Il ritorno del ‘Cavaliere Pallido’. Berlusconi va da Draghi: scatta il ‘one man show’ e il ‘red carpet’ per il ‘Divo ritrovato’

Il ritorno del ‘Cavaliere Pallido’. Berlusconi va da Draghi: scatta il ‘one man show’ e il ‘red carpet’ per il ‘Divo ritrovato’

10 Febbraio 2021 0 Di Ettore Maria Colombo

Il ritorno del ‘Cavaliere Pallido’. Berlusconi viene a Roma solo per incontrare Draghi: scatta il ‘one man show’ e il ‘red carpet’ per il ‘Divo’ ritrovato. Inoltre, intervista a Maurizio Lupi (Noi con l’Italia)

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NB: questi due articoli sono stati pubblicati su Quotidiano Nazionale il 10 febbraio (Berlusconi) e il 9 febbraio (Lupi)

berlusconi draghi incontro roma

Berlusconi viene a Roma solo per incontrare Draghi

Come due vecchi amici che non si vedevano da tempo, magari solo ‘per colpa’ del Covid19, che ha stravolto le abitudini di tutti, potenti compresi, il premier incaricato, Mario Draghi, accoglie con un sorriso franco e aperto il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, arrivato a Roma proprio e soltanto per presenziare alle consultazioni con il prossimo presidente del Consiglio. Un premier che tanto a voluto, ‘zio Silvio’, quanto è vero che fu proprio Berlusconi a imporre Draghi alla guida della Bce a una Germania (guidata dalla Merkel) riluttante, e Draghi non lo ha dimenticato. “Grazie di essere venuto” gli dice ‘Super-Mario’. I gomiti si toccano tra di loro. “Ciao, ciao, guarda come ci si deve salutare”, risponde Berlusconi. L’incontro tra la delegazione di Forza Italia e Draghi finisce alle 16.29.  

Il Cavaliere – un ‘Cavaliere pallido’, come nel film western di e con Clint Eastwood, perché visibilmente affaticato e, insieme, emozionato – fa la sua grande rentreé sulla scena pubblica e politica dopo più di un anno di lontananza. Era un anno che non si faceva vedere, nella Capitale. Allora, l’occasione fu l’incontro con Viktor Orban. Oggi si tratta di Draghi. L’amico e futuro premier. E lui è lì, finalmente seduto al tavolo che conta. Il pomeriggio da one man show ne è la conseguenza.

Una giornata da one man show e le ‘solite’ battute: “Caro Mario, vuoi Bertolaso? Te lo presto io!”. Il ritorno del ‘Cavaliere pallido’

Ho confermato il sostegno di Forza Italia (a Draghi, ndr.)” dice il presidente azzurro nella sua, assai breve, dichiarazione alla stampa. “La gravità dell’ora impone a tutti di mettere da parte i calcoli per mettere al primo posto la salvezza del Paese” spiega. La voce è stanca, lenta, affaticata, ma la grinta del ‘vecchio leone’ è quella di sempre. Come pure le battute di spirito: “Ho detto a Draghi che, se vuole, gli ‘presto’ Bertolaso, per i vaccini” come se si trattasse di una figurina da album Panini. “La svolta moderata della Lega? E’ merito mio”, gigioneggia il Cav, con lo smalto di sempre, nonostante gli anni, gli acciacchi, tante operazioni subite, e pure il Covid.  

Del resto, il governo Draghi è il ‘suo’ governo, quel “governo dei migliori” di cui, per primo, aveva parlato in un’intervista al Corriere della Sera, due settimane fa, un articolo in cui Berlusconi parlava, ma si leggeva Draghi. Altro che ‘maggioranza Ursula’, quella del possibile incontro tra il centrosinistra (Pd-LeU-europeisti) più i 5Stelle più Forza Italia, idea e fascinazione cui il Cav non ha mai creduto fino in fondo (e neppure Gianni Letta, peraltro), ma solo un pezzo del suo partito.

Leghisti e azzurri scatenati contro Giorgia Meloni, alias la “pescivendola della Garbatella’…

