Tutte le precedenti elezioni europee  che, per l’Italia, “hanno fatto la Storia”: Berlinguer, Berlusconi, Bonino, Renzi

Tutte le precedenti elezioni europee che, per l’Italia, “hanno fatto la Storia”: Berlinguer, Berlusconi, Bonino, Renzi

26 Maggio 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Le elezioni europee che in Italia hanno fatto la Storia. Il sorpasso del Pci sulla Dc. Il boom di FI. Il 40% di Renzi

elezioni europee precedenti

Le elezioni europee che in Italia hanno fatto la Storia.

Le elezioni europee che si terranno oggi in Italia e negli altri 27 Paesi membri dell’Unione europea sono importanti come se fossero elezioni politiche nazionali. Potrebbero decidere le sorti della maggioranza gialloverde che regge il governo Conte, il futuro dei due partiti ‘nemici-alleati’, Lega e M5S, come quello dei partiti di opposizione (Pd, Forza Italia, Fratelli d’Italia). Inoltre, le elezioni europee avranno un’influenza decisiva anche sulle sorti della stessa Unione: se, cioè, verrà governata da una coalizione di partiti europeisti e ‘responsabili’ (PPE-PSE-ALDE-Verdi) o dai partiti sovranisti e nazionalisti (Europa delle Nazioni).

Ma come sono andate le elezioni europee del passato? Quale impatto hanno avuto sugli assetti politici dell’epoca? Quali svolte hanno segnato, nel nostro Paese e in Europa?

 

Le prime elezioni europee del 1979. Nulla di che…

10 giugno 1979 - 180 milioni di elettori si recano alle urne in 9 paesi per le prime elezioni europee

10 giugno 1979 – 180 milioni di elettori si recano alle urne in 9 paesi per le prime elezioni europee

Partiamo, ovviamente, dalle elezioni europee del 1979 che si tennero tra il 7 e il 10 giugno. Furono le prime elezioni parlamentari degli allora nove stati membri della Comunità Europea (CEE), così si chiamava allora, per eleggere i primi 410 membri del primo Europarlamento e furono anche le prime elezioni internazionali della storia. I seggi al Parlamento Ue furono assegnati agli stati membri in base alla popolazione, ma i loro membri sedettero in base ai gruppi politici di appartenenza. Le elezioni furono vinte dal PSE. con 113 seggi, davanti al PPE, che ne ottenne 107. Ogni stato membro adottò un proprio metodo elettorale.

L’Italia, dove allora vigeva un sistema proporzionale con suddivisione del territorio in circoscrizioni elettorali, adottò identico sistema per le Europee. All’Italia spettavano 81 seggi che furono così suddivisi: 29 alla Dc, 24 al Pci, 9 Psi, 4 Psdi, 3 Pli, 2 Pri, 3 Pr, 1 Pdup, 1 Dp, 4 Msi-Dn, 1 Svp.

Nonostante una percentuale di votanti altissima (83,03%) e l’assenza di soglie di sbarramento, non furono, a dirla tutta, e nonostante la novità, elezioni europee degne di nota: la Dc prese il 36,45%, il Pci 29,57%, il Psi 11,03%, il Psdi 4,32%, il Pr 3,67%, Pli 3,63%, Pri 2,56%, Msi 5,45%.

Insomma, gli equilibri politici interni italiani rimasero identici a loro stessi. Le elezioni politiche anticipate si erano tenute appena una settimana prima, il 3 e 4 giugno (si votava, allora, su due giorni): la Dc aveva preso il 38,3%, il Pci il 30,3%, il Psi il 9,8%, l’Msi il 5,2%, il Psdi il 3,8%, il Pr 3,4%, il Pri il 3,3%, il Pli l’1,9%, il Pdup l’1,3%, etc.

Aldo Moro ed Enrico Berlinguer

Aldo Moro ed Enrico Berlinguer

Si esauriva, con le Politiche anticipate del 1979, l’esperimento dei governi di ‘solidarietà nazionale’ (tre e tutti a guida Andreotti), nati nella precedente legislatura sulla falsariga della politica del ‘compromesso storico’ tra Dc Pci. Il rapimento e l’uccisione del presidente della Dc, Aldo Moro, furono il punto massimo e, insieme, il punto di rottura di una strategia, quella del compromesso storico, che Moro (e Berlinguer) rappresentavano in modo lineare, ma che i governi Andreotti adottarono in modo confuso e contraddittorio.

