“El leon se magna el berluscon”… Nasce “Coraggio Italia” dei ‘dogi’ Brugnaro e Toti e guarda al centro

“El leon se magna el berluscon”… Nasce “Coraggio Italia” dei ‘dogi’ Brugnaro e Toti e guarda al centro

28 Maggio 2021 0 Di Ettore Maria Colombo

“El lion se magna el berluscon”… Nasce “Coraggio Italia” dei dogi ‘marinari’ Brugnaro e Toti e porta sconquasso nelle fila del centrodestra che già litigava di suo. Cavaliere amareggiato e Forza Italia sempre più esangue. Alla lunga, il progetto potrebbe risolversi in un ‘nuovo Centro’ con Calenda e Renzi per pesare nella futura lotta per il Colle e, dopo, alle Politiche

NB: questo articolo è stato pubblicato, in forma più sintetica, su Tiscalinotizie.it il 28 maggio 2021

La Repubblica veneta si allea con quella ligure…

repubbliche marinare

La Repubblica veneta si allea con quella ligure…

Salpa la navicella color fucsia di “Coraggio Italia” – il nuovo gruppo parlamentare che vede insieme le ‘vecchie’ truppe di Giovanni Toti (“Cambiamo!-Idea”, finora due sottogruppi nei due gruppi del Misto) battente bandiera marinara genovese e ligure, e le ‘nuove’ truppe che si raccolgono sotto le bandiere del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, alfiere della Nuova Repubblica Veneta, con tanto di leone di San Marco (“el leon che magna el teron” era il grido di battaglia della Liga veneta ante-litteram, cioè quella pre-Bossi). Forza Italia, nel frattempo, si spappola e, in più, si agitano le acque, per nulla tranquille, dentro tutto il centrodestra che ieri doveva tenere un nuovo vertice sulle candidature per le comunali, vertice che viene, invece, repentinamente sconvocato. Persino Silvio Berlusconi ci prova, dal suo letto di contrizione e di dolore, in quel di Arcore, dove giace malato e provato, a frenare almeno alcuni dei fuoriusciti ma non ci riesce: Forza Italia è diventata una barchetta che fa acqua da tutte le parti e, intanto, Salvini e Meloni, potenti vascelli in teoria alleati, si tirano bordate di ogni sorta.
Centrodestra ai ferri corti tra Salvini e Meloni

salvini meloni 1

Salvini e Meloni

Insomma, “se Atene (il centrosinistra, ndr.) piange, Sparta (il centrodestra, ndr.) non ride”, si potrebbe dire, parafrasando vecchi detti latini e greci. Era in cantiere già da un po’, almeno da alcune settimane, l’operazione di Toti&Brugnaro, ma i leader del centrodestra – Salvini, Meloni, Tajani e, pare, un intervento diretto di Silvio Berlusconi, stanco e sfiduciato, dalla fine ingloriosa del suo partito, oltre che seriamente malato e chiuso ad Arcore – avevano cercato di porre un freno all’operazione.

Ma non c’è stato niente da fare e, alla fine, ieri, ecco l’accelerazione e il brutto colpo, specie per l’orgoglio di Forza Italia: ben dodici parlamentari di FI (più altri due fermati sull’uscio, ma che potrebbero andarsene a breve), i già arruolati di Toti e quattro ex M5s (sfumato all’ultimo momento, invece, l’arrivo della leghista Tiziana Piccolo, con tanto di pochade all’italiana, vedremo più avanti) e pure tanto di atto dal notaio. La nave color fucsia “Coraggio Italia” del duo Toti-Brugaro è salpata.

I due ‘dogi’ Toti e Brugnaro prendono il largo in mare aperto

I due ‘dogi’ Toti e Brugnaro prendono il largo

I due ‘dogi’ Toti e Brugnaro prendono il largo

Il primo, Giovanni Toti, è il governatore ligure, a capo di una giunta di centrodestra, ex giornalista Mediaset, che abbandona lo slogan e la ragion d’essere della sua piccola formazione politica, “Cambiamo!”, e il secondo è Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia che, riconosce pure chi dentro FI gli ha detto no, ha buone disponibilità finanziarie in un momento in cui il partito non versa finanziariamente in condizioni eccezionali. Insomma, trattasi di un ‘Berlusconi minore’ e cui proprio il Cavaliere aveva pensato, anni fa, come uno dei possibili delfini ed eredi del suo Impero.

