“Facciamo sciambola!”. Sta per riaprire il Transatlantico della Camera (il Senato lo ha già fatto) e i giornalisti esultano

“Facciamo sciambola!”. Sta per riaprire il Transatlantico della Camera (il Senato lo ha già fatto) e i giornalisti esultano

25 Ottobre 2021 0 Di Ettore Maria Colombo

Torna agibile il “Corridoio dei Passi perduti”. Riapre il Transatlantico della Camera dopo due anni di chiusura rigida e, francamente, eccessiva. Al Senato, è stato tutto l’opposto: rimasto quasi sempre aperto. La guerra andata in scena tra Istituzioni repubblicane e libera stampa sta per diventare un’armistizio…

Transatlantico

Il Transatlantico

 

Nb: questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie The Watcher Post il 16 settembre 2021 e poi aggiornato per questo blog dove è stato pubblicato il 25 ottobre 2021

 

“Facciamo sciambola”. Finalmente il Transatlantico riapre! Tutti contano i giorni, non solo parlamentari, pure i cronisti…

transatlantico_montecitorio

Il Transatlantico di Montecitorio detto anche “Il corridoio dei passi perduti”

“Facciamo sciabola!” è un’espressione gergale milanese che vuol dire “facciamo festa!” (o casino…). Succede che si riaprono le porte del Transatlantico alla Camera, per la gioia di grandi (i deputati) e piccini (i giornalisti). Entro fine ottobre, al più tardi a novembre, si tornerà all’antica, cara, vecchia consuetudine delle ‘vasche’ solcate – da politici e giornalisti, portaborse e funzionari – a piccole o lunghe e larghe falcate, tra sorrisi e smorfie nel corridoio dei Passi perduti, come si chiama – da tempo immemore – il Transatlantico di palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati.

L’obiettivo dei questori di Montecitorio – spiegava, qualche giorno fa, un lancio dell’agenzia di stampa Adnkronos – è quello di “tornare alla normalità nel giro di qualche settimana”. La prossima settimana, quella entrante, è già fissata una nuova riunione con il comitato di esperti con cui state condivise le misure di sicurezza nella pandemia. In pratica, si tornerà a un regime ‘normale’, dopo due anni in cui la vita quotidiana del Palazzo è stata ‘rivoluzionata’, persino negli ingressi.

Infatti, ancora oggi, a palazzo Montecitorio tutti – tranne i deputati e gli alti funzionari e i commessi,  e i giornalisti dell’Asp (Associazione Stampa parlamentare), cui gli ingressi normali sono stati, però, sempre consentiti, volendo, anche dal portone principale – devono entrare dall’ingresso sito al numero 12 di via della Missione, ingresso storicamente ‘laterale’ che, di solito, viene usato per far passare, indisturbate e prive di abbigliamento ‘regolamentare’ le maestranze (operai, agenti di sicurezza, addetti alle pulizie, etc.), oltre che i dipendenti, ma che era diventato quello che, per decenni, era stato il ‘portone principale’ (quello di piazza Montecitorio) e, anche, l’ingresso di via della Missione numero 8, dove di solito entravano i giornalisti accreditati dall’Asp e dai vari giornali, i quali, però, hanno sempre mantenuto il loro ‘diritto’ di ingresso privilegiato, dal portone principale. 

Tempi e modalità già sul tavolo dei questori della Camera. La settimana ‘giusta’ di riapertura quella dei Santi, e dei Morti…

Edmondo Cirielli

Edmondo Cirielli

In ogni caso, si spiega dagli uffici della Camera ‘bassa’ (la Camera ‘alta’, per definizione, è il Senato), è ancora da valutare se ci sarà da subito una totale riapertura del Transatlantico o meno.

La decisione verrà affrontata con gli esperti. “Noi siamo per la riapertura al più presto”, dice il questore Edmondo Cirielli di FdI. Una linea confermata anche da questore Francesco D’Uva (M5S): “Sappiamo che il rischio non è mai zero, ma siamo fiduciosi che si possa tornare ad un assetto di normalità. Ovviamente aspettiamo la conferma degli esperti”, sostiene il più prudente D’Uva.

francesco d uva m5s lega

Francesco D’Uva, questore pentastellato della Camera

Nel giro di qualche settimana, dunque, si potrà tornare in Transatlantico, off limits per i giornalisti dall’inizio della pandemia (febbraio 2020). Il più famoso ‘corridoio’ della politica italiana è stato ‘trasformato’, mentre il Covid infuriava, in una estensione dell’aula di Montecitorio, con relative postazioni attrezzate ai deputati, per poter consentire il distanziamento nell’emiciclo della Camera.

