“Cacciati senza colpa”. La Camera ‘occupa’ il Transatlantico. I cronisti non potranno più ‘disturbare’ i Politici

“Cacciati senza colpa”. La Camera ‘occupa’ il Transatlantico. I cronisti non potranno più ‘disturbare’ i Politici

9 Maggio 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

+NEWS&AGGIORNAMENTI AL 12 MAGGIO 2020+

“Cacciati senza colpa”, i giornalisti, come gli anarchici dell’Ottocento, “van via…”. La Camera dei Deputati, con la scusa del coronavirus, ‘occupa’ il Transatlantico, ma così i cronisti non potranno più parlare con i politici. La decisione è del Presidente di Montecitorio, Roberto Fico, ma è stata presa all’unanimità, cioè  con l’accordo di tutti i gruppi (quindi tutti i partiti) in conferenza dei Capigruppo e ribadita all’interno della Giunta per il Regolamento.

Transatlantico_Montecitorio

Il Transatlantico di Montecitorio

Dentro il Palazzo di Montecitorio sono iniziate, da lunedì 11 maggio, le ‘grandi manovre’ per far sì che il Transatlantico diventi, in pochi giorni, una sorta di ‘prolungamento’ dell’Aula, comprensivo di postazioni, microfoni e sgabelli appositi per ‘contenere’ i deputati. Bisogna – giustamente – rispettare le regole del ‘distanziamento sociale’ imposte dal Covid19 e che le misure prese sinora (dimezzamento delle presenze, uso delle Tribune poste in alto, etc.) non sono state ritenute bastevoli per contenere non la metà (316, il quorum) dei presenti, ma il loro numero teorico (630, il plenum). Il risultato, però, è che i giornalisti – o, meglio, i cronisti politico-parlamentari, regolamentati dall’Asp (Associazione stampa parlamentare) saranno ‘cacciati’ dal Transatlantico. Non è mai successo, nella storia della Repubblica come del Regno d’Italia (tranne una volta, nel 1894, sotto il governo Crispi) ma è successo durante il fascismo. In ogni caso, e al massimo, i giornalisti potranno fermarsi a sostare nei corridoi laterali adiacenti al Transatlantico, ma sarà interdetto anche il cd. ‘cortile d’onore’, sede dell’antica Aula del Palazzo. Mi permetto di segnalare di essere stato il primo a scrivere la notizia, sul mio blog e sul sito @Tiscali.it sabato 9 maggio 2020. (https://notizie.tiscali.it/politica/articoli/Giornalisti-cacciati-Camera-coronavirus/)

 

cortile di Montecitorio

Palazzo Montecitorio – Cortile d’onore

Le novità intercorse dal giorno di uscita del mio articolo – il primo sull’argomento – il 10 maggio 2020 e oggi, 12 maggio, quando i lavori di ‘adeguamento’ già fervono, sono sostanzialmente due.

La comunicazione ufficiale del presidente della Camera conferma: “Il Transatlantico diventa aula.Il lavoro dei giornalisti sarà rispettato”. Ma come?! 

 

Aula dellemiciclo Ernesto Basile

Aula dell’emiciclo, arredi e interni dell’architetto Ernesto Basile

Il post uscito sulla pagina Facebook del Presidente della Camera, Roberto Fico, comunica e conferma le brutte ‘novità’, pur assicurando, alla fine del post, che “nel lavoro articolato e complesso che svolgiamo teniamo conto delle esigenze sanitarie, garantendo spazi adeguati e sanificazione dei luoghi in cui i deputati si riuniscono. La decisione, condivisa con la Capigruppo e la Giunta per il regolamento, è di adibire il Transatlantico a estensione dell’emiciclo. Una rimodulazione degli spazi che comporterà cambiamenti nell’organizzazione di Montecitorio, ma che preserverà il lavoro di tutti coloro che vivono il palazzo e non limiterà l’attività dei giornalisti“.

Fico, tuttavia, non spiega affatto ‘come’ il lavoro dei giornalisti “non verrà limitato”. Infatti, se il Transatlantico diventa ‘Aula’, cioè emiciclo, diventa a sua volta un ‘noli me tangere‘: nessuno, a partire dai giornalisti, ma a finire a tutti gli altri abitanti del Palazzo, vi potrà entrare e/o uscire. Resteranno, a disposizione della stampa, i corridoi laterali, cioè i due lunghi bracci che costeggiano il cortile interno e portano fino al Transatlantico? Forse. E, appunto, invece, il cortile d’onore, sede primigenia, per ironia della sorte, della prima sede della Camera dei Deputati, detta ‘aula Comotto‘? Pare proprio di no, dato che, nel momento in cui il Transatlantico diventa ‘aula’, i suoi finestroni che affacciano sul cortile d’onore saranno sbarrati all’accesso, come l‘aula, dai soliti severi commessi