Coraggio Italia” per ora ha un suo gruppo solo alla Camera (il capogruppo sarà il veneto Marco Marin), con 24 deputati (quattro sopra la soglia di venti, che però si assottigliano in un giorno a soli 23), ma presto potrebbe ripetere l’operazione a palazzo Madama, dove per ora conta solo su 7 senatori. Di certo, il nuovo movimento politico ha agitato e non poco le acque, dentro il centrodestra.

Nell’ultimo vertice di lunedì scorso convocato per sbrogliare la matassa delle candidature, i big di Lega-FdI-Fi – e, in particolare, gli azzurri – avevano chiesto al governatore della Liguria di fermarsi, di evitare di ‘corteggiare’ quegli azzurri che non nascondevano il proprio malcontento per una direzione ritenuta troppo ‘sovranista’ di FI, sempre più schiacciata sulle posizioni della Lega (la ‘colpa’ sarebbe del duo al comando, la senatrice Ronzulli e l’europarlamentare Tajani) e che l’area di Mara Carfagna, ‘Voce libera’, che aveva accolto gran parte degli attuali dissidenti e ora fuoriusciti, non soddisfaceva in quanto a coraggio e forza di iniziativa politica autonoma. Ora, sperano Toti e Brugnaro, risponderanno all’appello anche gli altri moderati rimasti in FI, dove pure si è registrato il ‘ritorno’ di Renata Polverini, anche se, al momento, una ‘seconda ondata’ di fuoriuscite non è all’orizzonte (ma un paio sì).

Forza Italia boccheggia e prova a reagire (ma lo fa male)

Logo Forza Italia

Logo FI

Ufficialmente l’incontro di ieri del centrodestra sulle amministrative (mancano ancora i candidati comuni ufficiali a Roma, Milano e Bologna, non poca cosa) è saltato per motivi organizzativi ma è chiaro che la nascita di ‘Coraggio Italia‘ ha creato malumore nei vertici azzurri che hanno diramato una nota dura e chiara nei contenuti: non parteciperemo ad alcun incontro “con chi, violando gli accordi di coalizione e l’invito a rivolto nel corso dell’ultima riunione, ha promosso un’iniziativa fondata sul trasformismo e sul cambio di casacca di parlamentari che, peraltro, non sarebbero stati ricandidati”.

Ed è proprio l’addio di ben 11 deputati forzisti, unito all’adesione di altri 6 parlamentari che erano già passati al Misto, negli anni scorsi, ma che erano stati eletti sempre nelle fila di FI, alle Politiche del 2018, a irritare non poco i vertici del partito e Silvio Berlusconi. Anche perché vari rumors parlano di un pressing sotterraneo sulla ministra Mara Carfagna affinché crei un movimento analogo al Sud (“Coraggio Italia” affonda le sue radici a Nord, tranne il campano Sibilia) con cui federarsi.

Neppure il Cavaliere riesce a fermare l’esodo degli azzurri

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

FI perde pezzi, dunque. “Ma chi abbandona il partito – dice un ‘big’ azzurro – non è mai andato da nessuna parte. E’ Berlusconi ad avere in dote l’8% dei consensi, dobbiamo puntare a recuperare quei voti che non vanno a Salvini e a Meloni, non a pensare a chi va via”. In un primo momento irritato, poi pure l’ex premier avrebbe cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno. “E’ un’operazione di Palazzo, lasciamoli andare”, è il ragionamento che il Cav avrebbe fatto ai suoi, dopo aver tentato, fino all’ultimo, di dissuadere almeno alcuni dei fuoriusciti e degli insofferenti, cercandoli al telefono e dicendo loro “Ora FI è forte, è al governo, è un errore andare via, resta”.

