Sindacati in piazza tra polemiche sul ‘Concertone’ e scioperi contro il governo. Ma ‘pesano’ sempre meno

Sindacati in piazza tra polemiche sul ‘Concertone’ e scioperi contro il governo. Ma ‘pesano’ sempre meno

1 Maggio 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Landini lancia il Primo Maggio la proposta dell’unità sindacale

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Maurizio Landini, segretario generale della Cgil (Photo by Gino Sasanelli)

Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, con un’intervista rilasciata oggi al quotidiano La Repubblica, ha fatto a Cisl e Uil una di quelle proposte che non si possono rifiutare: la tanto invocata – e mitica, dopo anni, anzi decenni, di discussione – “unità sindacale“. Si tratta di far nascere, “e subito”, “un grande sindacato unitario” tra le tre confederazioni – quella che una volta veniva detta ‘la Trimurti‘ (Cgil-Cisl-Uil) perché “non esistono più” – sostiene Landini – “le ragioni storiche e politiche che hanno diviso Cgil, Cisl e Uil“. “L’unità va trova adesso, partendo dal basso” – è il ragionamento di Landini – perché “dobbiamo rispondere alla frantumazione dei diritti e dei processi produttivi”. Inoltre, conclude, “va rafforzato il ruolo della rappresentanza e della contrattazione”. 

Bandiere varie dei sindacati

Varie bandiere dei sindacati italiani

L’unità sindacale è una sorta di archetipo, nella storia del sindacalismo italiano, un miraggio che una volta era storia ma che, poi, non è mai diventato pratica. Il sindacalismo di base dell’Ottocento e le sue forme di ‘mutualismo’ erano e sono sempre state unitarie. Come pure era unitaria la CGL (Confederazione generale del Lavoro) nata ai primi del Novecento dalle lotte operaie e bracciantili.

Anche nel 1944, la CGL era rinata con spirito unitario, sulla base del ‘patto di Palazzo Vidoni‘ stretto tra il comunista Giuseppe Di Vittorio, il democristiano Achille Grandi e il socialista Emilio Canevari, sull’onda delle lotte operaie contro il fascismo e in appoggio alla Resistenza, ma presto la ‘guerra fredda’ e la contrapposizioni tra i blocchi dell’Ovest e dell’Est irruppero anche nelle vicende politiche (e sindacali) del secondo dopoguerra italiano. 

In pieno parallelismo con la rottura dell’unità antifascista che aveva governato il Paese dal 1994 al 1947 e allo ‘sbarco delle sinistre’ dal governo effettuato dalla Dc di De Gasperi contro il Pci e il Psi, anche l’unità sindacale si ruppe. Prima nacque la ‘Libera Cgil’, poi diventata Cisl nel 1950, vicina alla Dc, e poi la Uil che rappresentava l’area liberal-democratica contro gli allora social-comunisti. 

Il primo governo formato da Berlusconi LaPresse

Il primo governo formato da Berlusconi (photo LaPresse)

I decenni successivi passarono tra dure e pesanti contrapposizioni e anche negli anni Settanta non si riuscì mai a riportare i tre sindacati confederali alle ragioni dell’unità, nonostante i tre sindacati metalmeccanici avessero dato vita all’esperimento della FLMU che vedeva le tre sigle rappresentanti degli operai uniti nelle loro rivendicazioni. Dagli anni Ottanta agli anni Novanta, poi, le contrapposizioni tra Cgil da una parte e Cisl e Uil dall’altra, crebbero, invece di diminuire e anche l’opposizione unitaria al primo governo Berlusconi fu solo fittizia e durò ben poco. Dagli anni Duemila in poi, però, i tre sindacati confederali si sono, via via, sempre più riavvicinati e intesi. Fino, appunto, alla proposta avanzata oggi da Landini, una proposta che, di fatto, era già nelle cose. 

La polemica del giorno: “poche donne al Concertone”

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1° Maggio Concertone

Oggi, come si sa, è Primo Maggio, festa del Lavoro e dei lavoratori. Il sindacalismo confederale (Cgil-Cisl-Uil) lo festeggia con diversi comizi in tutte le piazze italiane e, come è ormai tradizione, con il ‘concertone’ del I maggio che si tiene – come è tradizione, ormai da 29 anni – a piazza San Giovanni a Roma, trasmesso in diretta sui canali Rai. Su quest’ultimo, peraltro, è nata una polemica.

