Forza Italia! Quando la Politica ‘capisce’ il calcio (di rado) e quando non è in sintonia (spesso) col Paese reale

Forza Italia! Quando la Politica ‘capisce’ il calcio (di rado) e quando non è in sintonia (spesso) col Paese reale

4 Luglio 2021 2 Di Ettore Maria Colombo

“Forza Italia!”. Quando la Politica ‘capisce’ il calcio (di rado) e quando non si mette in sintonia col Paese reale (molto spesso). I leader e i partiti che hanno saputo approfittare delle vittorie azzurre ai Mondiali e quelli che di calcio non capiscono nulla per spocchia o per semplice disinteresse

calcio

Quando la Politica ‘capisce’ il calcio

 

Nb: questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscalinews.it il 4 luglio 2021

 La cena della ‘Riconciliazione’ pentastellata tra Grillo, Fico e Di Maio mentre l’Italia affronta contro il Belgio

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La cena della ‘Riconciliazione’ pentastellata si svolge mentre l’Italia battaglia contro il Belgio

Si sta giocando il primo tempo di Belgio – Italia, quarti di finale degli Europei 2020-2021, e un’intero Paese, il nostro, è ‘appeso’ ai televisori, ai maxschermi, alle radioline (sì, quelle da Tutto il calcio minuto per minuto dei nostri nonni, della tv in bianco e nero) quando – nella felice intercapedine che si insinua tra il goal Barella (31esimo del primo tempo) e quello di Insigne (44esimo, sempre del primo tempo), cioè un attimo prima che Lukaku segni, al 47esimo, in pieno recupero di primo tempo, il rigore dell’1 a 2 (e noi tutti a contestarlo, il rigore) – si tiene una cena riservata a tre (Grillo-Fico-Di Maio) in cui decolla la trattativa, parte la mediazione e “si apre il negoziato” tra le due posizioni, all’apparenza inconciliabili, di Beppe Grillo e Giuseppe Conte sul futuro del M5s.

italia belgio europei

Europei Italia vs Belgio

‘Galeotta’ è stata una cena a tre che si sarebbe svolta in quel di Marina di Bibbona, buen retiro estivo del Garante (insieme alla Costa Smeralda, si capisce, ma lì ci va solo ad agosto, al seguito di moglie e figli, tra cui Ciro, indagato a Milano per stupro di gruppo), e i due silenti ma presenti mediatori per eccellenza, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e il presidente della Camera, Roberto Fico. Si presuppone – anzi, dalle ricostruzioni si ha la certezza – che i tre augusti commensali non ce l’abbiano proprio fatta, a seguire (e tifare) per la Nazionale azzurra. Insomma, avevano ben altro a cui pensare, ecco.

Segue, nel secondo tempo di una partita che finirà come deve finire (2 a 1 per l’Italia), con grande sofferenza e apprensione dei tifosi (in pratica, dell’intero popolo italiano) – un post vergato su Facebook da Grillo che annuncia, invece della ‘guerra’, una ‘tregua’.

Il fondatore del Movimento annuncia che verrà istituito un comitato per discutere del nuovo Statuto (quello nuovo, e mai letto da nessuno, neppure uno, tranne che da Grillo, predisposto da Conte). “La votazione sul comitato direttivo è sospesa” scrive Grillo, stoppando in questo modo sia la sua stessa richiesta di indire la votazione, su Rousseau, di un nuovo Comitato direttivo per sostituire Crimi e congelare i poteri di Conte, sia l’iniziativa partita, solo 24 ore prima, da Vito Crimi, attuale reggente dei 5Stelle, che aveva lanciato un’altra votazione su Sky Vote, e non su Rousseau, come invece chiedeva Grillo. Segue la arzigogolata spiegazione del Garante: “Ho ricevuto dai gruppi parlamentari una richiesta di mediazione in merito agli atti che dovranno costituire la nuova struttura di regole del MoVimento 5 Stelle (Statuto, Carta dei valori, Codice Etico). Ho deciso di individuare un comitato di sette persone che si dovrà occupare delle modifiche ritenute più opportune in linea con i principi e i valori della nostra comunità”. Morale, invece di due ‘comitati’ reggenti e transeunti ‘concorrenti’ (quello di Crimi-Conte e quello di Grillo) nasce un ‘comitato’ neutro figlio di mediatori eccellenti (Conte e Di Maio) che dovrà (o dovrebbe) risolvere i guai in casa dei 5Stelle. Far tornare nella stalla i buoi ormai scappati. Rimettere il dentifricio nel tubetto. Etc. 