Per poi sbottare con i suoi – dopo mesi di silenzio assoluto, dovuto in parte alle vicende giudiziarie e in parte alle sue precarie condizioni di salute – della “grande delusione per Brugnaro” che gli aveva promesso avrebbe fatto delle liste civiche fuori da Forza Italia e invece poi non è stato così.

Le conseguenze nel centrodestra in vista della gara per il Colle, del nodo del Copasir e dei nomi per le amministrative

Francesco Lollobrigida

Francesco Lollobrigida

Ma la frattura interna a FI porta anche a delle conseguenze in vista della partita del Quirinale (sono 31 i voti oggi in autonomia rispetto a Forza Italia e al centrodestra e che ora vanno contati a parte) e della partita sulla legge elettorale, in versione maggioritaria o proporzionale (se la si giocherà).

La conseguenza nell’immediato, invece, è, oltre all’ira funesta degli azzurri rimasti tali, anche la reazione duplice, opposta e asimmetrica tra FdI (il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida, ha salutato con gioia e fervore di ‘alleato’ la nascita del nuovo gruppo) e la Lega (“Ci sono state delle frizioni” ammette Salvini), ma anche il ‘puzzle’ delle candidature comuni diventa ancor più complicato.

Formalmente, è la Lega ad annunciare il rinvio della riunione dei leader sulle grandi città per motivi organizzativi e “con l’obiettivo di avere nuovi elementi sui potenziali candidati”, ma la dichiarazione di ostilità ai fucsia, arrivata subito dopo da Forza Italia, dà alla decisione tutt’altro significato, di ostilità.

Enrico Michetti

Enrico Michetti

Intanto, per le candidature, Fdi a Roma insiste sul ‘tribuno’ e tributarista Enrico Michetti, e punta a chiudere la prossima settimana, Forza Italia e la Lega frenano (continuano a girare i nomi della magistrata Matone e del generale Nistri, ma assai più deboli) e non si esclude che a fine corsa a spuntarla sia proprio il ‘tribuno’ radiofonico.

C’è poi anche il nodo Copasir a non permettere a Salvini e Meloni di sotterrare l’ascia di guerra. Ieri il presidente di Montecitorio, Roberto Fico, ha chiesto alla Lega di sostituire i due membri dimissionari. Sul sito della Camera alla voce Copasir non compare più il nome di Raffaele Volpi in qualità di presidente, ma gli altri membri leghisti dimessisi ci sono ancora. Teoricamente l’esponente di FdI, Adolfo Urso, che la Meloni ha candidato al ruolo di presidente ma su cui Salvini fa le barricate, ritirando le dimissioni, potrebbe convocare il comitato e spingere sull’elezione del presidente, cioè lui. “La Lega potrebbe cedere un posto per lasciarlo a FdI e chiedere che sia un altro esponente di Fratelli d’Italia a guidare l’organismo, ma non lo farà”, osserva una fonte di centrodestra. Morale, stallo totale.

I fucsia tra il governo Draghi e le tentazioni di stare al ‘centro’

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I fucsia tra il governo Draghi e tentazioni di ‘centro’

Non cambia, invece, la geografia della maggioranza di governo, con la nascita dei fucsia.Ci collochiamo senza se e senza ma nel centrodestra, che è la nostra casa. Allo stesso modo, apprezziamo il lavoro che sta facendo Draghi, che merita di andare avanti e governare come sta facendo”, dice il neo-capogruppo Marin.

C’è però chi ritiene che il primo passo di Toti e Brugnaro, quello di ieri di dar vita a nuovi gruppi parlamentari, sia da intendersi come l’antipasto per un rassemblament con Calenda e Renzi – più altre piccole formazioni neocentriste – che potrebbe venire fuori, pesare e pesarsi, all’atto dei giochi per l’elezione del nuovo inquilino del Quirinale (febbraio 2022) e non ora, alle comunali di ottobre, ma al momento – sottolineano fonti del neonato gruppo – non è previsto alcun piano del genere. “Ma nel centrodestra dovranno fare i conti anche con noi”, facendo capire che vorrebbero puntare anche “ad un riequilibrio nel governo”, spiega un’altra fonte parlamentare di “Coraggio Italia”.