“Troppo poche le donne sul palco” dicono alcune cantanti: su 77 cantanti, solo quattro le artiste.“Sembra un evento organizzato nell’emirato del Qatar”, ammette un cantante. Partita da alcune cantautrici escluse dalla manifestazione (Angela Baraldi Diana Tejera, cantautrice romana), la protesta è cresciuta a macchia d’olio, specialmente sui social, e così ben 25 cantautrici si sono date appuntamento all’Angelo Mai, locale di cultura alternativa, per un contro-concertone.

I presentatori del concerto del primo Maggio Ambra Angiolini e Lodo Guenz

I presentatori del Concertone del primo Maggio, Ambra Angiolini e Lodo Guenzi, Roma, 30 aprile 2019. ANSA/ ETTORE FERRARI

“I problemi sono altri, il male è altrove”, ha replicato Ambra Angiolini, che condurrà il ‘Concertone’ con Lodo Guenzi. “Io non mi sento offesa – dice – mi incazzo. Nelle hit parade non ci sono donne. Il problema, casomai, è delle case discografiche che non promuovono le donne. Perché non parliamo del diritto ad avere il salario degli uomini, della possibilità delle donne di lavorare e di fare figli?”.

Le critiche dei sindacati al Def: “E’ solo una presa in giro”

 

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Logo di Cgil Cisl Uil

Ma se la ‘festa’ sarà lo stesso una festa, bella e divertente, Cgil, Cisl e Uil, ovviamente, sono ormai da mesi concentrati sulle misure economiche del governo. Critici e polemici sulla Legge di Stabilità dell’anno scorso (compresi reddito di cittadinanza e quota 100) lo sono anche sui presupposti della prossima manovra contenuti nel Def presentato ad aprile dal governo.

La presa di posizione è stata molto dura ed è stata espressa nel corso degli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil che si sono tenuti a Roma. “Una presa in giro”: è il giudizio drastico dei sindacati.

“Nel Def– tuona il segretario della Cgil, Maurizio Landini – il governo boccia se stesso e certifica gli errori. Il governo continua a prendere in giro gli italiani con misure di propaganda come la flat tax”.

Anna Maria Furlan numero uno della Cisl

Anna Maria Furlan, numero uno della Cisl

Sulla stessa lunghezza d’onda i commenti dei leader di Cisl e Uil. Per Anna Maria Furlan, numero uno della Cisl, il Def è “un pannicello caldo con scelte sbagliate”. Negativo anche il giudizio di Carmelo Barbagallo, segretario della Uil: “Noi non facciamo la guerra a nessuno. Abbiamo presentato una piattaforma: vogliamo che il governo ci convochi a discutere sulle nostre richieste”.

Il fitto calendario degli scioperi: “mobilitazione continua”

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Il fitto calendario degli scioperi

Gli esecutivi unitari dei sindacati confederali hanno anche deciso un fitto calendario di manifestazioni unitarie e scioperi di categoria che riempiranno tutte le prossime settimane.

Il primo appuntamento è, ovviamente, oggi, la manifestazione nazionale del Primo Maggio, che si terrà a Bologna (slogan “La nostra Europa: lavoro, diritti, stato sociale”); il 6 e 7 maggio, a Matera, iniziativa unitaria su lavoro e cultura; il 17 maggio sciopero generale dei lavoratori della scuola, il I giugno manifestazione unitaria dei pensionati. L’8 giugno, manifestazione dei lavoratori del pubblico impiego; il 14 giugno sciopero generale dei metalmeccanici e il 22 giugno, a Reggio Calabria, ci sarà la manifestazione unitaria per la crescita ed il lavoro nel Sud. Quanto al possibile sciopero generale, “lo decideremo insieme in base alla risposte che il governo darà o non darà”. Morale, lo sciopero generale di Cgil, Cisl e Uilm è alle porte.

Ma quante ‘divisioni’ ha il sindacato? I numeri di una crisi

Giuseppe Stalin

Giuseppe Stalin

Ma – come si chiedeva Giuseppe Stalin parlando del Papa – quante ‘divisioni’ hanno oggi i sindacati italiani e quanto pesano davvero nello scenario sociale e politico italiano?

