Stranieri in patria… Lo ius soli sportivo, lo ius soli e lo ius cultura? Manca una maggioranza parlamentare per approvarli

Stranieri in patria… Lo ius soli sportivo, lo ius soli e lo ius cultura? Manca una maggioranza parlamentare per approvarli

12 Agosto 2021 2 Di Ettore Maria Colombo

Lo Ius soli? Resterà un sogno per molti ‘neo-italiani’. In cosa consiste la proposta dello ius soli ‘sportivo’ lanciata dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, e la battaglia politica sullo ius soli tout court. Cosa dicono le tre proposte di legge depositate alla Camera ormai da due anni degli onorevoli Boldrini, Orfini e Polverini. La verità è che non solo il centrodestra è contrario, ma anche e soprattutto l’M5s: “Non è una nostra priorità”.

Ius soli

Lo Ius soli resterà un sogno per molti ‘neo-italiani’. In cosa consiste la proposta dello ius soli ‘sportivo’ lanciata dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, e la battaglia politica sullo ius soli tout court

 

Nb: questo articolo è stato pubblicato, in forma ridotta, il 12 agosto 2021 sul portale dell’inclusione, coesione e diversità “Luce.lanazione.it” del gruppo Quotidiano Nazionale

 

Gli Olimpionici di Tokio sono ‘veri’ italiani? Sì, per la legge, ma solo a partire dai 18 anni. Loro, comunque, si sentono tali

 Marcell Jacobs

Marcell Jacobs

Gli ori di Marcell Jacobs (nato a El Paso, Texas, Usa, ma da madre italiana e padre statunitense, è cresciuto a Desenzano sul Garda e ora vive a Roma, ma è stato sempre ‘italiano’ grazie alla madre, in base al principio, ancora oggi valido, per la legge italiana, dello ius sanguinis) nei 100 metri ed Eseosa Desalu (nato da genitori nigeriani, vive a Sabbioneta, in provincia di Mantova, ma è diventato italiano ‘solo’ dal 2021, a 18 anni) nella staffetta 4×100 alle Olimpiadi di Tokyo hanno riaperto il dibattito sullo ius soli sportivo e, più in generale, sullo ius soli in quanto tale. In particolare, è significativo il caso di Desalu: nato in Italia, ha potuto indossare la maglia azzurra solo dopo aver compiuto i fatidici 18 anni.

Eppure, entrambi – come molti altri atleti olimpici che hanno portato i colori dell’Italia (il 38% della squadra dell’Atletica, 76 atleti e il 15%, uno su dieci, della delegazione olimpica, 384 atleti) – si sono sempre sentiti italiani, anche se, formalmente, Desalu, fino ai 18 anni non lo è stato, almeno dal punto di vista ‘formale’ del diritto…

Ancora più complicata la storia di una medaglia non d’oro, ma di bronzo, quella vinta dall’Italia nella lotta alle Olimpiadi di Tokio. Abraham de Jesùs Conyedo Ruano, medaglia di bronzo nella lotta libera 97 kg., è nato nel 1993 a Cuba, ma ha ottenuto la cittadinanza italiana per meriti sportivi nel dicembre 2019, un anno dopo l’esordio in azzurro. In realtà, l’oggi 27 enne nativo di Santa Clara (il paese di Ernesto Che Guevara…) si era affermato a 17 anni con la medaglia d’oro ma per la nazionale di Cuba nella prima edizione dei Giochi Olimpici Giovanili di Singapore, nel 2010 e, a 22 anni, aveva esordito nella categoria senior con l’argento ai campionati panamericani di Santiago del Cile del 2015.

Trasferitosi in Italia, nel Club Atletico Faenza, è poi approdato nell’Esercito debuttando in azzurro nel 2018 con gli Europei di Kaspijksk e i mondiali di Budapest con il bronzo nella categoria 97 kg., unica medaglia italiana della disciplina. Nel 2020 ha vinto una delle medaglie di bronzo, sempre nella stessa categoria, ai Campionati europei di wrestling 2020 svoltisi a Roma. Ora, finalmente, il bronzo olimpico. Conyedo è alto un metro e 84 per 97 chili: celibe, il suo hobby è la musica ed è molto religioso (“Una declinazione irrinunciabile della quotidianità”, è scritto nella scheda del Coni), come dimostra il segno della croce con cui accompagna tutte le sue vittorie. E, solo dal 2019, è “italiano”…

Lo ius soli sportivo: la dirompente proposta di Malagò

Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, chiede lo ius soli ‘sportivo’

Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, chiede lo ius soli ‘sportivo’’

Per tanti atleti, naturalizzati, oriundi o figli di immigrati nati in Italia, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha lanciato, proprio da Tokio, una dirompente proposta, subito stoppato dalla Lega di Salvini, ma trovando il favor di partiti come il Pd e anche della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese.