Certo è che, nella corsa elettorale già cominciata, “Coraggio Italia” gioca su due tavoli: da un lato punta a scalzare FI nel ranking del centrodestra, dall’altro lancia la sfida ai centristi che stanno fuori dal recinto del centrodestra, come Italia Viva di Renzi e Azione di Carlo Calenda. Il piano B prevede una reunion di tutta questa area politica neocentrista e presto potrebbe diventare anche il ‘piano A’…

“Nel nome di Berlusconi, ma molto oltre Berlusconi”…

Che cos’è “Coraggio Italia” di Toti e Brugnaro

“Coraggio Italia” di Toti e Brugnaro

“Coraggio Italia” di Toti e Brugnaro

Con ventiquattro deputati, poi scesi a 23, in gran parte provenienti dalle file di FI, nasce dunque il gruppo “Coraggio Italia” alla Camera dei Deputati mentre per quello al Senato bisognerà aspettare nuovi innesti (per ora sono solo in sette). Si tratta di una nuova gamba del centrodestra, “popolare, liberale e riformista”, che viene alla luce attingendo a piene mani dal bacino azzurro, con l’obiettivo – neanche troppo nascosto – di costruire una nuova Forza Italia. Non a caso, durante la presentazione dei ‘coraggiosi’, il politico più citato è proprio Silvio Berlusconi, ma in modo liquidatorio. Lo ringrazio, ma ora dobbiamo andare avanti, è un altro tempo”, dice senza mezzi termini Luigi Brugnaro, presidente del neo partito, fondatore di “Coraggio Italia” con Giovanni Toti nonché sindaco di Venezia.

Il battesimo dei ‘fucsia’ (così ribattezzati dal colore del logo) crea un altro terremoto in una coalizione già provata dagli scontri citati in precedenza (amministrative, Copasir, sondaggi, screzi, etc.).

Le truppe. Undici azzurri, una leghista che ci ripensa, una ‘fucsia’ che tradisce il suo colore, sei ex 5Stelle e tabaccini…

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Le truppe. Undici azzurri, una leghista che ci ripensa, una ‘fucsia’ che tradisce il suo colore, sei ex 5Stelle

Sono dunque 23 i deputati che fanno parte del nuovo gruppo parlamentare “Cambiamo Italia“, fondato dal governatore della Liguria Giovanni Toti e dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.

I nomi sono stati trasmessi alla presidenza della Camera. Del gruppo fanno parte 11 esponenti di Forza Italia che salutano così Berlusconi: Marco Marin, che diventa anche il presidente del gruppo, poi Stefano Mugnai (toscano), Raffaele Baratto, Maurizio d’Ettore (calabrese), Simona Vietina, Michaela Biancofiore (trentina, ex valchiria del Cav), Cosimo Sibilia (campano), Matteo Dall’Osso (eletto con i 5Stelle nel 2018), Elisabetta Ripani, Maria Teresa Baldini, Guido Germano Pettarin. Manca, come vedremo, la leghista Tiziana Piccolo, rimasta dov’è all’ultimo secondo utile.

All’ultimo momento ha deciso di non partecipare all’avventura anche Fucsia Nizzolli Fitzgerald, eletta all’estero, che rimane fra gli azzurri. Altri esponenti di “Coraggio Italia” avevano già lasciato FI, ma ne erano colonne storiche, come Osvaldo Napoli, che faceva parte della componente di Cambiamo! (il partito di Toti) assieme a Fabiola Bologna, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini, Gianluca Rospi, Daniela Ruffino, Giorgio Silli e Guido Della Frera. Invece Fabio Berardini, Marco Rizzone e Carlo Ugo De Girolamo erano stati eletti con i 5Stelle, ma vengono formalmente dal Centro democratico di Tabacci e dovevano, in teoria, esserne i ‘Responsabili’ in appoggio a quel governo Conte 3 che non è mai nato. 

Martina Parisse approda, infine, a Coraggio Italia direttamente dalle fila dei 5 Stelle mentre, al fotofinish, si sfila la leghista Tiziana Piccolo.