Bettino Craxi

Bettino Craxi

Nacque, invece, con la VIII legislatura (1979-1983) la strategia del ‘preambolo’ e cioè di una nuova sterzata neocentrista della Dc che, guidata da un trio di personalità (Piccoli-Forlani-Andreotti) strinse un nuovo patto di governo e di potere con ilPsi, dove era salito alla ribalta Bettino Craxi, e gli altri partiti laici minori (Psdi, Pri, Pli). Nacquero governi di quadripartito e poi di pentapartito.

Enrico Berlinguer

Il Pci, non più disposto a fare da ‘gregario’, alla Dc, tornò all’opposizione lanciando, con Berlinguer, la linea dell’alternativa democratica e la questione morale. Da questo punto di vista, le europee non modificarono il quadro politico nazionale né i rapporti di forza tra i partiti.

Le europee del 1984: lo storico ‘sorpasso’ del Pci sulla Dc

Elezioni Europee 1984

Elezioni Europee 1984

Rappresentarono, invece, un ‘caso’ politico le elezioni europee del 1984 perché furono quelle cosiddette del “sorpasso”: il Pci, per la prima ed unica volta in un’elezione nazionale, si affermò come primo partito, conquistando più voti e seggi della Dc. L’elemento emotivo scatenante fu dato dalla drammatica morte del segretario del Pci, Enrico Berlinguer, che – sfiancato dalla durissima e sfibrante campagna sul referendum sulla scala mobile, scaturito dal taglio dei punti di contingenza voluto dal governo Craxi, una solitaria battaglia condotta con la Cgil e persa, poco tempo prima  – accusò un malore il 7 giugno, parlando, a Padova, durante un comizio per le Europee, e poi morì, dopo una lunga agonia l’11 giugno. I funerali di Berlinguer furono imponenti e partecipati. L’onda emotiva che ne seguì portò, appunto, al ‘sorpasso’ del Pci sulla Dc che non era riuscito nel 1976.

I funerali di Berlinguer

Con un affluenza sempre altissima (l’82,4%), il Pci prese il 33,33% dei voti (e 28 seggi, di cui uno del Pdup, che presentava candidati nelle sue liste), la Dc il 32,96 % (26 seggi), il Psi l’11,2% (9 seggi), la Lista democratica (unione di Pli e Pri) il 6,09% (10 seggi), l’Msi il 6,4% (5 seggi), il Psdi il 3,4% (3 seggi), il Pr l 3,4% (3 seggi), Dp 1,4% (1 seggio), Svp e Psd’Az un seggio a testa.

Alessandro Natta

Alessandro Natta

Politicamente, però, nonostante il clamoroso ‘sorpasso’ non vi furono conseguenze politiche significative. Le elezioni politiche del 1983 avevano segnato il ‘balzo in avanti’ del Psi di Craxi, che aveva stretto con la Dc, guidata dal nuovo segretario, Ciriaco De Mita, il ‘patto della staffetta’ per l’alternanza al governo tra il leader socialista e quello diccì, patto che all’inizio fu rispettato e, dopo, rotto. Il Pci restò all’opposizione, nelle piazze e in Parlamento, guidato dal nuovo (e assai più debole, rispetto al ‘gigante’ Berlinguer) segretario, Alessandro Natta.

 

Le europee del 1989. Un’altra elezione ‘incolore’

elezioni europee del 1989

Elezioni europee del 1989

Anche le elezioni europee del 1989 non spostarono nulla, in un senso o nell’altro negli equilibri politici del nostro Paese. Con un’affluenza dell’81,07%, la Dc prese il 32,9% dei voti (e 26 seggi), il Pci crollò al 27,5% (22 seggi), il Psi salì al 14,8% (12 seggi), l’Msi prese il 5,5% (4 seggi), la lista dei Liberali e Repubblicani Federalisti (unione di Pri-Pli-Federalisti) il 4,4% e 7 seggi (un brutto tonfo per loro, minore ai singoli partiti sommati insieme), fecero capolino i Verdi (3,7% e 3 seggi), il Psdi prese il 2,7% )2 seggi), comparve anche la Lega Lombarda- Alleanza Nord (1,8% e 2 seggi), Dp l’1,2% (1 seggio), gli Antiprobizionisti (non si presentava il Partito radicale) l’1,2% e un seggio, i partiti federalisti italiani uniti lo 0,6% (1 seggio), l’Svp 1 seggio. 