Alla fine, pensa che ti ripensa, i questori della Camera hanno ultimato il loro lavoro e già questa settimana la conferenza dei capigruppo con il presidente di Montecitorio, Roberto Fico, definiranno gli ultimi dettagli. Ci siamo, dunque.

Roberto Fico

Roberto Fico

Il Transatlantico, dopo quasi un anno e mezzo di chiusura – l’unica nella lunga, e secolare, ormai storia di Montecitorio – tornerà ad essere il ‘salotto’ più famoso della politica italiana. Un ritorno in grande stile visto che è prossimo l’appuntamento più importante della legislatura: l’elezione del presidente della Repubblica, a inizio del nuovo anno (data di convocazione a fine dicembre, da parte di Fico, per convocazione a fine gennaio).

Riapre anche la Buvette e pure quella ha il suo bel perché…

la Buvette

Interno della Buvette

La data precisa di riapertura del Transatlantico verrà, dunque, stabilita nella capigruppo della prossima settimana. «Noi siamo pronti. Ora dipende dalla capigruppo e dal presidente», spiega il questore Edmondo Cirielli di FdI. La settimana cerchiata in rosso è la prima di novembre, subito dopo la Festività dei Santi e, soprattutto, dei Morti (amen).

Fermi restando i tempi tecnici per smontare le postazioni dei deputati, visto che in questi mesi di pandemia il Transatlantico è diventato un’estensione dell’aula per permettere un maggiore distanziamento tra i parlamentari. Anche quando il Transatlantico verrà restituito alla sua funzione resteranno, però, e ovviamente, in vigore le misure anti-Covid: distanziamento, mascherine e divieto di assembramenti. Ma, per la gioia di deputati e addetti ai lavori, riaprirà finalmente anche la Buvette. Morale, finalmente si torneranno a consumare pasti caldi (e freddi), caffé, panini e arancini, ma anche aperitivi, chinotti e orzate (eh sì, pure quelle…) invece degli orridi caffé che tutti erano costretti a bere dalle squallide macchinette che si trovano ai piani degli uffici…

«Ovviamente – puntualizza il questore Francesco D’Uva (M5s) – con presenze contingentate». Insomma, non è che si entra e si esce tutti, come prima, gli ingressi saranno ‘regolamentari’.

Resta che il Transatlantico che riapre è una notizia, e pure una ‘buona novella’, perché è particolarmente importante nella vita del Palazzo e dei Palazzi della Politica in generale: infatti, è quello il luogo dove i parlamentari (ma anche molti ex parlamentari, che vi hanno libero accesso) incontrano i colleghi, oltre ai giornalisti, e dove si formano i famosi «conciliaboli» tra politici…

I parlamentari ‘ribelli’ che rifiutano di esibire il Green Pass: Sgarbi, Paragone e Borghi tacciono, la Granato s’incaponisce e si rifiuta di farlo vedere. Morale: finisce sospesa e senza stipendio

green pass

A complicare la vita – agli uffici dei Palazzi come ai commessi in alta uniforme che devono controllarlo – in realtà ci pensano pure i parlamentari, oltre che i – solitamente petulanti – giornalisti.

"Propizio è avere recarsi" è il titolo di un bellissimo libro di un grande autore francese, Emannuel Carrere, Adelphi, ne consigliamo la lettura, a tutti loro

“Propizio è avere recarsi” è il titolo di un bellissimo libro di un grande autore francese, Emannuel Carrere, Adelphi, ne consigliamo la lettura, a tutti loro

Infatti, dal 15 ottobre, anche le Camere, entrambe, si sono adeguate alle ‘nuove’ regole in vigore in tutto il Paese: per recarsi in un ‘luogo di lavoro’ (“Propizio è avere recarsi” è il titolo di un bellissimo libro di un grande autore francese, Emannuel Carrere, Adelphi, ne consigliamo la lettura, a tutti loro), bisogna esibire il Green Pass. Camera dei Deputati e Senato della Repubblica si son subito adeguati alle nuove disposizioni, ovviamente (bisognava pur dare il buon esempio…), decise dal governo, ma hanno dovuto deliberare con due diverse disposizioni perché vige il regime della ‘autodichia’ (viene dal greco e vuol dire, in soldoni, che Camera e Senato fanno ‘come je pare’ e nessuno può eccepire), disposizioni che, appunto, sono già entrate in vigore. Senza il Green Pass, in Parlamento non entri. 

