Corsa verso il Colle 17. “Il Cavalier, l’arme e l’amore…”. Berlusconi intigna, il centrosinistra è preoccupato, i 5Stelle si dividono…

Corsa verso il Colle 17. “Il Cavalier, l’arme e l’amore…”. Berlusconi intigna, il centrosinistra è preoccupato, i 5Stelle si dividono…

20 Gennaio 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

Corsa verso il Colle/17. “Il Cavalier, l’arme e gli amori…”. Berlusconi intigna, il centrosinistra si preoccupa, i 5Stelle si dividono… Le mosse dei principali leader e schieramenti

Il Cavalier, l'arme e l'amore...

Il Cavalier, l’arme e l’amore…

 

Nb: l’articolo è il frutto di due articoli pubblicati su Quotidiano nazionale il 19 gennaio 2021 e di parte originale

Il vertice dei ‘tre amigos’ ‘giallorossi’ non produce grandi novità: per ora ci si limita a ‘bocciare’ il nome di Berlusconi…

Letta Conte Speranza

Letta Conte Speranza

Il primo vertice ufficiale dei tre leader del centrosinistra (Letta, Speranza e Conte) sul Quirinale si tiene a casa di Conte dura due ore e si svolge di mattina presto. All’uscita, nonostante l’assedio asfissiante di microfoni e telecamere, nessun comunicato ufficiale. Solo tre tweet, peraltro in fotocopia, lanciati dai ‘tre amigos’, come si chiamavano in un vecchio film (comico).

“Nessuna intesa sui nomi”, dunque, per “lasciare aperte tutte le opzioni”, ma una porticina lasciata aperta al dialogo: “Ne parleremo con il centrodestra nei prossimi giorni”, si limita a dire il segretario del Pd, che poi aggiunge: “Siamo aperti al confronto, nessuno può vantare un diritto di prelazione, serve un nome condiviso”. Letta, soprattutto, segnala: “non ci sono i presupposti per Berlusconi al Colle” e, poi, all’Huffington Post, dice – visibilmente soddisfatto della cosa – “L’assalto della destra al Colle è fallito, ora serve serietà e un nome condiviso, no a ‘rose’ di parte”.

Silvio berlusconi

Letta: “non ci sono i presupposti per Berlusconi al Colle”

La solita litania, insomma, se non fosse che al Nazareno puntano tutte le loro carte su Draghi, che dovrebbe traslocare al Colle, ma anche garantire – previo accordo con tutti i leader di maggioranza – il futuro governo mentre ai partiti spetterebbe il ‘patto di legislatura’ (per completare quella attuale) e la scelta dei ministri Letta vuole donne e uno degli attuali tre dem rischia di saltare, ma Guerini è già considerato ‘inamovibile’ un po’ da tutti (e c’è pure chi lo pronostica come premier…). 

La divisione nel M5s è netta e profonda. Conte, preoccupato, ‘corre’ da Di Maio ma non trovano l’accordo su quasi nulla…

Conte, preoccupato, ‘corre’ da Di Maio

Conte, preoccupato, ‘corre’ da Di Maio

Il M5s – diviso tra chi (ala Di Maio) vuole Draghi e chi (ala Conte) – vorrebbe solo tenerlo dov’è, conferma il suo no secco a Berlusconi: se il nome del Cavaliere sarà in campo, i 5S diserteranno le prime tre votazioni, ma è alla IV, se Berlusconi si presenterà, che bisogna decidere che fare, perciò la via dell’Aventino prende piede. Ma, dopo il vertice, Conte va per un’ora alla Farnesina da Di Maio, e stavolta tra i due sono dolori veri. Non è un mistero che il leader del M5s spinga per una candidatura terza, anche se accetta la linea della prudenza invocata dagli alleati. Di sicuro, aggiunge, “siamo pronti a offrire al Paese un nome che rappresenta tutti”.

Ma dato che fonti del M5s fanno subito filtrare la richiesta di “continuità dell’attuale governo”, che tradotto significa Draghi resti a palazzo Chigi, Di Maio non ci sta e si irrita. Il faccia a faccia è stato “sereno”, giurano i Cinquestelle, ma non è vero.

