Movida alla Camera. Una giornata assolata e noiosa si trasforma in rissa. Leghisti contro Ricciardi e scambio di battute tra Giorgetti e Di Maio

Movida alla Camera. Una giornata assolata e noiosa si trasforma in rissa. Leghisti contro Ricciardi e scambio di battute tra Giorgetti e Di Maio

22 Maggio 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

E pensare che la giornata era iniziata in totale relax…

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E pensare che la giornata, era iniziata nel modo più soporifero possibile

E pensare che la giornata, alla Camera dei Deputati, era iniziata nel modo più soporifero possibile. Il premier, Giuseppe Conte, interviene per un’informativa urgente che aveva promesso, da almeno una settimana (ergo, tanto ‘urgente’ non doveva essere), nell’aula di Montecitorio: la doveva tenere per illustrare, ovviamente, le misure anti-Covid19 e l’ultimo paso doble legislativo deciso il sabato precedente (decreto legge e dpcm, una confusione infinita) e, preso dal governo, d’intesa con le Regioni, ma solo dopo una notte di fuoco, sulla fine del lockdown e la ‘ripartenza’.

 

Conte doveva ‘solo’ illustrare alle Camere la ‘fase due’

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Respinte le mozioni di sfiducia a Bonafede

Non si vota neppure, si discute solo. Cioè parla il premier, poi parlano i vari gruppi, poi riparla il premier. Poi replica, questa volta al Senato. Il giorno prima le due mozioni che volevano sfiduciare il ministro Bonafede hanno fatto un buco nell’acqua. Non sono passate. L’opposizione bolle e schiuma di rabbia, anche se Conte si fa precedere, via intervista al Foglio, della (blanda) proposta di un “patto con le opposizioni” cui nessuno crede. La maggioranza è salda, invece, o così pare. Pd e M5S si controllano a vicenda e tutti e due guardano storti, e inviano malocchi, a Iv (solo a LeU non pensa mai nessuno: forse andranno in psicanalisi).

 

Pure Renzi è diventato ‘buono’ e Conte gli liscia il pelo: i renziani hanno chiesto, e ottenuto, programmi e posti

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Conte e Renzi

La novità è che Conte, a Renzi, se lo liscia e ri-alliscia: “sì” allo sblocca-cantieri, “la burocrazia ci rallenta”, “servono più donne”, “ridurre il divario Nord-Sud”, “trasformare l’emergenza in opportunità”, “viva il genio italico” e altre banalità. L’aula, intanto, dorme sonni profondi. Conte è stanco, provato, già di tono, assai soporifero. Ogni tanto l’opposizione ‘rumoreggia’ perché così deve fare, si sa, per dare segnali di vita al Paese. Per il resto, fino alle 10.20, cioè per un’ora buona, il dibattito scorre via, noia mortale.

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Ivan Scalfarotto (Foto Roberto Monaldo / LaPresse)

Del resto, Matteo Renzi – che lo ascolterà parlare, poi, al Senato – è diventato, all’improvviso, ‘buono’. Non vuole più far cadere il governo (governo di cui, peraltro, fa parte). Si accontenta, dopo aver minacciato la sfiducia a Bonafede, di alcune roboanti promesse e di qualche poltrona: un paio di presidenze di commissioni, ma neppure un ministro, e neanche un sottosegretario (il solo di Iv al governo, Ivan Scalfarotto, ancora sta aspettando le deleghe da Di Maio…). Intanto, però, Renzi tratta, media, chiede, ottiene. Lui, in testa a tutti, ma anche i suoi generali e colonnelli.

 

MEB ministro? No, ma Marattin e Paita in pole per diventare i due nuovi presidenti di commissione di Iv

Maria Elena Boschi

Maria Elena Boschi, 37 anni, nel suo ufficio da deputato Pd a Roma

Anche, per dire, la ex ministra ed ex sottosegretaria preferita, ora capogruppo alla Camera, Maria Elena Boschi: Voleva fare il ministro? “Ma no, figurarsi, coi grillni, eddai!”, dicono i suoi. Aspira a diventare presidente di commissione (la I, quella Affari costituzionali)? “MEB che si chiude dietro una pila di scartoffie? E prende ordini da D’Incà? Ma ce la vedi? Essù, eddai!”. Ok, e allora? “Ma no, niente: vogliamo due presidenze di commissione di peso, ora che, a metà legislatura, tocca cambiarle – spiegano i renziani – Marattin alla Bilancio (al posto di Borghi, Lega, ndr.) e la Paita ai Trasporti (al posto di Morelli, Lega, ndr.), poi vogliamo posti veri in Rai e riequilibrio per noi nei tg, poi vogliamo l’Agcom, poi vogliamo molte altre misure economiche speciali dentro il dl Rilancio e anche dopo”.