Vittorio Sgarbi (gruppo Misto Camera)

Vittorio Sgarbi (gruppo Misto Camera)

Solo che diversi parlamentari, un po’ ‘mattacchioni’, dal solito Vittorio Sgarbi (gruppo Misto Camera) a Gianluigi Paragone (Italexit, gruppo Misto Senato), da Claudio Borghi e Alberto Bagnai (Lega) a Sara Cunial (ex M5s, Misto Camera, fiera no-vax), passando per altri deputati ex M5s (oggi nel gruppo ‘L’Alternativa c’è’, gruppo Misto Camera), avevano, nelle settimane passate, minacciato fuoco e fiamme, sostenendo che, loro, il Green Pass NON ce l’hanno e MAI lo avrebbe esibito, urlando, ai poveri commessi e addetti al controllo, “Sono un parlamentare, IO, e vado dove mi pare!“. Ora, tanto tuonò che piovve, come si suol dire. Scesi a più miti consigli, i parlamentari succitati non hanno fatto storie, esibito il Green Pass (o il tampone, quello valido 72 ore) e sono entrati e usciti, dai Palazzi, senza colpo ferire e, soprattutto, senza finire sui giornali. Tutti, o quasi, tranne una…

Bianca Laura Granato (ex M5s, ora gruppo Misto) NON ha voluto esibire il Green Pass

Bianca Laura Granato (ex M5s, ora gruppo Misto) NON ha voluto esibire il Green Pass

La senatrice Bianca Laura Granato (ex M5s, ora gruppo Misto) NON ha voluto esibire il Green Pass, entrando in ufficio e neanche a palazzo Madama, come peraltro aveva più volte annunciato. È stata quindi ‘segnalata’ dagli assistenti parlamentari ai questori, ma la senatrice di Alternativa C’è è riuscita a entrare a palazzo Madama per prendere parte ai lavori della commissione Affari costituzionali, dove siede, e dove pure è obbligatorio esibire il ‘passaporto verde’. Lavori che sono stati poi sospesi dal presidente della Affari costituzionali, Dario Parrini (Pd), dopo essere stato informato della questione del triste accaduto agli uffici dei questori. 

Dario Parrini

Dario Parrini

Non si può lavorare – ha detto, secco, Parrinicon la presenza di un trasgressore delle regole fondamentali“. A quel punto, il consiglio di presidenza di palazzo Madama, che si è riunito appositamente per discutere il caso, ha emesso il suo – terribile e angoscioso – verdetto: i senatori che rifiuteranno di esibire il Green pass non potranno più entrare a Palazzo Madama e nei palazzi adiacenti che fanno capo al Senato.

Granato lo aveva annunciato già il giorno prima, fiera e battagliera: “Siamo cittadini e non sudditi. Rivendichiamo il diritto alla tutela della salute del cittadino secondo quelle che sono le proprie convinzioni: anche per questo non entrerò con il Green Pass in Senato, non ho intenzione di esibire la tessera dell’obbedienza“, aveva detto l’ex grillina Granato, ora passata ad Alternativa c’è.

"Non ho intenzione di esibire il Green pass" ha detto la Granato alla commessa che glielo chiedeva all'ingresso laterale, quello che dà sulla via San Luigi dei Francesi

“Non ho intenzione di esibire il Green pass” ha detto la Granato alla commessa che glielo chiedeva all’ingresso laterale, quello che dà sulla via San Luigi dei Francesi

Non ho intenzione di esibire il Green pass” ha detto la Granato alla commessa che glielo chiedeva all’ingresso laterale, quello che dà sulla via San Luigi dei Francesi. “Lei può entrare – le ha risposto la commessa -, ma noi dobbiamo fare una segnalazione ai questori”. Granato ha quindi passato il varco spiegando che, in mattinata, una scena analoga si era svolta quando si era recata nel suo ufficio, nel palazzo ex Isma, esterno a Palazzo Madama, situato in piazza Capranica: “Anche in quel caso il commesso mi ha fatto passare, ma annunciandomi che avrebbe fatto una segnalazione ai questori“. Granato si è quindi recata nell’aula della Commissione Affari costituzionali dove è iniziato l’esame del decreto sul Green pass (quando uno dice le combinazioni del Destino, cinico e baro…), cui la senatrice di Ac ha presentato diversi emendamenti: “Vediamo che succede quando dovrò entrare in Aula” ha detto. Le sanzioni previste dall’Ufficio di presidenza in caso di mancata esibizione del Green Pass, comporta la sospensione fino a 10 sedute, con decurtazione della diaria.