Si tratta dello ius soli sportivo e consiste nella possibilità per i giovani stranieri di partecipare a competizioni per squadre che rappresentano una nazionalità diversa dalla loro a “18 anni e un giorno”. La richiesta di Malagò riguarda proprio le tortuose procedure per ottenere la cittadinanza: “Non ci deve essere una via crucis: a partire dai 18 anni e un minuto chi ha quei requisiti deve avere la cittadinanza italiana. Vi posso raccontare di rimbalzi tra prefetture, ministeri e situazioni che rallentano il tutto e magari poi se ne va a gareggiare per un altro Paese”. Parole assennate, oltre che sacrosante, anche se limitate al mondo dello sport e dei successi di Olimpionici italiani, italianissimi. 

Il no secco della Lega di Salvini allo ius soli sportivo

La Lega di Salvini, ovviamente, non ne vuole neppure sentir parlare. Il sottosegretario agli Interni, Nicola Molteni, braccio destro di Salvini (e privo di quella ‘delega’ all’Immigrazione che il ministro Lamorgese, quasi per dispetto agli sfottò e attacchi che Salvini gli porta ormai ogni giorno) replica: “Malagò è stato maldestro, ha parlato di Ius soli dopo la vittoria di Marcell Jacobs, che è invece la negazione vivente dello Ius soli: è nato in Texas da una madre italiana. Ius sanguinis e non Ius soli”, dice alla Stampa, Nicola Molteni, sottosegretario della Lega all’Interno: “Sono stato felicissimo delle medaglie vinte da cittadini italiani, che vivono nel nostro Paese rispettando le regole“, aggiunge.

Sul caso Desalu, che ha potuto cantare l’inno e indossare la maglia azzurra solo dopo la maggiore età, nonostante sia nato in Italia, Molteni commenta: “Ha deciso di diventare italiano a 18 anni, ora ha vinto e sono molto orgoglioso di lui. La cittadinanza è uno status, non un diritto, deve essere una scelta e non un automatismo“. Insomma, sul punto, la Lega sa dire solo no: ius soli sportivo o meno. 

In realtà un parziale ‘ius soli sportivo’ esiste già…

Ius Soli Sportivo

Ius Soli Sportivo

Ma lo ius soli sportivo in Italia esiste o no? Sì, almeno in parte. Una legge del 2016,Disposizioni per favorire l’integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l’ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva”, prevede già, in realtà, una forma particolare di ius soli sportivo. La norma prevede che una ragazza o un ragazzo immigrato in Italia, anche se non ancora in possesso della cittadinanza italiana, possa essere tesserato da un club italiano e partecipare regolarmente alle competizioni se regolarmente residente nel nostro Paese, dal compimento del decimo anno di età.

Il senso della legge è riconoscere proprio lo sport come veicolo di integrazione dei nuovi arrivati. Unico requisito previsto dalla legge: i minori devono essere regolarmente residenti in Italia «almeno dal compimento del decimo anno di età». Il limite, come fa notare l’Asgi (associazione studi giuridici sull’immigrazione) «è probabilmente dettato dalla presunzione che per un minore entrato in così tenera età il rischio di essere soggetto al traffico illecito di calciatori venga estremamente ridotto».

Tradotta in ‘italiano’, la legge del 2016, conserva però una barriera invalicabile: gli immigrati «under 18» residenti in Italia ma non cittadini italiani, non possono essere convocati per le selezioni nazionali. In altre parole, non possono vestire la maglia azzurra finché non diventano maggiorenni; solo a quel punto, in base alla legge, possono avviare la pratica per ottenere la cittadinanza italiana e dunque sviluppare compiutamente una carriera agonistica. Da qui la richiesta di Malagò di allargare le maglie dello ius soli sportivo. Una soluzione alternativa sarebbe quella di introdurre in Italia uno «ius soli» complessivo o – come viene chiamato in parziale alternativa – uno «ius culturae», ma qui entriamo nel campo della Politica, come vedremo ora. Resta un bel ginepraio, giuridico e politico, che – come dice Malagò – scoraggia molti  giovani atleti che, per questo motivo, optano altre nazionalità.

Ius soli, la ‘prima’ proposta del segretario dem Letta ha trovato subito la ferma opposizione della destra. Intanto, M5s nicchia

sinistra

Ma veniamo, appunto, al dibattito politico. A rilanciare il tema della cittadinanza da acquisire dopo un ciclo di studi (ius culturae) o da genitori stranieri che vivono e risiedono in Italia da un tot di anni (ius soli) è stato il neo segretario del Pd, Enrico Letta nel suo discorso di incoronazione all’Assemblea nazionale dem, a febbraio scorso, con il rilancio di una ‘vecchia’ proposta dem che ha subito riaperto le polemiche e la riproposizione delle diverse posizioni che dividono le forze politiche.