Craxi e De Mita

Nel frattempo, dopo le elezioni politiche anticipate del 1987 il Paese continuava a essere governato da esecutivi di quadripartito o di pentapartito e, dopo l’alternanza tra Craxi e De Mita (il ‘patto della staffetta’), di breve durata come quello a guida Goria o i due governi Andreotti mentre il Pci restava, come sempre, all’opposizione. Alle Politiche del 1987, però, erano spuntati dal nulla due nuovi partiti: i Verdi-Sole che Ride, la Lega lombarda di Umberto Bossi.

Le europee del 1994. Il boom di Forza Italia

Un mega manifesto di Forza Italia nel 1994

Un mega manifesto di Forza Italia nel 1994

Quando, nel 1994, si tornò a votare per le Europee, il quadro politico italiano era stato del tutto terremotato. Dopo le elezioni politiche anticipate del 1992 e lo scoppio di Tangentopoli, causato dall’inchiesta ‘Mani Pulite’, si era da poco votato per le elezioni politiche anticipate del 1994.

Tangentopoli - Mani Pulite

Tangentopoli – Mani Pulite

I vecchi partiti, in pratica, erano tutti scomparsi o ridotti ai minimi termini (Dc, Psi, partiti laici minori), il Pci si era trasformato in Pds e, guidato da Achille Occhetto nella formazione dei ‘Progressisti’, aveva perso le elezioni. Ma, soprattutto, vi era stata la ‘discesa in campo’ di Silvio Berlusconi e la conseguente nascita di Forza Italia, che aveva stretto patti elettorali con la Lega di Bossi al Nord e con An di Fini (evoluzione dell’Msi) al Sud. Ma se, alle Politiche, Berlusconi aveva vinto le elezioni e governava con l’alleanza di, appunto, Lega e An, alle Europee il risultato del suo partito fu eclatante e davvero incredibile.

Affluenza alle urne

Affluenza alle urne

Con un affluenza, per la prima volta, in calo (73,6%), FI prese il 30,6% dei voti (e 27 seggi), toccando le vette della Dc degli anni d’oro, il Pds solo il 19,0% dei voti e 16 seggi, dissanguato dalla scissione di Rifondazione comunista (6% e 5 seggi), An il 12,4% (e 11 seggi), raddoppiando quindi le percentuali del vecchio Msi, la Lega il 6,5% (e 6 seggi), il Patto Segni il 3,2% (e 3 seggi), i Verdi il 3,2% (e 3 seggi), la lista Pannella – Riformatori il 2,1% (e 2 seggi), il Psi – Ad solo l1,8% (e due seggi), praticamente scomparendo, la Rete l’11, (1 seggio), il Pri lo 0,7% (1 seggio) e il Psdi lo 0,6% (1 seggio), mentre il Pli neppure quello (anche i partiti laici minori dunque polverizzati), l’Svp 1 seggio.

L'ulivo di Prodi

Insomma, Forza Italia sembrava destinata a diventare la ‘nuova Dc’della Seconda Repubblica, ma subito dopo successe il patatrac, cioè la caduta del I governo Berlusconi e, dopo le elezioni politiche anticipate del 1996, l’Ulivo di Prodi vinse le elezioni e FI finì all’opposizione.

 

Le europee del 1999: l’exploit della Lista Bonino

Lista Emma Bonino

Lista Emma Bonino 

Le elezioni europee del 1999 si tennero in un momento storico e politico del nostro Paese assai confuso. I governi di Romano Prodi erano caduti, dopo il ritiro dell’appoggio esterno del Prc di Bertinotti, ma Massimo D’Alema – con l’aiuto dell’Udr di Cossiga e del Pdci di Cossutta, che si era scisso dal Prc, oltre che dei suoi Ds – aveva dato vita a un nuovo governo di centrosinistra ‘moderato’ e bellicista (autorizzò la guerra dell’Italia con la Nato in Kosovo) che andava avanti tra alti e bassi. Le europee furono un guazzabuglio di liste e candidati da cui non emerse nessun vero vincitore, se non per l’exploit dei Radicali che presentano, come nome e simbolo, Emma Bonino.