Due ‘fucsia’ tornano subito indietro: la Piccolo e…Fucsia (sic)

Tiziana Piccolo

Tiziana Piccolo

Qualche malumore c’è anche nella Lega. Resta un giallo, infatti, il passaggio a “Coraggio Italia” della leghista Tiziana Piccolo. Il suo nome compare nel gruppo parlamentare (ufficialmente di 24 componenti), ma Matteo Salvini rivendica la sua permanenza nel Carroccio: “E’ e sarà una valida e stimata rappresentante della Lega” dice, dopo averle parlato al telefono, per calmare l’ira dei suoi. 

Pare che le cose siano andate così. Il leader della Lega ha preso il telefono e composto il numero della deputata, per capire i motivi del suo addio. Lei non si è presentata alla conferenza stampa convocata alla Camera per presentare “Coraggio Italia“. E’ arrivata a Montecitorio solo a mezzogiorno, quando l’incontro con i giornalisti era finito da poco. “Resisti, non cedere“, le ha detto uno dei nuovi deputati del partito fucsia. La Piccolo si è limitata a scuotere la testa e si è allontanata, ancora al telefono. Salvini l’ha vinta, almeno questa partita, dopo aver convinta la Piccolo…

Fucsia Nissoli Fitzgerald

Fucsia Nissoli Fitzgerald

Un altro ‘giallo’ riguarda una sua collega azzurra, Fucsia Nissoli Fitzgerald, eletta all’Estero per FIorza Italia, che pure figura nell’atto costitutivo della formazione di Toti e Brugnaro, ma in questo caso non figura nell’elenco del gruppo parlamentare e che dunque si è, invece, sfilata all’ultimo momento. “Sono stata eletta con Forza Italia e dunque resto convintamente con il presidente Berlusconi”, dice la Fucsia (ugual nome del colore del partito, che perde la sua unica, e vera, ‘Fucsia’…), che però deve avere le idee molto confuse (firmare un atto da un notaio è quasi più serio che aderire a un gruppo).

Anche i 5Stelle accusano il colpo del color fucsia…

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Il braccio di ferro, all’insegna della moral suasion dei leader, avvelena i pozzi nel centrodestra. Non solo. I “coraggiosi” creano qualche grattacapo anche al M5s: una parlamentare (Martina Parisse) più sei ex (di cui uno era già passato con gli azzurri, Dall’Osso) persi e un fascino latente esercitato su diversi pentastellati scontenti e oggi ancora dentro il M5s che – prevede qualcuno – potrebbe concretizzarsi in nuove adesioni al movimento dei ‘fucsia’ nel caso il Movimento decidesse di rispettare il tetto del secondo mandato, alle prossime Politiche.

Al Senato per ora i fucsia sono fermi a quota sette…

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Al Senato per ora i fucsia sono fermi a quota sette

Il ciclone portato alla Camera potrebbe ben presto arrivare anche al Senato dove, però, sono solo sette gli eletti reclutati tra i fucsia: i sei di “Cambiamo” e l’azzurro Sandro Biasotti, al debutto in politica nel 2000 come indipendente dell’allora Polo delle Libertà, ex governatore della Liguria, a ora senatore di Forza Italia, e la ex ‘badante’ del Cav, Mariarosaria Rossi che aveva tentato, senza fortuna, l’approdo nei ‘Responsabili’ che dovevano sostenere Conte. Ma si prevedono nuovi ingressi e il gruppo – che al Senato abbisogna di dieci senatori e un simbolo già depositato (alla bisogno c’è quello di ‘Idea’ di Gaetano Quagliariello che lo portò in dote a Toti) potrebbe formarsi in una decina di giorni.

Gaetano Quagliariello

Gaetano Quagliariello – Senatore di Cambiamo

Infine, che il nuovo partito sia una cosa seria lo dimostra l’atto costitutivo, tenuto davanti a un notaio. Quattro i capi delegazione presenti in quella occasione: oltre a Brugnaro, Toti e Marin, c’è pure il ‘professore’ Gaetano Quagliariello. Due le commissioni: una per la redazione dello statuto e dell’atto costitutivo, l’altra per la redazione della carta dei valori, del programma e del codice etico. L’idea, ora, è allargarsi verso il Centro e il Sud, magari proprio alleandosi con l’area di Mara Carfagna e dei suoi.