L’organismo – cioè il nuovo Comitato direttivo – sarà chiamato “ad agire in tempi brevissimi”, specifica Grillo, e dovrà trovare l’equilibrio tra le richieste di Grillo sulla sua figura di garante e quelle di Conte di rinnovamento, come gli era stato chiesto a marzo.

vito crimi

Vito Crimi

Il gruppo ristretto sarà dunque composto, sempre su indicazione di Grillo, ma con Fico e Di Maio che mediano, dal presidente del comitato di garanzia Vito Crimi (vicino a Conte), dal capogruppo della camera Davide Crippa (vicino a Grillo) e del senato Ettore Licheri (vicino a Conte), dal capogruppo in Parlamento europeo Tiziana Beghin (idem), da un rappresentante (non ancora individuato) dei ministri Stefano Patuanelli, da Roberto Fico e Luigi Di Maio (equidistanti o equivicini a entrambi). Il numero, però, fa cinque e non sette, ma non staremo certo a impiccarci, dentro i 5Stelle, con la logica e la matematica.

Grillo

Beppe Grillo

Intanto l’Italia faceva il boom, anche negli ascolti...

La noia già vi assale, cari lettori, come se stessi parlando dello Statuto del Pd? Sì, pure a noi. Ma non potevano ‘prima’ vedere la partita e poi parlarsi? Oppure fare viceversa, prima parlarsi e ‘poi’ vedere la partita? Ma sono davvero così fuori dal mondo reale?

Gli italiani, ovviamente, la pensano assai diversamente dai vertici del Movimento. 

Come scrive Prima comunicazione, la ‘Bibbia’ del giornalismo italiano scritto, stampato e on-line, mensile e sito Internet diretto da Alessandra Ravetta, in un articolo che potete trovare qui , la partita al cardiopalmo, per la nostra Nazionale di calcio, di venerdì 2 luglio – e cioè la vittoria per due a uno nei quarti di finale degli Europei di calcio contro gli ostici belgi, al primo posto nel ranking mondiale della Fifa – ha conquistato, praticamente, tre italiani su quattro tra quelli davanti ai teleschermi, costringendo ad audience residuali tutte le altre reti tv. Ma ecco i numeri da record.

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Roberto Mancini

“Su Rai1 Belgio-Italia, con la squadra di Roberto Mancini che ha conquistato la semifinale grazie ai gol di Nicolò Barella e Lorenzo Insigne, e quella avversaria in rete con Romelu Lukaku, ha conquistato 15,483 milioni di spettatori ed il 65,2% su Rai1 e 1,956 milioni e l’8,2% su Sky.

Sulla tv pubblica il primo tempo ha riscosso 15,024 milioni di spettatori e il 64%, il secondo tempo 15,901 milioni e il 66,3%, mentre pre e il post partita hanno coinvolto 11,518 milioni di spettatori con il 54,2%. Su Sky prepartita a 424mila e post partita a 1,175 milioni.

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Si tratta del miglior risultato Auditel ottenuto dalla nostra Nazionale nel torneo. In precedenza, infatti, negli ottavi di finale Italia-Austria aveva conseguito 13,275 milioni di spettatori ed il 61,1% e su Sky lo stesso match aveva avuto 1,875 milioni e l’8,5%”.

magnifico

Durante i gironi eliminatori, alle 18.00, Italia-Galles aveva conseguito 11,460 milioni di spettatori ed il 60% sull’ammiraglia pubblica e 1,672 milioni e l’8,75% su Sky. Con la partita vinta tre a zero sulla Svizzera, sempre nella fase iniziale, gli Azzurri avevano raccolto 13,346 milioni di spettatori e il 51,9% di share su Rai1 e, quindi, 1,785 milioni e il 7,1% di share su Sky. In apertura di torneo, la vittoria con la Turchia aveva avuto 12,7 milioni di spettatori ed il 50,7% su Rai1 e 1,553 milioni ed il 6,2% su Sky. Da registrare come il più congruo aumento di pubblico abbia riguardato l’ascolto più ‘nazional-popolare della tv pubblica, e non tanto il target già convinto e appassionato della pay tv, chiosa Prima.

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Italia Spagna prima semifinale

Ora, è mai possibile che – durante la cena della ‘riconciliazione’ o ‘riappacificazione’ del M5s di cui è venuta a conoscenza, per poi renderla pubblica, l’agenzia di stampa Ansa – nessuno abbia avuto voglia di buttare un occhio al teleschermo e guardare la partita? Ma di quale astrusa, sconosciuta e aliena ‘pasta’ sono fatti i leader e capi del M5s?

Certo, per carità, tutto è ben quel che (sembra) finire bene. Grillo e Conte si presenteranno, davanti alle assemblee dei gruppi parlamentari, per ‘spiegare’ le loro posizioni – magari in due incontri separati per evitare che la presenza di entrambi  diventi un incontro di wrestling – davanti alle truppe, basite e frastornate, parlamentari.