Altre soluzioni, al momento, pare che non ve ne siano. E, al di là delle ‘rassicuranti’ parole di Fico, per chi con i deputati, come i giornalisti, deve poter ‘parlare’ e li deve anche poter ‘vedere’ ogni giorno, viene leso – a nostro modesto avviso – un diritto costituzionalmente garantito, la libertà di stampa, nonché di una stampa molto ‘speciale’, quella dei cronisti politico-parlamentari che hanno il dovere – prima ancora che il ‘piacere’ – di raccontare cosa fa ogni giorno la Politica di cui sono ‘watch dog’. 


L’articolo uscito sul tema sul quotidiano ‘Repubblica’, firmato Carmelo Lo Papa

carmelol lopapa

Il giornalista di Repubblica Carmelo Lo Papa


Il mio lavoro di ‘sensibilizzazione’ effettuato con tutti i gruppi e capogruppo

EMC

Ettore Maria Colombo scrive al Bar del Fico

Nel frattempo, io – in questi giorni – ho personalmente contattato e scritto a TUTTI i capigruppo di TUTTI i gruppi parlamentari della Camera dei Deputati come pure a moltissimi singoli parlamentari per sollevare il caso e chiedere conto di quello che ritengo, come ho scritto, “un provvedimento ingiusto, discriminatorio, illiberale, censorio e profondamente sbagliato nella forma e nella sostanza“. Da molti, a partire dal Partito democratico,  , ho ricevuto solo silenzi e imbarazzi. Da altri, come il partito della Lega Nord e in particolari dal suo capogruppo, Riccardo Molinari  e dal capogruppo del gruppo Misto-LeU, Federico Fornaro , ma anche da parte del capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida,  come anche da moltissimi deputati (specie della Lega, devo riconoscere, come Edoardo Rixi, Giulio Centemero, Raffaele Volpi, etc., ma anche Filippo Sensi del Pd e Vittoria Baldino (M5S), ho invece ritenuto cortesia e attenzione, con la promessa che avrebbero sollevato il tema con il Presidente. 

IL “BOTTA&RISPOSTA” CON FICO. La replica del PRESIDENTE DELLA CAMERA, ROBERTO FICO, al mio articolo la trovate in fondo alla pagina

Roberto Fico

Roberto Fico


QUI trovate IL LINK alla GIUNTA PER IL REGOLAMENTO CHE HA PRESO LA DECISIONE E IL DIBATTITO al suo interno:

Comunicazioni del Presidente sulle modalità di svolgimento dei lavori parlamentari nel periodo dell’emergenza derivante dalla diffusione del virus Covid19


INFINE, ECCOVI IL TESTO DELL’ARTICOLO DA ME SCRITTO IL 10 MAGGIO 2020

addio lugano bella

cacciati senza colpa gli anarchici van via

Le misure di sicurezza per limitare il contagio da Covid-19 impongono l’uso del Transatlantico come estensione dell’Aula che diventa seggio di votazione. E’ vietato quindi l’accesso ai signori giornalisti“. Quando i cronisti politici e parlamentari si vedono recapitare, in una teorica ‘casella’ di posta (cartacea) la vera e propria ingiunzione di sfratto, non credono ai loro occhi. Invece, è così. 

I giornalisti di Palazzo? Trattati peggio degli anarchici… Come diceva la più nota canzone degli anarchici dell’Ottocento, “Addio Lugano bella“, “scacciati senza colpa/ gli anarchici van via...”. Ebbene, dentro palazzo Montecitorio, a partire da lunedì prossimo, succederà anche ai giornalisti. 

 

Le prescrizioni prese da Fico per il coronavirus? Non bastavano…

coronavirus

Non bastava il ‘distanziamento sociale’, prese in modo rigido, dentro l’Aula di palazzo Montecitorio. Non bastavano le mascherine, i guanti (che, poi, nessuno li usa), la rilevazione della temperatura a ogni ingresso del Palazzo, il gel igienizzante, i dispenser di sapone, i fazzoletti di carta e le bottigliette d’acqua collocate ovunque, Il Parlamento – o, meglio, solo la Camera dei Deputati, dato che al Senato della Repubblica saranno anche ‘vecchi marpioni’, ma sono molto più smart e al passo con i tempi: c’hanno pure i termoscanner e da lunedì l’attività riprende normale, con tanto di commissioni, audizioni, ospiti. etc. – ha deciso che doveva fare un altro passo avanti, cioè indietro.