meloni draghi

Giorgia Meloni unica opposta a Mario Draghi

Altro che centrodestra compatto all’opposizione, come voleva costringerli a fare, a lui e a Salvini, Giorgia Meloni, leader di FdI che ormai nella Lega e in FI bollano con epiteti assai poco politically correct (“pescivendola della Garbatella…”). Berlusconi, in perfetta sintonia con il Quirinale – la stima personale con Mattarella, dopo le diffidenze iniziali, di quando Renzi ne impose l’elezione contro il candidato del Cavaliere che, ai tempi, nel 2015, era Giuliano Amato, è alta – ha voluto, dall’inizio, e Assia cocciutamente, che ‘arrivasse Draghi’. Ora, però, Berlusconi voleva godersi anche un giusto riconoscimento, e successo, personale. Ma al primo giro di consultazioni, il suo medico, Alberto Zangrillo, aveva fatto fuoco e fiamme: “Non puoi prendere l’aereo, non puoi fare strapazzi, subire la ressa delle tv e della gente che ti vuole toccare, parlare. Sei un soggetto a rischio!”. Quella volta ha vinto Zangrillo, “stavolta no, non se ne parla, io parto per Roma, voglio incontrare Mario a quattr’occhi, e lo farò” gli ha risposto, secco, il Cav prima di prendere l’aereo. E così, eccolo che scende dalla carlinga dell’areo privato, personale, a Ciampino, con il piglio di un presidente Usa che scende dall‘Air Force One. Poi, via, in auto, che sfreccia verso il centro di Roma. La ressa, davanti al civico numero 8 di piazza Montecitorio, dove entrano tutti – parlamentari, ministri, giornalisti – causa ingressi contingentati da Covid, è impressionante. Una marea umana, mugghiante, frenetica.  

Spaventosa la ‘tonnara’ di giornalisti davanti al civico numero 8 di palazzo Montecitorio: attende solo che si materializzi Lui

arrivo berlusconi montecitorio

Spaventosa la ‘tonnara’ di giornalisti davanti al civico numero 8 di palazzo Montecitorio: attende solo che si materializzi Lui

Alle 15.36 arriva una Volkswagen Passat grigio scuro. I vetri posteriori sono oscurati. Dietro, è seduto Berlusconi che, lentamente, scende dalla macchina e si avvicina all’uscio del portone. Al suo fianco, spuntano due uomini della scorta. Abbassa per qualche istante la mascherina Ffp2, già un po’ allentata sotto il naso. Sorride. Un cordone di poliziotti e carabinieri ‘taglia fuori’ le troupe, i fotografi, i giornalisti: la solita tonnara di operatori dell’informazione che spingono, urlano, scalciano. Il Cav alza la mano per salutare, lo scroscio dei flash è immediato. Il tempo di prendere l’ascensore per salire al secondo piano ed ecco che è già arrivato quasi dove lo aspetta Draghi.

Intanto, ben sette commessi – il pregiato servizio d’ordine di Montecitorio – fanno fatica a trattenere i giornalisti racchiusi nei venti metri del corridoio che separa la sala di attesa dei cronisti dalla sala della Lupa. I telefonini si alzano per cercare di immortalare l’arrivo del Cav. Il ‘Berlusconi day’ è la prima scossa di adrenalina e di ‘vita’ che scuote un triste palazzo Montecitorio dai troppi silenzi.  

“Meno male che Silvio c’è!”. Il ‘cordone’ dei berluscones fedelissimi che cercano, disperatamente, di ‘toccarlo’…

Silvio berlusconi

Davanti a Berlusconi, quando entra ed esce, si para però anche un altro cordone, quello dei fedelissimi

Davanti a Berlusconi, quando entra ed esce, si para però anche un altro cordone, quello dei fedelissimi. Parlamentari (tutti) e persino ex parlamentari (l’abruzzese Pelino, quella dei confetti…) che cercano di farsi notare, dal loro Capo, ma che – disperati e attoniti – restano lontani e distanti, invidiosi dei pochi componenti della delegazione ufficiale di Fi (i capigruppo Gelmini e Bernini, più Tajani) che hanno avuto la fortuna e l’onore di sfilare accanto a ‘Lui’, di poterci parlare, di ‘toccarlo’. L’elenco dei volti della mai finita stagione berlusconiana è lunghissimo. Ci sono le ‘bellone’: la Calabria, la Prestigiacomo, la Marturano, la Tartaglione, e le ‘vestali’: la Ronzulli, la Bergamini. E spunta pure la vecchia guardia, capeggiata da Valentino Valentini, amico e uomo di fiducia del Cav, personaggio chiave del rapporto tra Putin e Silvio, tra gli Usa e Silvio, tra la Cina e Silvio….  

Il secondo piano di Montecitorio diventa un vero ‘red carpet’ dove il ‘Divo ritrovato’ Silvio Berlusconi sfila come una star

Berlusconi Draghi ANSA

Berlusconi, di nuovo “il Divo”

Ma alle 15.41 ecco che il corridoio rosso diventa una vera e propria passerella da red carpet. Il capo incede davanti a tutti. Passo lento ma deciso, mano destra alzata, la mano sinistra stretta nella destra, le dita intrecciate. Alla Gelmini brillano gli occhi e, commossa, sospira: “È come una star”. Ad ascoltare Zingaretti e la delegazione del Pd restano in sei, per Berlusconi sono almeno in 50, di giornalisti che vogliono parlargli, fargli mezza domanda, strappargli una battuta, o almeno un sorriso, quando al massimo dovrebbero essere 30. A separare Berlusconi dai giornalisti e dai suoi c’è un paio di metri. “Io sto bene e voi? Che Dio ce la mandi buona” risponde a chi riesce a chiedergli come sta. Poi annuisce col capo e risale in macchina. All’uscita i flash scattano ancora. Sic transit…