Quando? Si era pensato martedì prossimo, ma – piccolo particolare, appunto – martedì sera l’Italia (quella del pallone) si gioca l’ingresso in finale agli Europei con le ‘furie rosse’ della Spagna. E qui, finalmente, arriva un barlume di resipiscenza, ma pare figlio delle ‘eccezioni’ (timide) delle truppe: “ehm, capi, scusate, ma l’incontro meglio farlo lunedì o mercoledì. Martedì gioca l’Italia”. Un barlume di intelligenza e di resipiscenza. 

La Politica separata del tutto dal sentiment popolare. Di solito, solo il Pd riesce in così ‘alte’ imprese…

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Il logo ufficiale del Pd

Francamente, avremmo pensato, fino a ieri, che solo il Pd sarebbe stato capace di ‘cotanto senno ’. E, cioè, di essere talmente distaccato dal Paese ‘reale’, quello che vive il calcio e la Nazionale come una ‘religione’ – per nulla ‘laica’, ma proprio di tipo ‘fondamentalista’ – da inventarsi cene, ‘dibattiti’ e convegni in svizzera e assurda contemporanea a eventi come una partita che ha lasciato l’Italia con il fiato sospeso fino al, liberatorio e felice, novantesimo minuto. Invece, i 5Stelle – persi nel marasma di una crisi di identità, di leadership, di consensi, di voti, di truppe parlamentari sbandate e prive di guida – sono riusciti a fare di molto meglio persino del Pd. Il che è tutto dire (e, in effetti, indica che i due partiti ‘devono’ allearsi al più presto, figli degli stessi errori). 

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Gianni Cuperlo

Passeggiando per Roma, la sera di una delle prime partite dell’Italia, abbiamo – è vero – visto il ‘pensatore’ Gianni Cuperlo riunire la sua ‘corrente’ a cena e, guadagnando a larghe falcate la via di casa, per correre a vedere la partita, abbiamo sospirato: “ecco i soliti dem, capaci di riunire una corrente di partito mentre l’Italia scende in campo!”.

Giudizio troppo ingeneroso, anche perché si trattava di una partita della prima fase, quella con la Svizzera, ancora dentro la eliminazione a gironi. Eppoi, Cuperlo è Cuperlo. Ma, con ancora oggi il peso del primo partito presente nelle aule parlamentari, i 5Stelle riescono nella mirabile impresa di riunirsi – per scannarsi o accordarsi – mentre gioca la Nazionale. Un gesto che, in sé, non solo grida vendetta contro il Dio del Calcio, ma che la dice lunga su quanto questo partito sia ormai totalmente ‘distaccato’ dal Paese reale.

 

La querula e sterile polemica del Pd contro la Nazionale che ‘non s’inginocchia’ a inizio partita per anti-razzismo

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Il Murales di un azzurro in ginocchio, opera di Harry Greb a Roma

Per non dire dell’unico caso in cui, durante questi Europei, il Pd si è ‘distinto’ per essersi interessato – ma in modo disastroso e del tutto sbagliato e alienante – di calcio. Una polemica querula e sciocca condotta contro tutti quei giocatori azzurri che non si sono ‘inginocchiati’, in segno di protesta anti-razzista, sull’onda del movimento (nato e prosperato negli Usa) Black Lives Matter, a inizio di ogni partita degli Europei. La Figc è dovuta intervenire per fare ordine e far sapere, in modo assennato, che sarebbe stata una ‘libera scelta’ (e cos’altro poteva mai essere? Assurdo, da parte del Pd, non solo chiedere ma pretendere che diventasse un obbligo) dei giocatori della Nazionale. I quali, invece di concentrarsi sulla gara, hanno dovuto parlare, spiegare, discutere, rispondere alle domande, e dire – come Chiellini – “ci inginocchieremo contro il nazismo” (sic), scambiato per il ‘razzismo’, per dire della confusione. Salvini e Meloni hanno subito spernacchiato il Pd e il suo segretario, Enrico Letta, con un goal che più a porta vuota di così non poteva essere. I tifosi della Nazionale, del tutto disinteressati alla polemica, non aumenteranno di certo le loro simpatie per il Pd, già assai esangue nei consensi.

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La Nazionale non si inginocchia, un altro fiasco di Letta

Ma al netto delle ‘uscite’ scollacciate del Pd, resta il punto. Il Paese ‘reale’ – fin troppo gonfio e assatanato di calcio, specie dopo l’astinenza forzata da stadio e da campionato subita durante il Covid – è quello che vive e soffre ogni partita della propria squadra del cuore, figurarsi della Nazionale. Quello che, per dirla in modo politically incorrect, tiene attaccati ai teleschermi tutti, giovani e anziani, etero e gay, persino le donne, le quali ancora chiedono, e si chiedono, come funzioni, ‘esattamente’, la regola del fuorigioco.