La decisione è stata presa dal presidente della Camera, Roberto Fico, ma con l’accordo della conferenza dei capigruppo, cioè di tutti i gruppi parlametari, cioè da tutti i partiti presenti in Parlamento, dalla destra (Lega, FdI, FI) alla sinistra (Pd, LeU, Iv), passando per il centro (M5S). 

 

L’aula della Camera esonda e da lunedì ‘occupa’ il Transatlantico

Particolare veduta del Transatlantico

Particolare veduta del Transatlantico

La Presidenza della Camera ha deciso che l’aula si allarga, esonda, tracima e arriva a ‘occupare’, manu militari, pure l’intoccabile Transatlantico, quello dove, almeno da un centinaio di anni, i politici facevano, anzi letteralmente si immergevano, nelle ‘vasche’, andando avanti e dietro, normalmente sottobraccio coi loro colleghi, ma anche sottobraccio ai giornalisti accreditati dentro il Palazzo.

Cioè quelli iscritti all’Asp (Associazione stampa parlamentare, anno di fondazione il 1918, ma esistente dalla metà dell’Ottocento quando i cronisti ‘resocontavano’ i dibattiti, sui loro giornali, anche meglio degli stenografi d’Aula) cioè i soli – insieme a funzionari, dipendenti del Palazzo, addetti alla sicurezza e ai gruppi parlamentari – che possono ‘avvicinare’ gli onorevoli mentre espletano il loro alto mandato, cioè mentre si trovano dentro il Palazzo e non, ovviamente, fuori. 

 

I cronisti parlamentari non potranno più entrare in Transatlantico

asp associazione stampa parlamentare

Dal punto di vista pratico, diventando il Transatlantico un pezzo di ‘Aula’, vi sarà l’impossibilità di accedervi per chiunque non sia un parlamentare in carica o, naturalmente, un commesso in livrea. Esclusi, dunque, e preclusi all’accesso, tutti gli altri. Il ‘confine’ dell’aula della Camera diventano, dunque, i larghi, grandi, bellissimi finestroni che danno sul cortile. L’Asp sta ancora trattando, in queste ore, con i funzionari, il collegio dei Questori e la stessa presidenza della Camera per mantenere almeno il ‘diritto’ di poter avvicinare i deputati nel cortile d’onore, dove i deputati (e i giornalisti) escono per fumare, ma anche per chiacchierare, ma c’è il rischio che anche a questo – il cortile – venga, a sua volta, impedito l’accesso ai giornalisti e a tutti gli altri dipendenti della Camera.

Il che vorrebbe dire che il ‘confine’ dell’Aula diventeranno, o diventerebbero, altri e ancor più belli finestroni, quelli che si aprono sul cortile medesimo e che sono a ridosso dell’ingresso principale, come del guardaroba, del ristorante interno e della sala stampa, adibita con centinaia di postazioni.

Per i giornalisti del Palazzo, tanto varrebbe non andarci neppure più, alla Camera: si fa prima a stazionare fuori dall’ingresso, dal portone principale, stile ‘Iene’, ‘Striscia la Notizia’ e tv varie che, appena vedono un politico, più o meno famoso, uscire dal portone, lo ‘braccano’ con la telecamera.

 

Per il Palazzo trattasi di – piccola, ma notevole – ‘rivoluzione’

Corridoio commissioni

Il corridoio antistante le Commissioni

Nel Palazzo e per il Palazzo trattasi, comunque, di piccola, ma non trascurabile, ‘rivoluzione’.

Da martedì 12 maggio, o comunque entro pochi giorni a partire da questa data (giovedì 14 maggio?), dunque, e per un tempo indefinito, cioè, di fatto, sine die, i giornalisti non potranno più parlare, cercare e tantomeno ‘tampinare’ i politici di Montecitorio nel Transatlantico della Camera dei Deputati. La ‘scusa’, ma anche il dato di fatto è che, a palazzo Montecitorio, bisogna rispettare il ‘distanziamento sociale’, difficile da far rispettare causa i troppi presenti (630 deputati nella – presunta – capienza massima e 1400 dipendenti, tutti compresi). Il presidente della Camera, l’onorevole Roberto Fico (un lontano, remoto, passato da descamisado rifondarolo, un recente passato da deputato dei 5Stelle, capofila della sua ala ‘movimentista’, o presunta tale, un presente da uomo delle Istituzioni, ma sempre con il cuore molto ‘a sinistra’, così pare), ha deciso che le postazioni di uso dei deputati per svolgere il loro quotidiano lavoro in Aula si allargheranno non solo alle Tribune poste in alto, sopra l’emiciclo, ma anche, appunto, fin dentro il Transatlantico.

