Ognuno per sé e… Draghi per tutti… Ritorna forte, tra i partiti, la voglia matta di proporzionale. La svolta del Pd

Ognuno per sé e… Draghi per tutti… Ritorna forte, tra i partiti, la voglia matta di proporzionale. La svolta del Pd

3 Febbraio 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

Ognuno per sé e… Draghi per tutti… Ritorna, tra i partiti, la voglia di proporzionale. I neocentristi e la ‘svolta’ del Pd

Ritorna, tra i partiti, la voglia di proporzionale

Ritorna, tra i partiti, la voglia di proporzionale

 

Nb: una parte di questo articolo è stato pubblicato il 3 febbraio 2022 sul sito Resetonline.it 

Proporzionale, modo migliore di ‘tenersi’ Draghi oltre Draghi

Mario Draghi

Mario Draghi

Torna, impetuosa, la voglia matta di legge elettorale proporzionale, tra i partiti politici. Non solo perché aiuterebbe non poco a far rinascere una forza politica neo-centrista, scompaginando gli attuali poli attuali (centrodestra e centrosinistra), ma anche perché potrebbe favorire un orizzonte di governo Draghi ‘oltre Draghi’. Insomma, senza neppure che l’attuale premier debba ‘scendere in campo’, alle prossime elezioni politiche, con una legge elettorale di tipo proporzionale, presupponendo una situazione politica post-elettorale ‘bloccata’, perché nessun partito, presentandosi da solo, avrebbe i numeri per governare, nel prossimo Parlamento, la cosa più ‘naturale’ sarebbe affidare il governo a Draghi per continuare a implementare il PNRR, intercettare la ripresa e stabilizzare a maggior ragione il sistema politico.

Il Presidente Mattarella

Il Presidente Mattarella

Detto che, in uno scenario siffatto, Draghi potrebbe persino permettersi il lusso di ‘scegliere’ se continuare a fare il premier o succedere a Mattarella – che, una volta avviata la prossima, nuova, legislatura, potrebbe anche dimettersi – al Quirinale, resta da dire che siamo davanti a un cambio di passo, politico e istituzionale, epocale, ove mai la ‘voglia di proporzionale’ si attuasse.

Riparte l’eterno dibattito tra i partiti sulla legge elettorale

Riparte l’eterno, e mai sopito, dibattito sulla legge elettorale

Riparte l’eterno, e mai sopito, dibattito sulla legge elettorale

Ma restando alla legge elettorale – tema con cui i partiti si baloccheranno da qui a fine legislatura, dato che non vi sarà alcun rimpasto di governo e, però, vi saranno molte scissioni (nel M5s è, di fatto, già alle porte, quella tra Di Maio e Conte) e riposizionamenti tattici e strategici (FI si sta progressivamente sganciando dal centrodestra, i rapporti tra Lega e FdI sono ai minimi termini, grandi i movimenti in corso in area centrista) – dal giorno stesso dell’elezione di Mattarella è diventato il nuovo oggetto di dibattito e polemica, nella scena politica italiana. Ora, va detto che, in questi giorni, si muovono e parlano, con un profluvio di dichiarazioni, solo i proporzionalisti. Insomma, i ‘maggioritaristi’, per ora, tacciono.

romano prodi

Romano Prodi

Tranne, si capisce, un vecchio campione del bipolarismo come Romano Prodi: intervistato a La 7, a Di Martedì, alza un fuoco di sbarramento dicendo “o abbiamo una legge elettorale che finalmente dà un governo e che non vuole solo fotografare il Paese, oppure le elezioni avranno sempre lo stesso risultato incerto” e rivendicando quella ‘vocazione maggioritaria’ su cui il Pd è nato.