Conte terrà fede a tutte le promesse fatte a Renzi? Chissà. Certo è che l’appetito vien mangiando, e i renziani sono buone forchette. Non avranno tutto quello che chiedono, ma alcuni segnali arrivano. Conte ‘parla’ soprattutto a loro, persino Di Maio apre al ‘piano shock’ per aprire i cantieri, nessuno parla più di crisi di governo, almeno fino all’estate.

 

Il sole batte sul cortile d’onore, dove tutti si riversano

il cortile d onore

Cortile d’onore di Montecitorio

Morale, la giornata, a Montecitorio, inizia così, soporifera. Un sole cocente batte sul cortile d’onore, dove tutti i deputati – e i pochi giornalisti presenti, per lo più di agenzie – si riversano perché si può fumare, chiacchierare, sedersi (sotto i gazebo o sulle panchine), anche abbronzarsi un po’. Tutte cose che, ormai, in Transatlantico non si possono più fare: Buvette chiusa, ristorante chiuso, sala fumatori chiusa, servizi semi-chiusi, i famosi ‘divanetti’ di Montecitorio giacciono lì abbandonati, semi-vuoti o tristemente occupati. Neppure servono i cartelli da memento mori che chiedono di rispettare “il metro di distanza” perché pochi si siedono.

 

Intanto il Transatlantico ha cambiato aspetto e forma: non è più ‘corridoio’ di passeggio, ma parte dell’Aula

Montecitorio traslatlantico

Il Transatlantico

In Transatlantico – questa la sola novità – il corridoio dei Passi Perduti offre uno spettacolo singolare: metà di esso, quella verso la Buvette e verso il ‘corridoio dei Ministri’, è sprangata. “Il Muro di Berlino” la chiama, e la fotografa, il dem Stefano Ceccanti: transenne e quinte damascate ne impediscono l’accesso a tutti tranne che ai deputati. Infatti, sono riservati a loro trenta posti (ma diventeranno sessanta) che ‘esondano’ dalla ‘vera’ Aula, cioè lo storico emiciclo.

Presto, altri trenta (e poi sessanta) posti ‘occuperanno’ pure l’altra metà del Transatlantico, quella che dà verso i servizi e le uscite laterali. In totale, 120 posti ‘occupati’ da deputati che siederanno lì, “come se” si trattasse dell’Aula ‘normale’ per parlare, ascoltare, votare, deliberare. Il Transatlantico? “Perduto”, proprio come i suoi passi. Diventerà un pezzo – un’estensione – dell’Aula perché, per garantire le regole del distanziamento sociale, le Tribune in alto – ai deputati ‘non’ piacciono e ci vanno malvolentieri: sono lontane, troppi piani, troppi ascensori, i sedili sono scomodi, stretti – non bastavano. Il plenum dell’Assemblea è di 630 membri e, anche se non vengono tutti – ma quando mai vengono tutti? Tra assenti cronici e ‘in missione’ (assenti giustificati) se vengono 250/300 deputati a seduta è grasso che cola – bisognava garantire la presenza a tutti quelli che volevano venire ed espletare la funzione per la quale sono stati eletti: la presenza fisica in Aula. Solo che c’è il coronavirus, bisognava sanificare (ogni tre ore lo si fa, dentro l’aula), controllare il possibile contagio, mantenere le distanze, etc.

 

Una volta saltato il contingentamento, serviva un colpo d’ala. Voto a distanza? No, Tribune, poi Transatlantico

voto a distanza 2

No al voto a distanza

E così tutto si è fatto, maledettamente, ben più complicato. Una volta finita l’intesa tra i gruppi sul ‘contingentamento’ (prima un sesto a gruppo, poi la metà, poi todos caballeros perché FdI e Lega hanno iniziato a fare gli ‘sgambetti’ con l’ostruzionismo e le ‘occupazioni’ notturne dell’assemblea), ed escluse tutte le soluzioni ‘innovative’ che, invece, un nutrito gruppo di deputati ‘trasversali’ quanto ‘innovatori’ proponeva (commissione speciale, voto a distanza, etc.), non restava, secondo Fico e gli alti funzionari della Camera (Sicurezza, Questori, Commessi) che un’unica ‘soluzione’: occupare, manu militari, il Transatlantico, storico luogo di incontro di cronisti parlamentari e leader politici, ex deputati ormai in pensione e vecchi giornalisti altrettanto, addetti stampa e funzionari dei gruppi, commessi e addetti. Una ‘camera di compensazione’ che, da duecento anni, funzionava a regime e a dovere. E, invece, niente, basta, niet: tutto finito, come il sole che tramonta a tradimento.