Corridoio busti

Il corridoio dei busti

Il Transatlantico, detto anche il ‘Corridoio dei Passi Perduti’, cioè il luogo, mitico, dello ‘struscio’ dei deputati semplici come dei leader di partito, con a lato i suoi comodi divanetti in pelle e in alto gli stucchi e gli arredi dell’architetto Basile – che il Palazzo, agli inizi del Novecento, progettò – diventerà, quindi, un ‘pezzo’ di Aula. Ovviamente, diventandolo, cioè diventando area ‘sacrale’, sarà impedito l’accesso a tutti gli altri ‘abitanti’ del Palazzo, tranne che ai commessi (i quali, anche in Aula, sono i soli a poter accedere perché coadiuvano il presidente e il collegio dei Questori nel far rispettare l’ordine interno all’aula): dipendenti di gruppi, addetti stampa, funzionari, giornalisti.

Ora, la cosa, agli occhi dei miei seppur smaliziati 25 lettori, ha il terribile sentore e fetore di ‘Casta’, quella dei giornalisti ‘di Palazzo’ che si rivolta contro la ‘Casta’ dei Politici, questo lo capisco, ma ciò non toglie sia grave.

 

Il lavoro di controllo, il ‘watchdog’, dei cronisti va a farsi benedire

bavaglio alla stampa

Alla ‘libera’ stampa è precluso il diritto di poter accedere al Palazzo

Il problema che insorge, infatti, è di non poco conto. Di fatto, alla ‘libera’ stampa viene precluso il diritto di poter accedere al cuore del Palazzo e, dunque, svolgere il lavoro precipuo del giornalista: controllare, possibilmente da vicino, cosa fanno i politici. Tanto per dirne un paio, la prossima settimana la Camera esaminerà il decreto legge Covid 19 che sistematizza i (tanti) dpcm sfornati dal governo e che tante polemiche hanno causato, ascolterà l’audizione del ministro guardasigilli Bonafede, audizione che si annuncia al fulmicotone, dibatterà la mozione di censura di tutte le opposizioni contro l’abuso delle “libertà costituzionali”, secondo loro perpetrate dal governo Conte, svolgerà il solito, settimanale, esame di interrogazioni e interpellanze (il cd. Question time), esaminerà i provvedimenti economici in itinere (dl liquidità, dl maggio, quando mai arriverà), etc.

alfonso bonafede

Alfonso Bonafede, Guardasigilli

Ma, stavolta, a differenza di tutte le altre, compresi – paradossalmente – questi due mesi di contingentamento delle presenze imposto dal coronavirus (a Palazzo eravamo sempre in quattro o cinque: il sottoscritto, Alfonso Bongarrà dell’Ansa, Alfonso Raimo della Dire, Fabrizio Alfano dell’Agi, i colleghi delle tv) –  i giornalisti non potranno più chiedere conto, come fanno ogni giorno, di tale enorme massa di provvedimenti urgenti e indifferibili, dalla viva voce degli onorevoli dei partiti e gruppi parlamentari che li esamineranno, emenderanno e, alla fine, voteranno. Un vulnus, a nostro modesto avviso, non di poco conto.

 

Poter ‘parlare’ con i politici: diritto in voga dal lontano Ottocento

Marco di Fonzo

Marco di Fonzo

Il problema, inoltre, ha una sua valenza storica e politica: sarà di fatto impossibile, a partire da lunedì prossimo, 11 maggio, e per un tempo, appunto, indefinito, poter ‘parlare’, vedere e avvicinare (‘toccare’, in tempi di coronavirus, ovviamente, è vietato…) i politici, cioè gli onorevoli, merce rara e viva carne con cui i giornalisti e i cronisti politico-parlamentari lavorano quasi tutti i giorni.

Un’abitudine che, dentro il Parlamento, è inveterata dalla metà dell’Ottocento, è stata ottenuta al prezzo di dure e lunghe battaglie dei giornalisti – presenza che i politici hanno sempre vissuto, ovviamente, con grande ‘fastidio’ – compresi veri e propri duelli all’alba tra onorevoli e cronisti. Nessuno mai – tranne ovviamente la parentesi del fascismo, che prima limitò le libertà costituzionali, a partire dal 1924, e che poi, dal 1929, la Camera, banalmente, la chiuse – aveva osato mai mettere in discussione tale diritto, e anche privilegio, dei giornalisti della Stampa parlamentare.