Lega e Fratelli d’Italia

Lega e Fratelli d’Italia

Certo, c’è la netta ostilità di Fratelli d’Italia e il silenzio, tattico, della Lega (ieri Salvini ha detto che “discutere di legge elettorale per la Lega non è una priorità”), mentre persino FI mette le mani avanti e sostiene che, a dispetto dei santi, “non è all’ordine del giorno”, ma la voglia di proporzionale contagia molte delle sue aree, specie quella liberal e moderata.

conte di maio

Dentro l’M5s, la pre-scissione tra Di Maio e Conte potrebbe, alla fine, convenire a entrambi

Infine, dentro l’M5s, la pre-scissione tra Di Maio e Conte potrebbe, alla fine, convenire a entrambi, se aiutata da un sistema proporzionale che permetterebbe a entrambe le anime dei 5s che oggi se le danno di santa ragione di contarsi.

Heri dicebamus… La proposta di legge sul Germanicum e il tentativo di portarla in aula ma non subito, entro settembre…

benedetto croce

Benedetto croce – heri dicebamus

Formalmente, il dibattito sulla legge elettorale è fermo al 9gennaio 2020, cioè da due anni, quando fu depositato in Commissione, ma mai in Aula, alla Camera dei Deputati, il Germanicum (detto anche Brescellum), sostenuto dall’allora maggioranza giallo-rossa: si tratta di un proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, che lo rende appunto simile al modello tedesco che è stato scritto, materialmente, dal presidente della I Commissione, Giuseppe Brescia (M5s), ma che poi finì in un cassetto perché, già in commissione, non c’erano i numeri per approvarlo.

brescia

Giuseppe Brescia, ed il Brescellum

All’epoca, era in sella il governo Conte II, si mise di traverso Iv, mentre Pd-M5s-LeU erano a favore e l’intero centrodestra, ai tempi compatto, era contrario. Quel tempo, dunque, è rimasto da allora in un cassetto e si era come ‘addormentato’, ma ora se ne chiede, a gran voce, il ‘dis-congelamento’. Il relatore di quel testo, il dem Emanuele Fiano, e lo stesso Brescia chiedono una “accelerazione”.

Lele_fiano_pd

Emanuele Fiano, detto Lele, deputato del Pd

L’idea è di re-incardinarlo in commissione, porre entro marzo il termine per gli emendamenti e portare, ad aprile, il provvedimento in Aula, per poi passare la palla al Senato tra giugno e luglio, con un via libera che potrebbe arrivare a settembre, sia perché poi, a ottobre, scatta la sessione di bilancio, sia perché è meglio non ‘spaventare’ i parlamentari peones prima di quella data, rischiando di vederselo bocciare.

Infatti, di solito, quando si vota una nuova legge elettorale, la ‘letteratura’ parlamentare dice che la legislatura è agli sgoccioli, quindi meglio attendere che, a settembre, maturini i vitalizi…  

L’altra novità, è la lettera congiunta di Parrini e Brescia: le tante, troppe, riforme istituzionali da fare…

Dario Parrini

Dario Parrini

Ma se il percorso è appena iniziato, e appare anche molto accidentato, l’altra novità è data dalla lettera congiunta, uscita ieri sul quotidiano il Foglio, a doppia firma Brescia, esponente ‘contiano’ del M5s e presidente della I commissione Affari costituzionali della Camera, e da Dario Parrini, riformista doc del Pd e suo omologo nella I commissione del Senato. I due propongono una serie di riforme – alcune fatte (riduzione del numero dei parlamentari, voto dei diciottenni per il Senato) e altre da fare, divise a loro volta tra fattibili (l’ambiente in Costituzione, la peculiarità delle isole, nuova base elettorale del Senato, non più regionale, revisione dei regolamenti parlamentari e loro adeguamento alla nuova composizione del Parlamento, etc.) e altre infattibili (sfiducia costruttiva, riforma del Titolo V, nuova disciplina dell’istituto referendario, etc.). Conta, però, il metodo, e cioè tramite “un incontro tra i capigruppo delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, sia di maggioranza che di opposizione” per instradare “una discussione ordinata e organica” tra i gruppi. Curiosamente, la legge elettorale non viene citata, nella lettera di Parrini e Brescia, ma conta il ‘non detto’: è lì che si vuol andare a parare.