 

Chi è vicino e chi no al ‘sentiment’ nazional-popolare 

Salvini e Meloni

Salvini e Meloni

Ora, se è pur vero che, martedì prossimo, le ambizioni della Nazionale guidata da Roberto Mancini potrebbero tragicamente franare, abbattendosi contro il ‘muro’ delle ‘furie rosse’, e il loro famoso ‘tikitaka’, cioè la Spagna, impedendoci di andare a giocare, nello stadio di Wembley, la finale degli Europei (presumibilmente contro l’Inghilterra, la quale, peraltro, in quel caso, giocherebbe in casa la finalissima), è evidente che, ai 5Stelle, come al Pd, ormai, di quello che accade nel cuore dell’Italia che lavora e che produce”, ma anche dell’Italia che tifa “i colori della Nazionale”,  direbbero Salvini e Meloni – patriottici di loro, quindi appassionati di calcio e attacatissimi ai ‘colori’ azzurri per ovvia convenienza e facile lucro, ma anche per scelta e formazione, altro motivo per cui sono sempre maggioritari nel Paese – non importi un beato fico secco.

Vasco Rossi

“Ognuno perso nei suoi guai” direbbe il Vasco

Sono troppo presi dai loro guai, problemi, litigi, i 5Stelle e il Pd. “Ognuno perso nei suoi guai” direbbe il Vasco, un altro ‘nazional-popolare’ che forse non hanno mai cantato.

 

Il Paese e il Palazzo davanti ai Mondiali di calcio. Un piccolo excursus storico da Mussolini a… Berlusconi

Vittorio Pozzo

La Nazionale italiana guidata da Vittorio Pozzo vinse ben due edizioni dei Mondiali di Calcio, quella del 1934 in Italia e quella del 1938 in Francia

Del resto, che l’Italia ‘della Politica’ sia distante, anni luce, dal Paese reale, è un antico refrain, ma è vero anche che vi sono state robuste eccezioni. Benito Mussolini, per dire, seppe sfruttare da par suo le ‘fascistissime’ vittorie della Nazionale italiana guidata da Vittorio Pozzo che vinse ben due edizioni dei Mondiali di Calcio (si chiamava ‘coppa Rimet’), quella del 1934 in Italia (quando fummo accusati, giustamente, di favoritismi arbitrali e retorica anti-francese) e quella del 1938 in Francia quando, alle soglie della II Guerra Mondiale, vincemmo e basta per meriti nostri e con una squadra che, all’epoca, era una fucina di talenti. Quei calciatori azzurri cui, volenti o nolenti, fu imposto di fare, a inizio partita, il saluto romano, dal fascismo, sono giustamente entrati nella leggenda.

il Grande Torino di Valentino Mazzola

Il Grande Torino di Valentino Mazzola

Seguirono decenni di buio e un Italia che, nella Ricostruzione e nel II dopoguerra, aveva ben altri problemi. Al netto della tragedia di Superga (1949), quando il Grande Torino di Valentino Mazzola, scomparve, inghiottito da un terribile incidente aereo, e la tragedia si trasformò in mito e poesia, lo sport nazionale era il ciclismo – l’Italia si divideva tra Fausto Coppi, di cui si sospettavano simpatie ‘di sinistra’ e Gino Bartali, vicino alla Dc – e si disse, nel 1948, subito dopo l’attentato contro Palmiro Togliatti, che fu la vittoria di Gino Bartali al Tour de France a ‘distrarre’ le masse comuniste dall’insurrezione armata (un falso storico, ma le leggende sono leggende e tale anche questa è rimasta).

Palmiro Togliatti

Palmiro Togliatti

Eppure, proprio Togliatti, rivolgendosi a brutto muso a Pietro Secchia, capo dell’Organizzazione del Pci, che si vantava di non seguire il campionato, chiese “come pensi di voler fare, in Italia, la rivoluzione, se non sai con chi gioca la Juve?!”. Non a caso, sempre Togliatti impose all’Unità, organo ufficiale del Pci, di occuparsi ‘molto’ di sport (ciclismo e calcio), e di cronaca, e molto, ma molto meno, di Politica ‘di Palazzo’.

Ferruccio Valcareggi rivera mazzola

Ferruccio Valcareggi, Sandro Mazzola e Gianni Rivera

Altri leader e, ovviamente, altri tempi. Per rivedere una vittoria dell’Italia bisogna tornare agli Europei del 1968 e a una rocambolesca vittoria, in casa nostra, 1 a 0 contro la Jugoslavia, dopo aver battuto l’Urss, in semifinale, a colpi di ‘monetine’ (nel senso che allora si sorteggiava chi andava in finale, dopo i tempi regolamentari e i supplementari: non erano ancora stati ‘inventati’ i rigori). La nazionale di Ferruccio Valcareggi fu la stessa che ci fece sognare, ai Mondiali del 1970 giocati in Messico, in una semifinale con la Germania. Quella celebre partita – “Italia-Germania 4 a 3” è diventata un film, molti libri, un racconto corale che ancora si tramanda di generazione in generazione con tanto di ‘staffetta’ – che divise l’intero popolo italiano in due fazioni opposte, stile destra e sinistra, tra i due ‘geni’ rivali del calcio e estro italico, Sandro Mazzola e Gianni Rivera.

