Forza Italia al bivio. ‘Ruota di scorta’ della Lega o partito ‘moderato’ e aperto ai cattolici? Le europee il banco di prova

Forza Italia al bivio. ‘Ruota di scorta’ della Lega o partito ‘moderato’ e aperto ai cattolici? Le europee il banco di prova

29 Gennaio 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Forza Italia è davanti a un bivio. ‘Ruota di scorta’ della Lega, come vuole Toti, o partito ‘moderato’ e vicino ai cattolici come propone Tajani? Europee banco di prova

Forza Italia è davanti a un bivio e non solo perché le elezioni europee del 26 maggio si avvicinano a grandi passi. Paradossalmente, a 25 anni dalla sua nascita (o, meglio, dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi), un partito che non è mai diventato tale (nato come ‘partito-azienda’, divenne un ‘movimento politico’ che  ha raggiunto, in momenti diversi, percentuali assai alte di voti, ma senza mai strutturarsi e radicarsi veramente nei territori) è di fatto costretto a trovare un suo ubi consistam, quasi a prescindere dalla stessa volontà del suo Padre fondatore.

Un partito che non è mai nato ora cerca di radicarsi sul territorio

 

Forza italia 25esimo

I congressi provinciali azzurri sono iniziati e, dunque, anche la selezione della (futura, ovvio) classe dirigente. La ‘rivoluzione rosa’ – e, cioè, la promozione a capogruppo di Annamaria Bernini al Senato e di Mariastella Gelmini alla Camera, mentre Mara Carfagna è diventata vicepresidente di Montecitorio, che guida con piglio severo e attento, e senza mai dimenticare che la presidenza del Senato è stata affidata a un ‘azzurra’, Maria Elisabetta Casellati – ha travolto, nei gruppi parlamentari, posizioni (e rendite di posizione) consolidate, come quelle degli ex capogruppo Paolo Romani (sempre più attratto da movimenti centristi ed europeisti come quelli che sta formando Carlo Calenda) e di Renato Brunetta, che continua la sua battaglia contro il governo gialloverde, ma in versione sempre più ‘solitaria’.

tajani berlusconi forza italia

Tajani e Berlusconi

La promozione a vice-segretario, di fatto, del coordinatore nazionale, Antonio Tajani, che riesce a seguire bene, e con discreto piglio, le vicende interne del partito, nonostante il suo ruolo, peraltro in scadenza, con le prossime elezioni, di presidente dell’Europarlamento, ha fornito agli azzurri un assetto e una struttura che, forse, mai avevano conosciuto.

claudio scajola

L’ex ministro Claudio Scajola

Bisogna tornare, per capirsi, ai tempi in cui l’ex ministro Claudio Scajola voleva fare, appunto, di FI un vero partito (e si era nei primi anni Duemila) e alla ‘traversata nel deserto’ degli anni in cui governava l‘Ulivo, per tornare a un periodo in cui un partito come quello azzurro ‘scommetteva’ davvero nel radicamento territoriale e in una costruzione dal basso che, presto o tardi, porterà a un ‘vero’ congresso fondativo, con relativi e regolari organi elettivi, che non ha mai avuto.

Le spinte centrifughe in FI: Toti a destra, Micciché e Prestigiacomo a sinistra

 

Giovanni Toti

Giovanni Toti governatore della Liguria

 

Naturalmente, questo non vuol dire che la ‘creatura’ politica di Silvio Berlusconi non viva problemi e affanni, contraddizioni e spinte contrapposte. Del tentativo di ‘Opa’, più o meno ostile, che il governatore ligure, Giovanni Toti, ha cercato di fare sul partito, specialmente al Nord, molto si sa e si parla. Il tentativo, peraltro, è ancora in corso, ma è molto più probabile che Toti cerchi ‘fuori’ da Forza Italia un “nuovo inizio” per un nuovo centrodestra che, nella sua visione, deve fare, sostanzialmente, da ‘ruota di scorta’ alla Lega di Salvini e lavorare in stretto rapporto, praticamente un tandem, con Fratelli d’Italia della Meloni per dare vita a un polo sostanzialmente sovranista e di ‘destra-centro’.