Quando sono fuori dal Senato – ha annunciato, puntuta, la Granatoper rispettare tutte le regole cui sono sottoposti anche gli altri cittadini lo esibisco, ma nel luogo deputato alla rappresentanza dei cittadini mi rifiuto di piegarmi a una distorsione del regolamento del Senato, oltretutto derivante da un decreto legge, un atto unilaterale del governo che ancora non è stato convertito in legge e che adesso il Parlamento sta discutendo“. “Se non mi fosse data la possibilità di entrare in Senato, di difendere gli emendamenti che ho presentato e questi decadessero, sarebbe stato un atto gravissimo. Infatti, se sono assenti i proponenti, gli emendamenti decadono in automatico”.

Camera Coronavirus Mascherine scaled

Il parlamento, con i deputati con le mascherine

Erano cinque gli emendamenti proposti da L’Alternativa C’è e che, in caso di assenza della proponente, sono, di fatto, già decaduti: obbligo di indennizzo per menomazioni dovute alla vaccinazione; tamponi antigenici o molecolari gratuiti per i lavoratori non vaccinati; esclusione di collaboratori domestici, colf, badanti, commercianti ambulanti e piccole imprese (da 5 a 20 dipendenti) dall’obbligo di green pass come per l’orientamento e la formazione professionale nella scuola; credito d’imposta per i datori di lavoro privati che sostengano le spese per i tamponi ai propri lavoratori; sanzioni ridotte (da 60 a 100 euro invece che da 600 a 1500) o annullate per l’inottemperanza alle disposizioni sui green pass; anche il test antigenico salivare darà accesso al green pass, mentre la validità del test antigenico rapido passa da 48 a 72 ore. Parce sepulto, ecco. 

Sergio Tancredi

Sergio Tancredi (capogruppo), è stato vietato l’accesso all’Ars

Un episodio simile, spostandosi da Roma a fuori, è successo anche in Sicilia, dove l’Assemblea regionale siciliana gode, per virtù dello Statuto autonomo regionale (datato 1946), privilegi forti: commessi in livrea, emolumenti ricchissimi, status invidiabile, quasi meglio che in Parlamento.

A due deputati di ‘Attiva Sicilia’, Sergio Tancredi (capogruppo) e Angela Foti, è stato vietato l’accesso all’Ars. Una guardia giurata ha chiesto ai due deputati di esibire il Green pass e al loro rifiuto gli ha impedito l’accesso al palazzo in cui ha sede il parlamento regionale. “Un abuso” lo ha definito Tancredi, parlando con i giornalisti che si trovavano all’ingresso.

Ad Angela Foti e stato vietato laccesso allArs

Ad  Angela Foti, è stato vietato l’accesso all’Ars

Una guardia giurata può impedire a un eletto di entrare all’Ars ed esercitare la sua funzione – ha aggiunto – Io mi rifiuto di presentare il Green pass. Non stiamo mettendo in dubbio che sia necessario fare un controllo sulle condizioni di tutti quelli che accedono al Palazzo. Qui il problema è prettamente giuridico: questa è una norma amministrativa che non può superare una norma costituzionale e impedirmi di fare il mio dovere di parlamentare“. Foti ha aggiunto: “Ho fatto stamattina l’ennesimo tampone e mi hanno rilasciato anche un Green Pass, ma non è questo il punto. Non c’è una volontà di non volersi recare a lavoro. Il Green pass è una misura ipocrita e coercitiva che lede i principi della democrazia e le libertà personali”. “Sto andando dai carabinieri a presentare denuncia” ha rincarato Tancredi.

Vedremo, prossimamente, come finirà la storia, sia in Parlamento che in Sicilia, per i ‘ribelli’, ma certo è che, nelle due Camere, gli assilli e le preoccupazioni di uffici e commessi sono queste, non certo, ecco, limitare gli accessi ai (pochi) giornalisti che ancora hanno ‘genio’ ad andare a Palazzo. 