 

Il cortile è diventato un assembramento non autorizzato e, forse non a caso, Conte viene a dire “basta movida”

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Il Translatantico di Montecitorio

Cacciati i cronisti – come gli anarchici dell’Ottocento, e in due secoli di storia parlamentare non era mai successo – dal Transatlantico, ma cacciata pure il resto della fauna politica che, di solito, nel Corridoio dei Passi Perduti si annida (funzionari, addetti stampa, portaborse, lobbysti travestiti), il Transatlantico è diventato un pezzo di aula e, così, i parlamentari, come i cronisti, si riversano tutti in cortile. Il quale cortile, detto ‘cortile d’onore’, è diventato, in poco, una sorta di assembramento non autorizzato con un clima da assemblea studentesca degli anni ’70: morale, un casino a cielo aperto, ributtante della più varia e diversa umanità, con le sedie e le panchine sempre tutte sold out, gente che fuma ovunque, seduta e in piedi, e ovviamente zero distante e contatti super-ravvicinati. Ogni tanto, qualche commesso – severo di suo – esce per cercare di riportare ordine, ma i deputati ‘se ne fregano’: continuano a ridere, chiacchierare, fumare, darsi di gomito dopo un attimo, anche più di prima.

stop alla movida scaled

Stop alla movida

Insomma, manca solo l’Aperol spritz, un Negroni sbagliato, un Camparino o una birretta, e poi ecco che si potrebbe dire che il grido “basta party, basta movida” lanciato da Conte, proprio ieri mattina in Aula, le forze dell’ordine, potendo (ma ‘non’ possono), dovrebbero far ‘sgomberare’ i deputati da un cortile di Montecitorio che ricorda i Navigli di Milano o Trastevere sotto ora di aperitivo in era pre-Covid. 

Ed ecco che, poco dopo l’intervento di Conte, quello che passerà alla Storia (sic) per il “Basta party e basta movida”, succede l’inevitabile, ma anche, insieme, il sorprendente.

 

Ricciardi (M5S) attacca la sanità lombarda, ma anche la Lega, Salvini e Giorgetti che diventa blu per la rabbia

Ricciardi intervento

Ricciardi attacca a testa bassa

L’incidente avviene in Aula, tra un attimo lo racconteremo, ma tutti, ormai, in Italia, lo conoscono e lo hanno già rivisto su Internet e i social, scaricato e cliccato migliaia di volte. La miccia scaturisce dall’intervento del deputato pentastellato Riccardo Riccardi che si scaglia a muso duro e a testa bassa, in modo freddo, studiato, calcolato, contro la gestione della sanità pubblica in Lombardia: contro Fontana, contro Gallera, persino contro Formigoni, ma soprattutto contro la Lega, quella attuale, e contro Giorgetti. Finisce con il parapiglia dopo che Ricciardi, di fatto, mette ‘in conto’ 7 mila morti sulla coscienza dei leghisti padani.

Ne segue un parapiglia furibondo con i leghisti urlanti e scalcianti che tirano pugni, fogli, calci e sputi contro tutti e si catapultano contro i banchi del governo e contro quelli della presidenza della Camera per lavare l’onore ferito.

Bastava niente, certo, per aizzare gli animi, ma sembra che una piccola miccia sia stata accesa con dolo e per colpa. Si dice che Ricciardi abbia ‘concordato’ il suo intervento con Conte, dividendosi i ruoli: poliziotto buono (Conte, per quanto possa fingere) e poliziotto cattivo (Ricciardi, ovvio).