Con Armando Cossutta scompare una delle figure più emblematiche della storia del Partito comunista italiano

Con Armando Cossutta scompare una delle figure più emblematiche della storia del Partito comunista italiano

Con un’affluenza sempre più in calo (69,7%), il primo partito risultò essere FI, con il 251,% (22 seggi), che però, in Parlamento, sedeva sui banchi dell’opposizione, il secondo i Ds (17,3% e 15 seggi), il terzo l’Elefantino, cioè il cartello elettorale stretto tra An di Fini e il Patto Segni (10,2% e 9 seggi), che andò molto al di sotto delle aspettative. Il quarto, appunto, la lista Bonino con lo 8,4% (7 seggi), che quadruplicava i voti del Partito radicale ‘’storico”. Exploit, però, poi mai più ripetuto. 

L'asinello I Democratici

L’asinello I Democratici

A seguire, l’Asinello – i Democratici (scissione centrista dal Pds-Ds), lista nata sotto l’imprimatur dello stesso Prodi (7,7% e 6 seggi), la Lega Nord (44% e 4 seggi), precipitata in una crisi profonda dopo la rottura con il centrodestra, alle Politiche del 1996, il Prc con il 4,2% (4 seggi) e il PPI con il 4,2% (e 4 seggi). Infine, tutti gli altri piccoli: il CCD (2,5% e 2 seggi) di Buttiglione e Casini, lo SDI (ex socialisti: il 2,1% e 2 seggi), il Pdci con il 2% e 2 seggi, i Verdi con l’1,7% e 2 seggi, l’Udeur con l’1,6% e 1 seggio, l’Msi – Fiamma tricolore con l’1,6% e un seggio, Rinnovamento italiano con l’11% e un seggio, il Pri-Pli con lo 0,5% e un seggio, l’Svp con un seggio, ma anche l’ingresso del Partito dei Pensionati (0,7% e un seggio).

 

La nuova Ue a 28 membri e le nuove regole di Lisbona

Elezioni europee del 2014

Elezioni europee del 2014

Le elezioni europee del 2014, le ultime prima delle attuali, si sono tenute in un quadro geopolitico dell’Unione – che è diventata a 28 stati membri, ha introdotto l’Euro e definito competenze comunitarie sempre maggiori e più stringenti – completamente mutato, anzi stravolto, rispetto al 1979. Sono state l’ottava tornata elettorale, dal 1979, e vi ha partecipato, per la prima volta, anche la Croazia, ultimo Paese a diventare membro della Ue prima delle Europee.

Eurozona

Eurozona

Inoltre, la crisi dell’Eurozona – ramo della ‘Grande Recessione’ iniziata negli Usa nel 2008 – ha fatto sentire i suoi effetti, colpendo molto economie degli Stati membri, specie quelle del Sud Europa (Grecia, Cipro, Portogallo, Spagna, Irlanda e, anche, l’Italia). A causa delle misure ‘draconiane’ imposte dalla Ue a questi Paesi per ‘curarsi’ (cioè per stare in linea con i ‘fondamentali’ parametri Ue), il consenso dell’opinione pubblica verso la ‘casa comune’ europea, che era stato altissimo per decenni, è diminuito, fino a far nascere dei veri e propri sentimenti anti-europei. Sono nate e hanno fatto capolino, ottenendo seggi, dentro l’Europarlamento per la prima volta, forze anti-europeiste o euroscettiche: il Front National in Francia, il Partito per la Libertà in Belgio e in Austria, Syrizia in Grecia, la Lega ma anche e soprattutto l’M5S in Italia, l’Ukip in Inghilterra.

L’altra novità, e non da poco, è stata la decisione, presa con il trattato di Lisbona – la cui ratifica, dal 1999 ha impegnato tutti gli stati membri e che si è rivelata lunga, contorta e discussa – di far eleggere direttamente, in seno al Parlamento europeo, il presidente della Commissione Ue, nonostante il peso e le decisioni del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo resti forte e preponderante, nella scelta. Il numero dei membri del Parlamento Ue è stato fissato prima a 740 e poi a 751 a causa dell’ingresso della Croazia, e il sistema elettorale è stato uniformato in tutti i Paesi Ue, diventando un sistema di base perfettamente proporzionale.