Si riapre, dopo due anni di Transatlantico ‘off limits’ a quasi tutti…

Transatlantico_Montecitorio

Il Transatlantico di Montecitorio

Certo è che il tema della riapertura del Transatlantico si è riproposto, nelle ultime settimane e, in particolare, dopo l’ultimo decreto sull’obbligo di green pass dal 15 ottobre e la decisione di Camera e Senato – nella loro perfetta ‘autodichia’ (i due organismi, cioè, si autoregolano da sé in tutto e per tutto e non devono sottostare ad alcuna legge) – di allinearsi alle stesse disposizioni che valgono per tutti i luoghi di lavoro. Lunedì scorso, da ultimo, è tornato a sollecitare la riapertura Maurizio Lupi (Noi con l’Italia): “E’ tempo che il Parlamento si riprenda i propri spazi, i propri luoghi di confronto, di incontro e di discussione. Chiediamo all’ufficio di Presidenza e al collegio dei questori di restituire completamente l’Aula ai parlamentari e il Transatlantico ai giornalisti. E’ possibile riprendere i lavori parlamentari dall’Aula in sicurezza e non costringere i giornalisti in una riserva”.

Le richieste di Lupi (“La Camera non è una riserva indiana”) e le risposte dei questori: “stiamo per riaprire gli spazi negati”

maurizio lupi

Maurizio Lupi

Una sollecitazione, quella di Lupi, prontamente condivisa dai questori, che sono tre e che aiutano Fico a tenere l’ordine dei lavori dentro e fuori dall’aula, oltre che a comminare pene e sanzioni. “Ci stiamo lavorando da qualche giorno – spiega il terzo questore, Gregorio Fontana (FI) – l’obiettivo è tornare alla normalità. Progressivamente, nel rispetto delle norme e delle disposizioni di sicurezza sanitaria e con la massima attenzione, la volontà è quella di tornare alla piena funzionalità dell’aula, degli uffici e delle strutture annesse, liberando il Transatlantico e restituendolo al lavoro dell’informazione e dei giornalisti”. Belle parole, per quanto biforcute: furono i questori il ‘braccio armato’ di Fico che imposero, tra mille proteste sollevate da giornalisti, Associazione della Stampa parlamentare e persino politici, la ‘serrata’ degli spazi e la ‘fine’ del Transatlantico per due anni. Due anni lunghi che sono passati con grande fatica per tutti, sia politici che giornalisti che funzionari…

gregorio fontana

Il questore di FI, Gregorio Fontana

Il collegio dei questori – dice ora Fontanasi è impegnato con i capigruppo a svolgere i necessari approfondimenti, tenendo conto dell’andamento positivo dei dati epidemiologici e degli effetti positivi che ha avuto il Green pass. Al più presto contiamo di concludere la fase di analisi e appena possibile di giungere alla piena agibilità dell’aula”.

Parole sagge, in ogni caso, quelle di Lupi, che protestava ma per anni una vox clamans in deserto: ai giornalisti è stato proibito, in pratica, di effettuare il loro lavoro quotidiano e, durante quest’anno, con la pandemia in netto, repentino, calo e i vaccini che salivano fino all’85% della popolazione e il Green Pass che si allargava a macchia d’olio, nulla è stato fatto per riaprirlo, il Transatlantico. Anzi, i rapporti tra politici e giornalisti si sono fatti, se possibile, ancora più rarefatti e complicati, difficili.

I giornalisti, ormai, non ci speravano più, al Transatlantico, ma per fortuna c’è chi ha fatto il diavolo a quattro per riaverlo

Francesco Verderami

Francesco Verderami

Eppoi, in fondo, anche i giornalisti hanno un cuore, per quanto di solito sia composto di pietra grezza quanto adamantina: era – ed è ancora oggi – una tristezza e un dolore immenso trovare, ogni giorno, chiuso – per chi lo frequentava e lo frequenta ancora in modo assiduo – il Transatlantico.

Ma siamo andati avanti così per due anni e mezzo, ormai ci eravamo abituati, praticamente rassegnati, tristi e sconfortati. E soprattutto timorosi di dover affrontare in queste condizioni anche l’elezione, a febbraio, del Capo dello Stato che, invece, sarà libera e aperta, con il Transatlantico che, allora, sarà tornato a pieno regime, anche perché autorevoli colleghi come Francesco Verderami del ‘Corsera’ hanno fatto il diavolo a quattro e i ‘numeri a cinema’ su questo punto, scrivendo, in diversi articoli, che il Transatlantico ‘va riaperto’ e la situazione è ‘intollerabile’.