Adalberto Signore

Adalberto Signore

La quale Asp è nata, ufficialmente, proprio per ‘regolare’ gli accessi dei cronisti dentro il Palazzo, opera che svolge con scrupolo e attenzione certosina dall’anno della fondazione (1918), passando per la sua rinascita (1946) per seguire i lavori dell’Assemblea costituente e del rinato Parlamento, fino ad oggi, da due anni diretta da Marco Di Fonzo (Skytg24), il presidente dell’ASP, e dal segretario, Adalberto Signore (il Giornale). I quali, insieme al Direttivo dell’Asp medesimo, fanno da ‘controllori del traffico’ degli oltre 400 giornalisti accreditati (in tempi normali), ma che, durante questa fase segnata dall’emergenza coronavirus, hanno – giustamente – imposto un drastico contingentamento delle presenze della Sala stampa, riducendole ai soli cronisti davvero ‘necessari’ la presenza e obbligando tutti i colleghi a rispettare, in modo granitico, tutte le prescrizioni igienico-sanitarie. Asp che, assicurano fonti della Camera, è in continuo e costante ‘interlocuzione’ con il presidente Fico. Ora l’Asp sta ‘trattando’ con la Camera per vedersi riconosciuto l’accesso almeno al cortile d’onore e ai due lunghi corridoi che portano fin dentro il Transatlantico e che costeggiano il predetto cortile

 

L’Asp fa quel che può. In discussione il diritto a usare il cortile…

distanziamento sociale

Questione di distanziamento sociale

Francamente, si tratta di un ‘bavaglio’, l’ennesimo, alla stampa, pensiamo sia stato preso dalla Presidenza della Camera, come dai gruppi parlamentari nella conferenza dei capigruppo, sotto la pressione degli ‘uffici’, cioè degli alti burocrati e dei ‘grand commis’ della Camera, i veri detentori del Potere dentro questa, come altre Istituzioni della Repubblica (leggere, per approfondire, un bellissimo libro uscito da poco per Feltrinelli, pur se di autore anonimo, “Io sono il Potere).

E poco conta ribattere, come sicuramente l’Ufficio di Presidenza della Camera farà, che l’obbligo del ‘distanziamento sociale’ da imporre a un plenum di 630 ‘cristiani’ (tanti sono gli onorevoli oggi, nel pieno del loro plenum, cioè considerati come se venissero tutti, in Aula, ma  è un numero teorico: un Aula con tutti e 630 i deputati si vede giusto il ‘primo giorno di scuola’…), obbliga a prendere nuove, e più rigide, norme, e dunque anche alla necessità di ‘occupare’ militarmente il Transatlantico, come verrà fatto a partire da lunedì e non si sa per quanto ancora. In ogni caso, così almeno si apprende, almeno l’accesso al cortile d’onore e ai corridoi sarà garantito. 

La replica della Camera: finito il ‘contingentamento sociale’, serviva più spazio. Ma erano già state occupate le Tribune!

Parlamento_italiano

L’aula (vuota) di palazzo Montecitorio

Certo, è vero che il contingentamento delle presenze (a soli 315 deputati veniva garantito la libertà di accesso in Aula, su 630, cioè la metà più uno, il quorum, imposto previo accordo interno nella conferenza dei capigruppo, è saltato per ragioni politiche, cioè a causa dell’ostruzionismo messo in atto da Lega e FdI, e che tale contingentamento aveva anche funzionato bene (per due mesi sono stati ammessi solo un sesto dei deputati ogni gruppo parlamentare, poi solo la metà, ora tutti…).

Ma la Camera si era già ‘allargata’, per decisione della Presidenza e del collegio dei Questori, grazie ad una già in vigore ‘occupazione’ delle Tribune, quelle poste in alto sull’aula, sopra l’emiciclo e, anche in tal caso, peraltro, scalzando il diritto della Stampa ad assistere alle sedute, tanto che è rimasta in mano all’Asp  la possibilità di avere solo sei posti riservati ai cronisti, ma in posti defilatI e non più posti davanti all’affaccio dei banchi della Presidenza ma in tribune molto, troppo, laterali.

La contro-replica è che, anche usando le postazioni con microfono e voto elettronico delle Tribune (ben 150 in più, ricavate dalle Tribune dove siedono giornalisti, fotografi, cameramen, ma non bastavano), non si riusciva comunque a ‘coprire’ l’obbligo di distanziamento per tutti i deputati, arrivando solo al numero di 503, ma che era necessario, data la fine del contingentamento – un gentlement agreement preso all’interno della conferenza dei capigruppo – trovare ‘altre soluzioni’. 