rosatellum

Il Rosatellum

Come sempre accade, dunque, il dibattito si articola tra due scelte di fondo, vale a dire proporzionale o maggioritario, benché le due impostazioni possono essere declinate in vari modi o anche miscelarsi, come per l’attuale legge, il Rosatellum, con il suo 64% di collegi plurinominali proporzionali, a liste bloccate, e il 36% di collegi uninominali a base maggioritaria.

La ‘voglia’ matta di proporzionale cresce specie tra i centristi

Enrico Letta

Enrico Letta

A favore del proporzionale si schierano, subito e chiaramente, M5s, Leu, e Coraggio Italia. Nel Pd (Base riformista, Area la maggior parte delle correnti dem, i Giovani turchi) sono a favore di tale modello, ma il segretario Letta si era sempre dichiarato per il maggioritario; tuttavia, da qualche giorno si è detto disposto a ragionare su un nuovo impianto, a partire dall’eliminazione delle liste bloccate, pur senza esplicitare modelli.

Italia viva renzi

Matteo Renzi

Italia Viva è ancora in fase di definizione della posizione, visto che quando fu depositato il Germanicum, Renzi affermò di preferire un sistema che assicuri di conoscere il vincitore la sera stessa delle elezioni; ma di recente è sembrato aprire all’ipotesi proporzionalista.

Ma è anche vero – ragiona ora Renzi con i suoi – che prendere 50 seggi con un maggioritario, perdendo tutti i collegi uninominali, se nascesse un vero rassemblement di centro dal 10% di voti, può essere più conveniente che prenderne 30 con un proporzionale alla tedesca. Insomma, Renzi, come sempre, deciderà all’ultimo e in base alle ‘convenienze’ del momento, sapendo cioè se ha in tasca un mega-gruppone di centro o meno.

M5S bandiere

Bandiere del M5S

A dividere il campo dei proporzionalisti è pure la soglia di sbarramento, che M5s vuole sia “alla tedesca”, mentre gli altri la chiedono più bassa. LeU, ad esempio, la chiede “non oltre il 4%”. Difficile, però, che – ove mai passasse un sistema puro, un vero proporzionale con le preferenze – la soglia di sbarramento possa essere inferiore al 5% perché altrimenti il sistema politico va in frantumi ancora di più di quanto già non sarebbe.

Il fronte dei maggioritaristi, che però sono sempre di meno…

salvini meloni

Salvini e Meloni

A favore nel maggioritario c’è Giorgia Meloni e tutto Fdi, e finora anche la Lega, benché nel partito guidato da Matteo Salvini si stia aprendo un “partito” favorevole al proporzionale, perché eviterebbe contenziosi nella divisione dei collegi uninominali e consentirebbe comunque di tenere unito il centrodestra, anche se dopo le elezioni.

Igor Iezzi

Igor Iezzi

Tanto che un deputato padano come Igor Iezzi, molto vicino a Salvini, dice che La Lega è disponibile a ragionare sul proporzionale così: “Noi siamo convinti che il maggioritario sia l’unico sistema elettorale che dia la possibilità di scelta ai cittadini, ma se saltano le coalizioni allora bisognerà pensare ad un altro strumento”.

Forza Italia

Bandiera di Forza Italia

In Forza Italia, Berlusconi ha ribadito appena due settimane fa di prediligere il maggioritario, ma anche tra gli azzurri si sta facendo più forte la voce dei proporzionalisti (l’ala liberal e moderata Brunetta-Carfagna-Gelmini), specie se prenderà piede l’operazione di sganciamento da FdI ma anche dalla Lega. Infatti, pure Berlusconi parla, ormai, di un ‘centro’ senza più il ‘trattino’.

