-1945) per poter vedere tornare l’Aula di Montecitorio alla sua funzione originale, quella di ‘tempio’ della democrazia. Protagonista, da quel momento in poi, la Camera – questa volta insieme al Senato, ubicato a palazzo Madama – dei lavori dell’Assemblea costituente dal 1946 al 1948, dopo la proclamazione della Repubblica (2 giugno 1946), gli uomini politici che sedettero in Parlamento a partire dalla I legislatura dell’età repubblicana, quella del 1948-1953, e con alle spalle ancora i guasti, le tragedie e le devastazioni della Seconda guerra mondiale, qui i politici di un Paese piagato ed offeso dalla dittatura e dalle bombe davano vita alla Repubblica ed alla democrazia e approvavano le leggi che sarebbero state il motore del ‘miracolo economico’.

 

Certo, non mancarono altri momenti di scontro politico aspro e difficile. Come quando, nel 1949, le opposizioni social-comuniste si opposero con tutte le loro forze all’ingresso dell’Italia, guidata da Alcide De Gasperi, nell’Alleanza Atlantico (Nato), causando scontri e tumulti paragonabili – per violenza fisica e banchi in aria – solo a quelli che ebbero luogo – ma in quel caso in Senato– nel 1953 per l’approvazione di una nuova legge elettorale (poi mai entrata in vigore) diventata nota come ‘legge truffa’.

 

5. I momenti ‘topos’. Dal rapimento di Moro al discorso di Craxi fino a Prodi…

 

Qui, nell’Aula di Montecitorio, sono giunte notizie terribili come quella del rapimento di Aldo Moro (catturato dalle Br proprio mentre si recava in quell’Aula a votare la fiducia ad un nuovo governo, il governo di ‘solidarietà nazionale’ guidato da Giulio Andreotti, l’8 marzo del 1978) e quella della strage di Capaci, arrivata, il 25 giugno 1992, mentre deputati e senatori non riuscivano ad eleggere un nuovo presidente della Repubblica (sarà Oscar Luigi Scalfaro).

 

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L’ex premier Romano Prodi

E in quell’Emiciclo risuonano ancora le parole sul ‘sistema’ dei partiti e il loro finanziamento pronunciate da Bettino Craxi durante i drammatici mesi di Tangentopoli (1992), come pure le urla dei deputati leghisti quando nel 1993 Luca Leoni Orsenigo sventolò, nell’Aula, un cappio (sic). Ma, a Montecitorio ha ascoltato anche i richiami di papa Giovanni Paolo II nella sua storica visita al Parlamento( la prima di un pontefice) che chiese l’amnistia nelle carceri (grido, naturalmente, e purtroppo, rimasto inascoltato…) e ha vissuto anche momenti di gloria e di ‘centralità’ come, per paradosso, accadde nella Seconda Repubblica. Infatti, per due volte, e sempre per un governo guidato dal leader dell’Ulivo, Romano Prodi, la prima volta nel 1996 e la seconda nel 2008 (ma, in quel caso, successe in Senato), un governo non cadde per gli equilibri interni tra i partiti, ma per un voto parlamentare che, in entrambi i casi, per quanto confusi e contraddittori, videro un governo ‘cadere’ dove, in teoria, dovrebbe ‘cadere’, e cioè proprio in Parlamento. Oggi, che siamo entrati – forse – nella Terza Repubblica, Fico rivendica quella ‘centralità’. Sperando che duri…

 


 

NB: Questo articolo è stato scritto in forma originale per questo blog il 20 novembre 2018