Italia-Germania 4 a 3

Italia-Germania 4 a 3

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Nel frattempo, però, il nostro Paese, era già entrato nella ‘sindrome’ degli anni Settanta e l’entusiasmo per quella storica semifinale (in finale fummo pesantemente battuti dal Brasile per 3 a 1, immortalata allo stadio Azteca da una targa), ancor oggi mitica, durò meno di un’estate.

Enzo Bearzot

Enzo Bearzot

Ma proprio per uscire dagli ‘anni di Piombo’ servì un’altra epica impresa della Nazionale, quella della Nazionale guidata da Enzo Bearzot nel 1982. Lo stesso Bearzot che già ai Mondiali del 1978, giocati in un’Argentina funestata da quel regime dittatoriale dei colonnelli su cui il calcio mondiale stese un velo, fingendo di non vedere e non sapere nulla delle violenze e dei desaparecidos, ci aveva già fatto sognare arrivando a un passo dalla finalissima, battuti dall’Olanda in semifinale e poi finiti solo quarti.

rossi

‘Pablito’ Rossi

Una impresa epica, quella della prima vittoria ai Mondiali dell’82, dai lontani anni Trenta – due vittorie ‘viziate’ e sporcate, appunto, dall’accaparramento della vittoria che, a fini propagandistici, ne aveva fatto il regime fascista – e compiutamente ‘democratica’, civile, piena. Infatti, se è vero che gli ‘eroi’ di quella vittoria (dopo l’eliminazione, imprevista e inaspettata, dei colossi di Argentina e Brasile) contro la Germania, avversaria storica dell’Italia, furono ‘Pablito’ Rossi (“Era l’anno dei Mondiali, quelli del sessantesei, Paolo Rossi era un ragazzo come noi” cantò, anni dopo, Antonello Venditti, proprio per ricordare l’altra epopea del 1968), Antonio Gentile, Antonio Cabrini, Marco Tardelli e Dino Zoff (in pratica, il ‘blocco Juve’, che allora dominava il campionato italiano di serie A, tranne Rossi e il mediano di spinta, Lele Oriali, dell’Inter, cui sempre anni dopo Ligabue dedicò un’altra famosa canzone, ‘Una vita da mediano’), un ruolo non da poco lo ebbe, in quel contesto, il presidente della Repubblica di allora, Sandro Pertini.

Pertini

©Ravezzani/Lapresse 13-07-1982 Roma, Italia. Calcio Nella foto: di ritorno in volo dalla Spagna BRUNO CONTI abbracciato dal Presidente SANDRO PERTINI bacia la Coppa del Mondo di Calcio vinta con l’Italia

“Un partigiano come presidente” cantò, subito dopo, Toto Cotugno in una canzone dal forte (eccessivo) orgoglio patriottico, “Sono un italiano” (cantata e conosciuta, però, in tutto il mondo, pari solo a Volare di Domenico Modugno) era, appunto, un socialista con la pipa (e, guarda caso, anche Bearzot fumava la pipa), antifascista (finito in carcere durante il regime) e partigiano, uomo dalla morale di ferro e dal (pessimo) carattere che, non a caso, ancora oggi è il più amato e più rimpianto presidente della Repubblica.

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E lo è non solo per quello, ma anche proprio grazie a quella vittoria Mundial, al suo gesto rivolto all’amico re Juan Carlos (“gliene abbiamo fatti tre”, “non ci riprendono più!”), all’esultanza sfrenata durante la partita della finalissima, alla celebre partita a scopone scientifico, in aereo, sulla via di ritorno, con Zoff, Scirea e Bearzot. Ma non basta ‘esserci’, se si è dei leader politici, durante una vittoria Mundial, per quanto storica, bisogna sapersi compenetrare con lo spirito dei tempi, avere quel famoso ‘idem sentire’ di gramsciana memoria che è solo dei grandi leader.

giovanni spadolini

Giovanni Spadolini (Pri) provò fare capolino pure lui, in tribuna d’onore, solo che nessun italiano se ne accorse

Chi si ricorda, per dire, chi era il presidente del Consiglio in carica mentre l’Italia prima soffriva, a Vigo, contestata sul campo e fuori, in Italia, e poi metteva alle corde, in rapida successione, Argentina di Maradona, il Brasile dei campioni, la Polonia e, infine, la Germania? Era il primo presidente del Consiglio laico della storia repubblicana, Giovanni Spadolini (Pri) che provò – goffamente – a fare capolino pure lui, in tribuna d’onore, solo che nessun italiano se ne accorse. Passano gli anni ed ecco che al Mondiale del 1990, dopo quelli infausti del 1986 (eliminati presto), che vengono giocati in Italia – funestati dalla ‘pre-Tangentopoli’ degli sprechi per costruire gli stadi – arrivammo in semifinale.