Jean Claude Juncker

Jean Claude Juncker

Alle elezioni il primo gruppo è risultato il PPE (221 seggi), il secondo il PSE (191), il terzo l’ECR (Conservatori e Riformisti, 70 seggi), poi l’ALDE (67 seggi), il GUE/NGL (Sinistra europea-Sinistra nordica, 52 seggi), i Verdi (50 seggi), l’EFDD (Europa della Libertà e della Democrazia diretta) mentre gli europarlamentari non iscritti a nessun gruppo sono stati 52. Il governo Ue nell’ultima legislatura, la nona dal 1979, è stato assicurato dall’alleanza tra il PPE, che ha espresso il candidato presidente, Jean Claude Juncker, e il PSE, che ha eletto presidente del Parlamento Martin Schultz (poi sostituito da Antonio Tajani, del PPE). Tutti gli altri gruppi sono stati, invece, all’opposizione. 

Le europee del 2014: il famoso 40% del Pd di Renzi

Europee 2014, il Pd conquista 2 milioni e mezzo di voti. I 5 Stelle ne perdono 3

Europee 2014, il Pd conquista 2 milioni e mezzo di voti. I 5 Stelle ne perdono 3

In Italia, stante un’affluenza sempre più bassa e, anzi, crollata al 58,6% (la più bassa mai registrata finora), nell’elezione dei 76 parlamentari che, in base alla nuova ripartizione dei seggi effettuata dal Trattato di Lisbona, spettavano all’Italia, la parte del leone l’ha fatta il Pd. Infatti, con il 40,8% dei voti, il Pd ha eletto 31 eurodeputati portandoli in dote al PSE. Il Pdera seguito, a grande distanza, dall’M5S (21,2%, 17 seggi), iscritto al gruppo dell’EFD. Iscritti al PPE i partiti del centrodestra, da FI (16,8%, 13 seggi) a Ncd-Udc (4,3% e 1 seggio) e Svp (1 seggio). La Lega (6,2% e 5 seggi), invece, non si è iscritta ad alcuna componente (gruppo Misto) mentre la lista L’Altra Europa con Tsipras (40,% 3 seggi) è iscritta al GUE/NGL. Non hanno ottenuto seggi partiti afferenti all’ALDE e all’ECR, cui poi, però, si sono iscritti quattro ex eurodeputati usciti dal PPE (e da FI), oggi dentro FdI.

Certo è che il successo di Renzi, e del suo Pd di allora, fu davvero impressionante. Certo,c’è sempre il trucco, e cioè l’illusione ottica di un 40% preso sul 58% dei votanti: alle Politiche l’affluenza sale di molto, quindi il dato delle Europee è sempre ‘sfalsato’ rispetto a quello delle Politiche. Mal gliene incolse a chi governava il Paese in quella fase, cioè Enrico Letta, con un governo di ‘larghe intese’.

Enrico Letta

Enrico Letta

Renzi, illusosi che il risultato arriso al Pd alludesse alla possibilità di creare un ‘partito pigliatutto’ (catch all, si dice in politologia) che potesse occupare ogni spazio politico, dal centro alla sinistra, ebbe prima la tentazione di andare al voto anticipato, dopo le disastrose politiche del 2013 e la ‘non vittoria’ del Pd di Bersani e, poi, che bisognava ‘rompere’ il ‘governissimo’ di Enrico Letta per aprire una nuova fase politica. Quella che, con l’aiuto – determinante (prima dell’Ncd di Alfano e poi di Ala di Verdini) si sarebbe trasformato nel I governo a guida Renzi (2015-2016), che cacciò Letta con il famoso ‘enrico stai sereno’ e che cercò anche un accordo con Berlusconi sulle riforme (il ‘patto del Nazareno’), poi nel governo Gentiloni

Alfano NCD

Angelino Alfano NCD

Illusioni ottiche, quelle delle elezioni europee e i suoi dati, che creano spinte irrefrenabili a rompere gli schemi presenti per migliori, ma incerti, schemi politici futuri. La ‘lezione’ Renzi l’ha imparata a sue spese, perdendo in pochi anni la leadership nel governo e nel partito, Salvini ancora no, la sta ‘studiando’, ma farebbe bene a tenerla sempre a mente.


NB: Questo articolo è stato scritto in forma originale per questo blog il 26 maggio 2019