Il ministro degli Esteri ha ribadito che “il M5s deve rimanere compatto, dimostrando centralità” e sottolineato la necessità di garantire comunque il proseguo della legislatura, per evitare di bloccare il Paese. Di Maio vuole “preservare il premier dai tatticismi politici”, ma punta a spedirlo al Colle. Come rivela a un esponente dem di primo piano, “conosco le resistenze interne al Movimento su Draghi, ma tutti i nostri alleati europei e internazionali vogliono che continui il suo lavoro, a palazzo Chigi o al Colle”.

I mal di pancia dei parlamentari pentastellati che puntano al Mattarella bis (pronto a scrivere ‘letterina’ per ribadire il ‘no’)

movimento5stelle

M5S

E i mal di pancia che tormentano i Cinque stelle sono tali e tanti che, oggi, prima del vertice dell’interno Movimento con Conte, capigruppo e parlamentari, si riuniranno i 60 ‘dimaiani’ per fare blocco. Tre quarti dei parlamentari, infatti, spinge ancora per trovare un nome alternativo a Draghi, a costo di concordarlo pure con Salvini.

Sergio Mattarella capo dello stato

Sergio Mattarella Capo dello Stato

Da qui il pressing di un nutrito gruppo di parlamentari. “Noi – è stato ribadito al presidente del M5s, secondo quanto viene riferito – non siamo disposti a votare Draghi. E siamo perlomeno la metà dei parlamentari”. Soprattutto tra i senatori si rilancia la ‘carta’ Mattarella, nella convinzione che qualora Conte si intestasse il ‘bis’, le altre forze politiche (ma Lega e Fdi sono contrari) non potrebbero che convergere.

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Il decimo presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel suo studio al Quirinale

Ma sia Conte che gli altri alleati del centrosinistra avrebbero rimarcato l’indisponibilità manifestata più volte dalla prima carica dello Stato, il quale – se iniziano a votarlo – ha pronta anche una bella ‘letterina’, con tanto di precedente (messaggio di Ciampi nel 2006) per incenerirli, dicendo che non se ne parla nemmeno di un gesto del genere.

casini_quirinale

I pentastellati puntano, però, anche ad altri profili, compreso il nome di Casini (non viene escluso). L’ex presidente della Camera ieri era al Senato (guarito dal Covid) ed è stato avvicinato da molti senatori. Anche gli altri potenziali candidati, da Casellati a Moratti, stanno sondando il terreno.

Maria Elisabetta Alberti Casellati

Elisabetta Alberti Casellati

Ma se il M5s si dice “problematico” su Draghi, dai dem si risponde che sono “problematici su tutto” e si dice “basta alle fughe in avanti” con nomi come Mattarella bis o Liliana Segre.

Il Pd teme di bruciare il nome di Draghi e resta guardingo

Fico, Mattarella, e Draghi

Fico, Mattarella, e Draghi

Il Pd teme, ovviamente, di bruciare il nome del premier, anticipando una sua candidatura, ma temono anche che l’attivismo del premier, come dimostrano i colloqui dell’altro ieri con Fico, Mattarella, Guerini, Cartabia, puntino solo a ‘saggiare’ l’ostilità dei 5Stelle sul suo nome.

Cartabia Guerini con le mascherine

Cartabia Guerini con le mascherine

La verità è che il centrosinistra, ancora diviso, resta prudentissimo, ma cerca anche di togliere i non pochi ostacoli che ci sono nel cammino di Draghi verso il Colle, specie il Pd. In realtà, tutte le forze politiche – e, dunque, pure Pd-M5s-LeU – attendono solo che Berlusconi si tolga di mezzo, e che lo faccia da solo, dalla folle corsa.

Mario Draghi andrà al Colle?

Mario Draghi andrà al Colle?

Poi, sperano che Berlusconi rompa con Lega e FdI per convergere su Draghi o su un nome ‘di garanzia’, sventando la possibilità che Salvini si accordi con Renzi per lanciare un nome di centrodestra che avrebbe i voti necessari per farcela. Insomma, Berlusconi dovrebbe fare al Pd un doppio favore: ritirarsi e sganciarsi da Salvini.