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Notti magiche inseguendo un goal”  l’inno, cantato da Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, ma i sogni si spezzarono in semifinale, battuti dall’Argentina di Maradona (fischiatissimo, per quanto eroe del Napoli) nonostante la generosità di Totò Schillaci.

Berlusconi trofei Milan

Berlusconi e i trofei del Milan

La Prima Repubblica crolla senza più trofei e, mestamente, si avviava la Seconda. Ed è qui che si compie il colpo di genio, pari solo a quello di Mussolini che fece del calcio un bastione del suo sistema di potere. Silvio Berlusconi – nonostante fosse identificato, dai tifosi delle altre squadre (e. ognuna di esse, in Italia, è così tanto un ‘campanile’ che, spesso, una città ne ha due…), come ‘milanista’ (era già dal 1986 proprietario unico del Milan) – fonda un partito che, non a caso, si chiamava ‘Forza Italia’e che, in modo esplicito e implicito, invitava gli italiani a raccogliersi intorno alla bandiera, a sentirsi orgogliosi di loro stessi, a non vergognarsi di cantare l’inno di Mameli (ritenuto, dalla sinistra, un canto sciovinista e retrogrado, nonostante venisse dall’epopea risorgimentale). E’ anche ‘grazie’ al richiamo esplicito ai colori della bandiera e al sentimento patriottico che il ‘partito di plastica’ fa bingo, sbaragliando ogni avversario.

PIPPO BAUDO

Pippo Baudo

Compresa una sinistra post-comunista che, dimentica della saggia lezione di Togliatti, aveva perso sia il contatto con le masse popolari sia la capacità di immedesimarsi e mischiarsi tra alto e basso, in un mix culturale fausto e in tutto quello che, in Italia, si traduce con un concetto che non è figlio del pur geniale Pippo Baudo, ma invece del raffinato e geniale pensatore comunista Antonio Gramsci.

Calcio arrigo sacchi

AZZURRI A COVERCIANO — Il ct della nazionale italiana Arrigo Sacchi in un momento di pausa dell’allenamento odierno. (10/01/1996) (AP Photo/Fabrizio Giovannozzi/Torrini)

E proprio a Berlusconi – che la sognava più di ogni altra cosa – sfugge la vittoria ai Mondiali del 1994 del ct e genio (incompreso) Arrigo Sacchi, che rivoluziona il nostro modo di giocare a calcio (siamo sempre stati famosi quanto criticati, in tutto il Mondo per quel ‘catenaccio’ e contropiede freccia all’arco di Bearzot e non solo lui) e ci porta fino alla finale, giocata negli Usa, in cui Roberto Baggio, detto ‘Divin codino’ (da poco, su di lui, c’è un film, come su Francesco Totti, idolo della Roma) sbagliò il rigore della vita, nella finale con l’eterno nemico – al pari della Germania – del Brasile disperandosi e, insieme a lui, facendo disperare non solo una nazione intera, ma pure il Cavaliere.

Calcio Baggio e Totti

Baggio e Totti

Il quale Berlusconi, non a caso, anche a quella sconfitta imputerà il rapido declino del suo primo governo (che, però, cadde solo a fine anno) e Berlusconi che, sempre non a caso, il decreto Biondi, più noto come decreto ‘salva-ladri’, per mettere fine a Mani Pulite lo fece approvare proprio mentre l’Italia si giocava una delle partite del suo Mondiale.

Calcio Dino Zoff

Dino Zoff

Eliminati ancora ai rigori, ma ai quarti di finale, ai Mondiali del 1998, dai padroni di casa (Francia), sconfitti nella finale degli Europei del 2000, sempre dalla Francia, causa regola del golden goal ai supplementari (allenatore Dino Zoff), nel frattempo eravamo entrati nell’euro grazie a governi di centrosinistra (Prodi e seguenti) che non godettero né di vittorie né di risultati esaltanti ma di un ‘calcio’ giocato sempre col ‘catenaccio’.

Calcio, Giovanni Trapattoni e Marcello Lippi

Calcio, Giovanni Trapattoni e Marcello Lippi

Buttati fuori in modo umiliante, agli ottavi di finale, ai mondiali di Corea e Giappone del 2002 (l’allenatore era Giovanni Trapattoni) dalla bestia nera della Corea, che già ci eliminò nel 1958, la grande rivincita arrivò ai Mondiali disputati in Germania nel 2006 quando la Nazionale, guidata da Marcello Lippi, eseguì una marcia trionfale – e, dal punto di vista del gioco, perfetta – che ci portò fino alla finalissima, sempre giocata con la Francia, e sempre ai rigori, stavolta vinti, grazie al penalty segnato da Fabio Grosso (il quale, però, non è assurto alla gloria imperitura di altri campioni). Gioia ed emozioni incontenibili si riversarono per strada, quella notte e quando la Nazionale tornò a Roma in una ‘marcia trionfale’ degna di imperatori romani, con tanto ricevimento al Quirinale. Giorgio Napolitano, appena diventato, per combinazione astrale, presidente, e che volò in Germania per garantire che arrivasse davvero “un successo che serve all’Italia“, disse: Quando la Nazionale ha vinto, dentro di me ho fatto un salto altissimo. Sono stati straordinari”. La prossemica del corpo e delle parole non è quella di Pertini, ma vabbé. 