Il numero degli iscritti, non è un segreto, è in caduta libera, ma è molto difficile quantificarlo perché i sindacati offrono le cifre con il contagocce e contestano i dati altrui, forniti da enti terzi.

carmelo barbagallo

Carmelo Barbagallo
Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Le tre organizzazioni principali (dati del 2018 ma riferiti agli anni precedenti, 2015-2017) avrebbero perso circa 450 mila iscritti negli ultimi due anni, specie al Sud (-70%). Ma se è la Cgil a registrare il maggiore decremento, con un calo di 285 mila iscritti, seguita dalla Cisl (-188mila), per la Uil l’andamento è in controtendenza. Dal 2015 al 2017, infatti, il sindacato guidato da Carmelo Barbagallo ha registrato un incremento degli iscritti, +26mila (+1,4%).

Il report di Demoskopika sul biennio 2015-2017

infografica SINDACATO IN ITALIA

Il sindacato italiano continua a registrare un calo del consenso

I dati sono tratti da un report, “La mappatura regionale della rappresentanza sindacale”, realizzato dall’Istituto Demoskopika. La tendenza non riguarda solo gli iscritti, ma anche chi ha svolto attività gratuita nei sindacati: 60mila i volontari in meno nel 2016 rispetto al 2015.

Stando all’indagine dell’istituto, nel 2013 i tesserati erano poco più di 11,5 milioni, nel 2016 erano 11,4 milioni mentre nel 2017 il numero è sceso a 11,1 milioni. Un andamento decrescente pari a una contrazione delle adesioni del –7,2% rispetto al 2012 quando gli iscritti avevano sfiorato la soglia dei 12 milioni di tesserati.

Inoltre, con 293 mila iscritti, pari al 65,6% del calo complessivo, sono le regioni del Sud, nel 2017, a rinunciare di più all’appartenenza sindacale (-5,1sul 2015). A seguire il Nord con una riduzione di 114 mila iscritti(-2,7%) e il Centro con una meno 40 mila persone (-2,5%).

Ma la Cgil contesta, subito, quelle cifre…

CGIL CISL UIL bandiere

Bandiere Cgil

Sarebbe la Cgil a subire, dunque, il maggiore decremento. Una contrazione che tocca principalmente le regioni rosse’, cioè le regioni ancora governate dal centrosinistra.

Ma sul calcolo degli iscritti del report la Cgil contesta subito i dati. “Al contrario di altri – puntualizza – la Cgil non computa, nel totale degli iscritti, gli aderenti alle associazioni promosse come Auser, Federconsumatori, etc. (circa 400 mila associati). Pertanto, non risulta la flessione del 5,2% che ci viene attribuita nel raffronto tra il 2015 e il 2017”. Secondo la Cgil il dato reale è di sostanziale tenuta “con un’apprezzabile crescita tra i lavoratori attivi ed una leggera flessione tra i pensionati a causa dell’entrata in vigore della legge Fornero”.

elsa fornero

Elsa Fornero

Sempre secondo la Cgil nel 2017 “si è chiuso il tesseramento con 5.518.774 iscritti (+1,04% rispetto al 2016 e +0,66% rispetto al 2015) con altrettante deleghe sottoscritte”.

La Cisl, invece, tace e la Uil si gode il suo dato in crescita.

Un dato che impressiona: tanti pensionati, pochi giovani

 

LItalia non è un paese per giovani e pensionati

L’Italia non è un paese per giovani e pensionati

L’altro dato che impressiona è la composizione degli iscritti ai sindacati e soprattutto la loro anzianità. Sono infatti oltre 7 milioni i pensionati con una tessera in tasca: in sostanza, il 45,2% del totale. Un numero che continua a lievitare con gli anni: i pensionati sindacalizzati erano 5,7 milioni 10 anni fa, e addirittura 2,8 milioni a metà anni ’80. In 30 anni, insomma, il numero è aumentato del 250%. Nello specifico, erano quasi 3 milioni, nel 2015, gli iscritti allo Spi-Cgil (il 52,7% del totale), quasi 1,9 milioni, nello stesso anno, i membri della Fnp-Cisl (45,5% del totale) e 577mila i pensionati della Uil (un quarto degli iscritti).