Draghiani, moderati e centristi. Ecco chi sono i fucsia

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“Le nostre porte sono aperte”, scandiscono Toti e Brugnaro

Le nostre porte sono aperte”, scandiscono Toti e Brugnaro, strizzando l’occhio in particolare agli ex Cinque Stelle. “È un progetto che guarda al futuro – spiega il governatore della Liguria -. I parlamentari arrivano da tante storie diverse e ciò vuol dire che questa può essere la casa di tante persone con diverse sensibilità. Se domani mattina Forza Italia ha voglia di sedersi a discutere è benvenuta. Io avevo proposto un partito unico di centrodestra, ma la si finisca di mettere blocchi o veti per interessi personali ad un centrodestra che si vuole riformare”. Quanto alla collocazione in maggioranza, non vi sono dubbi: “Questo è il governo del Migliore – si sbilancia Marine merita di andare avanti”.

Toti spiega che “Coraggio Italia non sarà un nuovo partitino personale ma la gamba moderata del centrodestra” e che la nuova forza politica sarà presente alle amministrative di autunno. “Vogliamo ricomporre la diaspora dei moderati”, è l’obiettivo annunciato. E’ un’iniziativa, dice il governatore ligure, che non va contro Berlusconi. Le critiche sono per i colonnelli: “Se domani mattina – afferma Toti – Forza Italia ha voglia di sedersi a discutere è benvenuta. Io avevo proposto un partito unico di centrodestra… ma qualcuno la finisca di mettere blocchi o veti per interessi personali ad centrodestra che si vuole riformare. Io sono contro solo chi non vuole aprire centrodestra”. Brugnaro gli fa eco: “Saremo con Berlusconi se vorrà fare battaglie istituzionali. Siamo qui per allargare perimetro di sostegno, non ridurlo”. Un perimetro, quello disegnato da Brugnaro, che sa di operazione neocentrista.

Un po’ di colore sulla presentazione dei ‘fucsia’. Si riparte dalle Repubbliche marinare…

(traiamo questo brano dall’articolo di Federica Fantozzi sull’Huffington Post del 27 maggio 2021)

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Repubbliche Marinare

Il centrodestra, dunque, riparte dalle Repubbliche Marinare…: abbracciati per la photo-opportunity ecco il governatore ligure Toti, il sindaco di Venezia Brugnaro, e il senatore Quagliariello, forte di un cugino che era ex sindaco di Amalfi. Manca Pisa: inviterete Letta? “Per una cena di pesce sì,… tutti insieme, pisani, livornesi…”.

Poi l’inquadratura si allarga – Biancofiore, Rossi, Romani, Napoli, Mugnai, Sibilia – e diventa una foto di classe: 23 deputati, 7 senatori più 3 “in cottura”. Sorridenti e trepidanti. Nasce nell’auletta dei gruppi parlamentari “Aldo Moro” (sic, povero Moro…) di palazzo Montecitorio “Coraggio Italia”, la nuova casa dei moderati, liberali, riformisti, cattolici, europeisti, etc. La star è lui, il sindaco accolto dall’applauso, completo blu pavone e spilla con il simbolo della più potente delle repubbliche marinare, Venezia. Il Secondo Doge dopo Zaia, il “piccolo Berlusconi”, l’uomo con il Sole in Tasca 25 anni dopo Silvio, il moderato che “batte i pugni sul tavolo” e soprattutto è riuscito in un’impresa prima fallita da tutti, compreso Conte: sfilare 12 deputati a Forza Italia. E no, “non è un’ossessione sennò saremmo dal medico”, la fine di FI “non ci interessa”, dice, e grazie Silvio “ma è un altro tempo”.

Chi è Brugnaro, un altro Berlusconi “con il sole in tasca”

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Brugnaro, un altro Berlusconi “con il sole in tasca”

Interviste? Ma no. Berlusconi vi ha fatto gli auguri o ha cercato di trattenervi? Questioni private, vade retro gossip. Il “sindaco del fare” – aggettivi ricorrenti: spiccio, sbrigativo, pragmatico – non ha tempo da perdere: “Parliamo con l’Italia che manda avanti il Paese: imprenditori, sindacalisti, amministratori locali. Partiamo dai territori. Dove andremo e chi comanda sono domande senza senso, bisogna chiedersi dove andrà il Paese”. Per i prossimi due anni, pare di capire, avanti tranquillo con Draghi.