 

“La Terra è piatta!”. La continuità di “spazio, tempo e luogo” di aristotelica memoria alla Camera ha vinto sul buon senso

la terra piatta

La Terra è piatta!

Inoltre, sempre secondo quegli ‘uffici’ e quei ‘burocrati’ che Fico consulta ogni giorno come i greci consultavano gli antichi oracoli della Pizia, occorre assicurare la ‘continuità’ fisica dell’Aula (sic). Tradotta in italiano, è come la continuità di spazio, tempo e luogo di aristotelica memoria: l’Aula e i suoi onorevoli deputati devono, per forza, stare ‘fisicamente’, nel luogo deputato a svolgere il loro alto compito, l’emiciclo di Montecitorio. Al massimo, possono sedere in spazi fisicamente contigui come sono, appunto, le Tribune in alto e il Transatlantico posto davanti l’ingresso dell’emiciclo. 

Insomma, è come se Fico e gli alti funzionari della Camera avessero detto: “La Terra è piatta!“. Niente Galileo, niente Keplero, niente Newton, niente Darwin, niente Einstein. Avevano ragione Aristotile, San Tommaso D’Aquino e la patristica medioevale: solo Dio è il “primo motore immobile”. Ergo, dall’emiciclo dell’Aula non si può uscire se non stando fisicamente a contatto con il medesimo. 

 

Le tante altre ‘aulette’ a disposizione: perché non usare quelle?

Sala Aldo Moro

Sala Aldo Moro

 

Eppure, la soluzione per permettere a tutti e 630 i deputati di essere presenti c’era ed era a portata di mano: bastava farlo in sale aule attigue, tutti contemporaneamente,  Bastava un po’ di originalità.

Bastava usare le tante ‘aulette’ presenti nel Palazzo (l’auletta ‘Aldo Moro’, costata molti denari pubblici, ha forma di perfetto emiciclo ed è enorme, l’Aula di palazzo San Macuto e molte altre), senza ‘invadere’ il Transatlantico. Oppure, la Camera poteva dimostrarsi davvero coraggiosa, come non è mai stata, nella sua storia e accettare forme innovative di voto e di ‘presenza’ virtuale come il voto a distanza. Lo si fa già e lo si sperimenta, da circa due mesi, al Parlamento della Ue, alle Cortes spagnole, persino a Westminster, sede del Parlamento più antico del mondo, quello inglese. Un gruppo trasversale di deputati (Ceccanti, Fiao, Borghi, Baldino, Brescia, Magi, e altri) lo ha proposto con insistenza, il voto a distanza, arrivando a raccogliere ben 60 firme in calce a un documento che chiedeva di ‘innovare’. La risposta ‘conservativa’ della Camera è stato un secco niet.

 

Sono anni che i 5Stelle vogliono cacciare i giornalisti dal Transatlantico. Da lunedì, finalmente, ci sono riusciti…

Casaleggio Grillo

Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio

La verità, forse, è un’altra e ha un retrogusto assai amaro, e molto ‘politico’. Riguarda, più in generale, i mai facili rapporti tra Stampa e Politica, sempre burrascosi e sempre altalenanti, tra minacce (e realtà) di querele temerarie, ‘bavaglio’ ai giornali, uso dei fondi dell’Editoria come ‘arma’ per premere sugli editori, minacce e blandizie per ‘addomesticare’ testate e giornalisti ‘fastidiosi’. 

rigoletto cortigiani vil razza dannata

Dal Rigoletto; “cortigiani vil razza dannata”

Una tradizione che ha coinvolto leader e partiti di tutti i colori e di tutte le opinioni politiche (chi non ricorda il disprezzo di Craxi, Berlusconi, D’Alema, Renzi, etc. verso i giornalisti ‘vil razza dannata?), fino a raggiungere al parossismo e vette di virtuosismo da insulto, però solo da poco, con i 5Stelle.

come dice Giorgia Meloni “il tonno siete diventati voi”

Come dice Giorgia Meloni, “il tonno siete diventati voi”

Infatti, quando i Cinque Stelle entrarono nelle stanze del Potere, quelle del Parlamento – il quale avrebbero dovuto aprire “come una scatoletta di tonno”, ma non ci sono riusciti, anzi: come dice Giorgia Meloni,il tonno siete diventati voi” – rimasero assai meravigliati, oltre che dagli stucchi, busti e divanetti di pelle, e del lauto stipendio da parlamentare, del fatto che i giornalisti – categoria che, si sa, i grillini odiano e detestano nel profondo dei loro intrepidi cuori – avevano libero accesso al Transatlantico della Camera dei Deputati come del Senato della Repubblica. I cronisti, appunto, potevano anche – horibile dictu – ‘braccare’ i poveri e inesperti malcapitati onorevoli fino al limitare dell’ingresso dell’aula di Montecitorio come di quella di Palazzo Madama. Trattasi di un ‘privilegio’, si capisce, ma che risale all’Ottocento. Oggi, il grillino Fico, teorico della democrazia ‘Rousseau’, riesce, finalmente, nell’antico sogno di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio: impedire ai giornalisti di parlare – e ‘incalzare’ – i politici, cioè di fare il loro normale, quotidiano, mestiere.