Parla Maurizio Lupi, leader di Noi con l’Italia (cattolico niellino e uno dei ‘piccoli’ del centrodestra): “Draghi farà il ‘governo dei migliori’. Deciderà lui programma, squadra e perimetro politico. Chi vuole imporgli condizioni e diktat non ha capito nulla…”

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Maurizio Lupi

Parla Maurizio Lupi: ex ministro, una vita nel centrodestra, lato cattolici impegnati, niellino doc, oggi leader di ‘Noi con l’Italia-Ap’, piccola ma battagliere formazione politica del centrodestra che conta su ben 11 deputati alla Camera e tre senatori al Senato (entrambi formati come ‘sottogruppi’ nel Misto).

 

D. Lupi, il governo Draghi sarà un governo tecnico, politico o lo farà ‘mezzo e mezzo’?

“Guardi, qui forse qualcuno non ha capito cosa è accaduto. Questo è e sarà un ‘governo del Presidente’, nel senso che il Capo dello Stato ha lanciato un appello eccezionale, e anche drammatico, alla nazione, scegliendo per la guida del governo un uomo di una autorevolezza indiscussa, Mario Draghi. Le formule, come maggioranza Ursula o altre, non servono a capire. Questo è un governo di pacificazione nazionale, come quelli di Cnl guidati da De Gasperi dopo la guerra. Chi non vorrà starci, tra i partiti, si autoesclude da solo”.

Cosa l’ha colpita subito di una personalità come quella di Draghi che lei ha conosciuto al Meeting?

“La sua personalità e Il suo appello a fronteggiare le cinque emergenze (sanitaria, pandemica, economica, sociale ed educativa). Mi vorrei soffermare sull’ultima: l’emergenza educativa, nel nostro Paese, flagellato dalla pandemia, è fondamentale. Draghi vedrà le parti sociali, sa bene cosa sono i corpi intermedi, dentro una società. Non a caso è venuto ed ha parlato al Meeting di Rimini di Cl. Inoltre, il suo rapporto con i vertici della Chiesa universale è forte, radicato: fa parte dell’Accademia delle Scienze Pontificie, dove lo ha voluto papa Francesco I, che conosce bene”.

D. I partiti chiedono posti, sedie. La politica, uscita dalla porta, vuol rientrare dalla finestra…

Draghi ha fatto il suo primo giro di consultazioni, ora sta facendo il secondo e sarà il più difficile. Mattarella ha invitato i partiti a deporre le armi. Draghi parla di ‘debito buono’: non gli si può rispondere riproponendo il reddito di cittadinanza, bisogna aiutare le imprese a creare lavoro. E non si può dire ‘se c’è la Lega non ci sono io’ o ‘se c’è FI, quindi Berlusconi, non ci sono io’. Così non va”.

D. Lei accusa M5s e Pd. Ma i vostri alleati di Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni, si sono autoesclusi.

“Siamo entrati in una fase nuova e tutti dobbiamo cambiare. Non è il momento della logica ‘amico/nemico’, ma quella della responsabilità e della pacificazione. I Travaglio come i no-Euro diventeranno, presto, figure ridicole, ornamentali, nel nuovo quadro e assetto politico. Salvini, l’altro giorno, ha spiazzato tutti, con la sua svolta europeista, accettando la sfida di Draghi. Mi auguro, da Meloni, almeno un voto di astensione. Non condivido, ma capisco, la sua posizione. In ogni caso le posso assicurare che il centrodestra resterà unito, in futuro: abbiamo bisogno di tutti, anche di FdI”.

D. Lupi, ritorniamo alla domanda iniziale. Ministri tecnici, politici o tutti e due? Famo ‘a mezzi’?

“Draghi farà il ‘governo dei migliori’, come ha detto Silvio Berlusconi, ne sono certo. A volte i tecnici puri sono più lontani dalle cose e dagli aspetti concreti della politica, ma sono certo che il premier farà la sintesi migliore. I partiti, poi, o si adegueranno o resteranno fuori. Il perimetro della coalizione sarà di un governo di pacificazione nazionale, ma non vedo novelli ‘Nenni e Togliatti’ pronti a sedere nel cdm con De Gasperi. Credo che in questo Draghi privilegerà il ‘modello Ciampi’, cioè di tecnici di area e alcuni politici. E mi aspetto una forte discontinuità con i nomi del Conte II”.