calcio Carlo Azeglio Ciampi e la maglia numero Uno

Carlo Azeglio Ciampi: tra i suoi tanti meriti, c’è quello di aver obbligato il Paese a riscoprire (e a cantare, imparandolo a memoria) l’Inno di Mameli e ad esporre la bandiera tricolore

Il Capo dello Stato non era Carlo Azeglio Ciampi ma tra i suoi tanti meriti c’è di aver obbligato il Paese a riscoprire l’Inno di Mameli e a cantarlo, imparandolo a memoria.

Cosa che i giocatori della Nazionale ci hanno messo anni a fare, che proprio non gli entrava in testa. Eh sì che l’inno composto dal giovane Goffredo Mameli, che poi morì, imberbe, sulle barricate dei patrioti del Risorgimento contro la dittatura austriacante – è musicalmente una marcetta facile facile, e pure bruttina, ma il testo è di un italiano antico, desueto, ottocentesco, e dunque oggi tutti lo cantano e nessuno sa cosa dica. Forse è quell’ ‘elmo di Scipio’ – cioè Scipione l’Africano, vincitore contro Annibale – o quel ‘le porga la chioma’, cioè il rispetto e l’inchino, o per non dire di quel ‘stringiamoci a coorte‘ che nessuno sa cosa c. sia, ma qui viene in soccorso Wikipedia: è la modalità di combattimento dell’esercito dei legionari dell’antica Roma, mentre per lo ‘schiava di Roma‘ che tanto faceva irritare i leghisti di Bossi, cioè quelli ‘padani’ e ‘pre-salviniani’, la questione è chiara: è la città – e l’ex Impero romano – che comanda, il resto esegue…

Ciampi educò gli italiani anche ad esporre, con fierezza e dignità, la bandiera tricolore (altro simbolo che la sinistra comunista detestava e riteneva ‘fascista’ o ‘nazionalista’, preferendo di grand lunga ad essa le bandiere rosse dell’internazionalismo proletario), ma tra i suoi demeriti (non voluti) c’era un carattere freddo, algido, che non lo mise in sintonia con gli italiani anche quando, sotto il suo regno, l’Italia perse gli Europei (2002). 

romano prodi

Romano Prodi

Ma per i Mondiali del 2006, quasi nessuno ricorda che il governo ‘fortunato’ della Vittoria – un po’ come quello, pure assai fortunello, governo della Vittoria di Vittorio Emanuele Orlando alla fine della Prima Guerra Mondiale – era il II governo Prodi, quello della scassatissima e litigiosissima Unione. Prodi, il premier di allora – tifoso del Bologna, ma sul piano calcistico non all’altezza del suo storico avversario, Berlusconi, patron del Milan, squadra che aveva rilanciato a successi planetari – non seppe approfittare della fase o, forse, il suo destino era già segnato dai vari Mastella e Bertinotti che a tutto pensavano, prima e dopo, che a mettersi in sintonia col Paese.

Antonio Conte ct Italia

Italia-Olanda amichevole

Estromessi dai Mondiali in Sud-Africa nel 2010, e al primo turno, in modo ignominioso (e, pure qui, Berlusconi non poté approfittare di vittorie), eliminati ai quarti di finale agli Europei del 2016 (guidati da Antonio Conte, e chi mai avrebbe immaginato che un suo quasi omonimo, oggi, sarebbe diventato un leader politico o presunto tale…), l’Italia del pallone raggiunse il suo punto più basso venendo eliminata, addirittura, dal girone di qualificazione dei Mondiali del 2018 (ct il mai troppo maledetto dai tifosi Gian Piero Ventura), quando la Svezia ci escluse persino dal tentativo di ripescaggio ai play off e che importa chi era al governo. Una notte e una umiliazione così non si dimenticano più (in ogni caso, per la cronaca, era il governo Gentiloni, ultimo di pieno centrosinistra).

 

Mancini e l’orgoglio azzurro perduto. Chi ne godrà, politicamente? Alcuni, da Salvini a Meloni e, forse, persino Berlusconi. Nessuno tra Pd e pentastellati…

Roberto Mancini

Per ritrovare l’orgoglio perduto ci è voluto Roberto Mancini, ‘il Mancio’

Per ritrovare l’orgoglio perduto ci è voluto Roberto Mancini, ‘il Mancio’. Considerato uno dei migliori centravanti della sua generazione, ma con scarsa fortuna e poche presenze in Nazionale, ‘bandiera’ della Sampdoria (per le donne: è la seconda squadra della città di Genova…) e poi della Lazio (e per questo sospettato di simpatie destrorse), è riuscito a vincere quasi di più da tecnico – in Italia e fuori, in Inghilterra – che da giocatore.