Fratelli d'Italia e Lega

Fratelli d’Italia e Lega

Restano nettamente contrari Lega e FdI, ovviamente, mentre meno tranchant è la posizione di Forza Italia, al cui interno coesistono diverse sensibilità sul tema: alcune contrarie, alcune più favorevoli.

Pd e Leu sono da tempo a favore di riconoscere il diritto di cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, ma anche all’interno dei dem permangono alcune sfumature. Italia viva è a favore, ma finora ha sostenuto la non priorità del tema. M5s si dice disponibile al confronto, ma ad oggi non ha mai chiesto particolari accelerazioni, anzi: continua a ripetere che “le priorità del Paese sono altre“.

La verità è che, sia durante il governo gialloverde Conte I e compreso il giallorosso governo Conte II (ma la situazione non è cambiata con il governo Draghi), in Parlamento non esisteva – e non esiste ancora oggi – una maggioranza numerica tale da poter approvare una legge sulla cittadinanza.

Una maggioranza parlamentare pro ius soli né c’era né c’è…

maggioranza parlamentare

Il Parlamento, dunque, non riesce a trovare la quadra, e da molte legislature, sul tema ius soli. Nella XVII, la precedente a questa, il governo Renzi ci provò, a forzare la mano e imporlo, ma dovette fermarsi: Ala di Verdini e Ncd di Alfano – che permisero a quel governo di nascere e poi di esistere – già avevano ‘concesso’ molto (la legge sui diritti civili) e non vollero, o potettero, fare altro. Un disegno di legge sullo ius soli era stato approvato nel 2015 alla Camera ma si era poi arenato in Senato, già nel 2017. La proposta sullo ius soli rimase, in buona sostanza, nei cassetti del governo Renzi come pure di quello guidato da Paolo Gentiloni ma non venne mai affrontata neppure prima, dal governo Letta.

Giuseppe Brescia

Giuseppe Brescia

Nella presente legislatura, la XVIII, sono ben tre le proposte di legge per riformare la cittadinanza, ma sono tutte e tre ferme nella I commissione Affari costituzionali della Camera, presidente il pentastellato Giuseppe Brescia, il quale ora si dice pronto a ritirarle fuori, ma dopo averle tenute nel cassetto, di fatto bloccandole, per anni. E questo anche perché proprio i 5Stelle,sempre pronti a rivendicare ‘diritti’ su tutto (giustizia, omofobia, etc), da questo orecchio, non ci sentono più tanto.

L’altro giorno la vicepresidente del Senato, Paola Taverna, a Repubblica rispondeva, assai infastidita, con il leit motiv classico delle ‘destre’ quando devono affrontare temi di diritti individuali e collettivi: “Le priorità del Paese sono altre, c’è un lavoro enorme che ci aspetta per la pandemia e la ripresa”. E se è vero che qualche pentastellato ‘illuminato’ c’è, come la senatrice Alessandra Maiorino (“I diritti non vanno mai sospesi. Possiamo fare l’una e l’altra cosa“) che ‘osa’ rispondere alla Taverna, Conte e tutti i big del Movimento, assai lesti a parlare di riforma della Giustizia, tacciono imbarazzati perché, nella loro vera indole e natura, la stessa della vecchia e ‘premiata’ ditta Grillo&Casaleggio, c’è un movimento chem culturalmente e politicamente, nasce e si colloca a destra-centro e che lì morirà. E, del resto, lo dimostrano le posizioni del Fatto quotidiano: forcaiole, giustizialista, contrarie ai diritti. 

 

Il testo base non c’è ma, in teoria, c’è il relatore, Brescia…

proposta di legge

Insomma, non è un caso che le tre proposte di legge presentate alla Camera ‘giacciono’ da oltre un anno in commissione Affari costituzionali, dove si sono svolte diverse audizioni (circa 20) ma senza passi avanti. Un po’ con la scusa della pandemia, un po’ con la scusa che c’è sempre ‘altro’ da fare.

L’iter in commissione di Montecitorio era, in realtà, ripreso nell’agosto del 2020, ma sin da subito il percorso è finito su una strada in salita e molto accidentata, non solo per la ferma opposizione delle forze di centrodestra, ma soprattutto per le divisioni interne all’allora maggioranza ‘giallorossa’: Pd e Leu che spingevano per farlo, M5s che frenava e Iv, come altri gruppi minori, che invece nicchiavano. Al momento l’iter dello ius soli in commissione Affari costituzionali è in stand by: dopo un lungo ciclo di audizioni, con oltre una ventina di esperti e associazioni ascoltati, tutto si è fermato.