 

giorgia meloni

Giorgia Meloni

E proprio la leader di FdI sta risucchiando e rosicchiando consensi, nell’ala ‘destra’ del movimento azzurro. Prima l’arrivo di Raffaele Fitto e del suo movimento, molto ben radicato in Puglia, e il contestuale ingresso di FdI dentro i Conservatori e riformisti europei (ECR), poi l’ingresso del governatore siciliano, l’ex An Nello Musumeci, oltre a quello di Francesco Storace, e del suo movimento, ‘La Destra’,  hanno dato linfa e cuore al tentativo – ancora tutto da concretizzare, in verità – di superare, alle elezioni europee, l’asticella della soglia di sbarramento, posta al 4% dei voti.

E certo è che la “seconda gamba” del centrodestra, se anche Toti dovesse, come sembra da molte sue recenti dichiarazioni, uscire da Forza Italia, rafforzerebbe l’asse con la Lega e rischierebbe di ridimensionare di molto la ‘prima’ (teorica) gamba del centrodestra che fu, cioè proprio Forza Italia. Non a caso, Toti continua a sferzare, da settimane, quello che – ancora, ma non si sa per quanto – è il suo partito dicendo che FI “dovrebbe essere capace di una riflessione profonda sui prossimi 25 anni”, soprattutto su quella classe dirigente, per lui troppo impegnata a “salvare la poltrona”.

Stefania Prestigiacomo

Stefania Prestigiacomo

Così pure preoccupano, agli occhi del ‘moderato’ Tajani, le fughe in avanti di importanti esponenti azzurri della Sicilia. Dall’onorevole, ed ex ministra, Stefania Prestigiacomo, che è voluta salire a bordo della nave ‘Sea Watch 3’ insieme a esponenti radicali e di sinistra (Magi e Fratoianni), contravvenendo all’ukase di Salvini contro tale scelta, alle mosse dello storico plenipotenziario azzurro, nell’isola, uno dei fondatori di Forza Italia (viene da Publitalia), Gianfranco Micciché, che si è addirittura schierato, sul dl Sicurezza, fortemente voluto da Salvini, dalla parte dei sindaci ‘ribelli’ e ‘disobbedienti’ come Orlando, in pratica tutti di sinistra e che è arrivato a paragonare il ministro Salvini “a Hitler”, le irrequietezze di esponenti così in vista della FI siciliana – da sempre un ‘granaio di voti’, per il partito – preoccupano e impensieriscono chi, come Tajani, cerca di tenere la barra di FI al ‘centro’.

Calenda_carlo

L’ex ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda

Tajani non vuole far slittare, pericolosamente, il suo partito verso, se non la ‘sinistra’, i ‘moderati’ europeisti alla Calenda che, in ogni caso, sempre alleati con il Pd si presenteranno alle prossime elezioni europee. Tajani, dunque, cerca una posizione equidistante tra la Lega di Salvini – con cui FI è alleata in tutte le elezioni regionali, da quelle in Sardegna, in Abruzzo e in Basilicata, dove si voterà tra febbraio e marzo, e nella prossima tornata di elezioni amministrative che si terranno a giugno – e un centrosinistra che, pur se ‘moderato’, segnerebbe la fuga, o lo svuotamento, del partito verso altri lidi, certo più sicuri.

La mossa di Tajani: aprire agli ‘esterni’ e, soprattutto, dialogare con i cattolici

berlusconi_tajani

Silvio Berlusconi e Antonio Tajani

Non a caso, Tajani ha sottolineato la diversità tra il partito del Cavaliere e quelli ora al governo assicurando che la lista azzurra “si allargherà alle forze cattoliche e avrà al suo interno esponenti indipendenti”, alle prossime elezioni della Ue.

Proprio per questo motivo Forza Italia, di matrice e cultura schiettamente liberale (e liberista) e mai ‘confessionale’, ha aperto un’interlocuzione profonda e seria con un mondo cattolico in sempre maggiore e crescente mobilitazione contro le politiche securitarie del governo gialloverde (e, ovviamente, di Salvini) sui migranti e sull’accoglienza, ma anche attraversato da forti propositi e improvvise ‘voglie’ di scendere in campo direttamente nell’agone politico con una formazione che, sostanzialmente, si richiami ai ‘valori’ fondanti del PPI lanciato, nel 1919, da don Luigi Sturzo.