Ben sapendo, noi giornalisti, che, parlare a spizzichi e bocconi in cortile, dove tutti ti vedono e sanno con chi parli, invece di potersi ‘nascondere’ dietro qualche colonna, sprofondare su un divanetto in Emeroteca oppure rifugiarsi in ‘Corea’ (informalmente detta così, si chiama galleria dei Presidenti), invogliava e permetteva, al peone di turno, ma anche al big di turno, di parlare molto di più, fuori dai denti, figurarsi se a farlo era il capataz, il big, o anche direttamente il leader, di solito imprendibile.

Vero è che la Camera, ormai, non conta nulla, è un non luogo 

la Camera dei Deputati è diventato, e da anni, un posto davvero inutile e improduttivo

Vero è che la Camera, ormai, non conta nulla, è un non luogo

 La verità è anche, però, che non solo la Camera dei Deputati è diventato, e da anni, un posto davvero inutile e improduttivo dove recarsi per avere delle ‘notizie’ – ma anche che, ormai, i politici scrivono sui social come sulle varie messaggistiche: se va bene, ti mandano una faccina, tu devi interpretarla (a volte, neppure quella, solo criptici monosillabi). Inoltre, come si sa, il Parlamento è stato deprivato dei suoi poteri e svuotato dalle sue funzioni ‘grazie’, soprattutto, alla decretazione d’urgenza introdotta dai governi Conte II e Draghi per fronteggiare il Covid-19 e la pandemia.

Insomma, tra dpcm e decreti legge, leggi urgenti e imposte a colpi di voti di fiducia, la verità è che il Parlamento non conta quasi più niente e i deputati, ormai, contano ancora meno di niente. Peones che, al massimo, raccolgono qualche refolo e qualche confidenza, ma che ‘sanno’ davvero poco…

Al netto di questo ‘piccolo’ team – assai grave, in realtà, di ordine costituzionale, giuridico, politologico, politico, persino psicoanalitico – resta il punto: importante o screditata, famosa o decaduta, utile o inutile, zeppa o deserta, bella o brutta, che sia, la Camera dei Deputati ha il suo fascino e, al suo interno, il Transatlantico ne è il ‘gioiello di famiglia’ cui si doveva rinunciare perché non vi si poteva, di fatto, più accedere. Invece, ora, finalmente, sta per tornare alla norma e alla consuetudine che l’ha contrassegnata per più di due secoli, cioè da quando esiste l’Italia unita.

Gli ‘arcana imperi’. Un luogo diventato ormai inaccessibile

Transatlantico

Transatlantico

Era diventata, ormai, la Camera ‘verbotten’ a chiunque non fosse un deputato o un commesso. Sbarrati i due lunghi e imponenti corridoi laterali che agevolano, entrando dal portone centrale, l’ingresso al Transatlantico (uno dei due era, persino, una imponente sala fumatori, detta dai colleghi ‘salutisti’ “una camera a gas”, ma dubitiamo fortemente che quella verrà mai ripristinata), impedito l’accesso alla navata centrale della ‘chiesa’ della Politica (il Transatlantico, appunto), che, in questi ultimi due anni, diventato una propaggine dell’aula, per volontà del collegio dei Questori e dello stesso presidente della Camera, Roberto Fico, ma anche e soprattutto degli alti funzionari.

I quali decisero, due anni fa, e a tempo di record, ma con voto unanime, da parte dell’Aula, e di tutti i gruppi, che il Transatlantico doveva ‘chiudere’ (per tutti gli esterni, tranne che per i deputati, ovvio) a miglior uso e consumo dei parlamentari che, ovviamente, dovevano tenere alto, anche durante l’infuriare della pandemia, il nome dell’Istituzione e garantire la continuità dello Stato repubblicano.

 La nuova propaggine dell’aula – messa in piedi per rispettare le regole sul ‘distanziamento’, questa la scusa ufficiale – è stata costruita, dunque, invadendo il Transatlantico (enorme di suo) con tutti gli ammennicoli che servono a far funzionare un’aula di un Parlamento della Repubblica: banchi, sedie e postazioni pc, che – costruite da abili artigiani, installate da rocciosi operai e custodite da arcigni commessi – sono stati ‘architettati’ per favorire il lavoro dei deputati e ‘sfavorire’ quello dei giornalisti perché al loro luogo fisico di lavoro solo i commessi in alta uniforme possono accedere.