Il grande timore dem sugli umori incontrollabili pentastellati

Enrico Letta

Enrico Letta

Il grande timore del Pd (e pure di Leu) è che il centrodestra sfrutti le lotte interne ai 5 stelle per spaccare i ‘giallorossi’ e dunque ci va coi piedi di piombo, nell’avanzare formalmente il nome Draghi, oltre che, ovviamente, per ‘preservarlo’.

“Ho sempre pensato che (la maggioranza di governo e quella che elegge il capo dello Stato, ndr) debbano coincidere e, semmai, quella del Quirinale debba essere più larga, non più stretta” dice Letta, sempre all’Huffington Post. Un ragionamento che ha un corollario chiaro: se si rompesse la maggioranza di governo sul Quirinale sarebbero inevitabili le conseguenze sull’esecutivo e sulla legislatura. “Salta tutto” è il ragionamento o monito che arriva dal Nazareno.

 “Conte – spiega un big dem – non può dire di no a tutto.Draghi è la figura sulla quale il Pd troverebbe la maggiore convergenza” sospira. Già, non resta che convincerli, ora, i 5Stelle…

Berlusconi fa la sua mossa: rinvia il vertice e non va a Roma

Berlusconi ed il processo Ruby Ter

Berlusconi ed il processo Ruby Ter

Dato che i suoi avvocati hanno messo in campo ben due motivazioni per non presentarsi al processo Ruby Ter (emergenza Covid e voto per il Colle), già che c’era Silvio Berlusconi ha pensato bene di rinviare anche il vertice di centrodestra, previsto per oggi, tenendo sulla graticola, ancora per diversi giorni, i suoi alleati, Salvini e Meloni, ormai visti alla stregua dei noti ‘parenti serpenti’.

berlusconi meloni salvini

Berlusconi ha pensato di rinviare il vertice di centrodestra, previsto per oggi, tenendo sulla graticola, ancora per diversi giorni, i suoi alleati, Salvini e Meloni

E così, il leader azzurro ha rinviato il suo arrivo a Roma, e quindi il vertice – che potrebbe tenersi persino lunedì prossimo, a ridosso della prima votazione alla Camera – a data da destinarsi: “si potrebbe tenere nel weekend, vediamo”, dicono gli azzurri. “C’è tempo”, filtra dai suoi, lasciando trapelare che la deadline per Berlusconi si sposta, in un gioco di nervi, sempre più avanti, convinto il Cav di potersi giocare le carte e cara la pelle.

Il Cavaliere ora vuole vendere cara la pelle con gli alleati…

Berlusconi continua a contare le ghiande

Berlusconi continua a contare le ghiande

Berlusconi continua a contare le ghiande…” scherza un big azzurro che lo ha sentito al telefono, assicurando che l’operazione scoiattolo va avanti eccome. Nonostante il rischio di ‘fuoco amico’ e i tanti che, a sinistra, lo danno già per ‘morto’, Berlusconi, assicurano fonti azzurre, non intende mollare il traguardo del Colle, convinto che se la coalizione resta compatta, i voti poi escono, soprattutto alla quarta votazione.

Sgarbi e Berlusconi

Vittorio Sgarbi è sempre più scettico sulla riuscita dello scouting, Berlusconi va dritto per la sua strada

E se persino il ‘centralinista’ Vittorio Sgarbi è sempre più scettico sulla riuscita dello scouting, il leader azzurro va dritto per la sua strada e per ora prende tempo, ma continua con le sue telefonate, che stavolta fa di persona, verso i Grandi elettori.

Salvini e Meloni mordono il freno e riuniscono i loro vertici

Salvini e Meloni mordono il freno e riuniscono i loro vertici

Salvini e Meloni mordono il freno e riuniscono i loro vertici

Intanto, però, Lega e FdI mordono il freno per poter giocare anche loro la partita per il Colle, ma per ora d non possono far altro che aspettare la scelta di Berlusconi. Salvini e Meloni continuano a chiedere, al Cav, “numeri certi e verificati” mentre i centristi (Coraggio Italia, etc.) premono su Salvini: “Spetta a lui dire al Cavaliere che i numeri non ci sono, se vuol essere lui il leader della coalizione di centrodestra…”.