 

“Ti ricordi cosa ti avevo detto?”. “Sì me lo ricordo…”. Giorgetti, furibondo, investe Di Maio: il nemico è Conte

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Giancarlo Giorgetti (Lega), sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri

Giorgetti, paonazzo e perso il suo abituale aplomb, esce dall’aula e, attraversando a larghe falcate il cortile d’onore, incontra, per puro caso, il ministro degli Esteri del governo, l’ex capo dei 5Stelle, investendolo con furore iconoclasta: “Se usate questi toni contro di noi vi si ritorceranno contro e molto presto. Non avete capito che l’Italia sta esplodendo?! Tra qualche mese faremo i conti!”. Luigi Di Maio che – presente in aula, come tutti gli altri membri del governo – era uscito a fare due chiacchiere con i deputati dem campani ‘amici’ suoi, anche se su fronti avversi, De Luca (figlio) e Raffaele Topo si sente e si vede un po’ travolto da tanta virulenza verbale, ma poi replica così: “Se pensi che siano i miei (M5S) a comportarsi così, ti sbagli. Ma soprattutto continua: “Sono i suoi ‘amici’, non i miei. Conte li ha scatenati contro di voi per asserragliarsi a Chigi: è stato lui a metterci il carico per provocare questa bagarre”. Ricciardi è molto ‘vicino’ a Conte, ma anche al presidente della Camera Fico, che dell’alleanza ‘organica’ con il Pd è il massimo teorico: il sospetto è che i due abbiano orchestrato l’incidente per ‘scatenare’ i leghisti. I quali si sono comportati, peraltro, assai male, specie nei confronti di Di Maio, a sua volte presente in aula.

di maio M5S

Luigi Di Maio

Tieni a bada i tuoi!” gli dice, quasi urlando, Giorgetti e Di Maio replica “anche tu i tuoi. Ognuno ha i suoi esagitati…“. Ma il punto non questo, bensì che questi parlamentari fingono di essere dei 5Stelle ma di fatto sono ‘pedine’ del premier il quale conta e tesse per conto suo la sua tela. Un tela che non prevede né Salvini né di Maio nel suo futuro. Ecco perché – non appaia fantapolitica – una prospettiva in più, e diversa, potrebbe essere – o meglio tornare a essere – un governo Salvini-Di Maio, i due sconfitti freschi di oggi – da parte del Pd e del resto di M5S, ma i ri-vincitori di domani.

 

Riccardo Ricciardi, una vita per il teatro, ora ben spesa

 

Ricciardi attacca la Lombardia

Ricciardi attacca il modello Lombardia

Ma chi è il genio che ha scoperto il vaso di Pandora con parole che hanno incendiato l’emiciclo della Camera ? “La parola all’onorevole Ricciardi” annuncia Fico, ed ecco che compare – nel mezzo dell’emiciclo, come se si trovasse ad Hyde Park Corner, a Londra, dove anche i matti hanno diritto ai loro cinque minuti di discorso, sopra un trespolo – lui, Ricciardi. Pizzetto modello mazziniano dell’Ottocento, occhi furbi, bel fijeu, si direbbe a Milano, catapultato alla Camera per sbaglio, nel 2018, dopo aver vinto le primarie, pochi sanno che il pentastellato Ricciardi è un attore nato, oltre che di professione regista teatrale. Toscano – anzi, di più, carrarino, terra di minatori e di anarchici – sguardo e sorriso beffardo, ieri Ricciardi ha scatenato, alla Camera, una bagarre studiata e premeditata.

 

La reazione delle opposizioni e l’imbarazzo del Pd

Conte alla camera

Ricciardi, un intervento ‘orchestrato’ con Conte

Le opposizioni credono e sospettano – dalla Lega a FdI a FI – che sia stato, il suo, un intervento ‘orchestrato’ con Conte, dal Pd solo silenzi, Iv se la ride sotto i baffi, i leghisti vorrebbero darsi fuoco, i meloniani urlano e strepitano, pur gli azzurri s’indignano.
Giusy Bartolozzi (FI) parla di “incapacità di Fico a gestire l’aula compresi i banchi esterni. Fico doveva redarguire Riccardi, chiedergli di rivolgersi alla Presidenza e non verso altri gruppi ed evitare parole offensive e infamanti”. Edoardo Rixi (Lega) parla di un ‘grande complotto’ che Conte e il governo avrebbero ‘ordito’ contro la Lombardia “per isolarla e poi abbatterla solo perché è della Lega”. Non a caso Molinari, capogruppo del Carroccio, aveva già presentato la richiesta di una commissione parlamentare d’inchiesta che indaghi a 360 gradi sugli errori compiuti dal governo durante il Covid 19 per ‘isolare’ la Lombardia. Nei dem, invece, regna un silenzio ostinato e imbarazzato, per modi e toni che non condividono, tranne che per Speranza che, con Giorgetti, allarga le braccia e dice: “Io non lo avrei mai fatto, ma stanno cercando di isolarvi e di instaurare un nuovo governo, magari allargato a FI con Iv a pieno regime e noi fuori”. Questo il retroscena dei fatti, della ‘scena’ sapete tutto…