E i giornalisti? Cacciati senza colpa e ‘confinati’ in giardino

Corridoio commissioni

Il corridoio antistante le Commissioni

Tutti gli altri, giornalisti compresi, anzi: in testa, sono stati tenuti fuori e lontani, fastidiosi comprimari di una casta politica che, ora che anche i pentastellati vi sono entrati (e ne godono prebende, agi, lussi, convenienze, gioie e dolori), vuole godersi il suo piccolo Potere solo per sé. Morale, come diceva la dolente canzone Lugano Bella, “cacciati senza colpa, gli anarchici van via...”

il cortile d onore

Cortile d’onore di Montecitorio

Lontano dagli occhi e, soprattutto, lontano da sguardi indiscreti. Giornalisti e addetti stampa, dunque, cacciati dal Transatlantico – dove, per antica e consuetudinaria regola, potevano sostare – sono stati confinati, da due anni, nel giardino…. Ma nel giardino, detto anche cortile d’onore, fa un caldo soffocante d’estate e un freddo pungente d’inverno, le sedie e i tavoli di ferro al riparo dalle intemperie, che si trovano sotto i gazebo coperti, sono pochi e scomodi (il vostro modesto cronista ha qui il suo ‘ufficio’ personale, perché solo qui può fumare il suo amato sigaro Toscano...), le panchine ci sono, ma si trovano sotto il sole cocente o la pioggia battente, e soprattutto è proprio nel cortile d’onore che si ammassano sia i deputati/e vogliosi di fumarsi una sigaretta o un sigaro, sia i giornalisti alla disperata caccia di notizie, sia qualche funzionario più ligio di altri (per lo più i funzionari stanno sempre rinserrati nei loro uffici) sia gli addetti stampa, perdigiorno come i cronisti. 

I fortunelli del Transatlantico del Senato, sempre aperto…

I fortunelli del Transatlantico del Senato, sempre aperto...

I fortunelli del Transatlantico del Senato, sempre aperto…

Ma tutto questo succede, o forse, ormai si può dire, succedeva solo alla Camera dei Deputati. Il Transatlantico di palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica, non ha di fatto mai chiuso, come pure la Buvette e il ristorante (alla Camera sono stati chiusi per anni pure quelli e la Buvette lo è ancora), durante il Covid, tranne per un breve periodo, mentre invece dai fratelli minori della Camera sono due anni e più che è stato tutto sprangato: Transatlantico, buvette, ristorante, corridoi, ma anche ingressi principali e nobili, salette, in modo inderogabile e un po’ ottuso.

La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, esce da palazzo Madama

La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, esce da palazzo Madama

Fortunelli, oltre che apatici e sonnacchiosi, e ovviamente un po’ anzianotti, i senatori italiani, dunque, che – alla chetichella – come sono abituati a fare, hanno chiesto e ottenuto la riapertura del Senato, con il placet del suo presidente, Elisabetta Casellati, ben prima di quest’estate e prima pure della fine della ‘seconda ondata’ della pandemia, cioè già dalla fine dell’anno scorso.

Il Covid faceva, e fa, forse meno paura a Senato e senatori? Eppure, “Senatores probi viri, Senatus mala bestia”, si diceva ai tempi degli antichi romani. Si vede che è cambiato tutto, da quei tempi.

Senatores probi viri, Senatus mala bestia

Senatores probi viri, Senatus mala bestia

La verità è che, al Senato, i senatori, i giornalisti li ‘vogliono’ avere tra i piedi (perché non se li fila mai nessuno, quasi mai nessuno li ‘racconta’), mentre invece alla Camera – dove comanda, oltre a Fico, il suo potente segretario generale e i suoi capo-commessi, veri ‘bracci armati’ dell’istituzione – non li volevano, tra i piedi, i giornalisti. Ecco il perché della ‘storica’ e lunga differenza e pure il perché, ad oggi, il Senato, per quanto freddo e algido, è più ‘democratico’ della Camera e di un palazzo Montecitorio che, in teoria, è la sede storica e formale della democrazia rappresentativa.

In ogni caso, il Transatlantico (della Camera) sta per riaprire e i giornalisti sono pronti a festeggiare, ma – ne siamo sicuri – stanno per festeggiare anche i parlamentari e, più in generale, i politici….