Intanto, sia Salvini che Meloni riuniscono i loro direttivi: il segretario leghista vede i vertici del partito e da loro si fa “confermare il mandato pieno” a trattare sul Colle. La presidente di FdI riunisce l’esecutivo del partito e insiste sulla necessità di tenere compatta la coalizione: “Solo così possiamo essere protagonisti”, con Berlusconi se riterrà o con altri nomi non appena si dovesse sfilare. “Abbiamo le nostre proposte” ribadisce la Meloni e pare intenda sia uomini che donne. Il problema di entrambi è superare l’impasse e che il vertice di coalizione si tenga.

Le parole tranchant di Antonio Tajani rivolte agli ‘alleati’

Le parole tranchant di Antonio Tajani rivolte agli ‘alleati’

Le parole tranchant di Antonio Tajani rivolte agli ‘alleati’

Magari anche, e persino, senza Berlusconi:Già altre volte è capitato che non potesse essere presente, è venuto Tajani e lui si è collegato via Skype…”, dicono da FdI per cercare di salvare il salvabile. Il punto è sempre lo stesso e lo spiega bene una fonte parlamentare di FI: “bisognerà vedere chi avrà il coraggio di dire al Cavaliere l’indisponibilità dei suoi alleati”. Salvini, forse.

Quando Berlusconi scioglierà la riserva, se lo farà in maniera positiva sarà il candidato e sarà votato, se la scioglierà in maniera negativa si vedrà” dice il vice-presidente e coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.Quando la scioglierà? Dovete chiederlo a lui”, taglia corto, come a dire: tanto, decide sempre lui.

Intanto, il nodo dei positivi al Covid inquieta il Palazzo

La variante Omicron del Covid19

La variante Omicron del Covid19

Non che, a Montecitorio, si viva solo di questo. Il primo nodo da sciogliere è come risolvere la ‘grana’ dei positivi. Non c’è un numero preciso ma con le attuali regole potrebbero essere oltre cinquanta i parlamentari a non votare da lunedì il successore di Mattarella. Ieri, alla Camera dei Deputati, è passato un ordine del giorno di Fratelli d’Italia, ma la questione resta ancora irrisolta. “Servirebbe – spiega anche un questore – un decreto o un provvedimento del governo”, che però non pare intenzionato a fornirlo, per la serie: avete la ‘autodichia’, sbrigatevela tra di voi.

C'è chi invoca una circolare del ministro Speranza

C’è chi invoca una circolare del ministro Speranza

C’è chi invoca una circolare del ministro Speranza per cercare di trovare una soluzione ma dall’esecutivo già ieri sera si spiegava che il tema è di materia parlamentare, anche se il governo si è impegnato a collaborare. Per ora, dunque, tutto fermo: postivi e quarantenati non potranno votare.

La partita del Colle, e del governo, agita i sonni dei peones

Mario Draghi

Mario Draghi

Il secondo nodo, in realtà, è legato al terzo, perché la partita del Quirinale è parallela a quella dell’esecutivo. Il premier Draghi l’altro ieri nei suoi incontri istituzionali avrebbe, secondo quanto è trapelato da fonti parlamentari, messo sul tavolo le problematiche che potrebbero nascere dopo l’elezione della presidenza della Repubblica, mantenendo come sempre il ‘low profile’ sulla sua eventuale candidatura.

Draghi è impegnato nel dl ristori e ieri ha presieduto una riunione in vista del Consiglio dei ministri di oggi. Il suo obiettivo principale, lo ha detto più volte, è garantire la prosecuzione della legislatura per evitare che ci sia un freno nella lotta alla pandemia e nella realizzazione del Pnrr.