Il relatore è lo stesso presidente della Prima commissione, Giuseppe Brescia, ma manca ancora un testo base. Brescia, dopo aver tenuto ‘in sonno’ la proposta per anni, ora dice: “Non si può eludere una nuova legge sulla cittadinanza, ma non credo che lo ius soli sia la soluzione. Anzi, credo che sia una parolina magica brandita strumentalmente dai partiti ogni volta che si avvicina una campagna elettorale. Puntando invece sullo ‘ius scholae’ (sarebbe lo ‘ius culturae’,ma Brescia lo vuole ‘chiamare’, più che fare, ‘strano’, ndr.) cioè sul diritto per i ragazzi figli di immigrati di diventare cittadini italiani dopo un ciclo di studi, si possono convincere gli scettici del Movimento 5 Stelle (almeno qui Brescia riconosce che esistono…, ndr.) e parte del centrodestra, ma il Pd e gli altri partiti che tengono a questa legge non devono limitarsi agli appelli. Facciano seguire i fatti“. Belle parole, il problema è che quello che non fa ‘seguire i fatti’ alle parole è proprio Brescia, che tiene da anni bloccata la legge. 

In commissione sono state presentate ben tre proposte di legge, in materia: vanno dal riconoscimento dello ius soli ‘vero’ e proprio al più ‘moderato’ diritto allo ius culturae a un mix più o meno ‘temperato’ tra il primo e il secondo. Sono tutte e tre proposte non firmate da esponenti di M5s.

Le tre proposte di legge: Boldrini, Orfini e Polverini

laura_boldrini_LeU

L’ex presidente della Camera, Laura Boldrini

La prima proposta è a prima firma della ex presidente della Camera, oggi deputata del Pd, Laura Boldrini: la cittadinanza si acquista a seguito di una dichiarazione di volontà espressa da un genitore, bastano cinque anni per ottenerla. Si tratta di un vero e proprio ius soli, anzi, in forma molto strong, rafforzato dallo ius culturae.

orfini

Matteo Orfini

La seconda proposta di legge è a firma del dem Matteo Orfini: si tratta, in questo caso, di un ponderato mix tra ius culturae e ius soli ‘temperato’: disciplina l’estensione della cittadinanza per nascita per i bimbi nati nel nostro Paese da genitori stranieri, residenti da almeno 5 anni, come l’utilizzo dello ius culturae.

Renata Polverini

Renata Polverini

La terza e ultima proposta di legge reca la firma di Renata Polverini (entrata e uscita da Forza Italia, ma ora rientrata) è un vero ius culturae: la pdl lo chiede per i bimbi stranieri che abbiano concluso un ciclo di scuole primarie, previo il superamento di un esame che ne accerti la conoscenza della cultura, della lingua italianae dei suoi principi. Un passo avanti notevole, dunque, per un’esponente di FI e del centrodestra.

Tre proposte di legge molto simili, come si vede, e che dunque sarebbero facilmente unificabili, ove Brescia si decidesse a far partire l’iter per adottare un testo base e chiederne la discussione in commissione, pur scontando, come è ovvio, il duro ostruzionismo che farebbero la Lega e FdI. Ma è ovvio che senza il placet del M5s nessuna di queste proposte di legge avrebbe la maggioranza e, dato che il Movimento, così ‘aperto’ a parole, è ‘retrivo’ nei fatti, la legge sullo ius soli non si farà. 

La norma attuale italiana si basa sul ‘vecchio’ ius sanguinis

ius sanguinis

La norma attuale italiana si basa sullo ius sanguinis

Ma come funziona ad oggi, la cittadinanza? La norma è rimasta ferma alla legge Martelli del 1992, solo parzialmente modificata dalla legge Turco-Napolitano del 1998.

Oggi la cittadinanza italiana si basa sul principio dello Ius sanguinis (diritto di sangue), in base al quale il figlio nato da padre italiano o da madre italiana è italiano. I cittadini stranieri, tuttavia, possono acquistare la cittadinanza italiana se risultano essere in possesso di determinati requisiti. Innanzitutto, la cittadinanza può essere concessa per matrimonio (i casi sono espressamente specificati dalla legge); in secondo luogo, può essere acquisita per ‘residenza italiana’, ma con limiti ben definiti; infine, lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, può dichiarare di voler eleggere la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data.

Quindi, a partire dai 18 anni, e al netto delle pastoie burocratiche, se ne parla verso i 19, se non anche di più, diciamo verso i 20 anni, prima di poter ottenere la cittadinanza italiana. Eppure, oggi si potrà votare, per il Senato, a 18 anni…. Ma non basta, a chi è nato da genitori stranieri, seppure in Italia. Malagò, e tanti atleti ‘italiani’, dovranno sognare ancora a lungo, prima di nuovi successi olimpici.