Gaetano Quagliariello

Gaetano Quagliariello

Invece, i centristi di Toti sono scatenatissimi a favore del proporzionale. A batteria, parlano tutti. “Oggi è nato il proporzionale che serve a tutti, anche a Giorgia Meloni”, sfotte il senatore Gaetano Quagliariello, vicepresidente di Coraggio Italia, per “ricreare le identità dei partiti. Un sistema elettorale che non sia impostato sui collegi oggi serve a tutti, compresa la Meloni e Salvini. Prevedo l’interessamento del Pd, di M5S, dei centristi e pure di FdI”, sostiene.

Il problema maggiore, però, ce l’ha il Pd e ce l’ha pure in casa: è già finita in cantina la ‘vocazione maggioritaria’?

Il problema maggiore, però, ce l’ha il Pd e ce l'ha pure in casa

Il problema maggiore, però, ce l’ha il Pd e ce l’ha pure in casa

Il problema di fondo, però, ce l’ha il Pd, come si diceva. Dopo una stagione intera passata a tenere alte le bandiere del sistema maggioritario e del bipolarismo (il Pd, del resto, è nato su tale assioma), ora la virata proporzionalista colpisce.

Stefano Ceccanti

Stefano Ceccanti

E non è un caso che un fine intenditore di sistemi elettorali, oltre che raffinato costituzionalista, Stefano Ceccanti, che di solito parla ad libitum, sull’argomento, oggi, tace. La sua ostilità alla virata proporzionalista è netta, anche perché Ceccanti è e resta un convinto bipolarista. Parlano, invece, gli esperti di molte correnti che molto contano nella geografia interna dem.

Giuseppe Provenzano

Giuseppe Provenzano

Sempre Parrini (che è di Base riformista, ma è molto ascoltato da Letta) dice: “sul piano delle regole istituzionali il Paese ha per varie ragioni urgente bisogno di un sistema proporzionale con sbarramento alto (5%, non di meno), accompagnato da meccanismi che rispetto a quanto avviene oggi diano molta più voce ai cittadini nella selezione degli eletti (preferenze)”. A un amico e collega Parrini confida anche che “Il Pd la posizione ufficiale la prenderà in direzione e ancora non c’è. Ma solo tra ieri e oggi sul proporzionale sono usciti tutti nella stessa direzione: Provenzano, Bettini, Orlando (cioè la sinistra, ndr.). Come la pensano Franceschini e Guerini è noto. Diciamo che c’è un fronte largo per il proporzionale purché con soglia adeguata”.

Matteo Ricci sindaco di Pesaro

Matteo Ricci sindaco di Pesaro

Il coordinatore dei sindaci dem, Matteo Ricci – che da ieri si fa forte di un documento-appello di tutti i sindaci del Pd (Sala, Lepore, Lo Russo, Nardella, Gori, Decaro, etc.) che quello chiede, il proporzionale con le preferenze, sindaco di Pesaro, ci va giù pure lui sparato: “La legge elettorale più adatta è il proporzionale, “con sbarramento al 5% e doppia preferenza uomo-donna. Garantirebbe una semplificazione del quadro e consentirebbe ad ogni partito di presentarsi con un proprio programma e identità. Al tempo stesso – spiega Ricci – darebbe anche una prospettiva al governo Draghi, evitando che le forze politiche che sostengono la maggioranza indeboliscano il governo stesso”.

Alessandro Alfieri

Alessandro Alfieri

A nome degli ex renziani di Base riformista, la corrente del ministro Guerini e di Luca Lotti, parla il suo coordinatore, il senatore Alessandro Alfieri: “La riforma della legge elettorale in senso proporzionale è un tema che noi riformisti del Pd conduciamo da tempo. Ora bisogna fare presto e fare bene”, esorta Alfieri, aggiungendo una previsione: “sul proporzionale conviene anche al partito di Matteo Salvini fare un’attenta riflessione perché Salvini non è più il leader del centrodestra. Al di là di Forza Italia noi registriamo che lo spazio in Parlamento sia più ampio di qualche mese fa, sul proporzionale…”.