Insomma, è una casa per gli apolidi, porte aperte, ma gli echi risuonano: “Non sarà un partito personale o comandato da qualcuno” mette in chiaro Toti. “Nessun generale e nessun soldato semplice. Tutti capitani coraggiosi” aggiunge il padovano Marco Marin, capogruppo alla Camera (nonché uno dei king maker dell’operazione): campione olimpico di sciabola, era il coordinatore forzista che nel 2015 presentò a Berlusconi l’aspirante sindaco, “senza tessere di partito”, Brugnaro.

Tra i due B nacque un’amicizia, consolidata da due mandati in Laguna: i due hanno molto in comune, oltre l’iniziale del cognome. Brugnaro gestisce una holding dal fatturato multimilionario divisa in 23 società (coordinate da un trust per evitare conflitti di interesse), nata come azienda di commercio, evolutasi come agenzia interinale, ramificatasi poi nell’edilizia, immobiliare, manifatturiero che funge anche da “vivaio” di staff, collaboratori e classe dirigente, proprio come faceva Berlusconi a Publitalia.

Poi c’è il capitolo sport: nel 2006 ha rilevato la squadra di basket Reyer Venezia Mestre, portandola al successo in serie A. 60 anni, figlio di una maestra e di un operaio sindacalista a Marghera, Brugnaro è stato un liceale-lavoratore prima di laurearsi in architettura. Come il Cavaliere, ha avuto cinque figli da due mogli, ma tiene la sua vita privata lontana dai riflettori. Naviga in yacht, vive in una grande villa a Mogliano Veneto dove festeggiò il compleanno con 700 invitati sulle note di “Vagabondo” di Nomadi.

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Carlo Calenda e Matteo Renzi

Lo raccontano in buoni rapporti con Renzi e Calenda, di sicuro nell’ultimo anno politicamente inquieto. Rieletto sindaco nel 2020, ha lanciato (con successo) alle amministrative le liste fucsia embrione del “marchio” di “Coraggio Italia”: “Non è fucsia – giura però lui – E’ un rosa duro, carico. Nasce dal fatto che in azienda ho l’87% di donne, hanno una marcia in più. E’ un colore inclusivo”.

Brugnaro è poliedrico, multiforme. “Il JR dell’entroterra lagunare” lo definì “Libero”. Il “Gentilini azzurro”, sindaco sceriffo senza bisogno di pistole. “Se uno urla Allah Akbar a San Marco ghe sparemo, gli spariamo” gelò il Meeting di Rimini. A lui si deve il dress code per i vigili urbani (capelli corti e niente orecchini) e lo stop alla pausa caffè dei dipendenti comunali. “E’ ruvido quando serve – preconizzò Renato Brunetta, suo grande sponsor – Uno così servirebbe all’Italia”. Si candidò a ospitare il vertice Trump-Putin, litigò con l’Unesco che criticava il degrado veneziano: “Siamo noi che portiamo valore a loro”. Ai concittadini veneziani piace: con gli stivaloni a svuotare la piazza dall’Acqua Granda o con la polo turchese a fare il netturbino.

Adesso la ribalta è quella nazionale. “E’ un caterpillar ma dovrà imparare la malizia” sospira un fucsia.

Ma Brugnaro, patron della squadra di basket Reyer Venezia Mestre e della holding Umana, ora al suo secondo mandato come sindaco della città lagunare, potrebbe essere l’erede di Berlusconi? I suoi sostenitori ed elettori (alle elezioni dell’ottobre 2020 la lista per Brugnaro ha raccolto il 31,67% di consensi) sono convinti che sia il politico-tycoon giusto, che ne ha la stessa empatia e generosità. Forse i supporter corrono un po’ troppo, ma è lo stesso Brugnaro ad accelerare “al centro”, si capisce.