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Irrisoria la percentuale dei giovani che crede nei sindacati

Invece, d’altro canto, è irrisoria la percentuale dei giovani che sembrano credere nell’importanza del ruolo del sindacato. In questo caso è difficile reperire dati complessivi: bisogna affidarsi alle statistiche fornite dagli stessi sindacati della Triplice. Ebbene, tra gli iscritti attivi (dunque escludendo i pensionati) a Cgil e Cislmeno di un quinto ha un’età inferiore ai 35 anni: il 16% nella Cisl (dati del 2016), il 19% nella Cgil (dati del 2015). Hanno tra i 36 e i 50 anni il 43% dei tesserati alla Cisl, il 45% degli aderenti alla Cgil mentre gli ultrasessantenni costituiscono il 41% della Cisl e il 36% di della Cgil. Rispetto ai lavoratori attivi, la Uil fa sapere che “un terzo dei nostri iscritti ha meno di 45 anni, un terzo ha un’età intermedia, un altro terzo è ultra-sessantacinquenne”.

Anche il rapporto con la politica è sempre più faticoso

L’era Renzi ha lasciato un segno e ferite non facilmente sanabili

L’era Renzi ha lasciato un segno e ferite non facilmente sanabili

Infine, anche il rapporto con la Politica si è fatto difficile. Nella ‘tripartizione’ classica, la Cgil – un tempo ‘cinghia di trasmissione’ con il Pci (e, anche, con il Psi) – ha sempre fiancheggiato le varie evoluzioni del Pds-Ds-Pd, ma l’era Renzi ha lasciato un segno e ferite non facilmente sanabili a partire dal ‘no’ al referendum costituzionale del 2016.

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Susanna Camusso

La ex segretaria generale, Susanna Camusso, si era esposta – inutilmente – per LeU, alle ultime Politiche, mentre l’attuale vice-segretario generale, il ‘riformista’ Vincenzo Colla – molto osteggiato dalla Camusso nella sua corsa contro Landini – era e resta vicino al Pd.

Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti

La vittoria di Nicola Zingaretti alle primarie è stata, ovviamente, vissuta ‘bene’ dalla Cgil, che spera molto che quella di Renzi sia stata solo “una parentesi” da archiviare. Ma il nuovo segretario – l’ex leader della Fiom, Landini – è e resta quello che è: barricadero, tuonante, di sinistra radicale e, casomai, sensibile ad alcune ‘sirene’ dei 5Stelle, come il reddito di cittadinanza e il salario minimo.

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Savino Pezzotta

La Cisl, dopo l’era Pezzotta (vissuta in modo ‘sociale’, da cattolico impegnato in politica) e l’era Bonanni (tutto schiacciato prima sul centrodestra e poi sull’area Monti), ha inaugurato, con la Furlan, un sostanziale ‘distacco’ dai principali partiti presenti sulla scena, anche se i fermenti del mondo cattolico vengono sempre monitorati con attenzione, in casa Cisl.

marco bentivogli

Marco Bentivogli

Invece, il leader delle ‘tute blu’ cisline, Marco Bentivogli, è vicino a posizioni riformiste e liberal che, oggi, si sostanziano nell’area di Carlo Calenda nel Pd.

La Uil, infine, un tempo vicina al mondo repubblicano e laico, dopo qualche sbandata berlusconiana, oggi è più vicina al Pd di quanto, paradossalmente, non lo sia la stessa Cgil.

Sergio Cofferati

Sergio Cofferati

In ogni caso, il ‘peso’ del sindacalismo confederale sull’agone politico è, via via, sempre più scemato e si è vieppiù indebolito da quando governano i gialloverdi. Insomma, i tempi in cui i sindacati facevano ‘tremare’ i governi (il milione e mezzo di persone in piazza dai tre sindacati contro il I governo Berlusconi del 1994, i 2 milioni di persone in piazza portate da Sergio Cofferati, per la sola Cgil, contro il II governo Berlusconi nel 2001) sono molto lontani nel tempo e nel ricordo. 

ugl sindacato

Logo Ugl

Scontata l’opposizione del sindacato confederale alla Lega (il cui sindacato di riferimento è diventato l’Ugl, ex bacino della destra sociale italiana, prima vicino all’Msi e poi ad An), i 5Stelle vengono vissuti male e, sostanzialmente, poco capiti da un mondo sindacale ancora prigioniero di miti e riti della Prima Repubblica. Una ‘svolta’ di legislatura, ad esempio sull’asse Pd-M5S, verrebbe forse salutata con favore, ma è ancora troppo presto per dirlo.


NB: Questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscali.ti il I maggio 2019