L’ultima minaccia

L’ultima minaccia

Noi cronisti di Palazzo, ovviamente, troveremo mille altri modi per farci ‘sentire’ dai Politici. E magari grideremo, mentre le macchine delle rotative macinano carta, “E’ la stampa, bellezza, e tu non puoi farci niente!” come faceva Humprey Bogart nel film L’ultima minaccia (1952).


RIPORTO DI SEGUITO LA NOTA UFFICIALE DEL PORTAVOCE DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI, IN SEGUITO ALLE NOTIZIE RIPORTATE DALLA STAMPA, E IN PARTICOLARE DA QUESTO BLOG, SULLA INIBIZIONE DEL TRANSATLANTICO AI GIORNALISTI ASP (ASSOCIAZIONE STAMPA PARLAMENTARE)

fico mattarella

Roberto Fico dal Presidente della Repubblica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In merito a diversi articoli usciti oggi sulla stampa cartacea e Internet e blog dal titolo “Cacciati senza colpa!” e dal tenore “Via i giornalisti dal Transatlantico!”  che riguardano l’estensione degli spazi dell’aula di palazzo Montecitorio fin dentro il Transatlantico della Camera dei Deputati per poter utilizzare anche detto spazio (il Transatlantico) e installarvi postazioni a disposizione dei deputati per svolgere le loro mansioni, seguendo l’obbligo delle disposizioni di legge sul Covid-19. l’Ufficio Stampa del Presidente della Camera dei Deputati precisa:

– “L’estensione dell’Aula della Camera dei Deputati al Transatlantico non è stata una decisione autonoma del Presidente Fico, ma è stato decisa – a seguito di un’istruttoria del Collegio dei questori – prima all’interno della Conferenza dei Capigruppo (6 maggio) e poi nella Giunta per il Regolamento (7 maggio) con un accordo unanime tra i gruppi parlamentari della Camera;

– “L’accesso della Stampa parlamentare nei diversi spazi adiacenti all’aula non è mai stato messo in discussione da nessuno, benché meno dalla Presidenza della Camera;

– “Alla libera stampa non viene dunque precluso il diritto di poter accedere al Palazzo come non lo è stato mai nemmeno nelle fasi più delicate dell’emergenza sanitaria, come è giusto che sia”;

– “La Camera ha mantenuto due tribune riservate alla stampa, con 14 postazioni, non è quindi vero che i giornalisti sono stati “scalzati” dalla visione dell’Aula”;

– “Le postazioni in pianta stabile all’interno del Transatlantico non saranno attive da lunedì ma c’è in corso un lavoro istruttorio per l’allestimento”;

 – “E’ in corso fin dal momento immediatamente successivo al primo passaggio in Capigruppo un’interlocuzione con l’Associazione stampa parlamentare (Asp) per trovare una soluzione logistica ottimale alle esigenze di tutti”.

Ufficio stampa

Carlo Passarello, Portavoce del Presidente, Roberto Fico, della Camera dei Deputati, infine, assicura e rassicura tutti i cronisti che “viene ricercata l’esigenza di lavorare tutti, dentro il Palazzo, in sicurezza, garantendo ai deputati di svolgere la propria funzione, così come ai giornalisti di fare il proprio necessario lavoro, che è vitale per il funzionamento della nostra democrazia.

Carlo Passarello, portavoce del presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico

Passarello Carlo

Carlo Passarello, portavoce del presidente della Camera dei Deputati


 

PS. Per informazione, riportiamo, in calce, anche il testo della lettera che il presidente della Camera, Roberto Fico, ha inviato lo scorso 8 maggio, al quotidiano Il Foglio, proprio in merito alla questione di come la Camera ‘innova’ rispetto le sue regole e, in particolare, del rispetto delle regole del CoronavirusA seguire, una silloge ‘storica’ degli insulti riservati dai grillini ai giornalisti.