La posizione, non ancora definita, del segretario Letta

La posizione, non ancora definita, del segretario Letta

La posizione, non ancora definita, del segretario Letta

E il segretario? Enrico Letta – uno dei vincitori delle ‘quirinarie’ insieme a pochi altri (Renzi, Tajani, Di Maio) – ha attaccato l’attuale legge elettorale confermando che sarà un tema da affrontare “per permettere ai cittadini di scegliere gli eletti ed eliminare la peggiore legge elettorale che c’è mai stata, il Rosatellum”. A dirla tutta, qui si esagera: se il Rosatellum, mai dichiarato incostituzionale e mai sospettato di esserlo, è la ‘peggiore legge elettorale della storia’, non si capisce come dovrebbe essere definito il Porcellum che incostituzionale è stato dichiarato.

La speranza del segretario resta comunque quella diportare a termine due riforme considerate “terapeutiche” per una “democrazia malata” come quella italiana. La legge elettorale e la riforma dei regolamenti parlamentari.

Zingaretti Nicola

Nicola Zingaretti

Il proporzionale non è più un tabù, dunque, nemmeno per un convinto sostenitore del maggioritario come è lui. E se, nel Pd c’è chi vede “le coalizioni” come “una presa in giro nei confronti degli elettori” (il ministro Orlando), ormai l’intera sinistra del partito si è attestata su questo fronte, come dimostrano le parole dell’ex segretario, Nicola Zingaretti, che ieri ha detto sì al proporzionale con soglia di sbarramento al 5% mentre per il ‘dominus’ della sinistra interna, Goffredo Bettini, in un’intervista al Corriere, “occorre il proporzionale, con sbarramento al 5%, per consentire ai partiti di definirsi meglio e radicarsi. I governi vanno formati sulla base di programmi alla ‘tedesca’, precisi e realisti”.

Goffredo Bettini

Goffredo Bettini

L’altro asse delle riforme, riguarda Letta, per i regolamenti parlamentari: qui il lavoro è già avviato con diverse proposte di legge che sono state depositate in Parlamento al fine di limitare cambi di casacca e il cosiddetto ‘transfughismo’.  

Liste bloccate o preferenze? Temi importanti, non immediati

Federico Fornaro

Federico Fornaro

Ma i problemi che restano sul tappeto sono molti. Un altro ‘tecnico’ di sistemi elettorali, il capogruppo di LeU, Federico Fornaro, ammette che “non c’è un’unica soluzione, cioè l’automatico ritorno delle preferenze, perché potrebbe funzionare il collegio uninominale di partito sul modello elezioni Senato ante 1992 o quelle delle provinciali”, prosegue Fornaro.

Gianclaudio Bressa

Gianclaudio Bressa

Gian Claudio Bressa, senatore del Pd ma nel gruppo Per le Autonomie e membro della Affari Costituzionali a palazzo Madama, che di leggi elettorali ne ha viste (e scritte…) parecchie, di area Franceschini, lascia aperto un rebus non da poco: “Bisogna fare un proporzionale vero con una soglia di sbarramento significativa sennò si ripete il Rosatellum togliendo solo la parte maggioritaria della legge. Poi c’è tutto un altro capitolo di discussione: come vengono eletti i parlamentari: le preferenze o le liste bloccate?”.

Dario Franceschini

Dario Franceschini

Particolari tecnici di estrema rilevanza che potrebbero cambiare non poco la geografia degli eletti che, è bene ricordarlo, vedrà il prossimo Parlamento eletto con 600 parlamentari e non più 945, quindi con un saldo negativo di ben -345. Ma forse, così, ci si porta davvero troppo avanti…