Draghi non lo vuole nessuno, al Colle

Draghi non lo vuole nessuno al Colle

Ma il ‘fronte no Draghi’ al Colle è ampio e raggruppa singoli parlamentari di ogni forza politica. Nel gioco dei sospetti in tanti, tra ‘big’ e ‘peones’, stanno chiedendo ai vari leader di non esporsi sul Capo dell’esecutivo. Nei Palazzi la domanda che rivolge chi non intende votare l’ex numero uno della Bce è quale sarebbe l’atteggiamento del premier se non venisse candidato al Colle, ma il presidente del Consiglio non intende certamente pronunciarsi sul ‘dossier Quirinale‘, soprattutto ora che siamo alla vigilia dell’inizio delle votazioni. Se sarà eletto, sarà “il presidente di tutti”, altrimenti non si presenterà.

Secondo fonti parlamentari della maggioranza Draghi avrebbe comunque garantito che non farebbe un passo indietro a patto che il quadro politico non si destabilizzi. Eventualmente, al Colle servirebbe una figura con la quale confrontarsi in una linea di continuità mantenuta finora con l’attuale Capo dello Stato Mattarella.

La prospettiva del ‘candidato di tutti’ Draghi al Colle resiste

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Foto Roberto Monaldo / LaPresse – Giuseppe Conte

Ma nonostante Conte abbia ribadito di non tenere i suoi nel caso di una convergenza del centrosinistra su Draghi, con la tesi della necessità della continuità di governo, la prospettiva che si possa andare sull’ex numero uno della Bce non è affatto tramontata, anzi.

Anche perché il Pd resta sulla linea della necessità di salvaguardare ad ogni costo Draghi. Anzi, il sospetto di una parte dei parlamentari M5s è che l’ex premier alla fine possa ‘cedere’, da qui il rilancio – di un gruppo di pentastellati – del Mattarella bis, con l’intenzione di chiedere la disponibilità – già negata – al diretto interessato.

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Il rilancio – di un gruppo di pentastellati – del Mattarella bis, per chiedere la disponibilità – già negata – al diretto interessato

L’intenzione dei vertici M5s è di non porre veti, quindi anche la direzione Draghi verrà esplorata nell’eventualità che si arrivi a siglare un patto di fine legislatura. Ma Draghi non è il ‘piano A’ di Salvini e neanche quello di Berlusconi ma la sua candidatura resta in pista, soprattutto se si registrasse un’impasse, con i pentastellati, per ora recalcitranti all’ipotesi – auspica un ‘big’ dem – che potrebbero convergere in extremis su Draghi.

marta cartabia

Marta Cartabia

Salvini punta su un’altra figura di centrodestra, qualora Berlusconi dovesse fare un passo indietro. Anche Di Maio avrebbe sottolineato nell’incontro con Conte la necessità di preservare la figura di Draghi.Se Berlusconi tiene bloccata la sua candidatura si arriverà in quella direzione“, osserva una fonte dem. Qualora il premier dovesse ‘traslocare’ al Colle la favorita per poltrona di palazzo Chigi resta l’attuale ministro della Giustizia, Marta Cartabia, per fare il premier. La strada dei leader all’interno dell’esecutivo troverebbe comunque delle resistenze. Salvini l’ha proposta, per Renzi – che riunirà i suoi oggi e che continua a caldeggiare l’ascesa di Casini al Colle – è un’opzione che “ha un senso” mentre Letta dice di avere molti dubbi, ma non chiude la porta.

il ministro dell'Economia Franco

Il ministro dell’Economia Franco

Il partito di via Bellerio, in realtà, prefigura un rimpasto anche se Draghi dovesse rimanere a palazzo Chigi (punta al dicastero degli Interni). C’è chi non esclude che Draghi possa aprire a qualche ritocco ma solo se si arrivasse a una soluzione unitaria. Potrebbe, quindi, rimanere il ministro dell’Economia Franco mentre potrebbero entrare esponenti politici al posto dei tecnici. Al momento, tuttavia, la trattativa è bloccata. L’ex fronterosso-giallo attende la mossa del centrodestra ma il vertice dell’alleanza è congelato, forse al fine settimana, ma non è ancora detto neppure. Decide il Cav.