 

La lettera di Fico al Foglio sul perché il voto a distanza non si fa: “Facciamo quanto è possibile, non avevamo gli strumenti”, etc…

il foglio 1

Mi preme tuttavia sottolineare che la Camera non è assolutamente un luogo a rischio poiché sono state adottate tutte le misure necessarie per evitarlo. E ha portato e sta portando avanti la sua attività in totale sicurezza e con responsabilità per motivi non di certo riconducibili a una ‘demagogia anti Casta’ ma che affondano le radici nell’architettura del nostro ordinamento e nei principi della nostra Carta”. “Sono tanti i principi costituzionali e regolamentari posti a presidio dell’attività delle Camere ai quali è necessario conformare ogni soluzione da adottare in questa fase di emergenza previa un’appropriata e profonda riflessione e un ampio dibattito.

Non sarebbe stato possibile predisporre nell’arco di poco tempo un sistema articolato di voto a distanza per svolgere anche centinaia di voti in poche ore (e non solo una singola votazione) al netto delle già ribadite implicazioni costituzionali e regolamentari. Non sarebbe stato pensabile in una fase emergenziale come questa, che ha imposto una rapida riorganizzazione dei lavori per permettere, da un lato, ai parlamentari di svolgere la propria attività e, dall’altro, di rispettare le prescrizioni delle autorità sanitarie per il contenimento del contagio”.

Roberto_Fico_M5S

Il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico (M5S)

Per Fico, “quello del voto a distanza resta però senz’altro un tema su cui è indispensabile soffermarsi. E su cui non sono affatto contrario. Per questo ne abbiamo discusso nell’ambito della Giunta per il regolamento e abbiamo stabilito di aprire un ciclo di audizioni su questa come su altre questioni che attengono alla gestione dell’attività parlamentare in periodi di emergenza”.

Per questo, continua ancora Fico, “il mio approccio è costruttivo e teso a individuare le soluzioni migliori nell’interesse dei cittadini. Ma occorre un dibattito serio, non esistono le soluzioni facili.

Un approccio costruttivo e ponderato ha ispirato in questa fase tutto l’operato della Camera, che ha recepito le indicazioni delle autorità sanitarie sin dal 25 febbraio, e anzi in alcuni casi le ha addirittura anticipate. Fra queste: la misurazione della temperatura agli ingressi e il divieto di accesso per chi ha sintomi significativi del contagio; l’allestimento di locali appositi per la gestione di chi presenta sintomi; la sospensione di tutti gli eventi aperti al pubblico; le postazioni per igienizzare le mani; la distribuzione delle mascherine a chi accede al Palazzo.

Le misure hanno riguardato parimenti la gestione dei lavori d’aula che è passata da un contingentamento concordato delle presenze a una rimodulazione totale degli spazi, con l‘attivazione di postazioni per i deputati che possono votare in modo agevole dalle tribune”.

Insomma, “la Camera ha reagito immediatamente per garantire la continuità delle funzioni di controllo e indirizzo, oltre che quella legislativa. E lo ha fatto in sicurezza. Il tutto, lo ripeto, in sicurezza. Era nostro dovere farlo per il ruolo centrale che il Parlamento ricopre nella nostra democrazia, e per essere all’altezza dei sacrifici, delle aspettative, del senso di responsabilità di una comunità che vive uno dei momenti piu’ difficili della sua storia recente” conclude il Presidente Fico.

 

Gli insulti di Grillo ai giornalisti. Una piccola, rapida, silloge

le offese di grillo

Gli insulti di Grillo ai giornalisti

Vi mangerei per il solo gusto vomitarvi” (Beppe Grillo). “Siete dei mediocri, responsabili dell’ignoranza”. (idem). “Basta avere due amici al bar alla buvette di Montecitorio e diventi direttore di giornale”, “servetti del potere”, “burattini”. “Infami e boia della libertà di pensiero” (1 ottobre 2016), culminato con l’offesa “mafiosi, buffoni, corrotti, siete dei falsari” (19 settembre 2017) di solo un anno più tardi. E ancora “sciacalli, pennivendoli, saccentoni frou frou con la dissenteria mentale” (10 novembre 2018), oppure il classico “non parlo con voi, siete dei malvagi” (15 dicembre 2018), rincarato con l’accusa di essere “i principi del pettegolezzo, ma un minimo di vergogna la percepite per il lavoro che fate? Sì o no? È il fatto che fate il vostro lavoro da 10 euro al pezzo che giustifica tutto questo? I vostri giornali chiudono, i finanziamenti ai giornali tra un po’ non ci saranno più, brutti manipolatori, leccalini di merda” (16 aprile 2013). Non c’è altro da aggiungere.


 

NB: Questo articolo, in forma ridotta, è stato pubblicato sul sito di Tiscali.it il 9 maggio 2020