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Erickson

Dopo aver studiato e mixato in modo sapiente gli insegnamenti di Boskov ed Erickson, due guru stranieri che hanno rivoluzionato il calcio ‘catenacciaro’ all’italiana, teorico della superiorità della tecnica e della tattica sul gioco muscolare e l’improvvisazione, allenatore di Lazio, Fiorentina, Inter (la squadra del cuore di chi scrive…) e, in Inghilterra, del Manchester City, Mancini dal 2018 ha preso in mano la Nazionale italiana e, in un amen, con una striscia di dieci vittorie e zero goal subiti, ha preso per mano la Nazionale e ha portato per mano l’Italia agli Europei. Come si sa, e come si vede (basta aprire un qualsiasi canale tv o accendere una qualsiasi radio negli orari di prime time, cioè di massimo ascolto) Mancini è anche un ottimo ‘allenatore’ di se stesso: i suoi spot sono curati e intelligenti quanto i suoi goal, la sua immagine è ovunque, è testimonial di campagne pubblicitarie ben pagate come di quelle no-profit.

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L’Italia vincerà l’Inghilterra a Wembley?

E’ troppo presto, ovviamente, per dire se l’Italia arriverà in finale e, ancora meglio, se la vincerà (contro l’Inghilterra a Wembley? Può essere. Di certo sarebbe una partita a dir poco memorabile), ma è abbastanza chiaro e ragionevole affermare che il governo Draghi – che si trova oggi in carica – ne uscirebbe assai rafforzato, da una ‘vittoria’ dell’Italia agli Europei. Il Paese, che solo oggi sta uscendo veramente dalla pandemia, impazzirebbe di gioia, gli alleati della Ue sarebbero contenti di un trionfo dell’amico Mario e pure di veder buttata giù la ‘perfida Albione’ – come la chiamava, ai tempi, il Duce – uscita dalla Ue con la Brexit e che, ancora oggi, con l’appoggio della Fifa, si rifiuta di spostare la finale da Londra, dove la variante Delta impazza, mettendo di nuovo a rischio contagio l’Europa. Pochi i partiti, invece, che ne trarrebbero giovamento.

Variante Delta coronavirus

Variante Delta coronavirus

Non di certo il Pd, che sa solo berciare, dal suo segretario Enrico Letta in giù, perché i giocatori italiani non s’inginocchiano, a inizio partita, in nome della solidarietà antirazzista (lo hanno fatto, in verità, alcuni e tutti proprio nella partita con il Belgio, ma solo perché il Belgio, zeppo di giocatori di colore, lo ha chiesto) e di un movimento, Black Lives Matter, che sarà anche benemerito, giusto e onorevole, come forma di protesta, negli Usa del razzismo (la protesta nasce da lì, come si sa, sotto Trump), ma che non si capisce cosa c’entri con l’Europa, il campionato di calcio europeo, etc.

Di certo, appunto, non i 5Stelle che, invece anche solo di guardarla la partita – non foss’altro che per capire con chi ‘stanno’, davvero, gli italiani – si perdono nelle loro cene, liti interne, Statuti, Direttivi, Direttori, piattaforme, etc. Ne sapranno approfittare, invece, e di certo, le forze della destra italiana, Lega e Fratelli d’Italia, che quando si tratta di montare la panna della retorica patriottarda, nazionalista e sciovinista, non sono secondi a nessuno, a partire dai loro sovranisti e nazionalisti leader, Salvini e Meloni.

Francesco Verderami

Francesco Verderami

Forse, ne saprà approfittare, per l’ultima volta, Silvio Berlusconi, che – si scopre dal retroscena di Francesco Verderami uscito ieri sul Corriere della Sera – ‘sogna’ di andare al Quirinale, l’anno prossimo, grazie ai voti della destra. E con lui in sella al Quirinale e Mancini in sella alla Nazionale – tanto, comunque vadano gli Europei, lì sarà e resterà – sì che i prossimi Mondiali, quelli del Qatar del 2022, potrebbero essere davvero il segno della ‘rinascita’ italiana, del ‘Nuovo Rinascimento’ del Paese, del tripudio azzurro.

Berlusconi Renzi

Berlusconi e Renzi

Perché un politico, più che cercare di mettersi in sintonia con il Paese reale, ci deve saper stare di suo. Berlusconi, Renzi (nei suoi momenti migliori non a caso tifosissimo di calcio e della Fiorentina) e solo pochissimi altri lo sanno fare. Gli attuali leader di 5Stelle e Pd sembra proprio di no. Hanno altre cose di cui occuparsi. Quanto sbagliano.