Carlo_Costalli_MCL

Il Presidente dell’MCL, Carlo Costalli

 

Non è stato un caso, quindi, che Tajani sia intervenuto – e poi sia rimasto a lungo presente in sala, molto applaudito – al congresso dell’Mcl (il Movimento cristiano dei lavoratori guidato da Carlo Costalli) e che abbia offerto, ai cattolici, come a esponenti della società civile (gira forte il nome dell’ex direttore del Mattino di Napoli, Alessandro Barbano) posti nella lista di FI alle Europee, oltre al ‘patto federativo’ già in essere con alcuni spezzoni di cattolici in politica, dall’Udc di Lorenzo Cesa alla neo ricostituita Democrazia Cristiana lanciata da Gianfranco Rotondi e altri con lui.

berlusconi e i 25 anni di forza italia

Silvio Berlusconi

E neppure è un caso che lo stesso Berlusconi cerchi, con sempre maggiore insistenza, sponde e interlocuzioni con le gerarchie vaticane che hanno sempre nutrito, per lui, sostanziale diffidenza, ma che ora vedono in una Forza Italia ‘moderata’ e innervata di presenze cattoliche, anche nelle prossime liste elettorali, un sicuro appiglio e una forte sponda rispetto alle scelte securitarie e sovranità di Salvini. Il tutto in nome della costruzione di quella ‘sezione italiana’ del PPE in cui, oggi, Berlusconi e Forza Italia sono tornati a giocare da protagonisti e in piena regola.

Angela merkel

Angela Merkel

A tal punto che personalità tedesche come la Merkel e Weber, che del PPE continuano a detenere la golden share, vedono in FI e non certo in Salvini (né, tantomeno, nei 5Stelle) la possibilità di circoscrivere ‘l’incendio’ che l’Italia, con un voto di massa ai partiti sovranisti, potrebbe appiccare al futuro governo dell’Ue, dopo le elezioni del 26 maggio.

sea watch 3

La nave Sea Watch 3

Restano, dunque, a fare da faro e barometro per la navigazione della nave azzurra, le parole di Berlusconi: “Mi auguro che questo governo cada ogni giorno che arriva. Vedere un governo che dice sì un giorno, per dire no il giorno dopo, per dire forse il terzo giorno è terribile… Vedo un pericolo come nel 1994, quasi più grave”. Parole condite da un atteggiamento ‘caritatevole’ verso i migranti della nave Sea Watch 3, che Berlusconi farebbe “subito sbarcare” ma anche dalla “riconferma” dell’alleanza con la Lega. Sia perché sono in ballo pesanti elezioni – europee, regionali e amministrative, appunto – sia perché, ancora oggi, il Cav. non vede, fuori da quell’alleanza, nessuna ‘salvezza’ per FI.

 

la lettera di silvio berlusconi Forza Italia

 

Ma anche se il 25mo della nascita di Forza Italia è stato celebrato, lo scorso weekend, dai “gilet azzurri” in tutte le piazze d’Italia con un indubitabile successo di persone ai gazebo e riscontro sui media (l’hastag #25annidiForzaItalia è stato trend topic su Twitter), solo una percentuale elettorale a ‘doppia cifra’, alle prossime europee, sancirà in modo definitivo il futuro politico di Forza Italia. Sopra il 10%, il partito potrà davvero, e seriamente, radicarsi e strutturarsi sui territori, ma soprattutto potrà, politicamente, dire ‘la sua’ con buona lena e autorevolezza. Sotto il 10% si aprirà, inevitabilmente, un ‘fuggi fuggi’ dal partito e di truppe parlamentari che potrebbero approdare nella Lega e in FdI o in alcuni casi verso Calenda. La scommessa di Tajani (e Berlusconi) si gioca tutta qui, su quel ‘maledetto’ o ‘benedetto’, a seconda dei punti di vista, 10%. Solo il 26 maggio si saprà chi avrà vinto la scommessa, se Berlusconi e Tajani o i loro avversari, interni ed esterni.


NB: Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2019 sul sito di notizie spraynews.it